Filariosi Cardio-Polmonare DEFINIZIONE La filariosi cardiopolmonare è una malattia parassitaria sostenuta da Dirofilaria Immitis, un verme tondo che, nella sua forma adulta, si localizza prevalentemente nel cuore destro e nelle arterie polmonari, mentre le forme larvali prediligono le arterie polmonari periferiche. EZIOLOGIA La malattia è trasmessa da animali malati ad animali sani attraverso la puntura di zanzare, insetti che rappresentano l’ospite intermedio del parassita (sono cioè necessari al parassita per il completamento del suo ciclo biologico). La presenza del parassita è legata alla diffusione degli insetti ospiti: le aree umide rappresentano l’ambiente ideale per lo sviluppo della zanzara e quindi della filaria. I cani che vivono o soggiornano anche per brevi periodi nelle aree di maggior diffusione del parassita, sono esposti a un alto rischio d’infestazione. Ciò è altrettanto vero per i cani che svolgono attività sportive all’ aperto, come ad esempio i cani da caccia. E’ quindi importante sottoporre ad indagini diagnostiche tutta la popolazione canina. SINTOMI La filariosi cardiopolmonare presenta molteplici quadri clinici, in virtù della carica parassitaria. Spesso la malattia è asintomatica (cariche infestanti lievi), mentre in altri casi, l’animale può presentare un calo di rendimento durante l’attività, difficoltà respiratoria, tosse, rinorragia (perdita di sangue dalle narici), febbre, dimagrimento, distensione addominale (per presenza di versamento). La gravità dei segni clinici permette di includere l’animale in classi da 1 a 3, il cui scopo è di definire una prognosi adeguata (molto favorevole; buona; riservata). DIAGNOSI La diagnosi di filariosi si basa, oltre che sul risultato della visita clinica, su esami ematologici e strumentali, quali l’elettrocardiografia (ECG), la radiologia toracica e l’esame ecocardiografico. L’ECG mostra segni specifici soltanto in soggetti con filariosi cardiopolmonare da moderata a grave. Per contro, l’Rx toracico e l’ecocardiografia, offrono certamente una maggior sensibilità e specificità, evidenziando alterazioni cardiache e vascolari peculiari, quali ipertensione polmonare e il cosiddetto quadro del cuore polmonare. L’osservazione microscopica di una goccia di sangue fresco permette l’identificazione immediata delle forme larvali del parassita. Il limite di questa procedura è rappresentato dal fatto che l’assenza di parassiti non permette di escludere l’infestazione del paziente, per tale motivo sono da preferirsi prove ematologiche di tipo immunoenzimatico indiretto (ELISA), mediante le quali si ricercano gli anticorpi specifici anti-filaria. PREVENZIONE DELLA FILARIOSI CARDIOPOLMONARE Nel caso in cui i risultati ematologici abbiano dato esito negativo, è opportuno iniziare la profilassi che consiste nel somministrare a cadenza mensile, da aprile a novembre (periodo di maggior diffusione del vettore), uno dei farmaci oggi a disposizione (ivermectina, milbemicina ossima, selamectina). Questi agiscono impedendo alle forme larvali di maturare, vengono perciò definiti microfilaricidi. Essi hanno un’azione retroattiva, quindi coprono il mese precedente la somministrazione. Inoltre, esiste un farmaco iniettabile per via sottocutanea, che fornisce una copertura annuale, con retroattività di tre mesi (per un totale di 15 mesi). TERAPIA Nel caso in cui l’esito degli esami sia positivo, bisogna ricorrere a un’adeguata terapia farmacologica micro e/ o macrofilaricida (melarsonina), abbinata al riposo assoluto. La terapia farmacologica, pur rappresentando la scelta elettiva, nei casi molto gravi di filariosi cardiopolmonare (III classe), non è sufficiente a garantire la guarigione. E’ perciò possibile ricorrere alla terapia chirurgica, che consiste nella rimozione dei parassiti adulti.
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