lettera - Legambiente

Roma, 18 marzo 2015
Alla cortese attenzione di:
CNR ‐ Consiglio Nazionale delle Ricerche
Presidente L. Nicolais
Direttore Dipartimento Terra e Ambiente E. Brugnoli
Direttore Progetto Bandiera Ritmare F. Trincardi
CONISMA ‐ Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Scienze del Mare
Presidente A. Tursi
INFN ‐ Istituto Nazionale di Fisica Nucleare
Presidente F. Ferroni
Direttore Laboratori Nazionali del Sud G. Cuttone
INGV ‐ Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
Presidente S. Gresta
ISPRA ‐ Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale
Presidente B. De Bernardinis
OGS ‐ Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale
Presidente M.C. Pedicchio
Direttore Sezione di Geofisica A. Camerlenghi
Direttore Centro di Ricerche Sismologiche M. Mucciarelli
Sezione Italiana EAGE/SEG (Geofisica Applicata)
Presidente P. Mazzucchelli - Aresys
SGI ‐ Società Geologica Italiana
Presidente E. Erba ‐ Accademia Nazionale dei Lincei
SZN ‐ Stazione Zoologica Anton Dohrn
Presidente R. Danovaro
E per conoscenza
Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare On. Gian Luca Galletti
Al Ministro della giustizia On. Andrea Orlando
Agli Onorevoli membri della Camera dei deputati
Egregi Presidenti e Direttori,
abbiamo letto con grande stupore la vostra lettera del 9 marzo 2015 sulla proibizione dell’uso
di air gun nell’esplorazione del sottosuolo in ambiente marino, prevista dal ddl sugli ecoreati
approvato recentemente dal Senato e ora in discussione alla Camera dei deputati.
Non comprendiamo né il merito delle contestazioni, né i timori sul futuro delle attività dei
vostri importanti Istituti di ricerca. Nella lettera si fanno una serie di considerazioni che abbiamo
più volte sentito esplicitare dal mondo petrolifero e non capiamo il motivo per cui voi, autorevoli
rappresentanti di enti pubblici, vi facciate portavoce delle stesse argomentazioni di società private
impegnate nella ricerca di idrocarburi nel sottosuolo marino.
L’emendamento approvato in Senato, come riportato puntualmente all’inizio della vostra lettera,
non impone alcuna “proibizione cieca” ma distingue nettamente e chiarisce che la finalità del
divieto dell’uso dell’air gun è solo «per le attività di ricerca e di ispezione dei fondali marini
finalizzate alla coltivazione di idrocarburi». E’ evidente che le vostre meritorie attività di ricerca
scientifica non sono minimamente coinvolte dal divieto, che è limitato alle prospezioni e
ricerche petrolifere. Francamente questa vostra presa di posizione appare incomprensibile e
fuorviante.
L’emendamento in questione non colpisce mortalmente né sfiora la ricerca scientifica, che potrete
tranquillamente continuare a fare, ma ferma solo una pratica in campo petrolifero che da molto
tempo è al centro di un accesissimo dibattito internazionale per i suoi notevoli impatti
sull’ambiente, evidenziati con forza anche nelle conclusioni del “Rapporto tecnico - Valutazione e
mitigazione dell’impatto acustico dovuto alle prospezioni geofisiche nei mari italiani” pubblicato
nel maggio 2012 da Ispra, curiosamente proprio uno degli enti di ricerca che hanno firmato la
lettera a difesa dell’air gun di cui sopra. Del resto la stessa Strategia marina con il Descrittore 11
che voi stessi citate nella lettera impone di minimizzare il più possibile l’impatto di simili attività.
Riteniamo poi curiosa e discutibile anche la vostra preoccupazione sul paventato problema
macroeconomico che questo divieto procurerebbe al Paese. Di petrolio sotto ai mari italiani
infatti ce n’è in quantità risibili: stando ai dati del Ministero dello Sviluppo economico, le riserve
certe di petrolio nei fondali marini ammontano a circa 10 milioni di tonnellate, che agli attuali tassi
di consumo nazionale esauriremmo in appena 8 settimane. Piuttosto è molto significativa
l’interazione di tali attività con la pesca: uno studio del Norvegian Institute of Marine Research
riporta che si può registrare una diminuzione del pescato anche del 50% intorno ad una sorgente
sonora che utilizza airgun. Questi sono i veri danni causati all’economia italiana. E poi ci preme
sottolineare che a livello economico contano molto di più tutte le altre attività, a partire dal turismo
e dalla pesca, che sarebbero messe in ginocchio in caso di incidente durante le attività petrolifere in
mare, come dimostrano le prese di posizione di diverse associazioni di categoria su questo fronte.
Tale divieto è stato inserito in un disegno di legge per l’inserimento di quattro nuovi delitti
ambientali nel codice penale che, dopo una complicatissima gestazione al Senato durata più di
un anno, è arrivato alla Camera dei deputati per quello che ci auguriamo sia l’ultimo
passaggio istituzionale prima di diventare legge dello Stato. Si tratta di una norma attesa da
almeno vent’anni che garantirebbe, dopo decenni di impunità di ecomafiosi ed ecocriminali, la
tutela dell’ambiente, della salute e della parte sana dell’economia e che è stata al centro anche
dell’intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo scorso 8 marzo in occasione
della ricorrenza della Festa della donna. Chiedere oggi di modificare il disegno di legge sugli
ecoreati non produce alcun effetto sulla necessaria regolamentazione di questo tipo di attività, che
pure voi auspicate, ma solo un pericoloso rinvio dell’approvazione definitiva del ddl, con un nuovo
rimpallo al Senato, con l’unico effetto di ritardare ulteriormente o ancora peggio affondare una
riforma di civiltà che il Paese attende da troppo tempo.
Ci auguriamo che alla nostra accorata richiesta ai deputati di approvare il ddl sugli ecoreati
senza cambiare neanche un virgola si possa affiancare anche la vostra, considerando le
importanti attività di tutela ambientale in cui gli enti che presiedete sono coinvolti.
Siamo ovviamente a vostra disposizione per qualunque ulteriore chiarimento riteniate necessario e
restiamo in attesa di un vostro cortese riscontro pubblico in questo senso.
Vi salutiamo cordialmente.
Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo Greenpeace Italia
Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale Legambiente
Donatella Bianchi, presidente Wwf Italia