2 Lunedì 23 Febbraio 2015 Corriere della Sera Primo piano Le riforme L’iter L’orchestra Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ieri a Roma — durante il convegno «La Scuola che cambia, cambia l’Italia» — con i ragazzi della «JuniOrchestra» dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia, «la prima orchestra di bambini e ragazzi creata nell’ambito delle fondazioni liricosinfoniche italiane». Sono circa 300 giovanissimi a suonare, divisi in quattro orchestre a seconda dell’età: JuniOrchestra Baby (6-7 anni), Kids (7-10), Teen (11-14), Young (14-21). Un gruppo di loro ieri si è esibito suonando «Il canto degli italiani» (l’inno di Mameli), l’«Inno alla Gioia» e un’aria dalla «Cavalleria Rusticana» (foto di Samantha Zucchi/Insidefoto) ● Il governo Renzi dà il via a una riforma complessiva del sistema scolastico. L’iter legislativo scatterà venerdì,27 febbraio: pronti un decreto e un disegno di legge ● Il percorso dovrebbe concludersi entro l’estate. Il premier spera che «da qui a settembre il Parlamento sia in grado di licenziare tutti i testi» ● I dubbi delle opposizioni riguardano anche i tempi: si teme che l’inizio del prossimo anno scolastico possa essere messo a rischio, visto il complesso iter legislativo delle norme da approvare ❞ I precari hanno fatto comodo a qualcuno: nel 2014 spesi 876 milioni per le supplenze Stefania Giannini ❞ Basta alla supplentite e alla didattica precaria, sì alla valutazione dei prof Davide Faraone ❞ Una presa in giro. La solita retorica e nessun impegno concreto Cisl e Cgil Funzione pubblica Lanciato il piano per l’istruzione: un miliardo di euro già nel 2015 Possibile destinare il 5 per mille. La contestazione di alcuni insegnanti La sfida del premier: mai più precari ROMA Da un lato: «Mai più inse- gnanti precari e graduatorie». Dall’altro: «Fateci parlare, ascoltateci». Lui risponde: «Parliamo da sei mesi, siete qui solo per uno spazio in tv». Loro lo contestano: «Diteci cosa volete fare realmente». Lui ne approfitta e parte proprio da loro, dagli insegnanti precari che gli urlano contro appena sale sul palco e prende il microfono alla giornata del Pd «La scuola che cambia, cambia l’Italia», organizzata ieri a Roma per il primo anno di governo. Il premier Matteo Renzi, che dal primo giorno a Palazzo Chigi sulla scuola ci ha messo la faccia, racconta della riforma che «non è come le altre perché è l’idea dell’Italia che vogliamo per i prossimi 30 anni» e della «Buona Scuola che in Italia c’è già, ma va migliorata». Ma per farlo, dice, «si deve par- L’intervista Oggi si chiamano Dotazioni di organico provinciale, domani si chiameranno organici funzionali, ma la sostanza resta la stessa: gli insegnanti che ne fanno parte, pur essendo di ruolo, non hanno una cattedra fissa, e vengono spostati laddove servono. Anche a centinaia di chilometri da casa, anche in scuole diverse, senza tener conto di età, esperienze, professionalità. È lo «spezzatino di cattedre» di cui parlava anche il premier Renzi ieri, ma che la Buona scuola non affronta. Sono i docenti in esubero, come Mariangela Fittipaldi, 57 anni, da Lauria (Potenza). Che preci- tire dagli insegnanti che devono tornare il punto centrale della scuola: ciò che mia figlia sarà dipenderà dagli insegnanti che troverà sulla sua strada». E quindi, sì al loro ruolo sociale, perché «una volta si diceva “l’ha detto la maestra” ed era la Cassazione», e oggi «facciamo passare il messaggio che i nostri figli abbiano sempre ragione». Così, prima di tutto bisogna assumerli i precari, «conosco questo dolore, so che significa non poter fare un progetto a lungo termine: basta con le graduatorie e lo spezzatino», perché «non possiamo consentire che uno ancora prima di arrivare in cattedra abbia perso già tutti gli entusiasmi». Il decreto che «cambia tutto» arriverà in Consiglio dei ministri il 27 febbraio: calcolati 120 mila precari assunti (meno però dei 150 mila annunciati). Il ministro ● Stefania Giannini in una foto di quando frequentava la 5° elementare a Ponte a Moriano (Lucca) e all’evento di ieri Poi ci sarà un disegno di legge delega. «Un piano organico — spiega la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini — di cui si parla da 15 anni: la precarietà ha fatto comodo a qualcuno». Nel 2014, ricorda, «abbiamo speso 876 milioni di euro per coprire le supplenze annuali». Con la riforma arriverà quasi il 10 per cento in più di insegnanti stabili. Dovranno portare in classe più arte, più musica, più sport, più lingua straniera. E dal 2016, si assumerà solo con i concorsi pubblici. Ma «il lavoro per la Buona Scuola è appena cominciato», promette il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone che dice «basta alla supplentite e alla didattica precaria» e sì «a valutazione dei prof e scatti di merito». Poiché «alcuni insegnanti non sono degni del loro compito» (Renzi), verranno va- lutate «didattica e formazione e valorizzata la professione del docente: chi lavora con passione deve avere un congruo riconoscimento» (Faraone). I fondi: un miliardo per il 2015. Tre dal 2016. E dal 2016 annuncia Renzi, «il 5 per mille potrà andare alla scuola». Che significa anche edilizia scolastica. Ma tutti i sindacati bocciano la riforma di Renzi: «Una presa in giro» (Cisl); «Solita retorica e nessun impegno concreto» (Cgil); «Kermesse di slogan, aspettiamo i fatti» (Gilda); «Titoli e buone intenzioni, ma neanche un euro per impegno e professionalità degli insegnanti» (Uil). L’ex ministro Luigi Berlinguer sintetizza: «La scuola deve far godere, non annoiare». Claudia Voltattorni [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA «Ma anch’io, di ruolo (a 57 anni) faccio la pendolare tra istituti» sa: «Il termine giusto è utilizzati: siamo docenti utilizzati. Una parola bruttissima, per dire che possono decidere ogni anno della nostra vita in base alle esigenze della scuola. Risultato? Nessuna continuità didattica, nessuna possibilità di organizzarsi, costi altissimi e neanche l’aggiornamento, perché i presidi non investono sugli insegnanti volatili». Da quanto tempo lavora? «Da trent’anni, o giù di lì. Ho iniziato a insegnare economia aziendale nell’83-84». Ha sempre insegnato nello stesso posto? «Per un lungo periodo della mia vita, sì: quando sono diventata di ruolo nel ’92, ho insegnato per 15 anni in un istituto professionale a Maratea. Nel 2006 mi hanno spostato a Lauria, in un istituto professionale in pieno boom: la mia cattedra aveva 20 ore. Sembrava un’occasione, non ho chiesto la continuità didattica». Con quali conseguenze? «Che ero in fondo alle graduatorie d’istituto e, quando hanno iniziato a tagliare le cattedre, mi sono dovuta spostare per le mie 18 ore. Ma il peggio è arrivato quando nel 2009-2010 sono stata inserita nella Dop». Dove è finita? In esubero Mariangela Fittipaldi, 57 anni, da Lauria, ha cominciato a insegnare nel 1983 «Per i primi due anni ho fatto spezzoni di ore nel lagonegrese. Il terzo e quarto anno sono finita ad Acerenza, a 150 km da casa, e ho dovuto affittare un appartamento. Al quinto anno tra Lagonegro e Maratea, poi sono stata spostata su Lavello, con cattedra serale». Secondo un’interrogazione dell’onorevole Chimienti (M5S), nel 2014 eravate in 8 mila in esubero. Si sommeranno quelli dell’organico funzionale? «Sì: è molto triste, significa perdere la dignità di docente». V. San. © RIPRODUZIONE RISERVATA Gli studenti «Più storia recente» Tommaso Sassi, 18 anni: «Per me la Buona scuola pecca nel diritto allo studio e nel riordino dei cicli. Un appunto anche alla didattica: dare più spazio alla storia recente» «Spiegare meglio» Beatrice Pivirotto, 17 anni: «La riforma dovrebbe essere meglio pubblicizzata: molti non sanno cosa cambierà e quali saranno le opportunità per noi studenti» «Vorrei laboratori» Andrea Furegato, 17 anni: «Vorrei una vera innovazione didattica: mi piacerebbe che tutte le materie fossero insegnate con laboratori» «Stage per tutti» Cecilia Gianni, 17 anni: «Trovo l’alternanza scuola-lavoro un’ottima occasione: io sono già speaker in una web radio» PRIMO PIANO Corriere della Sera Lunedì 23 Febbraio 2015 3 COSA CAMBIA I CONTENUTI MATERIE E MERITO IL DECRETO SULLA SCUOLA. VIA LIBERA ATTESO VENERDÌ Il digitale L’alternanza L’offerta formativa Fondi 2.0, lezioni di logica Scuola-lavoro, 200 ore È confermato lo stop all’acquisto delle lavagne multimediali, ogni scuola potrà continuare a decidere in autonomia come diventare 2.0. Secondo quanto scritto nella legge di Stabilità 2014 una quota di fondi sarà comunque riservata anche quest’anno per la digitalizzazione, che nel nostro Paese è ancora molto arretrata. Servono wi-fi e tablet, ma anche insegnanti preparati all’uso nella didattica delle nuove tecnologie. Renzi, nel suo discorso, ha fatto l’esempio di Bill Clinton, che all’inizio del suo mandato «aveva meno informazioni di quelle che sono contenute oggi in Rete e si possono consultare sul telefonino» per spiegare che la digitalizzazione delle scuole non è solo questione di strumenti che possono «invecchiare» velocemente. Dopo la sperimentazione attuata quest’anno — un’ora di «coding», cioè di pensiero computazionale all’anno — i moduli dedicati a questa disciplina potranno aumentare. Ma non diventerà una materia. Potrebbero invece essere gli insegnanti di filosofia dell’organico funzionale, nelle scuole in cui ce ne saranno, a proporre lezioni di logica, ma per ora fuori dal curriculum scolastico. L’ © RIPRODUZIONE RISERVATA Come si suddividono i precari nella scuola Il personale Ata Gli insegnanti precari che sono 200 – stati in cattedra più di tre anni 250 mila Di cui: 70 mila con titolo dei Percorsi abilitanti speciali (Pas) 460 mila iscritti in Graduatoria di istituto per supplenze annuali 170 mila 30-8 80 mila iscritti nelle Gae abilitati (Graduatorie a esaurimento) rimasti fuori 10 mila nuovi abilitati con i Tirocini formativi attivi 18.979 © RIPRODUZIONE RISERVATA Il personale con oltre 36 mesi di contratto 55 mila diplomati magistrali 170 mila iscritti nelle Gae (Graduatorie a esaurimento) Inglese e musica espansione del programma di alternanza scuola-lavoro, che finora ha dato risultati molto buoni soprattutto nelle aree del Nord del Paese, è uno dei capitoli della Buona scuola. La proposta è di estendere a 200 ore (potendo arrivare anche a 400) il periodo di lavoro durante l’ultimo triennio delle superiori. La possibilità di fare progetti di alternanza scuola-lavoro ci sarà anche per i licei (finora esclusi) ma su base volontaria, e anche al di fuori dell’orario scolastico, per esempio durante l’estate. Dopo la sperimentazione, che finirà l’anno prossimo, gli stage — si tratta di veri e propri periodi strutturati dentro una realtà lavorativa con un percorso formativo affiancato che entreranno anche nella pagella di fine anno e della maturità — vengono confermati. La sfida, ora che il progetto è ben definito e rodato, è trovare o indurre più aziende e realtà economiche a operarsi per inserire i ragazzi nelle loro strutture per il periodo di stage. Anche per i laboratori soprattutto degli istituti tecnici il tentativo è quello di coinvolgere aziende e artigiani: chi costruisce strutture per le scuole della propria zona, potrà poi anche usarle per le proprie attività economiche. Il personale amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata) precario 60 mila 30% – 61% Fonte: Corte di giustizia dell’Ue, Anief, ministero dell’Istruzione I profili Ecco «tutor» e «mentor» Q uest’anno è prevista la mega stabilizzazione dei precari: secondo le ultime stime circa 120 mila insegnanti delle Graduatorie a esaurimento verranno assunti. Dal 2016 (o 2017) si tornerà al vecchio sistema dei concorsi. Ma per gli insegnanti sono previste novità. Gli scatti di anzianità verranno affiancati dai premi di merito. Saranno i presidi a deciderli, come prevede la legge sull’autonomia scolastica solo in parte attuata: la sfida sarà scrivere delle regole chiare sulla valutazione degli insegnanti e sul calcolo dei premi. Il decreto che verrà presentato venerdì introduce alcune figure nuove nella carriera degli insegnanti: non più ausiliari e vicepresidi ma «tutor» e «mentor», figure con una certa carriera che saranno usate non in classe ma per aiutare nella gestione di progetti o attività e nel supporto agli allievi. La novità più importante è l’istituzionalizzazione dell’organico funzionale: oltre agli insegnanti con cattedra, ce ne saranno «a disposizione» che serviranno per una o più scuole per coprire le supplenze o preparare programmi vari, tra i quali la scelta di materie aggiuntive nel curriculum dei ragazzi. Per la formazione dei docenti i fondi sono rinviati all’anno prossimo. © RIPRODUZIONE RISERVATA I precari, secondo il ministero, che sarebbero toccati dalla sentenza Ue 13% – 18% gli insegnanti a tempo determinato, tra il 2006 e il 2011, secondo la Corte di giustizia Ue L’incidenza del personale Ata a tempo determinato (a seconda degli anni) sul totale della categoria 120 Mila Gli insegnanti precari che dovrebbero essere assunti, secondo il piano del governo. Una cifra che è inferiore ai 150 mila annunciati nelle scorse settimane (sempre dall’esecutivo) Testi a cura di Valentina Santarpia www.corriere.it/scuola P er quanto riguarda il curriculum scolastico, il decreto non modifica l’impianto attuale. Alle elementari ci sarà — in 4° e 5° — una materia insegnata in modalità «Clil» (in inglese). La materia verrà scelta dalla scuola in base alla disponibilità di insegnanti. Sempre in 4° e 5° viene modificato l’insegnamento della musica: non lo farà più la maestra o il maestro ma un insegnante di musica o strumento preso dalle graduatorie ad esaurimento anche tra gli abilitati per le medie. Nelle scuole superiori verrà introdotto — ma solo in 3° e 4°, non in 5° per evitare di cambiare l’esame di maturità — lo studio dell’economia e delle materie giuridiche. Più spazio anche a storia dell’arte, che sarà reintrodotta nel biennio delle superiori. Ci saranno anche moduli di educazione alla cittadinanza e di ecologia, così come il coding (pensiero computazionale), che verrà sperimentato con moduli di logica. I provvedimenti puntano a rilanciare l’autonomia del piano formativo, che già prevede da diversi anni che il 20%, cioè un’ora di lezione su cinque, possa essere decisa dalla scuola stessa: finora questa disposizione è attuata da poche scuole, soprattutto per carenza di insegnanti. Si tratta delle ore con le quali alcune scuole preparano i ragazzi agli esami internazionali. Nell’ultimo biennio delle superiori le singole scuole potranno offrire potenziamenti di materie nuove o progetti, permettendo di «personalizzare» il curriculum, in base agli insegnanti a disposizione. Resta ancora da attuare l’obbligo di una materia Clil alla maturità, previsto da quest’anno ma rinviato per carenza di insegnanti sufficientemente preparati. © RIPRODUZIONE RISERVATA d’Arco La gestione I presidi fanno i manager L’ idea dei due provvedimenti che verranno presentati in settimana è quella di attuare quell’autonomia scolastica già prevista per legge ma che finora è andata un po’ troppo a rilento, affidata più alla preparazione dei singoli presidi che ad un piano generale. I presidi avranno — ma i fondi non sono ancora stati stanziati, quindi non si partirà quest’anno — più autonomia di spesa. Saranno loro a decidere gli aumenti di merito per i propri insegnanti su criteri che saranno oggetto del provvedimento legislativo per evitare i ricorsi. Anche i presidi verranno valutati nel loro lavoro e nella performance dell’istituto che «governano». Da loro dipenderà l’organico funzionale, cioè quegli insegnanti senza cattedra con i quali organizzare attività «collaterali» nella scuola, dai progetti, alle supplenze, alle eventuali materie aggiuntive. Sui presidi potrebbe essere dirottato anche il 5 per mille devoluto alle scuole. Ora è prevista l’opzione (solo da un anno) di dare il 5 per mille per l’edilizia scolastica, ma la norma varata potrebbe essere corretta e diventare una «donazione» alla singola scuola. Le donazioni da privati, già defiscalizzate, potrebbero essere incoraggiate ulteriormente. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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