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ies
INTERVISTA A:
IVANA CIABATTI,
"Signora dell'oro"
Industria e Sviluppo
ANNO VII - N. 1 gennaio-marzo 2015
trimestrale di informazione, opinione, economia, impresa
Confindustria Arezzo, Firenze, Grosseto, Livorno, Lucca,
Massa Carrara, Prato, Siena
N U O VA F I N A N Z A
PER LE AZIENDE
MARIO SALVESTRONI
Finanza alternativa, la strada per la ripresa
IVANA CIABATTI
La "Signora dell'oro" che crede nell'Italia
FABRIZIO LANDI
Crowdfunding, e la start up vola
IL NOSTRO LAVORO RAFFORZA LA VOSTRA IMMAGINE
IL MONDO DELLA PELLE SU UNA RIVISTA
NUOVI SPUNTI PER LA TUA ATTIVITÀ
L&L, la rivista presente alle Fiere più importanti del settore, da Parigi a Milano.
Comunicazione & Pub
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IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 27
Direttore responsabile:
Annarosa Pacini
[email protected]
SOMMARIO
EDITORIALE
7
Comitato di redazione:
Andrea Balestri, Sandro Bonaceto,
Antonio Capone, Marcello Gozzi,
Massimiliano Musmeci,
Umberto Paoletti,
Piero Ricci, Claudio Romiti
PMI: solo più grandi si cresce
COVER STORY
Coordinatore editoriale:
Furio Massi
10 La “Signora dell’oro” che crede nell’Italia
Redazione:
Luisa Angioloni (Arezzo),
Simona Bandino (Firenze),
Lodovica Lazzerini (Massa Carrara),
Ilaria Maraviglia (Lucca),
Franco Passarini (Grosseto),
Saida Petrelli (Prato),
Elena Pozzoli (Livorno)
12 Crowdfunding, e la start up vola
13
Hanno collaborato a questo
numero:
Maurizio Abbati, Francesco Checcacci,
Mattia Cialini, Giuseppe Nigro,
Paolo Vannini, Manuela Villimburgo
Economia collaborativa, l’investitore arriva
dal web
14 Finanza alternativa, la strada per la ripresa
Impaginazione, grafica e foto:
Franco Passarini
16 Accesso al credito: è l’ora di scelte coraggiose
Direzione e redazione:
Confindustria Grosseto,
viale Monterosa 196,
58100 Grosseto, redazione@
iesindustriaesviluppo.com
19
Editore:
Assoservizi Toscana Sud
Rete d’Imprese.
Via Roma, 18 - 52100 Arezzo
20 Finanza: “nuova” o “vecchia”, purchè sia
Stampa:
Soluzioni per la Stampa Srl,
Corso Carducci 34, Grosseto
22 Banca e impresa, tempo di rinnovamento
Registrazione:
Tribunale di Grosseto
n. 1/2009 del 26.03.2009
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Per crescere, serve una banca partner e non
padrona
23 Finanza innovativa, ancora lontana
24 Oltre il credito bancario
26 Strutturare l’azienda aiuta il credito
TERRITORIALI
FIRENZE
28
30
CONFINDUSTRIA
TOSCANA SUD
LUCCA
PISTOIA
PRATO
32
LIVORNO
34
MASSA
CARRARA
35
37-60
PMI, un miliardo di euro per crescita e competitività
Innovazione, ICT, formazione: l’unione (in Confindustria) fa
la forza
Il made in Italy tra innovazione e tradizione: tre casi di
creatività che diventano prodotto
Nuovo Accordo tra Cassa di Risparmio di San Miniato e
Confindustria Livorno
Più competitività con lo sviluppo del trasporto merci
L’esperto consiglia
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EDITORIALE
IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 7
PMI: solo più grandi si cresce
di Francesco Checcacci, chartered financial analyst (CFA)
L
E PMI IN ITALIA
L’Italia in generale, e la Toscana in particolare, hanno dimostrato nel
tempo di saper creare un tessuto imprenditoriale vitale e dinamico, con molti pregi e qualche
difetto che la crisi ha purtroppo
evidenziato.
Notoriamente l’Italia deriva una buona parte del suo
PIL da piccole e medie imprese.
Queste si organizzano talvolta
in distretti industriali, nei quali
vi sono imprese di dimensioni
spesso contenute che si specializzano in molti casi anche in
una sola fase della produzione
di un bene. Tali distretti, studiati
in profondità dal professor Giacomo Becattini dell’Università
di Firenze, rappresentano la
spina dorsale della produzione
del cosiddetto “made in italy”.
In Toscana si pensi al distretto
orafo di Arezzo o a quello della
pelle intorno a Firenze, oltre che
al tessile di Prato. Il modello di
distretto, che da una parte permette il contenimento dei costi
attraverso la specializzazione,
dall’altra spesso manca di imprese di dimensioni sufficienti
a investire in ricerca e sviluppo,
con il conseguente rischio di
trovarsi a svolgere produzioni a
valore aggiunto insufficiente per
giustificare i costi di produzione
in fasce medie e medio-basse
del mercato, quando cresce la
pressione di Paesi con costi di
manodopera inferiori.
Secondo dati Cerved pubblicati anche sul Corriere della
Sera1 le PMI producono il 12
per cento del PIL italiano, ma
hanno difficoltà a crescere anche per la sfida di finanziarsi in
un mondo in cui il credito bancario sta divenendo, per ragioni
cicliche ma anche sempre più
strutturali, più difficile da ottenere rispetto al periodo prima
della crisi.
CONFRONTO CON
L’EUROPA
In termini dimensionali
l’impresa italiana tende a essere
mediamente più piccola che in
Paesi a noi vicini.
Inoltre, sempre in relazione
ad altri Paesi europei, le aziende
italiane hanno capitale proprio
più basso e si affidano di più al
sistema bancario.
Secondo i dati del Ministero dello Sviluppo Economico
italiano, nel 2011 il totale dei
prestiti a breve e medio-lungo
termine, principalmente erogati
dalle banche, rappresentavano
mediamente il 54 per cento delle fonti di finanziamento delle
imprese italiane, mentre il patrimonio appena il 15 per cento.
In Francia i prestiti erano il
40 per cento, il capitale il 24 per
cento. In Germania le percentuali corrispondenti sono del 45
per cento e del 28 per cento. In
Gran Bretagna, Paese tradizionalmente più volto ai mercati
finanziari, il capitale era addirittura il 44 per cento delle fonti di
finanziamento a fronte di un 40
per cento di prestiti.
Le imprese italiane quindi sono più piccole che nel resto d’Europa perché tendono
a crescere di meno. Una delle
motivazioni è appunto la bassa
capitalizzazione.
IL SISTEMA BANCARIO
E LE NUOVE REGOLE DI
CAPITALE
Già prima della crisi gli organismi internazionali, per evitare che i contribuenti fossero
chiamati a coprire i costi delle
perdite degli Istituti di credito,
avevano stabilito delle dotazioni
di capitale minime che le banche dovevano rispettare per far
fronte a periodi di stress economico. In seguito alla crisi e alle
giuste proteste di cittadini che
in vari Paesi hanno visto i loro
Governi costretti a intervenire
con denaro pubblico per evitare
il collasso del sistema bancario, i
requisiti patrimoniali sono stati
ulteriormente aumentati.
Al momento non esiste
neppure certezza rispetto ai livelli di capitale che il sistema
Fonti di finanziamento alle imprese in vari Paesi europei
(Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico 2011)
EDITORIALE
IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 8
bancario dovrà mantenere, a
seconda delle dimensioni dell’Istituto di credito, per operare.
Notoriamente l’incertezza è
una delle maggiori fonti di rischio in un sistema economico.
Essenzialmente, in mancanza
di certezze, gli amministratori
opteranno per un’attività maggiormente prudenziale, che si
esemplificherà in requisiti più
stringenti per l’accesso al credito.
Si consideri inoltre che, al
contrario di quanto molti pensino, in Europa continentale, a
differenza che in USA e Regno
Unito, il credito tende a ripartire dopo l’espansione del PIL.
In sostanza le imprese europee
non chiedono credito fino a che
non percepiscono che ci sarà
domanda per i loro prodotti.
I prestiti di medio-lungo
termine a imprese erogati dal
sistema bancario nel 2012, secondo dati Banca d’Italia, sono
stati di circa 128 miliardi di euro,
di cui 46 a piccole e medie imprese.
IL FUTURO POSSIBILE
La minor disponibilità di
credito si può trasformare in
un’opportunità.
Se le imprese italiane si
muovessero verso la media di
Francia, Germania e Gran Bretagna, dovrebbero raddoppiare
il loro capitale e affidarsi per il
10 per cento in meno ai prestiti
a medio-lungo termine.
In buona sostanza è auspicabile, dopo tanti anni che se ne
parla, che finalmente si arrivi ad
una maggior capitalizzazione
da parte delle imprese italiane,
soprattutto quelle piccole e me-
die.
Queste possono sfruttare
una situazione in cui le fonti d’investimento tradizionali
sono poco redditizie: i titoli di
Stato a dieci anni sono sotto il
2 per cento lordo, quelli a tre
anni sotto lo 0.50 per cento,
sempre lordo; il mattone è in
crisi da tempo per una serie di
fattori difficilmente reversibili
nel breve termine, che includono una tassazione crescente che
scoraggia potenziali acquirenti
unita, in alcune zone, a un eccesso di offerta. In altre parole
in alcune parti della Toscana si è
probabilmente costruito troppo,
almeno rispetto al parco di possibili compratori. Questo è stato
ulteriormente ristretto da una
tassazione in aumento a livelli
incerti.
Esiste quindi la possibilità
di connettere chi ha buone idee
con chi cerca occasioni d’investimento, sia con strumenti di
debito sia di capitale. Le forme in cui questo può essere
fatto sono molteplici, e vanno
dall’emissione di obbligazioni,
anche in pool d’imprese (bond
del territorio), alla connessione
attraverso soggetti con expertise
locale e contatti internazionali
con investitori, principalmente
istituzionali o qualificati, interessati a strumenti di debito,
anche non negoziati sul mercato, e/o a strumenti di capitale
quali private equity a vari stadi o
acquisto di azioni di nuova offerta per aziende di dimensioni
maggiori.
Esistono a tal proposito
investitori di private equity che
operano a vari stadi di espansione di un’impresa, da quella
Francesco Checcacci: economista finanziario. Si è laureato a Firenze, specializzato
a Londra. Ha ottenuto l’investment management certificate e la qualifica chartered financial analyst (CFA).
Dopo esperienze tra la City di Londra e
Parigi, dove ha lavorato anche per Morgan
Stanley e Moody’s, è tornato in Toscana
di start-up a quelle più avanzate. Le procedure di quotazione
sono relativamente complesse
ma soprattutto il percorso non
può esaurirsi con l’IPO, ma
deve continuare attraverso una
comunicazione ed una gestione
della relazione di livello adeguato alla comunità finanziaria.
Anche qui sarà fondamentale affidarsi quindi a professionisti in grado, da una parte, di
mettere in contatto la domanda
con l’offerta, e dall’altra anche
di porre sul tavolo e gestire
relazioni a livello locale ed internazionale (in inglese è stato
coniato a proposito il termine
“glocal”, neologismo ottenuto
dalla crasi tra i termini“global”e
“local”).
Finora queste figure, in Italia, sono relativamente rare.
Per accedere a tutte queste
opportunità le imprese devono
anche parlare una lingua più
vicina a quella degli investitori,
imparando a trattarli come partner, a programmare a più anni e
a presentare piani di espansione che convincano, nelle forme
e nei contenuti, gli investitori
stessi a dar loro fiducia.
Infine, sarà indispensabile da parte della politica una
semplificazione delle procedure
burocratiche per nuovi investimenti, sulle quali l’Italia purtroppo è notoriamente indietro
rispetto alla maggioranza degli
altri Paesi sviluppati.
Le riforme strutturali di
semplificazione, che pare stiano
per essere messe in atto, potrebbero instaurare un clima nuovo
che porti investitori nazionali
e internazionali ad interessarsi
più attivamente all’Italia.
Le imprese, da parte loro,
devono farsi trovare pronte a
sfruttare l’occasione avviando
da subito le procedure necessarie a presentarsi ad un parco
qualificato, tenendo presente
che questo sarà mediamente
più facile per un pool d’imprese
piuttosto che per una singola
azienda, dato che spesso gli investitori istituzionali ricercano
ticket d’investimento relativamente alti, tipicamente sopra i
cinque milioni di euro.
1)
http://www.corriere.it/economia/finanza_e_risparmio/notizie/analisi-non-trascuriamo-chifa-12percento-pil-5f5e36b2-659a-11e4-b6fa49c6569d98de.shtml
dove lavora in banca. Parla correttamente inglese, francese e
spagnolo; comprende ceco e tedesco.
Il conseguimento della qualifica di CFA Charterholder richiede
l’adesione a un severo codice etico, il conseguimento di un’esperienza lavorativa almeno quadriennale nella gestione degli
investimenti ed il superamento di tre esami annuali molto selettivi
in lingua inglese su un programma che verte su materie economiche, finanziarie ed etiche.
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COVER STORY / NUOVA FINANZA PER LE AZIENDE
IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 10
La “Signora dell’oro”
che crede nell’Italia
Ivana Ciabatti
Dal recupero dell’orgoglio nazionale a nuove strategie per l’accesso al credito: molte le possibilità per un Paese
che può uscire dalla crisi. Intervista a Ivana Ciabatti
di Mattia Cialini, giornalista “Arezzonotizie.it”
U
na miniera preziosa ma ormai semisconosciuta. Ivana
Ciabatti, imprenditrice aretina
che di preziosi si intende, così
vede l’Italia: ricca di potenziale,
sfruttata molto spesso da altri
come brand, ma realmente poco
valorizzata. Ciabatti – appena
ascesa al vertice di Confindustria Federorafi – sa fiutare nel
vento le occasioni, l’ha fatto per
la propria azienda – la Italpreziosi – spalancandole un futuro
luminoso (1,75 miliardi il fatturato del 2014) proprio mentre la
crisi stava sgretolando le altrui
certezze. A suo parere, l’Italia
della bellezza, dell’arte, delle
passioni e dei saperi non solo
potrà salvarsi, ma potrà vincere.
“L’Italia rappresenta il Paese con
il maggior potenziale di crescita
inespressa. Si stima che entro
il 2019 ci saranno duecentodue
milioni di nuovi ricchi, la maggior parte dei quali in Cina, India, Brasile e Russia. Economie
in cui il made in Italy già afferma
il proprio valore e rappresenta per i consumatori uno status, grazie alla forza dei nostri
marchi”, spiega Ivana Ciabatti.
Così, mentre i consumi interni
sono drammaticamente ridotti,
il mondo è affamato di prodotti italiani. Non a caso lo scorso
dicembre la titolare della Italpreziosi è stata protagonista di
un incontro ad Arezzo dal titolo
significativo: “Esportare la dolce
vita”. All’evento ha preso parte
anche il vice ministro Calenda, che nell’occasione ha detto:
“Dobbiamo trovare la giusta
strada per valorizzare appieno i
prodotti ‘belli e ben fatti’ e presentarli nei Paesi con economia
emergente”. Partiamo da qui.
Insomma, l’Italia è una
miniera, ma il tesoro fatica a
venire alla luce.
“Innanzi tutto è necessario
fare un salto culturale, occorre
avere un punto di vista globale
per competere nei mercati internazionali: dobbiamo reagire,
smetterla di subire gli eventi. Ci
vengono richiesti preparazione,
competenza e giusti strumenti.
Non è più tempo di improvvisazione. Eppure la base di partenza è ottima: siamo il secondo
Paese manifatturiero d’Europa,
tra i primi cinque al mondo per
saldo commerciale dei prodotti del manifatturiero e il nostro
export è cresciuto più di quello
tedesco o francese. Insomma,
il brand ‘Italia’ vende, infatti
l’Italian Lifestyle rappresenta
una grande risorsa economica
per il nostro Paese. Ma dobbiamo riappropriarci dell’orgoglio
nazionale, spesso annebbiato
dalla classe politica. L’Italia è
buon gusto, bellezza, passione
e coraggio; una terra di intellettuali, artisti ma anche artigiani e
imprenditori che hanno fatto la
Storia”.
Già presidente della sezione orafi di Confindustria
Arezzo, è appena subentrata
COVER STORY / NUOVA FINANZA PER LE AZIENDE
a Licia Mattioli al vertice di
Confindustria Federorafi. E’
stata citata come un esempio
di successo del territorio toscano anche dall’Arcivevescovo di Arezzo, Cortona e Sansepolcro, Riccardo Fontana.
Sosterrà le istanze toscane in
ambito nazionale?
“Quel che mi ha sorpreso è
stato l’appoggio da parte degli
industriali vicentini, data la rivalità tra Arezzo e Vicenza. Non
me lo aspettavo e ne sono lusingata. Mi sono assunta questa
responsabilità e ho ben chiari gli
obiettivi del mio mandato. Lavorerò per tutto il settore italiano, anche se sono molto impegnata per il mio territorio. Vorrei
che, in ogni ambito lavorativo,
fosse premiato il merito. Sono
convinta che per ripartire, oltre
alle competenze, ci vogliano talento e passione. L’unione farà
la nostra forza: per uscire dal
guscio ed esportare, le piccole
aziende dovranno consorziarsi,
organizzare fiere e promuovere
i loro prodotti nei Paesi in cui c’è
richiesta di made in Italy”.
La filosofia che cerca di
proporre in ambito associativo è la stessa che ha portato al
successo la Italpreziosi. Quale è la chiave? E cosa si attende dal futuro?
“La Italpreziosi commercia
metalli nobili sin dalla sua nascita, nel 1984: oro, argento, platino e palladio. La svolta degli
ultimi anni è nata dal confronto
con realtà globali. Molti viaggi,
molte esperienze nei quattro
angoli del pianeta. Dall’Oceania all’Africa, dall’India al Centro America. Siamo in continua
espansione, nel 2010 il nostro
fatturato era di seicentocinquantasei milioni, oggi è triplicato. Ma vogliamo raddoppiarlo
nel giro di due anni. Tutto questo grazie all’esperienza, ad una
rigorosa disciplina tecnico-commerciale ed uno staff costantemente aggiornato sulla realtà
che ci circonda per cercare di
capire ed anticipare un settore
in continua e veloce evoluzione.
L’azienda si è dedicata a un processo per la provvista di metalli
preziosi direttamente dalle fonti
estrattive, rafforzando la propria
presenza sui mercati internazionali. L’Italpreziosi è presente in
Africa, in Sud America ed in Papua Nuova Guinea in collaborazione con aziende dedite alla
raccolta dei materiali preziosi. In
ogni passaggio la filiera è certificata, noi parliamo di ‘oro etico’
perché ovunque operiamo vengono mantenuti alti gli standard
etici nel rispetto delle leggi locali e dei principi di sostenibilità,
con particolare attenzione alle
persone e all’ambiente. Nella
sede aretina, a San Zeno, abbiamo un impianto di affinazione
di ultima generazione ad impatto prossimo alla zero. Quando
parlai per la prima volta di oro
etico, ormai otto anni fa, ricordo
che fui derisa dai miei colleghi,
oggi la filiera certificata rappresenta per la Italpreziosi un’arma
determinante per l’affermazione in mercati particolarmente
IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 11
Sempre più cruciale il ruolo del “made in
Italy”, anche sui mercati emergenti
sensibili al tema come quello
degli Stati Uniti”.
Certo, tutto questo rischia di essere vanificato se ad
un’azienda vengono tagliate
le gambe del credito.
“La mancanza di liquidità,
il poco supporto da parte del sistema bancario – sia per quanto
riguarda l’erogazione di nuovi
finanziamenti che per il prestito
d’uso – ha inciso pesantemente
sulla produzione del distretto
orafo di Arezzo, realtà che posso
osservare da molto vicino. Credo che il settore manifatturiero
necessiti di un sistema creditizio
particolarmente efficiente sia
nei servizi che nelle condizioni
per crescere e competere.
Per crescere e
competere occorre
un sistema
creditizio efficiente,
sia nei servizi che
nelle condizioni
Le complicazioni sono
molteplici: alla concentrazione
degli istituti, al peggioramento
qualitativo del credito nei bilanci
bancari e a quello degli indici di
valutazione dei bilanci aziendali, va aggiunto che il credito alle
imprese è appannaggio pressoché totale del sistema bancario:
in Italia la percentuale è del 92
per cento, negli Stati Uniti si
ferma al 40 per cento. Per questi
motivi, alla fine dell’anno scorso
è stata promossa da Federorafi
l’iniziativa ‘Diamo credito al goiello’, con cui è possibile fornire
alle aziende orafe con determinati requisiti una garanzia a
prima richiesta al 60 per cento
della linea concessa, a sua volta
riassicurata dal Fondo centrale
di garanzia per le Pmi per l’80
per cento. Il rischio delle banche
viene così mitigato, in primo
luogo da parte di Unionfidi, uno
dei principali Confidi nazionali, in secondo luogo dal Fondo
Centrale che grazie alla garanzia di ultima istanza da parte
dello Stato permette un minore assorbimento di patrimonio
bancario per la concessione
della linea di ‘prestito d’uso’ e di
conseguenza migliora il rating
aziendale”.
IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 12
COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA FIRENZE
Crowdfunding,
e la start up
vola
Dal business angel alla raccolta on line, nuove strade per il
finanziamento d’impresa
di Maurizio Abbati, giornalista freelance
U
na start up non è
per sempre. Ha
una deadline definita, un margine di tempo a
disposizione ristretto, entro
cui dovrà dimostrare di saper crescere, o sarà costretta a
soffocare, dopo essere rimasta
senza l’ossigeno necessario
per svilupparsi. Quarantotto
mesi, quattro anni soltanto,
durante i quali ha però la possibilità rara nella legislazione
italiana di godere di agevolazioni preziose per dare corpo
a un’idea imprenditoriale.
Compresi quelli relativi alla
ricerca di finanziamenti, per la
quale è possibile anche ricorrere alla rete, affidarsi insomma alle ramificazioni infinite
di internet attraverso il sistema del “crowdfunding”. Un
sistema che solo nel 2013 in
Europa ha favorito una raccolta fondi pari a circa un miliardo di euro e consente di cercare partner e sostenitori dal
basso, attraverso specifiche
piattaforme web autorizzate
dalla Consob, evitando così
di dover passare attraverso il
canale bancario, spesso assai
angusto per le nuove piccole
imprese. Tutto questo grazie
al decreto legge dell’ottobre
2012, che definisce il concetto
di start up innovativa e contiene prescrizioni precise a cui
attenersi, come dimostrare
una percentuale importante
della spesa destinata a ricerca
e sviluppo, o ancora occuparsi
di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico.
Detto questo diventa fondamentale trasformare l’idea in
un progetto specifico, stilando
un business plan dove compaiano con esattezza i tempi
e i costi di realizzazione, indispensabili quando ci si prepara a cercare investitori privati.
“Lo startupper – spiega Fabrizio Landi, delegato
alle Start up e reti d’impresa
per Confindustria Firenze – in
genere è il giovane che ha l’idea di un servizio o un prodotto che può funzionare sul
mercato, decide di mettersi
in proprio e va alla ricerca di
finanziamenti, dapprima contando sui propri familiari, che
sono spesso i primi ad aiutarlo, poi confidando nell’interesse di quelli che vengono
chiamati ‘business angels’,
che possono intervenire con
capitali propri per far decollare il progetto, prima che ci si
rivolga al mercato finanziario
vero e proprio, puntando anche su bandi e fondi pubblici”.
Quante sono le start up
in Toscana? E quante riescono a superare lo scoglio della fase di avvio e a navigare
da sole nel mare agitato del
mercato?
“A livello nazionale, secondo le ultime cifre, siamo
arrivati a 3.215 imprese, di
cui 207 sono in Toscana. Non
sono tante quelle che ce la
fanno. Si stima infatti che almeno un terzo di quante si
iscrivono al registro morirà,
più di un altro 30 per cento non riuscirà a superare la
piccola dimensione e solo un
20 per cento saprà trovare gli
strumenti e le energie giuste
per crescere e diventare importante”.
Chi sono invece i business angels?
“Il business angel è qualcuno che scopre l’esistenza
di un progetto d’impresa e ci
crede al punto da investirci
direttamente, rischiando anche molto, poiché interviene
in una fase iniziale, quando non ci sono neanche dei
bilanci da esaminare. E’ un
investitore che di solito va
molto a sensazione e può rivelarsi una persona che oltre
ai soldi apporta anche delle
competenze. Un tassello fondamentale per l’avvio, di cui si
può cominciare a fare a meno
solo quando si dimostra che il
progetto funziona realmente
e allora ci si può rivolgere ai
fondi di investimento e al venture capital. Ma per riuscire
ad attrarre questo capitale di
rischio bisogna convincere le
persone presentando un business plan credibile”.
Come può una start
up trovare investitori che
scommettano praticamente
al buio?
“Oggi grazie a un decreto
legge di tre anni fa si può avviare una raccolta di fondi attraverso internet, rivolgendosi
a siti autorizzati dalla Consob.
Questo dà la possibilità concreta di avvicinare una platea
estremamente ampia di potenziali interessati, uscendo
dai confini della territorialità,
che altrimenti sarebbe impossibile contattare per una neoimpresa.
Si tratta spesso di persone con esperienza, magari che
hanno già operato nello stesso settore di competenza in
ruoli importanti e che decidono di intervenire proprio per
questo motivo, differenziando
i loro investimenti. C’è chi è
riuscito a raccogliere anche
quattro milioni di euro in questo modo, da persone fisiche.
Questo significa che si tratta
di una strada praticabile”.
Fabrizio Landi
COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA FIRENZE
IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 13
Economia
collaborativa,
l’investitore
arriva dal web
Trasparenza, rendicontazione, governance allargata: piccole
start up crescono
di Maurizio Abbati, giornalista freelance
P
iccole stelle crescono nel panorama
dell’imprenditoria.
Si chiama StarsUp il portale tutto toscano, con sede a
Livorno, nato allo scopo di
far prendere il volo alle imprese, aiutandole a trovare
finanziamenti attraverso il
più grande aggregatore che
esista, cioè internet.
Piattaforma gestita da
StarsUp srl, che è la prima società – ovviamente
anch’essa una start up – ad
aver ottenuto, nell’ottobre
2013, l’iscrizione al registro
dei portali on line per la raccolta di capitale di rischio da
parte di start up innovative,
istituito dalla Consob.
“Il nostro compito è
Matteo Piras
quello di dare alle start up la
possibilità di scegliersi gli investitori. In Italia gran parte
della popolazione è tradizionalmente abituata ad investire in Bot ed è difficile pensare
di scommettere su un’impresa che sta nascendo – spiega
Matteo Piras, commercialista livornese diventato presidente del consiglio d’amministrazione di StarsUp srl –,
ma le abitudini cominciano a
cambiare.
Il nostro portale l’anno
scorso ha raccolto 700 milioni di euro attraverso novanta
investitori (di cui due stranieri), finanziando sette progetti, tra cui una barca a propulsione solare. Abbiamo avuto
settantamila collegamenti da
115 paesi del mondo”.
Come vi è venuta l’idea
di StarsUp?
“E’ arrivata nel 2013,
dopo aver assistito ad una lezione di un economista americano che illustrava i trend
emergenti nell’economia collaborativa. Quando l’Italia ha
applicato la nuova normativa ci siamo adeguati, così la
Consob ci ha rilasciato l’autorizzazione, che è la numero
uno in Italia. Abbiamo visto
c’è che un ampio numero di
imprese o imprenditori che
avrebbero la necessità di capitale per poter avviare o far
decollare progetti, che spesso non riescono a prendere il
volo proprio per mancanza di
risorse.
Dall’altra parte ci sono
tanti potenziali investitori in
possesso di una certa disponibilità finanziaria disposti a
prendere in esame soluzioni
per diversificare il proprio
investimento, ma anche per
sentirsi parte di una iniziativa di successo.
Il crowdfunding, e in particolare l’equity crowdfunding, è lo strumento ideale
per dare una soluzione a
queste esigenze delle nostre
start up. Strumento che ha
alcune importanti particolarità, come il fatto di rivolgersi a un elevato numero di
destinatari e offrire strumenti
partecipativi al capitale di rischio.
Una possibilità di finanziamento che di recente con
un decreto legge, chiamato
‘Investment Compact’, è stata estesa anche alle pmi innovative che presentino un
bilancio certificato da un revisore contabile, dopo di che
è necessario iscriversi a uno
speciale registro che permette di inserire i progetti sulle
piattaforme di equity”.
Dietro al vostro portale
c’è un grande lavoro. Come
si finanzia il progetto?
“Si finanzia in base agli
investimenti che riusciamo
a canalizzare attraverso la
proposta veicolata on line.
Quando viene acquisito il
capitale prefissato inizialmente, cioè al momento in
cui l’operazione ha raggiunto
il suo obiettivo, per il portale tratteniamo il 7 per cento,
mentre per i singoli investitori non ci sono commissioni di sottoscrizione. Ogni
progetto inserito nel nostro
portafoglio ha ovviamente
una quota minima di investimento”.
Quali sono le difficoltà più grandi a cui devono
far fronte le start up che si
aprono al mercato?
“Le start up devono abituarsi alla trasparenza dei
propri piani industriali e
prepararsi a rendicontare un
progetto, oltre a fare i conti
con una governance allargata
e un consiglio in cui siedono
altri imprenditori. Tutto ciò
comporta una modifica radicale nel modo di condurre
un’impresa che fino a quel
momento aveva ruotato attorno solo a parenti e amici”.
IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 14
COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA TOSCANA SUD
Finanza alternativa, la
strada per la ripresa
Pronte nuove strategie da mettere in campo per finanziare le imprese, ancora troppo lenta la
risposta del Governo e delle Banche
di Manuela Villimburgo, giornalista, collaboratrice “Il Sole 24 Ore”
C
hi ha paura della finanza alternativa?
“Da tempo Confindustria lavora a un sistema di
finanziamento alle imprese basato
sul sostegno diretto dei risparmiatori. Una strada obbligata per far
fronte all’inarrestabile riduzione
degli affidamenti da parte degli
istituti di credito”.
Per fermare l’inevitabile spirale negativa generata dal credit
crunch, Mario Salvestroni, presidente dell’Associazione Industriali
di Grosseto, ha messo a punto e
avviato il sistema dei micro e mini
bond. La novità ha però incontrato
alcuni ostacoli, tanto che oggi si lavora ad un più complesso sistema
di garanzie per immettere un gran
flusso di liquidità a disposizione
delle imprese.
Prima di tutto, perché si
parla di finanza alternativa?
“Dopo sette anni di crisi, i
rating delle imprese sono decisamente peggiorati e il tasso di interesse, che include il premio per il
rischio, aumenta di conseguenza a
causa degli accantonamenti obbligatori a carico delle banche finanziatrici, facendo lievitare gli interessi passivi per l’impresa.
Si tratta di un costo che addirittura genera ulteriori oneri per
l’impresa, in quanto il sistema fiscale, attraverso l’Irap e le relative
maggiorazioni e l’art. 96 Tuir, ha
reso quasi completamente indetraibili gli interessi passivi a carico
delle imprese che subiscono la crisi,
e dunque li tassa con l’aliquota del
32,50 per cento, con effetti negativi
sui bilanci. Di conseguenza, il ra-
ting della società peggiora rendendo più costoso e difficile l’accesso al
credito bancario. Un circolo vizioso
che può mettere velocemente fuori
mercato le aziende”.
Tutto nasce quindi dal Fisco?
“Con gli attuali livelli di tassazione non restano energie per
investire e dunque per crescere.
Siamo il paese con il sistema fiscale più oppressivo. Per le imprese il
valore medio della tassazione, il Ttr
(Total tax rate: tasse dirette, indirette e contributi), raggiunge quota 70
per cento, ma considerando che
nella media sono inclusi contribuenti fiscalmente agevolati, per
le imprese non beneficiate supera
comodamente il 90 per cento.
Gli investimenti sono efficacemente contrastati dalla tassa-
zione totale che può essere oltre il
40 per cento superiore rispetto alle
aziende concorrenti, anche limitandoci a quelle residenti nei paesi
avanzati, ed al costo del lavoro a carico dell’impresa: 1.000 euro di lavoro ne costano all’impresa 3.555”.
E’ una questione di aliquote troppo alte?
“Il nostro sistema fiscale è
stato studiato per garantire la stabilità del gettito. Infatti, nel tempo
i vari governi, per ampliare la base
imponibile, hanno varato e perfezionato norme che, nell’attuale
congiuntura recessiva, ottengono
il gettito colpendo più i costi che
gli utili.
Questo sistema perverso è la
principale causa della morte delle
imprese. Quelle che si concentrano
sull’esportazione, e sono sempre
COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA TOSCANA SUD
di più, tendono ad internazionalizzarsi con un’adeguata presenza commerciale nei paesi con cui
effettuano i maggiori scambi; poi
spesso delocalizzano la produzione per ridurre il costo per unità di
prodotto. Così facendo pagano
tasse molto ridotte nel paese in cui
producono valore aggiunto, ma
nel contempo riducono la quota di
gettito fiscale in Italia. L’alternativa
è la perdita di competitività e poi la
chiusura”.
E le altre imprese?
“Quelle che invece sono costrette, per dimensione o per tipo
di attività, a lavorare sul mercato
interno, entrano facilmente nella
spirale letale: calo del margine operativo lordo, peggioramento del rating, incremento dei tassi passivi,
incremento degli interessi passivi,
aumento del Ttr e così via fino alla
chiusura. Quando moriranno, addio gettito. E’come mangiare l’unico mulo che tira il carretto…”
La rigidità del sistema bancario può essere allentata?
“Il problema è che con le
nuove regole di Basilea le banche
hanno interesse a finanziare solo le
imprese che non hanno bisogno di
credito. Con i rating delle aziende
degradati da sette anni di crisi, gli
istituti bancari, per mantenere oltre
la soglia imposta dal regolatore il
rapporto tra patrimonio e crediti
ponderati sui rischi, devono emettere aumenti di capitale per confermare gli affidamenti già concessi;
oppure ridurre le attività a rischio e
dunque comprimere il credito alle
imprese. E’ quello che succede da
anni”.
IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 15
Mario Salvestroni
Ma il sistema bancario è
costretto a immettere liquidità:
dove va a finire?
“Gli istituti si contendono, a
qualunque tasso, i clienti con i rating più alti che poi finiscono con
utilizzare queste risorse per investimenti finanziari o per strappare
condizioni migliori di acquisto ai
propri fornitori.
La liquidità rimanente viene
impiegata dalle banche per riacquistare obbligazioni proprie, o investita in titoli di stato. E’ evidente
che, con le regole attuali, le immissioni di liquidità non servono a sviluppare l’economia reale: il Pil non
cresce e la disoccupazione aumenta, come andiamo ripetendo, inascoltati, al mondo della politica”.
Per migliorare la qualità del
credito da tempo Confindustria
lavora ad una finanza alternativa.
“E’ormai più che evidente che
il sistema italiano di finanziamento
alle Pmi è eccessivamente ‘bancocentrico’. Negli Usa le imprese
sono finanziate per meno del 30
per cento dalle banche, in Inghilterra per meno del 50 per cento,
in Germania per meno del 70 per
cento, in Italia per il 100 per cento,
cioè le banche hanno l’esclusiva dei
crediti, ma anche l’esclusiva delle
sofferenze. Il rischio della totale dipendenza oggi emerge con forza,
di fronte alla brusca ed insostenibile riduzione della liquidità messa a
disposizione delle imprese.
E’ urgente una disintermediazione finanziaria intelligente.
L’idea è quella di facilitare le aziende nell’emissione di titoli di debito
da sottoporre a sottoscrittori non
qualificati con opportune garanzie.
Inoltre per spingere le imprese ad
investire dobbiamo rendere totalmente detraibili gli interessi passivi
a fronte degli investimenti”.
Come sta andando questa
operazione?
“Da venti anni una norma, il
comma 115 dell’art. 3 della Legge
549/95, ha limitato la detraibilità
degli interessi passivi per una so-
Finanziamento alle
imprese:
è tempo di un
nuovo modello
di politica
industriale, basato
sull’assorbimento
del rischio del
credito
cietà, non quotata in borsa, emittente titoli di debito ad un tasso che
attualmente è inferiore ad 1/30 del
tasso dei titoli di Stato a dieci anni.
Chiaramente, essendo un’impresa più rischiosa dello Stato, non è
possibile che una società non quotata possa trovare sottoscrittori per
i propri titoli. Il tasso soglia deve essere urgentemente aggiornato alle
attuali esigenze”.
Ci sono altri impedimenti
alla diffusione della finanza alternativa?
“Il paradosso è che qualunque risparmiatore può liberamente
investire nel capitale di rischio di
qualunque società, mentre per investire in mini bond – che debbono
comunque essere emessi da società
strutturate e con il limite del doppio
del patrimonio netto –, il sottoscrittore deve essere un ‘finanziatore
qualificato’. Le contraddizioni che
hanno vita così lunga dimostrano
che non tutti sono interessati a salvare l’Italia”.
Cosa altro si può fare?
“Oggi stiamo lavorando a un
sistema di garanzie per immettere
un gran flusso di liquidità a beneficio delle imprese, dando ossigeno
all’economia mentre il Governo
porta a termine le riforme strutturali che richiedono anni per essere
operative e riceverne i benefici. Il
nuovo progetto, che abbiamo già
presentato a Palazzo Chigi e alla
Banca d’Italia, è la proposta di un
nuovo modello di politica industriale basato sull’assorbimento del
rischio di credito per il finanziamento alle imprese”.
COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA TOSCANA SUD
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Accesso al credito: è l’ora di
scelte coraggiose
Ricchezze e peculiarità di un territorio straordinario non bastano: occorre dire stop alla finanza
banco-centrica e il coraggio di premiare chi punta sullo sviluppo
di Mattia Cialini, giornalista “Arezzonotizie.it”
R
ipartire dalle peculiarità di una terra per
raccogliere le sfide
future, combattere la burocrazia uniformando le norme: il
rinascimento imprenditoriale
senese dovrà essere sostenuto
dall’architrave dell’innovazione. E le banche dovranno fare
la loro parte, adeguando sia
l’approccio che i propri prodotti. E’ questa l’unica semina
possibile per raccogliere buoni
frutti nel futuro industriale di
un territorio-gioiello della To-
scana. Parola di Piero Ricci,
vice direttore della Confindustria Toscana Sud e direttore
della delegazione di Siena.
Enormi potenzialità, ma
a volte poco sfruttate. Cosa
pensa del percorso di avvicinamento alla grande vetrina
dell’Expo milanese?
“Beh, mi sembra che ci
siamo approcciati con ritardo
e con scarsa visione d’insieme.
Sarebbe stata necessaria una
programmazione più completa,
con tutto le città toscane coin-
volte. Invece, ancora troppo è
rimasto delegato alle iniziative
dei singoli”.
La Toscana come si sta
muovendo? E per quanto riguarda l’incoming?
“Il nostro territorio si presenta all’appuntamento un po’
troppo Firenze-centrico. Il pallino, per quel che concerne l’incoming, è in mano alla Regione.
Bisognava insistere maggiormente su un marketing territoriale capace di far comprendere
ai potenziali investitori esteri
le opportunità di business che
ci sono in Toscana. Ma c’è uno
scollamento: la promozione
del territorio è troppo generica,
non specifica soprattutto in relazione proprio all’attrazione di
investimenti. Inoltre, arriviamo
all’Expo in colpevole ritardo sul
fronte delle infrastrutture. E’
vero, l’Alta velocità collega in
breve tempo Milano a Firenze,
ma poi per raggiungere le aree
più periferiche – Siena, l’Aretino e la Maremma – ci vogliono ore. Non è facile portare un
COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA TOSCANA SUD
imprenditore straniero in visita
sul territorio. A questo dobbiamo aggiungere altre difficoltà
logistiche. Penso ai problemi
dei piccoli aeroporti, ai collegamenti ferroviari, alle condizioni
di arterie stradali come la futura Due Mari o la Siena-Firenze,
per esempio”.
Siena è una terra di eccellenze, dove è conveniente
convogliare energie per dare
una spinta all’economia del
territorio?
“Dobbiamo ripartire da da
ciò che abbiamo: le università,
ad esempio. Ricordo infatti che
sul territorio, oltre l’Università
di Siena c’è quella per Stranieri, un’istituzione fondamentale
per formare ragazzi che arrivano dall’estero e che possono
diventare a loro volta ambasciatori di Siena nel mondo.
Penso poi a grandi aziende
che sono insediate nelle nostre
terre, come la Novartis e futura
Glaxo, ma anche ad altre intermedie già consolidate come
Diesse Diagnostica, Sclavo
Diagnostics e Philogen, ovvero
Vismederi nata come spin-off
dell’Università di Siena, solo
per fare qualche nome. Accanto ad esse, in sinergia proprio
con l’Università e l’incubatore
Toscana Life Sciences, è possibile quindi incentivare start up
IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 17
Per una ripresa
reale dell’economia
occorre una
politica industriale
lungimirante,
capace di sostenere
l’impresa
nelle scienze della vita, nella
diagnostica, nella farmaceutica, così da ampliare e sviluppare uno specifico ‘distretto’ di
eccellenza con grandi potenzialità. Ma ci sono anche altri
ambiti, ovviamente, di elevata
compatibilità con il territorio;
penso all’Ict (Information and
Communication
Technology,
nda) con la presenza di un
gruppo come Bassilichi e alle
potenzialità – sul versante accademico – dell’ingegneria informatica per il trasferimento
tecnologico”.
C’è poi un sistema Siena
– che coinvolge le bellezze
artistiche cittadine, quelle
paesaggistiche delle campagne, la varietà enogastronica
della provincia – che ha un
indubbio appeal all’estero.
“Posto che l’economia del
Senese, Aretino e Maremma:
ancora troppo il ritardo sulle
infrastrutture
territorio senese non si può
risolvere soltanto nel turismo,
resta comunque questo un
aspetto importante e che non
va sottovalutato. Anzi, occorre
un impegno forte per individuare soluzioni in linea con le
esigenze dei visitatori ‘moderni’
che sono sempre più internazionalizzati e culturalmente
progrediti.
Partendo quindi dall’aggredire due attuali debolezze:
la prima è quella del turismo
mordi-e-fuggi, assolutamente
in antitesi con la struttura della
città, la seconda è l’orizzonte turistico stagionale limitato
all’estate o poco più. C’è bisogno quindi di un ripensamento
delle politiche di attrazione e
soprattutto di una programmazione ultra annuale di un calendario di iniziative incentrato sui periodi cosiddetti ‘morti’
che andrebbero attivate in collaborazione con i territori vicini
per proporre pacchetti integrati
volti a favorire la permanenza.
Prendendo ad esempio il
settore vitivinicolo: ci sono delle cantine che sono vere opere
d’arte, mi immagino un attrazione con eventi culturali importanti declinata anche in un
percorso attraverso la Toscana
del sud – nel Senese, ma anche
in Maremma – che tocchi queste architetture imponenti e affascinanti, delle vere cattedrali
laiche”.
Avesse la possibilità,
cosa chiederebbe al presidente del Consiglio Matteo
Piero Ricci
Renzi come misura immediata per sostenere l’economia italiana?
“Una politica industriale
lungimirante. Questo Paese
deve decidere prima di tutto se
intende restare la terza potenza
industriale dell’Europa e quindi su quali direttrici investire.
Purtroppo resta una cultura di
base antagonista all’industria
che è invece elemento di produzione di ricchezza. Un esempio è stato e resta l’Ilva, perché
è un caso limite.
Non si può interrompere la
produzione di uno stabilimento perché inquinante, quando
per anni controlli costanti non
avevano rilevato gravi anomalie. Bisogna certo intervenire,
magari tempestivamente, perché la salute della popolazione
è un bene indisponibile, ma
c’è modo e modo. Di fronte
al problema va dato il tempo
alle aziende di rimuoverlo, di
mettersi in regola senza interrompere la produzione da un
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COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA TOSCANA SUD
La burocrazia: un freno e un
disincentivo, purtroppo anche un
incentivo al malaffare
giorno all’altro: così si rischia
solo di non dare soluzioni ma
anzi creare ulteriori problemi
sul lato dell’occupazione.
Mi pare che, dopo anni di
immobilismo, l’attuale Governo abbia un occhio di riguardo
maggiore rispetto al sistema
industriale nazionale. Restano
però altre difficoltà tutte italiane: chi è chiamato ad amministrare un territorio deve avere
i mezzi, il coraggio e il potere
di decidere che non si può fermare ogni investimento ogni
qualvolta nasce un comitato
del ‘No’.
Chiaro che lo sviluppo
deve esser sostenibile, anche
se io parlerei più di sostenibilità dello sviluppo che non è
proprio la stessa cosa, e certo
rimane indiscutibile nelle nostre zone il valore paesaggistico. Ma questo, diversamente
da un pensiero ‘conservatore’
dell’ambiente, passa attraverso
la presenza e l’opera dell’uomo nel corso del tempo come
ad esempio la decantata spettacolarità delle Crete Senesi.
E poi, la burocrazia, che serve
uniformare: come è possibile
spiegare ad un potenziale investitore estero che le regole,
concessorie e urbanistiche di
un Comune, sono diverse e
spesso contrastanti rispetto a
quelle del Comune limitrofo?”.
Burocrazia, tasse, lungaggini. Cosa frena maggiormente le imprese?
“Rispetto a Paesi come India e Cina, non possiamo certo
competere sul piano quantitativo, dobbiamo quindi giocare
le nostre carte, fare la nostra
corsa su quello della qualità.
Dobbiamo far premio sull’innovazione e la R&S.
Detto questo, occorre favorire un dialogo vero – e non
tra sordi – fra imprese e università sul tema delle competenze
e del trasferimento tecnologico.
Poi il mondo gira veloce e con
questo il business; la burocrazia
è un freno e un disincentivo
ad investire, oltre che incentivo al malaffare. L’eccessiva
pressione fiscale poi è un altro
Con gli accordi di
Basilea le imprese
sono diventate
numeri.
Ma in quei numeri
ci sono idee,
risorse umane e
qualità che non
sono soltanto cifre
problema non di poco conto.
Considerando la concorrenza
fra territori portata avanti da
Paesi vicini all’Italia per attrarre
investimenti e che si basa sulla
certezza dei tempi, le relazioni
industriali e la detassazione è
evidente che non siamo in grado di reggere il confronto.
Credo che in questo senso
una prima risposta dal Governo sia venuta con il Jobs Act,
soprattutto sul piano psicologico, oltre che di incentivo.
Uno strumento di politica del
lavoro che dovrebbe evolvere
abbracciando l’intero universo
delle imprese, nel caso fatta eccezione per le piccolissime. Va
poi incentivata il più possibile
la crescita dimensionale delle
aziende.
Una crescita che è improcrastinabile per competere
nel mondo globalizzato e che
proprio per fini generali di sviluppo del Paese va assecondata
anche attraverso politiche che
favoriscano il conseguimento
di dimensioni idonee rispetto
al mercato relativo.”
Chiudiamo con una riflessione sull’accesso al credito.
“Le imprese in Italia dipendono ancora troppo dal
sistema creditizio; il sistema
produttivo è, come si dice,
troppo banco-centrico. C’è la
necessità quindi di interventi
incentivanti coraggiosi, di una
disintermediazione bancaria
intelligente e progressiva, di
un’azione che sia di stimolo
alla capitalizzazione aziendale
e allo sviluppo di una cultura
aperta al capitale di terzi (Fondi Chiusi come Privati e Merchant Bank), ma anche di una
attenzione più professionale
nell’analisi dei progetti di sviluppo, sia sul piano valutativo
che degli strumenti di intervento.
Il problema posto dagli
accordi di Basilea è che le imprese sono diventate dei numeri per gli istituti di credito
e manca la capacità di analisi
industriale dei progetti che
è invece demandata a rating
fortemente orientati alla parte
quantitativa. Assistiamo quindi ad una concentrazione di
offerta di credito alle aziende
a basso rischio ‘strutturale’, anche inserite in mercati maturi,
e alla contestuale fuga da tutto
ciò che è rischioso; e le nuove
attività o i progetti di espansione sono certamente a maggior
rischio ma senza i quali non c’è
sviluppo.
E così l’ombrello rimane
sempre aperto solo laddove
non piove. Servirebbe maggiore apertura al credito per le
start up o per le aziende che
investono molto, che hanno
idee e progetti di crescita. Più
in generale, manca una cultura
finanziaria vera, e c’è bisogno
anche di una riduzione della
standardizzazione dei prodotti
bancari tradizionali per adeguarli alle esigenze specifiche”.
COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA TOSCANA SUD
IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 19
Per crescere,
serve una banca
partner e non
padrona
Sostenere le aziende più piccole, rimuovere gli ostacoli,
attirare nuovi capitali: non è solo questione di credito
di Mattia Cialini, giornalista “Arezzonotizie.it”
“P
urtroppo in Italia c’è
un’assoluta ‘deregulation’. La nostra vera
forza economica, ciò che davvero
attrae l’estero, è il Made in Italy.
Ma in queste condizioni non è
tutelato. Ci vogliono leggi chiare”.
Daniele Gualdani è il giovane capitano di una media impresa, la Lem Galvanica di Bucine
(Arezzo), ditta specializzata in plating per l’alta moda. Quarant’anni
appena e già al timone da venti, la
sua personale avventura lavorativa
è un compendio di alte aspirazioni imprenditoriali concretizzate.
Perché ha risalito la corrente della crisi, crescendo costantemente,
anche negli ultimi e più complicati
anni. Ha chiaro in testa quel che,
secondo lui, serve alle aziende nazionali per ripartire, quali sono le
richieste da fare alla politica, cosa
può attrarre investimenti sul terri-
Daniele Gualdani
torio e il modo più “sano” che ha
un imprenditore per approcciarsi
agli istituti bancari.
“Il vero segreto della nostra
azienda sono le persone”, spiega
Gualdani. Non sono intercambiabili facilmente, il loro lavoro è altamente specializzato e la formazione avviene praticamente tutta
in azienda.
La Lem è attiva dal 1974 e la
filosofia da allora non è cambiata:
la scommessa è quella di perseguire la qualità più alta attraverso
un’opera che è per buona parte
artigianale. E che spesso sfiora
l’arte vera e propria. “La passione
per il lavoro si deve sentire, quasi
tutti i dipendenti della Lem sono
sotto i 25 anni. Sono giovanissimi, hanno entusiasmo, amore per
quel che realizzano”.
La Lem è leader nella lavorazione superficiale di accessori metallici per i più importanti brand
del lusso mondiale, il meglio delle
griffe italiane e francesi: Prada,
Ferragamo, Chanel, Louis Vuitton,
Fendi, per citarne alcune. “Prendiamo accessori grezzi – aggiunge
il titolare –, sforniamo centinaia di
migliaia di pezzi finiti al giorno.
Molto richiesta, in questo momento, è l’anticatura del metallo”.
Daniele Gualdani ha preso le
redini dell’azienda nel 1994, dopo
la prematura scomparsa del padre
che aveva fondato la ditta. “Venti
anni fa eravamo in tredici a lavo-
rare qui. Nel 2003 siamo passati
a cinquanta. Oggi siamo in duecentocinquanta, divisi in cinque
aziende: tre nei dintorni di Bucine, una a Monte San Savino, una
ad Arezzo. Abbiamo avuto una
crescita di fatturato imponente
dal 2003 al 2008, del 30 per cento
all’anno. Poi abbiamo rallentato,
ma per scelta. E comunque cresciamo del 10 per cento all’anno:
dobbiamo mantenere un equilibrio costante tra artigianalità del
lavoro e controllo industriale dei
processi – argomenta Gualdani
–. E questa è la nostra forza. Non
serve la corsa al macchinario di
ultima generazione, le macchine
sono supporti. Al centro c’è l’uomo”.
Un’ottima notizia per le
schiere di giovani a caccia di lavoro. Ma quali sono i requisiti ideali
per lavorare alla Lem?“Andiamo a
caccia di talenti tra i periti chimici
e i laureati in chimica – aggiunge
Gualdani –. Li cerchiamo nelle
scuole, tra i ragazzi del terzo o
quarto anno superiore. Ci servirebbero molti più giovani formati
secondo questo indirizzo, rispetto
a quelli che la scuola del territorio
fornisce ogni anno. Un requisito
fondamentale è quello di saper
lavorare in gruppo”.
Poi, ovviamente, per creare
il bello occorre un certo “tocco”,
servono talento e passione. D’altronde l’estetica delle lavorazioni
italiane è ricercatissima. Ma il Belpaese fatica a far di questa potenzialità un suo effettivo punto di
forza.
“Il fatto è – continua il numero uno della Lem – che la percentuale di lavoro fatto in Italia per
avere la certificazione di Made in
Italy – è davvero troppo poca. E
così stiamo perdendo determinati
mestieri. La politica dovrebbe dare
una mano alle aziende più piccole,
invece i giganti sono privilegiati.
Poi, per una serie di fattori – dalla
burocrazia, alla mancanza di infrastrutture, alla pressione fiscale – risulta difficile far affluire nel
nostro Paese capitali dall’estero.
In Italia lavorano solo imprenditori che vogliono bene al nostro
Paese. Uno strumento davvero
diabolico sono le conferenze dei
servizi. Racconto un aneddoto:
dovevo far partire un impianto
per dar lavoro a venti persone. Per
avere un solo permesso mi ci sono
voluti due anni e mezzo. Non è
possibile”. Tanti imprenditori, poi,
si lamentano delle banche.
“Il problema – secondo me
– è quello di prestare soldi in maniera indiscriminata. Quando poi
la banca finanzia tutto diventa padrone dell’azienda. La banca deve
essere un partner e fare il proprio
lavoro. Infine, se un’azienda fa
degli utili al termine dell’anno
è giusto che reinvesta”, chiude
Gualdani.
IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 20
COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA LUCCA, PISTOIA, PRATO
Finanza: “nuova” o “vecchia”,
purchè sia
Serve una finanza capace di aiutare le imprese, garantendo condizioni stabili. Segno positivo per le aziende che
fanno export
di Paolo Vannini, giornalista freelance
“L
a finanza? Sono sempre le banche a farla e
con strumenti classici.
La nuova finanza è più che altro
una teoria. Io la vorrei anche tradizionale ma vicina alle esigenze
delle imprese”. Andrea Tempestini, vice presidente dell’Unione
Industriale di Prato non è molto
convinto dai nuovi strumenti di
accesso al credito per le aziende.
“Mi verrebbe da dire, almeno
stando all’esperienza pratese, se
la nuova finanza esiste, che batta
un colpo – spiega ancora il numero due di Confindustria Prato
–. Un dato in nostro possesso ci
dice più di molte analisi: sono
solo due le operazioni effettuate
sul nostro territorio con il ricorso
ai mini bond”.
Quindi più che nuova o
vecchia serve una finanza che
aiuti davvero le imprese. E
cos’è che chiedono gli imprenditori? Cosa dicono i dati in
vostro possesso?
“I dati disponibili di Bankitalia risalgono a settembre 2014,
quindi sono già un po’ vecchi.
Come Confindustria Prato, però,
effettuiamo un monitoraggio
continuo, con diversi focus group
con dieci-quindici imprenditori ogni incontro, una sorta di
brain storming sulle difficoltà
dei rapporti con gli istituti bancari. E quindi, se i dati non sono
aggiornatissimi, lo è invece il
‘sentiment’. E questo, rispetto
ad un anno fa, ci dice che allora le aziende erano concentrate
sulle condizioni e sul costo del
denaro, poi dallo scorso settembre la situazione è decisamente
cambiata. Il costo del denaro è
crollato e non è più, di fatto, un
problema. Il problema adesso è
un altro: mentre prima le banche erano, per così dire, tutte
allineate, negli ultimi cinque, sei
mesi ognuna propone condizioni molto diverse. Ci sono istituti
decisamente molto aggressivi
con condizioni molto vantaggiose, altri hanno maggiori difficoltà. C’è poi chi punta più sul
breve chi più sul medio e lungo
periodo. Il panorama è cambiato dopo che la BCE ha messo in
circolo molta liquidità. Su Prato
si sono riattivati istituti bancari,
diciamo ‘estremamente intraprendenti’ ma che utilizzano
strumenti classici”.
Dati ufficiali a parte, voi
rilevate questa situazione grazie alla voce dei diretti interessati, gli imprenditori. I quali si
trovano di fronte a nuove difficoltà. Quali, esattamente?
“La difficoltà principale è
che le condizioni cambiano con
una velocità troppo elevata. Gli
imprenditori contrattano certe
condizioni che vengono cambiate troppe volte. E’ difficile lavorare in queste condizioni, tanto da
costringere le aziende a ricorrere
sempre di più a tecnici, a esper-
COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA LUCCA, PISTOIA, PRATO
ti del settore per seguire questa
continua evoluzione degli istituti bancari. Oggi sono costretti
a farlo perché i guadagni sono
minimi, e non ci si può più permettere di prestare poca attenzione a questi aspetti: le banche
vanno seguite passo passo. Un
tempo non era così, non era indispensabile questa attenzione.
In periodi di vacche grasse tutto
sommato questo elemento non
rappresentava un limite vero.
Oggi sì, ogni piccolo particolare
può fare la differenza, i margini
sono strettissimi”.
Ma l’accesso al credito è
comunque migliorato. Non in
modo sufficiente da fare la differenza e aiutare davvero una
possibile ripresa del quadro
economico?
“Rispetto ad un anno e
mezzo fa adesso c’è un’offerta
per le aziende ad un rating abbastanza buono. Il problema
vero è oggi un altro, che non c’è
domanda, soprattutto da parte di
chi è legato al mercato interno. Il
crollo dei consumi ha fatto sì che
gli investimenti siano diminuiti
fortemente, che la prudenza sia
tanta e che si vedano poche prospettive. E ciò vale non solo per
chi lavora in Italia ma anche in
Paesi vicini come la Germania,
la Francia, la Spagna. Diverso il
discorso per chi fa export, soprattutto negli Stati Uniti e in Cina.
Aziende strutturate, senza veri
problemi di investimenti e liquidità hanno potuto godere di un
trend positivo. In questo settore
Andrea Tempestini
IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 21
Il crollo dei
consumi ferma gli
investimenti, solo
l’export “salva”
le imprese
proprio a Prato si sono visti risultati molto interessanti: nell’ultimo trimestre un record, visto che
la nostra provincia è fra le prime
quindici in Italia, con una crescita del +12 per cento”.
Il discrimine allora non è
tanto fra piccola e grande industria ma fra mercato interno
ed estero. E’ solo questa la divaricazione?
“Sì. Di solito le aziende più
grandi lavorano con budget, controlli di gestione e altri strumenti
simili e quindi, come dire, sono
avvantaggiate. Ma anche le Pmi
che lavorano con i mercati esteri
riescono a reggere il passo”.
Qualche segnale positivo,
nel complesso, comunque si
intuisce?
“La situazione è delicata e
il segnale più preoccupante lo
fornisce il settore edile, completamente bloccato. Se depuriamo la situazione generale
da questo dato, si può dire che
a Prato qualche miglioramento si comincia a vedere. Chi era
davvero in sofferenza, chi non
reggeva più ha già cessato l’attività, chi ha superato la bufera
riesce a reggere. Come Centro
Studi di Confindustria vediamo
che i volumi sono tornati a prima
del 2009, la filiera tessile, grazie
come dicevo allo sbocco estero, è
rimasta in piedi”.
Avete qualche dato interessante in questo senso?
“Uno in particolare. Nel bilancio aggregato di mille società
emerge che queste hanno versato cento milioni in più di patrimonio e hanno meno quaranta
milioni di esposizione bancaria.
Ciò vuol dire due cose: che gli
imprenditori continuano a crederci e che si sono adeguati alla
logica bancaria. Ci si capitalizza
per ottenere rating migliori”.
Quando si parla di Prato,
qualunque sia il tema trattato, ci si interroga sempre sul
ruolo che ha svolto e svolge la
massiccia presenza di cinesi.
Ha senso parlare dell’imprenditoria orientale come specificità anche relativamente al
tema di cui stiamo parlando?
“Guardi, quando si parla
del fenomeno cinese si rischia
di fare sempre un calderone,
di buttare tutto dentro e capire
ben poco. Diciamo questo: che
se si lascia da parte il fenomeno
dell’illegalità e le mille questioni
ad esso connesse, si può affermare che da un punto di vista
strettamente economico quella
comunità ha creato un settore
che prima non esisteva. Poi, se
mi chiede dove vada a finire la
ricchezza che produce, beh allora si apre un capitolo del tutto
diverso”.
Andrea Tempestini ha 45 anni e dopo aver ricoperto nell’azienda di famiglia “Gastronomia
Toscana”, i ruoli di responsabile amministrativo e poi di responsabile commerciale, attualmente è Amministratore delegato della società (con delega specifica ai progetti di internazionalizzazione del gruppo).
IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 22
COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA LUCCA, PISTOIA, PRATO
Banca e impresa,
tempo di
rinnovamento
Serve un nuovo dialogo, e la capacità di andare
oltre gli approcci tradizionali. La semplificazione
amministrativa resta ancora un miraggio
di Mattia Cialini, giornalista “Arezzonotizie.it”
I
mprenditrice di terza
generazione, Cristina
Galeotti guida la Cartografica Galeotti, storica realtà
produttiva del territorio lucchese
ubicata nel comune di Capannori. Un’azienda che è punto
di riferimento per un territorio
vocato da secoli alla produzione
della carta: quello di Lucca è il
distretto cartario più importante
d’Europa, con circa cento imprese e seimilacinquecento lavoratori. Presidente dell’Associazione Industriali di Lucca dal 2011,
Cristina Galeotti ha ben presente
quali siano le istanze degli imprenditori in un momento storico tanto delicato. D’altro canto,
in qualità di membro del Consiglio di amministrazione del Banco Popolare, conosce attuali possibilità e limitazioni delle banche.
Ascoltare di più le rispettive esigenze: ecco la formula vincente
da lei individuata nel tratteggiare
lo sfaccettato mondo della nuova
finanza per le imprese.
Presidente Galeotti, le
banche assolvono al meglio
alla loro funzione di sostegno
all’economia?
“Oggi, a livello economicofinanziario è cambiato tutto, il
contesto e la regolamentazione.
Ciò comporta inevitabilmente
un minor flusso di finanziamenti dalle banche alle aziende. Mi
spiego meglio. Le banche sono
attente nell’erogare credito e paradossalmente hanno liquidità
che non riescono a tradurre in
impieghi; le aziende, nel contempo, fanno sempre riferimen-
to alla banca come unico interlocutore finanziario e non riescono
a soddisfare con essa, in modo
completo, le proprie esigenze di
capitale. Esiste quindi sul mercato un gap tra domanda e offerta di fondi, gap che, tra l’altro, è
destinato ad aumentare quando
riprenderanno gli investimenti e,
di conseguenza, si incrementerà
la domanda di finanza per capitale fisso e circolante. Nel nuovo
contesto, pertanto, è necessario
un cambiamento, sicuramente
non semplice, da parte dei due
attori: banca e impresa. Le banche devono riuscire a valutare le
aziende, dare un rating, cercando
di conoscerle meglio e devono
anche aiutarle a trovare finanza
alternativa; le aziende devono
essere in grado di dare maggiori
informazioni in modo trasparente e iniziare a pensare a strumenti complementari a quelli del
canale bancario”.
C’è differenza sostanziale tra grandi gruppi bancari e
piccoli istituti legati al territorio per quanto riguarda le possibilità di accesso al credito?
“Essere sul territorio è importante, anzi fondamentale.
Oggigiorno anche le banche più
grandi sono presenti in modo capillare nelle aree in cui operano,
spesso anche con brand locali,
altrimenti sarebbero perdenti in
partenza. Come ho detto sopra,
per un istituto di credito, qualunque sia la dimensione, è cruciale
la conoscenza dell’azienda che
andrà a finanziare: quali sono gli
andamenti di bilancio, ma anche
il tipo di business, le potenzialità, il mercato in cui opera. Nella
raccolta di queste informazioni
le banche devono migliorare,
perché alla fine l’obiettivo è la
qualità del credito”.
Cosa cambierebbe come
prima cosa dell’approccio delle banche alle aziende?
“Una banca sul territorio,
grande o piccola che sia, da una
parte deve comprendere le caratteristiche dell’azienda, dall’altra,
deve essere veloce nelle risposte.
Il presidio del cliente è vitale, ma
il limite più grosso delle banche è
la complessità delle pratiche burocratiche che impediscono loro
di avere tempo sufficiente per
dedicare un’attenzione maggiore al cliente”.
Sono tempi complessi per
programmare gli investimenti: quali sono i punti di debolezza della provincia di Lucca?
“Troppi problemi per le infrastrutture, senza dubbio. Troppo tempo perso per sistemare
collegamenti che sono vitali per
un territorio. Penso a Lucca, che
ancora oggi non ha una vera e
propria circonvallazione e alla
complessità di raggiungere con
il treno Firenze, che pure non è
distante. Qualcosa si sta muovendo, ma ci vuole maggiore
velocità. Aldilà degli aspetti legati al territorio di Lucca, servirebbe una seria semplificazione
normativa, il sistema delle autorizzazioni con decine di enti
e autorità coinvolti nei processi
decisionali è inammissibile. E’
necessario liberare pezzi dell’e-
conomia: il pubblico grava eccessivamente sul privato. Nel
2015, se saremo in grado di far
crescere il PIL dello 0,5 per cento sarà per circostanze esterne
favorevoli: apprezzamento del
dollaro sull’euro, basso prezzo del petrolio, crescita del PIL
mondiale, e quindi delle esportazioni, soprattutto grazie a Stati
Uniti e India, e, infine, manovre
espansive della Bce.
Comunque 0,5 per cento
del PIL non è crescita”.
C’è attesa per l’Expo di
Milano. L’Italia arriva preparata a questo grande evento?
“Innanzitutto non abbiamo fatto una bella operazione
di marketing con i vari scandali
degli appalti. Ora la situazione
è migliorata. L’Expo sarà una
vetrina importante, che porterà
molte persone dall’estero. Ci arriveremo con il fiato corto, come
capita spesso nel nostro paese in
occasione dei grandi eventi, ma,
sono sicura che, alla fine, sarà
una bella manifestazione”.
Cristina Galeotti
COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA LUCCA, PISTOIA, PRATO
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Finanza
innovativa,
ancora lontana
Per le piccole e medie imprese la “nuova” finanza è
un’alternativa difficile da attuare
di Paolo Vannini, giornalista freelance
F
ederica Landucci,
51 anni, presidente di Confindustria
Pistoia, è Ad dell’azienda di
famiglia di trafile di pasta. La
prima donna ai vertici degli
Industriali pistoiesi parla di
accesso al credito, di problemi finanziari delle aziende e
di nuova finanza ma il suo
sguardo è rivolto altrove. La
sua premessa è assolutamente chiara: “L’accesso al credito è un problema, certo, ed è
ben conosciuto ma il problema principale in Italia oggi è
il costo del lavoro. Un costo
esagerato rispetto agli altri
Paesi della comunità europea
e a livello mondiale. Si dice
che è un grosso impoverimento il fatto che le aziende delocalizzino ma è un
fenomeno inevitabile. Sono
obbligate spesso a scegliere
questa strada. Con costi infinitamente più bassi, anche se
la qualità ne risente, il saldo
Federica Landucci
finale è positivo. In queste
condizioni essere imprenditori è una missione impossibile”.
Un quadro molto preoccupato e preoccupante,
presidente. Come se ne
esce?
“Va avanti chi innova e
affronta la congiuntura economica puntando sulla qualità del prodotto e sulle diversificazione nei mercati”.
A proposito di innovazione, per andare avanti
alle imprese serve spesso
un sostegno finanziario
che negli ultimi tempi sta
iniziando ad assumere contorni nuovi, a battere nuove
strade. La finanza innovativa può dare risposte concrete, può aiutare davvero
le imprese nel loro lavoro?
“Qualcosa comincia a
muoversi, penso per esempio
ai mini bond, ma non tutte
le aziende possono ricorrere
alla finanza alternativa, non
sono ‘pronte’ a farlo. La nostra realtà locale, ma un po’
tutta la Toscana in genere, è
fatta di tante piccole e medie
imprese che hanno difficoltà
a muoversi in questa direzione”.
Come si può fare per
superare questo ostacolo e
familiarizzare con la materia?
“E’ un dovere degli imprenditori aggiornarsi e delle associazioni di categoria
fare informazione, mettere i
propri associati a conoscenza
di ciò che esiste nel mondo
della finanza innovativa. Ma,
ripeto, questo è un aspetto
importante non il principale, che resta la mancanza
di competitività a causa del
costo del lavoro e del costo
dell’energia che nel manifatturiero sono due variabili imprescindibili. Il costo
dell’energia elettrica in Italia
è mediamente il 30 per cento
in più rispetto alla Germania”.
Che soluzioni propone
per ridurre il suo peso sulle
aziende?
“Più flessibilità senza
necessariamente arrivare a
un mercato magari ‘eccessivamente aperto’ come quello
statunitense ma certo neppure restando nelle attuali condizioni di totale ingessatura.
Ogni impresa ha bisogno di
personale serio e competente
e per arrivare a questo occorre tanta formazione specialmente per i nuovi assunti”.
Ma poi ci sono anche
novità proprio sul versante
a lei molto caro, quello del
costo del lavoro. Possono
servire?
“E’ comunque positivo
che da gennaio il costo del
lavoro sia deducibile ai fini
Irap. Come ho detto prima,
per chi fa manifattura il costo del lavoro incide pesantemente nel bilancio azien-
dale. È veramente un buon
inizio.”.
Se i problemi per le
aziende sono simili per
tutti, a fare la differenza è
spesso la collocazione dei
propri prodotti sui mercati esteri. E’ così presidente
anche nella provincia di
sua competenza?
“Chi ha clienti solo nel
mercato interno ha in genere molte difficoltà. Chi lavora
con i mercati esteri ha altre
potenzialità. Un aiuto ci è
stato dato negli ultimi tempi
dall’apprezzamento del dollaro rispetto all’euro, rendendo le nostre merci assai più
competitive.
Di contro nell’area del
rublo si è avuta una svalutazione di circa il 60 per cento
rispetto all’euro solo negli
ultimi due mesi, un grosso
freno alle imprese impegnate
in quell’area. Ci sono anche
aspetti di politica internazionale che pesano e condizionano il mondo del lavoro.
Proprio nel settore meccanico pistoiese molte aziende
guardano ai mercati nordafricani e con quel che sta accadendo ora in Libia ci si può
immaginare le ripercussioni,
ripercussioni che riguardano
tutto il nord Africa, Algeria,
Tunisia, Marocco. Internazionalizzare porta in genere
risultati migliori ma certi recenti accadimenti rendono
tutto più complicato”.
COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA LIVORNO
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Oltre il credito bancario
Capitalizzazione, miglioramento del rating , nuovo dialogo banca-impresa: se il credit crunch
comincia ad allentare
di Giuseppe Nigro, direttore “Sienafree.it”
U
na necessità ma anche un’opportunità.
Affrancarsi dal credito bancario è la prossima sfida
per una svolta anche culturale
del mondo dell’impresa, che
punta a cercare altrove le risorse finanziarie per dare respiro
ai propri progetti. “La crisi del
credit crunch, proprio quando le
imprese avevano forse più bisogno di sentire vicino il sistema
bancario, ormai riguarda più il
passato che la situazione attuale, basta pensare a tutte le manovre poste in essere dalla Bce”,
ci aiuta a partire da lontano per
ricostruire la situazione Riccardo Giovannelli, di Lm Consult,
società di consulenza aziendale
e bancaria che si occupa anche
di mediazione creditizia, iscritta
all’Organismo Agenti e Mediatori.
“Con il quantitative easing
si sono aumentate le risorse finanziarie a disposizione delle
banche ma sono subentrati altri
concetti e altre logiche, la questione non è più la mancanza
di liquidità ma i criteri completamente diversi adottati dalle
banche per fare credito. Si innescato così, va avanti ed è ormai
imprescindibile il percorso di un
sistema culturale avanzato per
rendere meno dipendente dalle
banche il sistema imprenditoria-
le italiano”.
Senza fare di tutta l’erba un
fascio, ma il mondo imprenditoriale ha pagato alcune abitudini
che non l’hanno fatto trovare
sempre preparato a questo scenario. “La realtà italiana, composta in gran parte da piccole e
medie imprese, da sempre è stata caratterizzata da imprese sottocapitalizzate. Questo innanzi
tutto perché le aziende non
hanno mai ricevuto incentivi
particolari a capitalizzare le imprese, neanche dal punto di vista
fiscale, e poi perché non ce n’è
mai stato bisogno: fino al 20072008 non hanno mai incontrato
grosse difficoltà ad accedere al
credito bancario a condizioni accettabili. Nel momento in cui è
cambiato lo scenario questi punti di debolezza sono emersi con
tutta la forza che abbiamo visto”.
E poi il mondo bancario:
“Per loro, contemporaneamente
alla crisi economica degli anni
passati, sono subentrati nuovi
criteri selettivi, nuove normative di vigilanza, l’imposizione
dell’incremento del proprio capitale, l’adozione di rating per
stabilire il livello di rischiosità
che le banche andavano ad assumersi, con conseguenti obblighi
di accantonamento, insolvenze
sempre più grosse da affrontare,
l’ingessamento del mercato im-
COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA LIVORNO
mobiliare che aveva sempre fatto da traino e di cui è diventato
difficile gestire gli impieghi. Uno
strumento come Basilea, pur
virtuoso che sia, si adatta molto
meglio a realtà come Germania
e Francia, in cui il livello di capitalizzazione delle imprese è migliore del nostro, e in cui c’è una
dipendenza delle imprese dal
sistema bancario inferiore al 90
per cento circa com’è in Italia. E
sono cambiate le politiche della
banca, non più espansive come
negli anni precedenti perché di
fronte a crisi e insolvenze non ce
ne sono più i presupposti”.
La sempre minor convergenza tra i due mondi ha innescato il cambiamento di rapporti
che porterà le aziende ad evolversi: “Non c’è più un problema
di mancanza di liquidità, le banche sono molto liquide e possono ricorrere a finanziarsi presso
la banca centrale a condizioni
vantaggiose. Ma è un problema
di criterio: niente sarà più come
prima, non ci sarà più credito
facile per tutti. Potranno accedervi solo aziende con numeri
in ordine, bilanci in ordine, una
struttura finanziaria equilibrata,
buoni progetti di investimento e
capaci anche di farsi anche leggere correttamente dal sistema
bancario. Questo è stato uno dei
punti di debolezza degli ultimi
anni, la distanza che si è creata
tra la banca alle prese coi suoi
problemi e l’imprenditore, la
difficoltà della banca a leggere
l’impresa e quella dell’impresa a
raccontarsi in maniera completa,
IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 25
Riccardo Giovannelli
trasparente e puntuale al sistema bancario”.
Da qui anche l’attività di LM
Consult: “Cerchiamo di facilitare
il dialogo. Con i rendimenti che
ci sono oggi nel mondo finanziario, la banca non si può permettere di non riuscire neanche
a remunerare il proprio capitale
con investimenti a basso rischio
in titoli, deve tornare a investire
nell’economia reale. Ma non in
aziende con una struttura sbilanciata e senza un minimo di
requisiti”.
Due le strade per affrancarsi
dal credito bancario classicamente inteso: “Innanzi tutto i
mezzi propri: il socio dovrebbe
trovare la possibilità di capitalizzare le proprie aziende. Si parla
in questo caso di equity: può migliorare la struttura finanziaria
dell’impresa. E poi c’è il ricorso
al mercato: se fino a ieri è stato
solo riservato alle aziende quotate, con i problemi di mancanza
di liquidità, il Governo lo ha agevolato con alcuni provvedimenti
che hanno dato una spinta anche alle piccole e medie imprese
per attingere a emissioni di prestiti obbligazionari, i cosiddetti
mini bond: una semplificazione
degli iter a livello fiscale e burocratico ha permesso di avviare un percorso che ha aperto la
strada a soluzioni alternative. È
chiaro che si parla di imprese
con i numeri per sostenere costi
di collocamento, proibitivi per
esempio per gli artigiani: sotto i
tre milioni di euro l’operazione
non è economica. Ma il Cerved
ha stimato in trentacinquemila
le imprese che possono accedere
a questo strumento, seppur non
al di fuori del sistema bancario.
La minor dipendenza dal canale
bancario può essere solo positiva
e ci proietta verso le realtà di altri
paesi europei. Ma qualunque sia
la soluzione scelta, se un’impresa non ha i requisiti non si va da
nessuna parte”.
Al di sotto di una certa dimensione, le soluzioni devono
essere altre: “Al livello dell’arti-
Fondamentale
il dialogo
banca-impresa:
la strada maestra
per trovare
nuovi strumenti
di cooperazione
giano valgono le soluzioni più
tradizionali. Si parla molto di
fondo centrale di garanzia da
parte dello stato, il rilascio di garanzie a fronte di finanziamenti
a cui può accedere chiunque.
Anche le banche lo gradiscono
molto perché è una soluzione
che attenua il rischio e garantisce l’assorbimento del capitale.
Ma si torna alla necessità di capitalizzare la propria azienda, e
qui serve che pure le istituzioni
stimolino anche con benefici
fiscali in tal senso gli imprenditori, a lasciare in azienda gli
eventuali utili per attivare un
circolo virtuoso, migliorare il rating. E’ l’unica ricetta possibile
per le piccole aziende, ma buona anche per le grandi”. Nasce
da qui l’opportunità di cambiare
costumi storicamente radicati:
“Se io sono meno dipendente
dal canale bancario, perché ho
possibilità di finanziarmi anche con strumenti diversi, sono
meno esposto alle politiche della
banca – che ha le proprie esigenze –, le cui politiche oggi condizionano estremamente le sorti
dell’impresa. Se domani posso
avere soluzioni alternative che
mi rendono meno dipendente,
anche la banca è più contenta,
mi legge in maniera più corretta e ho migliorato il mio rating.
Non è facilissimo, non si fa in tre
o sei mesi, ma è un percorso imprescindibile, perché niente sarà
più come una volta, anche quando ripartirà l’economia e i criteri
di valutazione risponderanno a
esigenze nuove”.
COVER STORY / NUOVA FINANZA PER LE AZIENDE - MASSA CARRARA
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Strutturare l’azienda aiuta
il credito
Controlli di gestione approfonditi, sblocco dei pagamenti da parte della PA, banche capaci di investire nelle
aziende: nuove strade per la finanza
di Giuseppe Nigro, direttore “Sienafree.it”
L
a necessità di guardare
oltre al solo accesso al
credito bancario come
prospettiva di sviluppo, se non
di sopravvivenza, rende sempre
più diffusa tra le aziende la consapevolezza di dover attingere a
nuove risorse finanziarie. Le idee
non mancano, ma non esiste una
ricetta, sicuramente non una ricetta unica. E sarebbe anche sbagliato leggere in maniera univoca
il rapporto con le banche.
“Non parliamo più di scarsità di credito, da novembre in
avanti le banche stanno cercando impieghi, aziende a cui poter
dare credito, è un dato di fatto”,
dice Giorgio Bianchini, titolare
dell’azienda Bencore, e vicepresidente dell’Associazione Indu-
striali di Massa.
“La problematica è che, con
questi sistemi di rating, le valutazioni vengono fatte in maniera
estremamente oggettiva, su dati
di bilancio puri, meno sulla prospettiva, sull’imprenditore, sulla
solidità degli azionisti, e questo
determina che tante azienda facciano comunque fatica ad attingere a questo credito rimesso sul
mercato – spiega –.
Viene offerto tanto, a condizioni anche molto buone, ma
a chi ne ha meno bisogno perché ha già bilanci abbastanza
buoni che fanno stare tranquille
le banche. È un circolo vizioso,
a chi ha più difficoltà la banca
tende a non dare credito oppure lo propone a tassi molto alti:
non si risolve il problema per chi
ha necessità. Fonti alternative a
cui attingere non so quali siano:
il leasing è sempre un prodotto
bancario per cui si ragiona nello
stesso mondo. E’ estremamente
interessante il discorso venuto
fuori sui mini bond, ma per chi
li può fare, ovvero aziende già di
una certa dimensione, mentre i
nervi del nostro sistema economico sono le aziende di piccole
dimensioni”.
E’ solo una conseguenza
allargare il discorso per fare un
affresco delle difficoltà più comuni delle aziende di questo
periodo: “Lo sblocco di parte dei
pagamenti da parte della Pubblica amministrazione: è iniziato,
ma non so quanti fondi bloccati
siano stati rimessi in circolo – ricorda Bianchini –. Questo determina un problema gravissimo.
Le aziende che hanno a che fare
con la Pubblica amministrazione
sono tantissime, ancora di più
quelle che hanno a che fare indirettamente. In questo c’è ancora molto da fare, bisogna che la
Pubblica amministrazione paghi
meglio: rimetterebbe in circolazione tantissime risorse. Non
aiuto il fatto che vengano fuori
spesso inchieste sulle corruzioni che fermano di nuovo tutto.
Questo genera il circolo vizioso
finanziario: ricevute non pagate,
banche che vedono che il flusso
non gira nel modo giusto, così
si irrigidiscono, e aumentano i
tassi. In Germania pagano tutti a
COVER STORY / NUOVA FINANZA PER LE AZIENDE - MASSA CARRARA
trenta giorni. Basterebbe questo
e i flussi girerebbero in maniera corretta, anche abbassando i
flussi finanziari da parte delle
banche: ci sono contesti in cui
viene chiesto anche l’8 per cento
di interesse, che un’azienda non
regge in questo momento, anche
perché non ha capacità negoziale e finisci per doverti mettere in
tasca altro costo elevato”.
Le prospettive per l’anno
appena iniziato dipendono dal
contesto:“Ci sono le aziende che
nonostante la crisi si sono salvate
perché lavorano tanto con l’estero, e magari vanno anche meglio
di prima – prosegue Bianchini –.
Ha più problemi chi lavora
di più sull’Italia. Tra questi c’è chi
riesce a gestire finanziariamente
ed economicamente in maniera
corretta la propria azienda, e chi
meno: non è sempre colpa delle banche, sono gli imprenditori
che a volte ci mettono del loro
quando un’attività va male. E ci
sono anche situazioni di settore: mi viene in mente la nautica, che ha perso dal 50 al 70 per
cento, come si fa a dare la croce
addosso a chi ci lavora? Invece i
settori delle materie prime vanno
sempre bene, anche quando c’è
la crisi: vedi il marmo nel nostro
caso, soprattutto la parte estrattiva, che esporta al 90 per cento”.
Eludere la questione sui
possibili canali alternativi di finanziamento significa però precludersi delle possibilità. “Dire
private equity vuol dire quotazione in borsa – dice Bianchini
cominciando a passare in rasse-
IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 27
Per la nuova finanza
servono aziende
capaci di crescere
e rinnovare
i vecchi modelli
gna le varie soluzioni emerse dal
dibattito –. Sicuramente è una
delle strade però si scontra anche con la mentalità imprenditoriale italiana: l’azienda è della
famiglia, anche se porti in borsa
una percentuale inferiore alla
maggioranza comunque ti perdi
il spossesso di qualcosa che senti
tua”.
E ancora: “Mezzanine, mini
bond, cartolarizzazioni sono
tutte operazioni per aziende
molto strutturate: in Italia abbiamo tante aziende dai dieci
ai quaranta milioni di fatturato
comunque gestite in maniera
molto familiare e fortunatamente vanno anche bene, ci vogliono
dieci anni per arrivare a questo
tipo di passaggi. Quotazione e
mini bond si possono fare solo
da un certo livello in su: per le
aziende dai dieci, quindici milioni di fatturato in su, e un minimo
strutturate, quella dei mini bond
è una soluzione estremamente
interessante che aiuta a essere
più autonomi e svincolati dalle
banche, uscendo dai canali tradizionali del credito. Ma bisogna
avere le professionalità adatte. I
bond di territorio e le cartolarizzazioni sono da prendere con le
pinze, perché si sono visti i danni
che si riescono a fare con operazioni finanziarie creative. Deve
farlo chi ha gente in azienda che
sa di cosa si sta parlando”.
Ma più che sulle bacchette
magiche, è sul modo di fare impresa e di gestirla che preferisce
concentrarsi Bianchini quando
si parla di risorse per le aziende:
“Un suggerimento all’imprenditore: prima è meglio sistemarsi
bene l’azienda, non pensare solo
a vendere e a produrre, ma anche
a strutturarla, mettere in piedi sistemi di controllo gestione seri.
Con buoni sistemi di questo tipo
si capiscono i punti deboli e su
questi si agisce, e quando si va
dalla banca questa si rende conto
come viene gestita l’azienda ed
è più propensa a dare credito.
Accesso al credito:
migliorata la
disponibilità,
ma non per tutti
Giorgio Bianchini
A volte invece gli imprenditori
sono troppo presi dalla produzione o dalla vendita e pensano
che la parte gestionale sia una
gran rottura di scatole. Invece è
proprio dall’analisi dei numeri
che capisco come migliorare l’azienda”.
La soluzione di aumentare
il capitale proprio delle aziende?
“Se ne parla da sempre. La banca
vorrebbe vedere che l’imprenditore è il primo a credere nell’azienda. Ma anche qui è questione di non ritenere i bilanci solo
una rottura di scatole ma di guardarli, vedere che possono essere
bilanciati meglio, consentendo
all’azienda di essere forte e strutturata per il futuro. E a proposito
di banche: avere tanti rapporti
non è un vantaggio, si fanno lavorare tanti ma tutti scontenti,
non si riesce a creare un rapporto
di fiducia con nessuno”. A volte
le strategie per l’accesso alle risorse indicano percorsi in cui più
dell’intuizione conta il metodo.
CONFINDUSTRIA FIRENZE
IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 28
PMI, un miliardo di euro per
crescita e competitività
Lo mettono a disposizione Banca CR Firenze e CR Pistoia e Lucchesia per le piccole e medie imprese toscane
D
i un plafond complessivo di dieci miliardi
di euro in tutta Italia,
un miliardo di euro sarà destinato alle piccole e medie imprese
toscane con un programma di
interventi in tema di crescita,
innovazione, start up, export e
internazionalizzazione.
L’annuncio è arrivato dalla
presentazione, avvenuta a Firenze della declinazione regionale
dell’accordo fra il Gruppo Intesa
Sanpaolo e Confindustria Piccola Industria, e nella nostra regione in collaborazione con Confindustria Toscana.
Sull’internazionalizzazione l’accordo prevede un’ampia
piattaforma di prodotti e servizi
di consulenza a trecentosessanta
gradi proposti da Intesa Sanpaolo, a supporto delle strategie
di espansione commerciale e di
internazionalizzazione delle imprese.
Sull’innovazione iniziative
di matching per settore e territorio tra imprese dotate di elevata
capacità innovativa che hanno
necessità di condividere o acquisire innovazione.
Banca CR Firenze e CR Pistoia e Lucchesia mettono inoltre a disposizione, a supporto del
progetto AdottUp, avviato con
Piccola Industria Confindustria
per promuovere l’incontro tra
start up e imprese già consolidate, anche i fondi Atlante Ventures
e le piattaforme di incontro tra
domanda e offerta di innovazione come Start Up Initiative e
Officine Formative.
Per facilitare l’accesso delle
imprese ai nuovi mercati digitali
invece, la banca ha lanciato www.
createdinitalia.com, il primo portale di e-commerce di Intesa
dedicato alle eccellenze italiane
nei settori ristorazione, turismo,
design e fashion: una “piazza”
virtuale in cui il brand italiano si
mette in luce per promuovere lo
sviluppo commerciale fra aziende e con potenziali clienti. Nel
corso della presentazione fiorentina Alberto Baban, presidente
della Piccola Industria di Confindustria, ha ribadito l’importanza
dell’accordo siglato da Piccola
Industria Confindustria e Intesa
Sanpaolo per rafforzare una sinergia strategica tra banca e pmi
del territorio e sottolineato come
l’internazionalizzazione, insieme
all’innovazione, rimane una leva
indispensabile di sviluppo delle
PMI e del Paese.
Su Expo 2015 è arrivato
l’annuncio nella corso della presentazione di ulteriori plafond
dedicati all’offerta settoriale attinente ai temi di Expo 2015 che
saranno messi a disposizione
delle aziende per realizzare specifiche iniziative e progetti imprenditoriali.
Alla presentazione dell’accordo hanno, inoltre, preso
parte Giuseppe Morbidelli,
presidente Banca CR Firenze;
Stefano Barrese, responsabile
Area Sales e Marketing di Intesa
Sanpaolo. Gregorio De Felice,
responsabile Direzione Studi e
Ricerche Intesa Sanpaolo, e Stefano Casini Benvenuti, direttore IRPET.
Nel corso dell’incontro, il
tema centrale dell’accordo – l’internazionalizzazione – è stato
approfondito in tavola rotonda
nella quale si sono confrontati
Franco Baccani, amministratore
delegato B&G, Sandro Bonaceto, direttore Confindustria Toscana e Confindustria Firenze, Paolo Carli, presidente Henraux,
Andrea Fabianelli, presidente
Pastificio Fabianelli e Pierluigi
Monceri, direttore Regionale Toscana, Umbria, Lazio e Sardegna
di Intesa Sanpaolo.
CONFINDUSTRIA FIRENZE
IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 29
Imprese all’avanguardia
nell’utilizzo dei fondi europei
A Firenze un incontro con la Banca Europea Investimenti
N
el 2014 sono stati
11,4 miliardi di euro
i finanziamenti dati
all’Italia dal Gruppo BEI, una
cifra considerevole: le imprese
toscane potrebbero sfruttare al
meglio le potenzialità offerte
dalla Banca europea per gli investimenti conoscendo più approfonditamente gli strumenti
finanziari che mette a disposizione, direttamente o tramite gli
istituti bancari del territorio, per
progetti di investimento ed innovazione.
Se ne è parlato in un incontro organizzato Confindustria Toscana con la BEI e Confindustria rafforza il lavoro che
l’Associazione imprenditoriale
toscana porta avanti nel contribuire a costruire, diffondere
ed utilizzare tutti gli strumenti
finanziari – europei, regionali, nazionali, bancari ed extrabancari – messi a disposizione
delle aziende della regione. E
che vedrà ancora più impegnata
Confindustria Toscana dopo il
recente riconoscimento di Qualità, confermato dalla Commissione Ue anche per il periodo
2015-2020, quale componente
della rete Enterprise Europe
Network per l’assistenza gratuita alle aziende nell’accesso ai
bandi europei.
La Toscana è all’avanguardia nell’utilizzo dei fondi BEI e
dei fondi strutturali.
Per quanto riguarda, nel
dettaglio, la finanza del Gruppo
BEI (BEI e controllato FEI, Fondo europeo per gli investimenti)
le risorse finanziarie destinate
alla Toscana sono state dallo
scoppio della crisi (2008) a oggi
circa 1,7 miliardi. Di tale importo, la maggior parte, pari a 1,2
miliardi, è andata alle Piccole e
Medie imprese della regione, finanziate grazie alla partnership
con il sistema bancario: 5.100
sono state le Pmi che hanno ottenuto un prestito BEI nel periodo di riferimento, di cui oltre 400
nel solo 2014.
Dei fondi strutturali invece,
ha impegnato sostanzialmente al 100 per cento i fondi della
programmazione appena conclusa 2007/2013 (superando così
non poche regioni del Nord).
Un risultato importante
raggiunto grazie alla capacità di
investimento delle imprese.
Le imprese toscane hanno tutte le carte in regola per
cogliere e utilizzare al meglio
le opportunità finanziarie per
il 2014-2020 offerte dai diversi
livelli istituzionali (Ue, Regione e Governo): BEI può essere
anche un importante elemento
di interconnessione con le opportunità fornite dagli istituti di
credito sul territorio, ma anche
con la formidabile occasione
rappresentata dai nuovi fondi
strutturali 2014-2020 che gestiscono le Regioni.
Su proposta di Confindustria Toscana, la nostra Regione
è l’unica italiana che ha deciso
di avviare in anticipo i nuovi
fondi europei 2014-2020, attivando i primi bandi per le imprese già dall’autunno 2014 e
continuando, anche in questi
giorni, ad aprire nuove opportunità per rilanciare e attrarre
investimenti. Una opportunità
che ha già permesso di mettere in cantiere dieci bandi in soli
quattro mesi.
Occorre adesso continuare
su questo percorso di sostegno
all’economia regionale, con un
lavoro comune che rafforzi il
posizionamento della Toscana e delle sue imprese a livello
europeo, costruendo le basi per
un nuovo patto di rilancio degli
investimenti privati.
CONFINDUSTRIA TOSCANA SUD
IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 30
Innovazione, ICT, formazione:
l’unione (in Confindustria)
fa la forza
Gli strumenti informatici per gestire la complessità organizzativa. Corso finanziato con il contributo di
Fondimpresa per undici aziende della Confindustria Toscana Sud
C
onfindustria Toscana
Sud, tramite le proprie agenzie formative di Siena, Arezzo e Grosseto,
ha promosso e realizzato un
progetto di formazione continua sui temi dell’innovazione e
dell’ICT.
“I.C.T. BOOSTER”, finanziato con il contributo di
Fondimpresa Avviso 4/2012,
ha coinvolto undici aziende
che hanno dato vita ad un raggruppamento di imprese con
il comune intento sia di gestire
la crescente complessità orga-
nizzativa, mediante un utilizzo
consapevole ed efficace degli
strumenti informatici a disposizione, sia di incrementare il
numero di potenziali clienti, rafforzando così la capacità di operare sul mercato internazionale,
mediante il ricorso ad azioni di
web-marketing mirate e di sfruttamento delle potenzialità dei
social network.
Le aziende che hanno creduto al progetto, oltre ad Assoservizi Siena (capofila), Assoservizi Arezzo e Giano Ambiente
Grosseto, sono la BYTE Elabo-
razioni di Arezzo, azienda operante nella progettazione e sviluppo di software gestionali, siti
web e reti informatiche, la Cassa
Edile di Siena, ente di mutualità
ed assistenza per le aziende del
settore, la Cassia Tours di Poggibonsi, agenzia di viaggio per
privati ed aziende, la Corte Zari
di Poggibonsi, azienda dedita
alla produzione di arredamenti
per ambienti interni operante
nel mercato nazionale ed internazionale, la Jafin di Arezzo,
azienda del Gruppo Monnalisa
operante nel settore abbiglia-
mento per bambini occupandosi
dei processi di commercializzazione, la Sammi Export di Torrita
di Siena, che produce accessori
per calzature di alta tecnologia
e design, la Tecna di Monteroni
d’Arbia, azienda di produzione di arredamenti per negozi
affiliati a catene di franchising
e realizzazione di spazi pubblicitari ed architetture di interni,
e la Trigano di San Gimignano,
azienda leader nella produzione
di autocaravan.
Il progetto si è svolto da
marzo 2014 a gennaio 2015,
CONFINDUSTRIA TOSCANA SUD
mediante interventi formativi
affidati a professionisti ed esperti del settore, realizzati direttamente presso le imprese partecipanti, con un coinvolgimento
complessivo di novantasei lavoratori e la realizzazione di ottocentootto ore di formazione in
azienda (sia in aula che in modalità di affiancamento, coaching
e action learning), su tematiche
quali utilizzo di software per la
gestione amministrativa e controllo, produzione, magazzino e
processi di post-vendita, condivisione e collaborazione in team,
logiche di CRM (Customer Relationship Management), strumenti per il web marketing, utilizzo business dei social network,
programmazione in linguaggi
evoluti, database SQL Server e
Digital Signage.
«La partecipazione al progetto – evidenzia Simone Zari,
amministratore delegato di Corte Zari S.r.l. – ci ha permesso di
essere aggiornati sulle nuove
frontiere della comunicazione
digitale, accrescendo la professionalità dei nostri dipendenti.
Del resto oggi le potenzialità dell’ICT applicate alla
funzione commerciale e all’organizzazione aziendale sono
imprescindibili e non più come
fattore competitivo ma come
precondizione per operare nei
mercati. Abbiamo pertanto utilizzato le competenze fornite
dal progetto su due direttrici. Da
un lato, abbiamo lavorato con i
social media, al fine di impostare
una campagna di promozione
per una fiera, così da saperne
leggere ed analizzare gli esiti, e
migliorato la nostra comunicazione tramite il sito dell’azienda, che oggi è un vero e proprio
“libro aperto”: è la nostra azienda che si presenta al mercato!
Dall’altro abbiamo sviluppato
la conoscenza e l’utilizzo di un
programma software per la programmazione della produzione,
che ci ha consentito di ottimizzare i flussi di lavoro, snellendo
i processi e rispondendo così più
efficacemente alle esigenze del
cliente.
Tutte le persone che hanno preso parte al progetto, sia
dell’area marketing e comunicazione che dell’area produzione,
hanno mostrato interesse e collaborazione, rendendosi a loro
volta promotori di ulteriori azioni di miglioramento e sviluppo
del percorso avviato».
L’importanza del digitale
nell’attuale contesto economico è stata ribadita anche dall’esperienza in Cassia Tours S.r.l.,
azienda in cui è stato sviluppato
un progetto di innovazione digitale con l’obiettivo di implementare ed aggiornare alcuni
servizi ICT strategici, quali l’adozione di una soluzione gestionale in cloud, di un sistema CRM e
l’utilizzo consapevole dei social
media con finalità di business
per consentire, tra l’altro, la profilazione utenti, particolarmente
IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 31
“Social media”: la comunicazione on
line fa crescere l’impresa
utile per un’agenzia di viaggi
che voglia proporre soluzioni
personalizzate in funzione delle
preferenze acquisite ad esempio
a seguito di azioni di web-marketing mirate e ad un monitoraggio continuo dei propri contatti.
«Per essere competitivi nel nostro settore - afferma
Maddalena Mengon, socia di
maggioranza di Cassia Tours
S.r.l. - è necessario un approccio
proattivo ed un servizio al cliente sempre più qualificato, che
si può ottenere solo dotandosi
di sistemi informativi all’avanguardia, efficaci solo se utilizzati
con consapevolezza dal personale dell’azienda. Per questo il
progetto di formazione è stato
particolarmente utile, soprattutto in quanto ha promosso
e sostenuto il cambiamento in
ICT: le soluzioni
“cloud” per
condividere
senza problemi
atto, richiedendo ai collaboratori
un diverso approccio nella gestione del cliente e spingendoli
a proporre soluzioni innovative,
cambiando così il proprio modo
di lavorare. Sarebbe importante
dare continuità al percorso avviato e accorciare i tempi tra la
rilevazione dell’esigenza e l’attivazione del percorso, in quanto sono ancora troppi i vincoli
burocratici per l’accesso a questa tipologia di contributi, oggi
imprescindibili per realtà come
la nostra dove il dinamismo nel
servizio offerto e nell’utilizzo
delle nuove tecnologie rappresenta il vero elemento di vantaggio competitivo riconosciuto
dal mercato».
Il progetto “I.C.T. BOOSTER” ha rappresentato uno dei
possibili approcci all’innovazione digitale. Oltre all’aspetto
formativo infatti le società di
servizi di Confindustria Toscana
Sud propongono consulenze
strategiche nell’ambito dell’Information Technology finalizzate
all’evoluzione dei sistemi informativi aziendali, all’introduzione e all’utilizzo delle tecnologie
Internet e mobile e delle soluzioni Cloud , oltre alle buone prassi
di consolidamento e di messa in
sicurezza dei dati aziendali, tali
da garantire la continuità operativa ed il ripristino da qualsiasi
situazione critica.
IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 32
CONFINDUSTRIA LUCCA, PISTOIA, PRATO
Il made in Italy tra innovazione
e tradizione: tre casi di creatività
che diventano prodotto
(Lucca)
Martinelli Luce,
tra design e
opera d’arte
N
ata dalla creatività di
Elio Martinelli, uno
dei più significativi
designer degli anni Sessanta e
Settanta, Martinelli Luce da oltre
mezzo secolo produce a Lucca
lampade e sistemi di illuminazione conosciuti ovunque. Un’azienda di respiro internazionale
con una solida identità caratterizzata da un design che origina dalla natura e dalla purezza
delle forme geometriche, da una
spiccata vocazione alla ricerca
e all’innovazione tecnologica
e dalla capacità di rispondere
alle richieste dei diversi mercati, che ha permesso al marchio
di imporre nel settore il proprio
linguaggio estetico. E’ su intuizione di Elio che inizia la collaborazione con l’architetto Gae
Aulenti, che disegna per Martinelli Luce lampade dalle forme
semplici, ma dal senso profondo.
La più famosa, il “Pipistrello”, fu
realizzata nel 1965 come illuminazione d’arredo per il negozio
Olivetti di Parigi, e la sua produzione resiste ancora oggi immutata a distanza di cinquant’anni.
Design, genialità, eleganza e
funzionalità.
Quasi un’opera d’arte. Il
Pipistrello è esposta nella collezione permanente del Moma
di New York ed è presente nelle
case, nei concept store di tutto il
mondo, oltre che nelle mostre,
nei film e nelle foto (la utilizzò
anche Helmut Newton, il grande fotografo morto nel 2004). Per
il cinquantesimo compleanno,
Pipistrello si è vestita d’oro e per
il suo lancio, Emiliana Martinelli, oggi a capo dell’azienda
insieme al figlio Marco, ha organizzato a gennaio un evento
all’Istituto Italiano di Cultura di
Parigi. A Emiliana, che ha proseguito l’attività creativa del padre,
dopo la sua scomparsa nel 2004,
spetta il merito di aver ampliato
la collaborazione con altri nomi
illustri dell’architettura e del de-
sign, innovando l’impresa con
l’introduzione di nuovi elementi
formali e tecnologici e l’utilizzo
di nuovi materiali, grazie anche
a giovani designer che hanno
conseguito, con gli apparecchi
prodotti da Martinelli Luce, importanti premi internazionali tra
cui il Compasso d’Oro, attribuito
nel 2011 dalla Triennale di Milano alla lampada da tavolo“elica”.
CONFINDUSTRIA LUCCA, PISTOIA, PRATO
Antonio Bartoli
(Pistoia)
Verinlegno,
l’innovazione
globale
applicata alle
vernici
V
erinlegno,
azienda
che produce vernici
in Valdinievole, nasce nel 1975; dopo quattro anni,
nel febbraio del 1979, Verinlegno
“distilla”il primo chilogrammo di
vernice prodotta in proprio. Da
allora la crescita è tumultuosa, e
i tre fondatori Piero Marchetti,
Antonio Bartoli, Sante Zandò
la governano facendosi affiancare
da una squadra di persone giovani e preparate, pronte a fornire
ogni giorno il proprio contributo
di intelligenza e di lavoro per produrre vernici sempre migliori ed
originali.
Marchetti Bartoli e Zandò,
ognuno presidiando una funzione aziendale, costituiscono però
il motore non certo immobile
dell’impresa, e coniano il termine
di “innovazione globale”, pronti
ad afferrare il cambiamento dei
mercati e delle tecniche, e magari
ad anticiparlo.
Su questo modus operandi
è prosperata l’azienda. Si creano
condizioni di lavoro endogene
(occorrono spazi idonei, e Verinlegno se ne dota fino ad occupare oggi diecimila metri quadri)
ed esogene (le normative sempre
più stringenti per un’azienda chimica la inducono a darsi sistemi
di controllo e certificarne il possesso).
Senza mai perdere di vista
l’innovazione di prodotto e la sua
originalità: le vernici, anche quelle “speciali” di Verinlegno derivano da un consolidato know how
che l’azienda ha maturato producendone di altissima qualità fin
dall’inizio della sua attività.
L’idea nuova è questa: rendere tangibile, percepibile con
i sensi un effetto visivo; ed industrializzarne la risposta. Per
accedere a mercati selettivi, fin
dal 2010, decide di essere parte
del processo di globalizzazione;
il riadeguamento costante dei
cicli produttivi affianca lo sviluppo della ricerca, che occupa oggi
il 30 per cento della forza lavoro impiegando strumentazione
all’avanguardia e collaborazioni
con università, dottorati di ricerca
e Consiglio Nazionale delle Ricerche. Si presidiano paesi esteri
strategici.
IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 33
L’espansione internazionale
ha raggiunto attualmente circa
cinquanta paesi, ma la proiezione
a medio termine è di allargare la
penetrazione ad altri quindici Paesi entro il 2018.
(Prato)
Filati per
maglieria: la
stampa su filo
di Filpucci
I
filati da maglieria sono
un campo in cui l’innovazione si esercita su
più fronti. A Prato in particolare, uno dei comparti più vivaci
è quello dei filati fantasia, i più
creativi e imprevedibili, continua fonte di ispirazione per gli
uffici stile delle griffe della maglieria.
Un nuovo filato fantasia è
il frutto di un’idea-moda cui si
accompagna la perizia tecnica
di chi sa tradurre la creatività in
prodotto: personale interno delle imprese stesse ma anche apporti della rete di subfornitura e
del meccanotessile.
Una delle ultime realizzazioni in questo campo è la
stampa su filato, presentata da
Filpucci all’ultimo Pitti Filati.
“Inseguivamo da tempo
l’obiettivo di una stampa in
alta definizione su filato piatto,
Innovation Day 2015,
appuntamento ad aprile
Innovation Day, si replica:
dopo i buoni risultati dell’anno scorso, sta per partire la seconda edizione. In
realtà i lavori sono già in pieno fermento: imprese e
soggetti che in Italia e all’estero producono ricerca
(centri, poli, laboratori, università) stanno redigendo
le schede che illustrano le loro caratteristiche ma
soprattutto che precisano quello che cercano o che
possono offrire in tema di innovazione. L’incontro
fra imprese e mondo della ricerca, o Matchmaking,
è uno dei principali obiettivi di Innovation Day: la pri-
ma giornata dei lavori sarà interamente dedicata a
questa attività. I match furono duecentoventi nell’edizione 2014 ma per la prossima se ne attendono
di più. Seconda giornata, invece, all’insegna della
cultura dell’innovazione, con un convegno cui partecipano relatori di importanti strutture di ricerca italiane e straniere. Le Confindustrie di Lucca, Pistoia
e Prato promuovono Innovation Day 2015; ad organizzare la due giorni pratese anche Next Technology Tecnotessile e Apre Toscana. Appuntamento a
Prato il 17 e 18 aprile www.innovationday.it.
Federico Gualtieri
tipo fettuccia – spiega il vicepresidente di Filpucci Federico
Gualtieri – Finalmente ci siamo
riusciti e così la personalizzazione del filato con un logo o una
scritta è diventata una possibilità reale che può essere declinata
su scala industriale. Le applicazioni possono essere molte, nella moda ma non solo”.
Un risultato, precisano da
Filpucci, interamente “made in
Prato”, conseguito grazie al lavoro non solo dello staff tecnico
aziendale ma anche di stamperie pratesi che hanno raccolto
la sfida posta dal progetto. Il
modello della collaborazione fra
imprese della filiera del distretto, insomma, ha funzionato anche stavolta.
Il Gruppo Filpucci non è
nuovo a risultati di eccellenza
nell’innovazione di prodotto.
Dalla fondazione, avvenuta nel
1967, sono molteplici le realizzazioni che hanno segnato il
settore ed hanno contribuito a
delineare le tendenze moda.
“Bisogna avere buone ‘antenne’ per comprendere il trend
ed assecondarlo – conclude
Gualtieri –. E bisogna anche
avere il coraggio di provare a
proporre ai mercati prodotti che
nessuno si aspetta, creando noi
stessi nuovi bisogni e quindi
nuova domanda”.
Filpucci lavora le fibre e le
mischie più diverse, coniugando
tradizione ed innovazione, produzione industriale ed aguglieria: una formula che per l’azienda si è rivelata vincente.
CONFINDUSTRIA LIVORNO
IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 34
Nuovo Accordo tra Cassa di Risparmio di San
Miniato e Confindustria Livorno
Finanziamenti speciali a sostegno dello sviluppo delle imprese, la banca al fianco delle imprese
C
assa di Risparmio di
San Miniato e Confindustria
Livorno
hanno siglato un accordo per finanziamenti speciali a sostegno
dello sviluppo delle Imprese.
Due linee di finanziamento
riservate alle imprese associate a Confindustria Livorno per
agevolare l’accesso al credito. E’
questo l’impegno della Cassa di
Risparmio di San Miniato.
Due promozioni volte a
trovare soluzioni reali per le Imprese, due linee di credito che
tengano conto delle peculiari
esigenze delle aziende associate
a Confindustria Livorno e con
tempi di risposta brevi.
“Carismi Investimenti per
Confindustria Livorno” prevede finanziamenti da cinquantamila a cinquecentomila euro,
da dodici a quarantotto mesi
per spese in investimenti direttamente collegabili all’attività
da effettuare o effettuati negli
ultimi dodici mesi. I tempi di
delibera sono trenta giorni lavorativi dal ricevimento della
documentazione e le spese di
istruttoria sono ridotte del 50
per cento dello standard.
“Carismi Scorte per Confindustria Livorno” ha un
importo da cinquantamila a
cinquecentomila euro per l’acquisto di scorte, con una durata
che va dai sei ai trentasei mesi.
Anche in questo caso i tempi di
delibera sono di trenta giorni lavorativi e le spese di istruttoria
ridotte del 50 per cento rispetto
allo standard.
“L’obiettivo per Carismi è
quello di essere al fianco delle Imprese che hanno voglia di
fare, di assumere e di crescere. Come sempre, siamo molto
attenti alle esigenze specifiche
delle aziende del nostro territorio; in momenti complicati
come questi cerchiamo di essere
ancora più proattivi per consentire alle imprese di fronteggiare
adeguatamente le problematiche connesse alla gestione delle
scorte, alle esigenze stagionali,
agli investimenti in innovazione.” Queste le parole del Vice
Direttore Generale Carismi, Alberto Silvano Piacentini.
“In un quadro economico
con deboli dinamiche evolutive,
caratterizzato da un accesso al
credito ancora problematico per
la maggior parte delle aziende, l’impegno di Confindustria
Livorno è teso a valorizzare il
rapporto con gli Istituti di credito, instaurando relazioni dirette
con le banche presenti sul territorio per fluidificare le relazioni
con il sistema delle imprese”, afferma Alberto Ricci, presidente
Alberto Ricci
di Confindustria Livorno. “L’accordo con Carismi si inserisce in
questa strategia, tesa supportare
aziende industrialmente sane
ma a corto della finanza necessaria a riattivare nuovi percorsi
di crescita e sviluppo”.
Per informazioni sull’accordo contattare l’Area Finanza e Credito di Confindustria
Livorno – d.ssa Silvia Civalleri – tel. 0586/263.029; e-mail:
[email protected]
Alberto Silvano Piacentini
CONFINDUSTRIA MASSA CARRARA
IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 35
Più competitività
con lo sviluppo
del trasporto
merci
Obiettivo: un sistema integrato che sostiene la crescita
L
a Zona Industriale
Apuana si estende su
circa mille ettari nella
piana tra Carrara e Massa; istituita a fine anni ‘30, negli anni
’60 ha raggiunto la massima
densità di attività industriali
con gli insediamenti di primarie
aziende chimiche, siderurgiche
e meccaniche.
Gradualmente, a fianco
delle attività che sono uscite
con successo dal ciclo di deindustrializzazione degli anni ‘70
e ‘80, si è sedimentato un nuovo tessuto produttivo composto
da un mix di piccole e medie
imprese di diversi settori.
Oggi nella ZIA sono attive
600 imprese (meccanica, nautica, lavorazione del marmo, chimica, refrattari, granulati) con
8.000 addetti.
I punti di forza della Zia
sono: il collegamento con la
linea ferroviaria tirrenica e con
la rete autostradale (A12); la
vicinanza al corridoio TIBRE; lo
sbocco diretto sul porto di Marina di Carrara; una maglia di
strade molto ampie (la Dorsale
ha una larghezza di sedici metri) che consentono movimentazioni di trasporti eccezionali
tanto che qui, tra il 2012 e il
2013, è stato realizzato il carico del più grande trasporto
su gomma effettuato in Italia,
i cinque moduli del progetto
“Gorgon” di General Electric
(ciascuno di 50x21x28 metri per
2.300 tonnellate).
Lo scalo merci Massa Zona
Industriale collega il porto, le
aree retroportuali e numerosi
siti ancora allacciati alla vecchia rete ferroviaria interna, ma
servirebbero alcuni interventi mirati per riportarla a piena
funzionalità considerando che
parte dei binari che tagliano la
ZIA sono da tempo abbandonati e rischiano di essere dismessi; tutto questo priverebbe
il territorio di uno straordinario
asset ereditato grazie agli investimenti effettuati negli anni 50
e 60.
La banchina del porto è
allacciata con la rete ferroviaria
ed è possibile il trasferimento
diretto delle merci dalle navi ai
vagoni e viceversa.
Recentemente, la dotazione infrastrutturale è completata
dalla strada dei marmi che, tramite una serie di gallerie, collega i bacini marmiferi di Carrara
al cuore della ZIA e allo scalo
merci Massa Zona Industriale.
La predisposizione al trasporto merci su ferrovia e lo sviluppo dei progetti “autostrade
del mare” del Porto di Marina
di Carrara saranno una straordinaria leva per la competitività
delle nostre imprese e un importante fattore distintivo di attrazione per nuovi investimenti.
Tutte queste caratteristiche
fanno della ZIA una piattaforma logistica moderna e funzio-
nale che può ambire a diventare
il gateway naturale tra le regioni
della Pianura Padana e il mediterraneo.
Per realizzare appieno lo
sviluppo delle potenzialità della zona industriale di Massa
Carrara e agevolare la reindustrializzazione è comunque necessario superare i vincoli derivanti dal SIN-SIR, ma occorre
anche completare e ripristinare
collegamenti ferroviari.
Gli Enti Locali, la Cciaa, la
Port Authority e le Associazioni
di categoria hanno sottoscritto
un Accordo di programma per
candidare ai finanziamenti comunitari e nazionali (POR FSE
2014-2020; riconoscimento di
area di crisi complessa, progetto grande polo industriale di
Massa Carrara...) i progetti di
completamento della rete interna alla Zia. L’Accordo prevede
anche un progetto pubblico-
privato di manutenzione e di
difesa della rete, dei sedimi dei
binari e degli scambi ferroviari.
La realizzazione di questi
obiettivi infrastrutturali rientra in un piano più generale di
marketing territoriale che fa leva
sulle caratteristiche distintive
dell’area di costa.
Infatti in termini di logistica, collegamenti e capacità
professionali, ci sono tutte le
carte in regola perché il Porto
di Marina di Carrara si specializzi nella gestione dei trasporti
di grandi moduli e continui ad
operare nel general cargo.
Attraverso la collaborazione in rete con i porti dell’Alto
Tirreno si potrà raggiungere
l’obiettivo di un sistema portuale integrato e competitivo, in grado di servire, tutti i
diversi segmenti industriali di
quel grande bacino produttivo
dall’Alta Italia al Mediterraneo.
L’ESPERTO CONSIGLIA
STUDIO COCCIOLILLO
COMPETENZA E ALTA SPECIALIZZAZIONE AL
SERVIZIO DELLE IMPRESE
Dottore commercialista e revisore dei conti, Leo Cocciolillo esercita l’attività professionale da oltre
trent’anni. Profondo conoscitore di materie giuridiche, dal fallimentare al civile/commerciale, considera le discipline economiche e giuridiche complementari e interconnesse. Nell’ampia gamma di servizi
HFRQVXOHQ]HR;HUWHDLFOLHQWLVYROJHDQFKHLQFDULFKLGL7UXVWHH
Dott. Cocciolillo, cosa chiedono oggi le imprese al proprio commercialista?
“Il contesto attuale richiede alla nostra professione un cambiamento e, oltre a sempre
PDJJLRUL H SL VSHFLÀFKH VSHFLDOL]]D]LRQL H
FRPSHWHQ]H DQFKH XQD PDJJLRUH LQWHJUD]LRQH FRQ OD PHQWDOLWj H LO PRGXV RSHUDQGL
imprenditoriale (anche in tema di business
planning). Il commercialista per essere professionista oggi deve anche avere delle attitudini imprenditoriali”.
Può citare esperienze in questo senso?
´$WWUDYHUVRO·DWWLYLWjGLFXUDWRUHIDOOLPHQWDUH
H LO FRLQYROJLPHQWR LQ FRQWHQ]LRVL WULEXWDUL
ho avuto modo di approfondire diverse discipline, da quelle strettamente giuslavoriste
DTXHOOHSURFHVVXDOLÀQRDFRQIURQWDUPLFRQ
SURÀOLSLDWWLQHQWLDPDWHULHD]LHQGDOLVWLFKH
e manageriali. Ho inoltre ricoperto incarichi
GL FRQVLJOLHUH GL DPPLQLVWUD]LRQH LQ VRFLHWj
e gruppi societari e quelli di revisore e sindaco che, da un lato, hanno contribuito ad amSOLDUHOHFRPSHWHQ]HHFRQRVFHQ]HLQDPELWR
PDQDJHULDOH VSHFLH GL JHVWLRQH D]LHQGDOH H
VWUDWHJLFD H GDOO·DOWUR UDͿRU]DWR OH FDSDFLWj
HODSURSHQVLRQHDOO·DQDOLVLHDOODYDOXWD]LRQH
GHOOHSRVVLELOLFULWLFLWjD]LHQGDOLµ
Lei è anche esperto nell’istituto del trust.
“Una delle più frequenti domande che mi
vengono rivolte è come tutelare il patrimonio
IDPLOLDUH HR D]LHQGDOH HR GHOOD ULFFKH]]D
risparmiata. Tra le diverse strade, quella che
ritengo più consona allo scopo è proprio il
WUXVW GL FXL KR JLj DYXWR PRGR GL VFULYHUH
che serve appunto a separare un patrimonio,
o solo una parte di esso, da quello di una perVRQDRGLXQDD]LHQGD
E’però necessario prestare particolare atten]LRQH DJOL DVSHWWL ÀVFDOL GDOOH LPSRVWH LQGLUHWWHVXFFHVVLRQLHGRQD]LRQLDTXHOOHGLUHWWH
(Ires)”.
Altre considerazioni sul trust?
“Particolarmente interessante è il conferiPHQWRLQWUXVWGLSDUWHFLSD]LRQLGLFRQWUROOR
$ WDO ÀQH SHU OH LPSRVWH LQGLUHWWH JLj QHO
2009 ho avuto modo di confrontarmi con l’AJHQ]LDGHOOHHQWUDWHVXOO·DSSOLFDELOLWjDLWUXVW
GHOO·HVHQ]LRQH GD LPSRVWH GL VXFFHVVLRQH H
GRQD]LRQHH[DUWFWHUGOJV
Q1HqVFDWXULWDODFLUFRODUH(
che ha dettato le linee guida per questa fattiVSHFLH 3HU OH LPSRVWH GLUHWWH LQYHFH ÀQR DO
YLJHYD XQD WDVVD]LRQH DOTXDQWR
agevolata poiché i trust, quali enti non comPHUFLDOLQHOODSHUFH]LRQHGHLGLYLGHQGLGDOOH
partecipate godevano dello stesso trattamenWR3H[GHOOHVRFLHWjGLFDSLWDOL
7DOHUHJLPHqFDPELDWRFRQODOHJJHÀQDQ]LDULDDYHQGRLOOHJLVODWRUHULWHQXWRGLIDUOR
cessare sostituendolo con uno più stringente.
Cionondimeno ritengo che il trust sia un ottimo veicolo per un morbido passaggio del
WHVWLPRQH WUD JHQHUD]LRQL VLD QHL SDWULPRQL
FKHQHOOHD]LHQGHHSHUTXHVWHXOWLPHLQSDUWLFRODUHQHLWUDVIHULPHQWLGHLFRPSOHVVLD]LHQGDOLRGLSDUWHFLSD]LRQLGLFRQWUROORµ
Dott. Leo Cocciolillo
Dottore Commercialista
Via Tacca, 1 - 59100 Prato - Italy
Tel. +39 (0) 574/29624 - Fax. +39 (0) 574/21154
[email protected]
publiredazionale
L’ESPERTO CONSIGLIA
STUDIO TURINI
SEQUESTRO E DESCRIZIONE IN FIERA: UN
RISCHIO DA EVITARE O UN’OCCASIONE DA
NON PERDERE
Lo Studio Turini si occupa esclusivamente di diritto industriale e diritto d’autore. Cura il deposito di
domande di brevetto, marchio o design in Italia ed all’estero. Assiste i clienti nei contratti di licenza e
QHOOHFDXVHGLFRQWUD;D]LRQHHSXEEOLFDODULYLVWDRQOLQH%UHYHWWLQHZVLW
il team dello Studio Turini
6H DYHWH LO GXEELR FKH L YRVWUL SURGRWWL SRVVDQRWURYDUVLLQFRQWUDͿD]LRQHFRQLSURGRWWL
GLXQFRQFRUUHQWHqEHQHSULPDGLHVSRUUHLO
SURGRWWRLQÀHUDHͿHWWXDUHXQDULFHUFDGLQRYLWjHRWWHQHUHLOSDUHUHGLXQHVSHUWRDOÀQH
GL HVFOXGHUH RJQL ULVFKLR GL LQWHUIHUHQ]D 6H
invece, all’opposto, sono i vostri prodotti, i
YRVWULPDUFKLROHYRVWUHLQYHQ]LRQLFKHSRVVRQRHVVHUHRJJHWWRGLFRQWUDͿD]LRQHqEHQH
che vi prepariate per tempo per impedire al
concorrente di esporre un prodotto simile al
YRVWURRVHGHOFDVRSHULQWHUYHQLUHLQÀHUD
VHORFRJOLHWHVXOIDWWR(·LPSRUWDQWHVDSHUH
che esistono alcuni strumenti per tutelare i
propri prodotti, e che occorre conoscerli per
poterli usare nel modo più opportuno:
L’inibitoria viene concessa dal Tribunale
civile in tempi relativamente brevi, normalmente qualche settimana, e consente di poteUH YLHWDUH DO FRQWUDͿDWWRUH OD SURGX]LRQH OD
YHQGLWDO·HVSRVL]LRQHHTXDOVLDVLXWLOL]]RGHL
SURGRWWLFRQWUDͿDWWL6SHVVRLO*LXGLFHSUHYHde anche il pagamento di una forte penale in
FDVRGLLQRVVHUYDQ]D3HURWWHQHUHO·LQLELWRULD
occorre preparare un apposito ricorso qualche tempo prima in modo da poterla ottenere
LQWHPSRXWLOHDGHYLWDUHO·HVSRVL]LRQHLQÀHUD
del concorrente.
Il sequestroKDLQYHFHORVFRSRGL´EORFFDUHµ
ÀVLFDPHQWH OD FLUFROD]LRQH GHL SURGRWWL FKH
violano un brevetto o un marchio impedendo che possano essere venduti e quindi anche
HVSRVWL LQ ÀHUD GRYH q VHPSUH SRVVLELOH LQWHUYHQLUHFRQXQVHTXHVWURSHQDOH6HVLVFRpubliredazionale
L’ESPERTO CONSIGLIA
pre che viene esposto un prodotto simile al
proprio, o che reca un marchio simile, occorre
accertarsi immediatamente con l’aiuto di un
HVSHUWRVHVXVVLVWHODFRQWUDͿD]LRQHHVHGHO
caso presentare una denuncia penale. La denuncia deve essere presentata da parte di un
DYYRFDWRFRPSHWHQWHDOÀQHGL´FRQYLQFHUHµ
gli inquirenti della necessità di intervenire
FRQLPPHGLDWH]]D6HLQYHFHJLjSULPDGHOOD
ÀHUDVLWHPHFKHSRVVDDYYHQLUHXQLOOHFLWRq
bene muoversi per tempo per richiedere oltre all’inibitoria il sequestro civile. Ottenere il
VHTXHVWURSULPDFKHLQL]LODÀHUDKDLOJUDQGH
vantaggio di prevenire il danno che l’esposi]LRQHGHLSURGRWWLSRWUHEEHFUHDUH
L’INTERVISTA
La descrizione non impedisce la vendita dei
prodotti ma consente di potere raccogliere la
SURYD GHOOD FRQWUDͿD]LRQH SHU SRL DJLUH LQ
JLXGL]LR H FKLHGHUH LO ULVDUFLPHQWR GHL GDQQL ,Q ÀHUD VL SXz VXELUH R FKLHGHUH FRQWUR
un concorrente, anche un provvedimento di
´GHVFUL]LRQHµ /D GHVFUL]LRQH VL HVHJXH FRQ
O·DVVLVWHQ]D GL XQ X΀FLDOH JLXGL]LDULR H GL
eventuali consulenti tecnici di parte, nelle
VHGLGRYHVLWURYDQRLSURGRWWLFRQWUDͿDWWLSHU
SUHOHYDUH FDPSLRQL VFDWWDUH IRWRJUDÀH HVHguire fotocopie anche di documenti contabili.
0ROWR VSHVVR OD GHVFUL]LRQH VL RWWLHQH VHQ]D
che sia necessario convocare la controparte
HG KD TXLQGL LO JUDQGH YDQWDJJLR GHOO· ´HIIHWWRVRUSUHVDµYHQHQGRHVHJXLWDDFRPSOHWD
LQVDSXWDGHOFRQFRUUHQWHFKHQRQSXzDYHUHLO
tempo di nascondere prodotti o documenti.
1HOFDVRGLLQLELWRULDRVHTXHVWURVLqLQYHFH
quasi sempre costretti ad informare la controparte prima di procedere.
Quanto è importante per un’impresa brevettare i propri prodotti?
/·RUGLQH GL LQLELWRULD VHTXHVWUR R GHVFUL]LRne, si ottiene in tempi molto rapidi, solitamente in poche settimane. Per poterli otteQHUHRFFRUUHSHUzHVVHUHWLWRODULGLXQYDOLGR
diritto di proprietà industriale quale un brevetto, un marchio o un design. In base alla
QRUPDWLYD FRPXQLWDULD q LQROWUH SRVVLELOH
HVHJXLUHLOSURYYHGLPHQWRGLGHVFUL]LRQHRWtenuto dal giudice italiano anche in un altro
6WDWRPHPEURGHOO·8QLRQH(XURSHD
www.turinigroup.com
LA SCHEDA
Cosa fare per prepararsi bene?
‡
‡
‡
‡
‡
Depositare domande di brevetto e design
dei nuovi prodotti
Registrare i propri marchi
Fare ricerche sui concorrenti che parteciSDQRDOODÀHUD
5LFKLHGHUHHYHQWXDOLSDUHULGLFRQWUDͿD]LRQHRQRQFRQWUDͿD]LRQH
Richiedere un parere legale sulle strategie difensive
All’Ing. Emmi chiediamo cosa consiglierebbe ad un’azienda che si prepara a partire per
XQDÀHUD
E per un marchio o un design che tempi ci
sono?
“In questo caso i tempi di rilascio sono molto brevi
HODWXWHODGHFRUUHLQPRGRSLHQRÀQGDOGHSRVLWR
della domanda”.
“Prima di tutto di fare un’analisi dei propri prodotti e di tutelare con un brevetto, un design o
un marchio le soluzioni di maggiore interesse. In
parallelo è buona regola cercare di capire cosa sta
facendo la concorrenza e magari fare delle ricerche
sui brevetti che possono avere depositato.
In questo contesto, ma non solo, è molto importante una ricerca di novità sul prodotto di interesse”.
“Il brevetto è un’arma fondamentale perché conferisce un diritto di produrre e vendere in esclusiva
un certo prodotto. Il prodotto brevettato può essere commercializzato e realizzato solo dal titolare
del brevetto o da eventuali suoi licenziatari, il tutto con ovvi vantaggi economici e concorrenziali”.
Cosa si può brevettare, ci sono altre forme di
tutela?
“E’ brevettabile qualsiasi soluzione tecnica, sia
essa un oggetto, un dispositivo o un metodo purché nuova ed inventiva. Sono brevettabili i prodotti alimentari ed i procedimenti industriali, in
certi casi anche i programmi per computer. Non è
brevettabile ciò che non ha una funzione tecnica,
ad esempio la forma di un prodotto, il disegno di
un tessuto, la stampa di un pellame, che possono
essere comunque protette con la registrazione del
design. I nomi commerciali dei prodotti o delle imprese si tutelano invece registrando il marchio”.
Ing. Mario Emmi
Mandatario brevetti italiano ed europeo
Come si fa a depositare un brevetto ?
“Per depositare un brevetto è necessario predisporre una particolare relazione tecnica che comprende le “rivendicazioni” che sono il cuore del
EUHYHWWRHÀVVDLOLPLWLGHOODSURWH]LRQH,OEUHYHWWR
ha valore solo se scritto bene. L’invenzione più
geniale che sia descritta male non può essere difeVDLQXQJLXGL]LRGLFRQWUDͿD]LRQH,OFRQVLJOLRq
quindi di rivolgersi ad un esperto scegliendolo tra
gli iscritti all’Ordine dei consulenti in proprietà
Industriale”.
Quanto tempo si deve aspettare per ottenere
un brevetto?
“Il brevetto viene concesso dopo qualche anno dal
deposito, in genere in Italia dopo un paio di anni,
ma la protezione retrodata alla data di deposito
della domanda. Una volta depositata la domanda
si è quindi piuttosto tranquilli. Occorre poi ricordare che nel nostro sistema il brevetto può essere
“azionato” dalla data di pubblicazione, ovvero 18
mesi dopo il deposito. Tuttavia in questo periodo
VLSXzXJXDOPHQWHDJLUHQRWLÀFDQGRODGRPDQGD
DQFRUDVHJUHWDDOFRQWUDͿDWWRUHµ
Avv. Laura Turini
Diritto industriale, brevetti e marchi. Direttore di
Brevettinews.it
publiredazionale
L’ESPERTO CONSIGLIA
STUDIO CARDINI
FORMAZIONE ED ESPERIENZA GUIDANO IL
RICAMBIO GENERAZIONALE
Lo studio nasce nel 1982 a Fucecchio (FI) per
iniziativa del suo fondatore Paolo Cardini
come centro di servizi contabili ed amministrativi per le imprese. Nei primi anni novanWDDUULFFKHQGRVLGLQXRYHÀJXUHSURIHVVLRQDli, inizia a spaziare nel campo della consulenza
ÀVFDOHWULEXWDULDHGHOODYRUR/·HPSDWLDFRQ
LOVRJJHWWRGHVWLQDWDULRGHOODFRQVXOHQ]DHGHL
servizi diviene il nucleo da cui scaturiscono
le iniziative, le proposte e le azioni dello Studio. “Comprendere quali sono le necessità e
OHHVLJHQ]HGHOO·LPSUHVDqIRQGDPHQWDOHSHU
proporre soluzioni concrete ai problemi che
TXRWLGLDQDPHQWH TXHVWD VL WURYD DG DͿURQ-
WDUHµ VSLHJD 3DROR
&DUGLQLµ /·DWWLYLWj
dello Studio risponGH D SRFKH UHJROH
elementari,
che
sono la formazione
continua e puntuale dei professionisti
e collaboratori e la
SUHVHQ]D H O·DVVLstenza in azienda.
Il territorio su cui
RSHULDPR q IDWWR
di piccola e piccolissima impresa e
DEELDPR YHULÀFDWR
che spesso la ricerca
delle soluzioni ricaGHWXWWDVXOO·LPSUHQGLWRUHLOTXDOHGRYUHEEH
essere contemporaneamente un buon produttore, un esperto commerciale e di markeWLQJHXQDPPLQLVWUDWLYRGLJUDQGHHVSHULHQza e ha quindi necessità di essere sostenute
GDVSHFLÀFKHFRPSHWHQ]Hµ
Partendo dalla conoscenza di questa realtà
lo Studio Cardini ha iniziato, di concerto con
O·LPSUHVD D VWXGLDUH L SURJHWWL GL VYLOXSSR
e/o di consolidamento, formulando soluzioQLDQFKHLQWHPDGLDFFHVVRDOFUHGLWR´/·DQDlisi dei propri costi, la conoscenza del proprio
FDVFK ÁRZ H OD FRVWUX]LRQH GHL SUH]]L q XQ
altro elemento di carenza delle nostre imprese locali, le quali spesso inconsapevolmente
ÀQLVFRQRQHOODPRUVDGLXQPHUFDWRFKHQRQ
FRQFHGHVFRQWLDQHVVXQR'DOO·HVLJHQ]DGLULsolvere questi problemi abbiamo creato una
struttura di professionisti e di collaborazioni
HVWHUQHLQJUDGRGLHQWUDUHLQD]LHQGDHGHODborare risposte concrete”.
/D FHQWUDOLWj GHOO·DJJLRUQDPHQWR FRQWLQXR H
della formazione ha da sempre rappresenWDWR XQ YDORUH LPSRUWDQWH QHOO·DWWLYLWj GHOOR
Studio Cardini. Risale infatti al 1997 la partecipazione dei professionisti dello Studio al
SULPRFRUVRGLJHVWLRQHD]LHQGDOHTXDQGROH
LPSUHVHHUDQRDQFRUDLQVHQVLELOLDOOHHVLJHQ]HGLDQDOLVLGHLÁXVVLD]LHQGDOL´(VVHQGRJLj
DOORUD FRQVDSHYROL FKH SULPD R SRL O·LPSUHVD DYUHEEH PDWXUDWR O·HVLJHQ]D GL OHJJHUH L
propri conti in modo dinamico e diverso dal
consueto” conclude Cardini “lo Studio ha
FRQWLQXDWR D PDQWHQHUH FRVWDQWH O·DJJLRUQDPHQWR VXO FRQWUROOR GL JHVWLRQH 3XQWDQGR
DQFKH H VRSUDWWXWWR VXL JLRYDQL SHU DYYLDUH
XQ ULFDPELR JHQHUD]LRQDOH H SRWHU SDVVDUH
O·HVSHULHQ]DDFTXLVLWDDFKLRJJLqLQJUDGRGL
LQWUDSUHQGHUH OD QRVWUD SURIHVVLRQH DJJLXQJHQGRYLQXRYHLGHHHGHQWXVLDVPRµ
[email protected]
www.studiocardini.it
publiredazionale
L’ESPERTO CONSIGLIA
STUDIO ASSOCIATO SANTONI & CALAMAI
UNO STUDIO TUTTO AL FEMMINILE CHE
GUARDA AL FUTURO E GUIDA LE AZIENDE
DEL TERRITORIO NEL LORO PROCESSO DI
INTERNAZIONALIZZAZIONE
'RWWVVD &DODPDL LO VXR VWXGLR VL VWD D;HUPDQGRJUD]LHDOODVXDYRFD]LRQHLQWHUQD]LRQDOHFLVSLHJKLTXDOLVRQROHFDUDWWHULVWLFKH
SULQFLSDOLGLTXHVWRLPSRUWDQWHVHUYL]LR
´2OWUH DG RͿULUH DOOD FOLHQWHOD WXWWL L VHUYL]L
ULFKLHVWLDGXQRVWXGLRGLFRPPHUFLDOLVWLJUD]LH DOOH FRPSHWHQ]H SURIHVVLRQDOL GHO QRVWUR
VWDͿORVWXGLRVLqVSHFLDOL]]DWRQHOODFRQVXOHQ]D VLD YHUVR JOL RSHUDWRUL LWDOLDQL FKH YRJOLRQRLQYHVWLUHDOO·HVWHURVLDYHUVRRSHUDWRUL
VWUDQLHUL FKH YRJOLRQR LQYHVWLUH LQ ,WDOLD VRSUDWWXWWRYHUVROD&LQDGLFXLODQRVWUDFRQVXOHQWHTXDOLÀFDWDGRWWVVD3,1*'$,VLRFFXSD
LQ PRGR VSHFLÀFR 8Q VHUYL]LR VHPSUH SL
ULFKLHVWRYLVWDODIRUWHVSLQWDGLJOREDOL]]D]LRQHGHLPHUFDWLFXLOHSLFFROHHPHGLHLPSUHVH
LWDOLDQHGHYRQRIDUIURQWHµ
9LVLHWHDQFKHDYYHQWXUDWLLQQXRYLWHUULWRUL
SURIHVVLRQDOL"
´1HOOD QRVWUD SURIHVVLRQH ELVRJQD JXDUGDUH
VHPSUH DYDQWL Ë LPSRUWDQWH ULQQRYDUH HG
DPSOLDUHJOLDPELWLGHOODFRQVXOHQ]DSURIHVVLRQDOH&RQTXHVWDYLVLRQVLDPRHQWUDWLLQXQ
LPSRUWDQWHSURJHWWRUHODWLYRDOODFRVWLWX]LRQH
GL XQD QXRYD EDQFD FKH VWD VYLOXSSDQGRVL
QHOWHUULWRULRSUDWHVH8QDEDQFDVWUHWWDPHQWH OHJDWD DO WHUULWRULR FKH KD FRPH RELHWWLYR
SULQFLSDOHDLXWDUHOD30,HGLFRPPHUFLDQWL
OHVWDUWXSJLRYDQLOLHOHIDPLJOLH4XHVWDVFHOWDFLKDFRQVHQWLWRGLPDWXUDUHXQ·LPSRUWDQWH
VSHFLDOL]]D]LRQHLQXQVHWWRUHFKLDYHGHOO·HFRQRPLDLWDOLDQDµ
5DJ 6DQWRQL TXDQGR KD LQL]LDWR LO VXR
YLDJJLRSURIHVVLRQDOH"
´6RQR RUPDL SL GL YHQW·DQQL FKH HVHUFLWR
FRQO·DSHUWXUDGHOORVWXGLRDYYHQXWDQHLSULPL DQQL QRYDQWD$QQL LQ FXL LQL]LDYD D VYLOXSSDUVLODVLWXD]LRQHGLFULVLFKHVDUHEEHSRL
HVSORVDLQWXWWDODVXDGUDPPDWLFLWj5LFRUGR
FKHLQXQDSULPDIDVHQHOGLVWUHWWRSUDWHVHLO
ODYRUR´JLUDYDµHVLVSHUDYDFKHODFULVLIRVVH
WUDQVLWRULDFRPHJLjVXFFHVVRLQSDVVDWRPD
DEELDPRSUHVWREHQFRPSUHVRODSRUWDWDGHJOLHYHQWLHLOORURLPSDWWRVXOO·HFRQRPLDORFDOHFRVuFLVLDPR´GDWHGDIDUHµHTXHVWRSDUDGRVVDOPHQWHKDFRQWULEXLWRDOODFRVWDQWHH
SURJUHVVLYDDͿHUPD]LRQHGHOQRVWURVWXGLRµ
8QRVWXGLRWXWWRDOIHPPLQLOH«
´6u &L SLDFH SHQVDUH FKH XQR VWDͿ WXWWR DO
IHPPLQLOHSRVVDRͿULUHXQSOXVDJOLLPSUHQ-
GLWRULLQYLUWGHOQRVWURDSSURFFLRDOODFRQVXOHQ]DGHOQRVWURSXQWRGLYLVWDGHOPL[GL
SUDJPDWLFLWjHFRPSHWHQ]DFKHIRUVHVROROH
GRQQHVDQQRFRVuEHQHHVSULPHUHµ
[email protected]
publiredazionale
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ES | lug
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2014
014
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14
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9
Via Laura 50 - 50121 (FI)
Tel. +39 055 234 4747 - Fax. +39 055 248 09540
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L’ESPERTO CONSIGLIA
CON ECM SPA LA SICUREZZA VIAGGIA
SULLE ROTAIE
Nata a Pistoia nel 1958 come azienda familiare, ECM Spa è cresciuta accompagnando l’evoluzione
GHOODVLFXUH]]DHGHOVHJQDODPHQWRIHUURYLDULRGHJOLXOWLPLFLQTXDQW·DQQLÀQRDSRVL]LRQDUVLFRPH
azienda leader sul mercato italiano.
Nei primi anni ‘60 ECM Spa allarga la propria
gamma di prodotti fornendo apparecchiature
elettroniche alla Marina militare italiana e
alle Ferrovie dello Stato.
“Da allora la crescita è stata esponenziale”
spiega Roberto Cappellini, azionista e Vice
presidente della società “grazie anche ad
importanti investimenti nella ricerca e
sviluppo di nuove tecnologie – che oggi
rappresentano il 10% del fatturato- i quali
ci hanno permesso di mettere a punto
soluzioni, idee e sperimentazioni nuove che
hanno portato l’azienda alla produzione di
apparati con un sempre maggior contenuto
tecnologico.
Negli anni ‘80-‘90, con ulteriori investimenti
sempre più mirati verso tecnologie avanzate
per i sistemi di alimentazione, ci siamo
posizionati come azienda leader sul mercato
italiano”.
partner che come solo sbocco di mercato,
si declina anche in una forte propensione
verso la sostenibilità ambientale. Proprio in
quest’ottica l’azienda si è dotata di un sistema
di gestione delle problematiche ambientali
FHUWLÀFDWR,62²,5,6²,62²,62
HVWDRSHUDQGRDOÀQHGLFRQVHJXLUHLO
marchio EMAS.
“Ma la nuova frontiera della ricerca
tecnologica” conclude Cappellini “che ci
ha visti impegnati con notevole dispiego
di risorse, è sicuramente rappresentata
da innovativi sistemi di segnalamento
ferroviario come il nuovo interlocking
computerizzato, chiamato HMR9 in grado
di gestire da un unico posto centrale la
FLUFROD]LRQH IHUURYLDULD VX OLQHH HVWHVH ÀQR
DNPLOQXRYRVLVWHPDEORFFRFRQWDDVVL
denominato Multi Rail Lock e il sistema
terra bordo Automatic Train Protection
(ATP) ERTMS – ETCS, totalmente concepiti
e sviluppati all’interno della nostra azienda.
www.ecmre.com
Puntando sulla ricerca come asse portante
della propria espansione, l’azienda apre la
nuova sede di Serravalle Pistoiese e negli
anni 2000, dopo la trasformazione in società
SHU D]LRQL LQDXJXUD JOL X΀FL GL *HQRYD H
Roma.
,Q TXHJOL VWHVVL DQQL VL DͿHUPD DQFKH IXRUL
dall’Italia, instaurando rapporti commerciali
con Paesi europei ed extraeuropei.
/·D΀GDELOLWj LQWULQVHFD GHL SURGRWWL
curati direttamente dalla progettazione
DOO·DVVLVWHQ]D OD ÁHVVLELOLWj JHVWLRQDOH H XQD
struttura post-vendita composta da personale
TXDOLÀFDWRROWUHDOODFRVWDQWHFROODERUD]LRQH
tra ECM e le strutture tecniche e manutentive
dei clienti,
costituiscono le principali
strategie che l’azienda mette in campo per far
fronte ai competitor rappresentati dai grandi
gruppi italiani e internazionali.
” L’acquisto di un prodotto ECM può
considerarsi come un ottimo investimento
nel tempo.
E’ possibile ritrovare nostri prodotti realizzati
30 anni fa ancora perfettamente in grado di
soddisfare le esigenze dei nostri clienti, segno
tangibile di un’elevata qualità progettuale,
UHDOL]]DWLYDHGLD΀GDELOLWjµ
L’orientamento verso la soddisfazione delle
esigenze espresse dai clienti, visti più come
publiredazionale
L’ESPERTO CONSIGLIA
ELETTROSERRATURE DI SICUREZZA
INVESTIRE NELLA SICUREZZA
Serrature “intelligenti” garantiscono il massimo della sicurezza. Pensate per le banche ma adatte a
qualsiasi ambiente ed abitazione.
CoMETA SpA opera dal 1986 a livello
professionale nel settore dell’ elettronica
e della meccanica applicate alla sicurezza.
Oggi la società è in piena espansione sul
mercato globale attraverso proprie sedi
di Tavarnelle, Padova, Milano e Parigi a
completare ha numerosi distributori in
molti paesi esteri.
Grazie al proprio reparto di ricerca e sviluppo e ad una gamma di soluzioni evoluWHHGH΀FDFLO·D]LHQGDqRJJLLQJUDGRGL
VRGGLVIDUHOHHVLJHQ]HVSHFLÀFKHGHOPHUcato sia per quanto riguarda il controllo e
la sicurezza dei beni (security) che per la
protezione delle persone (safety).
I prodotti CoMETA trovano infatti applicazione nei più svariati settori e la ricca
gamma di nuovi modelli, garantiti dai
controlli imposti dal sistema di qualità
FHUWLÀFDWR,62FRVWLWXLVFHXQYDOLGR
punto di riferimento per chi esige alte preVWD]LRQL TXDOLWj HG D΀GDELOLWj 5HFHQWHmente, ha suscitato l’interesse dei mercati
LOPRGHOOR&R0(7$&RVHUUDWXUDUHVD
unica dalle sue innovative caratteristiche
tecnologiche per le quali ha visto riconosciuto il Brevetto Europeo.
´&R0(7$ &R JDUDQWLVFH LO PDVVLPR
della sicurezza, sia per l’alto livello tecnologico che per la possibilità del controllo
via web che può avvenire da ogni luogo e
in qualsiasi momento” spiega Enzo Anselmi, AD della società.
“Quante volte ci siamo infatti dimenticati di chiudere la porta con le ‘mandate’ e
quante volte abbiamo avuto un dubbio
sull’aver chiuso la porta e siamo tornati
indietro per controllare? Oppure abbiamo
VXELWRXQ·HͿUD]LRQHRqVWDWDYLRODWDODSRUWD
di casa.
4XHVWD VHUUDWXUD LPSHGLVFH LO YHULÀFDUVL GL
queste situazioni, opponendosi ai tentativi di
HͿUD]LRQHFRQLOPDVVLPRJUDGRGLUHVLVWHQ]D*UDGRSUHYLVWRGDOODQRUPD(1
Nata per le banche, è versatile e utilizzabile
laddove ci sia necessità di rendere sicuro un
punto di accesso e può essere installata su
qualsiasi tipologia di locale, anche per le vie
GL HVRGR SHU OH TXDOL KD OH FHUWLÀFD]LRQL GL
legge prevista dalla norma EN1125.
La possibilità di controllare via web qualsiasi
SRUWD H VHUUDWXUD TXDOLÀFD &R0(7$ &R
come serratura “intelligente”.
´6L FKLXGH DXWRPDWLFDPHQWH RJQL YROWD FKH
viene utilizzata” continua Anselmi “e ogni
YROWD FKH YLHQH XQ GXEELR q SRVVLELOH HͿHWWXDUHXQDYHULÀFDFRQLOFHOOXODUH
L’abbiamo pensata e realizzata per le banche
ma è indispensabile per tutti”.
Oltre all’alto livello qualitativo e tecnologico
dei suoi prodotti, CoMETA dà molta importanza ai rapporti con clienti e collaboratori,
perseguendo obiettivi comuni, impegnandosi costantemente nella risoluzione delle
GLͿHUHQWL SUREOHPDWLFKH H DͿURQWDQGR RJQL
QXRYDHVLJHQ]DFRPHXQDVÀGD
Il vasto assortimento di linee di prodotti
rende sempre possibile soddisfare richieste
DQFKH GLͿHUHQ]LDWH FKH LQVLHPH DOO·HOHYDWD
qualità, all’alta immagine aziendale e ad un
H΀FLHQWH OLYHOOR GL GLVWULEX]LRQH UHQGRQR
O·RͿHUWDGL&R0(7$DOWDPHQWHFRPSHWLWLYD
www. conet.it
publiredazionale
L’ESPERTO CONSIGLIA
STUDIO ASSOCIATO FALLANI & NOCENTINI
IL PROFESSIONISTA ANGELO CUSTODE
DELL’IMPRESA
Aperto nel 2001 a Scandicci lo Studio è collocato in una zona facilmente raggiungibile con
ODWUDPYLDHGRͿUHDLSURSULFOLHQWLDQFKHXQ
FRPRGRSDUFKHJJLR
Eugenio Fallani e Stefania Nocentini, iscritti
all’Ordine dei Dottori commercialisti e degli
Esperti contabili della Provincia di Firenze,
nel registro dei revisori contabili della Provincia di Firenze e all’Ordine dei Consulenti del
lavoro, autorizzati al rilascio del visto di conIRUPLWj LQ DPELWR ÀVFDOH RSHUDQR QHOO·DPELWR GHOOD FRQVXOHQ]D GHO ODYRUR ÀVFDOH H
societaria, rivolgendosi prevalentemente ad
XQWHUULWRULRFKHSXzRJJLYDQWDUHXQDIRUWH
presenza di imprese: “Molte aziende specializzate nella realizzazione di prodotti di alta
PRGDKDQQRWURYDWRTXLODORURFROORFD]LRQH
RWWLPDOHµVSLHJDQRLGXHVRFL
“Numerose sono inoltre le imprese del settore della pelletteria e il nostro studio è partico-
larmente specializzato nel contratto collettiYRGLULIHULPHQWR
&RPXQTXH RͿULDPR OD QRVWUD DVVLVWHQ]D LQ
tutti i settori, dal commercio ai pubblici eserFL]LGDOO·DOEHUJKLHURDOOHDJHQ]LHLPPRELOLDULHDQFKHQHOFRPSDUWRHGLOHµ
La clientela dello Studio Fallani & Nocentini
viene assistita nelle diverse fasi dell’attività
aziendale, dall’avvio dell’impresa all’inWHUPHGLD]LRQH SHU WXWWL L WLSL GL SUDWLFKH H
TXDQGR F·q QHFHVVLWj DQFKH QHOOD FKLXVXUD
4XDOLÀFDWL SURIHVVLRQLVWL HVWHUQL FROODERUDQR
con lo studio, sia per la parte tecnica relativa
DOOHDXWRUL]]D]LRQLFKHSHUWXWWDODFRQVXOHQza in materia di sicurezza sul lavoro e nella
ULFHUFDGLÀQDQ]LDPHQWLQHFHVVDULDOSURSULR
EXVLQHVV
“Ci riteniamo professionisti disponibili ad
assistere il proprio cliente a tutto tondo,
puntando a rappresentare un unico punto
di riferimento per
la consulenza nel
campo del Diritto del lavoro e in
DPELWR ÀVFDOH H
FRPPHUFLDOHµ
/R 6WXGLR RͿUH L
propri servizi anFKH DL SULYDWL SHU
la compilazione
dei modelli 730,
essendo un cenWUR &$) ROWUH FKH
per le successioni
e per tutto le materie riferite alla
ÀVFDOLWj GHJOL LPPRELOL
“Negli ultimi
dieci anni la professione del commercialista è radicalmente mutata,
LQ TXDQWR OH FRQWLQXH PRGLÀFKH
normative obbligano ad adempimenti burocratici
FKHYDQQRROWUHOH
nostre tradizionali
competenze” preFLVDQRLGXHVRFL
“Essendo obbligati a sostituirci
all’amministrazione in molti
adempimenti, ci
aggiorniamo professionalmente
partecipando con
i nostri collaboratori a corsi esterni e interni
DOORVWXGLRDQFKHHOHUQLQJ
Il professionista oggi deve essere un po’
come l’angelo custode del proprio cliente,
consigliandolo ed aiutandolo a realizzare la
propria imprenditorialità e a districarsi in
una giungla di normative sempre più strinJHQWLHFRPSOLFDWHµ
Lo studio Fallani & Nocentini è organizzato
FRQ SHUVRQDOH LQWHUQR LQTXDGUDWR FRPH GLSHQGHQWHHFRQSURIHVVLRQLVWLFKHFROODERUDQR
giornalmente all’attività, inoltre due volte la
VHWWLPDQDqGLVSRQLELOHXQOHJDOH
E’ aperto dal lunedì al venerdì ed ampiamenWHGLVSRQLELOHDQFKHSHUOHXUJHQ]HLQRUDULR
LQFXLO·X΀FLRqFKLXVR
[email protected]
publiredazionale
L’ESPERTO CONSIGLIA
TACCHIFICIO FIDIA SRL
COMPLEMENTI PER CALZATURE FASHION
degli anni ha trasferito più volte la propria
VHGHÀQRDOO·DWWXDOHGL&DVWHOIUDQFRGL6RWWR
inaugurata nel 2003.
Una struttura aziendale di 3000 mq, moderna
e dotata anche di un impianto fotovoltaico
che produce oltre 100 kW di energia elettrica.
Buona parte di merito nella crescita della
società va attribuito al rapporto con i clienti:
´6LDPRVWDWLIRUWXQDWLSHUFKpFRPHQRLKDQno sempre investito nel lavoro, nella serietà,
nella collaborazione reciproca e nella ‘voglia
di fare bene’ e con loro siamo cresciuti”.
Guidati dall’idea secondo la quale il cliente
deve trovare soddisfazione per la qualità dei
SURGRWWLLWLWRODULGHO7DFFKLÀFLR)LGLD0DULR
)LRUDYDQWL H$QWRQLR GL 6WHIDQR GRSR XQ·Hsperienza acquisita nel settore calzaturiero,
decisero nel 1968 di iniziare un’attività artigianale per la produzione di tacchi fasciati in
cuoio.
)XO·LQL]LRGLXQSHUFRUVRFRVWUXLWRVXHOHYDti standard qualitativi ai quali ancora oggi,
GRSRTXDVLFLQTXDQW·DQQLHFRQXQVLJQLÀFDtivo aumento della produzione, si attiene a
FKL ODYRUD DO 7DFFKLÀFLR )LGLD SHU UHDOL]]DUH
creazioni prestigiose richieste dalle più imSRUWDQWLJULͿHGHOOHFDO]DWXUHPRQGLDOL
“I primi ambienti di lavoro furono i fondi di
un titolare: le macchine, le capacità e gli spazi
erano adeguati alla tipologia della produzione di allora, standardizzata e semplice” raccontano i due soci. Professionalità, impegno
e la capacità di fare impresa hanno poi determinato il successo dell’azienda, che nel corso
SURVVLPLWUHQW·DQQL$EELDPRRWWHQXWROHFHUWLÀFD]LRQL,62H(0$6SHULOULFLFOR
ambientale e grazie a ulteriori investimenti
SXQWLDPR DGHVVR DG RWWHQHUH OD FHUWLÀFD]LRQHSHUODUHVSRQVDELOLWjVRFLDOHG·LPSUHVD6$
0)”.
8000)”.
Una quarantina di dipendenti lavorano oggi
QHOO·D]LHQGD DOFXQL GHL TXDOL ÀQ GDL ORQWDQL
anni ‘70 e stanno avviandosi alla pensione,
altri ci sono già andati con merito.
´&RQVLGHULDPRLO7DFFKLÀFLRXQODERUDWRULRµ
tengono a precisare i titolari “per la cura e
la manualità che viene prodotta in ogni fase
di lavorazione, senza automatismi. Il ciclo
produttivo ha inizio dalla conceria scelta
per qualità, con cui vengono realizzati tacchi
fasciati in cuoio di tutti i colori, sfumature e
YDULDPHQWHULÀQLWL
Oltre a tacchi fasciati in pelle, sughero, bamERROHJQRFULVWDOOL6ZDURYVNLIRQGLIXVVEHWW
applicati a suola, applicazioni di accessori di
ogni genere e quant’altro viene richiesto dai
clienti”.
La ricerca della qualità viene intesa come
obiettivo costante nelle varie fasi dell’attività,
QHOODSLDQLÀFD]LRQHDWWHQWDHVHYHUDGHLSURcessi produttivi e nello sviluppo di prototipi
e campioni.
“Noi intendiamo, oltre alla qualità del prodotto e del servizio anche quella ambientaOHµ FRQFOXGRQR 0DULR )LRUDYDQWL H $QWRQLR
'L 6WHIDQR ´QRQ FRPH ULVXOWDWR UDJJLXQWR
PD FRPH VLVWHPD GL D]LRQL SLDQLÀFDWH SHU L
ZZZWDFFKLÀFLRÀGLDLW
publiredazionale
L’ESPERTO CONSIGLIA
FRM SRL
INGRANAGGI DI PRECISIONE AD ALTA
TECNOLOGIA
L’azienda di Bagno a Ripoli nasce nel 1974 per opera di Maurizio Ristori e cresce nel corso degli anni
specializzandosi nella produzione di ingranaggi di precisione.
mentare, del tabacco e per la stampa di etiFKHWWH,OUHVWDQWHqLQYHFHFRPSRVWRGD
ingranaggi per macchine ad alta precisione.
“Produciamo ingranaggi per il mercato italiano, mentre esportiamo in tutto il mondo
pompe idrauliche a paletta tramite una nostra consociata di Modena”.
2OWUH DOOD FROODERUD]LRQH IDWWLYD FRQ L FOLHQWL
HGLIRUQLWRULDQFKHLOSHUVRQDOHGL)50FKH
oggi ammonta a trenta addetti, partecipa attivamente e in modo propositivo alla risoluzione delle possibili problematiche aziendali.
/·RELHWWLYRqTXHOORGLLQVWDXUDUHHPDQWHQHUH
UDSSRUWLGLUHFLSURFDÀGXFLDFKHJDUDQWLVFDQR
il rispetto dei requisiti qualitativi dei prodotti, oltre che della qualità del servizio e delle
H΀FLHQWLPRGDOLWjGLFRQVHJQD
“Curare il cliente monitorandone il livello
GL VRGGLVID]LRQH HG DYHUH XQ ULWRUQR SRVLWLYRGDOO·DSSOLFD]LRQHGHOODJHVWLRQHTXDOLWjq
per tutti noi motivo di grande orgoglio. Per
RWWHQHUH TXHVWR ELVRJQD FKH O·LQWHUR VWDͿ
aziendale, e non solo, sia coinvolto nel miglioramento del sistema produttivo ed orJDQL]]DWLYRSHUFKpqFRVuFKHVLRWWHQJRQRL
risultati migliori.
,QDOWUHSDUROHGLUHLFKHqLPSRUWDQWHFDPPLnare per la stessa strada e i vantaggi che se ne
traggono riguardano tutti”.
FRM Srl dispone di una sala metrologica per
LOFRQWUROORHGDOqLQSRVVHVVRGHOODFHUWLÀFD]LRQH,62
www.frmitalia.com
Determinanti per il successo dell’azienda
sono stati gli investimenti in ricerca e sviluppo. “ In particolare quelli in campo tecnologico” precisa Ristori “sono indispensabili per le
aziende che operano nel settore della produzione di ingranaggi. Oggi siamo un’azienda
leader sul mercato italiano e continuiamo ad
investire in tecnologia per essere più competitivi mantenendo alta la qualità dei nostri
prodotti”.
I campi di applicazione dei prodotti FRM Srl
sono i più eterogenei, dal settore macchine
elettromedicali, alle macchine tessili, per la
stampa, ecc.
VWUXWWXUDLQWHUQDÁHVVLELOH)50RJJLqLQJUDdo di produrre anche pezzi singoli. “Arriviamo a produrre anche articoli personalizzati
‘su misura’ secondo le esigenze dei clienti,
con cui puntiamo a instaurare rapporti di reciproca collaborazione e scambio di compeWHQ]HDOÀQHGLRWWHQHUHLOPHJOLRLQIDWWRGL
qualità dei prodotti e dei risultati.
,O QRVWUR VLVWHPD JHVWLRQDOH ÁHVVLELOH q SHQVDWR DQFKH SHU TXHVWD ÀQDOLWj H FRQVHQWH DO
cliente un collegamento diretto con la parte
operativa per ricevere in tempo reale tutte
OHLQIRUPD]LRQLUHODWLYHDOORVWDWRGLDYDQ]Dmento dei prodotti da lui ordinati”.
Specializzata nella produzione di piccola e
media serie, grazie alla composizione di una
,OGHOODSURGRWWL)50qPRQWDWRVXPDFchine utilizzate per l’impacchettamento alipubliredazionale
Piazza Lorenzo Ghiberti 50122 - Florence - Italy
tel. +39 055/234 3885 - [email protected]
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L’ESPERTO CONSIGLIA
STUDIO GB - SOCIETÀ PROFESSIONALE
CONSULENZA GESTIONALE, FISCALE E
SOCIETARIA
Lo Studio GB Società Professionale avvia la
SURSULD DWWLYLWj DOOD ÀQH GHJOL DQQL VHWWDQWD
FRPH ´6WXGLR *XDUGXFFL H %DOOHULQLµ DG LQL]LDWLYD GHO 'U )RUHVWR *XDUGXFFL DO QXFOHR
LQL]LDOHVLDJJLXQJRQRQHOWHPSRDOWULSURIHVVLRQLVWL FRQ VSHFLÀFKH FRPSHWHQ]H ÀQR DOOD
DWWXDOH FRPSRVL]LRQH FKH YHGH LPSHJQDWL
QHOOR6WXGLRXQGLFLSURIHVVLRQLVWLHXQRVWDͿ
GL QRYH GLSHQGHQWL /R 6WXGLR RSHUD SUHYDOHQWHPHQWH QHO GLVWUHWWR LQGXVWULDOH SUDWHVH
HG KD UDSSRUWL VLQHUJLFL GL FROODERUD]LRQH
FRQDOWULVWXGLSURIHVVLRQDOLSHUO·,WDOLDHSHU
O·HVWHUR/DFRQVROLGDWDHVSHULHQ]DVLFRQFUHWL]]DQHOO·RͿHUWDGLWXWWLLWLSLGLFRQVXOHQ]DH
VHUYL]LGLFXLRJJLQHFHVVLWDQROHLPSUHVHDYYDOHQGRVLLQFLzDQFKHGHOO·DSSRUWRTXDOLÀFDWRGHLFRPSRQHQWLORVWDͿ1HOSUHQGHLO
YLDODFROODERUD]LRQHFRQ,'($/$%6UOVSLQ
RͿ GHOOR 6WXGLR 'HOO·LQWHUHVVDQWH LQL]LDWLYD
SDUOLDPRFRQRiccardo RossiTXDOHFRPSRQHQWH OR VWXGLR DVVRFLDWR FKH LQWHUYLHQH DQFKHDQRPHGHLFROOHJKL
´,O SURJHWWR DYHYD FRPH SULPXP PRYHQV
O·RͿHUWD GL FRQVXOHQ]D TXDOLÀFDWD GL QDWXUD
HFRQRPLFD DSSOLFDWD HG HFRQRPLFRD]LHQGDOH D IDYRUH GHOOH LPSUHVH FKH JUDYLWDYDQR
DWWRUQR DOOR 6WXGLR QHO WHPSR O·DWWLYLWj VL q
HYROXWDGLYHQHQGRXQULIHULPHQWRSHUPROWH
UHDOWj HFRQRPLFRSURGXWWLYH GHO WHUULWRULR
,'($/$% RSHUD DYYDOHQGRVL GL VSHFLÀFKH
SURIHVVLRQDOLWjLQDWWLYLWjGLDQDOLVLULFHUFKH
H FRQVXOHQ]H SHUVRQDOL]]DWH RVVHUYDWRUL LQGLSHQGHQWL DWWLYLWj GLIRUPD]LRQHHD΀DQFD
OHD]LHQGHQHLSURFHVVLGHFLVLRQDOLUHODWLYLDOOH
VFHOWHVWUDWHJLFKHDOODÀQDQ]DD]LHQGDOHHDOOD
JHVWLRQHGHOOHULVRUVHXPDQHµ
Chi usufruisce delle prestazioni di IDEALAB?
´/HLPSUHVHSULYDWHLVWLWX]LRQLHGHQWLSXEEOLFL SHU O·DWWLYLWj GL EXVLQHVV SODQQLQJ H
VFHQDUL GL ULIHULPHQWR D EUHYHPHGLR WHUPLQH VWXGL H LQGLFDWRUL D]LHQGDOL H GL VHWWRUH
3XQWLDPR DG LQGLYLGXDUH LO SRVL]LRQDPHQWR
FRPSHWLWLYRHVWUDWHJLFRD]LHQGDOHLQRWWLFDGL
EHQFKPDUNVHWWRULDOHWHUULWRULDOHHPLFURHFRQRPLFR,QFLUFDFLQTXHDQQLGLDWWLYLWjVRQR
VWDWH HODERUDWH QXPHURVH DQDOLVL H FXULDPR
LQROWUHDQFKHO·DFFHVVR¶UDJLRQDWR·DOFUHGLWRµ
In quali ambiti svolgete attività di ricerca e
analisi?
´/DULFHUFDVLIRQGDVXOO·DQDOLVLGHOFLFORHFRQRPLFR H GHOOH LQWHUUHOD]LRQL IUD OH VLQJROH
YDULDELOL PDFURHFRQRPLFKH DQDOL]]DQGRQH
O·LPSDWWR VX GHWHUPLQDWL VHWWRUL WHUULWRUL H
VXOOHVLQJROHLPSUHVH/·DQDOLVLRUJDQL]]DWLYD
VLFRQFUHWL]]DLQLQGDJLQLDSSURIRQGLWHVXJOL
HOHPHQWLGLXQ·RUJDQL]]D]LRQHHGqRULHQWDWD
D ULOHYDUH L OLYHOOL GL LQFRQJUXHQ]D H GLVIXQ-
]LRQDOLWj VXJJHUHQGR PRGDOLWj RSHUDWLYH GL
LQWHUYHQWRFRUUHWWLYRµ
Vi occupate anche di formazione?
´4XHVWD DWWLYLWj VL FRQFUHWL]]D WUDPLWH ODERUDWRULGLGDWWLFLFKHIRUQLVFRQRDLSDUWHFLSDQWL
OHFRQRVFHQ]HOHFRPSHWHQ]HHJOLVWUXPHQWL
SHUSUHVHQWDUHFRQVXFFHVVRODSURSULDD]LHQGD DOO·HVWHUQR LQ SDUWLFRODUH DJOL LVWLWXWL GL
FUHGLWR H SHU VYLOXSSDUH VWUDWHJLH D]LHQGDOL
H΀FDFLµ
ConTex è un vostro osservatorio sulla congiuntura tessile?
´(· XQ RVVHUYDWRULR FRQJLXQWXUDOH FRVWUXLWR
VXOODEDVHGLGDWLFRQWDELOLWULPHVWUDOLUDFFROWL
SUHVVRXQFDPSLRQHGLLPSUHVHGHOGLVWUHWWR
WHVVLOHGL3UDWR'DOO·DQDOLVLGHLGDWLqSRVVLELOHULOHYDUHLQWHPSRUHDOHO·DQGDPHQWRG·LPSRUWDQWL PDUJLQL H LQGLFDWRUL D]LHQGDOL XWLOL
SHU HͿHWWXDUH XQ·DQDOLVL GL ELODQFLR VLQWHWLFD
VXOOH D]LHQGH H VXO GLVWUHWWR TXDVL LQ WHPSR
UHDOHFRQLIDWWLGLJHVWLRQH,ULVXOWDWLYHQJRQR
SRLLQVHULWLLQGXHUHSRUWDFDGHQ]DVHPHVWUDOHFRQLUHODWLYLGDWLGLVWLPDHSUHYLVLRQHSHU
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www.guarducciballerini.com
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L’ESPERTO CONSIGLIA
IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 50
RISTORANTE
BENEDICTA
SI ESCE CON LA
VOGLIA DI TORNARE
GRAND HOTEL GUINIGI
UN NUOVO LOOK
MODERNO E
CONFORTEVOLE
Completamente rinnovato con
un importante intervento di restyling, il Grand Hotel Guinigi
è una struttura moderna posta
a 1500 metri dalle mura urbane
di Lucca.
Il restyling ha riguardato tutte
le tipologie delle 167 camere di
cui dispone l’albergo, rendendole più confortevoli e adatte a
soddisfare ogni esigenza della
clientela, dalla camera StanGDUG DOOD )DPLO\ ÀQR DOO·([Hcutive Suite. Rifatti completamente i bagni e migliorata
anche la dotazione tecnologica
e in ogni camera è possibile
trovare la TV a schermo piatto con canali digitali terrestri,
satellitari, Mediaset Premium
e radio.
In tutto l’Hotel è inoltre possibile navigare in Internet ad alta
YHORFLWj:L)LHYLDFDYR
Chi cerca un luogo dove potersi rilassare può farlo nella
sauna e nella palestra collocate
all’ultimo piano dell’albergo,
oltre che all’American Bar per
prendersi un aperitivo o un
colorato cocktail preparato dal
barman Domenico. In alternativa è possibile accomodarsi in
una delle salette per guardare
la TV o leggere in tutta tranquillità. Particolare attenzione
viene rivolta ai servizi per i
clienti, con personale alla reception sempre a loro disposizione per fornire qualsiasi
informazioni che possa essere
utile a rendere più gradevole il
soggiorno.
/D UD΀QDWD RVSLWDOLWj GHO
Grand Hotel Guinigi è assicurata anche dall’ottimo ristorante dove, grazie all’accoglienza
di Massimo ed ai piatti preparati dallo Chef Massimiliano è
possibile concludere la serata
con una gustosa cena.
Il Centro congressi dispone
di numerose sale da 10 a 250
persone e molto apprezzata la
Sala Vivaldi, ideale per cene
aziendali, feste private e serate
danzanti.
A disposizione dei clienti
dell’hotel anche un ampio
e comodissimo parcheggio,
completamente gratuito e facilmente accessibile dalle principali arterie della città e dagli
snodi autostradali. Inoltre,
ogni venti minuti un servizio
di navetta pubblica permette
un facile accesso al centro storico di Lucca.
Una location d’eccezione, nel
centralissimo quartiere di Santa Maria Novella, è la cornice
ÀRUHQWLQD GL XQ ULVWRUDQWH YHramente originale. L’ambiente
del Benedicta è il risultato di
un sapiente e attento restauro
che rilegge in chiave moderna gli spazi interni dell’antica
struttura preesistente. Niente
di esageratamente appariscente, ma un’atmosfera resa unica
dalla cura dei dettagli e degli
arredi, che insieme alle proposte gastronomiche dà luogo ad
una sapiente armonia di gusti
e di colori. In questo “laboraWRULRµ QDVFRQR SLDWWL UD΀QDWL
tra cui alcuni della tradizione
ÀRUHQWLQD
RSSRUWXQDPHQWH
rivisitati, risultato della lunga
esperienza di Luciano Ioppoli,
gestore del locale, che insieme
DO ÀJOLR )UDQFHVFR H DOOR FKHI
studia personalmente ogni
singolo piatto. “ II menù viene
continuamente variato ed aggiornato secondo la stagione”
spiegano “si compone di una
carta dei vini appropriata e,
oltre alla normale proposta dei
piatti, vengono pensati menù
a tema per serate particolari, il
tutto con l’attenzione al prez]R ÀQDOH FKH VDUj VHPSUH XQD
piacevole sorpresa per i nostri
clienti”. Ai suoi ospiti Benedicta mette a disposizione anche
XQ JLDUGLQR ÀRULWR HOHJDQWH H
riservato, per poter assaporare
dall’aperitivo alla cena in un
piacevole buen retiro in pieno
centro cittadino.
www.ristorantebenedicta.it
www.grandhotelguinigi.it
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L’ESPERTO CONSIGLIA
FRANCESCO D’INNOCENTI
DOTTORE COMMERCIALISTA
IN PRATO E MARINA DI PIETRASANTA
/R6WXGLR'·,QQRFHQWLQDVFHD3UDWRDOODÀQH
degli anni ‘60 con l’attività professionale di
Alberto D’Innocenti, laureato in Economia e
Commercio e Consulente del lavoro.
Nel 1994 Francesco D’Innocenti, dopo avere
conseguito anch’egli la laurea in Economia e
Commercio, con il massimo dei voti e lode,
ed essersi abilitato alla professione di dottore
commercialista, inizia a svolgere la professione presso lo studio di famiglia, specializzandosi nel settore societario e tributario, con
attenzione alle società di capitali, alla consulenza nel campo immobiliare e patrimoniale
ed alla gestione ed organizzazione aziendale, non rimanendo neppure estraneo, data
la complementarietà delle discipline trattate
nello studio, alla materia del diritto del lavoro.
alla propria clientela. Il mercato non richiede solamente professionisti competenti nello
svolgere pratiche ed adempimenti, ma anche
e soprattutto consulenti d’impresa che devono essere in grado di supportare il cliente in
maniera ampia e con costante rettitudine, con
preparazione e competenza, studio ed approfondimento sistematico.
E’ un modo di concepire la professione parWLFRODUPHQWH LPSHJQDWLYR FKH DͿURQWR FRQ
passione e dedizione”.
Prato - Viale Vittorio Veneto, 13
Tel. 0574/22178
Marina di Pietrasanta - Via Leonardo da Vinci, 13
Tel. 0584/630741
[email protected]
Nel 2012 lo Studio cresce con l’apertura della sede di Marina di Pietrasanta, in Versilia,
che come racconta Francesco D’Innocenti: “
Nasce soprattutto in virtù della mia passione
per questa zona della Toscana, dei suoi luoghi e del clima, soprattutto di vita, che lì si
respira. Insieme a miei clienti, che lì operano stabilmente tutto l’anno, abbiamo aperto
uno studio che rivolge la propria attenzione
principalmente ad investitori ed imprenditori operanti nel settore immobiliare”.
Un modo particolare di intendere la professione quello di Francesco D’Innocenti, da cui
traspare una visione umanistica forse dovuta
DJOL VWXGL HͿHWWXDWL SUHVVR LO /LFHR &ODVVLFR
F. Cicognini a Prato: “Penso di avere una
concezione sui generis della professione di
dottore commercialista, essendo dell’opinione che debba essere svolta a stretto contatto
FRQLOFOLHQWHDOÀQHGLLQVWDXUDUHXQUDSSRUWR
pressoché diretto e costante. Questo determina una forte condivisione delle scelte con il
cliente ed il professionista viene interpellato
e coinvolto non solo nei campi di propria iniziale competenza, quali la materia tributaria
HVRFLHWDULDPDDQFKHLQTXHOOLDͿHUHQWLODJHstione e l’organizzazione aziendale in senso
lato”.
“La centralità della relazione con il cliente, se
da un lato comporta soddisfazioni di natura
professionale dall’altro riversa sul professionista maggiori responsabilità, soprattutto di
natura etica, venendo questi concepito come
XQFRQVXOHQWHHFRQÀGHQWHG·LPSUHVDDƒ
con implicazioni anche in ambiti esterni all’azienda medesima. Ritengo che lo svolgimento della professione così come da me concepita possa massimizzare il valore aggiunto
che il dottore commercialista può e deve dare
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L’ESPERTO CONSIGLIA
STUDIO NATALI
L’ASSISTENZA ALL’IMPRENDITORE NEL
CONTENZIOSO TRIBUTARIO
Con oltre venticinque anni di esperienza, lo studio fondato da Roberto Natali, commercialista iscritto
DOO·2UGLQHGL3UDWRGDOHFRDGLXYDWRGDOGDOFROOHJD/RUHQ]R/XQDWLFRQWDRJJLXQRVWD;GL
sette collaboratori. Tale sodalizio professionale si sta consolidando in una associazione professionale il
cui avvio è previsto a breve. Lo studio opera in tutte le materie attinenti alla professione del commercialista, oltre alle materie legate alla consulenza e revisione degli Enti Locali. Natali ha svolto l’attività
di revisore quale Presidente dell’organo di revisione del Comune di Prato ed oggi è impegnato nella
presidenza del Comune di Montemurlo.
L’attività di commercialista abbraccia un
ambito talmente vasto da richiedere sempre
maggiori competenze specialistiche. Lo stuGLRRͿUHDLSURSULFOLHQWLFRQVXOHQ]HHVHUYL]L
in tutte le materie ordinamentali e ha maturato nel corso degli anni esperienze nel settore
tributario ed in particolar modo nell’ambito
dell’assistenza e della difesa dell’imprendiWRUH GDOOD YHULÀFD ÀVFDOH VLQR DO FRQWHQ]LRso tributario. La fase di controllo da parte
GHOO·$PPLQLVWUD]LRQH ÀQDQ]LDULD SUHVVR
l’impresa rappresenta un evento anomalo e
straordinario che irrompe nella vita dell’impresa per il quale l’imprenditore, sia per la
VSHFLÀFLWjGHLWHPLWUDWWDWLVLDSHULOVXRFRLQvolgimento personale, spesso ha necessità di
essere coadiuvato ed assistito dal professionista esperto in contenzioso sin dalla prime
fasi dell’accesso della A.F. E’ molto importante infatti che già dal primo contradditorio
che si forma durante le attività in azienda
di raccolta dati e documenti, vi sia da parte
dell’imprenditore la
conoscenza dell’importanza che questa
fase riveste rispetto
all’intero processo accertativo. Tanto è vero
questo assunto che
il diritto alla difesa,
costituzionalmente
garantito nel nostro
ordinamento, prevede
la facoltà di immediata assistenza al contribuente controllato
ÀQGDOODSULPDIDVHGL
accesso nell’impresa.
Vieppiù durante la
fase contenziosa del
processo tributario,
che si svolge con i
canoni del c.p.c., ove
la difesa del contribuente è d’obbligo
avanti alle Commissioni tributarie per i
contenziosi di valore
superiore a € 2582,28.
Altra peculiarità di
tale attività è data dalla collaborazione che
in questi anni è maturata con legali tributaristi, che se ben attuata permette di integrare
il contenuto giuridico degli atti del procedimento rendendoli idonei al vaglio di legittimità delle norme di procedura civile che
regolano il procedimento, oltre alla immeGLDWDYHULÀFDGHJOLHYHQWXDOLSURÀOLSHQDOLD
carico degli amministratori che emergessero
da accertamenti che diano luogo a recuperi
di imposta sopra soglia. Peraltro il procedimento tributario nel terzo grado di giudizio
per Cassazione, indipendentemente dalla
HVLVWHQ]D GL SURÀOL SHQDOL REEOLJD LO FRQWULbuente al patrocinio legale.
Il supporto del commercialista non va frainteso: da un lato l’attività di controllo tende
D YHULÀFDUH O·HͿHWWLYD FRUUHWWH]]D GHL UHGGLWL
GLFKLDUDWL QHO SUHFLSXR LQWHQWR GL YHULÀFDUH O·HͿHWWLYD FDSDFLWj FRQWULEXWLYD GHO FRQtribuente. Dall’altro la specializzazione, la
terzietà e l’indipendenza del professionista,
contribuisce almeno a tre obiettivi immediati: sotto l’aspetto etico – sociale e di rispetto
della fede pubblica: contribuisce all’equo
assolvimento del dovere Costituzionale di
contribuzione allo Stato da parte di ognuno
secondo la propria capacità contributiva. Sotto l’aspetto professionale: garantisce assisten]DTXDOLÀFDWDDOO·LPSUHQGLWRUHDWWUDYHUVRJOL
strumenti che il legislatore ha previsto per
la tutela del diritto di difesa) con competen]H VSHFLÀFKH D JHVWLUH OD VWUDRUGLQDULHWj GHO
SURFHGLPHQWR6RWWRLOSURÀORGHOODWXWHODFRstituzionale dell’iniziativa imprenditoriale
privata e dell’interesse privato nel rispetto
della legge e del superiore interesse pubblico:
ricerca della giusta ed equa misura del reddito e della capacità contributiva del soggetto
accertato.
Roberto Natali, Lorenzo Lunati
[email protected]
publiredazionale
L’ESPERTO CONSIGLIA
IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 53
STUDIO ORSIMARI
PROMUOVERE
LA QUALITA’ DEL
LAVORO
Lo Studio, attivo dal 1999, è oggi gestito da Serena
Orsimari e dallo zio che si occupano di servizi e
consulenze rispettivamente in materia di lavoro
e commerciale. Consulente del lavoro, Serena
Orsimari ha seguito la professione paterna.
“Mio padre ha iniziato a 24
DQQL H ODYRUDWR ÀQR D HUD
il 236° consulente del lavoro
iscritto all’albo di Firenze”
racconta “ ha avuto la fortuna
di vivere i momenti belli di
TXHVWR ODYRUR TXDQGR DQFRUD
si usava guardarsi negli occhi
H VWULQJHUVL OD PDQR FL VL UDFcontavano barzellette oltre che
SDUODUH GL ODYRUR PD TXHOOL
erano decisamente altri tempi”. Quello che oggi sembra
spesso mancare a chi svolge
questa professione è il contatto
FRQ O·D]LHQGDYHGHUH LO ODYRUR
che viene svolto e come viene
svolto. “Come consulente mi
SLDFH UDJLRQDUH H FRQVLJOLDUH
ed è importante conoscere i
PLHL FOLHQWL OH ORUR D]LHQGH H
L ORUR GLSHQGHQWL SHU SRWHUOL
aiutare a creare delle sinergie
che stimolino positivamente
sia il lavoratore che l’imprenditore in modo che entrambi
ODYRULQR VHUHQDPHQWH FUHGR
che solo così un’azienda possa
crescere”. Negli ultimi anni si è
parlato di contratti di 2° livello
come opportunità di crescita
per il lavoratore. “ Non hanno
DYXWR PROWR VXFFHVVR LQYHFH
credo fortemente che siano la
soluzione ai molti problemi
dettati dalla rigidità del nostro
diritto del lavoro e dalla Legge
LO IDPRVR 6WDWXWR GHL
ODYRUDWRUL FKH GHÀQLUHL SLXWWRVWROR6WDWXWRFRQWURLODYRUDWRUL SHUFKp FUHD GLVRFFXSD]LRQH
e povertà e continua a mantenere un’importanza preminenWH QHO UDSSRUWR GLSHQGHQWL
GDWRUL GL ODYRUR VFRUDJJLDQGR
gli investimento nelle aziende
italiane”. Con un contratto di
secondo livello si può quindi
andare in deroga alla rigidità
GHOOH GLVSRVL]LRQL ´&HUWR SHU
abbracciare un concetto di lavoro a livello europeo più libero e redditizio sia per i dipendenti che per gli imprenditori.
Cerco di promuovere questo
con la mia attività: dei contratti
a vantaggio dell’impresa e dei
lavoratori e soprattutto il rapSRUWRXPDQRSHUFKpDJLUHVXOla qualità del lavoro riguarda
DQFKH OD TXDOLWj GHOOD YLWD LQ
altre parole: lavorare bene per
vivere meglio”.
[email protected]
publiredazionale
Commercialista
STUDIO BORGIOLI
PER IL SUCCESSO
DI UNA ATTIVITA’
DI IMPRESA L’IDEA
DA SOLA PUO’ NON
ESSERE SUFFICIENTE
Aprire un’attività al giorno
d’oggi è una bella ed a volte
QHFHVVDULD VÀGD FKH LO PRQGR
GHO ODYRUR SURSRQH PD SXz
anche rappresentare un grosso
fallimento nel caso in cui non
si tenga debito conto di tutte le
variabili e gli aspetti che ruotano intorno ad essa.
6uSHUFKpXQ·DWWLYLWjLPSUHQGLWRULDOHROWUHFKHXQDFRUDJJLRVD VFHOWD q DQFKH XQ SHUFRUVR
che presuppone l’accettazione
di un considerevole grado di
ULVFKLR FKH VH PDO FDOFRODWR
può rappresentare un fardello
molto pesante da sostenere e
soprattutto controllare.
Determinante senza dubbio
è l’idea imprenditoriale che
deve essere perseguita; essa
deve avere buoni margini di
guadagno e buone prospettive
di crescita futura che permettano altresì una sua evoluzione
progressiva.
7URYDWDO·LGHDLPRGLHGLWHPpi di realizzazione per metterla
LQ SUDWLFD VXEHQWUD OD FRVLGdetta fase “burocratica”. E’ a
partire da questa fase che entriamo in gioco noi.
,QL]LDOPHQWH
D΀DQFKLDPR
l’imprenditore nella scelta della corretta forma giuridica da
attribuire alla sua idea di impresa – sia essa la forma indiviGXDOH FKH VRFLHWDULD 6XFFHVVLvamente assistiamo l’impresa
durante tutta la sua vita nella
sua gestione amministrativa e
ÀVFDOH
Grazie alla nostra opera professionale l’impresa è in grado
di avere una contabilità in linea con la normativa civilistica
e di avere una insindacabile reJRODULWj ÀVFDOH DWWUDYHUVR XQD
FRUUHWWD SLDQLÀFD]LRQH ÀVFDOH
e la predisposizione di tutte le
GLFKLDUD]LRQL ÀVFDOL REEOLJDWRrie.
3XUWURSSRODOHJLVOD]LRQHÀVFDle è in continua e rapida evoluzione e l’impresa non riesce
materialmente a seguire ogni
cambio di passo che l’Agenzia
delle Entrate pone in essere in
virtù dei repentini cambiamenWLQRUPDWLYLDOLYHOORÀVFDOH'Lventa dunque sempre più determinante per l’impresa avere
DÀDQFRXQSURIHVVLRQLVWDTXDOLÀFDWR FKH VDSSLD DVVLVWHUH H
consigliare nel migliore dei
modi le scelte imprenditoriali.
/R 6WXGLR %RUJLROL JUD]LH DOOD
propria esperienza ed al continuo aggiornamento è in grado di assistere l’impresa sotto
ogni aspetto in modo da poter
permettere
all’imprenditore
di “fare impresa” dedicandosi
così alla propria attività senza
preoccuparsi di dover gestire
gli aspetti contabili tributari e
ÀVFDOL FKH VRQR OHJDWL LQGLVVRlubilmente ad essa.
[email protected]
www.studioborgioli.net
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L’ESPERTO CONSIGLIA
RISTORANTE DA’ PESCATORE
QUI SI CUCINA IL MARE
Dopo una parentesi che lo ha portato a girovagare per altri luoghi di Firenze e della
penisola, Daniele Pescatore (per chi non lo
conosce è proprio così: è il suo cognome!)
ha da poco tempo riportato i remi in barca
con l’apertura di un ristorante tutto nuovo in
Piazza del Carmine. Splendida cornice e luogo cult per i nottambuli e per chi si ricorda di
quando Firenze era un punto di riferimento
per le avanguardie artistiche e culturali. Ogni
piazza era allora un palcoscenico e teatro e
musica erano di casa, praticamente ogni sera,
in estate. Daniele Pescatore non poteva scegliere uno scenario migliore per la sua cucina, capitare in questa piazza è il suo destino.
Da sempre sperimentatore, ha fatto scuo-
OD YHUVR OD ÀQH GHJOL DQQL FUHDQGR SLDWWL
come opere d’arte. Conosciuto per la sua cucina fuori dagli schemi e rimpianto dai tanti
gourmet durante il periodo del suo esilio da
Firenze, oggi si presenta con proposte più
PLVXUDWHLQDUPRQLDFRQOHDWPRVIHUHVRͿXse del locale, senza però avere perso niente
della suo estro creativo e sperimentatore. Sapientemente e simpaticamente spalleggiato
GDO VXR VWDͿ GL FROODERUDWRUL 0D FRVD RͿUH
Da’ Pescatore, quale valore aggiunto possiamo trovarvi oltre alle famose prelibatezze e
all’alta qualità della cucina? Chiediamolo a
chi meglio di altri può raccontarcelo, lo stesso Daniele: “Da noi si trova semplicemente
il mare, chi lo ama viene qui ed è sicuro di
WURYDUOR4XHVWRqLOQRVWURÀOURXJHHORSUHsentiamo in tutte le sue forme, apprezzando
e facendo apprezzare ai nostri clienti quello
che ci dona: pesce, pesce e ancora pesce, ma
anche crostacei, molluschi, il polpo per me è
sempre una gran fonte di ispirazione, e anche
carne per chi la preferisce”. La natura campana dello Chef si manifesta anche nella scelta
dei dolci, nello zuccotto al limone tipico delOD WUDGL]LRQH ÀRUHQWLQD H SUREDELOH ULVXOWDWR
del sincretismo gastronomico con la Delizia
partenopea, rivisitato cioè alla maniera di
Daniele. Sedersi a un tavolo del ristorante è
sempre un’ avventura: sai quando inizia ma
non come si svolge né tantomeno come posVD ÀQLUH &RPH QDYLJDUH LQ DFTXH WUDQTXLOOH
quando all’improvviso si alzano onde, che
cullano ma possono anche agitare e sollevare
la tua barca. Niente qui va dato per scontato
né è possibile descrivere i sapori e gli aromi
dei piatti che sempre riservano piacevoli sorprese. E’ saggio lasciarsi guidare fra i piatti
del menù a la carte o fra i “percorsi” degustazione proposti da Daniele, e scoprire alla
ÀQHFKHLQRJQLFDVR´LOQDXIUDJDUP·qGROFH
in questo mare”. Si esce dal ristorante Da’ Pescatore “stanchi ma non sazi” e non certo per
la scarsità delle portate, tutt’altro, ma perché
contagiati dalla creatività sperimentatrice di
Daniele che ha acceso la curiosità e la voglia
di provare altri piatti. E’ dura alzarsi dal tavolo e il pensiero che aiuta nella decisione è
FKHLQÀQGHLFRQWLVLSXzVHPSUHULWRUQDUH
Aperti sia a pranzo che a cena
giorno di chiusura: Mercoledì
www.dapescatore.it
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L’ESPERTO CONSIGLIA
IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 55
Avvocato patrocinante in Cassazione
STUDIO DEL FREO
PROFESSIONE FORENSE
E PARTICOLARE
ATTENZIONE VERSO IL
SETTORE IMMOBILIARE
IL COMMERCIALISTA
COME TUTOR AZIENDALE
Dottore commercialista, Barbara Ferrari opera
dal ‘92 prevalentemente nel distretto pratese
occupandosi in modo particolare del controllo
dei conti e della gestione d’impresa.
Un territorio che ancora risente
della pesante crisi strutturale.
“Quello che è successo era
SUHYLVWR H SUHYHGLELOH ÀQ GDgli anni ‘90 e dovuto sostanzialmente all’incapacità del
distretto di organizzarsi sul
mercato globalizzato per affrontarne le mutazioni. Le
aziende pratesi sono sempre
state di dimensioni piccole e
medie e queste strutture non
sono state in grado di rispondere alle nuove esigenze degli
operatori internazionali o di
fare veramente “distretto” per
ovviare alle loro limitate capacità. Pochi gli investimenti,
quasi assente l’innovazione,
incapacità di riorganizzare i
processi per diminuire i costi
e mantenere margini di guadaJQRDOPHQRVX΀FLHQWLµ
Dal punto di vista professionale come considera questa
situazione?
“Il ruolo del commercialista
per certi aspetti è oggi diventato abbastanza triste perché
molti di noi si sono dovuti
occupare di situazioni di crisi
di impresa e concentrarsi sulle relative procedure. Poi c’è
la prevenzione della crisi, che
sarebbe una funzione prioritaria dei dottori commercialista
e che purtroppo spesso non
riesce. La nostra categoria non
KD JHQHUDOPHQWH XQD VSHFLÀFD
cultura d’impresa e dall’imprenditore non è percepita
come consulente d’azienda a
tutto tondo. In questo senso
c’é un grosso lavoro da fare
per migliorare la nostra conoscenza dei problemi aziendali
e cambiare il modo con cui ci
presentiamo all’imprenditore”.
Sarebbe quindi auspicabile
l’ampliamento di competenze
per il commercialista?
“E’ un fatto notorio quanto
O·,WDOLD VLD XQ DPELHQWH GL΀FLle per fare impresa e il carico
degli adempimenti e quello
impositivo ormai è a un livello limite. In questo quadro
alle imprese occorre molta
consulenza e non solo ammiQLVWUDWLYD H ÀVFDOH SHUFKp LO
piccolo imprenditore ha una
forte conoscenza del prodotto
e competenze commerciali, ma
SRFKLVVLPL KDQQR VX΀FLHQWL
capacità organizzative e gestionali. Il commercialista dovrebbe diventare un po’ come
un tutor aziendale: conoscere
le singole imprese, capirne
LO IXQ]LRQDPHQWR SHU RͿULUH
strumenti di ottimizzazione
ad hoc per ciascuna realtà, afÀDQFDQGR O·LPSUHQGLWRUH QHOOD
conquista di produttività, quaOLWjHPDUJLQLGLSURÀWWRµ
[email protected]
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Con l’apertura del suo Studio
legale, l’avvocato Gabriele Del
Freo dà inizio a un percorso professionale che lo porta
a maturare un’esperienza di
quasi quarant’anni su tutto il
territorio toscano: in particolare, nelle circoscrizioni del
Tribunale di Firenze e Prato.
Le capacità acquisite e la collaborazione fra colleghi fanno
sì che lo Studio sia in grado di
D΀DQFDUH LO FOLHQWH QHOOH FRQtroversie legali di varia natura.
Inoltre la nutrita rete di tecnici,
di cui lo Studio si avvale, consente di fornire soluzioni coerenti a eterogenee problematiche giudiziali e stragiudiziali.
Numerose le materie di cui lo
Studio legale si occupa, grazie
anche alla collaborazione con
lo Studio notarile del dottor
Tommaso Del Freo e della dott.
ssa Maria Chiara Pilato: si spazia, quindi, dal diritto civile, di
famiglia, penale e fallimentare
Àno a quello condominiale, del
recupero crediti e immobiliare.
Particolare attenzione è rivolta
verso le materie
dell’interdizione,
della separazione e del divorzio,
dei pignoramenti
mobiliari e immobiliari. Altro
aspetto interessante è la costante attenzione
verso il diritto e
il suo rapporto
con le nuove tecnologie, settore
in cui è sempre
più
richiesto
l’intervento del
professionista.
In tal senso, lo
6WXGLR DͿURQWD
con competenza
questioni fondamentali: dalla
disciplina e-commerce ai prinFLSDOL VRFLDO QHWZRUN ÀQR DOOD
redazione e allo studio ad hoc
di regolamenti per concorsi a
premi.
/R 6WXGLR 'HO )UHR LQÀQH KD
PDWXUDWR H D΀QDWR LO SURSULR
know-how anche nel settore
immobiliare. Il servizio e le
FRQVXOHQ]H RͿHUWH DL FOLHQWL
spaziano dalla redazione dei
contratti di compravendita e
locazione alle procedure di
OLFHQ]D H VIUDWWR SHU ÀQLWD ORcazione, allo sfratto in caso di
morosità con consequenziale
recupero dei crediti derivanti
dal mancato pagamento di canoni.
Firenze - Viale Matteotti, 66
tel.055 577295
Prato - Viale Montegrappa, 231
tel.0574 595817
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L’ESPERTO CONSIGLIA
Ristorante, Enoteca, Pasticceria, Pizzeria e Cocktail Bar
DECANTER, RISTORANTE CON VISTA
Scoprire un angolo bello di Prato è sempre
una piacevole sorpresa, città da sempre un
po’ avara nel valorizzare e mostrare le sue
bellezze.
/DSLD]]DVXOODTXDOHVLDͿDFFLDQROHDQWLFKH
DUFKLWHWWXUH GHO &DVWHOOR GHOO·,PSHUDWRUH H
GHOOD FKLHVD GL 6DQWD 0DULD LQ &DVWHOOR UDSpresenta la bella cornice in cui è incastonato
il ristorante Decanter.
, SURSULHWDUL VRQR WXWWL JLRYDQL H LO ORFDOH
aperto sette giorni su sette a pranzo e a cena,
è idealmente suddiviso in due unità: da un
lato un american bar, dall’altro la zona ristorante vera e propria dove in estate poter
cenare a lume di candela rende ancora più
suggestiva l’atmosfera.
Al Decanter si possono gustare pizze
gourmet preparate con farina biologica, goGHUVL XQ DSHULWLYR H XQ EUXQFK GRPHQLFDOH
oppure abbandonarsi ai peccati di gola con
le torte preparate dal pasticcere interno per
le colazioni e il ristorante, o con le deliziose
ciambelle e bomboloni all’ora di merenda.
7XWWRDFFRPSDJQDWRGDOO·RWWLPRFDͿqGHO3DGRYDQLHGDIUHVFKHVSUHPXWH
“Utilizziamo soltanto alimenti di alta qualità
“spiega Francesco DQFKH D QRPH GHJOL DOWUL
VRFLµ H FHUFKLDPR GL XVDUH SURGRWWL D FKLORPHWUR]HURGDOO·ROLRGL0RQWHPXUORDLELVFRWWLGHO0DWWHLÀQRDOFDͿq$QFKHOHELUUHVRQR
italiane e facciamo un’approfondita ricerca
VXO YLQR /R FKHI SUHSDUD RJQL VLQJROR SLDWto con le proprie mani: il calamaro ripieno
(Revolution), il classico lampredotto, il gran
SLDWWRGLFUXGLWqRORVSDJKHWWRDOSDUPLJLDQR
JUDWWDWR EHQH EHQH JLXVWR SHU IDUH TXDOFKH
esempio. Piatti semplici e genuini ma presentati e curati in modo perfetto”.
Una cucina caratterizzata quindi dalla costante esplorazione dei gusti e dei sapori
della migliore tradizione italiana reinterpreWDWLLQFKLDYHFRQWHPSRUDQHDµ$SSOLFKLDPR
TXHVWR SULQFLSLR DQFKH DL QRVWUL DSHULWLYL
dall’Americano alla birra al Gin tonic al mandarino, oltre ai tanti altri cocktail preparati da
6WHIDQLQRFKHYLHQHGD3ODQHWRQHODVFXROD
GLEDUPDQSLIDPRVDG·,WDOLDµ
'LIURQWHDTXHVWDULFFDRͿHUWDGLSURGRWWLGL
DOWDTXDOLWjQRQGLVSLDFHLQÀQHFKH'HFDQWHU
sia stato pensato come un luogo non esclusiYRPDFRQSUH]]LDQFKHDOODSRUWDWDGLWDVFKH
SRFRULJRQÀH
Tel. 0574/475476
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L’ESPERTO CONSIGLIA
STUDIO LEGALE RAFFAELE
RECUPERO CREDITI COMMERCIALI PER PMI
E PROFESSIONISTI
Una formula innovativa di recupero crediti che coniuga la competenza e l’esperienza dell’avvocato con
O·HͿFDFLDGHOUHFXSHURGRPLFLOLDUHSURSRQHQGRVROX]LRQLGLSDJDPHQWRDULVXOWDWR
SHUOHD]LHQGHGLSLFFROH GLPHQVLRQL VWD
GLYHQWDQGR VWUDWHJLFR DQFKH SHU OH UHDOWj LPSUHQGLWRULDOL
PHGLRJUDQGL VHPSUH SL DWWHQWH DG
RWWHQHUH VHUYL]L SURIHVVLRQDOL DOWDPHQWH
TXDOLÀFDWL D FRVWL UDJLRQHYROL
/R6WXGLR/HJDOH5DͿDHOHqDWWLYRGDROWUH
DQQLLQ7RVFDQDQHOODVHGHSULQFLSDOHGL(PSROLHGLQTXHOOHVHFRQGDULHGL/LYRUQR/XFFD3UDWRH3RQVDFFR'DVHPSUHVLRFFXSDGL
DVVLVWHQ]DOHJDOHDOOHLPSUHVHFRQSDUWLFRODUH
VSHFLDOL]]D]LRQHQHOVHWWRUHGHOUHFXSHURFUHGLWLVWUDJLXGL]LDOHHJLXGL]LDOH
´1HOO·LPPDJLQDULRSRSRODUH²VRVWLHQHO·DYY
5DͿDHOH ² OD ÀJXUD GHOO·DYYRFDWR q PROWR
VSHVVRDVVRFLDWDDTXHOODGLXQSURIHVVLRQLVWD
FRVWRVRVSHVVRLQFRQFOXGHQWHDOTXDOHULYROJHUVL VROR LQ FDVL GL HVWUHPD QHFHVVLWj 1RQ
GLUDGRFDSLWDFKHTXHVWDLGHDGHOO·DYYRFDWR
ODVLWURYLDQFKHQHOODUHDOWjD]LHQGDOHFRQOD
TXDOH FRPH SURIHVVLRQLVWL FL FRQIURQWLDPR
WXWWLLJLRUQL
&HUWDPHQWHVLWUDWWDGLXQ·LPPDJLQHGLVWRUWD
PDQRQSRVVLDPRFHUWRHVFOXGHUHFKHLQTXDOFKH PRGR DEELD XQ IRQGDPHQWR GL YHULWj (
TXHVWR QRQ VROR R QRQ WDQWR SHU UHVSRQVDELOLWj GHOOD FODVVH IRUHQVH TXDQWR SHU LO PDOIXQ]LRQDPHQWRGHOODPDFFKLQD*LXVWL]LDFKH
VHPEUD TXDVL WXWHODUH H JDUDQWLUH PDJJLRUPHQWHLGHELWRULULVSHWWRDLFUHGLWRUL
&RQ OH GUDPPDWLFKH FRQVHJXHQ]H FKH VRQR
VRWWRJOLRFFKLGLWXWWLFRORURFKHRJJLIDQQR
LPSUHVD 1HO QRVWUR SLFFROR TXLQGL VWLDPR
FHUFDQGR GL FRQWULEXLUH DG XQ FDPELDPHQWR
GL PHQWDOLWj LQ TXHVWR VHQVR SURSRQHQGRFL
FRPH SDUWQHU DOWDPHQWH SURIHVVLRQDOH PD
DQFKHLQJUDGRGLYHQLUHLQFRQWURDOOHHVLJHQ]H GHOOH D]LHQGH LQ WHUPLQL GL FRQWHQLPHQWR
GHLFRVWLGHOO·DWWLYLWjGLUHFXSHURFUHGLWL7UD
O·DOWUR TXHVWR WHPD XQ WHPSR VHQVLELOH VROR
Negli ultimi anni
sono stati introdotti nell’ordinamento giuridico alcuni
strumenti di risoluzione alternativa
delle controversie
civili e commerciali
quali la mediazione
obbligatoria e la negoziazione assistita.
Crede che questi interventi possano apporWDUHFRQFUHWLEHQHÀFLDOOHLPSUHVH"
(· GL΀FLOH HVSULPHUH YDOXWD]LRQL LQ TXHVWR
VHQVR H FRPXQTXH RFFRUUHUj GHO WHPSR SHU
JLXGLFDUHVHWDOLLQWHUYHQWLQRUPDWLYLVLVDUDQQR ULYHODWL XWLOL QHOO·RWWLFD GHOO·DXVSLFDWD GHÁD]LRQHGHOFRQWHQ]LRVR1DWXUDOPHQWHqGD
DSSUH]]DUH RJQL VIRU]R IDWWR GDO /HJLVODWRUH
SHURͿULUHDJOLRSHUDWRULGHOGLULWWRGHJOLVWUXPHQWLFKHFRQVHQWDQRGLWHQHUHFLWWDGLQLHLPSUHVHLOSLSRVVLELOHDOODODUJDGDL7ULEXQDOL
Parrebbe di capire che secondo Lei rimane
sempre attuale il vecchio adagio popolare
per cui è sempre meglio un pessimo accordo
di una buona sentenza
'LUHLVHQ]·DOWURGLVLDOPHQRHQWURFHUWLOLPLWL ,O QRVWUR ULPDQH SXU VHPSUH XQR 6WXGLR
/HJDOHHSHUQRLLGHFUHWLLQJLXQWLYLVRQRSDQH
TXRWLGLDQRPDULWHQLDPRFKHO·D]LRQHOHJDOH
GHEEDHVVHUHODVROX]LRQHHVWUHPDDOODTXDOH
ULFRUUHUH VROR TXDQGR YH QH VLDQR HͿHWWLYDPHQWHLSUHVXSSRVWLGLVROYLELOLWjGHOGHELWRUH
HGLFRQYHQLHQ]DHFRQRPLFDSHULOFUHGLWRUH
3URSULR SHU TXHVWR PRWLYR OD QRVWUD DWWLYLWj
QHO VHWWRUH GHO UHFXSHUR FUHGLWL q FDUDWWHUL]]DWDGDXQDFRVWDQWHRSHUDGLPHGLD]LRQHWUD
OH RSSRVWH HVLJHQ]H GHO FOLHQWH GL LQFDVVDUH
YHORFHPHQWH LO SURSULR FUHGLWR H TXHOOD GHO
GHELWRUHGLQRQSDJDUHRGLIDUORLQWHPSLSL
OXQJKL,OQRVWURRELHWWLYRqTXHOORGLSRUWDUH
XQULVXOWDWRFRQFUHWRDLQRVWULFOLHQWLHSHURWWHQHUORSXQWLDPRDFKLXGHUHDFFRUGLZLQZLQ
EDVDWLSUHYDOHQWHPHQWHVXOODFRPXQLFD]LRQH
SHUVXDVLYD FKH QRQ VXOOD ´PLQDFFLDµ JLXGL]LDULD
0DQRQSHUTXHVWRVLDPRGLVSRVWLDGDFFHWWDUHSHVVLPLDFFRUGL
Quali sono i principali bisogni delle imprese che si rivolgono al vostro Studio Legale
SHULOUHFXSHURFUHGLWL"
/H D]LHQGH FL FKLHGRQR SULQFLSDOPHQWH WUH
FRVHODSULPDQDWXUDOPHQWHqTXHOODGLDWWLYDUFLSHUXQUHFXSHURH΀FDFHLQWHPSLPROWR
SLEUHYLGLTXHOOLWLSLFLGHOSURFHVVRDLTXDOL
DEELDPRDFFHQQDWRVRSUDODVHFRQGDqTXHOOD
GLSRWHUDYHUHLOFRQWUROORGHLFRVWLGHOO·DWWLYLWjGLUHFXSHURSULPDDQFRUDGLDWWLYDUHODIDVH
VWUDJLXGL]LDOHRTXHOODJLXGL]LDOHXOWLPRPD
QRQ XOWLPR GL DYHUH VHPSUH DJJLRUQDWD OD
VLWXD]LRQH GHOOH SUDWLFKH D΀GDWH DQFKH SHU
ÀQDOLWjGLDQDOLVLGLELODQFLRHGLFRQWUROORGL
JHVWLRQH
Come si è strutturato il Vostro Studio Legale
per rispondere a queste esigenze e cosa vi
GLVWLQJXHGDJOLDOWUL6WXGL/HJDOL"
/DFRVDFKHSULQFLSDOPHQWHFLFRQWUDGGLVWLQJXH q O·D]LRQH FRPELQDWD OHJDOHHVDWWRULDOH
SHU FXL JOL DYYRFDWL GHOOR VWXGLR RSHUDQR LQ
VLQHUJLD FRQ XQD UHWH HVWHUQD GL IXQ]LRQDUL
HVDWWRULDOL LQ JUDGR GL QHJR]LDUH OH PLJOLRUL
FRQGL]LRQL GL LQFDVVR GLUHWWDPHQWH SUHVVR
OD VHGH GHOO·D]LHQGD GHELWULFH GRYH QRQ DUULYD O·DYYRFDWR DUULYD O·HVDWWRUH H YLFHYHUVD
,QROWUH QHOO·RWWLFD GHO FRQWHQLPHQWR H GHO
FRQWUROORGHLFRVWLGLUHFXSHURDEELDPRHODERUDWRYDULHVROX]LRQLGLSDJDPHQWRVXFFHVV
IHHSHUIDUHLQPRGRFKHLOFOLHQWHVRVWHQJDXQ
LQYHVWLPHQWRSURSRU]LRQDOHDOEHQHÀFLRFRQFUHWDPHQWHRWWHQXWR,QÀQHFLVLDPRGRWDWLGD
TXDOFKH WHPSR GL XQ VRIWZDUH FKH FRQVHQWH
DLQRVWULFOLHQWLGLDFFHGHUHDOO·$UHD5LVHUYDWD GHO VLWR ZHE GHOOR 6WXGLR SHU PRQLWRUDUH
O·DQGDPHQWRGHOOHSUDWLFKHD΀GDWHO·DJHQGD
HWXWWLLGRFXPHQWLDUFKLYLDWLVXOIDVFLFRORGLJLWDOH XQ·RSHUD]LRQH GL WUDVSDUHQ]D PROWR
JUDGLWD GDL FOLHQWL DQFKH QHOO·RWWLFD GHOO·RWWLPL]]D]LRQHGHOOHULVRUVH
,Q FRQFOXVLRQH TXLQGL O·RELHWWLYR q TXHOOR
GL FUHDUH LQ WHPSL EUHYL QXRYD OLTXLGLWj SHU
O·LPSUHVDPHGLDQWHXQLQWHUYHQWRWHPSHVWLYR
H SURIHVVLRQDOH FKH QRQ DJJUDYL LO FOLHQWH GL
XOWHULRULFRVWL
LQIR#VWXGLROHJDOHUDͿDHOHLW
ZZZVWXGLROHJDOHUDͿDHOHLW
ZZZOLQNHGLQFRPSURÀOHYLHZ"LG WUN
ZZZIDFHERRNFRPVWXGLROHJDOHUDͿDHOH
publiredazionale
L’ESPERTO CONSIGLIA
STUDIO ROGAI & PARTNERS
UNA STORIA DI ONESTA’, SEMPLICITA’ E
COMPETENZA
QHFHVVDULDDOODFRQGX]LRQHGHOO·LPSUHVDGDOODFRQVXOHQ]DÀVFDOHDOODWHQXWDGHOODFRQWDbilità, redazione di bilanci ed elaborazione
GHOOH SDJKH ÀQR DOOD FRQVXOHQ]D H JHVWLRQH
dei rapporti di lavoro compreso la partecipazione alle trattative con le organizzazioni
sindacali.
Oltre a operazioni straordinarie quali cessioni di aziende, fusioni, scissioni e liquidazioni
di società.
Particolare rilievo viene anche attribuito alla
IRUPD]LRQH´&RQO·DWWXDOHDOOXYLRQHQRUPDtiva è necessario un aggiornamento continuo
e costante, che viene condiviso con i collaboratori in modo che tutti possiamo essere sempre informati e specializzati. Inoltre, è per noi
importante anche l’essere inseriti in una rete
di professionisti quali ingegneri, legali e tecnici grazie alla quale siamo grado di fornire
tutti i servizi che necessitano ad un impresa
anche in tema di sicurezza sul lavoro e di geVWLRQHGHLULÀXWLVSHFLDOLµ
Come è successo ad altri professionisti Riccardo Rogai inizia nel 1990 la libera professione di commercialista e consulente del lavoro, dopo quindici anni di “addestramento
sul campo” come responsabile amministrativo di una media impresa
di abbigliamento. Sulla
base dell’esperienza acquisita lo studio cresce
nel tempo, ampliando e
TXDOLÀFDQGR VHPSUH GL
più i propri servizi e aumentando l’organico dei
dipendenti e collaboratori.
Oggi Rogai può vantare
in totale ben 42 anni di
esperienza
lavorativa.
Specializzato in revisione legale è stato sindaco
HͿHWWLYRHSRLSUHVLGHQWH
del Collegio sindacale di
una banca di Credito cooperativo ed è revisore in
GLYHUVH UHDOWj QRSURÀW
“Ho avuto modo di fornire consulenza e assistenza a varie Confraternite
di Misericordia, nonché
a quegli enti speciali concordatari che gestiscono
le più belle Cattedrali d’Italia le ‘Fabbricerie’”.
/RVWXGLRKDGXHVHGLXQDSLRSHUDWLYDQHOla zona industriale di Firenze e l’altra più prestigiosa in pieno centro a Firenze.
Lo studio si è adeguato ai tempi dotandosi di programmi gestionali e tecnologie che
forniscono valore aggiunto alla componente
essenziale che è l’esperienza.
“Negli ultimi tempi il lavoro è cambiato ed è
sempre più necessaria una consulenza fatta
di esperienza e serietà che sia in grado di gestire la legalità dell’azienda e difenderla nel
miglior modo possibile evitando il contenzioso di ogni specie ed in particolare quello
tributario.
Contenzioso che qualora ve ne fosse comunque necessità siamo in grado di gestire con
JUDQGHFUHGLELOLWjD΀GDELOLWjHSURIHVVLRQDlità”.
Competenze queste assai apprezzate sia dai
clienti che dall’Agenzia delle Entrate, anche
SHULOIDWWRGLHVVHUHIRQGDWH´6XOO·RQHVWjHG
il rispetto di valori etici e morali” conclude
Rogai “la libertà e determinazione nell’esprimere le proprie opinioni professionali e la
volontà di esser utili al cliente consigliandolo
nel suo interesse e sollevandolo da tutte le
problematiche e perdite di tempo che si hanno confrontandosi con la burocrazia statale e
locale”.
[email protected]
www.studiorogai.it
Le attività dello studio
spaziano dalla costituzione e gestione delle startup alla contrattualistica
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L’ESPERTO CONSIGLIA
DOTTORI COMMERCIALISTI E REVISORI CONTABILI
STUDIO SANTANGELO
COMPETENZE ED ESPERIENZA
GUIDANO LE IMPRESE VERSO LA RICERCA
DI NUOVI MERCATI
Aperto a Prato nel 1995 da Paolo Santangelo,
dottore commercialista e revisore contabile,
lo Studio ha in seguito ampliato il proprio
VWDͿFRQOHFRPSHWHQ]HSURIHVVLRQDOLGLDYYRcati ed altri consulenti d’impresa. Allo scopo
GL UHDOL]]DUH XQD VWUXWWXUD PXOWLGLVFLSOLQDUH
SHUODVROX]LRQHGHOOHHVLJHQ]HJHVWLRQDOLGHOle piccole e medie imprese italiane e straniere
RSHUDQWLLQ,WDOLD´)LQRDSRFKLDQQLIDLOUXROR GHO FRPPHUFLDOLVWD HUD LGHQWLÀFDWR SULQFLSDOPHQWH FRQ OD FRUUHWWD JHVWLRQH ÀVFDOHµ
come guida e supporto per quelle imprese,
specialmente quelle medio piccole, in questo
GHOLFDWRSDVVDJJLRµ
La ricerca di nuovi sbocchi commerciali, la
gestione dei rapporti bancari e la ristruttuUD]LRQH RUJDQL]]DWLYD UDSSUHVHQWDQR OH DUHH
su cui lo Studio ha incentrato la propria mission operativa, dotandosi di tutte le compeWHQ]HXWLOLDRͿULUHXQVHUYL]LRVWUDWHJLFRDOOD
VRSUDYYLYHQ]D H DOOR VYLOXSSR GHOOH VWHVVH
“L’apertura di nuovi sbocchi commerciali
spiega Santangelo “ed il valore aggiunto si
PDQLIHVWDYD SULQFLSDOPHQWH QHOO·RWWLPL]]D]LRQHH΀FLHQWHGHOOHOHYHWULEXWDULH
Oggi le priorità appaiono cambiante. Il crollo
di un sistema basato sulla crescita esponen]LDOH GHOO·HFRQRPLD KD ODVFLDWR OH LPSUHVH
spesso disorientate circa il mutamento delle
proprie strategie. Lo studio aspira a porsi
UDSSUHVHQWDVLFXUDPHQWHXQHOHPHQWRIRQGDmentale per le imprese.
In particolare le PMI italiane non hanno la
possibilità di cogliere le opportunità riservate
da nuovi e diversi mercati in via di sviluppo. Lo Studio Santangelo dal 1995 si occupa
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ha consolidato rapporti di partenariato con
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Presso la nostra sede opera personale qualiÀFDWR PDGUH OLQJXD FLQHVH H UXVVR LQ JUDGR
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e imprenditoriali e la
conseguente necessità
di evolvere la gamma
GHOOHFRQVXOHQ]HKDQno portato lo Studio
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Start up.
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sceglie di avviare
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Santangelo.
´0DQRQEDVWDLOIXWXro imprenditore deve
valutare con l’ausilio
di opportuni strumenti la validità e l’attuabilità della sua Idea.
Noi mettiamo a diVSRVL]LRQH WXWWD O·DVVLVWHQ]D QHFHVVDULD DIÀQFKpODVHPSOLFHLGHD
possa diventare ‘vaORUH· GDOOD UHGD]LRQH
di business plan alla
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ricerche di mercato.
5HFHQWHPHQWH WUDPLte l’accordo con partQHU GL ÀGXFLD VLDPR
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SRWHQ]LDOH LPSUHQGLtore un pacchetto tutto compreso per l’avvio della nuova attività:
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[email protected]
www.studiosantangelo.it
publiredazionale
L’ESPERTO CONSIGLIA
AZIENDA AGRICOLA UCCELLIERA
A MONTALCINO FARE UN BUON VINO
È UN DOVERE
Visitare l’azienda agricola Uccelliera è un’esperienza unica, di quelle che lasciano il
segno e andrebbero fatte almeno una volta
nella vita.
Si comincia con la visita al territorio prolungandosi poi nei vigneti, di una bellezza da
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oltre le antiche cave di alabastro. Qui nascono vini come Brunello, Rosso di Montalcino e
altri prodotti fra i quali non può mancare un
ottimo olio d’oliva. “E’ un podere bello non
perché da cartolina, ma piuttosto perché qui
intorno c’è tanta storia di uomini e di natura” racconta Andrea Cortonesi, proprietario
dell’azienda agricola.
“Avrei potuto fare una scelta diversa ma ho
preferito continuare le tradizioni familiari
legate al lavoro della terra, perché la vita contadina mi ha insegnato ad apprezzare e condividere ciò che la natura può dare, nel bene
e nel male, dandomi consapevolezza della
realtà della vita”.
L’avventura imprenditoriale di Andrea inizia nel 1986, con l’acquisto del casolare con
il terreno: “Quando ho cominciato a lavorare
nel mio podere mi sono reso conto che forse
stavo cercando un modo per vivere il rapporto con questa terra che non guardasse solo al
risultato imprenditoriale puro e semplice ma
comprendesse anche l’aspetto etico”. Ed è
questo l’elemento guida che scandisce i ritmi
del lavoro quotidiano e determina le relazioni
con i clienti. Arrivano da più parti del mondo e sono accolti da Andrea soprattutto come
ospiti e collaboratori, con cui condividere un
percorso emozionale che inizia dal presentare la coltivazione dei vigneti e trova il suo
apice in cantina, a partire dalla degustazione
del vino dalle botti: “Cerco di far loro comprendere che in quel particolare gusto si assaporano aromi che sono frutto del territorio
e del vitigno, del tempo e di tanta passione
e che ogni annata ne è una testimonianza.
Questo è fondamentale, perché a fare l’imprenditore oggi, in una competizione mondiale, si rischia di disperdere i valori propri
dei nostri luoghi. E’facile trovare sul mercato
prodotti di grande qualità
ma realizzati con metodi di produzione dove
sono meno determinanti
le caratteristiche conferite dal clima, dal terreno
e via dicendo. Occorre
quell’approccio etico che
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nella produzione vinicola
la qualità sta nell’autenticità visto che tutto il settore dell’agroalimentare
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della natura”. Natura che
va osservata e conosciuta,
ascoltata e accompagnata,
per capirne le sfumature e non imporle il proprio pensiero.
Convinto che l’agricoltura sia un impegno individuale ma che oggi non possa essere pensata come un lavoro solitario, Andrea dedica
tempo anche alla vita associativa: “ Bisogna
crescere insieme, perché se il vicino sbaglia
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lavoro importante da svolgere con coscienza
e responsabilità: arricchisce un patrimonio
antico, un paesaggio che è stato familiare a
tante generazioni e sta a noi mantenerlo vivo
e autentico anche per il futuro”.
www.uccelliera-montalcino.it
publiredazionale
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