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N°01 – febbraio 2015
riqualificazione e riuso dell'esistente
la casa d'abitazione
Rivista semestrale dell’ordine degli architetti pianificatori,
paesaggisti e conservatori della provincia di Treviso
ECCELLENZA
ITALIANA
PER TUTTI
Tornabuoni Arte
Firenze
progetto di Archea Associati
Foto: Pietro Savorelli
Via del lavoro
31016 Cordignano
Treviso - Italy
T. +39 0438 368040
www.itlas.it
Tavole del Piave sono i prestigiosi assiti a tre strati con cui Itlas ha riscoperto i pavimenti
di un tempo riproponendoli con lo stesso pregio e la stessa emozione, sono fabbricati
interamente in Italia, costruiti con materiali naturali di qualità e di prima scelta e realizzati
in modelli esclusivi. Scopri la nuova “collezione piallati 2015” dai rivenditori ITLAS.
PROMOZIONE “PIALLATI 2015”
SOLO DAI RIVENDITORI AUTORIZZATI ITLAS
L’architettura
della rivista
Progetti
La sezione strutturale della rivista si caratterizza per l’aspetto monografico.
Tutti i progetti pubblicati verranno presentati
secondo un linguaggio di comunicazione basico, a prevalente impiego di immagini, nell’intento di presentare le realizzazioni nella dimensione di racconti, rappresentativi del lavoro di
un professionista e dell’insieme di relazioni fra
le persone coinvolte.
Abitare oggi
La rubrica si propone di indagare circa nuove
modalità di insediamento urbano.
Verranno studiati esempi di realizzazioni o
progettazioni particolarmente significative per
l’abitare. Abitare oggi cercherà di instaurare un
confronto con i tradizionali sistemi insediativi,
mettendo in evidenza nuove pratiche orientate
ai bisogni dell’uomo, alle relazioni sociali,
all’ambiente naturale.
Opinioni
La rubrica raccoglierà le opinioni di tecnici,
esperti o persone di rilievo della società civile direttamente coinvolti nella gestione degli
argomenti oggetto di approfondimento.
Concorsi
La rubrica Concorsi viene concepita come tensione positiva propria di committenze virtuose.
Verranno rappresentate esperienze concorsuali
relative ai temi dell’abitare, della produzione e
del commercio, del paesaggio.
Buone pratiche
Buone pratiche racconta esperienze virtuose
provenienti da territori diversi dal nostro, ricercati fuori dai limiti nazionali. Buone pratiche
offre modelli da analizzare per valutare i risultati di un progetto di architettura sviluppato
secondo altri regolamenti, partendo da diversi
riferimenti contestuali, rispondendo ad altre
committenze.
Innovando
In questa sezione verranno presentati materiali
o tecniche costruttive innovativi per il mondo
delle costruzioni.
L’obiettivo che ci poniamo è la gestione della rubrica con stile di manualistica, nel fine
di comunicare messaggi semplici rispetto ad
argomentazioni solitamente accessibili ai soli
addetti ai lavori.
Punti di vista
In questo ambito coinvolgeremo i professionisti non architetti nell’intento di allargare il
confronto ed il dibattito che la rivista si pone
di attivare sulle tematiche care all’architettura.
Un saggio, un’intervista, un’opinione critica
sull’argomento trattato nel numero, saranno occasione per esporre alla società civile un altro
punto di vista e di riflessione.
Prospettiva
Prospettiva esprime la rappresentazione degli
ambiti legati al progetto di architettura operata
da soggetti esterni alla filiera edilizia, liberi da
vincoli e regolamenti.
Viene concepita come occasione di confronto costruttivo del mestiere di architetto con il
mondo della produzione artistica.
Per una nuova avventura
L’uscita del primo numero di Pièra rappresenta
per noi un momento di gioia e profonda soddisfazione. Il lavoro svolto sino ad oggi per il
raggiungimento di questo risultato è infatti
frutto della passione di alcuni colleghi che
hanno messo a disposizione parte del loro tempo
per dare corso al progetto.
L’impegno profuso è fin dal primo momento stato pensato per promuovere la nostra professione
nella società civile, convinti sia venuto il
momento di riconsegnare valore, ruolo e credibilità al mestiere dell’architetto, confidando
di ritrovare in lui il sapere e le capacità per
risolvere i problemi delle città e dei territori dove vivono gli uomini dei giorni nostri.
Per questo vogliamo ridurre le distanze, uscire
dal guscio dell’autoreferenzialità e rivolgerci
alle famiglie, ai giovani, ai “non addetti ai
lavori”.
Tutto, a partire dal nome, è stato ideato per
ottemperare a queste premesse. L’architettura
nell’immaginario collettivo è accostata alla
casa che, nella nostra tradizione, nella sua
considerazione economica e nella sua rappresentazione iconografica è pietra (mattone), che
è materiale solido e naturale, derivato dalla
terra e dal paesaggio. La lettura del termine
in chiave dialettale è il riferimento al territorio che la rivista si pone di considerare e
studiare con spirito di miglioramento.
Il progetto grafico della testata, basato su
modelli di comunicazione semplice e di immediata comprensione e la distribuzione, concepita
in allegato ai quotidiani locali ed in parte
all’interno di “luoghi notevoli” della Provincia, quali musei, biblioteche, scuole, librerie, spazi commerciali, sedi di associazioni
di categoria, intendono agevolare il contatto
esteso con le persone.
Per quanto concerne la rappresentazione dei
contenuti, cercheremo di esprimere il progetto
di architettura riportandolo alla dimensione di
un racconto, che parli dei rapporti tra committente e progettista, delle relazioni tra le
persone coinvolte, dei tempi di realizzazione
dell’intervento edilizio e delle difficoltà incontrate per raggiungere l’obiettivo.
Vorremmo con atteggiamento di umiltà ricreare un desiderio per l’architettura, diffondendo la cultura del progetto. Comprendendo che
non può esistere architettura senza committenza, cerchiamo il contatto con la società per
riconoscersi su analoghi principi etici e per
determinare una domanda in merito all’abitare,
prospettando l’esistenza di modelli alternativi
agli attuali.
Il filo conduttore dei primi quattro numeri sarà
il Ri.u.so., inteso come rigenerazione urbana
sostenibile.
Davanti al forte sviluppo immobiliare degli
anni appena trascorsi, riteniamo di grande
attualità interrogarci rispetto a formule di
intervento che non determinino ulteriore spreco
di territorio e si spingano invece al riutilizzo dell’enorme patrimonio edilizio esistente.
Daremo rappresentazione degli edifici chiusi,
abbandonati, sottoutilizzati, strutturalmente
non adeguati, funzionalmente vetusti, fonte di
sprechi energetici e di emissioni inquinanti.
Alle diverse scale del progetto, dalla dimensione della casa di abitazione e dallo studio
degli interni, passando agli spazi per il lavoro ed il commercio, sino agli ambiti pubblici
ed al paesaggio esteso, indagheremo rispetto a
interventi di rifunzionalizzazione di questi
luoghi, alla loro trasformazione ed ampliamento, all’aggiornamento estetico ed energetico.
Con l’unico fine di innescare stimolo ad immaginare nuove possibilità di abitare, più evolute, più buone, più positive, più vantaggiose ed
adeguate per il vivere attuale. Da qui la necessità di interpellare e coinvolgere il mondo
della politica perché si sensibilizzi al territorio come “bene comune“ , facendo corrispondere strumenti legislativi adeguati a rendere
organica, benefica ed efficace l’azione di riplasmazione dell’esistente.
Louis Kahn diceva: ”Amo gli inizi. Gli inizi mi
riempiono di meraviglia. Io credo che sia l'inizio a garantire il proseguimento.” Il momento
storico che stiamo vivendo, intriso di profonda
incertezza e precarietà, rappresenta per noi un
inizio. Intravediamo l’occasione per mettere in
atto un cambiamento, una rivoluzione costruttiva per il nostro ambiente. In questo frangente,
l’architettura, insieme ad altre discipline,
potrà giocare un ruolo da protagonista.
è giunta l’ora di agire, anzi di re-agire.
Buona lettura!
Pierangelo Scattolin
Direttore responsabile
Alfonso Mayer
Coordinatrice editoriale
Marzia Urettini
Stampa
Marca Print SNC
di Pizziolo & c.
Per la pubblicità su questa rivista
[email protected]
Redazione
Arch. Pierangelo Scattolin
– Art Director
Tiratura 12.000 copie
Arch. Giuseppe Cangialosi
– Co-editor
In questo numero la pubblicità non supera
il 45%. è vietata la riproduzione anche
parziale del contenuto della rivista senza
l’autorizzazione dell’editore.
Arch. Elisa Ghedin
– Editor
Arch. Serena Guadagnini
– Editor
Progetto grafico
Studio Iknoki
Segreteria
Giovanna Corazza
[email protected]
Corrispondenti esterni
Luciano Miotto
Elisa Brusegan
Luca Piccolo
Andrea Girotto
Fotografie
Cristian Guizzo
Alessio Guarino
Vito Corvasce
Marco Zanta
Giuseppe Dall’Arche
Francesco Castagna
Renato Gianturco
Federico Covre
Alberto Buso
Fotografia di copertina
Cristian Guizzo
Registrazione al Tribunale di Treviso n. 225/15
Registro Stampa. roc 25338.
Poste italiane spa spedizione in abbonamento
postale - 70% ne/tv.
Sede legale Pièra
Prato della Fiera, 21
31100 – Treviso
www.pieramagazine.it
[email protected]
editoriale
Cari lettori, con l’avvio di questa rivista
la collettività degli architetti, dei pianificatori,
dei paesaggisti e dei conservatori iscritti all’Albo
professionale del territorio trevigiano, sperimenta
il mettere in evidenza il loro lavoro, basato sul
dialogo tra queste professionalità e la società civile
in cui operano. Lo spazio progettato, nei diversi
rapporti di scala come narrazione attraverso l’insieme
di più forme di linguaggio - tecnico, architettonico,
artistico, costruttivo - racconta una cultura
dell’abitare, dello stare, vivere e agire nei luoghi;
conoscerli e rispettarli.
Come in altre forme di espressione dell’uomo,
il riconsiderare ciclicamente il proprio ambiente è
espressione di intelligenza collettiva. Lo scomporre
per ricomporre gli spazi che convivono nella nostra
quotidianità per trovare nuovi punti di vista, nuove
forme e - in questa rivista - nuove architetture;
oppure ritrovare nuovamente quell’architettura,
quel paesaggio, città o storia di un edificio, è
esercizio di intelletto maturo e qualità di pensiero.
Risignificare l’abitare in funzione delle nuove
richieste, delle nuove aspettative e aspirazioni:
una vera opportunità per esporre a tutti le capacità
e le competenze delle professionalità coinvolte nella
ampia filiera dell’Architettura e del Territorio,
attraverso questa rivista che ha posto, quale primo
presupposto, la non autoreferenzialità.
Un caloroso ringraziamento va a tutti i preziosi
colleghi e collaboratori coinvolti in questo
primo numero e che continueranno nell’impegno
con determinazione.
Alfonso Mayer
Presidente Ordine Architetti, Pianificatori,
Paesaggiste e Conservatori della provincia
di Treviso
indice
Opinioni 106
Progetti
interno/esterno
una storia di famiglia
nuova identità
linguaggio essenziale
nato e cresciuto a Fiera
volumi sospesi
nuovi spazi per l'abitare
nuova prospettiva
anni sessanta
una casa per due architetti
da opificio a residenza
vicine nel paesaggio
vivere in centro
urban 6+4
demolizione/ricostruzione
12
18
24
30
36
42
48
54
60
68
76
84
92
96
100
Lo strumento del piano casa nella provincia
di Treviso, effetti e riflessioni
Buone pratiche 110
La casa esistente come risorsa
Punti di vista 118
La famiglia: piste di mutamento sociale
Abitare oggi 120
Guardare oltre
Concorsi 128
Il ruolo dell’architetto come consulente
della qualità
Innovando 130
La nostra casa è davvero confortevole?
prospettiva 155
10
– 11
Pièra
N°01 – 2015
Progetti
progetti
Quindici realizzazioni architettoniche, quindici racconti
di rapporti tra persone, quindici sintesi di desideri, aspettative ed investimenti per la casa di abitazione.
I progetti pubblicati rappresentano una prospettiva
sulle diverse modalità di approccio rispetto all’ampliamento, ristrutturazione e rigenerazione degli edifici esistenti. Gran parte degli interventi descritti risultano eseguiti ai sensi della L.R. 14/2009, più nota come Piano
Casa. Questa sezione diventa un’occasione per tracciare
un bilancio della disposizione di legge, valutandone
i risultati in relazione agli obiettivi originariamente fissati
dal legislatore.
Risulta per noi importante considerare non tanto
le ripercussioni di tipo economico, quanto le condizioni
generate al contesto edificato, osservandone il miglioramento estetico, la rifunzionalizzazione energetica, la rigenerazione sostenibile.
In questo ambito diventa interessante capire come
gli architetti si siano cimentati nella gestione dell’esistente
in funzione di diversi aspetti: richieste della committenza,
potenzialità edificatoria, vincoli ambientali o urbanistici,
dimensioni, fattura e consistenza dell’edificio oggetto
di intervento. La visione offerta, volutamente eterogenea,
risulta rappresentativa delle difficili condizioni all’intorno
con cui spesso si relaziona un progetto di architettura
ed allo stesso tempo testimonia le ampie possibilità per
la riqualificazione dell’esteso patrimonio edilizio esistente.
sezioni
RIDEFINIZIONE FORMALE COMPLESSIVA
Interventi che a partire dal mantenimento della casa
esistente ne hanno ridefinito l’immagine generale
attraverso nuovi accorpamenti, parziali demolizioni,
nuove aperture e progettazione dell’involucro
edilizio. Il risultato finale è una rivisitazione attuale
della casa degli anni sessanta/settanta.
AMPLIAMENTO PER ACCOSTAMENTO
Interventi che hanno previsto un ampliamento
in aderenza al corpo edilizio esistente.
INTERVENTO PER ACCOSTAMENTO
– “PELLE DELL’EDIFICIO”
Intervento che non ha beneficiato del Piano Casa,
ma che ha riguardato la ridefinizione di alcuni fronti
del fabbricato lavorando sulla “pelle dell’edificio”.
Progetti
“Interno/Esterno”
arch. Alfonso Sernagiotto
e ing. Giorgio Basso
“Una storia di famiglia”
arch. Gianpaolo Mazzon
“Nuova Identità”
B+B Associati
arch. Renato Bredariol
e arch. Marco Bonariol
“Linguaggio essenziale”
arch. Paola Busnello,
arch. Mike Zonta
Progetti
“Nato e cresciuto a Fiera”
arch. Massimo Galeotti
“Volumi Sospesi”
arch. Gianluca Pelloia
“Nuovi spazi per l’abitare”
arch. Moreno Carniato
“Nuova prospettiva”
arch. Roberto Svaldi.
Progetto
“Anni sessanta”
arch. Stefano Zara
RIQUALIFICAZIONE DELL’ ESISTENTE / RIUSO
Interventi che non hanno beneficiato del Piano
Casa, ma che hanno definito nuovi usi residenziali
per fabbricati esistenti che non possedevano
originariamente tale destinazione d’uso.
AMPLIAMENTO DISTACCATO
Interventi in cui l’ ampliamento è separato dal corpo
edilizio esistente.
DEMOLIZIONE E RICOSTRUZIONE
Abbiamo raggruppato due tipologie di interventi:
Progetti
“Una casa per due architetti”
sbsa
Sandri Smaniotto architetti associati
“Da opificio a residenza”
Architetti Martina Cafaro
e Carlo Zavan con amaca
architetti associati
Progetto
“Vicine nel paesaggio”
arch. Paola Rossi
Quelli in cui la volumetria recuperata dalla
demolizione di fabbricati esistenti, ha permesso
di dare nuovo impulso al completamento
e realizzazione di progetti in essere.
Progetti
“Urban 6+4”
arch. Fabio Crema
e arch. Meri Baggio
“Vivere in centro”
arch. Stefano Gaiardo
e arch. Nadia Minetto
Interventi che hanno previsto la totale demolizione
e ricostruzione con ampliamento.
Progetto
“Demolizione/ricostruzione”
arch. Nadia Barisan
12
– 13
Pièra
N°01 – 2015
Progetti
interno /
esterno
Architetto Alfonso Sernagiotto
e Ingegnere Giorgio Basso
interno / esterno
intervista al COMMITTENTE
Pièra
Quali esigenze l’hanno spinta a fare questo intervento?
Committente
L’esigenza principale era quella di poter ampliare gli
spazi di vita migliorandone soprattutto la qualità. L’edificio preesistente a ridosso della pineta di Villa Pisani
a Montebelluna non sfruttava al massimo le potenziali
offerte dall’ambiente collinare del Montello. Volevamo
un’abitazione più grande e che fosse piena di luce.
P Quali necessità hanno generato il progetto?
CLa principale necessità è stata quella di dotare la
nostra abitazione di spazi consoni alla nostra
famiglia e al nostro stile di vita. Volevamo un’abitazione che fosse progettata per farci apprezzare
in ogni momento della giornata il luogo in cui
abitavamo.
PSi è sentito coinvolto nell’iter progettuale?
CNella fase preliminare ci è stato chiesto di
presentare le nostre attese sia sotto forma di
esempi e suggestioni che di necessità di ambientazioni. Siamo stati molto soddisfatti della proposta progettuale iniziale che è rimasta pressoché
invariata sino alla conclusione. Riteniamo che i
progettisti siano stati capaci di trasformare le nostre idee nell’abitazione che desideravamo.
Progettisti
Arch. Alfonso
Sernagiotto
Ing. Giorgio Basso
Progettista
strutture
Ing. Giovanni Lazzaro
Progettista impianti
Per. Ind. Callegari
Leonardo e Ing. Loris
Turrin
Consulenze
Interior – Marco Poloni
Illuminotecnica –
Maurizio Piovesan
Garden designer –
Kristian Buziol
2
PIl “Piano Casa” è stato determinante
per la scelta?
CStavamo pensando all’ampliamento già da un po’
di tempo: le possibilità offerte dalla legge “Piano
Casa” ci hanno consentito di pensare non solo
all’ampliamento, ma anche alle dotazioni impiantistiche e alle prestazioni termiche del nuovo
edificio.
1
Fotografie
Vito Corvasce
per Quid Edizioni
a pensare anche alla nostra idea di giardino per
poter integrarlo all’abitazione. Possiamo infine
aggiungere che i progettisti hanno avuto il coraggio di proporci un’architettura innovativa e particolare nella sua idea di rappresentare la nostra
famiglia. Dobbiamo infine concludere che ne è
valsa assolutamente la pena.
data Inizio lavori
marzo 2010
data Fine lavori
novembre 2011
Luogo
Montebelluna (TV)
Dimensioni
Intervento
560 mq
PSi identifica nel prodotto finale?
CLa nostra abitazione rappresenta completamente
la nostra idea di casa. Siamo molto soddisfatti
del percorso di condivisione delle scelte progettuali con i progettisti: hanno saputo dar forma ad
un’idea di progetto verificando in maniera attenta
i nostri suggerimenti, consigliandoci in alcuni casi
e presentandoci nuove e specifiche soluzioni.
P Perché ha scelto un architetto?
CAbbiamo scelto un architetto confidando nel
valore aggiunto che poteva offrirci. Il lavoro svolto
dai progettisti ha confermato le nostre attese. Il
progetto è stato curato in ogni singolo elemento
partendo da aspetti più generali come l’organizzazione degli spazi e delle finiture sino alla
progettazione di dettagli impiantistici e di arredo.
Abbiamo verificato insieme il sistema di illuminamento interno come del giardino, la scelta delle
forniture d’arredo come l’organizzazione di sistemi integrati alle murature. Siamo stati invitati
intervista al progettista
Pièra
In che cosa la volontà del cliente si è fatta più sentire
rispetto all’esito finale del progetto?
Architetto
L’attesa principale del cliente era quella che l’architettura interagisse in maniera osmotica con l’ambiente.
Questa richiesta è stata mantenuta come filo conduttore di tutto il progetto e ne ha condizionato in maniera
determinante l’esito architettonico. I molteplici spazi di
mediazione tra l’interno e l’esterno sono stati ricercati
per introiettare all’interno degli spazi abitativi la natura
con le sue manifestazioni metereologiche e con l’individuazione di privilegiati punti di osservazione.
PCome giudica la mole di lavoro fatto
per la richiesta di approvazione “Piano Casa”?
A Riteniamo la mole di lavoro svolto per
l’approvazione del progetto necessario. Un progetto di qualità a nostro avviso, è l’esito di un
lavoro complesso e interdisciplinare. L’architettura di un edificio è pertanto la risultanza di scelte
che riguardano diversi aspetti che devono trovare
una giusta e corretta sintesi. La richiesta di rinnovamento del patrimonio edilizio offerta dalla
legge “Piano casa” attraverso un’attenta progettazione dell’isolamento dell’involucro, dell’uso di
fonti rinnovabili, della esposizione solare, è stato
in questo progetto intesa come un’ occasione.
Abbiamo quindi proposto una soluzione che tentasse un dialogo con l’ambiente e il paesaggio
creando un’abitazione che fosse rappresentativa
delle moderne modalità abitative.
14
– 15
Pièra
N°01 – 2015
Progetti
3, 4
Pianta piano terra
e primo piano
Legenda
1
pagina precedente
2
pagina precedente
Vista dell’edificio
da Nord Ovest
Nel fronte d’ingresso
si nota come l’edificio sia costituito da
due volumi: quello
dell’abitazione
e quello che ospita
le attività di servizio
edificio prima
dell’intervento
(foto archivio
Sernagiotto,
Basso)
1
2
3
4
5
6
7
ingresso
cucina
soggiorno
studio
camera
bagno
garage
8
9
10 11 12 13 ripostiglio
lavanderia
portico
solarium
serra
terrazzo
interno / esterno
3
PCome si è trovato a confrontarsi con questo
genere di edificio?
AIntervenire sul costruito è un tema molto
interessante. In questo intervento è stata tentata
un’operazione di ristrutturazione dell’edificio attraverso un gioco di scomposizioni e ricomposizioni di parti. L’esercizio compositivo ha portato
alla trasformazione dell’aspetto attraverso successivi e differenti stadi di riconfigurazione.
7
9
4
8
8
6
2
1
3
10
10
11
4
5
8 5
5
6
8
8
13
5
PIn che cosa la realizzazione si discosta
dall’idea iniziale?
AIl risultato finale non ha tradito le attese del
cliente, tantomeno l’idea iniziale. Ruolo fondamentale è stato quello di ascoltare le richieste del
committente e di comprendere le esigenze funzionali ed estetiche che l’abitazione doveva avere. Il lavoro più interessante è stato comunque
quello di dare ordine e forma all’idea che il cliente
si era costruito in maniera frammentata attraverso molteplici riferimenti e stimoli. Questa attività
ha concesso al cliente di vedere espressa la sua
idea e ai progettisti di individuare uno spazio di
proposta e di espressività.
12
13
6
13
01
5
10
P Quali linee-guida hanno influenzato le scelte
progettuali?
A La linea guida fondamentale è stata quella di
instaurare un rapporto molto stretto tra l’interno
e l’esterno. Per far ciò l’edificio è stato reso nella
sua architettura compenetrabile dall’ambiente
esterno. Ogni singolo spazio abitabile interno è
stato pensato in concomitanza al disegno degli
spazi del giardino in modo da poter estendere
idealmente lo spazio domestico al di fuori.
P è soddisfatto del risultato finale?
A Siamo molto soddisfatti del risultato ottenuto.
Soprattutto di essere riusciti a costruire un edificio che tenta di stabilire un legame con il paesaggio attraverso forme, composizioni e aperture
assolutamente moderne.
Il territorio del Montello, nella zona della pedemontana
trevigiana, è un luogo caratterizzato da un alto livello di qualità
paesaggistica nel quale si fondono esempi di conservazione
del territorio agricolo-boschivo con differenti esempi di
costruzione dell’abitato. La richiesta che i giovani clienti ci
hanno fatto era quella di costruire l’abitazione partendo dalle
caratteristiche peculiari del luogo. Il lotto di circa 6000 metri
quadrati, la già preesistente abitazione costruita agli inizi degli
anni 70, la presenza delle zone boscate del Montello e della
Pineta di villa Pisani, sono stati una serie di temi progettuali
che si sono subito intrecciati. La richiesta della proprietà si
componeva pertanto da un lato dalla volontà di abitare in
una casa moderna che fosse totalmente aperta al paesaggio,
dall’altro dall’interrogativo rispetto al futuro dell’edificio già
esistente nel lotto. Partendo da tali premesse, abbiamo
lavorato sull’idea di poter generare un nuovo e moderno
edificio operando in sequenza prima un processo di softstripping, per poter spogliare l’edificio di alcuni elementi
semantici inadeguati e in seguito da quello di soft-dressing
utile a rivestirlo di una nuova forza espressiva. Per poter creare
una forte relazione tra l’ambiente naturale e quello costruito
abbiamo ritenuto di utilizzare il paesaggio stesso come
“materiale progettuale.”
16
– 17
Pièra
N°01 – 2015
Progetti
Per questo motivo il paesaggio è stato inquadrato da quinte
sceniche, da ampie vetrate e da punti di vista panoramici,
ma allo stesso tempo introiettato nell’architettura attraverso
la sospensione sopra di esso di ampie terrazze. Il paesaggio
ha definito soprattutto il limite imposto all’architettura che è
scavata al suo interno per farsi attraversare dalla natura.
L’organizzazione degli spazi interni all’abitazione, invece,
è il risultato di un lento processo di modellazione dell’edificio
per volumi: tutto l’iter progettuale è stato una sequenza
di atti di addizione seguiti da altri di sottrazione. Il volume
che ospita destinazioni accessorie/funzionali (autorimessa,
lavanderia, vani deposito e tecnici) è stato separato dal volume
dell’abitazione; il volume principale (abitazione) è stato detratto
di alcune sue parti ed è stato altresì scomposto al piano primo
in due volumi: in uno vivono i ragazzi e nell’altro i genitori
collegati da un ulteriore volume trasparente che funge da
lanterna di illuminazione del cuore dell’abitazione.
interno / esterno
6
7
5
5
Vista sul soggiorno
6
Vista da nord est
7
Vista della zona
giorno
“dare ordine e forma
all’idea che il cliente
si era costruito in
maniera frammentata
attraverso molteplici
riferimenti e stimoli”
18
– 19
Pièra
N°01 – 2015
Progetti
Il progetto amplia una piccola casa esistente inserita in un
quartiere residenziale sviluppatosi negli anni ’70: case isolate
multiformi, disordinate, che prestano assedio l’una con l’altra,
oltre le siepi di giardini di risulta.
La casa gode inaspettatamente della fortuna di un
giardino sul retro di una certa ampiezza, straordinariamente
intimo rispetto al lato verso strada. Qui si distendono i nuovi
volumi, adagiati sull’erba. I legni di rivestimento, l’intonaco
bianco e la base in calcestruzzo a vista, colgono alcuni degli
elementi ricorrenti nell’edilizia residenziale degli anni ’70, quella
dei villini suburbani. Il loro riutilizzo riflette anche la volontà di
accostarsi alla casa esistente senza generare nuovi frammenti,
lavorando perciò secondo un principio di estensione e non di
puro accostamento. In questo modo ciò che è stato aggiunto
non può prescindere da ciò che già c’era, e così ne spiega la
sua presenza. Le pareti, (la pelle di un edificio), dovrebbero
fornire chiare informazioni al loro intorno. Dovrebbero agire
come una sorta di scudo contro la curiosità dei vicini.
è secondo questa logica che si alternano materiali
“respingenti” a brani di facciata in cui trovano collocazione
grandi aperture. La copertura in lamiera che risvolta sul fronte
interpreta questo atto difensivo e la terrazza che si slancia al
suo fianco ne mitiga l’arroganza. Questo gioco continuo di
alternanze è la regola del progetto.
Progettista
Arch. Giampaolo
Mazzon
Progettista
strutture
Ing. Andrea Rigato
Progettista
impianti elettrici
e meccanici
Ing. Stefano Melato
Dati dimensionali
151 mq
data Inizio lavori
ottobre 2007
data Fine lavori
febbraio 2011
LUOGO
Treviso
FOTOGRAFO
Francesco Castagna
una storia di famiglia
Una storia
di famiglia
Architetto Giampaolo Mazzon
20
– 21
Pièra
N°01 – 2015
Progetti
una storia di famiglia
1
pagina precedente
vista dalla strada
2
2
fronte sul giardino
3
edificio prima
dell’intervento
(foto archivio
Mazzon)
4
planimetria generale
5
vista interna disimpegno
piano primo
5
3
4
22
– 23
Pièra
N°01 – 2015
Progetti
intervista aL COMMITTENTE
Pièra
Quali esigenze l’hanno spinta a fare questo intervento?
COMMITTENTE
Quando comprammo la casa originaria, nel ’94, eravamo solo in due. Era una casa molto semplice, ma
all’epoca corrispondeva alle nostre esigenze e in più
ci piaceva molto la zona tranquilla in cui si trovava. La
ristrutturammo senza tuttavia operare grandi stravolgimenti. Successivamente nacquero le nostre due figlie
e qualche anno più tardi arrivò anche il terzo figlio. La
famiglia si era ingrandita e con i ragazzi cresciuti e i tanti amici che abitualmente frequentavano casa, lo spazio
a disposizione era insufficiente. In un primo momento
ci interessammo anche per acquistarne una più grande
nei dintorni, ma alla fine i legami affettivi prevalsero e
decidemmo di ampliare questa, anche se intravvedevamo più le difficoltà, che le possibilità.
P Quali necessità hanno generato il progetto?
CSicuramente volevamo che ognuno dei nostri figli
potesse avere una propria stanza adatta anche
per lo studio ed inoltre ci piaceva l’idea di poter
avere un vero spazio di soggiorno che nella casa
originaria era del tutto assente.
PSi è sentito coinvolto nell’ iter progettuale?
C è stato molto interessante. Prima di dare
l’incarico avevamo maturato alcune idee, più
di carattere funzionale che altro. Ci rendevamo conto che la configurazione della casa e
del giardino che la circondava non lasciavano
grandi possibilità di ampliamento se non quelle
di occupare quasi per intero il giardino stesso,
con nostro grande dispiacere. Avevamo grosse
difficoltà ad immaginare altre soluzioni possibili,
e soprattutto ad intuirne gli esiti formali. Tuttavia
l’approfondimento delle prime idee con l’ausilio
di schizzi e soprattutto con quello dei plastici di
studio è stato fondamentale. Ci ha permesso di
valutare con esattezza l’inserimento del nuovo
6
Raccordo con l’esistente
sul fronte giardino
una storia di famiglia
corpo nel giardino e del rapporto con la casa esistente. In più è stato uno strumento straordinario
per comprendere le soluzioni riguardanti i materiali; per i ragazzi, di fronte ai plastici, è iniziata la
gara ad accaparrarsi le stanze più belle!
PSi identifica nel prodotto finale?
CCredo che la nuova casa ci rappresenti appieno.
Nel dinamismo degli spazi interni, dove ogni
stanza ha qualche elemento che la contraddistingue. Nell’uso di materiali semplici ma che
comunicano calore, soprattutto la presenza del
legno che fin da principio ci è piaciuto molto. Ed
infine la luce, qualcosa che non avevamo mai
immaginato e che è stata la sorpresa più grande
di tutto il lavoro. Ricordo che già durante il cantiere, continuando a vivere nella casa originaria,
fummo sorpresi nel vedere gli spazi prendere
forma, incredibilmente inondati di luce attraverso
le grandi aperture lasciate nei muri ancora grezzi.
Non vedevamo l’ora di poterli usare! E poi, anche
il ricordo delle tante persone che hanno lavorato
alla costruzione, alcune delle quali ancor oggi
“sono di casa”, ci rende particolarmente legati
alla nuova abitazione. Nostro figlio più piccolo
ride ancor oggi ricordando gli scherzi che gli
faceva il grosso Pajo, il capo dei carpentieri!
P Perché ha scelto un architetto?
C è stata una scelta quasi naturale, nel senso che
pensavamo fin dall’inizio che per trovare una
risposta adeguata alle molteplici esigenze che
volevamo soddisfare, la figura professionale più
adeguata fosse quella dell’architetto. Avevamo
una casa semplice, quasi priva di carattere, per
la quale era difficile immaginare uno sviluppo in
grado di valorizzarla, inoltre avevamo l’esigenza
di pensare ad un ampliamento che in un futuro
potesse facilmente essere reso autonomo, qualora se ne presentasse la necessità.
“Nel dinamismo degli spazi interni,
dove ogni stanza ha qualche elemento
che la contraddistingue.Nell’uso di
materiali semplici ma che comunicano
calore, soprattutto la presenza del
legno che fin da principio ci è piaciuto molto.Ed infine la luce, qualcosa che non avevamo mai immaginato
e che è stata la sorpresa più grande
di tutto il lavoro.”
intervista aL PROGETTISTA
Pièra
In che cosa la volontà del cliente si è fatta più sentire
rispetto all’esito finale del progetto?
architetto
Non credo di poter parlare propriamente di volontà del
cliente rispetto al progetto, se non ovviamente per ciò
che attiene il programma funzionale. Direi piuttosto che
il progetto è il risultato di una sorta di “conversazione”
con il cliente nel tentativo di coglierne lo spirito… il
mood. Mi trovavo di fronte ad una famiglia non convenzionale, per molti aspetti, e volevo rimanerne positivamente contagiato, per poi trasporre quelle stesse
emozioni nel progetto, per quanto possibile.
PIn che cosa la realizzazione si discosta
dall’idea iniziale?
ADirei che tutto il processo ha seguito un iter
ideale. La costruzione dell’idea iniziale è stata
governata attraverso un’accurata produzione di
disegni di esecuzione e un assiduo controllo in
cantiere. Le differenze tra progetto e realizzazione riguardano al più piccoli dettagli, anche
causati da lievi “incidenti di cantiere” che hanno
suggerito nuove soluzioni, nella transizione tra i
materiali o nelle definizione delle trame di ripartizione degli stessi.
6
P Quali linee-guida hanno influenzato le scelte
progettuali?
AIl primo elemento alla base del progetto è stata
la ricerca di un equilibrio tra lo stato di fatto e
l’ampliamento, quest’ultimo doveva in qualche
modo dipendere dal precedente pur evidenziando la sua autonomia di linguaggio. Volevo assolutamente evitare l’effetto “casetta con affiancata
scatola iconica”. Il secondo, quello di disporre di
un pattern di materiali desunti dal contesto, da
impiegare con regole ed accostamenti propri del
linguaggio contemporaneo.
P è soddisfatto del risultato finale?
ASì, in particolar modo per come la casa è vissuta,
come dire…funziona!
Pièra
N°01 – 2015
24
– 25
Progetti
nuova identità
nuova identità
1
B+B Associati
Architetto Renato Bredariol
Architetto Marco Bonariol
PROGETTISTI
B+B Associati,
Arch.Renato Bredariol
Arch. Marco Bonariol
COLLABORATORI
Manuel Guadagnin
Giulia Paramento
Alberto Buso
Anna Roncato
Boris Vendramin
LUOGO
Treviso
REALIZZAZIONE
2012
DATI DIMENSIONALI
390 mq
fotografie
Alberto Buso
1
Fronte sud-ovest
Vista del fronte sudovest e dell’articolazione
plano-volumetrica,
inserimento nel contesto
26
– 27
Pièra
N°01 – 2015
Progetti
INTERVISTA AL COMMITTENTE
2, 3
Pianta piano terra
e primo piano
13
2
Legenda
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10 11 12 13 14
15
ingresso
cucina
soggiorno
studio
camera
bagno
garage
ufficio
vano tecnico
ripostiglio
disimpegno
cabina armadio
magazzino
cantina
taverna
nuova identità
10
1
6
11
3
9
7
5
6
5
11
11
11
14
6
11
15
12
5
6
11
6
10
5
INTERVISTA AL PROGETTISTA
Pièra
Quali esigenze l’hanno spinta a fare questo intervento?
committente
L’abitazione degli anni 70 cominciava ad avere bisogno
di diversi interventi di manutenzione straordinaria e
soprattutto non rispondeva alle esigenze di risparmio
energetico da noi richieste. Inoltre gli spazi abitativi erano distribuiti in modo frammentato e non rispondevano
alle nuove necessità della famiglia.
5
5
Edificio prima
dell’intervento
(foto archivio
B+B Associati)
4
Planimetria
4
PIl “Piano Casa” è stato determinante
per la scelta? Quali necessità hanno generato
il progetto?
CDa subito abbiamo realizzato che il “Piano casa”
avrebbe potuto essere utile, ma è stato grazie
allo studio di architettura B+B Associati che sono
state rese esplicite le potenzialità dell’intervento non solo dal punto di vista energetico, ma
soprattutto per quanto riguarda la componente
estetica e funzionale.
PSi è sentito coinvolto nell’iter progettuale?
CL’intero intervento, dalla progettazione alla
realizzazione, è stato molto coinvolgente e trascinante, comprendendo nell’avventura tutta la
nostra famiglia, che, a seconda dell’età e del ruolo, ha partecipato identificandosi nell’abitazione,
negli spazi comuni e in quelli privati di ciascuno.
Gli architetti dello studio di architettura B+B Associati sono stati molto sensibili ed hanno saputo
coinvolgere direttamente tutti i membri della famiglia.
PSi identifica nel prodotto finale?
CIl prodotto finale corrisponde alle nostre
aspettative, ed identifica perfettamente la nostra
famiglia che è presente nel quartiere da sempre
e con questo intervento ha “rinnovato” anche il
ruolo di appartenenza alla vita di relazione con i
vicini e con l’intero quartiere.
P Perché ha scelto un architetto?
CNon vi sono mai stati dubbi sulla necessità di
avere al nostro fianco un architetto che ci accompagnasse in un intervento così importate.
La scelta di B+B Associati è stata dettata da vari
motivi tra cui la loro ben nota serietà e competenza e il loro “stile”; un tratto progettuale che
riflette in modo efficace i nostri “gusti” e le nostre
aspettative.
Pièra
In che cosa la volontà del cliente si è fatta più sentire
rispetto all’esito finale del progetto?
ARCHITETTO
Il committente e lo studio di architettura B+B Associati
hanno iniziato a conoscersi grazie al rapporto professionale conseguente all’incarico.
L’edificio è stato costruito con assoluta unità di intenti,
non c’è stata mai una prevaricazione delle parti coinvolte, poiché il progetto è stato modellato sulle esigenze
della numerosa famiglia, generando un’interazione proficua e una riflessione sul senso dell’ abitare contemporaneo a Treviso.
PCome giudica la mole di lavoro fatto per la
richiesta di approvazione “Piano Casa”?
ALa mole di lavoro richiesta dal “Piano Casa”,
ovvero per la “Dia per ristrutturazione e l’ampliamento”, è stata analoga a quella necessaria per
una procedura ordinaria con rilascio di Permesso
di Costruire, procedura a cui lo studio fa regolarmente ricorso. Sicuramente la Dia ha ridotto i
tempi di approvazione del progetto.
PIn che cosa la realizzazione si discosta
dall’idea iniziale?
ALa realizzazione corrisponde all’idea iniziale.
Unici elementi ad essere stati variati leggermente sono i materiali di rivestimento esterno.
Questo non ha compromesso la natura esteticocompositiva dell’involucro edilizio: i pannelli lignei
sono stati sostituiti dall’intonaco colorato, senza
snaturare i rapporti dei pieni e dei vuoti inizialmente ideati. Questo lavoro è in linea con la filosofia dello studio B+B Associati, in cui la ricerca
compositiva di forme essenziali e volumi rigorosi
assieme al dinamismo delle linee compositive
sono “l’essenza del progetto”. Queste scelte stilistiche non delegano ai materiali e alle tecnologie
soluzioni compositive vincolanti e lasciano quindi
ampi margini di variazione sugli stessi.
PCome si è trovato a confrontarsi con questo
genere di edificio?
AL’edificio esistente, inteso come sagoma e
volume, è stato la matrice compositiva del progetto, in quanto si è dovuto rispettare la sagoma
e il sedime dello stato di fatto procedendo ad
una “ristrutturazione pesante”. Pertanto quello
che era il vincolo iniziale durante il percorso si è
trasformato in uno stimolo progettuale, e il volume originario è stato modellato per sottrazioni
e addizioni.
28
– 29
Pièra
N°01 – 2015
Progetti
nuova identità
6
P Quali linee-guida hanno influenzato le scelte
progettuali?
ALa strategia progettuale messa in atto è
sicuramente assimilabile al principio di “sviluppo
per traiettorie diversificate di volumi annessi”,
in quanto l’abitazione degli anni ‘70 priva di un
carattere identificativo, diventa l’occasione per
ripensarne completamente i volumi e la composizione planimetrica e prospettica, generando
eccezioni nella stereometria della facciata. L’attacco a terra dell’edificio chiarisce l’alternanza tra
spazi serventi (bagni, ripostigli, zone di servizio...
etc) e spazi serviti (camere, soggiorni, studioli...
etc); il passaggio tra gli ambienti principali viene
esaltato da un corridoio vetrato su ambo i lati che
sottolinea l’autonomia delle funzioni in una pianta
policentrica.
P È soddisfatto del risultato finale?
ASi, vista la soddisfazione mostrata dal cliente.
Noi pensiamo di essere oltre che progettisti,
anche abitanti delle nostre architetture, è per
questo che la sintesi del rapporto tra architetto
e cliente diviene per noi pura soddisfazione se
quest’ultimo è appagato dal benessere e dal
comfort degli spazi. Abbiamo potuto constatare
che il cliente fa della sua casa un luogo di ritrovo anche per amici e parenti, oltre che per se
stesso, condividendo anche gli spazi piu’ intimi.
Questo modo di “vivere” l’edificio per noi è motivo di soddisfazione perchè conferma il piacere,
da parte dei committenti, di abitare lo spazio
che abbiamo progettato per loro; inoltre mostra
concretamente che il nostro metodo di “aprire le
porte” per creare un rapporto sinergico tra professionista e committente da buoni risultati.
“sviluppo per traiettorie
diversificate di volumi
annessi”
7
6
Prospetto sud
La continuità del
soggiorno e degli spazi
aperti. La pensilina
unificante i volumi
aggregati.
7
Il portico
Elemento tradizionale
della casa rurale,
luogo della sosta tra
interno e esterno.
Il contesto è la prima periferia di Treviso. L’ampio giardino e
l’edificio esistente, sono stati il punto di partenza per rileggere
il tema della “casa singola su lotto”. La ricerca dell’essenzialità
degli spazi, è stata criterio fondamentale per la modellazione
degli stessi con la finalità di raggiungere un comfort abitativo
adeguato al vivere contemporaneo. Lo schema compositivo
del nuovo progetto nasce dalla possibilità di poter creare,
intorno al volume principale, derivante dallo stato di fatto,
degli ambiti annessi, quasi una contaminazione per “crescita
spontanea” di volumi puri. Questi tre ambiti ad un solo piano
e di piccole dimensioni seguono una strategia di sviluppo
per traiettorie diversificate di spazi compenetrati. L’apparente
pianta policentrica viene unificata, in alzato, dalle linee
essenziali del profondo portico, che modula l’entrata della luce
negli ambienti principali della casa. L’ingresso dell’abitazione
é collocato nel punto d’ incontro tra il corpo principale e il
volume dove si trova la zona dedicata alla cucina e al pranzo. Dal corpo centrale si snodano verso nord il volume del
magazzino e del vano tecnico per la centrale termica, e verso
sud la “taverna”. I locali della zona giorno godono di ampie
vetrate che consentono la continuità visiva con il giardino.
La cucina presenta una grande apertura che permette di
raggiungere uno spazio pavimentato e porticato progettato per
il pranzo all’aperto. La copertura dei volumi secondari ospita
ampie terrazze accessibili dalle aperture dalla zona notte al
primo piano. Nella disposizione interna degli ambienti si è
tenuto conto della necessità di collocare le zone giorno e le
stanze più praticate, prevalentemente a sud-est. Si è garantita
comunque una corretta schermatura solare tramite ampi
aggetti, che compositivamente formano le linee unificanti dei
prospetti. Sul volume principale, sulla falda del tetto rivolta a
sud, sono stati posizionati pannelli fotovoltaici e pannelli solari. Dal punto di vista impiantistico tutti gli elementi introdotti,
concorrono da una parte a determinare uno spazio abitativo
adeguato ai requisiti di comfort richiesti (controllo passivo del
microclima) e dall’altra tiene conto del risparmio energetico,
limitando l’uso di impianti meccanici e massimizzando
l’efficienza degli scambi tra edificio e ambiente.
30
– 31
Pièra
N°01 – 2015
linguaggio essenziale
Progetti
linguaggio
essenziale
1
BusnelloZonta.
AArchitetti
Progettisti
Arch. Paola Busnello
Arch. Mike Zonta
Progettista
strutture
Geom. Roberto Salezze
Ing. Maurizio Lessi
progettista impianti
P.I. Giuliano
e Attilio Menegon
fotografie
Cristian Guizzo
Data inizio lavori
aprile 2013
Data fine lavori
settembre 2013
Dimensioni
intervento
313,19 mq
Ci troviamo in una zona periferica residenziale di Padova, fuori
dalle mura del centro storico, dove la densità urbanistica è
comunque alta e la tipologia degli edifici esistenti molto varia.
L’edificio interessato dal progetto è un fabbricato ad uso
residenziale, di forma compatta e costruito negli anni ’60
del secolo scorso. La facciata principale era orientata ad
Ovest, il disegno dei prospetti piuttosto disordinato e il tetto
si presentava a due falde sfalsate. Nella porzione a Nord il
fabbricato era in parte in aderenza all’edificio confinante e
negli altri lati si trovava molto vicino ai confini e agli altri edifici.
La prima analisi ha evidenziato subito la presenza di grossi
problemi strutturali e di degrado e quindi si è deciso di optare
per una ristrutturazione pesante. Il progetto ha definito un
edificio con forme nuove e un tetto piano con struttura in
legno, completati da uno strato isolante esterno molto spesso:
per garantire delle prestazioni di isolamento termico superiore
alla norma. L’edificio esistente è stato quindi semplificato nella
sua forma con aperture più ampie e pulite. A questo volume
è stato aggiunto un terrazzo sul lato Ovest, chiuso da una
cornice su tutti i lati, a guisa di cannocchiale, che lo protegge
dal sole estivo e dalla strada pubblica: una specie di filtro tra
privato e pubblico che prima mancava.
Nel lato Est il volume è stato scavato per ottenere una
loggia dove soggiorno e cucina si affacciano, anche qui con
l’intenzione di proteggere la parte più privata dell’abitazione,
e per poter accedere ad una vista più aperta e verde che
prima era godibile solo dal piano terra. Per la distribuzione si
è scelto di lasciare a sud la zona giorno e a nord le camere da
letto, con la nuova scala nella parte centrale; soluzione logica
e funzionale anche per le vedute ed i vincoli dettati dall’intorno.
L’ingresso è al piano terra insieme ad altri locali di servizio.
Il volume in sopraelevazione, che il “Piano casa” permette,
a livello di progetto si sviluppa solo sopra la parte nord
dell’edificio, sia per una questione di distanze dagli altri edifici,
sia per avere una porzione di tetto a terrazzo praticabile.
In fase di realizzazione tale volume è stato ridotto al fine di
ottenere un terrazzo più ampio, mantenendo la possibilità di
sopraelevazione per future esigenze. I materiali e le finiture
utilizzati sono di tipo naturale o derivanti dal riciclo: le partizioni
interne sono in legno e cartongesso / fibrogesso certificati,
32
– 33
Pièra
N°01 – 2015
Progetti
linguaggio essenziale
il cappotto esterno è in sughero bruno auto espanso, i
sottofondi alleggeriti con cementi esenti da sostanze volatili
e additivi. Le forme, i colori e i materiali evidenziano i diversi
volumi: un colore più chiaro per la parte di edificio principale
e un colore più scuro per l’ampliamento e il filtro-terrazzo
verso la strada, con finiture e materiali diversi per i rivestimenti
(vetro, acciaio corten e pietra d’istria). Questa soluzione rende
più armonica l’operazione di inserimento del secondo piano ed
evidenzia anche le diverse funzioni del fabbricato.
A completamento dell’intervento in chiave sostenibile, il
progetto prevede impianti elettrici a stella che non alterano il
campo elettromagnetico naturale e impianti di generazione
energetica da fonte rinnovabile: la caldaia modulante a
condensazione è affiancata da un impianto solare per la
generazione di acqua calda sanitaria e di integrazione termica
di 3 kW di potenza.
2
intervista al COMMITTENTE
Pièra
Quali esigenze l’hanno spinta a fare questo intervento?
Committente
La ricerca di un’abitazione più grande, indipendente
e soprattutto nello stesso quartiere dove si trovava l’attuale residenza. Questa ricerca ha portato a scegliere
un edificio da ristrutturare, bisognoso di un forte
intervento.
PIl “Piano Casa” è stato determinante
per la scelta?
CIl “Piano Casa” non è stato determinante, ma ha
rappresentato un’ulteriore spinta per l’investimento da affrontare e maggiori soluzioni per il
progetto. Il progetto di sopraelevazione dell’edificio esistente ci ha dato la possibilità di avere
maggiori spazi per il futuro.
P Quali necessità hanno generato il progetto?
CIl progetto è stato generato in base alle attuali
esigenze familiari, ed anche in prospettiva di alcuni cambiamenti futuri.
PSi è sentito coinvolto nell’iter progettuale?
CLe scelte sono state sempre condivise,
rispettando le competenze. Con i progettisti abbiamo valutato diverse ipotesi prima di scegliere
la definitiva.
PSi identifica nel prodotto finale?
CA progetto finito, gli spazi, le viste e la luce danno
un’impronta positiva e rispondente alle nostre
esigenze abitative. Anche lo stile architettonico
rispecchia le nostre esigenze.
P Perché ha scelto un architetto?
CLa scelta di un architetto è stata effettuata in
base al curriculum dei lavori realizzati, alle proposte specifiche effettuate dallo stesso e per avere
una figura professionale competente che potesse
essere un punto di riferimento per tutto l’iter progettuale.
3
1
pagina precedente
Un volume lungo tutta
la facciata del fronte
strada crea un filtro tra
gli ambienti interni privati
e lo spazio pubblico,
molto vicino
2
Vista del fronte strada
3
edificio prima
dell’intervento
(foto archivio
BusnelloZonta)
intervista al progettista
Pièra
In che cosa la volontà del cliente si è fatta più sentire
rispetto all’esito finale del progetto?
architetto
Da parte del cliente c’era la necessità di avere degli
spazi che nel tempo potessero essere fruiti in maniera
diversa a seconda dei cambiamenti nella famiglia (una
zona più separata per i figli studenti più grandi, la possibilità di ospitare per lunghi periodi i genitori o amici).
PCome giudica la mole di lavoro fatto per
la richiesta di approvazione “Piano Casa”?
ALa mole di lavoro richiesta per il “Piano casa”
non è stata molto complessa: si è trattato di
presentare una DIA che richiede subito molta
documentazione, ma che ha un iter piuttosto
veloce. Il lavoro maggiore è stato svolto nella
fase iniziale di studio:nel necessario confronto
dell’idea progettuale con la normativa vigente,
dovendo asseverare il progetto.
PIn che cosa la realizzazione si discosta
dall’idea iniziale?
AL’edificio realizzato presenta un volume di
sopraelevazione ridotto rispetto al progetto a
vantaggio della realizzazione di una ampia terrazza in sommità all’edificio. In futuro ci potrà essere
la possibilità di modificare gli spazi del secondo
livello per ottenere delle zone coperte.
PCome si è trovato a confrontarsi con questo
genere di edificio (se ristrutturazione)?
AL’immobile esistente si trovava in una zona
residenziale di completamento dove le distanze
tra gli edifici e dai confini erano ridotte al minimo. La difficoltà maggiore è stata quindi quella
di creare degli spazi aperti e delle viste senza
ostacoli.L’edificio da ristrutturare si trovava in uno
stato di degrado notevole, ma soprattutto presentava notevoli emergenze strutturali. Questo ha
determinato la scelta di procedere attraverso una
demolizione con fedele ricostruzione, usando
una struttura in legno (pannelli massicci a strati
incrociati XLAM con collanti esenti da VOC) e
delle tamponature con materiali molto isolanti.
Il “Piano Casa” ha dato la possibilità di sopraelevare parte dell’edificio: il nuovo volume permette
la creazione di alcuni locali da destinare a servizi
e a funzioni che possono cambiare nel tempo
(studio, camera ospiti …), inoltre da la possibilità
di usufruire di un ampio terrazzo e quindi di uno
spazio aperto che è impossibile creare nella zona
molto ristretta del giardino.
Il nuovo terrazzo frontale, incorniciato e chiuso
sui lati, protegge gli ambienti privati dalla vista
diretta della strada e, insieme ai frangisole, riduce l’apporto solare diretto da Ovest e conferisce
carattere alla facciata pubblica.
34
– 35
Pièra
N°01 – 2015
La loggia sul lato est permette di aprire la zona
giorno verso la parte più ampia e verde del paesaggio e di creare anche qui uno spazio aperto
facilmente utilizzabile.
P Quali linee-guida hanno influenzato le scelte
progettuali?
ALe linee guida che abbiamo seguito sono
quelle che ormai riteniamo valide quando interveniamo in questo tipo di edificio (anni 50’, 60’, 70’)
in zone residenziali con caratteristiche ambientali
disomogenee e poco riconoscibili. Usiamo un
linguaggio moderno, semplice ed essenziale, che
distingua l’edificio dal contesto proprio per l’immediata lettura dei volumi e delle forme, dove ci
sia un dialogo tra interno ed esterno. Altro punto
fondamentale delle nostre scelte progettuali è la
sostenibilità dell’edificio attraverso i giusti orientamenti, l’uso dei materiali e degli impianti.
Progetti
5
P è soddisfatto del risultato finale?
A Per completare l’edificio avevamo pensato anche
di realizzare in una porzione della copertura un
tetto giardino che avrebbe avuto una funzione
sia estetica sia di moderazione delle temperature
estive. Inoltre l’idea era quella di realizzare alcuni
frangisole applicati alla terrazza “cornice” che
avrebbero avuto la stessa funzione. Accorgimenti
che avrebbero reso ancora più sostenibile l’edificio. Il risultato finale risponde comunque alle
nostre aspettative di progettisti: siamo soddisfatti
perché ci sembra che la sfida con un sito piuttosto infelice abbia avuto come risultato un fabbricato dal linguaggio semplice ed essenziale, dalle
linea armoniche e nello stesso tempo rispettoso
di molti punti ormai riconosciuti dell’architettura
sostenibile.
4
4
Vista della loggia
5
La nuova scala di
distribuzione si trova in
una zona più centrale e
funzionale, ha struttura in
acciaio e finiture in legno,
luce naturale e parete di
fondo dal colore caldo
6
Zona soggiorno con vista
su cucina
6
“c’era la necessità di avere degli spazi che nel
tempo potessero essere fruiti in maniera diversa
a seconda dei cambiamenti nella famiglia”
36
– 37
Pièra
N°01 – 2015
Progetti
nato e cresciuto a Fiera
nato
e cresciuto
a fiera
2
1
Architetto Massimo Galeotti
Progettista
Arch. Massimo Galeotti
Progettista
strutture
Ing. Renzo Dalla Cia
Dimensioni
intervento
casa 156 mq
giardino 125 mq
Fotografo
Francesco Castagna
Data inizio lavori
marzo 2011
Data fine lavori
gennaio 2013
Luogo
Treviso
1
prospetto sulla piazza
2
camera da letto
38
– 39
Pièra
N°01 – 2015
intervista aL COMMITTENTE
Pièra
Quali esigenze l’hanno spinta a fare questo intervento?
committente
Innanzitutto sentivo la necessità di avere una casa mia,
la scelta è poi ricaduta sull’edificio in questione che da
sempre confinava con la casa dove sono cresciuto con
la mia famiglia e dove attualmente vive mio fratello. La
casa era abbandonata da tempo e faceva proprio al
caso mio: mi sono sempre piaciute le cose “vecchie”
e che avessero un sapore antico. Inoltre sono molto
legato al quartiere di Fiera dove sono nato e cresciuto e
dove avrei voluto continuare a vivere.
PIl “Piano Casa” è stato determinante
per la scelta?
CNon è stato determinante, ma quando ho saputo
che avrei avuto a disposizione della volumetria
in più, non nego che mi abbia fatto piacere. Ho
potuto creare una stanza in più rispetto a quelle
esistenti e che attualmente utilizzo per le mie
passioni: la musica, il disegno e lo studio.
P Quali necessità hanno generato il progetto?
CDesideravo avere una casa confortevole
e congeniale, dove al piano terra avere gli spazi della vita quotidiana e al piano superiore la
camera da letto e gli spazi più intimi. Avrei voluto
avere la possibilità di ampie vetrate sul giardino,
ma non è stato possibile ed è stato più rispettoso
mantenere la facciata così com’era. Posso comunque godere della luce che filtra dalle finestre
a tutte le ore del giorno grazie ai due affacci e
posso godere del mio giardino tranquillo.
PSi è sentito coinvolto nell’ iter progettuale?
CSi, soprattutto nelle scelte fondamentali anche
se in realtà ho preferito lasciare molta carta
bianca e ho riposto fiducia nell’architetto e nelle
maestranze.
PSi identifica nel prodotto finale?
CDirei di sì: è quello che mi aspettavo. Una casa
di carattere, ma con il fascino dell’antico, dalle linee semplici e pulite. Il legno e i mattoni la
rendono calda e confortevole e si rivelano dei
materiali senza tempo, belli sempre. Inoltre sono
ad un passo dalla città, ma continuo a vivere in
un quartiere tranquillo e al quale sono legato.
P
C
Perché ha scelto un architetto?
Ho cercato qualcuno di adatto a questo tipo di
incarico, poiché ci tenevo molto. Ho scelto Massimo in particolare perché, come me, è cresciuto
a Fiera e lo conosco da una vita. Sapevo che per
un lavoro di restauro di questo tipo c’era bisogno
di una certa sensibilità, attenzione e preparazione. Tutte doti che sapevo di trovare in lui, come
professionista.
nato e cresciuto a Fiera
Progetti
intervista aL PROGETTISTA
Pièra
In che cosa la volontà del cliente si è fatta più sentire
rispetto all’esito finale del progetto?
ARCHITETTO
Il mio cliente è sempre entrato in punta di piedi nelle questioni compositive e formali, tanto più in quelle
tecniche e questo mi ha permesso di lavorare serenamente con una visione globale del progetto senza dover
penare su ogni minima scelta come molto spesso nel
nostro lavoro capita.
PCome giudica la mole di lavoro fatto per
la richiesta di approvazione “Piano Casa”?
AL’iter burocratico per ottenere tutti i permessi è
stato molto lungo e non privo di complicazioni.
L’edificio in questione, oltre ad avere un grado
di protezione, rientra per pochi metri anche nel
Parco del fiume Sile, quindi il progetto ha dovuto
avere più pareri favorevoli da più commissioni
per le quali preparare singoli fascicoli di documentazioni ognuno con criteri diversi e questo ha
allungato di molto le tempistiche per i permessi.
PCome si è trovato a confrontarsi con questo
genere di edificio?
A Questo è il primo lavoro che ho affrontato
e concluso da quando ho aperto il mio studio:
quindi all’inizio se dicessi che non ero per nulla
preoccupato di incontrare difficoltà nel gestire
un lavoro come questo, vista la mia inesperienza,
direi una bugia. Ogni volta che si interviene su un
manufatto già esistente la possibilità di intoppare
su una problematica non prevedibile è alta, dal
punto di vista compositivo, tecnico ed economico. Anche in questo caso la competenza delle
maestranze, la disponibilità (e la pazienza) del
committente sono fondamentali.
4
P
A
Quali linee-guida hanno influenzato le scelte
progettuali?
Un atteggiamento rispettoso verso la parte
esistente, rispettare la sua tipologia architettonica, non solo compositivamente ma anche nell’uso dei materiali, con la volontà di evidenziare, o
meglio di non nascondere, l’intervento volumetrico successivo, contemporaneo. Credo che
questo sia l’atteggiamento più onesto da tenere
confrontandosi con il passato.
P è soddisfatto del risultato finale?
A Mi capita ancora spesso di tornare in questa
casa, vista la sincera amicizia con il proprietario,
ogni volta mi guardo intorno e ripercorro mentalmente tutte le scelte che hanno richiesto questa
o quella soluzione, se quel dettaglio è riuscito
come volevo, se quel legno invecchia bene…
a volte sono rincuorato da me stesso e provo
soddisfazione nel vedere che le cose funzionano,
molte altre invece non faccio che ripetermi in
testa una frase di Scarpiana memoria “Dio mio.
Ho proprio sbagliato tutto.”
PIn che cosa la realizzazione si discosta
dall’idea iniziale?
ALa realizzazione dell’edificio è rimasta molto
vicina a quelle che erano le mie idee iniziali.
Ancora adesso mi capita di ritrovare in studio,
in mezzo alle carte, qualche foglio volante con
vecchi schizzi delle soluzioni esterne ma anche
dei dettagli dell’arredo e ogni volta mi sorprendo
nel vedere come la soluzione iniziale, anche se
riassunta in pochi segni di matita, si sia successivamente completata con la stessa coerenza.
3
Vista del volume
ampliato
2
Interno del volume
ampliato
3
“ancora adesso mi capita di ritrovare in
studio in mezzo alle carte qualche foglio
volante con vecchi schizzi delle soluzioni
esterne ma anche dei dettagli dell’arredo
e ogni volta mi sorprendo nel vedere come
la soluzione iniziale, anche se riassunta
in pochi segni di matita, si sia successivamente completata con la stessa coerenza”
40
– 41
Pièra
N°01 – 2015
Progetti
nato e cresciuto a Fiera
5
cucina
6
edificio prima
dell’intervento
(foto archivio
Galeotti)
7
pianta piano terra
e piano primo
5
6
7
L’edificio è inserito nel tessuto urbano dell’antico quartiere
di Porto di Fiera a Treviso, proprio davanti alla Chiesa di S.
Ambrogio, ed ha certamente subito, come il quartiere stesso,
diverse modifiche lungo il passare degli anni.
L’intervento ha comportato la ristrutturazione della
parte esistente integrandola con un piccolo ampliamento
reso possibile dal recupero volumetrico di una vecchia
superfetazione demolita nel lato del giardino interno e dal
piano casa all’epoca vigente.
L’ampliamento che completa la volumetria dell’edificio è
stato rivestito in doghe di legno nelle pareti verticali e anche
in falda per esaltarne la sua stereometria e per staccarsi in
maniera evidente da quella che è la porzione antica e già
esistente. Nel lato verso la piazza sono state aperte nuove
bucature pensate dall’interno per inquadrare la Chiesa di
fronte e migliorarne la vista.
Negli interni si è conservato quello che è stato possibile
recuperare delle vecchie travi in legno e della vecchia struttura
del tetto nascosta, ora riportata a vista. L’assetto tipologico
dell’edificio rispecchia la classica distribuzione delle case
contadine dell’epoca, con la scala centrale e una distribuzione
simmetrica degli ambienti, l’intervento ha conservato la
posizione del vano scale centrale e inserito simmetricamente
gli ambienti più importanti del piano terra.
Infine una cura particolare è stata riservata al giardino che
si apre in una corte tranquilla, lontana dalla vista dei passanti e
dalla piazza. È attraversato da un semplice percorso in ghiaino
lavato che porta direttamente all’ingresso e che lo divide in
due parti: una è dedicata alle erbe aromatiche e l’altra a libero
prato verde.
“Anche in questo caso la competenza
delle maestranze, la disponibilità
(e la pazienza) del committente
sono fondamentali”
42
– 43
Pièra
N°01 – 2015
Progetti
volumi sospesi
volumi sospesi
1
Architetto
Gianluca Pelloia
2
Progettista
Arch. Gianluca Pelloia
Data inizio lavori
settembre 2011
collaboratrice
Arch. Cristiana Zonta
Data fine lavori
novembre 2012
Luogo
Castelfranco Veneto (TV)
Dimensioni
intervento
175 mq
44
– 45
Pièra
N°01 – 2015
Progetti
volumi sospesi
4
L’edificio oggetto dell’intervento è ubicato in comune di
Castelfranco Veneto (TV), in una zona residenziale a ridosso
del centro storico, urbanizzata nei primi anni 60 e a bassa
densità. Il fabbricato è stato edificato nella metà degli anni
60, secondo il programma INA casa, ed è costituito da 2
piani, uno fuori terra su due diversi livelli e uno seminterrato
anch’esso sviluppato su due diversi livelli.
L’abitazione esistente presentava un’architettura sobria ed
elegante con spazi interni molto luminosi ma non adeguati alle
esigenze attuali.
Il progetto di ristrutturazione ed ampliamento dell’edificio
è stato redatto ai sensi della L.R. n° 14 del 08-07-2009 art.
2 comma 1 (piano Casa). Il nuovo intervento è ben leggibile
sia in pianta che in prospetto ed ha la caratteristica di essere
disassato rispetto all’edificio esistente e parallelo ai confini del
lotto. I nuovi volumi si evidenziano perchè “sospesi” da terra.
La rampa di acceso e le nuove strutture in cemento armato a
sbalzo hanno l’obbiettivo di dare al nuovo intervento un senso
di leggerezza e di rispetto per l’edificio esistente e per gli
spazi aperti. L’ampliamento ha comportato la realizzazione di
un nuovo porticato a sud, una piccola biblioteca a nord e un
nuovo locale di servizio.
Tutti i nuovi elementi architettonici, dai cancelli ai camini
esterni sono stati disegnati perseguendo il tema della
leggerezza e del distacco da terra. L’edificio ha una superficie
coperta di circa 175 mq e una volumetria urbanistica di
circa 680 mc. L’intervento ha riguardato la ristrutturazione
del corpo di fabbrica esistente con aumento dell’isolamento
termico perimetrale e la realizzazione dei nuovi volumi in
cemento armato. Tutti gli impianti sono di nuova realizzazione,
garantendo all’edificio l’ottenimento della classe energetica B.
3
intervista al COMMITTENTE
Pièra
Quali esigenze l’hanno spinta a fare questo intervento?
Committente
La casa esistente mi è piaciuta subito , per gli spazi molto ampi e luminosi e per un giardino molto ben
curato. Avere una casa singola con un giardino in una
zona centrale di Castelfranco è sempre stato un nostro
desiderio.
PIl “Piano Casa” è stato determinante
per la scelta?
CSicuramente, avevo la certezza di potere avere
alcuni locali per me indispensabili
P Quali necessità hanno generato il progetto?
CLa nostra passione per il giardino e per la lettura
ci ha portato a prevedere un nuovo portico e una
nuova piccola biblioteca, sempre nel rispetto del
giardino
PSi è sentito coinvolto nell’iter progettuale?
CSi, abbiamo avuto un ottimo rapporto con
il progettista.
PSi identifica nel prodotto finale?
CSi, siamo molto soddisfatti
P Perché ha scelto un architetto?
CAvevo bisogno di una persona di fiducia.
1
pagina precedente
scorcio del volume
in ampliamento
2
Pensilina di ingresso
3
edificio prima
dell’intervento
(foto archivio Pelloia)
4
Vista della biblioteca
vetrata
intervista aL PROGETTISTA
Pièra
In che cosa la volontà del cliente si è fatta più sentire
rispetto all’esito finale del progetto?
architetto
Sicuramente il rispetto del verde è stata una costante
e la sobrietà delle forme.
PCome giudica la mole di lavoro fatto per
la richiesta di approvazione “Piano Casa”?
AIn questo caso è stato tutto molto ordinario
senza alcun intoppo direi una mole di lavoro
standard e prevedibile .
PIn che cosa la realizzazione si discosta
dall’idea iniziale?
ADirei niente , ho avuto un rapporto di fiducia con
la committenza, le scelte sono state molto semplici e rapide.
PCome si è trovato a confrontarsi con questo
genere di edificio (se ristrutturazione)?
AA mio parere questa casa era già bella, molto
accogliente, dalle linee semplici e pulite, non è
stato difficile rapportasi.
P Quali linee-guida hanno influenzato le scelte
progettuali?
AIl rispetto dell’edificio esistente, la lettura del
nuovo intervento e la sospensione dei nuovi
volumi per una percezione più leggera e per un
rapporto più elegante con il giardino.
P è soddisfatto del risultato finale?
A Personalmente si.
46
– 47
Pièra
N°01 – 2015
5
Pianta piano
rialzato
Legenda
1
2
3
4
5
6
7
ingresso
cucina
soggiorno
biblioteca
camera
bagno
garage
Progetti
6
Vista complessiva
8
9
10 11 12 13 ufficio
vano tecnico
sauna palestra
taverna
portico
guardaroba
“Perché ha scelto
un architetto?”
5
“Avevo bisogno
di una persona
di fiducia”
13
5
6
5
6
6
o
a
nico
lestra
volumi sospesi
3
12
2
ba
4
1
1
2
3
4
5m
48
– 49
Pièra
N°01 – 2015
Progetti
nuovi spazi per l’abitare
Nuovi spazi
per l’abitare
Il fabbricato è situato in un lotto d’angolo.
La sagoma in pianta è quadrangolare, con corpo a “torretta”
spostato in avanti nel fronte principale. I prospetti sui lati
frontale (sud) e laterale (ovest) prospicienti le vie pubbliche,
sono decorati con elementi architettonici tipici, con fasce
marcapiano e contorni finestre in intonaco sagomato e
paramenti murari trattati parzialmente a fasce tipo bugnato.
Le finiture murarie sono in intonaco tradizionale lavorato
e così anche gli elementi caratteristici quali: basamento,
davanzali, fasce di contorno, lesene e marcapiani.
Il progetto prevede l’accorpamento dei volumi esistenti fuori
sagoma e l’aumento consentito della volumetria in un unico
volume di 2 piani fuori terra, posto nel retro del fabbricato, non
debordante dalla sagoma del fabbricato originario. è stato
previsto il mantenimento ed il restauro della facciata esistente
con le decorazioni, le tipologie e le finiture esterne originarie.
Il nuovo volume è caratterizzato da una muratura intonacata
e tinteggiata con colore leggermente più chiaro del fabbricato
originario. Per ridurre l’impatto geometrico, è stato scelto un
rivestimento in lamiera zinco-titanio sui lati nord ed est anche
con funzioni di protezione dalle acque meteoriche.
Verificato lo stato dimensionale e di manutenzione delle
strutture esistenti, si è proceduto alla sostituzione dei solai
con nuovi manufatti in latero cemento per il piano terra, 1°
e 2°, al fine di irrobustite il fabbricato e rispettare le norme
antisismiche, e nondimeno le dotazioni impiantistiche.
Per la copertura del fabbricato esistente è stato previsto
il rifacimento con strutture in legno, tavolati di finitura e
adeguata coibentazione. La copertura del nuovo volume, è
a terrazzo piano per evitare strutture a contatto con il corpo
principale esistente.
Architetto Moreno Carniato
Fotografie
Cristian Guizzo
Progettisti
Arch. Moreno Carniato
data Inizio lavori
Luglio 2010
Progettista
strutture
Ing. Francesco
Mazzocco
data Fine lavori
Novembre 2012
Progettista impianti
Ing. Vincenzo Conte
Luogo
Treviso
Dimensioni
Intervento
160 mq
50
– 51
Pièra
N°01 – 2015
Progetti
2
7
nuovi spazi per l’abitare
3
1
pagina precedente
ingresso principale
5
2
9
1
2
3
4
7
6
5
8
9
20
6
4
5
6
19
18
17
16
15
14
13
12
11
5
0
intervista al COMMITTENTE
Pièra
Quali esigenze l’hanno spinta a fare questo intervento?
Committente
Abitazione definitiva per la famiglia composta da due
genitori e tre figli.
PIl “Piano Casa” è stato determinante
per la scelta?
CSi, la possibilità di maggiore ampliamento
rispetto allo standard di zona è stata determinante per ottenere un migliore risultato.
P
C
Quali necessità hanno generato il progetto?
Prevalentemente l’esigenza di ricavare spazi per
le varie funzioni del vivere rapportati ai componenti della famiglia,in un organismo edilizio composito e ampliato rispetto all’esistente.
PSi è sentito coinvolto nell’iter progettuale?
CSi, le scelte sono state tutte condivise con
il Progettista.
PSi identifica nel prodotto finale?
CSi, il risultato corrisponde a quanto ci si era
prefissi di ottenere.
1
2
3
4
5
6
7
8
9
ingresso
cucina
soggiorno
studio
camera
bagno
garage
ufficio
vano tecnico
4
10
6
1
Legenda
6
5
3
2, 3
Pianta piano terra
e primo piano
2
4m
intervista aL PROGETTISTA
Pièra
In che cosa la volontà del cliente si è fatta più sentire
rispetto all’esito finale del progetto?
architetto
Le scelte sono state tutte condivise e il risultato finale
corrisponde alle ipotesi progettuali iniziali.
PCome giudica la mole di lavoro fatto per
la richiesta di approvazione “Piano Casa”?
ASolo un po’ più complicato di una normale
pratica edilizia.
PIn che cosa la realizzazione si discosta
dall’idea iniziale?
ALa realizzazione corrisponde all’idea iniziale.
PCome si è trovato a confrontarsi con questo
genere di edificio (se ristrutturazione)?
AStimolante la necessità di valorizzare l’esistente
(villino primi ‘900) con l’accostamento di un
ampliamento contemporaneo.
P Perché ha scelto un architetto?
C Per avere migliore qualità nell’intervento.
P Quali linee-guida hanno influenzato le scelte
progettuali?
AAdeguato recupero degli stilemi e dei caratteri
dell’esistente,contrapposto a tecniche ed immagine contemporanei per quanto riguarda l’ampliamento realizzato,per far coesistere i due diversi
aspetti dell’immobile in un unico organismo
architettonico.
P è soddisfatto del risultato finale?
ASi.
4
Percorsi esterni
52
– 53
Pièra
N°01 – 2015
5
Progetti
nuovi spazi per l’abitare
6
7
5
Vista del giardino
attiguo alla cucina
6
Lo spazio esterno
dell’ampliamento
7
vista notturna
intervento
8
edificio prima
dell’intervento
(foto archivio
Carniato)
8
54
– 55
Pièra
N°01 – 2015
nuova prospettiva
Progetti
Nuova
prospettiva
Architetto Roberto Svaldi
1
Fotografie
Cristian Guizzo
ProgettistA
Arch. Roberto Svaldi
Studio 32 architetti
e ingegneri associati
Progettista
strutture
Ing. Firminio Magaton
Studio 32 architetti
e ingegneri associati
PROGETTISTA IMPIANTI
Bruno Rossi
data Inizio lavori
gennaio 2011
data Fine lavori
maggio 2013
Luogo
Castelfranco Veneto (TV)
Dimensioni
Intervento
189 mq
L’intervento in oggetto è stato realizzato a Castelfranco
Veneto. L’esigenza della committenza era quella di aumentare
le dimensioni del locale principale dell’abitazione in modo
da rendere più comoda la vita di relazione, sia in ambito
famigliare che con gli amici. L’ampliamento ha quindi previsto
la realizzazione di un nuovo e ampio soggiorno collegato
alla sala da pranzo esistente e di un nuovo servizio igienico
adiacente. Per evitare il normale disagio legato in genere
all’esecuzione di un intervento edilizio, il progetto ha previsto la
realizzazione dell’opera esclusivamente con sistemi a secco. Eseguita una platea di basamento, si è provveduto quindi
all’installazione dei pilastri in acciaio e al montaggio della
copertura in legno. Successivamente sono state realizzate
le pareti perimetrali che sono composte da una struttura in
listelli di legno a tripla orditura sezione 50x50 mm, da una
lastra esterna di legno/cemento dello spessore di 5 cm e da
un tamponamento interno in doppia lastra di cartongesso.
L’intercapedine è stata interamente riempita di materiale
isolante. Le pareti sono state inoltre rivestite con un cappotto
in polistirene dello spessore di 14 cm e con un rivestimento
finale con intonachino silossanico ottenendo un valore finale
di trasmittanza pari a 0,09 W/m2 K. I serramenti esterni sono in
alluminio a taglio termico.
A lavori di ampliamento ultimati si è proceduto con
piccole demolizioni per il collegamento all’esistente. A
completamento è stato effettuato su quest’ultimo un intervento
di riqualificazione energetica ottenuta mediante la sostituzione
dei serramenti e l’isolamento delle pareti perimetrali. Da un
punto di vista compositivo si è cercato di creare un nuovo
volume utilizzando forme semplici, coordinando il fabbricato
esistente, in questo caso disposto tutto su un piano, con la
limitata superficie edificabile tipica per questi interventi in
cui dimensioni dei lotti e distanze da confini e fabbricati non
lasciano molto spazio per la definizione dell’ampliamento.
56
– 57
Pièra
N°01 – 2015
1
pagina precedente
Vista dell’intervento
dalla strada
2
Pianta
3
Vista d’angolo
dell’ampliamento
1
2
3
4
5
6
7
8
4
edificio prima
dell’intervento
(foto archivio
Svaldi)
Legenda
ingresso
cucina
soggiorno
disimpegno
camera
bagno
garage
ripostiglio
Progetti
nuova prospettiva
6
8
6
4
Pièra
Quali esigenze l’hanno spinta a fare questo intervento?
Committente
L’esigenza di migliorare le prestazioni energetiche del
fabbricato, la dotazione di servizi igienici e nello stesso
tempo creare un locale di soggiorno più ampio e confortevole.
5
3
4
7
5
8
1
2
1
2
3
4 5m
2
PIl “Piano Casa” è stato determinante
per la scelta?
CSi, perché nonostante avessimo comunque del
volume edificabile, ci ha permesso di avere una
riduzione degli oneri concessori pari al 60%. Oltre chiaramente alle detrazioni fiscali previste per
le ristrutturazioni e per la riqualificazione energetica dei fabbricati che ci hanno permesso, in
occasione dell’ampliamento, di intervenire contestualmente anche sul fabbricato esistente.
P
C
3
intervista al COMMITTENTE
Quali necessità hanno generato il progetto?
Migliorare il benessere abitativo creando degli
spazi più adatti ad un nucleo famigliare composto da tre persone adulte. Realizzare un locale
luminoso dove potersi dedicare, fra le altre cose,
ad uno degli hobby principali di famiglia: la
lettura.
PSi è sentito coinvolto nell’iter progettuale?
C Fin dall’inizio si è instaurato un dialogo con il
progettista molto fruttuoso che si è esteso sino
alla discussione degli aspetti costruttivi. Sotto
la guida dell’architetto abbiamo anche realizzato
una parte delle opere.
PSi identifica nel prodotto finale?
CDirei di si. I nuovi locali sono molto luminosi ed
è stato ottenuto un risultato coerente con i nostri
gusti, ossia uno stile contemporaneo ma nello
stesso tempo caldo e confortevole.
P
C
Perché ha scelto un architetto?
Perché ritengo che oltre agli aspetti prettamente
edilizi sappia cogliere anche il lato emozionale
legato ad una costruzione.
intervista aL PROGETTISTA
4
Pièra
In che cosa la volontà del cliente si è fatta più sentire
rispetto all’esito finale del progetto?
architetto
Nel dimensionamento e nella dotazione degli spazi;
in tutti gli altri aspetti, comprese le finiture, il cliente
si è lasciato abbastanza guidare, cosa certamente
non comune.
PCome giudica la mole di lavoro fatto per
la richiesta di approvazione “Piano Casa”?
ASicuramente eccessiva. Sebbene le richieste
per gli ampliamenti cosiddetti “Piano Casa” non
siano sottoposte ad un completo iter di approvazione, ma si concretizzano con una denuncia
di inizio attività, la documentazione da produrre
è la stessa di un intervento molto più importante. Nel caso specifico tutto sommato la mole
di lavoro legata agli aspetti burocratici è stata
contenuta, ma ritengo rappresenti un’eccezione. Nella prevalenza di interventi simili, il lavoro
effettuato per il ritiro di pareri preliminari da parte
di vari Enti da allegare alla DIA, oltre alle pratiche
per indagini geologiche, per le terre e rocce da
scavo, per le linee vita, per le autorizzazioni allo
scarico fognario, ecc., senza tralasciare l’attività
legata alla gestione della sicurezza del cantiere,
rappresentano un fardello che in piccoli interventi
edilizi sbilancia il peso economico dell’attività
professionale rispetto a quello della costruzione
in maniera difficilmente comprensibile da parte
delle committenze.
PIn che cosa la realizzazione si discosta
dall’idea iniziale?
AIl costruito, grazie alla committenza, è
perfettamente corrispondente dell’idea iniziale.
PCome si è trovato a confrontarsi con questo
genere di edificio (se ristrutturazione)?
ALa problematica legata agli edifici che si
sviluppano in orizzontale è la superficie coperta.
In genere questa occupa la prevalenza del lotto
e gli spazi di intervento risultano limitati. Per non
alterare l’integrità del fabbricato non si poteva
ampliare in altezza; considerati i vincoli connessi
alle distanze è emersa una superficie irregolare
a cui dare una forma architettonica coerente con
l’esistente non è stato semplice.
P Quali linee-guida hanno influenzato le scelte
progettuali?
ALe esigenze dei proprietari erano quelle di
ampliare gli spazi di relazione della casa e di incrementare i servizi, considerando delle tecnologie costruttive che permettessero di ottenere alti
standards energetici, di limitare il disagio legato
ai lavori di ampliamento e di permettere ai committenti, seppur in parte, di impegnarsi nell’autocostruzione, in modo da poter ridurre i costi.
Quest’ultimo aspetto è stato attuato nelle pareti,
interamente realizzate a secco dai proprietari.
P è soddisfatto del risultato finale?
ASicuramente.
58
– 59
Pièra
N°01 – 2015
4
4
Vista interna angolo
soggiorno
5
Vista dell’ampliamento
“Realizzare un locale luminoso dove
potersi dedicare, fra le altre cose,
ad uno degli hobby principali
di famiglia: la lettura.”
Progetti
nuova prospettiva
5
60
– 61
Pièra
N°01 – 2015
Progetti
anni
sessanta
anni sessanta
intervista aL COMMITTENTE
Pièra
Quali esigenze l’hanno spinta a fare questo intervento?
committente
Quando abbiamo deciso di ristrutturare casa io e i miei
genitori dovevamo rispondere ad una necessità di ricavare una nuova unità abitativa al piano terra utilizzando
gli spazi a deposito e magazzino non più utilizzati da
mio padre.
P Quali necessità hanno generato il progetto?
CI miei genitori sentivano la necessità, legata alla
loro età, di avere un alloggio al piano terra a
diretto contatto con il giardino e l’orto, e io allo
stesso tempo avevo bisogno di uno spazio mio,
indipendente da loro.
Architetto
Stefano Zara
PSi è sentito coinvolto nell’ iter progettuale?
CSì, in quanto le esigenze richieste inizialmente
hanno poi trovato risposta negli incontri preparatori del progetto. Le soluzioni formali esterne
mi trovavano titubante, in quanto non ero abituato ad a linguaggio architettonico puro, privo
di decorazioni e fronzoli, certamente diverso da
quello in voga allora, ma nel tempo ho imparato
ad apprezzarle.
PSi identifica nel prodotto finale?
COgni tanto si ferma qualcuno e mi chiede se può
fotografare la mia casa.
Devo dire che visti gli anni trascorsi dalla realizzazione questo mi fa piacere. Mi rammarico di
non aver potuto completare l’intervento nella sua
globalità intervenendo anche sui fronti a nord
come da previsioni progettuali, ma le risorse economiche disponibili al momento non mi permettevano di fare altrimenti.
P Perché ha scelto un architetto?
CCercavo una persona giovane con delle idee
nuove. Conoscevo Stefano neolaureato e parlando con lui mi ha prospettato un’architettura e
delle soluzioni spaziali diverse da quelle consuete. Mi sono affidato a lui e sono contento della
mia scelta.
Progettista
Arch. Stefano Zara
Luogo
Pieve di Soligo (TV)
Progettista
strutture
Ing. Enrico Casagrande
Dimensioni
intervento
283 mq
Progettista impianti
Ing. Alberto Candiello
Fotografo
Federico Covre
Data progetto
novembre 1995
Data inizio lavori
settembre 1996
Data fine lavori
agosto 2000
1
Pagina precedente
schizzo di progetto
intervista aL PROGETTISTA
Pièra
In che cosa la volontà del cliente si è fatta più sentire
rispetto all’esito finale del progetto?
ARCHITETTO
Le esigenze della committenza erano chiare fin
dall’inizio e ciò ha permesso che l’esito finale del progetto raggiungesse il soddisfacimento di entrambi:
una nuova immagine di casa in risposta a diverse esigenze funzionali.
PIn che cosa la realizzazione si discosta
dall’idea iniziale?
ALa realizzazione si discosta dall’idea iniziale in
quanto incompleta. L’unità formale prevista nel
progetto è stata solo parzialmente conseguita,
privilegiando nei lavori effettuati fronti dell’edificio
più visibili dalla strada (sud ed ovest) e tralasciando gli altri prospetti per poter contenere la spesa.
Tuttavia tali interventi possono tutt’ora essere
realizzati senza interferire con l’esistente.
PCome si è trovato a confrontarsi con questo
genere di edificio?
AI vincoli strutturali e normativi non sono stati
considerati dei limiti, ma stimoli per la ricerca di
soluzioni formali, strutturali ed impiantistiche che
si integrassero con l’edificio esistente riqualificandolo.
P Quali linee-guida hanno influenzato le scelte
progettuali?
ADare un’identità formale ad un edificio
anonimo; leggere nella geometria della struttura
gli elementi progettuali; intervenire sull’esistente
con l’aggiunta di elementi strutturalmente autonomi; favorire l’apertura degli spazi interni verso
il giardino esterno; progettare un intervento che
potesse essere realizzato per fasi funzionali,
compatibili con le disponibilità economiche del
committente.
P è soddisfatto del risultato finale?
ASono particolarmente legato a questa mia
opera prima. Ogni volta che passo per la strada
e guardo l’intervento, l’occhio trova riposo su
quellafacciata, per poi scivolare sulla struttura
leggera e scorrere lungo la siepe. A distanza di
vent’anni dall’ideazione, sono ancora soddisfatto
del rapporto che l’edificio instaura con l’intorno che nel frattempo si è modificato a seguito
dell’edificazione dei lotti limitrofi. Un’architettura
silenziosa senza tempo, dove il gioco delle luci e
delle ombre sui pieni e sui vuoti rafforza le linee
geometriche della facciata.
Gli spazi interni si sono dimostrati appropriati alle
esigenze dei committenti che nel corso degli anni
sono mutate a seguito della perdita di un genitore, per la necessità di una badante e infine per
62
– 63
Pièra
N°01 – 2015
l’arrivo dei figli. Mi auspico che fra qualche anno,
una riqualificazione energetica mediante un
semplice intervento nell’involucro esterno, in aggiunta a quelli fatti sugli impianti (solare termico e
impianto fotovoltaico), farà in modo che l’edificio
possa rispondere agli stessi standard normativi
previsti per le nuove edificazioni completando al
contempo il progetto iniziale.
Progetti
anni sessanta
Una casa isolata unifamiliare costruita nel 1964 nella
campagna veneta (nella tipologia molto diffusa in quegli
anni), diventa oggetto di riqualificazione nel 1995,
ripensandone l’utilizzo e la distribuzione degli spazi, per
ricavarne la seconda unità immobiliare destinata al figlio.
Originariamente la casa aveva al piano terra i locali di
servizio e un piccolo laboratorio artigianale, mentre al piano
primo l’abitazione. Negli anni 80 il piano terra è stato oggetto
di ampliamento nella zona a nord per ricavarne dei garages.
Con il passare del tempo, i proprietari sempre più anziani
sentono l’esigenza di spostare al piano terra la propria
abitazione e di lasciare al figlio il piano superiore.
Il progetto affronta il tema dell’accessibilità ed
indipendenza delle due unità abitative che hanno in comune
al piano terra una parte dei servizi. Il progetto attraverso
la razionalizzazione e ottimizzazione degli spazi interni,
trasforma il generoso corridoio centrale nell’elemento di
estensione ed unione della cucina e del soggiorno.
Una nuova scala interna, oltre ad assicurare il collegamento
tra i piani, costituisce un vero e proprio spazio filtro dal
quale si può accedere sia alle abitazioni che alle parti
comuni. All’esterno, un’architettura di facciata riprende la
tripartizione della pianta e disegna il giardino prospiciente
alzandolo a livello strada nell’area d’ingresso principale.
La vasca d’acqua concepita come elemento ornamentale
e di svago, accoglie il visitatore indirizzandolo ai rispettivi
ingressi. Sul lato ovest una comoda terrazza, estensione
della zona pranzo interna, dialoga con gli alberi che
costeggiano il prospiciente torrente Ruio.
“Dare un’identità formale
ad un edificio anonimo;
leggere nella geometria
della struttura gli elementi progettuali;
intervenire sull’esistente
con l’aggiunta di elementi
strutturalmente autonomi;
progettare un intervento
che potesse essere realizzato per fasi funzionali,
compatibili con le disponibilità economiche del
committente”
2
3
2
Prospetto sud
Risultato di uno studio
sui rapporti proporzionali
3
Edificio prima
dell’intervento
(foto archivio Zara)
4
66
– 67
Pièra
N°01 – 2015
Progetti
5
anni sessanta
4
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Vista dalla strada
Rapporto con il lotto
minimo e l’intorno
5
Pianta piano terra
e piano primo
6
prospetto ovest
Il terrazzo affacciato
sul verde
7
vista della piscina
Ricavata nel dislivello
tra strada e giardino
0
6
1
2
3m
7
68
– 69
Pièra
N°01 – 2015
una casa
per due
architetti
sbsa / sandri smaniotto
architetti associati
Progetti
una casa per due architetti
intervista aL COMMITTENTE
1
Pièra
Quali esigenze l’hanno spinta a fare questo intervento?
COMMITTENTE
Cercavo una casa di vacanza in montagna da sfruttare
sia in estate che in inverno, qualcosa da ristrutturare
che non fosse a più di due ore di strada, con un bel
panorama, non troppo lontano dagli impianti sciistici
e facilmente raggiungibile. La nostra ricerca è durata
circa un paio d’anni, poi con un po’ di fortuna abbiamo
trovato questo tabià, in una posizione panoramica e
dalle dimensioni ideali per un’abitazione singola, un po’
isolata ma anche in prossimità del centro abitato.
P Quali necessità hanno generato il progetto?
CNon avevo esigenze particolari: volevo la possibilità
di poter ospitare amici e parenti, quindi l’opzione di
spazi fluidi e multifunzionali rispondevano a questa
necessità. Dal punto di vista tipologico, abbiamo
cercato di ottimizzare gli spazi eliminando corridoi
e distribuzione. Anche l’aspetto pratico e funzionale
è stato preso in considerazione: la stanza posta
sotto la zona di ingresso con accesso anche dall’esterno offre la possibilità di disporre di ripostiglio
per gli scii e le attrezzature sportive.
1
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vista del dettaglio
della copertura
2
edificio prima
dell’intervento
(foto archivio
Sandri Smaniotto)
Progettisti
sbsa
Sandri Barbara
Smaniotto Andrea
Architetti Associati
Progettista
strutture
Studio Associato
Cappeller Artuso
progettista impianti
P.I. Devis Rodighiero
Data inizio lavori
aprile 2012
Data fine lavori
giugno 2013
Luogo
Canale d’Agordo (BL)
Dimensioni
intervento
130 mq
Autore articolo
Barbara Sandri
Fotografo
Renato Gianturco
PCome si è trovato a confrontarsi con questo
genere di edificio (se ristrutturazione)?
AIl tabià è un edificio molto particolare e
caratteristico, con specificità tipologiche e costruttive proprie: per poter comprendere bene
come funzionava l’insieme delle strutture è stato
fondamentale fare un accurato rilievo, la restituzione tramite un modello 3D e infine un plastico
a grande scala per la definizione dei dettagli costruttivi. È stato anche importante documentarci
su questi manufatti prima di iniziare a progettare:
un bel libro dell’arch. Edoardo Gellner, comprato
molti anni prima, è stata la base di partenza.
intervista aL PROGETTISTA
Pièra
In che cosa la realizzazione si discosta dall’idea iniziale?
architetto
L’immagine che avevamo inizialmente dell’edificio non è
cambiata molto con la realizzazione: volevamo ricreare
l’atmosfera originale del tavolato un po’ sconnesso e
mantenere intellegibile il sistema costruttivo del tabià e
ci pare di essere riusciti nell’intento. Nell’iter progettuale
alcuni elementi sono andati modificandosi: le vetrate
erano state pensate inizialmente come una pelle interna al “castello” centrale, poi però abbiamo capito che
sarebbe stato più in sintonia con la logica costruttiva
porle all’interno delle specchiature del sistema travi/
pilastri; anche la zona di ingresso è un po’ cambiata
rispetto al progetto iniziale, dato che é stata eliminata
una superfetazione posta sul lato est e abbiamo dovuto
riconfigurare questa parte di tabià aggiungendo il lato di
ballatoio che mancava.
2
P Quali linee-guida hanno influenzato le scelte
progettuali?
AAbbiamo trovato abbastanza utile un
trattato finanziato dalla Regione Veneto denominato “Alp City, Linee-guida per il recupero dei
tabià”. Dato che il recupero di questi edifici con
la trasformazione in uso abitativo è una pratica
abbastanza recente, abbiamo cercato di mettere
a fuoco alcuni punti importanti per non stravolgere il manufatto originario: non rendere la struttura
originaria una mera decorazione, ma farla partecipare dal punto di vista strutturale; fare attenzione ai paramenti esterni (il tavolato dei rivestimenti
esterni è stato integrato con tavole di nuova fornitura lasciate esposte alle intemperie per un po’ di
tempo perché assumessero una patina e fossero
più integrate con quelle di recupero, mentre per
i tamponamenti di pietra del piano interrato abbiamo cercato che fossero quanto mai più vicini
alla muratura a secco originaria, con l’impiego e
il recupero di tutte le pietre presenti); sfruttare le
nuove pareti per far passare gli impianti evitando di fare un solaio tradizionale ma usando un
pannello xlam rivestito su entrambi i lati e collaborante con le strutture per contenere le altezze;
impiegare materiali costruttivi del posto e finiture naturali; infine fare particolare attenzione ai
dettagli del tetto che normalmente tradiscono un
intervento di ristrutturazione per via dell’aumento
della sezione per far posto alla coibentazione
termica.
P è soddisfatto del risultato finale?
ASicuramente possiamo dirci soddisfatti: pur
avendo mantenuto l’aspetto originario del tabià sia
esternamente che internamente e la sua idea tipologica/strutturale, con l’introduzione delle ampie
vetrate abbiamo innestato un dialogo inedito tra
l’edificio e il suo contesto naturale. Abbiamo anche
ricevuto dei feedback positivi dalle persone che
frequentano la zona, dato che da questo borgo
partono molte passeggiate: abbiamo notato che
l’edificio suscita spesso l’interesse degli escursionisti che si fermano ad osservare incuriositi.
una casa per due architetti
3
4
3
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dettaglio del sistema
costruttivo “a telaio”
dei ballatoi
4/5
il sistema scuri
chiusi/ scuri aperti
sul lato sud
6
pagina successiva
dettaglio dell’ingresso
5
74
– 75
Pièra
N°01 – 2015
Progetti
una casa per due architetti
7
L’edificio originario è un manufatto edilizio costruito all’inizio
del XX secolo con funzione di stalla e fienile tipico di queste
zone alpine denominato Tabià. La tipologia strutturale è del
tipo “a telaio”. Sito su un terreno in pendenza, il fabbricato
ha un basamento parzialmente interrato costituito da pareti
in pietrame.
Il tabià è stato smontato e rimontato mantenendo la stessa
tipologia strutturale e costruttiva, dove travi e pilastri lignei
sono stati puliti e riutilizzati con integrazione di alcuni elementi
di recupero per mantenere una certa uniformità cromatica.
Il basamento invece ha un’ossatura metallica con
tamponamenti in laterizio rivestiti all’esterno con una
controparete in pietra posata con poca malta di allettamento.
Per mantenere la specificità del manufatto originario si è
evitato di trasformare tutti i tamponamenti lignei in pareti
cieche: quella permeabilità alla luce che dava il tavolato
leggermente discostato delle facciate rivolte a sud ora è
garantito da un sistema infisso/scuro apribile dove le assi
degli scuri ripropongono queste spaziature. Le pareti vetrate
propongono un nuovo dialogo con l’intorno.
A livello tipologico, viste le dimensioni ridotte del
manufatto, si è scelto di avere un unico grande ambiente per
ogni livello, mentre scale, locali tecnici ed accessori sono stati
posti tra il castello centrale e le pareti cieche di nord. Alcune
superfetazioni sono state eliminate e al livello seminterrato è
stata data una nuova geometria con la stanza che si prolunga
al di sotto della pavimentazione di ingresso.
La copertura è stata completamente rifatta mantenendo
inalterato l’aspetto esterno: pur essendo un tetto ventilato,
ciò che è a vista sono solo i travetti che reggono il tavolato
in legno e il rivestimento metallico. Tutti gli elementi lignei
(strutturali e di rivestimento) sono in legno di larice massiccio.
Per la parti in pietra esterne è stato riutilizzato tutto il pietrame
originario in porfido tranciato; per l’interno, sono state usate
lastre di pietra dolomia.
8
9
7
vista di dettaglio
della scala in pietra
che porta al piano
interrato
8
il sottotetto con
il sistema dei letti
integrati
9
il soggiorno
con gli scuri
aperti
76
– 77
Pièra
N°01 – 2015
Progetti
da opificio a residenza
da opificio
a residenza
Architetti Martina Cafaro
e Carlo Zavan
2
1
con amaca architetti
associati
Progettisti
architetti Martina Cafaro
e Carlo Zavan
con amaca architetti
associati
Progettista
impianti
Ing. Stefano Melato
Data inizio lavori
febbraio 2007
Data fine lavori
novembre 2007
Luogo
Treviso
Dimensioni
intervento
288,50 mq.
Fotografo
Marco Zanta
1
La Legatoria
negli anni 20
2
volume dello studio
78
– 79
Pièra
N°01 – 2015
Progetti
PIANTA
legenda
1
2
3
4
5
6
ingresso principale
dalla strada
ingresso dal cortile a sud
soggiorno
pranzo e accesso
dal giardino
cucina
guardaroba /
ripostiglio
7
8
9
10
11
12
13
14
15
bagno
lavanderia
camere da letto
disimpegno
camera padronale
cabina armadio
studio
loggia verso il cortile
locale tecnico
7
15
12
9
11
9
10
7
2
14
7
13
9
7
1
6
8
4
intervista aL COMMITTENTE
intervista aL PROGETTISTA
Pièra
Quali esigenze l’hanno spinta a fare questo intervento?
COMMITTENTE
Con mia moglie Marzia eravamo alla ricerca di una casa
più grande e l’occasione si è presentata quando si è
liberato un locale sottostante all’abitazione originaria
appartenente alla mia famiglia e destinato negli ultimi
anni ad uso direzionale. Il locale originariamente era
adibito, a partire dagli anni 20, a reparto di legatoria e
confezione di edizioni all’interno delle Industrie Poligrafiche Luigi Zoppelli, che vedevano invece la produzione
di stampa industriale all’interno delle mura cittadine.
Pièra
In che cosa la volontà del cliente si è fatta più sentire
rispetto all’esito finale del progetto?
architetto
Direi che è stato un percorso condiviso, nel tentativo di
mantenere intatto il carattere unico di tale spazio, introducendo però elementi che “parlassero” della comune
passione per i libri e per l’arte.
P Quali necessità hanno generato il progetto?
CDisponevo di un “contenitore” vuoto, rettangolare,
di dimensioni 30 x10 mt., caratterizzato dall’infilata centrale di 7 colonne in ghisa alte 4 metri.
Insieme all’architetto si è sentita la necessità di
adattare e suddividere l’ampio spazio alla nuova
funzione abitativa, valorizzando però i caratteri
principali del vecchio opificio.
Una delle esigenze principali era quella di mantenere la luce naturale proveniente dalle grandi
finestre, per la maggior parte esposte a nord,
considerando che l’illuminazione interna era condizionata dalla opposta parete cieca che delimita
il lato a sud della casa, lungo circa 40 mt.
PSi è sentito coinvolto nell’ iter progettuale?
CSì, con l’architetto ho potuto valutare due
soluzioni alternative di distribuzione degli spazi
interni in relazione al rapporto con quelli esterni,
costituiti dal giardino sul fronte ad ovest e dal
cortile posto a sud.
Di comune accordo si è deciso quindi di affacciare la zona notte verso l’ingresso a sud, caratterizzato da maggiore tranquillità rispetto alla
parte rivolta verso la strada.
PSi identifica nel prodotto finale?
CAssolutamente si, perchè la realizzazione è stata
l’occasione per riservare alcuni spazi a due delle
miei passioni, ovvero la raccolta di libri e le arti
figurative, che trovano collocazione nelle mensole e nelle ampie pareti scandite dal ritmo delle
colonne.
5
3
da opificio a residenza
P
C
Perché ha scelto un architetto?
Perché, ahimè tutti i migliori geometri erano
impegnati... a parte gli scherzi, sentivo il peso di
aver ricevuto in consegna uno spazio legato alla
tradizione famigliare, e quindi di fronte al rischio
di non valorizzarlo e recuperarlo adeguatamente
attraverso il cambio d’uso,
ho sentito la necessità di avvalermi di Carlo e
Martina che hanno saputo dar forma alle mie
aspettative.
PIn che cosa la realizzazione si discosta
dall’idea iniziale?
ALa realizzazione non si discosta in modo sostanziale dalla idea iniziale, anche perché nella
fase preliminare si era cercato, attraverso diverse
ipotesi, di verificare tutte le possbilità.
Alla fine erano rimaste due soluzioni entrambe
valide, e grazie al confronto con il cliente è stato
possibile sceglierne una, quella che risolve in
modo più convincente il rapporto tra spazi interni
e gli spazi esterni.
PCome si è trovato a confrontarsi con questo
genere di edificio?
AA Treviso non esistono molti spazi industriali dei
primi anni del ‘900 con elementi di pregio come
questo e soprattutto con tali dimensioni e proporzioni interne.
L’intervento non era semplice, perché gran parte
delle ampie finestre sono rivolte a nord, mentre
verso sud lo spazio è delimitato da un lungo
muro con poche aperture e la luce che penetra è
in realtà filtrata dal grande loggiato.
Inoltre il cantiere ha dovuto confrontarsi con la
compresenza di altre proprietà e famiglie all’interno del medesimo edificio.
P
A
Quali linee-guida hanno influenzato le scelte
progettuali?
Preservare la lettura unitaria dell’ampio spazio
industriale originario attraverso l’introduzione
di volumi più bassi che permettessero la lettura
della successione delle 7 colonne in ghisa; la
suddivisione tra zona notte e zona giorno che
non fosse solo funzionale ma anche portatrice di
diversi gradi di privacy (genitori/figli/amici) e di
relazioni specifiche con i differenti ambiti esterni (ingresso dalla strada, il giardino ad ovest, il
cortile di accesso a sud); articolare la zona notte
in modo che si aprisse verso lo spazio comune,
una piazza interna che comunica con il loggiato
esterno; attraverso la nuova suddivisione dare
spazio alle passioni del cliente per i libri e l’arte.
P è soddisfatto del risultato finale?
ALa soddisfazione mia e del cliente è evidente
ogni qualvolta ho l’occasione di visitare la casa,
perché prima di tutto è una casa vissuta, dove
l’interazione tra i flussi quotidiani di bambini, amici, parenti e l’articolazione degli spazi domestici
dimostrano la validità delle scelte distributive fatte.
Il recupero di una legatoria dei primi del Novecento a Treviso
diventa l’occasione per realizzare un loft residenziale per una
famiglia di 5 persone. Si tratta di uno spazio rettangolare
di 29,50 m per 9,50 m per un’altezza di 4 m caratterizzato
dall’allineamento di sette colonne in ghisa, significativo
elemento strutturale e compositivo.
L’intento progettuale, condiviso con il cliente, è stato
quello di rispettare i caratteri e le proporzioni del volume
originale, tipicamente industriali, valorizzandone gli spazi
e le altezze. Gli ambiti della zona notte, dei servizi e della
cucina vengono aggiunti all’interno dell’involucro esistente
denunciandone il distacco volumetrico e materico; due
zone più ampie caratterizzano gli spazi a giorno rivolti verso il
giardino e il cortile a sud e vengono collegati da una galleria
articolata dalla scansione delle colonne.
80
– 81
Pièra
N°01 – 2015
3
Progetti
da opificio a residenza
82
– 83
Pièra
N°01 – 2015
Progetti
L’abitazione gode di un accesso principale lungo la strada,
di un altro sul lato sud accessibile da un loggiato e dal cortile
carrabile, nonché dell’affaccio verso il giardino sul fronte ovest.
Per le esigenze della famiglia era indispensabile riflettere sul
concetto di privacy, ma anche pensare a spazi di relazione
sufficientemente ampi e articolati per permettere di godere
della introversione della casa rispetto alle strade che la
delimitano, e ai figli di giocare liberamente.
Gli spazi privati e di servizio della casa sono ricavati
in volumi autonomi, di altezza più bassa, delle “scatole
funzionali“ che oltre a definire il nuovo carattere dell’abitazione
permettono di esaltarne l’originaria dimensione e funzionalità
produttiva. La parte superiore dei volumi è costituita da una
lanterna in vetro, che permette alla luce naturale di entrare
di giorno, mentre la sera crea interessanti giochi di luce
artificiale. Nella parte ad ovest le zone pranzo e soggiorno
costituiscono un unico grande spazio, soltanto differenziato da
un lieve dislivello, e occupano la testa del volume che affaccia
sul giardino, godendo di tutta l’altezza del volume originario e
delle grandi finestre ad arco ribassato.
L’uso di lastre in gesso ha permesso particolari
sagomature laddove il nuovo volume si accosta a quello
esistente; differenziandosi per trattamento delle superfici,
quelle nuove sono finite ad intonachino con polvere di marmo,
le zone d’ombra dei soffitti rientranti creano l’illusione di un
grande contenitore unico.
Dal punto di vista energetico, una pompa di calore
geotermica alimenta un impianto radiante di riscaldamento e
raffrescamento a pavimento con sistema di deumidificazione,
mentre l’accumulatore beneficia del contributo di pannelli
solari in copertura.
3
pagina precedente
Volume della cucina
visto dal soggiorno
4
Lato nord di ingresso
5
Accesso alle camere
da opificio a residenza
“Preservare la lettura unitaria
dell’ampio spazio industriale
originario attraverso l’introduzione
di volumi più bassi che permettessero
la lettura della successione delle 7
colonne in ghisa;
attraverso la nuova suddivisione
dare spazio alle passioni del
cliente per i libri e l’arte”
4
5
84
– 85
Pièra
N°01 – 2015
Progetti
vicine nel paesaggio
vicine
nel paesaggio
Il progetto riguarda la realizzazione di una piccola unità
abitativa in zona agricola, ad un piano fuoriterra, con tetto a
due falde in prossimità di un edificio esistente. Quest’ultimo,
su cui è stato calcolato il volume in ampliamento ai sensi della
L.R. 14/2009 – “Piano casa”, è un edificio rurale dei primi anni
del 900, di un certo pregio. L’ amministrazione comunale ha
accettato l’idea di una edificazione indipendente e non attigua
all’edificio esistente, proprio per non intaccarne l’originalità. Il
lotto, con una superficie pari a circa 6000 mq, è caratterizzato
dalla presenza di un fitto bosco di quercioli, e da un grande
campo incolto.
Il nuovo edificio è stato collocato tra il boschetto e il
campo libero, lungo l’asse est -ovest, quasi a creare una linea
di confine tra i due spazi. All’interno, gli affacci godono di due
paesaggi completamente diversi: il bosco a nord, con una luce
filtrata dai rami e dalle foglie e il prato a sud , in pieno sole.
La distribuzione interna è caratterizzata da una serie di stanze
in sequenza, dato che l’edificio ha un solo piano fuoriterra.
L’ingresso è posto a nord, in posizione centrale rispetto alla
lunghezza della casa, in prossimità di un piccolo volume
esterno, foderato in doghe di legno naturale, dove sono stati
collocati tutti gli impianti (vano tecnico). La facciata a sud ,
su cui si affacciano le grandi finestrature, è caratterizzata da
un ampio sporto continuo, a protezione dalle intemperie e dai
raggi solari. Attorno all’edificio è stata realizzata una pedana ,
in doghe di legno naturale.
La struttura portante è stata realizzata con pannelli
prefabbricati in legno (X - lam) rivestiti da un cappotto esterno
di 14 cm, e da una rifodera isolata in cartongesso all’interno.
I colori dei paramenti murari esterni e del manto di copertura
in coppi, ripropongono la tonalità della terra trovata nel luogo,
durante gli scavi per la fondazione. I serramenti sono in
acciaio verniciato di colore nero. L’edificio è dotato di impianto
fotovoltaico, installato sulla falda sud del tetto.
1
Architetto Paola Rossi
Progettista
Arch. Paola Rossi
data Inizio lavori
luglio 2012
paesaggista
Laura Cocchis
data Fine lavori
dicembre 2012
Progettista
strutture
Ing. Carlo Tormena
Luogo
Treviso Sud
fotografie
Cristian Guizzo
Dimensioni
Intervento
136 mq
1
prospetto nord
86
– 87
Pièra
N°01 – 2015
2
Progetti
vicine nel paesaggio
88
– 89
Pièra
N°01 – 2015
Progetti
vicine nel paesaggio
intervista al COMMITTENTE
Pièra
Quali esigenze l’hanno spinta a fare questo intervento?
Committente
La necessità di realizzare una nuova unità abitativa,
separata dall’edificio esistente in cui vivevo.
3
PIl “Piano Casa” è stato determinante
per la scelta?
CSi, senza questa legge non avrei potuto
edificare nulla.
P Quali necessità hanno generato il progetto?
CLa necessità di avere un’abitazione più razionale,
sia dal punto di vista distributivo, che dal punto di
vista dei consumi di gestione.
PSi è sentito coinvolto nell’iter progettuale?
CAssolutamente si. Ho partecipato a tutte le
scelte progettuali, in accordo con l’architetto.
PSi identifica nel prodotto finale?
CSi, avendo approvato tutte le scelte progettuali.
P
C
Perché ha scelto un architetto?
Perchè ritengo sia una figura professionale
essenziale per la buona riuscita di un progetto
architettonico di qualità. Naturalmente bisogna
scegliere l’architetto giusto, in sintonia con il proprio sentire e con il proprio concetto di “abitare”.
4
intervista aL PROGETTISTA
Pièra
In che cosa la volontà del cliente si è fatta più sentire
rispetto all’esito finale del progetto?
architetto
Essendo la cliente una paesaggista, è stata posta particolare attenzione al luogo , alla posizione giusta in cui
edificare l’edificio, per realizzare qualcosa che non risultasse estraneo al contesto naturalistico di particolare
pregio. La scelta di realizzare un’architettura semplice e
lineare, direi quasi elementare , con colori e materiali
di tonalità naturali, deriva dalla volontà di realizzare
un edificio “non protagonista”, perfettamente inserito
nel contesto.
PCome giudica la mole di lavoro fatto per
la richiesta di approvazione “Piano Casa”?
ALa mole di lavoro per la richiesta di approvazione
di un progetto attraverso il “Piano casa” è pari
a quella prevista per una pratica di denuncia
inizio attività o di un permesso di costruire per
una nuova costruzione; pertanto l’impegno risulta
simile alle pratiche che si svolgono abitualmente,
sia in termini di tempo che in termini di operatività.
PIn che cosa la realizzazione si discosta
dall’idea iniziale?
AIn niente: la realizzazione è assolutamente fedele
a quanto immaginato. L’architettura è talmente
semplice che non ci sono state “sorprese”, la
fase di costruzione è durata 6 mesi.
P Quali linee-guida hanno influenzato le scelte
progettuali?
ALe linee guida sono, come sempre, la razionalità,
la semplicità dei volumi , il non fare nulla di più di
quello che serve, il togliere piuttosto che aggiungere.
P è soddisfatto del risultato finale?
ASi molto. Credo che sia il primo intervento che
realizzo in cui il risultato finale corrisponde perfettamente a quanto immaginato in fase progettuale.
5
B
6
A
2
PAGINA PRECEDENTE
prospetto sud
3
vista sud ovest
4
vista del soggiorno
5
planimetria
A – edificio esistente
B – nuovo edificio
6
edificio esistente
(foto archivio
Rossi)
90
– 91
Pièra
N°01 – 2015
Progetti
vicine nel paesaggio
9
7
8
“il togliere piuttosto che aggiungere”
7
particolare prospetto
nord
8
vista del soggiorno
9
prospetto est
92
– 93
Pièra
N°01 – 2015
Progetti
vivere in centro
vivere
in centro
1
intervista al COMMITTENTE
Pièra
Quali esigenze l’hanno spinta a fare questo intervento?
Committente
L’esigenza della nostra famiglia di avere un’abitazione
più vicina al centro della città e che rispondesse meglio
alle nostre esigenze funzionali. Volevamo inoltre un’abitazione che rispondesse ai requisiti di efficienza energetica e che ci permettesse di avere un edificio al passo
coi tempi.
PIl “Piano Casa” è stato determinante
per la scelta?
CDecisamente si, in quanto la volumetria
ammissibile senza il piano casa non era sufficiente per sviluppare la superficie abitabile di cui
avevamo bisogno. Abbiamo colto l’occasione per
poter meglio sviluppare gli spazi interni, ottenendo dei risultati sul piano funzionale di cui altrimenti non avremmo potuto beneficiare.
P Quali necessità hanno generato il progetto?
CLe necessità generate dalle nostre abitudini nel
vivere la casa: come ad esempio l’esigenza di
avere un unico ampio spazio giorno condiviso,
ma anche una collocazione delle stanze da letto che garantisse ad ognuno la propria privacy.
La scelta inoltre di introdurre un volume laterale
destinato agli ospiti ed a piccolo studio interno
ci ha permesso di sviluppare al meglio anche il
giardino esterno ottenendo un risultato di cui siamo fieri.
PSi è sentito coinvolto nell’iter progettuale?
CDecisamente sì, abbiamo sviluppato il progetto
passo dopo passo confrontandoci con gli architetti sulle nostre necessità funzionali e gusti
estetici.
Architetto Stefano Gaiardo
Architetto Nadia Minetto
Fotografie
Cristian Guizzo
Fotografie
degli interni
Alessio Guarino
Progettisti
Arch. Stefano Gaiardo
Arch. Nadia Minetto
PSi identifica nel prodotto finale?
CSi, penso sia la soluzione funzionale che meglio
si addice a come siamo abituati a vivere la casa.
P
C
Progettista
strutture
Ing. Zago Luigi
Perché ha scelto un architetto?
Per il coordinamento degli aspetti formali,
estetici e funzionali e la regia complessiva di
ideazione-costruzione del fabbricato che è andata ben oltre al semplice iter burocratico per il rilascio dei permessi. La competenza in merito alle
scelte tecniche di costruzione del fabbricato ci ha
permesso inoltre di comprendere maggiormente
il funzionamento della nostra casa.
data Inizio lavori
maggio 2011
data Fine lavori
giugno 2012
Luogo
Treviso
Dimensioni
Intervento
271.03 mq
1
giardino interno
verso sud
intervista aL PROGETTISTA
Pièra
In che cosa la volontà del cliente si è fatta più sentire
rispetto all’esito finale del progetto?
architetto
I Committenti sono stati attenti alle scelte funzionali interne e di relazione degli spazi ed hanno saputo
cogliere le opportunità di un edificio di questo tipo. La
distribuzione funzionale è stato uno degli aspetti in cui
le richieste e scelte dei Clienti si sono fatte maggiormente sentire, con un piacevole esito finale.
PCome giudica la mole di lavoro fatto per
la richiesta di approvazione “Piano Casa”?
AL’iter si è rivelato più snello del previsto.
Nel progetto in questione si è trattato di lavorare
partendo dal vincolo del mantenimento del sedime del fabbricato esistente sul lotto. La volumetria assentibile in ampliamento è stata concessa
in funzione della qualità ambientale ed energetica
dell’intervento come richiesto dall’art. 3 della LR
14/09. Si è trattato di un lavoro di ricucitura del
tessuto urbano esistente ed il risultato finale è
stato ottenuto grazie alle possibilità offertaci dal
Piano Casa.
PIn che cosa la realizzazione si discosta
dall’idea iniziale?
ANon ci sono stati particolari cambiamenti di rotta
nel corso della realizzazione dell’opera. In generale, il risultato risulta molto attinente alle idee
formali iniziali da cui siamo partiti.
P Quali linee-guida hanno influenzato le scelte
progettuali?
ALa Committenza richiedeva un edificio
contemporaneo dalla forte connotazione formale
ma che si integrasse nel contesto urbanizzato
circostante e che soprattutto dialogasse con gli
spazi esterni mantenendo il giusto equilibrio tra
privacy ed immagine complessiva. L’obbiettivo
del contenimento energetico e di una progettazione bioclimatica risulta inoltre un ulteriore
aspetto preminente nelle scelte iniziali di progettazione.
P è soddisfatto del risultato finale?
AIl risultato complessivo risulta soddisfacente
rispetto alle premesse. La possibilità inoltre di
risolvere gli spazi interni in collaborazione con
un’azienda particolarmente attenta al design ed
alla comunicazione formale quale Lago S.p.a. ci
ha permesso di sviluppare alcune soluzioni interne
che rappresentano bene quell’integrazione tra la
progettazione architettonica generale, l’interior
design ed il bilancio energetico che sono l’obbiettivo finale che sempre cerchiamo di raggiungere
nei nostri progetti.
94
– 95
Pièra
N°01 – 2015
Progetti
L’intervento fa parte di un edificio più ampio costituito da
due unità abitative, di fatto due residenze singole collegate
da un corpo più basso adibito ad autorimessa. Il fabbricato
è concepito come un intreccio di più “scatole”: un grande
volume sopraelevato aperto verso sud funge da contenitore,
come una sorta di involucro protettivo per una “scatola”
più piccola che contiene gli spazi abitativi principali. La
composizione si conclude con un terzo volume su due livelli
che abbraccia e collega i precedenti.
L’impianto planimetrico è completato da un ulteriore
corpo ad un solo livello che si protrae verso l’area verde a sud,
la cui funzione principale è quella di chiudere la casa rispetto
alla strada ponendo l’accento sul giardino privato interno che
instaura sinergie e relazioni con tutti gli ambienti del piano
terra. L’inserimento nel prospetto nord di entrambi gli edifici
di una pensilina in aggetto posta in corrispondenza del limite
superiore della copertura dei garage, ha permesso di ottenere
un collegamento formale e visivo tra i due blocchi principali
corrispondenti agli alloggi.
La pensilina prosegue poi verso ovest e diventa
protezione per l’ingresso secondario dell’alloggio in
ampliamento. I prospetti sono caratterizzati da tre colorazioni
differenziate che enfatizzano gli elementi volumetrici
soprastanti, ottenendo una tensione tra i blocchi a Nord e
le “scatole” aperte verso sud del piano primo. Il progetto
nasce come ristrutturazione e ampliamento di un edificio
esistente. Successivamente, con l’entrata in vigore del “Piano
Casa” della regione Veneto grazie alla possibilità concessa
di integrale demolizione e ricostruzione nel caso di interventi
realizzati con tecniche di sostenibilità ambientale, si è colta
l’occasione per dare un nuovo volto complessivo all’area di
intervento rivedendo completamente la porzione esistente
con il vincolo del solo sedime e del collegamento tra le
due nuove unità abitative. L’intervento inoltre, grazie alla
stretta collaborazione con Lago S.p.a. Azienda padovana
di arredamento, è diventato nel corso della sua evoluzione
“l’Appartamento Lago” di Treviso in cui un’abitazione privata
si trasforma in uno spazio di fruizione culturale che è anche
vetrina per i prodotti del marchio.
vivere in centro
2
Camera padronale
con vista sulla proprietà
interna
3
Zona giorno
3
2
96
– 97
Pièra
N°01 – 2015
urban
6+4
Progetti
urban 6 + 4
Progettisti
AAbc studio
Architetti Fabio Crema
e Meri Baggio
Collaboratori
Arch. Davide Trevisan
Progettista
strutture
Ing. Renzo Dalla Cia
1
schizzo di progetto
2, 3
edificio esistente
(foto archivio
AAbc studio)
3
2
Progettista
impianti
Ing. Marco Zanchetta
data Inizio lavori
marzo 2013
data Fine lavori
aprile 2013
Luogo
Paderno di Ponzano
Veneto (TV)
Dimensioni
Intervento
433 mq
Fotografie
degli interni
Giuseppe Dall’Arche
1
Architetto Fabio Crema
Architetto Meri Baggio
L’abitazione esistente oggetto dell’intervento era situata a
Ponzano Veneto, un paese situato lungo la periferia di Treviso
Nord, in una nuova area urbanizzata inserita in un terreno di
capacità edificatoria di 5.000 mq, la casa era classificata in
classe energetica “F”, risulta malsana e priva di coibentazione
termica e di barriera all’umidità di risalita alla base delle
murature, si alimentava con caldaia a gasolio.
La nostra proposta progettuale dopo, uno studio di
ricerca, considerata l’assenza di qualsiasi vincolo ambientale
ed architettonico di rilievo, la difficoltà e l’esosa spesa nella
prospettiva di un’eventuale recupero, è stata quella di optare
per la sua demolizione recuperando il 35% del volume oltre
alla cubatura dell’edificio stesso, conservando comunque
con il nuovo intervento la memoria del sedime del vecchio
edificio, collegandolo ad un nuovo intervento con abitazioni
singole, con nuove tecnologie, nuove forme, nuovi modi di
abitare e di condivisione di nuovi spazi comuni in una struttura
architettonica pensata per addizione di parti, legate tra loro
tramite lo snodo di accesso delle abitazioni e dei volumi di
filtro tra spazi esterni ed interni. Le abitazioni hanno delle
grandi vetrate al piano terra, verso la parte di giardino più
intima ed estroversa della casa, mentre i locali di servizio e gli
accessi sono orientati verso la strada privata. I nuovi materiali
e le nuove tecnologie di riqualificazione energetica impiegate
hanno valorizzato il nuovo intervento architettonico cambiando
la classe energetica dalla “F” alla “A+”, dimensionando le
nuove abitazioni ad un consumo energetico di 22 kw/mq anno.
98
– 99
Pièra
N°01 – 2015
Progetti
urban 6 + 4
Le abitazioni sono alimentate a pompa di calore aria/
acqua sia per il riscaldamento che per il raffrescamento a
pannello radiante. Nella modalità estiva di funzionamento, la
trasformazione di energia impiegata per raffrescare la casa
viene recuperata tramite un “recuperatore di calore” e viene
utilizzata per scaldare l’acqua idrosanitaria.
Le abitazioni sono dotate di un ricambio meccanizzato
dell’aria e di un controllo dell’umidità al fine di garantire
i valori ideali di benessere e di risparmio. I pannelli
fotovoltaici “integrati” nella copertura, permettono di rendere
autosufficiente l’abitazione nelle ore diurne della giornata.
intervista al COMMITTENTE
Pièra
Quali esigenze l’hanno spinta a fare questo intervento?
Committente
Il fatto di avere una abitazione confortevole, innovativa e
sostenibile, certificata in classe energetica A, a vantaggio della natura per l’abbattimento delle emissioni e soprattutto per i costi di gestione che diminuiscono grazie
alla riduzione dei consumi.
4
PIl “Piano Casa” è stato determinante
per la scelta?
C è stato l’input per prendere la decisione di
ristrutturare la casa oppure no, alla fine si è optato per la scelta di un progetto unitario, sia per
il risparmio economico dell’investimento sia per
valorizzare l’abitazione all’interno di un contesto
qualificato ed armonioso, dando così la possibilità di completare anche l’intervento architettonico
nel suo insieme.
P Quali necessità hanno generato il progetto?
CLa necessità di vivere in modo sano e salubre
spendendo meno. La casa esistente era priva di
isolamento termico ed era molto umida con impianti tecnologici obsoleti, il cui costo di gestione
era molto elevato.
PSi è sentito coinvolto nell’iter progettuale?
CDesideravo ambienti semplici e sereni,
accoglienti, con luminose finestre, con stanze
dalle misure ben calibrate che offrono spazi
ampi ma non eccessivi, studiati per assicurare
la massima praticità e funzionalità in ogni attività
quotidiana. Spazi da inventare ogni giorno e da
condividere, pieni di luce, aria, verde e vitalità.
5
PSi identifica nel prodotto finale?
CSi, il progetto è il risultato di una realtà raccolta
dove ancora si respira una familiare aria di quartiere e la natura fa da cornice al piacere di una
casa indipendente con giardino privato, un morbido tappeto verde sul quale posare il piede, uno
spazio dove trascorrere momenti di completa privacy e tutto ciò che può essere per il benessere
del corpo e della mente.
6
P
C
4
particolare
dell’ingresso
5
Particolare
delle scale
interne
6
Vista d’insieme
del lato Sud
dell’intervento
architettonico
complessivo
Perché ha scelto un architetto?
Ho scelto la figura dell’architetto in quanto, senza
togliere nulla alle altre professioni, mi sembra
quella più sensibile all’ambiente, alla filosofia
della responsabilità ambientale che si riflette su
tutti gli aspetti progettuali e costruttivi delle residenze, dalle scelte architettoniche e strutturali di
un progetto essenziale e pulito, libero da forme e
schemi troppo restrittivi, fino alle innovative dotazioni impiantistiche.
intervista aL PROGETTISTA
Pièra
In che cosa la volontà del cliente si è fatta più sentire
rispetto all’esito finale del progetto?
architetto
Che la spesa energetica di gestione della casa venisse
a costare poco e che al tempo stesso l’abitazione fosse
molto più confortevole rispetto la precedente.
PCome giudica la mole di lavoro fatto per
la richiesta di approvazione “Piano Casa”?
ASi può dire che lo strumento di valutazione della
sostenibilità energetico-ambientale degli edifici “framework” come da L.R. 14/2009 (ITCA) è
alquanto laborioso e forse a volte anche eccessivo nella valutazione dei molteplici aspetti che lo
caratterizzano.
PIn che cosa la realizzazione si discosta
dall’idea iniziale?
AIl progetto è fedele all’idea iniziale, anzi il
risultato finale è stato migliore delle aspettative:
la casa è un continuo collegamento tra interno
ed esterno in tutti e tre i piani: il piano terra tra il
giardino, la cucina e la zona giorno, il corridoio
notte del primo piano finisce verso una vetrata a
tutta altezza, sembra invitare a una sosta relazionandosi con il giardino interno. All’ultimo piano
troviamo il grande solarium e come copertura
l’azzurro del cielo. La scala interna è stata pensata come pozzo di luce, capace di catturare i raggi
del sole portandoli dall’ultimo piano sino all’ingresso, è l’elemento primario ed il fulcro centrale
della casa.
P Quali linee-guida hanno influenzato le scelte
progettuali?
ALa proposta progettuale, analizzando il sito, è
stata quella di suggerire delle abitazioni singole, con un’architettura avente pochi riferimenti
all’esistente, ma che incorporasse i resti presenti
nell’area, appoggiandosi alle linee marcate della
conformazione del lotto. Con l’idea che il tempo
e l’uso possano compiere un’opera di fusione e
generare nuovi modelli di vita.
P è soddisfatto del risultato finale?
AIl risultato lo ritengo soddisfacente, in quanto
siamo riusciti ad unire architettura e tecnologia;
con ciò voglio terminare con una citazione di un
architetto portoghese: “il nostro ideale consiste
nel trovare l’armonia fra la tradizione e la rivoluzione, l’eredità e la personalità, dove il presente
confuso è percepito come il germe di una nuova
prospettiva culturale. (Fernando Tàvora)
100
– 101
Pièra
N°01 – 2015
Progetti
demolizione / ricostruzione
demolizione /
ricostruzione
1
Architetto Nadia Barisan
Progettista
Arch. Nadia Barisan
data Inizio lavori
settembre 2009
Progettista
strutture
Ing. Giovanni Lazzaro
data Fine lavori
aprile 2012
Progettista
impianto termico
Per. Ind. Luca Gabrielli
Progettista
impianti elettrici
Per. Ind. Renato Pellizzari
Luogo
Pederobba (TV)
Dimensioni
Intervento
537 mq
Fotografie
Cristian Guizzo
L’edificio sorge in un’area agricola ricadente nel Piano d’Area
del Grappa e soggetta a vincolo paesistico ambientale (DL
42/2004). In origine sul fondo sorgeva un fabbricato soggetto
a grado di protezione che con l’intervento è stato demolito
e ricostruito, mantenendo inalterata la forma dell’involucro
edilizio, così come richiesto dalla normativa in riferimento al
grado di protezione assegnato. Il pericolo di una ricostruzione
realizzata con materiali moderni poteva essere quello di
ottenere un edificio ibrido che male si integrava con il
paesaggio rurale di cui aveva sempre fatto parte. Per questo
si è deciso di utilizzare quasi esclusivamente materiali di
recupero per gli elementi costruttivi a vista e per le finiture,
mentre per gli elementi di nuova realizzazione si è cercato di
usare materiali tipici dell’edilizia tradizionale locale.
Internamente sono strati ricavati ambienti ampi e luminosi e le
numerose grandi aperture, tipiche degli edifici rurali, mettono
in diretto rapporto gli spazi interni con quelli esterni e in
maniera più ampia con il paesaggio circostante. Infatti l’edificio
sorge sul punto planimetricamente più alto del fondo potendo
così godere di un panorama a 360°.
L’entrata in vigore della L.R. 14/2009, denominata “Piano
casa” ha permesso alcuni ampliamenti, il più significativo dei
quali è stato quello del portico ovest che è stato ampliato e
ne è stata recuperata la volumetria mediante la chiusura dello
stesso con vetrate. Questo ha consentito di ricavare un’ampia
zona utilizzabile durante tutti i periodo dell’anno: in inverno
il locale funziona da serra bioclimatica e d’estate, grazie
all’apertura completa dei serramenti, può essere fruito come
un vero e proprio portico.
Strutturalmente il fabbricato è stato realizzato con telaio
in struttura mista di calcestruzzo armato, acciaio e legno.
L’edificio ricade in Classe energetica A con prestazione
energetica globale pari a 34.898 Kw h/mq anno. L’impianto
di riscaldamento e raffrescamento è costituito da pompa di
calore geotermica acqua/acqua e la distribuzione interna
avviene con un impianto a pannelli radianti a pavimento.
Per sopperire al consumo elettrico delle pompe di calore
è stato installato all’interno della proprietà un impianto
fotovoltaico, non integrato, con una potenza di 6,44 Kwp.
102
– 103
Pièra
N°01 – 2015
Progetti
demolizione / ricostruzione
2
intervista al COMMITTENTE
Pièra
Quali esigenze l’hanno spinta a fare questo intervento?
Committente
Semplicemente l’esigenza di avere una casa.
PIl “Piano Casa” è stato determinante
per la scelta?
CNo, perché i lavori erano già iniziati quando
la legge è entrata in vigore.
P Quali necessità hanno generato il progetto?
CCome ho già detto la nostra esigenza era quella
di avere una casa. Una casa che oltre a seguire i
nostri gusti estetici, fosse anche all’avanguardia
dal punto di vista energetico.
PSi è sentito coinvolto nell’iter progettuale?
CSi. Il progetto è ovviamente partito dalle nostre
esigenze abitative e ogni scelta progettuale che
ne è derivata è stata con noi discussa e valutata.
PSi identifica nel prodotto finale?
CSi. Penso che l’architetto abbia saputo
interpretare al meglio le nostre esigenze.
P Perché ha scelto un architetto?
CAbbiamo scelto un architetto per avere una
persona di fiducia in grado di interpretare le nostre esigenze e i nostri gusti, un professionista
che ci sapesse seguire e guidare nelle scelte
progettuali, che fosse in grado di gestire la realizzazione in tutte le sue parti, dalla progettazione
alla direzione lavori in fase di cantiere e che ci
supportasse anche nella scelta delle finiture e
degli arredi.
1
pagina precedente
edificio esistente
(foto archivio
Barisan)
2
vista interna
3
planimetria generale
4
vista d’insieme facciata
sud dopo l’intervento
intervista aL PROGETTISTA
Pièra
In che cosa la volontà del cliente si è fatta più sentire
rispetto all’esito finale del progetto?
architetto
Le esigenze della committenza erano ben chiare:
volevano un’abitazione che continuasse a trasmettesse il “sapore” dell’antico rustico di campagna, ma allo
stesso tempo volevano un edificio efficiente dal punto
di vista energetico. Questi sono stati i presupposti inderogabili del progetto. è importante chiarire che l’edificio
esistente era soggetto a grado di protezione e a vincolo
paesistico, quindi c’era obbligo di riproporre il sedime e
i prospetti esterni, salvo leggere modifiche.
PCome giudica la mole di lavoro fatto per
la richiesta di approvazione “Piano Casa”?
AIn questo caso, trattandosi di semplice
ampliamento rispetto all’edificio esistente, in
quanto i lavori erano già iniziati, l’iter del “Piano
Casa” è stato quello di una normale variante in
corso d’opera.
PIn che cosa la realizzazione si discosta
dall’idea iniziale?
AConsiderando che il progetto partiva da un
edificio esistente soggetto a vincoli e grado di
protezione che imponevano di mantenere la forma dell’involucro, possiamo dire che la realizzazione non si discosta dall’idea iniziale. All’ edificio
principale sono però stati aggiunti in corso
d’opera il portico-serra e il portico a sud, realizzati grazie al “Piano Casa”, questi due elementi
concorrono comunque a definire formalmente
l’aspetto “rurale” dell’edificio.
4
3
PCome si è trovato a confrontarsi con questo
genere di edificio (se ristrutturazione)?
A È stato interessante confrontarsi con un volume
preesistente come questo. L’’intervento non
si configurava come una ristrutturazione vera
e propria, ma una riproposizione dell’edificio
esistente riqualificata dal punto di vista energetico ed impiantistico. L’edificio doveva mantenere quelle caratteristiche estetiche di antico,
di “rustico” che lo rendevano riconoscibile, per
fare un esempio, le strutture portanti che non si
vedono, sono state realizzate in cemento armato e acciaio, mentre i solai con le travi a vista
sono strati realizzati esclusivamente con legno
di recupero. Per tutti gli elementi dell’edificio, è
stato fatto, comunque, un lavoro di ricerca e di
recupero dei materiali durato due anni, sia per i
materiali da costruzione (mattoni, tavelle, soglie,
pavimenti ecc.) che per gli elementi di finitura. Ho
avuto modo di incontrare e lavorare con addetti
ed esperti nel settore del recupero che hanno
fornito, restaurato e messo in opera i materiali
in maniera sapiente e armonica. Impegnativa è
stata anche la gestione impiantistica, in quanto
gli elementi tecnici a vista quali scatole, cassette,
bocchette, prese d’ria ecc., facilmente integrabili
in un ambiente moderno, qui si dovevano inserire
armonicamente e mimeticamente in un edificio
dal sapore antico.
P
A
Quali linee-guida hanno influenzato le scelte
progettuali?
Penso che le linee-guida che hanno influenzato
le scelte progettuali possano riassumersi nell’obbligo di rispettare i vincoli di legge e nel soddisfare le aspettative del cliente. Un ruolo determinante nelle scelte progettuali lo hanno avuto
sicuramente i vincoli paesistico-ambientali , visto
l’obbligo di mantenere il carattere dell’involucro
edilizio, sia dal punto di vista compositivo che
da quello formale e “materico”. Nello specifico
hanno influenzato le scelte progettuali anche le
esigenze funzionali ed estetiche della committenza. Il lavoro più iteressante e impegnativo è stato
quello di interpretare e tradurre progettualmente il loro modo di intendere e “vivere” la casa.
Infine le scelte progettuali sono state influenzate,
dall’efficentamento energetico dell’edificio, la
linea scelta è stata quella di non mostrare buona
parte dei sistemi e degli impianti che concorrono
a tale scopo.
P è soddisfatto del risultato finale?
ASi, soprattutto perché penso di essere riuscita a
soddisfare le attese e le richieste dei committenti.
104
– 105
Pièra
N°01 – 2015
Progetti
demolizione / ricostruzione
5
5
serra bioclimatica
6
vista interna
6
106
– 107
Pièra
N°01 – 2015
rubrica
Opinioni
Elisa Brusegan
La qualità architettonica purtroppo non ne esce
premiata e molto si deve ancora fare anche riguardo
all’inserimento nel contesto.
Opinioni
Riportiamo qui di seguito alcuni stralci dell’intervista ai tecnici.
Lo strumento del piano casa nella provincia
di Treviso, effetti e riflessioni
Il Piano Casa nasce come opportunità: per creare
posti di lavoro, migliorare la qualità degli edifici,
aumentare la loro efficienza energetica, diffondere
l’uso di fonti rinnovabili, dare valore nuovo a edifici
vetusti e fuori mercato. Quale di queste possibilità
è stata effettivamente colta? Il monitoraggio statistico comunale degli effetti del Piano Casa è curato
dalla Regione Veneto; brevi sintesi sono incluse nei
fascicoli intitolati “Informazione Regionale sul Piano
Casa” e consultabili online all’indirizzo www.regione.veneto.it. Oltre ad esse, abbiamo cercato informazioni dirette a livello locale.
Abbiamo contattato quattro responsabili del settore urbanistica/edilizia privata di altrettanti comuni
capoluogo di comprensorio della provincia, chiedendo loro delle anticipazioni relative all’anno appena
conclusosi. I dirigenti di Treviso (ing. Roberto Manfredonia), Conegliano (dott. Giovanni Tel), Castelfranco Veneto (arch. Luca Pozzobon) e Montebelluna
(arch. Roberto Bonaventura) - cui vanno i nostri
sentiti ringraziamenti per la collaborazione – hanno
esaminato un questionario relativo al tipo di pratiche edilizie presentate nel 2014. Ci premeva capire
in che misura il Piano Casa fosse stato uno stimolo
all’attività edilizia e con quali risultati, in termini
di miglioramento della qualità abitativa, rivitalizzazione del patrimonio edilizio esistente e diffusione
delle pratiche di sostenibilità (secondo gli obiettivi
principali della LR 32/2013). Le risposte compongono un quadro abbastanza omogeneo. In tutti i quattro
comuni interpellati sono sempre circa un centinaio
le pratiche presentate per interventi che beneficiano
della LR 14/2009 e ss.mm.ii.
Quasi tutte riguardano edifici residenziali, collocati
prevalentemente in zone agricole o di completamento. L’intervento più diffuso è l’ampliamento ai sensi
dell’art.2, realizzato in aderenza al corpo edilizio
esistente. A Treviso e Montebelluna tali ampliamenti sono per lo più di modesta entità, rimanendo nei
limiti del 20% del volume o della superficie. Nei comuni di Conegliano e Castelfranco Veneto invece, la
maggioranza degli interventi di ampliamento sfrutta
l’ulteriore bonus del 10% legato all’uso delle energie
rinnovabili. Gli interventi di demolizione e ricostruzione rimangono marginali.
A Treviso, Conegliano e Castelfranco Veneto si
contano sulla punta delle dita, ma quasi tutti hanno
tratto beneficio dalle premialità volumetriche legate
al raggiungimento di prestazioni energetiche di classe A. Montebelluna si distingue per l’elevato numero
di interventi di demolizione e ricostruzione (18 su
103). Tuttavia, di essi, solo una bassa percentuale ha
previsto standard energetici eccellenti.
Le tecniche costruttive di cui alla LR 4/2007 per
l’edilizia sostenibile sono ancora poco diffuse presso
tutti i territori oggetto di analisi: alcuni interventi le
hanno contemplate a Montebelluna e Castelfranco
Veneto, nessun intervento invece a Treviso.
Alle domande che cercavano di indagare quali
aspetti complessivamente fossero stati migliorati, la
risposta dei tecnici è stata pressoché unanime: l’efficienza energetica.
In generale gli interventi sono tecnicamente corretti, ma non introducono elementi di miglioramento
architettonico, né tantomeno migliorano la qualità
del contesto.
Nel 2014 quante pratiche sono state presentate
al Comune per interventi che beneficiano della
LR 14/2009 (nota come Piano Casa) e ss.mm.
ii, inoltre indicare quante pratiche sul totale
complessivo di quelle presentate in Comune?
ing. Roberto Manfredonia
Dirigente SUAP e Ufficio Tecnico
Edilizia Privata Treviso
Le pratiche presentate per interventi ai sensi del
Piano Casa sono state 95, su un totale di 2384 pratiche edilizie pervenute al Servizio Attività Edilizia.
dott. Giovanni Tel
Dirigente Servizio Pianificazione
del Territorio e Ufficio Urbanistica
Conegliano
Le pratiche presentate nel 2014 ai sensi della LR
14/2009 sono n. 93 su un totale di istanze pervenute
di n. 1124.
arch. Luca Pozzobon
Dirigente Ufficio Urbanistica
e Edilizia Privata Castelfranco Veneto
Nel 2014 sono pervenute all’ufficio edilizia privata
1105 pratiche che comprendono richieste di permesso di costruire, DIA, SCIA e CIL (comunicazione
asseverate dal tecnico per attività edilizia libera).
I permessi di costruire rilasciati nel 2014 sono 285.
Di questi 285 permessi rilasciati, 89 sono relativi a
pratiche edilizie ai sensi della LR 14/09 e ss.mm.ii.
Le DIA ai sensi della LR 14/09 e ss.mm.ii sono 5.
arch. Roberto Bonaventura
Dirigente Governo e Gestione
del Territorio Montebelluna
Sono state presentate in totale 2022 pratiche, delle
quali 103 risultano presentate per interventi riferibili
alla LR 14/2009.
Lo strumento del piano casa nella provincia di Treviso,
effetti e riflessioni
Delle pratiche di cui alla domanda precedente, quanti interventi hanno riguardato: ampliamenti, ai sensi dell’art. 2 del Piano Casa?
demolizione e ricostruzione, ai sensi dell’art.
3 del Piano Casa?
ing. Roberto Manfredonia
Le pratiche relative ad ampliamenti, ai sensi dell’art.
2, sono state 95.
Quelle relative a demolizione e ricostruzione, ai sensi dell’art. 3, sono state 2.
dott. Giovanni Tel
Delle istanze presentate, 90 hanno riguardato gli
interventi ai sensi dell’art. 2 e 3 gli interventi ai sensi
dell’art. 3 del Piano Casa.
arch. Luca Pozzobon
Le pratiche per ampliamenti, ai sensi dell’art. 2, sono
state 86. Quelle per demolizione e ricostruzione, ai
sensi dell’art. 3, sono state 3.
arch. Roberto Bonaventura
Delle pratiche presentate, quelle relative ad ampliamenti, ai sensi dell’art. 2 del Piano Casa, sono 85,
quelle relative a demolizione e ricostruzione, ai sensi
dell’art. 3, sono 18.
Nel caso di interventi edilizi in ampliamento,
qual’è stata l’entità più diffusa dell’ampliamento? entro 20% del volume, 20-30% del volume,
31-35% del volume
ing. Roberto Manfredonia
Gli ampliamenti più diffusi rimangono entro
il 20% del volume.
dott. Giovanni Tel
L’entità più diffusa dell’ampliamento risulta
compresa tra il 20% ed il 30% del volume.
arch. Luca Pozzobon
L’entità più diffusa dell’ampliamento è compresa
tra il 20% ed il 30% del volume.
arch. Roberto Bonaventura
Il 62,5% delle pratiche per ampliamento prevede
ampliamenti entro il 20% del volume.
108
– 109
Pièra
N°01 – 2015
Complessivamente, quali sono gli aspetti che,
grazie al Piano Casa, gli interventi di cui alla
domanda 1 hanno migliorato?
(assegnare un valore da 1 a 6: con 1 meno
diffuso e 6 più diffuso) efficienza energetica,
qualità architettonica, superamento barriere
architettoniche, sicurezza sismica, sicurezza
idrogeologica, rimozione dell’amianto
ing. Roberto Manfredonia
efficienza energetica 6,
qualità architettonica 4,
superamento barriere architettoniche 3,
sicurezza sismica 5,
sicurezza idrogeologica 1,
rimozione dell’amianto 2
dott. Giovanni Tel
efficienza energetica 6,
qualità architettonica 4,
superamento barriere architettoniche 5,
sicurezza sismica 3,
sicurezza idrogeologica 1,
rimozione dell’amianto 2
arch. Luca Pozzobon
efficienza energetica 6,
qualità architettonica 5,
superamento barriere architettoniche 4,
sicurezza sismica 3,
sicurezza idrogeologica 2,
rimozione dell’amianto 1
(abbiamo già una iniziativa di incentivo
economico per la rimozione dell’amianto
dalle coperture)
arch. Roberto Bonaventura
efficienza energetica 4,
qualità architettonica 3,
superamento barriere architettoniche 2,
sicurezza sismica 1,
sicurezza idrogeologica 1,
rimozione dell’amianto 1
rubrica
Come definirebbe la qualità architettonica
complessiva degli interventi previsti nelle
pratiche di ampliamento e demolizionecostruzione? molto elevata, i progetti sono
molto appropriati e introducono elementi di
miglioramento architettonico; elevata, i progetti sono molto appropriati; media, i progetti
sono tecnicamente corretti ma non introducono elementi di miglioramento architettonico;
la qualità architettonica rimane inalterata,
perché gli interventi non introducono modifiche spaziali sostanziali.
ing. Roberto Manfredonia
Nella maggioranza dei casi i progetti sono tecnicamente corretti. è stata riscontrata l’introduzione
di elementi di miglioramento architettonico prevalentemente nei casi di demolizione e ricostruzione,
in quanto la tipologia di intervento permette una
maggiore libertà progettuale.
dott. Giovanni Tel
Si può affermare che generalmente i progetti risultano adeguati e correttamente progettati. Tuttavia, fatte
alcune eccezioni, non vengono introdotti elementi
di miglioramento architettonico in quanto spesso si
tratta di ampliamenti da realizzarsi in sopraelevazione, di incrementi volumetrici dovuti alla chiusura di
porticati o alla realizzazione di tettoie coperte.
arch. Luca Pozzobon
Media. In generale la maggior parte dei progetti
si limitano ad “aggiungere” dei volumi all’edificio
esistente. In alcuni casi minoritari (direi il 25%) il
committente richiede al professionista una rivisitazione dell’aspetto architettonico che sfocia in genere
pregevoli.
arch. Roberto Bonaventura
Media. L’applicazione del “terzo” Piano Casa del
Veneto ha determinato il prevalere di interventi di
ampliamento a mezzo di corpo staccato, proposti in
larga parte senza curare il rapporto con l’esistente,
spesso rappresentato da edilizia di bassa qualità, che
continua a permanere per lo più inalterata in prossimità dei nuovi volumi. Vi sono esempi di nuovi
edifici che, singolarmente valutati, esprimono una
architettura di qualità, spesso però l’inserimento nel
contesto non correttamente progettato compromette un positivo giudizio riguardo un miglioramento
architettonico.
Opinioni
Lo strumento del piano casa nella provincia di Treviso,
effetti e riflessioni
Nel complesso, a suo avviso, sono riusciti tali
interventi a migliorare la qualità spaziale del
contesto urbanizzato e a ricucire un ambiente
frammentario?
ing. Roberto Manfredonia
Sono rari i casi in cui gli interventi di questo tipo
hanno determinato un miglioramento della qualità
spaziale del tessuto urbano, proprio a causa della
natura derogatoria della legge nei confronti degli
strumenti urbanistici, che istituzionalmente sono
finalizzati a garantire una disciplina organica del territorio, dal punto di vista qualitativo e quantitativo.
ing. Roberto Manfredonia
Dirigente SUAP e Ufficio Tecnico Edilizia
Privata Treviso
dott. Giovanni Tel
No, non sono state apportate modifiche significative
allo stato dei luoghi.
arch. Luca Pozzobon
No. La legge regionale 14/09 in vigore nel 2014 (piano casa 3) non ha consentito al comune di intervenire con deliberazione “applicative” e quindi i pochi
interventi che negli anni passati hanno portato qualche riqualificazione del tessuto urbano non si sono
più avuti nell’ultimo periodo. In sostanza l’interesse
privato che genera l’utilizzo della norma derogatoria
molto difficilmente può migliorare la qualità dei luoghi urbani se l’Amministrazione Comunale è “disarmata”. Il richiedente tende semplicemente a sfruttare
la capacità edificatoria concessa entro i limiti delle
norme di legge che sopravvivono che in genere sono
di livello statale e quindi molto astratte e generiche,
non aderenti alla realtà dei luoghi.
arch. Roberto Bonaventura
No, salvo episodici interventi. Sono prevalsi interventi di ampliamento a mezzo di corpo staccato, che
di fatto hanno introdotto nuovi corpi di fabbrica che
hanno introdotto ulteriori frammentazioni e dilatato l’urbanizzazione a scapito della salvaguardia del
territorio agricolo, prevalentemente in zone nelle
quali l’edificazione era preclusa, quali appunto le
zone agricole, senza peraltro raggiungere una sensibile riqualificazione energetica dei fabbricati esistenti. Marginali sono gli interventi che si può ritenere
concorrano a migliorare qualità spaziale del contesto
urbanizzato.
dott. Giovanni Tel
Dirigente Servizio Pianificazione del Territorio
e Ufficio Urbanistica Conegliano
arch. Luca Pozzobon
Dirigente Ufficio Urbanistica e Edilizia Privata
Castelfranco Veneto
arch. Roberto Bonaventura
Dirigente Governo e Gestione del Territorio
Montebelluna
110
– 111
Pièra
N°01 – 2015
rubrica
Elisa Ghedin
Buone pratiche
La casa esistente come risorsa
Gli obiettivi climatici impongono il consumo zero
di territorio e un consumo minimo di energia. Per
raggiungere questi propositi la riqualificazione del
patrimonio immobiliare esistente, è di sicuro aiuto,
visto il dispendio di energie e l’inquinamento provocato da demolizione e ricostruzione e dall’ uso
di edifici che necessitano di una riqualificazione
energetica. Il tema della ristrutturazione degli edifici
finalizzata allo sviluppo sostenibile della città non è,
come abbiamo visto nei progetti presenti in questo
numero, solo una delle finalità del Piano Casa (L.R.
14/2009 e L.R. 13/2011) ma è un’attenzione presente
e comune in tutta Europa. A testimonianza di questa
tendenza, nata negli anni ‘80, di intendere la ristrutturazione come particolare strumento di sostenibilità
urbana, in questa rubrica verranno descritti alcuni
esempi utili a mostrare significativi progetti di ristrutturazione realizzati in diversi paesi d’Europa.
Il primo progetto si trova in un quartiere operaio degli anni ‘20 in Germania, il secondo in un villaggio
fiammingo in Belgio e l’ultimo in un’edificio storico
nella cittadina di Olot in Spagna. Prima di iniziare
la nostra “visita virtuale” a questi edifici riporto
solo due righe rispetto ad alcune considerazioni sul
rapporto con l’esistente in architettura: “Fino a pochi
anni fa, nei progetti di ristrutturazione, vigeva il
dogma di distinguere in maniera evidente il vecchio
dal nuovo;...intervenire sull’esistente significava avere un approccio di contrasto, inserire una fuga sottile
realizzando un progetto formale nel pieno rispetto
1 “Il rapporto con l’esistente. Sei punti di vista”,
Detail n°11, 2009, “Ristrutturazioni”
del passato. Nel frattempo le opinioni adottate... sono
svariate e si snodano dalla conservazione della patina di un certo periodo storico... attraverso il tentativo
di continuare ad inscrivervi l’idea di progetto primigenia, sino alla sperimentazione”1 quindi non ci resta
che osservare le “sperimentazioni” messe in atto in
altri paesi per poter poi osservare il nostro patrimonio edilizio esistente con occhi diversi, considerando
una “risorsa” anche quell’edilizia post-bellica che
costituisce buona parte del nostro patrimonio edilizio esistente.
Il primo progetto, casa Schreber, è stato
presentato alla 13° mostra internazionale di
Architetura di Venezia nel 2012 nella mostra
manifesto “Reduce/Reuse/Recycle” del padiglione Tedesco. Muck Petzet, curatore della
mostra in quell’occasione, ha individuato per i
16 architetti virtuosi delle 3R anche una strategia progettuale “in tre tappe: prima di tutto
la riduzione dei rifiuti, o meglio la prevenzione
al loro accumulo; poi il loro riutilizzo nella
maniera più diretta possibile; infine, la loro
trasformazione tramite il riciclo”2.
Casa Schreber o “Weaving the New into the Old”
dello studio AMUNT Architekten concerne l’ampliamento e la ristrutturazione di una porzione di
casa abbinata collocata in un quartiere operaio degli
anni 20 alla periferia nord di Aquisgrana.
2 Loredana Mascheroni, “Tedeschi virtuosi”,
Domusweb. Agosto 2012
Buone pratiche
L’intervento fu realizzato tra il 2010 e il 2011, ai 90
mq della casa preesistente ne sono stati aggiunti altri
50, questo per soddisfare le esigenze di spazio dei
nuovi proprietari, una famiglia con tre figli. L’edificio presistente presentava una struttura in mattoni
rivestita in clinker, l’“estensione” della struttura
iniziale e la nuova copertura compattano il tutto
in un unico volume. Alla facciata in clinker della
costruzione originaria sono stati “cuciti” dei mattoni
di cemento marrone- rosso e dei blocchi in pomice
lasciati “a vista”. Questi materiali pur dichiarando
la porzione aggiunta, si combinano in modo originale, interpretano stilisticamente l’esistente in modo
“contemporaneo”. Una soluzione che ben si inserisce
in questo ex quartiere operaio. Gli spazi angusti presenti nel volume preesistente sono stati trasformati
in spazi aperti, fluidi e quelli “aggiunti” presentano
ampie vetrate e uno sporto verso il giardino, elementi che caratterizzano l’abitare di oggi. Il progetto è
stato realizzato con la demolizione di poche parti:
la parete verso il giardino e una falda della copertura. L’attenzione a limitare la demolizione ha come
conseguenza la riduzione dei rifiuti, quindi questo
progetto di ristrutturazione è perfettamente in linea
con la strategia progettuale delle 3R.
Altro progetto “virtuoso” è casa Rot-ellenberg che si trova a Mendel, un tipico villaggio
fiammingo di case in mattoni.
I committenti avevano ereditato una porzione
di edificio e ne hanno poi aquistata una seconda, lo spazio di un ex pub. I committenti,
appassionati d’arte hanno un’idea di abitare
molto urbana, molto contemporanea.
Il progetto ci fa riflettere su un tema molto interessante, la ricerca della relazione tra lo spazio domestico e il contesto, nonché la stratificazione dello spazio
abitativo. Il budget previsto per l’intervento sui 99
mq complessivi era ridotto (70.000 €) ed è stato
prevalentemente speso in materiali, poiché lo studio DVVT (Jan De Vylder, Inge Vinck, Jo Taillieu)
ha come metodo progettuale quello di partire dai
materiali e dalle tecniche ad esso associate, magari
approdando ad un uso improprio degli stessi ma
assolutamente giustificato dalla logica strutturale.
Nel progetto di casa Rot-ellen-berg possiamo capire
come la scelta sia stata quella di mantenere intat-
3 Francesca Picchi “Con poco o niente”,
Domus n°954, Gennaio 2014
La casa esistente come risorsa
to l’ivolucro composto da muratura in mattoni, su
due lati la muratura rimane a vista, a parte qualche
frammento di intonaco, mentre sul lato nord la stessa
è coperta da uno strato protettivo in lastre ardesia
a forma romboidale, forma che viene dissimulata
da una texture dipinta di finti mattoni. La scelta di
conservare l’involucro, soprattutto la facciata verso la strada con l’insegna dell’ex pub, è stata molto
apprezzata dagli abitanti di Melden per il suo armonioso inserimento nel contesto e perchè lascia
riconoscibile quell’edificio che ha fatto parte della
storia del villaggio. Solo un’attenta analisi mette in
luce alcuni dettagli anomali nei prospetti: una porta
d’ingresso rosso brillante, due abbaini specchianti e
un bordo riflettente tra tetto e pareti, tutti elementi
che lasciano immaginare che qualcosa in realtà è
cambiato. All’interno si svela il progetto. L’edificio
è stato svuotato, l’involucro storico protegge al suo
interno una “casa di vetro”.
Il rifacimento di nuovi solai attraverso l’uso di una
struttura in calcestruzzo comportava interventi sulle
controfacciate. Per evitare tutto ciò gli architetti
De Vylder,Vinck e Taillieu hanno pensato di usare
come elementi strutturali un kit provvisorio per la
costruzione, casseforme e impalcature come struttura autoportante, una specie di “meccano” indipendente dall’involucro che potrebbe essere composto e
ricomposto dai clienti.
Come lo stesso Jan de Vylder spiega “La casa ha
un connotato autobiografico perchè e frutto di un
processo di autocostruzione”3. L’idea di una casa
“borghese”con delle stanze di rappresentanza non
interessava ai clienti, essi cercavano degli spazi da
poter usare a loro piacimento, versatili e flessibili
adatti al loro stile di vita. Il volume interno trasparente, è una struttura temporanea che all’occorrenza
può rimodulare uno spazio. L’involucro è una pelle
che protegge dall’esterno, dalla strada, da cui non si
vede la “serra” interna poiché questa non è aderente
alla controfacciata ma è separata da un atrio d’ingresso e da un corridoio.
Questo spazio viene concepito come un loft aperto, il
salotto, le camere da letto per i bambini sono collocate lungo i corridoi distributivi, il bagno nel mezzanino, mentre la camera da letto matrimoniale e la
cucina sono disposte verso la parte più interna della
casa per aumentarne la privacy. La casa permette
comunque dei “tempi di privacy” a tutti i compo-
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Pièra
N°01 – 2015
rubrica
Buone pratiche
La casa esistente come risorsa
1
nenti della famiglia, attraverso l’uso delle tende
oscuranti, collocate lungo le pareti di vetro interne,
quasi dei sipari da chiudere quando è necessario. La
modulazione degli spazi interni può variare anche a
seconda delle stagioni, la zona living si può ampliare o ridurre aprendo e chiudendo le pareti vetrate,
queste soluzioni sono vantaggiose sia dal punto di
vista economico che da quello ambientale visto che
riducono il volume da riscaldare pur mantenendo visivamente la percezione continua dell’intero spazio.
Casa Roth-ellen-berg con il suo interno così urbano
legato al vivere contemporaneo cotrasta con l’idea
di vita tranquilla nel villaggio e con i modi di vivere
radicati nella cultura fiamminga, risponde però, alle
esigenze del contesto e al modo di intendere l’abitare
da parte dei clienti.
Il terzo progetto che voglio portare alla vostra
attenzione è dello studio RCR (Rafael Aranda,
Carme Pigem e Ramón Vilalta Arquitectes)
riguarda la ristrutturazione di una casa degli
inizi del ‘900 inserita nel contesto urbano
della città di Olot (Girona).
“Casa Entremuros è uno splendido esempio di come
lo spazio abitativo, ricavato all’interno di un edificio
storico, possa essere profondamente reinterpretato”4.
Dell’edificio originario sono rimasti, la facciata verso
la strada urbana, vincolata dalla soprintendenza, la
copertura a due spioventi e le due pareti laterali che
dividono questo spazio dalle altre abitazioni adiacenti. La casa ospita uno dei progettisti che è anche
committente, l’architetto Ramon Vilalta e la figlia.
Il progetto oltre al problema della ristrutturazione,
affronta il tema dell’abitare contemporaneo. La
casa è il luogo dove si riposa, dove si studia, dove si
accolgono gli amici. Il grande spazio aperto, tratto
fondamentale di questo progetto, vuole “insegnare”
nuove modalità di vivere l’abitazione. L’articolazione
tipologica della casa tradizionale scompare lasciando
spazio ad una serie di piattaforme sospese a diverse
altezze all’interno del grande vuoto delimitato dalle
pareti preesistenti.
4 Marina Cescon “Casa entremuros”,
Arte Acciaio Architettura, n°52 dicembre 2012
La privacy è ottenuta attraverso la posizione sfalsata
degli elementi interni che non permettono il collegamento visivo tra le parti. L’accesso ai vari piani
disposti su più livelli avviene attraverso due sistemi
distributivi diversificati.
Le scale e le rampe per l’accesso alle aree di servizio e agli spazi privati sono collocate lungo le pareti
perimetrali “storiche” della casa e sono nascoste da
un poetico diaframma di elementi verticali metallici,
un’altro sistema di rampe e scale più aperto organizza invece la distribuzione tra salotto, cucina e giardino. La parete che si affaccia verso il lungo giardino
interno, l’unica realizzata ex novo è costituita da
un’enorme vetrata che sfiora una vasca d’acqua.
Alla fine del giardino è collocato un volume dove
trova posto una biblioteca, uno spazio seminterrato
da cui si può ammirare, in cotrocampo, attraverso la
quinta vetrata della “nuova” parete la casa animata
dalla vita dei committenti.
AMUNT Architekten
Casa Schreber
Aquisgrana, Germania.
2010–2011
1
Vista dal giardino
2
Vista dalla strada interna
al quartiere operaio
fotografie Filip Dujardin
2
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1
DVVT
Casa Rot-Ellen-Berg
Melden, Oudernaade,
Belgio. 2007–2011
1
Zona notte con soppalco, parti vetrate
e tende oscuranti
2
Disimpegno-diaframma
tra involucro esistente
e struttura interna con
pareti vetrate
3
Dettagli abbaino
e rivestimento specchiante della trave
sotto falda
4
Vista esterna di casa
Rot-elle-berg
fotografie Filip Dujardin
Pièra
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rubrica
Buone pratiche
2
4
La casa esistente come risorsa
3
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DVVT
Casa Rot-Ellen-Berg
Melden, Oudernaade,
Belgio. 2007–2011
Pièra
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Buone pratiche
rubrica
RCR
Casa entremuros
Olot, Girona, Spagna.
2009–2012
Fronte verso la strada
Pianta piano interrato
Pianta piano terra
Sezione longitudinale 1
Sezione longitudinale 2
La casa esistente come risorsa
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Pièra
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rubrica
Vittorio Filippi
Punti di vista
La famiglia: piste di mutamento sociale
L’architettura dell’abitare ha sempre racchiuso un’altra architettura, fatta di relazioni e di
intimità. Una architettura – quella famigliare –
che soprattutto a partire dagli anni settanta ha
conosciuto (e continua a conoscere) profondi
mutamenti culturali e demografici. Influenzando così le stesse strutture abitative ed urbane.
Un primo cambiamento è dato dal ridimensionamento progressivo (miniaturizzazione) delle
famiglie. Dovuto all’allontanamento dalle
parentele e dalle stesse famiglie di origine da
parte delle neocoppie, gelose della loro autonomia ed indipendenza. A ciò si aggiunga la
denatalità, che in Italia riduce a livelli demograficamente allarmanti il numero dei figli e
che produrrà una piramide rovesciata data da
molte case per pochi eredi.
Questo processo di nuclearizzazione arriva al suo
massimo con l’aumento delle cosiddette famiglie
unipersonali, generate dall’emergere delle coppie a
distanza, dalle rotture coniugali (separati o divorziati
soli), dall’invecchiamento della popolazione.
Tale invecchiamento – prodotto dalla denatalità
combinata con l’incredibile crescita della longevità – cambia qualità e quantità dei residenti e quindi
delle tipologie abitative desiderabili. In particolare il
prevedibile, ulteriore invecchiamento della popolazione (più anziani che vivono più a lungo) produrrà
non solo un sovradimensionamento degli attuali
spazi abitativi, ma anche una loro necessaria riqualificazione (ad es. la domotica …) in funzione di una
popolazione più fragile e più sola.
La nuova cultura della sanità e della cura basata
sulla domiciliarità spinta (di cui è segno la riduzione
dei tassi di ospedalizzazione), spinge a riqualificare
ancora di più l’abitazione in senso assistenziale e
terapeutico, favorita in ciò dalle nuove tecnologie
comunicative.
Cambia anche la geografia dell’abitare, con lo svuotamento abitativo dei centri storici e la concentrazione delle neocoppie e delle nuove unità immigrate
nelle aree periurbane (hinterland) ed in particolare
nei comuni che fanno corona attorno ai centri urbani
più grossi (che si presentano infatti più giovani).
Infine la crisi economica che continua a pesare in
particolare sui giovani produce la loro marginalizzazione lavorativa e sociale (il cd. degiovanimento tra
precarizzazione e bad job) che li obbliga a rimandare
sine die tutta una serie di appuntamenti vitali con
l’adultità, tra i quali l’uscita dalla famiglia di origine
e la ricerca di una nuova casa.
In sintesi si tratta di mutamenti sociali profondi che si riflettono (e si rifletteranno) ampiamente sulle culture dell’abitare e del costruire
fin qui seguite.
Punti di vista
La famiglia: piste di mutamento sociale
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rubrica
Serena Guadagnini
Abitare oggi
Guardare oltre
Louis Sauer, Penn’s
Landing Square
Abitare oggi
Guardare oltre
Percorrendo le strade della nostra provincia, come
quelle di tante altre realtà italiane, è evidente la
frammentarietà del tessuto urbano che ci circonda;
si è assistito negli ultimi decenni ad un proliferare
di nuova edificazione a bassa densità che ha avuto
l’effetto di creare una continuità indistinta urbanizzata tra capannoni artigianali, case singole su lotto e
centri abitati consolidati. Il più delle volte il processo
ha generato quartieri periferici anonimi, senza articolazione e gerarchia degli spazi esterni.
Le conseguenze più rilevanti sono state:
– il consumo indiscriminato di territorio
agricolo;
– la perdita di confini delineati tra campagna
e città;
– la dispersione;
– la mancata specificità dello spazio pubblico
e semi pubblico come luogo di relazioni,
integrazione sociale;
– il disordine spaziale (straniamento nel
percorrere le strade di collegamento tra paesi);
– la mancanza di relazioni tra le parti;
– la diminuzione della qualità e del benessere
degli abitanti.
La lottizzazione di quartiere con case singole a bassa
densità collocate al centro del lotto, con all’interno la
strada carrabile di pertinenza, nella quale predominano i parcheggi e la mancanza di spazi di relazione
progettati e vivibili all’interno della stessa, sono la
costante del nostro territorio. Le tante case sparse
non riescono a tenere insieme le parti, non creano
una comunità, non promuovono le relazioni, non partecipano alla costituzione di uno spazio urbano.
Perché non chiedere di più? Esistono altri
modi di vivere nei nostri quartieri? Perché non
pensare a nuove strategie di trasformazione
urbana a partire dalla progettazione della casa
unifamiliare o dalla trasformazione e riuso
dell’esistente? Perché dobbiamo vivere in
quartieri e case tristi, noiose, insicure, prive di
relazioni con il contesto, con il paesaggio, in
assenza di rapporti di vicinato e che generano
spazi banali e asettici?
è giunto il momento di richiedere spazi più adeguati
alle nuove esigenze ed ai propri bisogni.
Abitare ha, all’interno,il significato di permanere in
un luogo, porta con sé l’insieme di emozioni e relazioni che una tale pratica comporta.
L’alloggio, il quartiere in cui si vive, dovrebbero
essere la sintesi delle pratiche e delle emozioni che
l’abitare custodisce.
I vantaggi consolidati nel pensiero della collettività,
propri della casa singola su lotto: la privacy, il giardino privato, l’indipendenza, elevate superfici utili
a disposizione, l’incremento delle superfici esterne
scoperte di pertinenza, possono essere temi di approfondimento sviluppati nei nuovi quartieri contemporanei a media densità, progettati secondo le esigenze
dell’abitante ed improntati a criteri più sostenibili.
La casa indipendente è ancora il modello preferito di
abitare a fronte del carattere fortemente individualista della società contemporanea. Forse però basterebbe guardarsi intorno per capire che esperienze
diverse, sono state già fatte e che è possibile migliorare il proprio modo di abitare e le condizioni di vita
“è giunto il momento di richiedere
spazi più adeguati alle nuove esigenze
ed ai propri bisogni.
Abitare ha, all’interno, il significato
di permanere in un luogo, porta con sé
l’insieme di emozioni e relazioni che
una tale pratica comporta”
foto di Stefano
Rocchetto
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N°01 – 2015
rubrica
Abitare oggi
Guardare oltre
1
delle periferie urbane senza devastare il territorio.
Dall’alto, quest’ultimo appare fortemente compromesso, il dilagare di case singole, intervallate da
capannoni, strade di collegamento e lottizzazioni
banali offre un panorama sconfortante. La densità
abitativa non deve essere intesa come qualcosa di
negativo se vengono approfonditi e sviluppati i temi
propri del modello di vita della casa indipendente.
Solo se si riconosce la potenzialità della casa unifamiliare di concorrere alla costituzione della città,
saremo in grado di richiedere una trasformazione nei
modi di progettare.
A fronte del forte cambiamento culturale e
tecnologico che ha modificato gli atteggiamenti e le abitudini della società e la sua composizione, vi è la necessità di una riflessione
sull’abitare contemporaneo.
Occorre un mutamento nel modo di pensare
l’abitazione, il quartiere in cui essa si inserisce
e gli spazi collettivi.
Alcune interessanti sperimentazioni da questo
punto di vista si stanno sviluppando anche in
Italia, portati avanti da architetti che credono
nella professione e nella responsabilità del loro
ruolo e da costruttori e committenti che hanno
compreso che investire nella qualità e nella
ricerca progettuale permette di lottare contro
la banalità e l’impoverimento delle periferie e
contro il senso di disagio, estraneità e instabilità che esse generano.
2
A San Vincenzo di Galliera (Bo), in Emilia Romagna, l’intervento residenziale progettato dagli architetti Simone Gheduzzi, Nicola Rimondi e Gabriele
Sorichetti di Diverserighestudio si distingue per la
composizione dell’aggregato residenziale e per la
definizione di spazi comuni nei quali sono ubicate attività che aumentano il senso di integrazione
sociale (percorsi fitness- zona barbecue, spazi verdi
comuni, piscina…). L’area di intervento è inserita in
un contesto a parco privato con all’interno un’abitazione esistente degli anni settanta.
Attraverso un disegno articolato degli spazi
privati e semi privati i tre progettisti propongono un intervento che mira a promuovere le
interazioni sociali e il senso di appartenenza
ad una comunità.
Vengono proposte 24 unità residenziali con
tipologie di alloggi ibride e diversificate: da
bilocali ad alloggi con tre camere per soddisfare i bisogni di un’ utenza variegata e nuova.
L’aggregazione di tali tipologie definisce la
conformazione degli isolati all’interno del
lotto generando spazi comuni differenziati,
percorsi, visuali.
3
a'
Iterare modelli obsoleti di quartieri, privi di relazione con il contesto e rispondenti solamente alla
pigrizia del progettista o dell’investitore nel riproporre schemi stereotipati e ripetitivi, è una pratica che
stravolge il senso di un abitare consolidato, che si nutre di relazioni, rapporti di vicinato, di strade, piazze
e paesi e che dovrebbe avere in sé la caratteristica di
resistere e adattarsi nel tempo al mutare dei bisogni.
Perché allora non pensare possibile la definizione di
nuovi quartieri, o riqualificazioni di quelli esistenti
a partire da questi principi? Occorre progettare le
periferie e le zone di margine ragionando in termini di sistema, dove la collocazione, la volumetria,
e l’articolazione dei volumi non tengano conto solo
della distanza dai confini, dell’utilizzo massimo della cubatura a disposizione e del tipo di copertura che
viene prescritta, ma anche di considerazioni legate
all’orientamento degli alloggi: del diritto al sole, della qualità degli spazi di relazione, del rapporto con il
contesto, della capacità di tessere relazioni e di provocare stupore, delle esigenze mutate della società.
Un buon progetto di architettura residenziale deve
riuscire a mettere in atto strategie che permettano la
costruzione di un senso di appartenenza ad un luogo.
Riconoscendo negli spazi aperti il veicolo di valori
che stimolano e promuovono le identità singole e
comunitarie, ricercando il carattere urbano e il radicamento nel territorio.
Il rapporto tra costruito e contesto, la protezione per
le persone “deboli”, la progettazione di viabilità e
percorsi ciclo-pedonali di relazione tra gli insediamenti, la progettazione del verde ad integrazione
degli spazi privati e connessione tra quelli di diversa
natura sono temi ed esperienze già consolidati da
tempo in altri paesi Europei: basti pensare agli insediamenti del nord-Europa o le esperienze inglesi di
L. Sauer o a quelle mitteleuropee di R. Rainer.
san vincenzo
di galliera
1
inserimento armonioso
dell’intervento nel
contesto, foto di Maria
Chiara Bonora
2
l’aggregazione delle
residenze crea isolati
diversi immersi nel
parco, foto di Nicola
Jannucci
3
planimetria
124
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Pièra
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rubrica
Abitare oggi
Guardare oltre
1
Restando in Emilia Romagna, in un’area nei pressi
di Faenza connotata dall’importante presenza del
verde e da un fiume, il recupero e riuso dell’area di
una Fornace di laterizi dismessa, dei primi anni del
novecento, diventa occasione per lo studio di progettazione Cristofani & Lelli Architetti per definire un
nuovo nucleo residenziale compatto, formato dall’aggregazione di alloggi a patio ad un piano.
Fornace
del bersaglio
1
planimetria
2
Il tessuto compatto
delle case a patio
si inserisce in modo
sobrio e armonioso nel
paesaggio circostante e
nei confronti della Fornace esistente, foto
di Gaia Cambiaggi
3
Le recinzioni murarie definiscono aree
private di pertinenza
dell’alloggio in cui viene
garantita la privacy. Le
forme, i colori, i materiali
utilizzati, valorizzano le
preesistenze, foto di Gaia
Cambiaggi
Le 34 nuove residenze sono collocate lontano
dai manufatti esistenti; a questi ultimi sono
dedicate prevalentemente funzioni pubbliche
ed inedite: laboratori, spazi per giovani artisti,
spazi espositivi, residenze.
Il tessuto edilizio è inserito e immerso nel
verde il quale connota i diversi spazi: quello
privato della residenza è caratterizzato da
patii e dalla presenza dell’acero campestre,
i fabbricati possiedono tetti giardino che si
inseriscono in modo armonioso nel paesaggio
agrario circostante, mentre tutta l’area della
Fornace è circondata da maestose acacie che
conferiscono l’aspetto di una grande stanza a
cielo aperto in mezzo al paesaggio agrario. Il
modello proposto definisce un modo alternativo di abitare in campagna: nel quale convive
la compattezza del costruito e l’attenzione per
la definizione di spazi esterni protetti privati in
cui viene garantita la privacy.
L’accurata progettazione degli spazi esterni definisce
la loro diversa natura:privata nei patii annessi alla
residenza, collettiva negli spazi generati dall’aggregazione dei volumi caratterizzati in alcuni tratti da
portici in legno e verde. I percorsi permettono un
diverso rapporto con l’intorno fino a spaziare nel
paesaggio rurale circostante. Il sistema di recinti
murari, porticati in legno e abitazioni si alternano
dando vita a percorsi, spazi comuni e volumi, le cui
altezze e proporzioni sono calibrate in funzione del
livello di privacy da assicurare e in funzione del contesto: la torre piezometrica esistente e le alberature
che caratterizzano l’intorno emergono come punti di
riferimento paesaggistico. L’atteggiamento rispettoso
nei confronti della preesistenza e della campagna
circostante si manifesta nell’uso sobrio delle forme,
nella compattezza del costruito e nell’uso di materiali in armonia con il contesto.
2
4
L’alternanza di portici
in legno, volumi delle residenze, muri dei recinti
genera aree comuni
e percorsi, foto di Alberto
Muciaccia
3
4
126
– 127
Pièra
N°01 – 2015
rubrica
Abitare oggi
Guardare oltre
1
La ricerca e riflessione sullo spazio aperto come
veicolo di valori e identità, sull’articolazione delle
tipologie di alloggio, caratterizza il complesso residenziale Contrà Leopardi ad Olmi di San Biagio di
Callalta (TV), progettato dall’architetto Piergiorgio
Semerano. L’intervento comprende 36 unità abitative
di diverse tipologie, per un totale di 15 corpi residenziali. La complessità e la ricchezza di soluzioni
adottate recupera in chiave contemporanea l’essenza
dei centri storici. La disposizione dei fabbricati e la
sapiente progettazione dei percorsi esterni, generati
da continui allargamenti e restringimenti e che confluiscono in vuoti urbani simili a piazze o ai campi
veneziani, trasudano un carattere urbano nel quale il
verde è integrato.
Questi interventi, seppur diversi tra loro hanno
un’importante filo conduttore: la ricerca e lo
studio di soluzioni progettuali mai banali. Dimostrano che un modo alternativo di progettare è possibile. La forma, il valore simbolico
dei luoghi, il senso di comunità si strutturano
anche attraverso l’architettura.
Siamo convinti che la sperimentazione e la
capacità di interpretare le nuove esigenze e i
costumi della società potranno permettere un
necessario e imminente cambiamento.
complesso
residenziale
contrà leopardi
1
planimetria
2
la composizione articolata del tessuto urbano
genera scorci sempre
differenti, foto
di Stefano Zanardi
3
il disegno degli spazi
esterni definisce aree comuni dove passeggiare
e incontrarsi. Alberature
e recinzioni assicurano
la privacy degli spazi
privati, foto di Stefano
Zanardi
2
La gerarchia tra gli spazi promuove un senso
di identità, di riconoscibilità e di interazione
sociale. Sono spazi in cui è piacevole “stare”,
chiacchierare con il vicino, giocare, conoscersi, trascorrere il tempo libero.
Lo spazio non è generato in funzione dell’automobile, ma dell’abitante e rimanda agli
scorci sempre differenti e articolati dei borghi
storici. Il quartiere è interamente pedonale,
è un luogo da attraversare a piedi o nel quale
sostare all’ombra delle alberature, delle pompeiane, dei frangisole.
Il verde è un elemento costante ed è declinato come
parete vegetale, verde privato, alberature. Sono state
studiate soluzioni tese a creare ambienti esterni di
filtro tra spazi comuni, semi-privati e privati. Questo
intervento dimostra che la densità edilizia di per sé
non preclude l’attenzione progettuale per lo spazio
privato esterno, e del bisogno di privacy. Questi
temi sono sviluppati e confluiscono in accorgimenti
progettuali inediti, tesi a definire spazi protetti alla
vista. Ogni abitazione dispone di un giardino, uno
spazio esterno protetto o un’ampia terrazza. La ricerca sui materiali naturali e sulle tecniche costruttive
hanno permesso, da un lato di raggiungere risultati
interessanti in termini di sostenibilità dei fabbricati e
di definire soluzioni tecniche messe appunto appositamente per questo intervento, dall’altro lato conferiscono all’intero quartiere un aspetto armonico,
materico e fortemente legato al territorio.
3
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– 129
Pièra
N°01 – 2015
rubrica
Giuseppe Cangialosi, Vittorio Massimo
Concorsi
Il ruolo dell’architetto come consulente
della qualità
Il concorso, oggi come ieri, è lo strumento più naturale per poter ricevere idee innovative attorno ad un
tema da svolgere. Questo strumento trova le proprie
radici nell’antichità ma ancor oggi rimane un valido
mezzo di confronto dove il committente ha la facoltà
e l’opportunità di scegliere come risolvere i problemi
relativi alle proprie esigenze.
Ai nostri giorni il concorso, così come lo
prevede la normativa, può esser sostanzialmente di tre tipi: il concorso ad inviti dove
un committente pubblico o privato individua
alcuni soggetti che ritiene in grado di dare
una risposta adeguata ad una propria esigenza
funzionale; il concorso di idee dove un committente lancia nel mercato le proprie esigenze
ad un pubblico più ampio possibile sperando
di ottenere una rosa di risposte risolutive ad
una precisa domanda; l’appalto concorso che si
basa sulla ricerca di un professionista oppure
un team di professionisti documentalmente in
grado di rispondere ad un’esigenza funzionale.
Purtroppo nella nostra nazione tale strumento ha
intrapreso una deriva sempre più drammatica poichè,
dati alla mano, nella maggior parte dei casi ci si è
trovati di fronte alla mancata realizzazione dell’idea
architettonica e progettuale.
Pertanto possiamo considerarci un Paese dove tale
mezzo, seppur diffuso, non ha dato risposte, se non
in sporadici e rari casi. Questo significa che fondamentalmente, per storia recente, per carattere, per
abitudine, siamo un territorio dove la pratica del
concorso rischia di essere un modo per far lavorare inutilmente i progettisti. Se infatti provassimo a
contare le ore di lavoro che sono state impiegate per
i concorsi non vinti il numero derivante risulterebbe
non solo essere davvero elevato, ma foriero di una
sproporzione tra impegno e risultati.
Qualcuno ha addirittura voluto fare l’elenco, più o
meno provocatoriamente, delle occasioni perse, dei
mancati successi e c’è pure chi ne ha fatto argomento
di pubblicazioni.
Detto ciò questo strumento rimane assolutamente
necessario, il confronto di idee, in quanto metodo,
rimane la base di ogni buon progetto e può essere
la strada da percorrere non solo nel pubblico (dove
sfortunatamente gli insuccessi sono assai numerosi)
ma anche e soprattutto nel privato che invece sovente
vuole realizzare opere per specifiche necessità, spesso avendo responsabilmente recuperato il sistema per
finanziare l’opera prima che il meccanismo ed il suo
iter entrino in funzione.
Il confronto pertanto permette di capire quante declinazioni può avere un luogo, quante forme può avere un’architettura, quante facce può avere un singolo
edificio e quanto diversi possano essere i linguaggi
di un progetto. Il confronto permette di comprendere
anche quale sia la proposta che più di tutte risponde
alle esigenze del committente e pertanto quale sia
la più adatta a rispondere alle domande di partenza.
Nel comprare un’opera d’arte confronteremo più
soggetti, vedremo più autori, finiremo per provare
diverse sensazioni: lo scopo del concorso è proprio
questo, è in altri termini il poter scegliere non solo
la risposta tecnicamente più riuscita ma anche quella
Concorsi
che riesce a confacersi maggiormente alle nostre
propensioni. È evidente che tale strumento comporti,
da parte del committente, una certa sensibilità nei
confronti dell’architettura: ci si deve credere, si deve
capire che oltre ad uno schema funzionale l’individuo chiede anche un riscontro emotivo e forse non
tutti hanno questo desiderio e questa necessità.
Inoltre non tutti i committenti privati possono permettersi il lusso di sostenere i costi di una simile
operazione, se non altro poichè chi propone un’idea
dev’essere in ogni caso retribuito per il lavoro redatto, dato che ogni fatica, teoricamente, dovrebbe
essere riconosciuta, anche se simbolicamente.
In questo contesto oggi si inserisce internet.
La rete risulta infatti essere un medium potentissimo e presenta possibilità tanto positive
quanto negative nell’aiutare il cittadino ad
approcciarsi verso l’ambito architettonico.
Alcuni portali, ad esempio, trattano di architettura raccogliendo un alto numero di progetti
di qualità dove molte foto generalmente ben
realizzate ci permettono di capire con immediatezza quali potrebbero essere le nostre
esigenze, funzionali ed estetiche.
Talvolta questa selezione può apparire grossolana e di carattere superficiale, ma risulta
comunque utile per avvicinarsi ad un determinato tipo di sensibilità architettonica.
In altri siti il progetto viene pubblicato in maniera più completa ed esaustiva (non solo foto
ma disegni,schemi, testi) mentre altri portali
arrivano ad organizzare dei contest con tanto
di retribuzione per la proposte di idee.
Il ruolo dell’architetto come consulente
della qualità
Da un lato tutto ciò è estremaente democratico e
permette alle idee di qualità di navigare in maniera
orizzontale e di diffondersi in maniera maggiormente capillare: si tratta di fatto di una sorta di pre-concorso dove ogni cittadino può iniziare a dare forma
alle proprie necessità. Dall’altro lato questi strumenti
pongono almeno due ordini di problematiche: il
committente, se non preparato o con una sensibilità predisposta, può facilmente giudicare migliori
proposte più accattivanti ma funzionalmente errate,
mentre il progettista, qualora vincitore, si vede retribuire il proprio lavoro con cifre quantomeno svilenti
(parliamo di retribuzioni nell’ordine spesso dei 200
dollari e perfino minori, che una volta nette risultano
essere veramente risicate). È evidente pertanto che
questo grande mare di informazioni andrebbe comunque navigato con un timone, secondo una rotta,
dove il progettista dovrebbe, alla fine, empatizzare
con il proprio committente e cercare, con questi contributi comunque importanti, di proporre un progetto
ancor più confacente al proprio cliente.
Questo ruolo fondamentale di « personal consultant»
che possa dare il suo concreto contributo funzionale ed estetico al committente e gli permetta di non
incorrere in errori o facili illusioni è un ruolo imprescindibile ed è quello dell’architetto inteso come
regista dell’opera progettata e costruita.
Ecco che quindi la rete, se sfruttata nel modo
corretto, ci può aiutare a comprendere meglio
le nostre idee, a fare in modo che un cittadino,
un imprenditore, un ente pubblico, possa avere
un atteggiamento più maturo nei confronti di
uno strumento così importante come il concorso; partire con i possibili progettisti già da
basi condivise, già dalla ricerca di una qualità
che possa essere il vero elemento base della
scelta finale del progetto.
“Il confronto pertanto permette di capire quante
declinazioni può avere un luogo, quante forme
può avere un’architettura, quante facce può avere
un singolo edificio e quanto diversi possano
essere i linguaggi di un progetto”
rubrica
La nostra casa è davvero confortevole?
Quando pensiamo al confort all’interno della nostra
abitazione sicuramente forme, materiali, finiture e
colori sono fondamentali, ma vanno considerate anche le condizioni di benessere ambientale che, oltre
a dipendere da fattori propri dell’individuo, sono
strettamente legate a fattori termoigrometrici interni:
temperatura, velocità dell’aria e umidità.
fattori
ambientali
velocità dell’aria
temperatura
umidità
fattori
soggettivi
abbigliamento
attività fisica
L’elemento architettonico che contribuisce maggiormente al raggiungimento di queste condizioni
è l’involucro edilizio: esso delimita lo spazio interno riscaldato (o raffrescato) da quello esterno e si
suddivide in due tipologie: l’involucro edilizio opaco
– ossia tutti gli elementi non trasparenti quali pareti,
strutture orizzontali e coperture – e l’involucro edilizio trasparente costituito dalle parti vetrate.
L’involucro si deve rapportare sia con le condizioni
climatiche esterne che con gli aspetti peculiari di un
luogo: il paesaggio naturale e il paesaggio antropico
circostante. Oltre a progettarne l’orientamento, la
forma e le aperture è necessario considerare la sua
resistenza termica. Un involucro ben progettato permette sia di vivere meglio che di risparmiare risorse
energetiche ed economiche.
L’isolamento dall’esterno denominato cappotto termico è uno tra i sistemi che consentono di raggiungere tali obiettivi.
Realizzare un cappotto consiste nell’applicare uno strato continuo di isolante sulle pareti
esterne di un edificio per ridurne le dispersioni, le possibilità di condensa ed eliminare i
ponti termici – quelle parti dell’involucro che
per motivi strutturali, geometrici o costruttivi
hanno una maggiore perdita di calore.
Il cappotto è un’ottima soluzione per superfici
verticali sia di edifici nuovi che di edifici esistenti
da riqualificare, tranne i casi in cui la facciata sia
vincolata. L’isolante deve possedere idonee caratteristiche meccaniche e va installato con le dovute
accortezze che prevedono l’uso di colla e tasselli. Per
proteggere la parte esterna dall’irraggiamento diretto
e dagli agenti atmosferici si possono utilizzare due
soluzioni: la prima consiste nell’intonacatura, ossia
l’applicazione di un intonaco di fondo in cui è inserita una rete di armatura, e di un intonaco di finitura
con eventuale pittura; la seconda prevede il rivestimento con pannelli aderenti o staccati. L’utilizzo di
questi ultimi favorisce una ventilazione del materiale
isolante che permette di ridurre il surriscaldamento
estivo e di far defluire l’umidità in eccesso.
Tra gli isolanti più utilizzati troviamo quelli di natura sintetica come il polistirene espanso o estruso,
le lane minerali come la lana di roccia o di vetro,
pannelli derivanti da materiali naturali come la fibra
di legno, il sughero o la canapa e pannelli minerali
come quelli in silicato di calce. Ciascuno di questi
isolanti necessita di una posa accurata e di adeguati
elementi di fissaggio per garantire la durata e l’efficacia del sistema. A tal proposito è sempre consigliato un progetto dettagliato dell’isolamento termico, al
fine di evitare spiacevoli inconvenienti nella fase di
installazione e per raggiungere il corretto livello di
coibentazione previsto dalla normativa sul contenimento dei consumi energetici. Se si considera inoltre
che gran parte del costo dell’intervento è costituito
dalla posa del materiale è meglio prevedere uno
spessore maggiore di isolante che sicuramente garantisce risultati migliori sotto tutti i punti di vista.
Ogni materiale ha una sua peculiarità e va
studiato caso per caso quale sia la soluzione
più idonea allo specifico intervento tenendo
conto sia delle caratteristiche dell’involucro
edilizio che delle sensibilità di committenti
e progettisti.
dall’interno
intonaco, muratura,
colla, isolante, rasatura
armata, finitura
dall’interno
intonaco, muratura, colla,
isolante, ventilazione,
pannello di finitura
lato esterno
Innovando
La nostra casa è davvero confortevole
lato interno
Luciano Miotto
innovando
lato esterno
Pièra
N°01 – 2015
lato interno
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Schema involucro
cappotto termico
“vanno considerate anche le condizioni di benessere
ambientale che, oltre a dipendere da fattori propri
dell’individuo, sono strettamente legate a fattori
termoigrometrici interni: temperatura, velocità
dell’aria e umidità”
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Pièra
N°01 – 2015
rubrica
Realizzare un cappotto termico in fibra di legno
I pannelli di questo tipo di isolante sono ottenuti da residui
di legno che viene scomposto in fibre attraverso procedimenti
termici e meccanici per essere poi pressato e reso stabile.
La materia prima è quindi completamente rigenerabile.
Prima di iniziare la posa del sistema è necessario eseguire
un controllo del supporto sul quale verrà installato, verificando
l’idoneità della superficie che deve essere sempre asciutta,
regolare e stabile. Durante l’intera lavorazione, la temperatura
ambientale deve essere compresa tra i 5°C e 30°C.
1
2
3
4
5
Fissaggio a T
e fissaggio a W
1 finitura, 2 rasante,
3 rete, 4 rasante,
5 isolante
innovando
La nostra casa è davvero confortevole
La posa deve essere eseguita seguendo le
seguenti fasi
Incollaggio
L’incollaggio dei pannelli in fibra di legno al supporto deve essere realizzato tramite malte adesive
(collanti), concepite per lo specifico scopo. I pannelli
vanno posati sulla superficie da isolare, accostandoli
perfettamente tra loro e sfalsando i giunti.
A seconda del sistema si possono seguire due diversi
schemi di disposizione del collante:
Schema a cordoli e punti - modalità indicata
nel caso in cui sia necessario correggere difetti di
planarità del supporto: la malta deve essere disposta
sul retro del pannello lungo tutto il perimetro, per
una larghezza di 5-10 cm, ed al centro dello stesso
in uno o più punti di diametro 10-15 cm; schema a
tutta superficie - modalità indicata in caso di supporto sufficientemente regolare e planare: il collante
va steso su tutta la superficie del pannello in fibra di
legno con una cazzuola dentata.
In entrambi i casi la malta non deve essere applicata
sul fianco del pannello, per garantire la continuità e
la perfetta aderenza dell’isolamento ed evitare l’insorgenza di ponti termici. Affinchè l’incollaggio sia
efficace, è necessario che il collante-rasante penetri
tra le fibre superficiali del pannello.
Rasatura armata
La rasatura dei pannelli ha uno spessore di 3-4 mm
e deve essere effettuata con malte specificatamente
concepite per sistemi a cappotto in fibra di legno.
Si stende un primo strato di malta e mentre è ancora bagnata si procede all’applicazione della rete
di armatura, solitamente in fibra di vetro, partendo
dall’alto dell’edificio. In seguito si applica la seconda
mano di rasante, in modo che la rete risulti annegata nella malta. La rete ha la funzione di sopportare
le tensioni che si generano nello strato di rasatura
a causa degli sbalzi termici e microterremoti, ed è
indispensabile per prevenire la formazione di fessure
nell’intonaco.
Finitura
La finitura esterna deve resistere alle intemperie ed
agli sbalzi di temperatura ed essere impermeabile
all’acqua. Può essere colorata in pasta o tinteggiata
in seguito e deve essere caratterizzata da un indice di
riflessione superiore al 20%.
Precauzioni e dettagli tecnici
L’attenzione progettuale ed esecutiva da porre nella
risoluzione dei dettagli è fondamentale al fine di
garantire un corretto funzionamento del sistema e la
sua durata nel tempo.
In corrispondenza dell’attacco a terra, si suggerisce di utilizzare un primo corso di pannelli isolanti
appositamente concepiti per questo scopo, rivestiti
con uno strato protettivo. L’isolante della zoccolatura è soggetto infatti ad una maggiore sollecitazione
meccanica e ad un ambiente particolarmente umido.
Il materiale dovrà pertanto avere un coefficiente
di assorbimento per capillarità nullo, un’adeguata
resistenza, e svilupparsi per una fascia alta almeno
30-40 cm. Questa può essere poi finita con rasante
impermeabilizzante o rivestita con materiale adatto.
In corrispondenza degli spigoli è necessario usare
pannelli interi o dimezzati posati sfalsati tra loro.
Gli spigoli devono essere inoltre protetti con angolari
(generalmente in polimero con rete) annegati nello
strato rasante, sovrapposti alla rete di armatura per
almeno 10 cm.
In corrispondenza dei serramenti va garantita la
continuità d’isolamento anche sulle spallette laterali
(magari con uno spessore di fibra ridotto a secondo
delle possibilità) al fine di evitare il formarsi di ponti
termici. Utilizzare la fibra di legno significa scegliere un isolante composto da materia prima naturale,
rinnovabile e completamente riciclabile.
Presenta buone caratteristiche di isolamento sia
termico che acustico e inoltre, grazie alla sua massa piuttosto elevata, ha maggiore capacità termica rispetto ai materiali isolanti più comunemente
utilizzati. Questo garantisce un confort maggiore nel
periodo estivo in quanto ritarda il surriscaldamento
delle pareti dovuto all’irraggiamento solare.
Di contro bisogna sottolineare che va posta
grande attenzione durante la fase di posa e una
particolare cura nella realizzazione dei dettagli costruttivi al fine di evitare che il materiale
venga a contatto con l’acqua.
Altro aspetto da considerare è quello relativo
ai costi che per questo sistema possono essere
superiori rispetto a cappotti in materie derivanti da petrolio.
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Pièra
N°01 – 2015
rubrica
Prospettiva
Case murate
Che altro ancora?
Steve Bisson (critico fotografico)
prospettiva
case murate
Ritengo che queste immagini di Cristian Guizzo
si commentino da sole. Dopo i capannoni sfitti, le case cantoniere abbandonate, i centri
commerciali anonimi e quelli storici disabitati, i fossi divenuti marciapiedi elettorali, i ruderi di campagna invasi da rampicanti,
le piste ciclabili interrotte, l’inquinamento
estetico e la pubblicità stradale, ed altro
ancora, ecco la nuova etichetta del paesaggio
in salsa veneta: le case murate. L’ultimo verso della poetica territoriale in questo scorcio di mondo.
Se il paesaggio è lo specchio di chi siamo
c’è da preoccuparsi.
L’urbanistica è morta perché non ha nessun
scopo. È in perenne ritardo perché alla rincorsa di sé stessa. Ho smesso da tempo di
leggere i piani, di commentare le loro mille
sigle deliranti. Le loro inconcludenti regole
e utopie speculative. Mi sono posto con sacrificio fuori da quel pedagogismo regressivo,
e in discontinuità con un positivismo, anche
normativo, ipocrita che ha svuotato la sfera
privata non tanto di libertà bensì di realtà.
Non resta che agire secondo la discrezionalità sommersa, o in variante, la schizofrenica
negozialità di cui spesso la collettività non
percepisce nessun chiaro interesse.
Cristian Guizzo
Se il nostro dovere è quello di essere “aperti”, come ha invitato Karl R. Popper1, allora
preferisco dialogare con chi si occupa, e non
solo preoccupa, di paesaggio. Con chi non si
fida della “mano invisibile”, dell’astrazione
prefigurata. Con chi non ha timore di mandare all’aria lo spettacolo. Con chi ricerca una
ragion d’essere fuori dalla tradizione illuminista e non si accontenta di un minimo standard in fatto di natura. Con chi vuole vedere
con i propri occhi, fosse anche attraverso una
fotocamera o altra diavoleria tecnologica. Ben
vengano nuovi linguaggi capaci di liberarci
dall’ortodossia e dai fondamentalismi scopici.
Ben vengano quegli sguardi capaci di restituirci, se non la significatività, almeno la complessità incerta della visione.
Di romperne l’incantesimo anacronistico che la
imprigiona attraverso un politicismo sterile,
burocratizzante e totalitario. Di aprire una
crepa nello strato di indifferenza che ci rende paralitici del guardare.
1 Karl Raymund Popper “La società aperta
e i suoi nemici”, Armando, 1994
E allora ci sta anche l’ironia sottile di Cristian Guizzo che, dopo averci restituito qualche anno fa un immaginario micidiale sulle
caserme, ci ‘prende in giro’ mostrandoci porte e finestre tamponate di case, casine, casoni e altrettanti casini. Porzioni di territorio che sottraggono dignità all’essere umano
prima ancora che spazio e volume. Poiché una
volta de-responsabilizzato l’individuo non ha
il dovere di ricordare e il paesaggio diviene
un archivio, una memoria ingessata, dove sono
depositati dei file che non si capisce bene chi
ha il potere di rimuovere. Le case murate sono
un sinonimo di chiusura, di quella maledizione umana che è il perfezionismo tecnologico
frutto di un incubo sociologico. Beato invece
l’artista o colui che ha la capacità di nutrire il dubbio.
Da anni conduco una battaglia personale attraverso l’educazione dello sguardo. Ho smesso di
prendere a cazzotti il cruscotto perché quello
che vedo spostandomi in macchina non mi
rappresenta nemmeno in lontananza. Certo ho
ancora l’impressione che nella massa ci si
muova alla cieca, o che prevalga lo sguardo pilotato su quello toccante di chi sorveglia la realtà. Tuttavia ho incontrato molte
persone per le quali non ha senso uno spazio
oggettivo derivato, un prototipo dove non si
può entrare. C’è chi crede ancora nell’abitare come un costruire insieme e non un riempire
edifici di risultati attesi.
La fotografia come ho spesso sostenuto è un
esercizio filosofico poiché se consapevole ci
permette di misurarci con la realtà, restando
nello spazio. Essa si traduce in una pratica
di cura del sé, unico rimedio a quella perdita di sensi e di terra ben descritta da Ivan
Illich2. Se è vero che la fotografia serve a
chi la fa, è meno scontato che sia utile a chi
la guarda. C’è il rischio infatti di sentirsi
parte di uno ‘show’. Resta comunque un possibile attentato al paradigma epocale, un tentativo di ri-avvicinamento etico dello sguardo.
Le case murate esprimono il bisogno di un riscatto sociale da parte delle comunità espropriate della propria identità dal catechismo
della rinuncia e dalla cultura reclamizzata.
Asolo, 19.01.2015
2 Ivan Illich “La Perdita dei sensi”,
Libreria Editrice Fiorentina, 2009
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– 137
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rubrica
Prospettiva
Case murate
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N°01 – 2015
rubrica
Prospettiva
Case murate
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N°01 – 2015
rubrica
Prospettiva
Case murate
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N°01 – 2015
rubrica
Prospettiva
Case murate
Note al progetto “Case murate”
Case rurali, villette unifamiliari, edifici scolastici, industriali,
ferroviari, ricoveri attrezzi, depositi merci. Nei centri storici,
nella prima periferia, lungo le grandi arterie, a cavallo dei
binari, nella città diffusa e in aperta campagna. Non c’è
distinzione di tipologia né di localizzazione nella distribuzione
territoriale degli edifici che vengono murati.
Non so dire se sia un fenomeno di breve, medio o lungo
periodo. Constato semplicemente il fatto che il paesaggio che
attraversiamo (nelle province di Padova, Treviso e Vicenza)
presenta all’osservatore attento un fenomeno nuovo: la
concretizzazione materiale di cambiamenti in corso da anni
nella nostra società.
Il territorio risponde in molti modi a queste trasformazioni
sociali ed io ho scelto di raccontarne uno, quello che mi
sembrava più inconsueto.
Edifici abitati e vissuti, poi abbandonati, quindi resi non
disponibili all’occupazione altrui.
La casa, o comunque l’edificio, non è più un luogo di
residenza o di lavoro, uno spazio, un’architettura, ma diventa
una sorta di oggetto lasciato sul territorio, un volume che non
crea spazio ma lo sottrae.
Note biografiche
Cristian Guizzo ha studiato al Politecnico di Milano
e all’Università IUAV di Venezia, dove si è laureato
in architettura. Affianca alla professione di architetto
l’attività di fotografo, rivolgendo il suo interesse
principalmente verso l’architettura ed il paesaggio,
con particolare attenzione alle modificazioni del
paesaggio antropizzato.
Tra le campagne fotografiche realizzate si segnalano:
l’indagine territoriale nella Valle del Belice (2009);
la documentazione delle infrastrutture militari
dismesse del Triveneto (2006-2007);
la documentazione delle opere dell’industria
idroelettrica degli anni Venti (2010-2011);
l’indagine del fiume Piave come grande infrastruttura
ricreativa e per il tempo libero (dal 2012).
Nel 2010 ha vinto il primo premio del concorso
“Le cose e il paesaggio” indetto dal Distretto
Culturale della Valle Camonica.
Ha esposto in varie mostre e pubblicato su riviste
e monografie di architettura italiane e estere.
Collabora stabilmente con aziende e studi
di architettura. Vive e lavora a Treviso.
www.cristianguizzo.it
FONDAZIONE ARCHITETTI TREVISO
www.ordinearchitettitreviso.it
Architetti, pianificatori,
paesaggisti e conservatori
della Provincia di Treviso,
professionisti qualificati
per operare con competenza.
ORDINE ARCHITETTI PIANIFICATORI PAESAGGISTI
CONSERVATORI PROVINCIA DI TREVISO
N°02
settembre 2015
il riuso
degli spazi
interni
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settembre 2014
Il Presidente Nicola Di Battista e la Giuria Medardo Chiapponi,
Maria Claudia Clemente, Francesco Doglioni, Carme Pinós al lavoro
a Palazzo Foscolo a Oderzo
Conosci Pièra?
Disegna o modella
il personaggio
Il premio
La XIV edizione
Dal 1997 si pone come ambito di ricerca della
qualità architettonica urbana applicata al Triveneto,
con tensione educativa e culturale verso le nuove
generazioni, orientata al raggiungimento di una
migliore qualità di vita dei centri urbani ed allo
stesso tempo come modello ripetibile ed occasione
di superamento della crisi economica che stiamo
vivendo.
In questo articolato contesto, particolare importanza
vuole essere consegnata al ruolo di progettista di
architetture, all’etica ed alla responsabilità della
sua professione a servizio degli uomini, valutate
non in relazione al singolo ma in rapporto alle tante
figure che rendono possibile un processo
di trasformazione, completamento e rigenerazione
del nostro paesaggio.
Si propone di valorizzare opere di architettura,
a committenza pubblica e privata, di costruzione,
ricostruzione, conservazione e valorizzazione di
città e paesaggi, a tal fine individuando e segnalando
opere ed esperienze altamente significative che
abbiano:
Il Premio Architettura Città di Oderzo sin dal 1997 si pone
• significativamente contribuito, anche con
comeedambito
di ricerca della qualità architettonica urbana
limitate risorse, al riscatto
alla riqualificazione
estetica, funzionale eapplicata
ambientaleal
deiTriveneto,
luoghi,
con tensione educativa e culturale
alla valorizzazione dell’identità
dei territori,
alla
verso le nuove
generazioni,
orientata al raggiungimento di
costruzione di nuovi paesaggi, così come alla
una
migliore
qualità
di
vita
dei
centri urbani ed allo stesso
generazione di nuovi e vissuti spazi relazionali
tempoincome
ed occasione di superameno di nuovi modi dell’abitare,
terminimodello
tipologiciripetibile
e di
sostenibilità complessiva,
anche
pereconomica
l’uso innovativo
to della
crisi
che stiamo vivendo.
ed espressivo dei materiali
tecnologia
e della
In questo
articolato contesto, particolare importanza
costruttiva;
vuole
essere
consegnata
al ruolo di progettista di architet• seguito un percorso di collaborazioni
ture, professionali
all’etica ede/o
alla responsabilità della sua professione a
multidisciplinari con studi
stakeholders dei luoghi
di realizzazione.
servizio
degli uomini, valutate non in relazione al singolo
Presidente
Nicola Di Battista
Giuria XIV edizione
Nicola Di Battista
Medardo Chiapponi
Maria Claudia Clemente
Francesco Doglioni
Carme Pinós
Comitato Organizzativo
Tiziana Prevedello Stefanel
Giuditta Rado
Sara Rizzo
Pierangelo Scattolin
Francesca
Susanna
Enti Organizzatori
Provincia di Treviso
Comitato d’Onore
Comune
Paolo
Barattadi Oderzo
Maria
Camilla
BianchiniPianificatori Paesaggisti
Ordine
Architetti
d’Alberigo
Conservatori
Marzio
Bottazzi Provincia di Treviso
Anna
Buzzacchi Oderzo Cultura onlus
Fondazione
Leopoldo Freyrie
Josef March
Riconoscimenti
Gianfranco
Pizzolato
Debora
Serracchiani
Medaglia
Presidente della Repubblica
Luca Toncelli
Patrocini
Wolfgang
Thaler
Alberto
Winterle
Regione
del Veneto
Luca Zaia
Regione
Autonoma
Friuli Venezia Giulia
Marino Zorzato
Provincia Autonoma di Trento
Enti
Organizzatori
Provincia
Autonoma di Bolzano
Provincia di Treviso
Università
IUAV di Venezia
Comune di Oderzo
Ordine
Architetti Pianificatori
CNAPPC
Paesaggisti Conservatori
Provincia di Treviso
Fondazione Oderzo Cultura onlus
ma in rapporto alle tante figure che rendono possibile un
processo
di trasformazione, completamento e rigenerazione
Fabio Nassuato
Paolo Piccin,
Ilaria Golla,
del nostro
paesaggio.
Federica Dan, Enrico De Conti
Hans Wolfgang Piller
Florian
la XIV
edizione
si propone di
Scartezzini,
Julia
Überbacher, Katrin Schiefer
“valorizzare
opere di architettura, a committenza pubblica
Primo Premio:
MoDus Architects
Sandrodi
Pittini
e privata,
costruzione, ricostruzione, conservazione e
Sandy Attia, Matteo Scagnol
Studio Architettura
Scattola
valorizzazione
di città
e paesaggi, a tal fine individuando e
Premio alla Committenza:
Associati Agostino Scattola
segnalando opere ed esperienze altamente significative che
Comune di Venezia attraverso
Insula spa
Riconoscimenti
abbiano:
Medaglia Presidente della
Selezionati:
Repubblica
Roland Baldi
– Patrocini
significativamente contribuito, anche con limitate
bergmeisterwolf architekten
Regione del Veneto
risorse,
al riscatto
ed alla riqualificazione estetica,
Regione
Autonoma
Friuli
Gonçalo Byrne, Pedro Sousa,
Venezia Giulia
funzionale e ambientale dei luoghi, alla valorizzazioProvincia Autonoma di Trento
Andrea Menegotto, João Nunes
Provincia
Autonoma di Bolzano
ne dell’identità
dei territori, alla costruzione di nuovi
Università IUAV di Venezia
CZstudio associati Paolo Ceccon
Laura Zampieri architetti
CNAPPC
paesaggi, così come alla generazione di nuovi e
vissuti spazi relazionali o di nuovi modi dell’abitare, in
Stefan Hitthaler Architekturbüro
Partner
Lapitec SpA
Stefan Hitthaler
termini tipologici e di sostenibilità complessiva, anche
Maura Manzelle
per l’uso innovativo ed espressivo dei materiali e
mzc+ Giuseppe Cangialosi,
della tecnologia costruttiva;
Vittorio Massimo
– seguito un percorso di collaborazioni multidisciplinari
con studi professionali e/o stakeholders dei luoghi di
realizzazione. “
www.premioarchitetturaoderzo.it
Il Comitato editoriale della Rivista Pièra in occasione dell’uscita del primo numero, bandisce un Concorso creativo dal titolo:
“Conosci Pièra? Disegna o modella il personaggio”. Obiettivo del Concorso è l’ideazione del personaggio Pièra utilizzando la
tecnica preferita: disegno, collage, modellazione plastica... Il Concorso è riservato ai bambini frequentanti gli istituti della scuola primaria della Provincia di Treviso. Il soggetto dichiarato vincitore diventerà il protagonista di un fumetto dedicato che troverà
spazio in ogni numero della rivista, con il fine di rappresentare le tematiche in essa trattate con un linguaggio immediato, di
facile comprensione anche per le giovani generazioni.
Istruzioni per la partecipazione
Utilizzando come fonte di ispirazione la storyboard allegata,
progetta ed elabora Pièra, con la tecnica che più ti piace.
Effettua una foto o una scansione della tua creazione ed invia il file prodotto, unitamente ai dati anagrafici e alla mail
dei tuoi genitori a: [email protected],
indicando nell’oggetto della mail:
“Concorso Pièra – Invio materiale”.
Il materiale descritto dovrà essere inviato entro
Martedì 30 maggio 2015.
I partecipanti classificati ai primi tre posti verranno
premiati con dei giochi messi gentilmente in palio
da TUTTOGIOCHI.
La giuria del Concorso è composta da due fumettisti
del Treviso Comic Book Festival e dal Comitato
redazionale della Rivista Pièra. Si prega di scaricare
dal sito www.pieramagazine.com la liberatoria
obbligatoria per il consenso al trattamento dei
dati per i minori.
PARTECIPA, ESERCITA LA TUA CREATIVITÀ E...
IN BOCCA AL LUPO!
errata corrige – Con la presente si corregge quanto erroneamente pubblicato a pag. 76 : “Da opificio a residenza”
Progetto di Amaca Architetti Associati - Monica Bosio, Martina Cafaro, Marco Ferrari, Carlo Zavan (capoprogetto)
Il filo conduttore dei primi quattro numeri
sarà il Ri.u.so., inteso come rigenerazione
urbana sostenibile.
Davanti al forte sviluppo immobiliare degli
anni appena trascorsi, riteniamo di grande
attualità interrogarci rispetto a formule
di intervento che non determinino ulteriore
spreco di territorio e si spingano invece
al riutilizzo dell’enorme patrimonio edilizio
esistente.
Daremo rappresentazione degli edifici chiusi,
abbandonati, sottoutilizzati, strutturalmente
non adeguati, funzionalmente vetusti,
fonte di sprechi energetici e di emissioni
inquinanti. Alle diverse scale del progetto,
dalla dimensione della casa di abitazione
e dallo studio degli interni, passando
agli spazi per il lavoro ed il commercio,
sino agli ambiti pubblici ed al paesaggio
esteso, indagheremo rispetto a interventi
di rifunzionalizzazione di questi luoghi,
alla loro trasformazione ed ampliamento,
all’aggiornamento estetico ed energetico.
Prezzo 6 euro
ISSN 2420-9074