Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Numero 60 10 Marzo 2015 97 Pagine Honda CR-V restyling Bene col 1.6 da 160 CV Nuovo look, nuovi motori e più tecnologia Periodico elettronico di informazione automobilistica Peugeot 308 GT Sportiva tutti i giorni Buone prestazioni ed un look sportivo ma tutt’altro che esagerato Speciale Salone di Ginevra Tutte le novità dalla A alla Z. Un appuntamento imperdibile per tutti gli amanti dell’automobile | PROVA SU STRADA | Nuova Audi TT Roadster da Pag. 2 a Pag. 17 All’Interno NEWS: Porsche 911 GT3 RS | Koenigsegg Regera | Hyundai Tucson | Renault Kadjar | Mazda CX-3 De vita Multe, è strage | M. Clarke Il basamento dei motori | F1: Jean Alesi Ferrarista per sempre: la storia PROVA SU STRADA NUOVA AUDI TT ROADSTER Icona tecnologica Design elegante e personale, ottime le prestazione, in particolar modo quelle della TTS. La capote si chiude in un lampo, peccato che una volta su la visibilità sia molto limitata di Emiliano Perucca Orfei 2 3 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Media Q uando la nuova generazione di Audi TT venne mostrata per la prima volta in molti pensarono che si stesse trattando di uno scherzo: apparentemente, infatti, le forme della “stilosa” coupé di Ingolstadt non erano poi così diverse da quelle della precedente generazione. In realtà, pur essendo il salto generazionale meno marcato rispetto a quello tra prima e seconda serie, la nuova Audi TT è un’auto molto diversa dalla precedente sotto molti punti di vista, a partire dallo stile per arrivare alla meccanica. Dal vivo, infatti, la vettura vanta una linea più spigolosa e filante rispetto alla vecchia e la cosa si manifesta ancor di più nella versione Roadster dove l’arco che struttura il tetto della Coupé viene sostituito da una ultratecnologica capote in tela 4 Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica anteriori impreziositi da una tecnologica firma luminosa a led - ma vengono ripresi anche alcune chicche della TT originale come il tappo del serbatoio in color alluminio, i passaruota bombati o lo spoilerino che fuoriesce da solo oltre i 120 km/h ma può fare bella mostra di sé anche a velocità inferiori o ad auto ferma per mezzo dell’attivazione manuale (c’è un tasto specifico). Lunga 418 cm (-2 rispetto alla precedente), larga 183, alta 135 e sviluppata su un passo più lungo di 3 (250 cm totali) la nuova TT Roadster vanta un vano bagagli (posteriore) di 280 litri e come la Coupé ed altre Audi una particolare attenzione per la costruzione leggera: non parliamo solo del magnesio usato per il telaio della capote ma anche dell’alluminio con cui sono realizzati la vasca che la contiene, la carrozzeria ed alcuni elementi strutturali del telaio che sono “rinforzati” con l’uso di acciai altoresistenziali. Un display da 12,3” al posto della strumentazione L’abitacolo della TT Roadster, alla stregua della Coupé, è molto pulito, razionale, ma soprattutto rinuncia ad una zona multimediale “centrale” per fare posto ad una gigantesca strumentazione digitale sviluppata attorno ad uno schermo “cinema” da 12,3” che non sostituisce solo tachimetro, contagiri, indicatore della benzina o della temperatura dell’acqua: il display viene utilizzato anche per le mappe del navigatore e per tutto ciò che riguarda l’infotainment. Tra le feature più interessanti di questa carrozzeria anche la presenza del frangivento ad attivazione elettrica di serie ma anche di un sistema di ventilazione d’aria calda sul collo che permette l’utilizzo della TT Roadster in modalità en plain air anche con temperature al di sotto dei 10 gradi. Di serie l’assetto che si apre e si chiude elettricamente in soli 10 secondi (noi ne abbiamo cronometrati 7,5) fino adf una velocità di 50 km/h. Una capote speciale non solo per la costruzione leggera (-3 kg rispetto alla precedente, totale 39), lo spessore di 15 mm, la composizione a cinque strati o la velocità di apertura e chiusura, ma anche perché una volta ripiegata è in grado di occupare pochissimo spazio a tutto vantaggio della capacità del vano bagagli che non viene minimamente interessata dalla presenza del tetto: la capote, infatti, si ripiega in uno specifico vano ricavato dietro ai posti posteriori che, rispetto alla coupé, sono stati ridotti ed omologati per ospitare al massimo dei bambini (145 cm d’altezza). Rispetto alla precedente generazione la nuova TT Roadster non porta solo su strada i nuovi concetti di stile Audi - con la calandra single-frame a profilo esagonale ed uno stile molto tagliente dei fari 5 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica Tre motorizzazioni, 2 benzina ed una diesel Sotto al cofano della sportiva tedesca pulsano tre motori: il più gettonato, almeno in Italia, sarà il 2.0 TDI da 184 CV (44.090 euro) con cambio manuale e trazione anteriore. Per chi vuole di più in termini di prestazioni e prestigio, però, Audi prevede il 2.0 TFSI nella declinazione da 230 CV e 370 Nm di coppia massima: in questo caso sono disponibili il cambio manuale (44.490 euro, trazione anteriore) o la trazione integrale Quattro con cambio S tronic a doppia frizione (49.490 euro). In questo caso le prestazioni parlano di una velocità massima di 250 km/h, una accelerazione da 0 a 100 km/h in 6,2 secondi e di un consumo medio di 6,7 l/100 km a fronte di un livello di emissione di CO2 pari a 154 g/km. Al top della gamma, nell’attesa della RS, si sportivo, i cerchi in lega da 17” gommati 225/50, i gruppi ottici a led con luci freno adattive, i terminali di scarico cromati, l’Audi Virtual Cockpit, la radio MMI, look alluminio per gli interni, sedili sportivi rivestiti in tessuto e volante sportivo multifunzione. Tre i pacchetti disponibili: S Line, Design e Tech Per chi volesse di più Audi propone a 3.000 euro il pacchetto S Line, che comprende Audi Drive Select, assetto S Line, cerchi da 18” gommati 245/40, interni, cruscotto e cielo abitacolo di colore nero con cuciture a contrasto su rivestimenti dei sedili, volante, manichetta leva del cambio, ma anche rivestimenti dei sedili (con supporto 6 posiziona la TTS Roadster con il quadricilindrico 2.0 TFSI portato a 310 CV e 380 Nm di coppia massima. Due le proposte in ambito di trasmissione, entrambe sviluppate attorno alla trazione integrale Quattro di nuova generazione. La prima con cambio manuale a 6 rapporti e la seconda con S tronic a 6 velocità. In questo caso, pur restando la velocità massima di 250 km/h, il valore di accelerazione 0-100 km/h scende sotto il muro dei 5 secondi con un valore di 4,9. Degna di nota l’ultima evoluzione della trazione integrale Quattro: una volta impostato (se presente) l’Audi Drive Select su Dynamic e selezionata la modalità Sport del ESC la trazione integrale Audi è in grado di supportare attivamente la dinamica della TT andando a supportare il lavoro dello sterzo in curva con spostamenti mirati di coppia tra gli assi destro e sinitro. Un sistema che funziona in lombare a 4 vie) misto pelle/tessuto e volante sportivo multifunzione con design asimmetrico. C’è poi il pacchetto Design (3.700 euro) che offre cerchi in lega da 18” gommati 245/40, accesso ed avviamento della vettura “senza chiave”, climatizzatore automatico comfort, inserti in alluminio Drift argento, pacchetto luci, parabrezza con fascia in tonalità grigia nella parte superiore (solo per TDI) e fari con tecnologia full-led. Al top della personalizzazione, invece, il pacchetto Tech: con 4.150 euro entra nella dotazione anche l’Audi Connect, il clima automatico Comfort, il cruise control, il sistema d’aiuto al parcheggio posteriore, il navigatore ed il volante sportivo multifunzione sagomato in pelle TT plus. 7 8 9 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito simbiosi con il nuovo sterzo servoassistito elettricamente e le sospensioni Audi magnetic ride (di serie su TTS Roadster) che utilizza una regolazione attiva degli ammortizzatori per rendere il più preciso possibile il comportamento della TT. portato alcuna modifica allo stile della coda che rimane pulita come sulla coupé. Incredibile la velocità di apertura e chiusura: Audi dichiara 10 secondi ma al cronometro il tempo è nettamente inferiore, anche in movimento. Dal vivo: com’è fuori Dal vivo: com’è dentro Linee tese ed una costruzione a dir poco eccezionale per quanto concerne finiture, verniciatura e precisione di assemblaggio, la nuova Audi TT è evidentemente un’auto pensata per rappresentare un’icona tecnologica del brand piuttosto che un’auto di grandi volumi. L’integrazione della nuova capote nel corpo vettura della TT è avvenuta, come al solito, in modo piacevole e non ha 10 Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica Come fuori anche dentro quello che spicca della nuova TT Roadster è la volontà di fissare nuovi punti di riferimento del brand per quanto concerne lo stile e la funzionalità di bordo. In questo caso, e con ogni probabilità lo sarà anche per la nuova R8, gli stilisti Audi hanno voluto esagerare estremizzando il concetto di auto disegnata per esaltare il piacere di guida con un virtual cockpit accessibile nella stragrande maggioranza delle funzioni dal solo pilota. Per chi accompagna rimane la possibilità di regolazione del volume ed il passaggio progressivo da una frequenza all’altra. Nulla di più. Per chi siede con voi, in ogni caso, rimane anche la possibilità di regolare la temperatura (ora direttamente sulle bocchette), il flusso d’aria o azionare il soffio d’aria calda sul collo che permette davvero l’uso della TT Roadster anche con temperature molto rigide: noi l’abbiamo guidata en-plein-air sotto ai 10 gradi senza soffrire minimamente il freddo. Quello che stupisce della TT Roadster è il megaschermo “cinema” che compone il virtual cockpit dietro al volante: è molto completo nella grafica ma non è di difficile interpretazione ed una volta fatta la mano con i comandi al volante ed imparate le “strade” per accedere alle funzioni che interessano è anche abbastanza semplice da utilizzare. Ben integrato con gli smartphone di ultima generazione il virtual cockpit non è il solo elemento interessante dell’abitacolo della TT Roadster: la seduta, infatti, è comoda e sportiva a patto di essere sufficientemente giovani per salire e scendere senza sforzi da un abitacolo posto per forza di cose molto in basso. Il bagagliaio è capiente: la soglia non è molto bassa, ma dentro c’è spazio in abbondanza per un weekend di due persone. Per tutto il resto, ad esempio la borsa della palestra, si possono utilizzare anche gli strapuntini 11 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito posteriori inutilizzabili a meno che non si abbia a che fare con bambini o...marziani. Come si guida Una volta messa in moto la TT Roadster 2.0 TFSI viene subito voglia di aprire la capote: un po’ per via della voglia di scoprire se sia effettivamente piacevole da guidare anche con temperature rigide (10 gradi a Palma de Mallorca) ed un po’ perché in manovra non...si vede davvero nulla dietro e nemmeno gli specchi retrovisori aiutano molto. Per fortuna i sensori di parcheggio funzionano benissimo e quindi ci si riesce a muovere anche nello stretto in sicurezza. Dettagli funzionali legati alla vita quotidiana a parte scopriamo sin dai primi metri che effettivamente il pacchetto messo a punto da Audi per far godere l’auto anche d’inverno funziona benissimo: anche senza alzare il frangivento posteriore si può 12 Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove viaggiare con una buona andatura e se fa freddo è possibile farsi coccolare con dell’aria calda sul collo. Insomma c’è tutto per godersela. Quello che è piacevole della TT Roadster, però, è la guida: i 230 CV del TFSI spingono forte sin dai bassi regimi senza farsi mancare nulla in termini di medi ed alti regimi. Le prestazioni sono davvero molto buone ed anche il supporto dinamico da parte di telaio, sterzo e sospensioni è indubbiamente all’altezza. Il suo massimo, però, la Roadster di Ingolstadt lo tocca con la TTS da 310 CV: il motore ha più forza del TFSI da 230 CV ai medi ed alti regimi ma soprattutto la trazione integrale, se si seleziona la posizione Dynamic, collabora attivamente per rendere la vettura molto neutra nelle fasi di ingresso e percorrenza di curva con un leggero accenno al sovrasterzo (sempre ben gestito dall’elettronica) che rende veramente divertente e piacevole la guida. Una vettura, la TTS 13 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 14 Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove 15 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica Roadster, con la quale è possibile andare davvero fortissimo ma anche godersi il panorama passeggiando: la fluidità di erogazione, in particolar modo se si sceglie il cambio S tronic a sei marce, è davvero eccezionale tanto che è possibile viaggiare a 50 km/h con un filo di gas in sesta marcia senza sussulti o rumori fastidiosi. Per quanto concerne i consumi con la nuova TT Roadster 2.0 TFSI abbiamo registrato una media di 7,8 l/100 km mentre con la TTS, complice anche un piede destro tutt’altro che “ECO”, abbiamo chiuso il primo contatto con una media di 9l/100 km. BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Nuova Audi TT Roadster In conclusione Test drive » Icona tecnologica e di stile del brand Audi la nuova TT Roadster è la scelta giusta per chi vuole il massimo sotto ogni punto di vista. Il prezzo non si può certamente definire di “buon mercato” 16 Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Configuratore della Casa » Virtual Tour » Finanziamenti » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 17 PROVA SU STRADA HONDA CR-V RESTYLING Bene col 1.6 da 160 CV In listino da 25.000 euro (circa) la nuova Honda CR-V offre un nuovo look, nuovi motori e più tecnologia. Eccellente il nuovo turbodiesel da 160 CV abbinato al cambio 9 marce di Emiliano Perucca Orfei 18 19 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica Media F iore all’occhiello, almeno in Europa, della gamma Honda l’ultima generazione della Honda CR-V è stata lanciata nel 2012 ed oggi, a tre anni di distanza, si presenta in una veste leggermente ridisegnata ma soprattutto dotata di una meccanica completamente rinnovata. Mandato in pensione il vecchio - ma generoso - 2.2 I-CTDi da 150 CV, infatti, i vertici del colosso nipponico hanno deciso di farsi più aggressivi sul mercato europeo offrendo un 1.6 i-DTEC (1.597 cc) che eroga la bellezza di 160 CV a 4.000 giri ed una coppia di 350 Nm a 2.000 giri. Un motore che va ad affiancare l’altra unità da 120 CV, sempre millesei 20 turbo ad iniezione diretta, differenziandosi da questa non solo per la presenza di un numero doppio di turbocompressori (due, di cui il primo a geometria variabile ed il secondo, riservato ai regimi medio alti, fisso) ma anche per via della presenza del sistema di trazione integrale in luogo della più semplice trazione anteriore. Diversa è anche la trasmissione visto che al solo cambio a sei marce Honda ha scelto di proporre anche un tecnologico nove rapporti automatico di ultima generazione. Resta il motore a benzina Rimane in listino anche il 2.0 a benzina da 155 CV anche se per stessa ammissione dei vertici Honda Italia la maggior parte delle vendite seguirà il trend del mercato concentrandosi sulle motorizzazioni a gasolio. Le prestazioni del nuovo millesei turbodiesel da 160 CV si possono riassumere così: 197 km/h di velocità massima, 10 secondi netti per passare da 0 a 100 km/h ed un consumo medio di 5.3 l/100 km (139 g/ km l’emissione di CO2). Le novità motoristiche, visto anche il segmento in cui si vanno ad introdurre, potrebbero essere già sufficienti per chiamare dare alla nuova CR-V l’appellativo di “completamente nuova”. In Honda, però, hanno voluto ritoccare anche lo sterzo e l’assetto (ora più sportivi) oltre che l’estetica introducendo un nuovo paraurti, una calandra cromata ed un 21 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito nuovo profilo dei gruppi ottici integrato al resto delle novità. Anche dietro ci sono piccole news, con l’introduzione di una inedita cromatura alla base del lunotto, mentre per quanto concerne la vista laterale quasi tutto è rimasto invariato se non nei cerchi in lega che vantano ora un nuovo design. Tanta tecnologia a bordo Internamente si fa notare l’arrivo di un nuovo sistema multimediale con schermo da 7” integrato nella consolle centrale. Sfruttanto il 3g del telefono (che deve fare pairing in bluetooth) è possibile accedere ad internet ed utilizzare app o informazioni ad esso collegate. Nuove funzioni prendono posto anche alla voce sicurezza e confort: parliamo ad esempio nuovo cruise control attivo i-ACC che attraverso radar e telecamera 22 Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica vede e prevede rallentando la marcia anche nel caso in cui vi sia la probabilità che un veicolo cambi direzione invadendo la nostra corsia, ma anche del sistema che mantiene la vettura in carreggiata intervenendo autonomamente sullo sterzo. Lunga 461 cm, larga 182 ed alta 169 (passo 263) la nuova CR-V pesa 1718 kg in ordine di marcia (-65 kg vs 2.2 I-CDTi) ed offre un vano bagagli di 589 litri estendibile a 1.669 in modo facile e veloce grazie alla facile sistema di frazionamento dei sedili posteriori che prevede delle maniglie di sblocco direttamente dal vano. Dal vivo: com’è fuori Gli aggiornamenti stilistici introdotti in occasione del restyling di mezza vita non stravolgono le forme della CR-V pur migliorandone complessivamente il look e l’eleganza, in particolar modo del frontale. Apparentemente più compatta di quello che realmente è la SUV nipponica appare ben costruita, verniciata con cura ed assemblata (in UK) con standard davvero elevati. L’impressione di qualità, insomma, è davvero elevata. Dal vivo: com’è dentro Come al solito i giapponesi della Honda non stupiscono per le soluzioni stilistiche adottate nella definizione degli interni e qualche elemento, come i comandi degli alzacristalli, le maniglie delle porte o i tasti “funzione” che sembrano arrivare direttamente dagli anni 90. Discorso diverso, invece, per i materiali e la cura degli assemblaggi: le plastiche ed i rivestimenti sono di ottima qualità così come gli accoppiamenti, davvero precisi ed in linea con quanto ci si aspetta da un prodotto di qualità giapponese. Tra le novità degli interni si fa notare il nuovo sistema multimediale con schermo da 7”: la navigazione funziona molto bene ed anche l’integrazione con gli smartphone è notevole. Posizione di guida alta ma tutt’altro che da “furgoncino” la CR-V permette una perfetta triangolazione pedali, volante sedile grazie alla possibilità di agire in altezza e profondità di sedile e volante: quest’ultimo è ricco di tasti funzione che possono essere utili una volta capita l’ergonomia, mentre in termini di impugnatura sorprende come Honda abbia scelto una soluzione snella piuttosto che una più generosa ed in linea con il look solito e la categoria della vettura. Chi siede dietro ha spazio in abbondanza: la panca è piuttosto piatta ed anche chi siede al centro è abbastanza comodo. Giudizio estremamente positivo anche per il vano bagagli: è ampio e ben sfruttabile grazie anche ad accorgimenti, come 23 24 25 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito le leve che permettono di abbattere gli schienali senza “girare attorno” alla vettura, che ne rendono davvero pratico l’utilizzo. Come va Il restyling, più che l’estetica, ha rivoluzionato la dinamica della CR-V con accorgimenti mirati ad assetto, sterzo e motore. Elementi che si percepiscono già alle prime curve dove la CR-V dimostra un rollio meno accentuato rispetto alla precedente ed una rapidità di sterzo degna di una berlina. Una vettura dotata di una dinamica interessante, insomma, soprattutto in relazione all’altezza da terra, perfettamente in grado di supportare l’iniezione di potenza del nuovo millesei biturbo diesel da 160 CV. I 26 Periodico elettronico di informazione motociclistica Prova l motore si dimostra molto silenzioso, anche in accelerazione, ma soprattutto non fa rimpiangere il vecchio 2.2 da 150 CV se non ai bassi regimi - tra i 1.000 ed i 1.500 giri - dove la cilindrata fa ancora la differenza rispetto alla pur efficace azione del turbo. Molto piacevole con il cambio manuale il nuovo millesei offre il meglio di sé se abbinato al cambio automatico a nove marce: una trasmissione molto efficace, veloce nelle cambiate sia a a salire che a scendere (con i paddle al volante) ma soprattutto in grado di far lavorare nel modo più eco o più sportivo possibile (in base all’impostazione scelta) il nuovo quattro cilindri giapponese. Consumi? Noi abbiamo registrato una media di 14,7 km/l che sono un valore davvero interessante in relazione all’andatura 27 28 29 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica non sempre “ECO” tenuta nel corso della prova. Un plauso va alla tecnologia. Il cruise control attivo funziona molto bene ed è evidentemente più reattivo rispetto ad altri sistemi analoghi così come funziona molto bane il keep lane assist: tenendo un dito sul volante, ovvero dimostrando al sistema la nostra presenza, il sistema è addirittura in grado di guidare da solo in autostrada seguendo il profilo delle curve. Incredibile. In conclusione E’ uno dei modelli più apprezzati di Honda ed un motivo c’è: è piacevole nel look, ha un ottimo rapporto qualità prezzo e funziona davvero molto bene. Difficile volere di più da un SUV di questa categoria. Peccato che l’immagine di Honda sia decisamente meno “cool” rispetto a quella di qualche anno fa, ma con il ritorno in Formula 1 ed il nuovo slancio dato dalla comunicazione sui nuovi modelli il costruttore nipponico ha tutte le carte in regola per tornare a buoni livelli anche nel nostro Paese. La CR-V, da parte sua, ce la mette tutta. 30 BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Honda CR-V restyling Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Configuratore della Casa » Virtual Tour » Test drive » Sito dedicato » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 31 PROVA SU STRADA PEUGEOT 308 GT Sportiva tutti i giorni In listino a partire da 28.600 euro le nuove berline e station wagon del Leone offrono buone prestazioni ed un look sportivo ma tutt’altro che esagerato. Ottime le finiture mentre sul sound del diesel c’è da lavorare... di Emiliano Perucca Orfei 32 33 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica viene proposta non solo nella variante a benzina ma anche in una a gasolio dedicata a chi fa qualche km in più. Ma andiamo con ordine e partiamo dallo scoprire cosa differenzia la nuova GT dalle normali versioni dell’Auto dell’anno 2014: il look, innanzitutto, gode di paraurti specifici impreziosite da luci di svolta molto “taglienti”, ma anche di una inedita calandra che si sviluppa su tre listelli al centro dei quali prendono posto il Leone e la sigla identificativa del modello. Piccole novità riguardano anche gli specchietti retrovisori, in tinta nera lucida, ed i cerchi in lega che per l’occasione sono da 18” con design specifico e finitura diamantata; Michelin Pilot Sport 3 la gommatura scelta nella misura 225/40. Anche dentro, rispetto alle normali 308, ci sono delle novità che riguardano i rivestimenti e le finiture: le cuciture rosse, ad esempio prendono posto sui rivestimenti della plancia, dei sedili rivestiti in Alcantara e sul volante rifinito con una sportiva pelle traforata. Non mancano la pedaliera in alluminio, Media la sigla GT nella nuova strumentazione con fondo a scacchi ed una personalizzazione specifica per il modello del sistema multimediale, che ora offre un tema rosso e nero. Passando ai numeri il vano bagagli vanta una cubatura di 420 litri che si estendono a 1.270 unità abbattendo progressivamente gli schienali posteriori. Lunga 425 cm, larga 180 ed alta 146 (262 il passo), tra le novità estetiche si fa notare anche la nuova tinta Blu Magnetic, ispirato alle auto francesi da corsa, mentre sotto il profilo meccanico le differenze si limitano ad un assetto più rigido (10% davanti e 20% dietro) oltre che ribassato di 7 mm davanti e 10 mm dietro. Anche l’impianto frenante è stato rivisto con l’adozione di dischi da 330x30 mm davanti e 268 dietro (290 nel caso della GT SW). Ai più sportivi farà piacere sapere che l’ESP è stato modificato nelle impostazioni di base per essere più largo di manica ma soprattutto completamente escludibile nel caso di un uso più estremo. Sempre di elettronica si parla quando P rima regola della Peugeot 308 GT, che entra in listino a 28.600 euro: non è una GTI ma una versione sportiva che guarda di buon occhio alla sportività ed al comfort. Per l’allestimento cattivo, la GTI appunto, bisognerà attendere ancora qualche mese quando prendendo spunto dalla meccanica RCZ-R arriverà sotto al cofano della segmento C transalpina il millesei turbo benzina nelle declinazioni da 250 e 271 CV. Una premessa fondamentale per capire al meglio un modello che, proprio per dimostrare la volontà di offrire sportività “tutti i giorni”, 34 35 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica si va ad analizzare il Driver Sport Pack: di serie su entrambi i motori il sistema, attivabile a piacere, rende più sportiva la progressione dell’acceleratore, imposta nuovi parametri di cambiata per l’automatico EAT6 (BlueHDi) ma soprattutto offre una sonorità più accentuata del propulsore. Tra gli elementi di sicurezza non manca il Driver Assistant Pack che include il cruise control attivo, il sistema di anticollisione. Disponibile è anche il Park Assist, con funzione di parcheggio automatico, e la connessione Peugeot Connect Apps per le informazioni sul traffico, i distributori di carburante o sui parcheggi in zona. Come dicevamo sono due i motori disponibili abbinabili all’allestimento GT, per il momento entrambi al top di gamma nella rispettiva tipologia di carburante: il benzina è il nuovo millesei da 205 CV a 36 6.000 giri (285 Nm a 1.750 giri) mentre il duemila turbodiesel vanta 181 CV e 400 Nm di coppia massima. Per entrambi il cambio è manuale a sei marce ma nel caso della diesel è disponibile anche un sei rapporti automatico di nuova generazione (EAT6, Aisin) con comandi al volante. Le prestazioni, grazie anche ad un peso contenuto in 1.200 kg, parlano di uno 0-100 in 7,5 secondi per il 1.6 THP (vmax 235 km/h), con un consumo medio di 5,6 l/100 km (130 g/km di CO2) mentre per la GT 2.0 BlueHDi fa impressione il dato relativo alla ripresa visto che nel massimo rapporto il passaggio da 80 a 120 km/h avviene in soli 5,5 secondi. Bassi i consumi del quattro cilindri diesel: Peugeot dichiara una media di 4,0 l/100 km ed un valore medio di emissione pari a 103 g/km. 37 38 39 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Dal vivo: com’è fuori Elegante e ben disegnata la nuova Peugeot 308 sta facendo incetta di premi nei Paesi in cui viene commercializzata. Auto dell’Anno 2014 la francese di segmento C è ben disegnata, non è “arrogante” nelle forme ma allo stesso tempo vanta una presenza scenica decisamente importante. Rispetto alle versioni standard la GT introduce novità estetiche in chiave sportiva interessanti ma tutto sommato limitate, alla stregua di quanto fa Audi con S Line e BMW con M Performance. Per chi vuole qualcosa in più bisognerà attendere qualche mese con il debutto delle 308 GTI da 250 e 271 CV. Dal vivo: com’è dentro Il concetto di sportività elegante viene ripreso in toto anche dentro dove spiccano nuove finiture ed abbinamenti cromatici ma nulla di più: i 40 Periodico elettronico di informazione motociclistica Prova materiali sono di ottima qualità, come sulle normali 308, così come gli assemblaggi che sono decisamente a livello della migliore concorrenza tedesca. Il posto guida è piacevolmente esaltato dalla presenza del volante di ridotte dimensioni, che a differenza di 208 crea meno problemi nella lettura di una strumentazione davvero ben fatta e resa “particolare” dalla presenza di un contagiri la cui lancetta gira al contrario, come sulle Aston Martin. Molto pulito il cockpit della 308 GT è spazioso e accogliente anche nei confronti di chi siede dietro, ma anche con i bagagli: il vano non è da record ma è davvero molto capiente e si può ampliare a piacere abbattendo gli schienali posteriori. Per chi volesse qualcosa in più si può optare per la versione SW. I difetti non mancano, in ogni caso, e riguardano proprio la massima ricerca della pulizia stilistica: la rimozione dei tasti del climatizzatore e della radio, infatti, rende 41 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Prova un po’ macchinosa anche operazioni semplici, come alzare o abbassare la temperatura o cambiare frequenza magari mentre si sta navigando e non sarebbe il caso di perdere qualche svolta... Su strada: come va Da 208 in poi sono cambiate molte cose in Peugeot per quanto riguarda non solo gli interni ma anche la dinamica delle vetture. Prestazionali lo sono sempre state ma a differenza del passato, dove si dava poco peso alla stabilità del retrotreno, la nuova 308 si dimostra davvero incollata a terra assicurando grande sicurezza e piacevolezza di guida in ogni condizione. Una vettura che si fa ben guidare già nelle versioni con 42 43 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb motorizzazioni “popolari” e che in abbinamento alla sigla GT viene esaltata da assetti specifici e motori in grado di muovere una silhouette leggera (la GT a benzina pesa 1.200 kg) con un brio davvero notevole: il millesei THP da 205 CV dimostra per l’ennesima volta di essere uno dei migliori motori della sua categoria, con coppia da vendere ai bassi ed una discreta grinta anche all’approssimarsi della zona rossa, mentre il turbodiesel 2.0 BlueHDi da 181 CV vanta un’erogazione molto armonica ed una prestazione di tutto rispetto. Quest’ultima unità, a differenza della benzina, vanta anche il cambio automatico a sei marce Aisin: è un cambio di ultima generazione, molto preciso e veloce, dotato di palette al volante che permettono di adottare uno stile di 44 guida che può essere reso più sportivo cliccando sul tasto Sport sul tunnel centrale. Oltre alla servoassistenza meno presente ed un acceleratore più sensibile nella prima parte di corsa, il tasto sport ritarda le cambiate (ed anticipa le scalate) assicurando la massima performance tra le curve. Peccato solamente per il sound: se il potenziamento digitale si dimostra molto piacevole con il motore a benzina, con il diesel il suono è talmente presente da essere addirittura fastidioso. Per quanto concerne i consumi, senza badare al risparmio abbiamo viaggiato a 10,5 km/litro con il millesei benzina ed a 7,2 l/100 km con il duemila turbodiesel: con piede più leggero si può fare decisamente meglio, anche se con questa GT il solo andare a spasso non è “naturale”. 45 46 47 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Peugeot 308 GT In conclusione Peugeot con la nuova linea GT ha aggiunto un tocco di sportività nella gamma 308 andando a creare una alternativa elegante a quelle che saranno le future GTI, accreditate di motori a benzina con potenze decisamente superiori. Il prezzo è corretto in relazione a potenza e finiture, peccato solamente per piccole sviste, come il sound del turbodiesel in modalità sport. 48 Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Configuratore della Casa » Virtual Tour » Test drive » Sito dedicato » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 49 50 51 SPECIALE SALONE DI GINEVRA 2015 52 53 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Ginevra Periodico elettronico di informazione motociclistica Aventador SV, la brutale ed attesisissima variante Super Veloce, che vuole segnare nuovi punti di riferimento nel mondo delle supercar con motore V12. Rimaniamo in Emilia con Maserati che ha scelto il palcoscenico ginevrino per mostrare al mondo la Ghibli nel prestigioso allesimento Ermenegildo Zegna, variante ancora raffinata della modenese. Le sportive inglesi: McLaren e Lotus Spostiamoci al di là della Manica con McLaren, un’altro costruttore che ha scelto Ginevra per lanciare le sue più grandi novità dell’anno. Lo stand della Casa inglese infatti quest’anno si dimostra particolarmente affolato grazie al debutto dell’attesissima P1 GTR, variante da pista che porta il powertrain ibrido di questa hypercar a sprigionare qualcosa come 1.000 CV. Al suo fianco non manca nemmeno un modello – si fa per dire – più accessibile come l’inedita 675LT. Si tratta sostanzialmente di una versione ipervitaminizzata della 650S, che porta il V8 biturbo ad erogare 675 CV, come suggerisce in maniera fin troppo inequivocabile il nome. Una serie di interventi poi hanno permesso di tagliare 100 kg di peso, migliorando ancora di più le prestazioni. Torna a Ginevra anche Lotus che svela al pubblico l’inedita Evora 400, la più potente e veloce auto di serie mai realizzata dalla casa di Hethel. Dalla Cayman GT4 all’utima Veyron Non rimangono di certo delusi però nemmeno gli amanti delle fuoriserie Made in Germany- SALONE DI GINEVRA 2015 TUTTE LE NOVITÀ DALLA A ALLA Z Anche quest’anno il Salone di Ginevra, in programma dal 3 al 15 marzo 2015, si conferma un appuntamento imperdibile per tutti gli amanti dell’automobile. Ecco tutte le novità dell’ottantacinquesima edizione P untuale come un orologio, anche quest’anno il Salone di Ginevra, in programma dal 3 al 15 marzo 2015, si conferma un appuntamento imperdibile per tutti gli amanti dell’automobile. I padiglioni del Palexpo infatti ospitano ancora oggi quella che può essere considerata senza alcun dubbio l’esposizione più prestigiosa a livello mondiale interamente dedicata alle quattro ruote. Lo dimostra il fatto che il motor show svizzero viene scelto puntualmente da tutti i costruttori più blasonati del globo per presentare le novità più importanti dell’anno. 54 Supercar: l’Italia domina Per cominciare il Salone di Ginevra è il tempio delle supercar per eccellenza. E in questo scenario sono ancora una volta i costruttori italiani a farla da padrone. Ferrari punta anche questa volta a conquistare lo scettro della supercar più fotografata dell’intero salone con l’inedita 488 GTB, la nuova sportiva a motore centrale che dice addio all’iconico motore aspirato per dare il benvenuto ad un nuovissimo V8 biturbo da 670 CV. Gli eterni rivali di Sant’Agata bolognese non rimangono di certo a guardare e puntano a rapire gli sguardi del pubblico con la nuova Lamborghini 55 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Porsche infatti si presenta a Ginevra con la nuovissima Cayman GT4, l’ultima, estrema evoluzione della “piccola” di Zuffenhausen, spinta dal motore della 911 Carrera S portato a 385 CV. Al suo fianco brilla l’ancora più impressionante 911 GT3 RS (911), con motore sei cilindri boxer da 4.0 litri e 500 CV. Entriamo nel paradiso delle hypercar con Bugatti che ha scelto Ginevra per il canto del cigno della Veyron. Sì perché dopo 10 anni di onorata carriera la meravigliosa creatura a 16 cilindri della Casa Alsaziana si prepara andare in pensione con l’ultimo esemplare, numero 450, che per l’occasione è stato impreziosito da un’edizione speciale chiamata “La Finale”. Naturalmente gli svedesi della Koenigsegg non si sono fatti pregare due volte per impressionare ancora una volta il pubblico del Palexpo. Nello stand si può ammirare quindi l’inedita Regera, una hypercar estrema in tutto e per tutto, pensata per stabilire 56 Ginevra Periodico elettronico di informazione motociclistica nuovi impressionti record in termini di prestazioni. Al suo fianco si fa notare anche la Agera RS, variante ancora più prestazionale del pezzo forte di questo marchio artigianale. Torniamo a solvorare i confini britannici nello stand della Casa di Crewe che si presenta in svizzera con il restyling dell’intera gamma Continental, dalla sportiva GT passando per la quattro porte Flying Spur fino alla variante cabriolet GTC. La regina dello stand è però la EXP 10 Speed 6, un meraviglioso prototipo presentato a sorpresa che anticipa una futura sportiva a due posti (V6?), che si andrebbe a collocare in gamma al di sotto della Continental. I rivali di Gaydon, passati recentemente in mani italiane grazie all’acquisizione di Andrea Bonomi, rispondono con la micidiale Aston Martin Vulcan, una supercar V12 pensata per la pista grazie ad una potenza massima di 800 CV. Gli inglesi però sanno anche tornare con i piedi per terra e lo fanno con la DBX concept, un prototipo che anticipa un potenziale SUV. Rolls-Royce invece dimostra le infinite potenzialità del suo programma di personalizzazione con la Phantom Serenity. Si tratta di un esemplare realizzato su commissione che si caratterizza per lavorazioni artiginali di inestimabile valore. La tinta per la carrozzeria per esempio ha richiesto 12 ore di lucidatura a mano ed è la più costosa mai applicata nella storia del marchio, mentre gli interni sono rivestiti in pregiatissima seta cinese. Audi R8: una tra le auto più attese Abbandoniamo il mondo delle case più blasonate del mondo per entrare in quello, non meno affiscinante, dei marchi premium. Inutile dirlo, ma in questo campo sono i tedeschi a fare scuola. Partiamo quindi da Audi che sveglie Ginevra per mostrare in anteprima mondiale la nuovissima Audi R8, supercar sviluppata sulla base della Lamborghini Huracán in grado di erogare 610 CV, che si ditingue per rivoluzionari interni con strumentazione completamente digitale. Gli appassionati delle vetture più sportive potranno sognare ad occhi aperti anche con la nuova RS3 Sportback, che porta il cinque cilindri turbo dei quattro anelli a 367 CV. Nello stand c’è spazio anche per parlare di futuro con l’Audi prologue Avant concept, un futuristico prototipo scaturito dalla matita del nuova Capo del Degin Marc Lichte, che ha il compito di anticipare lo stile delle future station wagon del marchio. Ma non ci sono solo sportive. Lo stand infatti ospita anche la nuova SUV Q7, anche nell’interessantissima variante plug in hybrid e-tron 3.0 TDI. 57 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Ginevra Periodico elettronico di informazione motociclistica classico dei facelift di metà carriera, ma che saluta anche l’arrivo dei nuovi motori in alluminio della famiglia Ingenium. Da Lexus ecco l’anti-Mini e la QX30 concept. Cadillac mostra le ATS-V e CTS-V Lexus pensa al futuro con la concept LF-SA, un prototipo che vuole ispirare una futura compatta di segmento A-B, pensata per scontrarsi idealmente con smart e con vetture come la futura 500. Il brand di lusso di Casa Nissan continua a sognare con la inedita Infiniti QX30 concept, che anticipa l’immenente crossover compatta sviluppata sulla piattaforma MFA di Mercedes (ls stessa di Classa A e GLA). Gli americani di Cadillac invece puntano tutto sulle alte prestazioni, mostrando per la prima volta in Europa le esuberanti ATS-V e CTS-V, versioni ad altissime prestazioni che sfoggiano poderosi motori V6 e V8 sovralimentati. Dall’inedita sette posti BMW alla Mercedes AMG GT3 Il costrtuttore di Monaco di Baviera ha scelto la kermesse svizzera per mostrare in anteprima mondiale la BMW Serie 2 Gran Tourer versione “a passo lungo” della più tradizionale Active Tourer, disponibile anche in versione a 7 posti. Al suo fianco il pubblico può toccare con mano anche la Serie 1 restyling, che introduce importanti novità stilistiche e inedite motorizzazioni tre cilindri. Per gli amanti delle due ruote poi non manca nemmeno la curiosa M4 Safety Car della MotoGP, con un raffinato sistema di iniezione ad acqua. Chiudiamo il terzetto dei marchi di lusso tedeschi con l’immancabile Mercedes che porta a Ginevra la spaventosa AMG GT3, la versione da competizione della AMG GT, pensata per competere nei campionati Fia che nasconde sotto al cofano il V8 6.3 aspirato della precedente SLS AMG GT3, e non il V8 4.0 biturbo della 58 Ecco la DS5 restyling e molte novità Volkswagwen, Skoda e Seat Il neonato brand premium DS invece scrive il primo capitolo della sua storia con la DS 5 restyling, che dice addio al logo del Double Chevron. Al suo fianco non mancano la concept car Divine, per immaginare il futuro del marchio francese, e la DS 5 Moon Dust concept. Come ogni anno il Gruppo Volkswagen sfodera una miriade di novità. Partiamo dalla Casa di Wolfsburg che si presenta a Ginevra con le nuovissime Passat Alltrack e Touran, ma anche con i restyling di Sharan e Caddy. Spazio alla fantasia poi con la Sport Coupé Concept GTE, un prototipo che anticipa la futura CC. Molto ricco anche lo stand Skoda che presenta per in anteprima mondiale la nuova Superb, ma anche le inedite Octavia RS 230 e Fabia Monte Carlo. I cugini della Seat invece sfruttano la vetrina del salone svizzero per mostrare per la prima volta il concept 20V20, che anticipa il futuro volto dei SUV del marchio iberico. versione di serie. All’interno dello stand conquistano gli sguardi del pubblico anche la vistosissima Classe G 4x4², versione a quattro ruote dell’esuberante Classe G 6x6, la SL 417 Mille Miglia, edizione limitata per celebrare 60 anni di vittorie alla gara della Freccia Rossa e la lussuosissima Mercedes-Maybach Pullman. A sorpresa la Stella ha anche portato il curioso Mercedes Vision e concept, un van che coniuga alte prestazioni (333 CV complessivi) e bassi consumi grazie ad un powertrain ibrido-benzina. Volvo si presenta con la S60 e V60 Rimaniamo in territorio premium con Volvo che si presenta a Ginevra con le S60 e V60 nell’inedito allestimento Cross Country, ma anche con la V60 D5 Twin Engine Special Edition, particolare versione della station plug in svedese. Land Rover invece porta in Svizzera la Range Rover Evoque restyling, che si rifà il trucco con il più 59 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Ginevra Periodico elettronico di informazione motociclistica Tantissime novità Honda. Mazda ha un nuovo SUV Attraversiamo gli oceani fino ad arrivare in territorio giapponese. Partiamo da Honda che stupisce il pubblico del Salone con la nuova NSX, supercar ibrida ad altissime prestazioni che raccoglie l’eredità del celebre modello degli anni ‘90. Al suo fianco il pubblico può toccare con mano anche la nuovissima Civic Type-R che vuole scrivere un nuovo capitolo della sua gloriosa storia con un inedito motore turbo. All’interno dello stand si torna anche con i piedi per terra grazie alla più accessibile HR-V, un SUV compatto che si colloca in gamma sotto alla CR-V e alla compatta Jazz, che si presenta in una nuova generazione. Mazda porta a Ginevra uno stand ricchissimo di novità per il mercato europeo. La più grande novità è senza dubbio il nuovo SUV compatto CX-3, che sarà affiancato dalla nuovissima MX-5 ma anche da Mazda6 e CX-5 restyling. Le tante piccole novità di FCA Il Gruppo FCA risponde con una serie di tante, piccole novità. Fiat mette in mostra la curiosa 500 Vintage ‘57, la Doblò Trekking e la Panda KWay, mentre Alfa Romeo rapisce gli sguardi degli appasionati con la 4C Spider in versione europea e con la MiTo Racer. Jeep porta in Svizzera l’esuberante Wrangler Black Edition e la Renegade Hard Steel concept mentre Lancia punta tutto sulla Ypsilon 30th anniversary, che celebra i 30 anni del modello. Dalle francesi novità e restyling. Ford con la GT concept Entriamo in territorio d’Oltralpe con Renault che svela a Ginevra una novità importante come la nuovissima Kadjar, SUV di medie dimensioni che ha il compito di raccogliere l’eredità della Koleos. 60 La Casa di Hamamatsu invece pensa al futuro con le inedite Suzuki iM-4 and iK-2 concept. Nissan pensa alla sua futura citycar con la Sway concept, mentre Mitsubishi stupisce il pubblico con l’eccentrica XR PHEV concept. Hyundai presenta Tucson e Kia la Cee’d GT Line Last but not least troviamo i costruttori coreani. Hyundai porta la nuova Tucson, SUV di medie dimensioni che manderà in pensione la ix35. Al suo fianco però spiccano anche i30, i40 e ix20 restyling, oltre alla nuovissima i20 coupé. I cugini di Kia stupiscono con la Cee’d GT Line - nuovo allestimento, nuovi motori e nuovo cambio a doppia frizione – e la Sportspace concept, che anticipa una futura station. Chiude la carreallata di novità SsangYong che porta a Ginevra la nuova e simpatica SUV compatta Tivoli. Guarda marca per marca tutte le novità Il marchio Dacia invece si presenta in Svizzera con un’edizione limitata inedita, disponibile su tutta la gamma, da Duster a Logan. I rivali della Peugeot propongono invece la 208 restyling, che si rinnova con una nuova estetica ma anche nuovi allestimenti e contenuti di sostanza. I cugini di Citroen svelano il Berlingo restyling, anche nella curiosa versione Mountain Vibe concept. La Casa dell’Ovale Blu si presenta a Ginevra pronta a dare battaglia ai marchi più blasonati del Salone. All’interno dello stand infatti è possibile rifarsi gli occhi con la GT concept, un prototipo in forma semi-definitiva che anticipa una futura supercar a motore centrale, spinta da un innovativo V6 EcoBoost da 3.5 litri sovralimentato. Sotto ai riflettori però anche la nuova Focus RS e la Mustang, che per la prima volta viene importata in Europa direttamente da Ford. 61 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Ginevra Periodico elettronico di informazione motociclistica addio, quello di un modello Bugatti. Veyron 16,4 Grand Sport Vitesse “La Finale” l’auto di serie più potente, veloce e costosa al mondo chiude il suo ciclo con il quattrocentocinquantesimo e ultimo esemplare di questa magnifica hypercar. La fredda Svezia invece dimostra di possedere un’animo caliente in fatto di motori ed ecco due supercar uniche: la Koenigsegg Regera, supercar ibrida con più di 1.500 CV di potenza e la Agera RS con il suo poderoso 5.0-liter twin-turbo V8 dalla impressionante potenza di 1.160 cavalli. Con una tecnica ispirata alla Formula 1, fa brillare gli occhi dei visitatori la Aston Martin più potente di sempre, la Vulcan, hypercar nata esclusivamente per la pista, costruita in tiratura limitatissima: soli 24 esemplari Il segno dei 4 anelli ora campeggia sulla seconda generazione di R8 che si mette in mostra anche con le sue derivate R8 e-tron e R8 LMS. La nuova piattaforma alluminio e carbonio ha permesso di tagliare 50 kg dalla massa totale fino a un minimo di 1.454 kg per la vettura stradale. Infine, Mercedes AMG GT3 destinata alle gare FIA GT3, con motore V8 da 6,3 litri. L’auto da corsa di Affalterbach impressiona per le linee e le forme pura espressione di sportività e potenza. Una delle più belle vetture del salone. E dal Giappione la Honda NSX hypercar ibrida che vanta un propulsore V6 bi-turbo associato ad altri tre motori elettrici, uno collegato direttamente a quello termico, gli altri posizionati sull’asse anteriore. SALONE DI GINEVRA 2015 TUTTE LE SUPERCAR di Maurizio Vettor | Le auto supersportive sono più che mai le invitate d’onore di questa ottantacinquesima edizione del Salone di Ginevra e i modelli italiani sono protagonisti I leit motive del Salone di Ginevra sono prestazioni e velocità. “S” come Salone, “S” come Supercar. Le auto supersportive, sono più che mai, le invitate d’onore di questa ottantacinquesima edizione del salone svizzero e il tricolore sventola alto e raggiante. Ferrari presenta l’inedita 488 GTB, la nuova sportiva a motore centrale che dice addio all’iconico motore aspirato per il nuovissimo V8 biturbo da 670 CV. Lamborghini raccoglie il guanto di sfida e sfoggia la Aventador 750-4 Super Veloce, una belva da 750 CV capace di raggiungere la velocità di 350 km/h. Arriva 62 dalla Gran Bretagna una delle vetture più ammirate, la McLaren P1 GTR,che vanta il powertrain ibrido vitaminizzato fino a quota 1.000 CV. Ad arricchire lo stand della Casa inglese anche la 675 LT “Long Tail”, ovvero “coda lunga”, una vettura che potrà far impensierire grazie al suo rapporto peso/potenza 1,82 kg rivali come Ferrari 458 Speciale e Porsche 911 GT3. Sempre da Oltremanica arriva Evora 400, la Lotus stradale più performante di sempre: telaio in alluminio, 400 cv e una accelerazione da 0-100 km7h in 4,2 secondi. Ma a Ginevra 2015, va di scena anche un 63 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione motociclistica km/h, con scatto da 0 a 100 km/h in 3,3 secondi e 0-200 in 10,9 secondi. Per migliorare la deportanza alle alte volocità, il cofano motore vanta anche uno spoiler integrato. L’aerodinamica è stata inoltre migliorata dotando i parafanghi anteriori di nuove prese d’aria e splitter. Al posteriore spicca il vistoso alettone. Per quando riguarda l’abitacolo, causa il rollbar, l’auto adesso è solo due posti secchi. I sedili, in parte, sono dello stesso colore della carrozzeria. Numerosi poi i pannelli in fibra di carbonio sulla plancia e sui pannelli delle portiere La nuova Porsche 911 Carrera GT3 RS, che è capace di girare al Nürburgring in 7 minuti e 20 secondi, sarà in vendita a partire da 181.690 € (in Germania). PORSCHE 911 GT3 RS SPORTIVITÀ ESTREMA Svelata finalmente la tanto attesa Porsche 911 GT3 RS. L’auto, grazie all’adozione di fibra di carbonio, nonchè altri materiali leggeri pesa 10 kg in meno della tradizionale GT3 L a casa tedesca ha finalmente presentato la tanto attesa Porsche 911 GT3 RS, e per farlo ha scelto il Salone di Ginevra. La vettura, dotata di una carrozzeria in alluminio, in aggiunta al tetto in magnesio e al cofano in plastica, rinforzato in fibra di carbonio, pesa 10 kg in meno rispetto alla normale 911 GT3, ovvero 1.420 kg. Sul cofano, gli ingegneri 64 tedeschi hanno inoltre inserito prese d’aria supplementari al fine di migliorare il raffreddamento del propulsore, un flat-six aspirato da 4 litri in grado di erogare 500 CV. La potenza è trasmessa alle sole ruote posteriori tramite un cambio PDK (doppia frizione) a sette marce e un differenziale autobloccante dotato di torque vectoring. La 911 GT3 RS raggiunge una velocità massima di 322 65 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione motociclistica motricità direttamente al retrotreno. Viaggiando in autostrada per esempio, il sistema Koenigsegg Direct Drive permette di ridurre fino al 50% le perdite della trasmissione, rispetto ai tradizionali cambi o CVT. Questa tecnologia prevede tre motori elettrici - uno su ciascuna ruota posteriore e uno collegato all’albero - che sono in grado di generare motricità e di generare energia in decelerazione. Secondo Koenigsegg siamo di fronte al più potente sistema di motori elettrici mai visto nella storia dell’auto. Le tre unità vengono alimentate da una batteria da 9,27 kWh e complessivamente il sistema KDD aggiunge solamente 88 kg al peso della Regera, che ferma l’ago della bilancia a 1.420 kg. Il costruttore ha dichiarato che lo scatto da 0 a 100 km/h viene coperto in 2,8 secondi, mentre lo 0 - 400 km/h si effettua in soli 20 secondi. La Regera è dotata di un alettone mobile posteriore, ma anche di un sistema di scarico Akrapovic e di aerodinamica attiva. Tutte queste componenti possono peraltro essere controllate attraverso smartphone. La Regera al momento è un’auto laboratorio, ma dovrebbe essere realizzata successivamente in 80 esemplari, un numero scelto da Koenigsegg dal momento che nella numerologia pitagorica simboleggia i concetti di dominio, controllo e conquista. KOENIGSEGG REGERA LA IBRIDA DA 1.500 CV CHE FA IMPALLIDIRE LE SUPERCAR DI GINEVRA Koenigsegg ha stupito tutti al Salone di Ginevra, presentando la Regera, una hypercar ibrida da oltre 1500 CV. “Regera” in svedese significa regno K oenigsegg ha lasciato tutti quanti a bocca aperta al Salone di Ginevra, presentando la micidiale Regera, una hypercar ibrida pensata per offrire un’alternativa alla “classica” Agera. La Regera, un nome che in svedese significa “regno”, nasconde un powertrain fino ad oggi mai visto su nessuna auto di serie, abbinato ad interni estremamente 66 lussuosi e prestazioni da capogiro. Il cuore della Regera è il sistema Direct Drive sviluppato direttamente dalla Koenigsegg che abbina il V8 da 5.0 litri sovralimentato a tre motori elettrici per una potenza complessiva di 1500 CV. Questo particolare powertrain ha permesso di eliminare la tradizionale trasmissione, che è stato sostituito da un sistema in presa diretta in grado di trasferire 67 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione motociclistica contraddistingueva il modello di precedente generazione. Salto di qualità NUOVA HYUNDAI TUCSON ECCO L’EREDE DELLA IX35 TUTTI I DETTAGLI di Emiliano Perucca Orfei | Hyundai si prepara a stupire nuovamente il mondo con la nuova Hyundai Tucson, SUV di segmento C che andrà a sostituire l’attuale ix35 dopo 6 anni di onorata carriera H yundai si prepara a stupire nuovamente il mondo con la nuova Hyundai Tucson, SUV di segmento C che andrà a sostituire l’attuale ix35 dopo 6 anni di onorata carriera. La nuova crossover coreana quindi torna ad assumere anche in Europa il nome globale Tucson, abbandonando definitivamente la sigla alfanumerica che 68 Basta uno sguardo per capire come la Tucson sia un’auto tutta nuova, destinata a stabilire in casa Hyundai nuovi punti di riferimento in termini di design e qualità costruttiva. Lo stile, supervisionato come sempre dal grande capo Peter Schreyer, è ispirato a quello della sorella maggiore Santa Fa. E’ un design atletico e muscoloso, con la grande calandra anteriore cromata che domina la scena all’anteriore, sposandosi ad un cofano prominente mentre linee di forza tese e passaruota piuttosto pronunciati conferiscono al SUV coreano un’aria aggressiva e un aspetto ben piantata sulla strada. Tutti nuovi anche gli interni. Lo stile è piuttosto classico, pulito e lineare, ma c’è stato un grande lavoro nella scelta dei materiali plastici - vero tallone d’Achille della ix35 - che ora appaiono più piacevoli alla vista e al tatto. Migliorati anche gli equipaggiamenti che ora possono contare su dispositivi di sicurezza di ultima generazione ma perfino su qualche chicca solitamente riservata a vetture di categoria superiore. Interni: largo alla tecnologia Sulla nuova Tucson si possono avere sedili anteriori ventilati e riscaldati, con cuscino allungabile per migliorare il comfort di guida durante i viaggi più lunghi. Il bagagliaio offre una capacità sconfinata grazie a 513 litri di capacità senza abbassare i sedili! Tra gli optional però spicca anche il portellone con apertura intelligente (basta avvicinarsi con la chiave in tasca per aprirlo) oltre allo Smart Parking Assist System (SPAS) per facilitare le manovre di parcheggio. Il costruttore coreano ha anche aggiunto di aver migliorato di tre volte la velocità di esecuzione del sistema multimediale, che viene offerto con un abbonamento di 7 anni ai servizi TomTom LIVE senza sovrapprezzo. L’elenco accessori si allunga poi con la frenata automatica di emergenza (Autonomous Emergency Braking) che lavora in tre diverse modalità di guida - pedoni, città e interurbano con l’obiettivo di evitare incidenti per distrazione sia alle basse che alle alte velocità. Non manca il Lane Keeping Assist System che corregge lo sterzo in caso di superamento involontario della linea di carreggiata e il Rear Traffic Cross Alert, che sfrutta una telecamera a 180° per monitorare la zona dietro al veicolo avvisando il guidatore in caso di veicoli che sopraggiungono durante le manovre di retromarcia. Il Blind Spot Detection aiuta a monitorare invece gli angoli ciechi durante la guida mentre lo Speed Limit Information è in grado di leggere i segnali stradali comunicando al guidatore il limite di velocità. La nuova Tucson inoltre dispone di un cofano attivo che si alza in caso di impatti con pedoni o ciclisti per attutire il colpo. Arriva il doppia frizione coreano! Anche sotto al cofano troviamo grandi novità. Sulla Tucson infatti arriva il nuovissimo 1.6 turbo benzina T-GDI da 176 CV che può essere abbinato al nuovo cambio automatico a doppia frizione con 7 rapporti sviluppato da HyundaiKia. La famiglia benzina può contare anche sul più classico 1.6 GDI aspirato da 135 CV mentre la gamma diesel, sicuramente la più apprezzata in Italia, sfrutta i collaudati 1.7 CRDi da 115 CV e i più consistenti 2.0 CRDi da 136 o 284 CV. Tutti i motori sono abbinati di serie al cambio manuale a sei marce tranne il nuovo 1.6 T-GDI che può essere scelto con il nuovo doppia frizione e i 2.0 CRDi che possono essere richiesti con l’automatico con convertitore di coppia a sei marce. Al momento il costruttore non ha ancora comunicato a quali motorizzazioni resta riservata la trazione integrale AWD ma è presumibile che verrò resa disponibile solo sulle unità più potenti. Sconosciuti anche prezzi e tempi di commercializzazione per cui, almeno per il momento, non rimane che gustarci da vicino la nuova Tucson al prossimo Salone di Ginvera, in programma dal 3 al 15 marzo. 69 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione motociclistica Design: segue la Captur Rispetto alla SUV compatta, però, Kadjar si differenzia non solo per le dimensioni ma anche per la raffinatezza dei gruppi ottici, in particolar modo quelli anteriori dove si fa notare una firma luminosa a forma di C. Spiccano anche le scocche dei retrovisori e le maniglie delle porte in tinta con la carrozzeria, profili cromati che circondano i finestrini e le modanature del sottoscocca. A misura di guidatore RENAULT KADJAR LA QASHQAI SECONDO I FRANCESI Si allarga la gamma SUV della Losanga con l’arrivo della nuova Renault Kadjar. Costruita sulla base meccanica della Nissan Qashqai, evolve il design della sorella minore Captur S i allarga la gamma SUV della Losanga con l’arrivo della nuova Renault Kadjar. Primo SUV di segmento C della gamma verrà inizialmente commercializzato in Europa, Africa, bacino del Mediterraneo ma soprattutto Cina dove sarà anche fabbricato (a Wuhan) per soddisfare le richieste del mercato locale. 70 Piattaforma modulare Sviluppato sulla piattaforma modulare CMF C/D, già utilizzata anche su Qashqai ed X-Trail la nuova Kadjar è lunga 445 cm, larga 184 ed alta 160 ed è sviluppata su ruote da 19” ed una altezza da terra di 19 cm che sottolineano un dinamismo (angoli di attacco e uscita di 18° e 25°) che trae origine dalle forme di successo della Captur. Internamente si nota il quadro strumenti orientato verso il conducente ed un disegno della plancia che sottolinea l’orizzontalità delle linee per esaltare la sensazione di larghezza. Per offrire una maggior sensazione di qualità Renault sottolinea che sono state utilizzate doppie impunture sui sedili, le maniglie di presa e la “visiera” del quadro strumenti sopra il blocco contagiri. Sopra la testa un tetto fisso di 1,4 m2, che assicura equilibrio e luminosità all’interno dell’abitacolo. Ampio spazio alla tecnologia, con un display da 7” touch al centro della plancia, ma anche sul tunnel centrale dove spicca la rotella la selezione della modalità di guida. Renault Kadjar dispone inoltre di 30 litri di vani porta oggettisuddivisi all’interno dell’abitacolo. 4x4 o 4x2 Sconosciuta, per il momento, la gamma motori anche se è scontato l’utilizzo del 1.2 TCe per quanto riguarda i benzina e del 1.6 dCi per i turbodisel. Kadjar sarà disponibile anche in una versione con trasmissione integrale che offre tre modalità di utilizzo (Auto, LOCK e 2WD) consentendo di selezionare la trasmissione ideale. La versione 2 ruote motrici propone l’Extended Grip, che consente al veicolo di aderire alla strada in condizioni di guida difficili, grazie anche a pneumatici “Mud and Snow”, che liberano dal fango o dalla sabbia presenti sulla carreggiata, assicurando una migliore aderenza. Spazio modulare La modularità interna è facile e intuitiva. Grazie a maniglie situate nel vano bagagli, il sistema “Easy Break” consente di sbloccare e ripiegare automaticamente i sedili posteriori con funzionalità 1/3-2/3. Inoltre, il sedile passeggero può essere ripiegato in posizione tavolino grazie ad una maniglia disposta nella parte inferiore del sedile, per consentire il carico di oggetti lunghi. 472 litri di bagagliaio Le due posizioni del vano bagagli consentono di scegliere tra una posizione alta del pianale piatto completo, per facilitare il carico di oggetti voluminosi, e una posizione bassa, per un volume di carico massimo di 472 dm3. La possibilità di suddividere il vano bagagli in 2 o 3 parti consente di riporre oggetti in vani intelligenti e protetti. 71 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione motociclistica tonalità a seconda del punto di vista. All’interno ritroviamo pressoché lo stesso stile visto nella Mazda 2. Nell’abitacolo del nuovo SUV spiccano quindi le bocchette di aerazione circolari, i rivestimenti bicolore, e nuove finiture in metallo lucido in contrasto con inserti neri. Le versioni top di gamma acquisteranno in più il recente heads-up display, che proietta sul vetro le informazioni di navigazione, e il sistema d’infotainment Mazda Connect con collegamento Bluetooth e internet radio Aha by HARMAN. Arriva il motore SKYACTIV-D di nuova generazione Nel Nord America la CX-3 sarà proposta con il motore a benzina SKYACTIV-G da 2.0 litri abbinato alla trazione integrale e al cambio automatico SKYACTIV-DRIVE a 6 rapporti. In Europa invece, oltre allo stesso 2.0 benzina in due differenti livelli di potenza, il crossover arriverà con l’inedito motore diesel SKYACTIV-D da 1.5 litri di ultima generazione a cui potrà essere abbinata la trazione anteriore o integrale e cambio manuale o automatico a 6 rapporti. La Mazda CX-3 arriverà sul mercato il prossimo anno, prima in Giappone e poi negli Stati Uniti, ad un prezzo di commercializzazione ancora sconosciuto. «Questi sono tempi entusiasmanti per Mazda ha dichiarato Jim O’Sullivan, Presidente e CEO di Mazda North America - con profitti e vendite che superano le aspettative e gli obiettivi sia negli Stati Uniti e nel mondo. CX-3 completa la line-up Mazda, in quanto colpisce perfettamente il bersaglio di un segmento in rapida crescita». MAZDA CX-3 IL KODO DESIGN CONTINUA Al salone di Los Angeles, la Casa giapponese ha presentato la nuova Mazda CX-3, la Suv compatta dal design moderno e dinamico che arriverà sul mercato il prossimo anno L a casa di Hiroshima ha svelato al salone di Los Angeles la nuova Mazda CX-3, la SUV compatta che arriverà sul mercato il prossimo anno. Il nuovo crossover si aggiunge alla gamma di veicoli di ultima generazione del marchio nipponico caratterizzati dall’inedita SKYACTIVE TECHNOLOGY e dal KODO design. La Mazda CX-3 si presenta con un’inedita griglia anteriore sporgente composta da sette listelli orizzontali e circondata da una 72 cornice metallica. La forma dei nuovi gruppi ottici a LED è stata ricercata per creare un tutt’uno con la griglia del radiatore e questo si traduce in un design moderno e dinamico che colpisce. Proseguendo sulla fiancata si fa notare il montante posteriore di colore nero che si “mimetizza” tra i vetri oscurati e rende elegante e solido il retrotreno. Degni di nota anche i cerchi lucidati da 18 pollici che riempiono i grandi archi ruota e la nuova verniciatura Ceramic Metallic che cambia 73 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Tecnica Periodico elettronico di informazione motociclistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb In questo moderno basamento in lega di alluminio la metà amovibile dei cinque supporti di banco è integrata in un sottobasamento, che completa la struttura inferiormente IL BASAMENTO DEI MOTORI SOLLECITAZIONI SPAVENTOSE E TANTA TECNOLOGIA di Massimo Clarke | L’aumento delle prestazioni ha comportato sviluppi anche per quanto riguarda i supporti dell’albero a gomiti I l basamento è l’autentica struttura portante del motore. Non è solo una specie di scatola che evita l’ingresso di polvere e acqua all’interno e al tempo stesso la fuoriuscita di olio e liquido di raffreddamento. Il suo compito è molto più complesso e impegnativo. E anche la sua geometria è tutt’altro che semplice. In campo automobilistico di norma anche il blocco dei cilindri (o le due bancate, nel caso dei 74 motori a V o boxer) è incorporato nel basamento, che invariabilmente viene ottenuto per fusione. Nella parte inferiore sono ricavati i supporti di banco, nei quali vengono alloggiati i cuscinetti sui quali ruota l’albero a gomiti. Logico quindi che tale “zona” del basamento risulti fortemente sollecitata. È attraverso i supporti infatti che si scaricano le forze, che nei moderni motori di alta potenza specifica raggiungono valori altissimi. Gli alloggiamenti delle bronzine di banco devono rimanere allineati con la massima precisione in qualunque condizione di funzionamento La rigidezza è fondamentale L’aumento delle prestazioni ha reso necessario lo sviluppo di nuovi materiali antifrizione per le bronzine in particolare se destinate ai diesel sovralimentati delle ultime generazioni. In questi motori all’interno dei cilindri durante la combustione vengono raggiunte, con estrema rapidità, pressioni impressionanti, che si scaricano sui pistoni generando forze imponenti che le bielle trasmettono all’albero. Quest’ultimo poggia sui supporti di banco, che devono quindi resistere a carichi elevatissimi. Il basamento è pertanto sottoposto a queste formidabili sollecitazioni, che si susseguono senza posa e che tendono a deformare gli alloggiamenti delle bronzine e le pareti nelle quali essi sono ricavati. Non esistono materiali dotati di una rigidezza infinita, e qualunque corpo è inevitabilmente soggetto a deformazioni elastiche. Nel nostro caso è di importanza vitale che esse vengano ridotte al minimo, in modo da non compromettere non solo la durata ma anche lo stesso funzionamento del motore. Di questo come ovvio si tiene debito conto in fase di progetto. Eventuali errori di allineamento degli alloggiamenti delle bronzine si pagano con un sensibile aumento delle perdite per attrito (e possono anche avere conseguenze negative per quanto riguarda la vita utili di tali componenti, se non addirittura la loro integrità). È dunque importante che il “banco” del motore sia non solo dotato di una adeguata robustezza, ma abbia anche la massima rigidezza possibile. Questo obiettivo deve essere raggiunto senza dar luogo a un aumento significativo del peso. Le nervature, ben visibili sulle pareti esterne di molti basamenti, servono proprio ad abbinare la rigidezza con la leggerezza. E possono avere anche benefici effetti per quanto riguarda il contenimento delle emissioni acustiche. Il loro numero, la loro disposizione e le loro dimensioni sono frutto di una 75 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Talvolta nel sottobasamento in lega di alluminio vengono incorporati di fusione degli elementi in ghisa o in acciaio che irrigidiscono gli alloggiamenti delle bronzine di banco e limitano le variazioni dimensionali a caldo progettazione effettuata al computer facendo ampio ricorso alle simulazioni per individuare la distribuzione delle tensioni in seno alla struttura e per visualizzare come e in quale misura essa si deforma elasticamente. I materiali: dalla ghisa all’alluminio Di grande importanza è come ovvio il materiale. In questa sede tralasciamo ogni considerazione relativa alle superfici di lavoro dei cilindri, ovvero alle canne, argomento di ampia portata che merita una trattazione a parte, per concentrare l’attenzione sulla zona inferiore del basamento, cioè quella ove si trovano i supporti di banco. La ghisa grigia costa poco e si presta ottimamente alla realizzazione di strutture anche dotate di geometria molto complessa. Una volta fusa infatti, ha una grande fluidità e cola agevolmente. La temperatura di fusione è molto elevata e questo rende necessario l’impiego di “forme” in sabbia (niente stampi in acciaio, quindi). Per realizzare i basamenti si fa pertanto ricorso alla colata in terra, per gravità. Da alcuni anni a 76 Tecnica Periodico elettronico di informazione motociclistica questa parte qualche costruttore tedesco ha iniziato ad impiegare la ghisa a grafite vermicolare, più costosa ma dotata di caratteristiche meccaniche superiori, per i motori turbodiesel delle sue autovetture. Nei motori a benzina le sollecitazioni sono meno elevate e questo, unitamente all’esigenza di ridurre al minimo il peso (cosa molto importante ai fini della diminuzione dei consumi, e quindi anche delle emissioni di CO2), fa sì che diversi costruttori realizzino i basamenti dei loro motori in lega di alluminio, come si fa praticamente da sempre in campo motociclistico. Altri continuano con la ghisa, producendo interessanti strutture a pareti sottili. Il passaggio alle leghe di alluminio comporta un leggero aumento dei costi, dovuto non solo al materiale di partenza, ma anche alla necessità di impiegare canne riportate o particolari rivestimenti sulle superfici di lavoro dei cilindri. Queste leghe consentono di utilizzare tutte le tecnologie fusorie disponibili. Quelle alle quali si fa ricorso più frequentemente sono la colata in conchiglia e la pressofusione. Lost-foam Di recente alcuni costruttori hanno iniziato ad impiegare anche procedimenti come il “lost-foam” (con modello a perdere in polistirene) e le colate in conchiglia a bassa e a media pressione. Nel caso delle leghe di alluminio la fusione in sabbia viene usata di norma soltanto quando i numeri di produzione sono ridotti; si utilizza quindi in genere per i basamenti dei motori da corsa e per quelli dei prototipi. La pressofusione, adatta a volumi di produzione molto elevati, non consente di realizzare strutture con sottosquadri e con cavità interne (i blocchi cilindri devono avere quindi una struttura open-deck); inoltre, non permette di fare ricorso al trattamento termico di bonifica. Quest’ultima limitazione può essere superata adottando un complesso e costoso sistema di pressofusione sotto vuoto. Le leghe che vengono impiegate sono quelle al silicio, nelle quali quest’ultimo elemento (che migliora le caratteristiche meccaniche e riduce il coefficiente di dilatazione termica) è presente in una misura che può indicativamente andare dal 5 al 12%. Alcuni costruttori tedeschi utilizzano anche una lega con il 17% di silicio, impegnativa dal punto di vista fusorio e per quanto riguarda la lavorabilità, che consente di fare a meno di canne riportate o di rivestimenti superficiali sulle pareti interne dei cilindri. Da segnalare pure l’adozione di una struttura bimetallica in alcuni basamenti prodotti dalla BMW, con la parte interna (cioè quella più sollecitata) in lega di alluminio e le pareti esterne in lega di magnesio; questa soluzione, che prevede una tecnica fusoria molto evoluta, consente di limitare il peso. Sollecitazioni enormi Come già detto, nei motori di alte prestazioni la zona dei supporti di banco è particolarmente critica. Anche nelle condizioni di impiego più severe gli alloggiamenti dei cuscinetti devono rimanere allineati e mantenere la corretta geometria; le inevitabili deformazioni elastiche devono pertanto essere di entità assolutamente minima. I motori di serie a quattro cilindri in linea in passato avevano quasi invariabilmente tre supporti di banco, ma in seguito si è passati gradualmente a cinque. La ricerca di una elevata rigidezza ha portato alcuni costruttori ad adottare una struttura a tunnel, con le bronzine di banco alloggiate in elementi discoidali divisi in due parti, e con l’albero che veniva inserito da una estremità del basamento. A questa soluzione, utilizzata di rado, hanno fatto ricorso in passato costruttori famosi come l’americana Offenhauser (i cui motori da competizione hanno dominato per decenni a Indianapolis), l’inglese Lagonda e la nostra VM. Lo schema standard, per quanto riguarda i motori automobilistici, prevede che i supporti di banco siano divisi in due parti, una delle quali amovibile per consentire l’installazione dell’albero a gomiti monolitico (ossia fuso o forgiato in un sol pezzo). In altre parole, prevede che ogni supporto sia dotato di un cappello, con l’alloggiamento della bronzina, divisa ovviamente in due “semigusci”, che viene tagliato esattamente a metà. Il fissaggio del cappello viene affidato a due viti e il corretto posizionamento è ottenuto utilizzando in genere spine di centraggio o denti triangolari. L’incremento delle prestazioni, e quindi delle sollecitazioni, verificatosi negli ultimi anni ha portato diversi costruttori ad adottare cappelli con quattro viti di fissaggio parallele o, meno frequentemente, con due viti principali e due trasversali (perpendicolari alle prime, vincolano il cappello alle pareti laterali del basamento). Recentemente si è andata affermando in misura via via crescente la soluzione che prevede l’impiego di un sottobasamento, nel quale sono ricavate le metà inferiori dei supporti di banco. Adottando questo schema, da decenni tipico dei motori da competizione, vengono eliminati i cappelli e la struttura risulta più rigida. Per limitare la dilatazione che a caldo subiscono gli alloggiamenti dei cuscinetti di banco, se il basamento è in lega di alluminio talvolta vengono incorporati di fusione degli inserti in ghisa o in acciaio. 77 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Attualità Periodico elettronico di informazione motociclistica A Milano si parla di una vera e propria “strage” causata dai nuovi autovelox. Le cose stanno davvero così? «In soli 10 mesi i 7 nuovi autovelox installati a Milano hanno prodotto 791.000 verbali per aver superato anche di pochi km il limite di velocità di 50 o di 70 km/h. Hanno compiuto una strage, hanno colpito tutti, e, non contenti, ora ne installeranno altri 10. Se moltiplichiamo il numero dei verbali per una sanzione media di 150 euro, otteniamo un fatturato straordinario di 120 milioni di euro. Anche Roma, naturalmente, si è ingolosita di tale incasso, quindi presto il numero delle telecamere aumenterà anche nella Capitale. Nessuno prende provvedimenti, il Ministro Lupi sta zitto, o meglio, invita semplicisticamente (e inutilmente) a fare ricorso. Intanto gli automobilisti vengono continuamente vessati». MULTE, È STRAGE I COMUNI? UNA CONDOTTA IMMORALE di Enrico De Vita | Tantissimi comuni negli ultimi anni si sono affidati sempre di più a multe ed autovelox per sanare buchi di bilancio, ma ora la situazione è veramente fuori controllo N egli ultimi anni moltissimi comuni italiani hanno cercato di sanare spaventosi buchi di bilancio con la “finanza creativa”. E’ così che tanti comuni si sono affidati sempre di più a multe ed autovelox per far quadrare i conti, ma ora la situazione è veramente fuori controllo. Alcune amministrazioni, grazie al proliferare delle 78 sanzioni-bancomat, arrivano ad incassare decine, se non centinaia, di milioni di euro l’anno e farne le spese sono come sempre gli automobilisti onesti. Di questo e molto altro ancora si è occupato il nostro editorialista Enrico De Vita a Isoradio, intervistato da Elena Carbonari all’interno del programma “Spazio Consumatori”. Gli autovelox sono strumenti che dovrebbe essere utilizzati per migliorare la sicurezza stradale. Ci spiega perché troppo spesso si fa un utilizzo improprio di questi apparecchi? «Per legge, in ambito urbano, gli autovelox possono essere installati solo ed esclusivamente su strade a grande scorrimento. Questo significa che le telecamere andrebbero adottate solo se non ci sono incroci, semafori e aree di sosta. Invece, da circa un anno, gli autovelox proliferano sui vialoni delle grandi città dove si transita normalmente. Come se non bastasse poi hanno imposto limiti di 70 o addirittura di 50 km/h su tratti di strada dove nemmeno gli autobus riescono ad andare così piano! In questo modo la strage diventa davvero automatica». Considerati gli incassi stratosferici delle multe dovremmo avere strade immacolate, visto che la legge impone alle amministrazioni di destinare il 50% dei proventi delle sanzioni al miglioramento la sicurezza stradale. Come mai ci ritroviamo pieni di buche e con infrastrutture stradale spesso fatiscenti? «Sono soltanto 7 o 8 su 7.000 i comuni italiani che hanno dimostrato di utilizzare il 50% dei proventi delle multe, come imporrebbe la Legge, per migliorare la sicurezza stradale». Se non vengono utilizzati per migliorare la sicurezza stradale, a cosa vengono destinati gli incassi delle multe? «È molto difficile capire se effettivamente il 50% dei proventi delle multe finisce per finanziare lavori stradali. A Milano per esempio le multe vanno a finanziare in parte il fondo previdenziali dei vigili. Per esempio, nel 2002, il 34% dei 50 milioni di euro messi a bilancio per strade, marciapiedi, illuminazione pubblica, segnaletica stradale e manutenzione semafori, venne destinato agli “oneri previdenziali per la polizia municipale”, alias le pensioni dei vigili. Tutto consentito dalla legge, ma francamente non è il massimo dell’etica: vedere un vigile che compila un verbale e pensare che grazie a quella multa metterà al sicuro parte della sua pensione...» Perché non è normale che ogni anno aumenti il numero di sanzioni elevate agli automobilisti? «I bilanci delle Amministrazioni non devono essere sanati con le multe. In un sistema sano e moderno, dove i vigili migliorano realmente la circolazione, le multe dovrebbero diminuire, non aumentare. In Italia invece negli ultimi 7 anni sono aumentate di ben 10 volte! Sono diventate quindi dei veri e propri bancomat con cui coprire le voragini create nei bilanci comunali». Perché la condotta di molte amministrazioni si può tranquillamente definire immorale quando si parla di multe? «Ci sono comuni – penso a Bologna – che su una multa per divieto di sosta da 36 euro applicano un costo di notifica folle, pari a 22 euro! Molti comuni fanno affari in questo modo, anche perché affidano la riscossione a ditte private. Che vengono remunerate comunque in funzione dei verbali compilati, anche se erano sbagliati o non vanno a buon fine. Se poi un cittadino si ritrova a pagare 79 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito in ritardo una multa anche solo di 1 giorno, quindi dopo 61 giorni, l’importo della sanzione raddoppia! La pubblica amministrazione consente e lucra un interesse del 100% per un ritardo di 24 ore. A noi sembra immorale!» pagare piuttosto che intraprendere un’azione legale. I furbi invece, quelli che sono abituati a non pagare perché non possiedono beni intestati o hanno targhe clonate, non temono nulla e continuano a non pagare indisturbati». Sono interessi da usurai… Anzi, peggio! «Nemmeno chi è accusato di evasione fiscale, un reato molto più grave del superamento del limite di velocità di 50 all’ora, arriva a pagare interessi del 100% in un giorno, ma neppure in un mese o in un anno. Nessuno a livello parlamentare si rende conto di aver approvato una norma simile, né cerca di rimediare, e invece grida vergogna questa ennesima anomali italiana, prevista nel codice approvato in Parlamento». Si sente spesso dire che per le strade si vedono sempre meno vigili e polizia. C’è un fondo di verità o sono solo suggestioni del momento? «In effetti è vero. Oggi di vigili in strada se ne vedono veramente pochi perché preferiscono affidare a strumenti elettronici come gli autovelox il compito di sanzionare. Sempre più spesso poi vediamo le Forze dell’Ordine che procedono con la sola luce blu lampeggiante attivata ma senza sirena. Una condizione operativa non prevista dalla legge – sirene e lampeggianti devono sempre essere attivati insieme e solo in caso di emergenza reale – che la polizia usa per circolare senza fermarsi a contestare o a elevare sanzioni, e per muoversi in fretta nel traffico». Lo sconto del 30% sulle multe con pagamento entro 5 giorni ha aiutato per davvero gli automobilisti? «Lo sconto del 30% sulle multe ha aiutato gli onesti, chi non sa far ricorso e chi preferisce 80 Attualità Periodico elettronico di informazione motociclistica Un altro tasto dolente è quello dei parcheggi a pagamento con strisce blu. Perché anche in questo caso abbiamo assistito ad un abuso da parte delle amministrazioni? «La legge impone che in presenza di parcheggi a pagamento (strisce blu) ci sia un numero “adeguato” di stalli gratuiti (strisce bianche). Adeguato, secondo il dizionario, significa quasi uguale. Questo non si verifica praticamente mai. I comuni – in genere - affidano la riscossione del pagamento dei parcheggi a ditte private che naturalmente non hanno nessuna intenzione di rinunciare a introiti sempre maggiori. Non hanno quindi interesse a lasciare posteggi gratuiti, così le strisce bianche stanno scomparendo, nella più assoluta indifferenza. Qual è il trucco che le amministrazioni adottano per aggirare la norma? I comuni decidono di punto in bianco che tutte le strade con strisce blu si trovano in zone di interesse storico o di traffico elevato, dove quindi bisogna disincentivare la sosta per favorire la circolazione e per preservare le bellezze artistiche. Il bello è che le strisce blu sono ammesse in queste zone. Come dire: se si paga non c’è più pericolo né monumento che tenga, basta pagare per poter parcheggiare in tutta tranquillità. Se i parcheggi sono gratis invece diventano automaticamente pericolosi!» Non parliamo di chi guida nel nostro Paese con targhe straniere. Perché riescono sempre a farla franca? «Soltanto di recente l’Italia si è accordata con alcuni Paesi stranieri in modo tale da recapitare le multe a cittadini con targa estera. Il problema è che un’operazione di recupero crediti del genere può essere portata avanti solo dai grandi comuni. Chi commette infrazioni o apre un contenzioso con piccole amministrazioni, invece, riesce quasi sempre a farla franca». In molti si chiedono quale sia il reale ruolo degli ausiliari del traffico. Queste figure macinano verbali a ritmo serrato, ma possono davvero elevare sanzioni? «Gli ausiliari del traffico non sono autorizzati dalla legge ad elevare contravvenzioni per infrazioni al Codice della Strada, ma possono riscuotere soltanto la differenza del ticket del parcheggio non pagato a sufficienza. Spesso poi questi ausiliari non sono assunti dal Comune ma sono alle dipendenze dell’azienda che riscuote gli incassi dei parcheggi per conto del Comune. Nessuno conosce in dettaglio la natura dei contratti – a volte opachi - che lega questi lavoratori all’amministrazione pubblica.» 81 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito TUTTE LE AUTO PIÙ RUBATE DEL 2014 di Edoardo Licciardello | Lancia Ypsilon, Fiat Panda, Punto e 500 le auto più rubate in Italia. A Roma la più ambita è la Smart, a Milano il Range Rover. Sempre meno vetture vengono ritrovate I n crescita i furti di auto. 330 auto al giorno, pari a ben 120.495 all’anno: questo il terribile dato che emerge dal Dossier furti LoJack in merito alla situazione italiana del 2014. Il dato ancora più preoccupante riguarda il numero di vetture che le forze dell’ordine riescono a recuperare, pari ad appena 148 auto al giorno – di oltre metà delle automobili rubate, di fatto, si perdono le tracce; vengono portate oltreconfine o cannibalizzate e vendute come ricambi 82 Attualità Periodico elettronico di informazione motociclistica sul mercato sommerso. Una realtà variegata ma accomunata da una tendenza: la crescita dei furti e il calo dei recuperi. Il triste primato nei furti va alla Campania (22.861 episodi registrati) seguita da Lazio (19.843), Puglia (17.075), Lombardia (17.008) e Sicilia (16.781), per un totale che parla di quasi 8 auto su 10 rubate in queste regioni. Scendendo nel dettaglio, il primato della città più colpita appartiene alla Capitale con oltre 18.000 furti, seguita a breve distanza da Napoli (16.710) e poi – nettamente staccate – da Milano, Catania, Bari e Palermo. La classifica delle auto più rubate vede una netta prevalenza di modelli FCA, con Panda (11.848 furti pari all’11% del totale), Punto (9.884) e 500 (6.825) sul podio seguite da Lancia Y (4.448) e Fiat Uno (4.184). Ma fra i numeri fa notizia anche la distribuzione geografica secondo l’interesse – e la distribuzione del venduto, evidentemente – dei modelli: se a Roma è la Smart Fortwo a risultare uno dei modelli più presi di mira, a Milano sono i proprietari di Range Rover (239 auto rubate su 628 del totale nazionale) a dormire sonni poco tranquilli. Resta alta l’allerta anche per i brand di alto livello come Mercedes, Bmw e Audi, storicamente appetibilissimi da parte dei ladri e spesso inserite sulle rotte internazionali dei traffici di auto; lo confermano anche i dati dello scorso anno con, rispettivamente, 3.619, 3.517 e 2.973 furti. 83 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Attualità Periodico elettronico di informazione motociclistica sue strade, Roma si confermerebbe capitale d’Italia, ma delle buche. Voragini, dossi, crateri, brecciolino scomposto ed asfalto spaccato rendono il viaggio una vera odissea: come usciamo da questo incubo? «Roma è una città che ha perso il senso identitario comune: oggi è la somma di grandi quartieri, ciascuno con una popolazione di un medio capoluogo di provincia, che vivono l’uno accanto all’altro senza comunicare tra loro. Quando lo fanno, il contatto avviene in maniera conflittuale e non dialogica. La chiamo separatezza urbana: è frutto di decenni di mancati interventi regolatori e coordinati sui servizi essenziali di una città, come trasporti, strade, illuminazione. Se vogliamo, la condizione delle strade di Roma è la metafora della città. Su questo quadro, giustamente descritto come critico, abbiamo deciso di intervenire in modo deciso: ci spetta, in quanto amministratori della città e vogliamo farlo consapevoli che anni di abbandono del decoro e della manutenzione ordinaria e straordinaria non si recuperano in breve. I miracoli non li fa nessuno, soprattutto con risorse limitate. Ma abbiamo il dovere di provarci». Quali sono stati i primi interventi? «Da pochi giorni è partito un piano di manutenzione delle strade, con budget di sei milioni di euro, per intervenire sul 5% delle arterie entro marzo e sul 15% per l’estate, interessando molti grandi assi viari e con un’attenzione speciale alle periferie, che sono una priorità. Non si tratta di interventi di facciata: i lavori riguardano il ripristino del manto stradale e soprattutto il rifacimento del binder, lo strato più in profondità, per garantire una durata più lunga dell’asfalto. Il piano si articola su tre capisaldi: trasparenza nelle procedure; attenzione nello spendere il denaro pubblico in modo onesto; infine, certezza dei tempi dei MAURIZIO PUCCI STRADE DI ROMA, È ORA DI CAMBIARE E VOLTARE PAGINA di Alfonso Rago | Intervista all’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Roma: tra le priorità, la sistemazione delle strade e il coinvolgimento degli abitanti nei processi decisionali L à dove i romani hanno fallito, ci riuscirà un pisano? Maurizio Pucci, classe 1954, è stato chiamato dal sindaco Marino solo da due mesi a gestire il delicato assessorato dei Lavori Pubblici (con delega al decoro urbano), ma ha già imposto un cambio di passo evidente nella gestione del territorio. D’altro canto, Pucci conosce bene il complicato funzionamento della macchina capitolina: si è occupato dei cantieri per il Giubileo del 2000, ha 84 gestito grandi opere come l’Auditorium, è stato direttore operativo di Ama e responsabile della Protezione Civile regionale. Insomma, è abituato a fronteggiare emergenze, come quella perenne delle strade romane, dove, giusto per la memoria, Honda testava l’efficacia delle sospensioni dei suoi motoveicoli prima di lanciarli sul mercato. Assessore, se dovessimo giudicare il livello di vivibilità di una città in base alla qualità delle 85 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Attualità Periodico elettronico di informazione motociclistica senza dribbling da parte di scooter ed auto. Un’esperienza, e questa è una notizia, che ci ha spinto a pianificare prossime, analoghe iniziative in altri zone della città». Magari però comunicatele con il giusto preavviso…. «Giusto: in passato c’è stato un deficit nella comunicazione delle iniziative in animo all’Amministrazione e la cittadinanza. Anche questo è un fronte sul quale siamo molto attivi: è mio desiderio creare al più presto una task force capace di rispondere in tempo reale alle richieste dei cittadini, che si tratti di problemi legati al traffico, al decoro urbano, a questioni legate alle utente idriche o elettriche. Gli strumenti tecnici ci sono, ora abbiamo anche la volontà politica di riavvicinare la gente al Campidoglio, per ridurre il gap di fiducia, interesse e volontà di partecipazione alla vita pubblica diventato sempre più ampio». lavori, con la possibilità di controllare in tempo reale l’avanzamento delle opere». Poi arriverà il momento delle scelte più importanti, come quella sui sampietrini. Lei ha reso subito noto il suo pensiero: fanno parte della tradizione, ma non sono adatti alle odierne condizioni di circolazione e traffico. Una dichiarazione che ha sollevato critiche e dubbi: non avrà già cambiato idea? «Ribadisco il mio pensiero: i sampietrini, gli artistici cubetti di porfido che costituivano il piano stradale di quando la viabilità era limitata a cavalli e carrozze, sono pericolosi per automobilisti, scooteristi e pedoni. Vanno sostituiti con l’asfalto, sicuramente in tutte le strade dove passano autobus e grandi veicoli, perché non assorbono le vibrazioni delle ruote, anzi le amplificano e producono un pulviscolo inquinante che danneggia 86 Infine, parlando di utenti a due ruote. Roma è la città europea con il maggior numero di motoveicoli, tra scooter e moto: i rapporti con l’Amministrazione capitolina non sono idilliaci, malgrado Rutelli si facesse fotografare in scooter, mentre oggi Marino va in Campidoglio con la bici. C’è un messaggio che possiamo lanciare agli utilizzatori delle due ruote, a motore e non solo? «Sono un convinto sostenitore che la cosa pubblica migliora solo con il coinvolgimento di tutti: per questo entro un mese voglio avere un incontro con i motociclisti romani, per conoscere le loro opinioni su questioni cruciali, come quella della sicurezza o, per ripeterci, dei sampietrini. Un tavolo di confronto, aperto e franco». Noi ci stiamo: aspettiamo un appuntamento e vi faremo sapere. i monumenti. Potremo conservare la pavimentazione in sampietrino in zone particolari, come le piazze storiche, o nelle aree pedonali che abbiamo in programma di realizzare non solo nel centro della città, ma soprattutto nelle periferie. Il sanpietrino diventerà così elemento identitario per Roma non solo all’interno delle Mura Aureliane, ma su tutto il perimetro del Comune». Tra le iniziative più importanti della Giunta Marino, la pedonalizzazione del Tridente, nel cuore della città: quali sono le prime valutazioni di una scelta che ha scatenato malumori soprattutto tra gli utenti delle due ruote? «All’inizio ci sono stati un po’ di mugugni, ma proprio i soggetti che li esprimevano, come i commercianti, oggi ammettono di avere più clienti nei negozi. Oggi il Tridente è un salotto a cielo aperto, dove riscoprire il piacere di passeggiare 87 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito JEAN ALESI FERRARISTA PER SEMPRE: LA STORIA di Paolo Ciccarone | Un controllo di macchina come pochi altri hanno saputo fare, un carattere esplosivo, la tendenza a dare spettacolo, la passione e l’amore per la Ferrari: sono questi gli ingredienti di Jean Alesi U n controllo di macchina come pochi altri hanno saputo fare, un carattere esplosivo, la tendenza a dare spettacolo, la passione e l’amore per la Ferrari: sono questi gli ingredienti di Jean Alesi, il pilota dell’epoca moderna più amato dai tifosi della rossa al pari di Gilles Villeneuve e Michael Schumacher. Eppure, quando Jean Alesi, francese ma originario di Alcamo, in Sicilia, debuttò in F.1, la cosa fu vista con sufficienza e anche con un po’ di risentimento. Al GP di Francia del 1989 la Tyrrell ha un nuovo sponsor legato a un marchio tabacchifero col quale, in F3000, Jean Alesi 88 Formula 1 Periodico elettronico di informazione motociclistica sta facendo faville. Jean è francese di licenza ma italiano di passaporto, lo sponsor vuole celebrare la gara sul circuito Paul Ricard e Ken Tyrrell ha una macchina libera. A dire il vero quella macchina sarebbe occupata da Michele Alboreto, che in Messico l’ha portata al terzo posto, salendo per l’ultima volta sul podio in F.1. Ma Tyrrell non è uno che si fa troppi problemi: avvisa Michele che non c’è posto, che lo sponsor spinge per questo ragazzino e di trovarsi un’altra monoposto. Michele abbozza, ormai è vecchio dell’ambiente, e si cerca una sistemazione alla Lola Larrousse, saltando però due gare. Alesi, invece, sa che quel GP di Francia potrebbe essere la sua grande occasione. Un ragazzino che lascia il segno in F1 Conosce bene la pista, in F.3000 col team di Eddie Jordan sta facendo faville, perché dovrebbe andare male proprio in F.1? E così parte l’avventura di Jean Alesi nel mondiale piloti. Al via è subito carambola, con la Leyton House di Gugelmin che decolla sulla Ferrari di Mansell. Il botto è tremendo, ma nessuno si fa male. Quando poi la gara scatta regolarmente, alla prima curva Alesi ci mette ancora del suo. Alla fine il ragazzino finisce al 4 posto, mica male per un debuttante. La corsa la vince Alain Prost davanti a Nigel Mansell e Riccardo Patrese. Come dire il massimo esistente (Senna fu costretto al ritiro). Insomma: la Tyrrell non è male, le gomme Pirelli sono buone, ma il ragazzino ha i numeri per ben figurare. L’anno dopo, stagione 1990, Alesi mostra subito di che pasta è fatto: a Phoenix si permette di duellare con Ayrton Senna, sorpassi e controsorpassi. A Montecarlo fa sognare e come a Phoenix finisce al secondo posto. Si scatena la caccia a Jean Alesi, che qualcuno comincia a chiamare “Jeanburrasca” per il suo modo di guidare, ma anche di trattare con la stampa. Tyrrell gli rinnova il contratto a metà stagione, Frank Williams gli fa firmare un accordo per la stagione 91 e quando al Paul Ricard si fa sotto anche la Ferrari, Alesi non esita e firma il terzo contratto di fila. Unico problema, sono tutti e tre validi per il 1991. Qualcosa non torna… Ken Tyrrell si fa rimborsare dalla Williams, prende i soldi e imbastisce la stagione seguente, il braccio di ferro fra la Ferrari e Frank Williams si risolverà solo a fine stagione. Siamo in Portogallo, ultima tappa europea. La Ferrari ha solo Alain Prost come pilota certo, Nigel Mansell se ne va e al via della gara si capisce perfettamente: con uno scatto da felino, l’inglese chiude la porta al francese. Si rischia il patatrack. Ma Alesi capisce anche che la sua strada sarà alla Ferrari. Nel dopo corsa va da Williams e si 89 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito rimangia il contratto. Frank capisce la passione di Jean, Cesare Fiorio, DS della Ferrari, raggiunge l’accordo e come pegno ci sarà una Ferrari 640 da consegnare alla Williams a fine ‘91. Arriva in Ferrari ed è subito idolo Jean Alesi diventa ufficialmente pilota della Ferrari e affianca Alain Prost. A Fiorano, metà gennaio, fra il freddo e la nebbia, si scopre che Jean in realtà si chiama Giovanni, come riportato sul passaporto e che in famiglia parlano tutti italiano perfettamente. Il papà ha ancora la carrozzeria ad Avignone e là continua a lavorare il fratello Josè che fa da manager a Jean il quale, quando può, in officina si diverte ancora a restaurare e riparare auto. Magari quelle distrutte in compagnia quando è allegro e ci dà dentro col gas. Basta questo per farlo diventare il beniamino dei 90 Formula 1 Periodico elettronico di informazione motociclistica tifosi della Ferrari, perché fra il pilota e il tifoso in tribuna, la distanza non c’è: sono tutti fatti della stessa pasta, si capisce al volo cosa passa nella mente di Alesi che è la stessa cosa che passa al tifoso appollaiato in tribuna. Si arriva alla stagione 1991. A Phoenix, dove l’anno prima Alesi aveva strabiliato nel duello contro Senna, c’è solo un 12° posto. Prost finisce secondo alle spalle del brasiliano. L’inizio è in salita anche perché qualcosa è cambiato all’interno del team. I rapporti fra Prost e Fiorio peggiorano, toccando il fondo nel giro di ricognizione del GP di San Marino. Piove e Alain va fuori alla Rivazza. Fiorio è infuriato e non lo manda a dire. Alesi si ritira. La tensione è altissima e a Montecarlo succede di peggio: Jean sale sul podio dopo una gara di attacco, Prost finisce quinto dopo un pit stop disastroso. Fiorio viene esonerato il martedì dopo la gara, la squadra fatica a riprendersi e precipita sempre più indietro, ma Alesi conquista il cuore dei tifosi andando sempre al massimo, mettendoci del suo anche quando le circostanze sono contrarie. A fine anno Prost viene licenziato dopo aver definito la Ferrari pesante da guidare come un camion. In Australia Alesi è prima guida con Morbidelli al fianco. La stagione finisce fra le polemiche. Arriva il 1992 e la Ferrari presenta una monoposto innovativa: la F92A, caratterizzata dal doppio fondo. L’idea di base è geniale, in galleria del vento si vedono risultati strepitosi per i valori di carico aerodinamico. Alesi, la Ferrari e quel podio a Monza ‘93 La monoposto adotta anche le molle a tazza, ma la regolazione di questa soluzione tecnica non è delle migliori. In rettilineo il doppio fondo si rivela un disastro: il carico è talmente elevato che pare di viaggiare “col paracadute aperto” dirà poi Jean. Il cambio trasversale è disponibile solo per la macchina di Alesi, quella di Capelli viene adattata con un cambio longitudinale, ma la grinta di Jean sopperisce alle carenze tecniche e qualcuno si illude. In Spagna e a Montecarlo Alesi sale sul terzo gradino del podio, ma sarà più il frutto dei rischi presi al volante che il reale potenziale tecnico. Il confronto con Capelli viene vinto senza problemi, l’italiano va in crisi con la squadra, Jean diventa il punto di riferimento. Sembra infatti di vedere in azione Gilles Villeneuve, di cui Alesi ha un enorme poster in camera sua ad Avignone: non arrendersi mai era il motto del canadese e Jean lo emula in tutto e per tutto. Fino ad avere il numero 27 sulla sua monoposto. 91 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Formula 1 Periodico elettronico di informazione motociclistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Oltre alla Ferrari e a Villeneuve, Alesi ha anche un altro mito: è Elio De Angelis, lo scomparso pilota romano di cui Jean ha adottato i colori del casco, con la banda nera e rossa ma con l’aggiunta della calotta blu. Tecnicamente la Ferrari non regge il passo delle Williams e McLaren, bisogna correre ai ripari e nel ‘93 arriva Gerhard Berger a dare manforte alla squadra. I rapporti fra Gerhard e Jean sono subito buoni. I due si divertono anche fuori dalle piste, nei test a Fiorano ne combinano di tutti i colori, fino ad arrivare al punto (anni dopo) da ribaltare una Lancia Y10 di Jean Todt durante una pausa dei collaudi. Succede che i due rubano la macchina al direttore della GES, entrano in pista e tirano il freno a mano per fare un testacoda. Solo che l’auto è piccola e i due vanno troppo forte. Risultato: auto ribaltata, praticamente distrutta, piloti ammaccati e massimo dalla vettura e in Brasile, prima corsa della stagione, il francese sale sul podio dietro al vincitore Schumacher e a Damon Hill. Le premesse sembrano buone, ma durante una sessione di test privati al Mugello, Alesi esce di pista e sbatte con violenza. In elicottero lo portano in ospedale e gli riscontrano una incrinatura delle vertebre cervicali. La diagnosi è di riposo assoluto, Jean è costretto a saltare il GP del Pacifico ad Aida e la gara di casa, il GP di San Marino a Imola. Alesi è furibondo per questo abbandono, anche perché sente che la Ferrari può giocarsela. In tribuna, alla curva Villeneuve, assiste in diretta all’uscita di pista e alla morte di Ayrton Senna. Jean capisce che il suo incidente è stato un campanello d’allarme per la categoria, che dopo la morte di Ratzenberger e le uscite di Wendlinger a Montecarlo e Montermini in 92 ramanzina di Todt che non accetta certi rischi dai suoi piloti, trattati come due scolaretti. Il 1993 finisce con una grande prestazione di Alesi a Monza: Jean sale sul podio, finisce il giro di pista sventolando una enorme bandiera della Ferrari. Per i tifosi è l’apoteosi, la consacrazione del mito, di quel pilota tutto cuore che ha dato il massimo e questo basta a tanti. L’emozione sotto al podio, quel giorno, è pari a una vittoria e fa niente se il vincitore, Damon Hill, ha vinto per distacco. Quel secondo posto vale oro! L’incidente, il recupero e la prima vittoria Il 1994 comincia con una rivoluzione tecnica: John Barnard è tornato a Maranello, la monoposto, la 412 T1, sembra essere nata bene ma è troppo reattiva. Jean Alesi cerca di spremere il Spagna rivoluziona le regole tecniche. Quando Alesi torna in pista, però, non ha perso lo smalto e l’entusiasmo. A Monza segna la pole position con la Ferrari. Dopo quello che ha fatto vedere nel 93, per lui è il trionfo. Purtroppo è costretto al ritiro quando era in testa alla gara. Sarà una delusione cocente da smaltire, perché quando Alesi arriva a Monza, le tribune vibrano per il tifo che gli appassionati gli riservano. In Germania la rossa era tornata alla vittoria con Berger, ma anche quella poteva essere la gara di Jean, fermatosi nelle fasi iniziali dopo essere scattato dalla prima fila a fianco di Gerhard. L’amarezza è tanta, ma il 1995 comincia alla grande. La Ferrari presenta una macchina migliorata nell’affidabilità e velocità. Jean si esalta e si scatena: finisce quattro volte secondo, in Argentina, Imola, Gran Bretagna e al Nurburgring, ma in Canada, sul circuito 93 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Formula 1 aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb dedicato a Gilles Villeneuve, arriva finalmente la tanto sospirata vittoria. In testa alla corsa c’è Michael Schumacher con la Benetton. Alesi è secondo, rosicchia qualche decimo al giro, un secondo, poi tre decimi quando a un tratto, a pochi giri dalla fine, Schumacher è costretto a fermarsi ai box. I meccanici della Benetton gli cambiano il volante coi comandi del cambio. La sosta sarà brevissima, ma Alesi passa al comando. Il francese teme la beffa, come purtroppo accaduta spesso in altre gare e percorre gli ultimi giri di pista con l’ansia di chi non sa cosa aspettarsi. Invece quell’11 giugno 1995, giorno del suo compleanno, Jean Alesi vince il suo primo e unico GP, Schumacher finisce al 5 posto e comanda la classifica iridata con 36 punti contro i 26 di Hill e i 22 di Alesi e Berger. L’ultimo giro di pista, prima di tornare ai box, Jean deve lottare ancora: le lacrime che gli escono per la commozione finiscono sulla visiera, rischia di uscire perché non vede bene, ma quando sale sul podio con Barrichello e Irvine al suo fianco e scopre che le tribune sono 94 in estasi per lui, capisce cosa vuol dire vincere un GP con la Ferrari. Ferrarista per sempre A fine stagione, però, finisce anche l’avventura di Alesi in rosso, non prima di aver avuto un ultimo brivido a Monza, quando la sua telecamera colpisce la monoposto di Berger costringendola al ritiro, stessa sorte toccherà poi ad Alesi ai box, per la rottura di un semiasse al pit stop quando era in testa. E’ l’ultima occasione per vincere in rosso, l’anno dopo, il 1996, Alesi ci proverà con la Benetton ma verrà battuto da Schumacher con la Ferrari. Da quando ha smesso di correre con la rossa, Alesi ha disputato ancora sei stagioni, due con la Benetton, due con la Sauber, due con la Prost inframmezzata dalla Jordan con la quale ha chiuso la carriera a fine 2001, ma per tutti Jean Alesi resta un pilota della Ferrari. “Ferrarista per sempre” aveva detto lui al debutto a Fiorano nel 1991. Così è ancora per tutti i tifosi della rossa. 95 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica EDITORE: CRM S.r.l., Via Melzo 9 - 20129 Milano P. Iva 11921100159 REDAZIONE Ippolito Fassati Emiliano Perucca Orfei Alessandro Colombo Aimone Dal Pozzo Francesco Paolillo Andrea Perfetti Matteo Valenti GRAFICA Thomas Bressani COLLABORATORI Massimo Clarke (Tecnica) Enrico De Vita Claudio Pavanello (Epoca) Alfonso Rago Antonio Gola COPYRIGHT Tutto il materiale contenuto su Automoto.it Magazine è oggetto di diritti esclusivi di CRM S.r.l. con sede in Milano, Via Melzo 9. Ne è vietata quindi ogni riproduzione, anche parziale, senza l’autorizzazione scritta di CRM S.r.l. Automoto.it Via Melzo 9- 20129 Milano Reg. trib. Mi Num. 680 del 26/11/2003 Capitale Sociale Euro 10.000 i.v. Email: [email protected] 96 97
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