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NUOVA ORION navetta euro-americana
è ufficiale: la nuova navicella della NASA, la “Orion” già varata ai tempi del cancellato
Programma Constellation, e in seguito “recuperata” come futura astronave dedicata alle missioni
con astronauti verso Luna, Marte e asteroidi, diventa in parte americana e in parte europea.
La NASA aveva firmato un accordo già a metà dicembre con l’Agenzia Spaziale Europea (ESA)
per la fornitura del modulo di servizio del veicolo spaziale Orion MPCV per la Exploration Mission
-1, una missione senza equipaggio prevista per il 2017.
Per quella data, il veicolo spaziale Orion decollerà sulla cima di un razzo SLS (Space Launch
System, il vero successore del vettore Saturn V delle missioni Apollo), e dietro ad esso, sarà
attaccato il modulo di servizio fornito dall’ESA.
Un progetto derivato dai moduli automatici ATV Derivato dagli attuali moduli automatici ATV,
destinati al rifornimento per la Stazione Spaziale, il modulo alimenterà e spingerà il veicolo spaziale
Orion nel suo viaggio spaziale: “Lo spazio è da tempo una frontiera per la cooperazione
nell’esplorazione” - ha detto Dan Dumbacher, vice amministratore
associato dell’ Exploration System Development al Quartier Generale NASA di Washington – “e
quest’ ultimo capitolo è basato sull’eccellente stato delle relazioni con l’ESA come partner nella
Stazione Spaziale Internazionale, che ci ha aiutato a portare avanti i nostri piani per inviare gli
astronauti più lontano nello spazio di quanto abbiamo mai fatto prima”.
La Orion è formata da tre parti principali:
-
la capsula per l’equipaggio, che può ospitare quattro astronauti,
-
il sistema di aborto al lancio, che permette di spingere il modulo dell’equipaggio a
distanza di sicurezza in caso di problemi critici durante il lancio (o sulla rampa di lancio)
-
il modulo di servizio (quindi quello che realizzerà l’ESA, con la sigla MPCV), dove verrà
ospitata l’energia di Orion ed i sistemi di propulsione e termici, oltre alle sue ali
fotovoltaiche. Il modulo di servizio è posizionato subito sotto la capsula equipaggio ed
ospiterà le capacità di propulsione per il trasferimento orbitale, il controllo dell’assetto e
dell’ascesa da grandi altezza in caso di aborto. Inoltre il modulo genererà ed immagazzinerà
l’energia e fornirà il controllo termico, l’acqua e l’aria per gli astronauti. Questo modulo
resterà connesso con il modulo conico dell’equipaggio fino a poco tempo prima del rientro
della stessa capsula abitata sulla Terra.
Questa è certamente una buona notizia anche per l’Italia e per la nostra industria di settore: così
come per ATV infatti, sarà Thales Alenia Space Italia, negli stabilimenti di Torino, a realizzare
molte delle componenti della struttura di servizio della “nuova Apollo” americana: “Sarà
un’evoluzione dei moduli ATV – ci conferma Luigi Quaglino, che e responsabile del Dominio
Esplorazione e Scienza di Thales Alenia Space – “cioè i moduli di rifornimento per la Stazione
Spaziale, progettati e costruiti per l’ESA in cinque unità, e che fino ad ora hanno fornito risultati
soddisfacenti. Naturalmente nella versione Orion, al di là della struttura esterna, saranno ben diverse
le componenti interne”.
Il ruolo industriale dell’Italia per le future astronavi abitate MPCV è infatti la sigla del modulo di
servizio di Orion, la parte europea: “Ci occuperemo di varie componenti” – aggiunge Quaglino –
“ma in particolare dei sistemi di controllo termico, sia quelli passivi, cioè esterni al veicolo spaziale,
sia quelli attivi che garantiscono la corretta temperatura ai sistemi operativi del nuovo sistema di
trasporto, frutto della collaborazione euro-americana”. “Si rafforza così la presenza italiana nella
progettazione e costruzione nei sistemi logistici di supporto alla Stazione Spaziale: dopo aver
partecipato al programma europeo ATV ed essere attivamente coinvolti in quello americano
Cygnus, saremo presenti anche in quello euro-americano Orion MPCV”. L’Italia, che risulta essere
il terzo paese contributore dell’ESA, conferma dunque il proprio ruolo di partecipazione industriale
e scientifica, anche nei nuovi programmi a lungo termine dell’ente spaziale USA.
L’Europa ha deciso di investire, per tutti i suoi programmi spaziali, 10 miliardi di euro per i
prossimi 3-4 anni “proprio partendo dalle condizioni di crisi” – come ha sottolineato il Direttore
Generale dell’ESA, Jean Jacques Dordain – “per aiutare la ripresa su un fronte tecnologico avanzato
come il settore spaziale”. “Non solo, ma alla conferenza ministeriale di novembre” – aggiunge
Quaglino – “sono stati approvati i finanziamenti per completare l’attuale progetto del dimostratore
di rientro IXV, così come é stato approvato lo studio per un veicolo preoperativo denominato
“Pride”. Ambedue i progetti prevedono l’utilizzo del razzo vettore europeo Vega”.
Tornando alla Orion, la sua Exploration Mission-1 del 2017 sarà la prima che vedrà un test
integrato fra il veicolo spaziale Orion ed il nuovo razzo vettore Space Launch System della NASA,
e precederà il primo volo con astronauti, che presumibilmente avverrà nel 2020 con quattro
astronauti a bordo della nuova navicella abitata euro-americana.
Questa missione farà seguito al primo Exploration Flight Test-1, un volo di test previsto nel 2014 e
nel quale un Orion senza equipaggio verrà lanciato, solo per questa occasione, sulla sommità di un
razzo “Delta IV” in versione potenziata (Heavy), per volare ad un’altezza di circa 6.000 chilometri
dalla Terra, la maggior distanza mai raggiunta da una navicella progettata per ospitare astronauti.
Per questo primo volo di prova, un modulo di servizio provvisorio verrà però realizzato dalla
società americana Lockheed Martin.