ies INTERVISTA A: IVANA CIABATTI, "Signora dell'oro" Industria e Sviluppo ANNO VII - N. 1 gennaio-marzo 2015 trimestrale di informazione, opinione, economia, impresa Confindustria Arezzo, Firenze, Grosseto, Livorno, Lucca, Massa Carrara, Prato, Siena N U O VA F I N A N Z A PER LE AZIENDE MARIO SALVESTRONI Finanza alternativa, la strada per la ripresa IVANA CIABATTI La "Signora dell'oro" che crede nell'Italia FABRIZIO LANDI Crowdfunding, e la start up vola IL NOSTRO LAVORO RAFFORZA LA VOSTRA IMMAGINE IL MONDO DELLA PELLE SU UNA RIVISTA NUOVI SPUNTI PER LA TUA ATTIVITÀ L&L, la rivista presente alle Fiere più importanti del settore, da Parigi a Milano. Comunicazione & Pub Pubblicità [email protected] info@mgacomunica Consulta on-line la rivista, sul sito: www.mgacomunicazione.it www.mgacomunica IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 27 Direttore responsabile: Annarosa Pacini [email protected] SOMMARIO EDITORIALE 7 Comitato di redazione: Andrea Balestri, Sandro Bonaceto, Antonio Capone, Marcello Gozzi, Massimiliano Musmeci, Umberto Paoletti, Piero Ricci, Claudio Romiti PMI: solo più grandi si cresce COVER STORY Coordinatore editoriale: Furio Massi 10 La “Signora dell’oro” che crede nell’Italia Redazione: Luisa Angioloni (Arezzo), Simona Bandino (Firenze), Lodovica Lazzerini (Massa Carrara), Ilaria Maraviglia (Lucca), Franco Passarini (Grosseto), Saida Petrelli (Prato), Elena Pozzoli (Livorno) 12 Crowdfunding, e la start up vola 13 Hanno collaborato a questo numero: Maurizio Abbati, Francesco Checcacci, Mattia Cialini, Giuseppe Nigro, Paolo Vannini, Manuela Villimburgo Economia collaborativa, l’investitore arriva dal web 14 Finanza alternativa, la strada per la ripresa Impaginazione, grafica e foto: Franco Passarini 16 Accesso al credito: è l’ora di scelte coraggiose Direzione e redazione: Confindustria Grosseto, viale Monterosa 196, 58100 Grosseto, redazione@ iesindustriaesviluppo.com 19 Editore: Assoservizi Toscana Sud Rete d’Imprese. Via Roma, 18 - 52100 Arezzo 20 Finanza: “nuova” o “vecchia”, purchè sia Stampa: Soluzioni per la Stampa Srl, Corso Carducci 34, Grosseto 22 Banca e impresa, tempo di rinnovamento Registrazione: Tribunale di Grosseto n. 1/2009 del 26.03.2009 • Gli articoli possono non rispecchiare le posizioni delle Associazioni Industriali e dell’Editore, che li ritengono in ogni caso un contributo sul piano dell’informazione e dell’opinione. Dei contenuti sono responsabili i singoli autori. L’Editore non dovrà essere ritenuto responsabile per errori, omissioni, interruzioni o ritardi legati ai contenuti pubblicati nè per eventuali danni provocati dagli stessi. • È consentita la riproduzione purchè espressamente autorizzata dall’Editore, e con la citazione della fonte. • Non vengono trattati dati personali. L’uso dei dati, temporaneo, è solo a fini giornalistici. • Foto © Assoservizi Toscana Sud Rete d’Imprese. 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PUBBLICITÀ: la raccolta pubblicitaria su tutto il territorio della Toscana per “IES - Industria e Sviluppo” è a cura di: MGA Comunicazione & Pubblicità srl - Via Aretina 167/M Firenze Tel. 055/5275595 - Cel. 349/5941620 e-mail: [email protected] Per crescere, serve una banca partner e non padrona 23 Finanza innovativa, ancora lontana 24 Oltre il credito bancario 26 Strutturare l’azienda aiuta il credito TERRITORIALI FIRENZE 28 30 CONFINDUSTRIA TOSCANA SUD LUCCA PISTOIA PRATO 32 LIVORNO 34 MASSA CARRARA 35 37-60 PMI, un miliardo di euro per crescita e competitività Innovazione, ICT, formazione: l’unione (in Confindustria) fa la forza Il made in Italy tra innovazione e tradizione: tre casi di creatività che diventano prodotto Nuovo Accordo tra Cassa di Risparmio di San Miniato e Confindustria Livorno Più competitività con lo sviluppo del trasporto merci L’esperto consiglia Palazzo Budini Gattai Firenze Un luogo originale per ricevimenti di matrimonio, cene e cocktails, serate musicali in giardino, incontri di lavoro, convegni... An original venue for wedding receptions, dinners and cocktails musical and garden events, conferences and meetings... Via dei Servi, 51 Piazza SS. Annunziata, 1 50122 Firenze Tel. +39 055 210832 Fax 055 212080 [email protected] www.budinigattai.com EDITORIALE IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 7 PMI: solo più grandi si cresce di Francesco Checcacci, chartered financial analyst (CFA) L E PMI IN ITALIA L’Italia in generale, e la Toscana in particolare, hanno dimostrato nel tempo di saper creare un tessuto imprenditoriale vitale e dinamico, con molti pregi e qualche difetto che la crisi ha purtroppo evidenziato. Notoriamente l’Italia deriva una buona parte del suo PIL da piccole e medie imprese. Queste si organizzano talvolta in distretti industriali, nei quali vi sono imprese di dimensioni spesso contenute che si specializzano in molti casi anche in una sola fase della produzione di un bene. Tali distretti, studiati in profondità dal professor Giacomo Becattini dell’Università di Firenze, rappresentano la spina dorsale della produzione del cosiddetto “made in italy”. In Toscana si pensi al distretto orafo di Arezzo o a quello della pelle intorno a Firenze, oltre che al tessile di Prato. Il modello di distretto, che da una parte permette il contenimento dei costi attraverso la specializzazione, dall’altra spesso manca di imprese di dimensioni sufficienti a investire in ricerca e sviluppo, con il conseguente rischio di trovarsi a svolgere produzioni a valore aggiunto insufficiente per giustificare i costi di produzione in fasce medie e medio-basse del mercato, quando cresce la pressione di Paesi con costi di manodopera inferiori. Secondo dati Cerved pubblicati anche sul Corriere della Sera1 le PMI producono il 12 per cento del PIL italiano, ma hanno difficoltà a crescere anche per la sfida di finanziarsi in un mondo in cui il credito bancario sta divenendo, per ragioni cicliche ma anche sempre più strutturali, più difficile da ottenere rispetto al periodo prima della crisi. CONFRONTO CON L’EUROPA In termini dimensionali l’impresa italiana tende a essere mediamente più piccola che in Paesi a noi vicini. Inoltre, sempre in relazione ad altri Paesi europei, le aziende italiane hanno capitale proprio più basso e si affidano di più al sistema bancario. Secondo i dati del Ministero dello Sviluppo Economico italiano, nel 2011 il totale dei prestiti a breve e medio-lungo termine, principalmente erogati dalle banche, rappresentavano mediamente il 54 per cento delle fonti di finanziamento delle imprese italiane, mentre il patrimonio appena il 15 per cento. In Francia i prestiti erano il 40 per cento, il capitale il 24 per cento. In Germania le percentuali corrispondenti sono del 45 per cento e del 28 per cento. In Gran Bretagna, Paese tradizionalmente più volto ai mercati finanziari, il capitale era addirittura il 44 per cento delle fonti di finanziamento a fronte di un 40 per cento di prestiti. Le imprese italiane quindi sono più piccole che nel resto d’Europa perché tendono a crescere di meno. Una delle motivazioni è appunto la bassa capitalizzazione. IL SISTEMA BANCARIO E LE NUOVE REGOLE DI CAPITALE Già prima della crisi gli organismi internazionali, per evitare che i contribuenti fossero chiamati a coprire i costi delle perdite degli Istituti di credito, avevano stabilito delle dotazioni di capitale minime che le banche dovevano rispettare per far fronte a periodi di stress economico. In seguito alla crisi e alle giuste proteste di cittadini che in vari Paesi hanno visto i loro Governi costretti a intervenire con denaro pubblico per evitare il collasso del sistema bancario, i requisiti patrimoniali sono stati ulteriormente aumentati. Al momento non esiste neppure certezza rispetto ai livelli di capitale che il sistema Fonti di finanziamento alle imprese in vari Paesi europei (Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico 2011) EDITORIALE IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 8 bancario dovrà mantenere, a seconda delle dimensioni dell’Istituto di credito, per operare. Notoriamente l’incertezza è una delle maggiori fonti di rischio in un sistema economico. Essenzialmente, in mancanza di certezze, gli amministratori opteranno per un’attività maggiormente prudenziale, che si esemplificherà in requisiti più stringenti per l’accesso al credito. Si consideri inoltre che, al contrario di quanto molti pensino, in Europa continentale, a differenza che in USA e Regno Unito, il credito tende a ripartire dopo l’espansione del PIL. In sostanza le imprese europee non chiedono credito fino a che non percepiscono che ci sarà domanda per i loro prodotti. I prestiti di medio-lungo termine a imprese erogati dal sistema bancario nel 2012, secondo dati Banca d’Italia, sono stati di circa 128 miliardi di euro, di cui 46 a piccole e medie imprese. IL FUTURO POSSIBILE La minor disponibilità di credito si può trasformare in un’opportunità. Se le imprese italiane si muovessero verso la media di Francia, Germania e Gran Bretagna, dovrebbero raddoppiare il loro capitale e affidarsi per il 10 per cento in meno ai prestiti a medio-lungo termine. In buona sostanza è auspicabile, dopo tanti anni che se ne parla, che finalmente si arrivi ad una maggior capitalizzazione da parte delle imprese italiane, soprattutto quelle piccole e me- die. Queste possono sfruttare una situazione in cui le fonti d’investimento tradizionali sono poco redditizie: i titoli di Stato a dieci anni sono sotto il 2 per cento lordo, quelli a tre anni sotto lo 0.50 per cento, sempre lordo; il mattone è in crisi da tempo per una serie di fattori difficilmente reversibili nel breve termine, che includono una tassazione crescente che scoraggia potenziali acquirenti unita, in alcune zone, a un eccesso di offerta. In altre parole in alcune parti della Toscana si è probabilmente costruito troppo, almeno rispetto al parco di possibili compratori. Questo è stato ulteriormente ristretto da una tassazione in aumento a livelli incerti. Esiste quindi la possibilità di connettere chi ha buone idee con chi cerca occasioni d’investimento, sia con strumenti di debito sia di capitale. Le forme in cui questo può essere fatto sono molteplici, e vanno dall’emissione di obbligazioni, anche in pool d’imprese (bond del territorio), alla connessione attraverso soggetti con expertise locale e contatti internazionali con investitori, principalmente istituzionali o qualificati, interessati a strumenti di debito, anche non negoziati sul mercato, e/o a strumenti di capitale quali private equity a vari stadi o acquisto di azioni di nuova offerta per aziende di dimensioni maggiori. Esistono a tal proposito investitori di private equity che operano a vari stadi di espansione di un’impresa, da quella Francesco Checcacci: economista finanziario. Si è laureato a Firenze, specializzato a Londra. Ha ottenuto l’investment management certificate e la qualifica chartered financial analyst (CFA). Dopo esperienze tra la City di Londra e Parigi, dove ha lavorato anche per Morgan Stanley e Moody’s, è tornato in Toscana di start-up a quelle più avanzate. Le procedure di quotazione sono relativamente complesse ma soprattutto il percorso non può esaurirsi con l’IPO, ma deve continuare attraverso una comunicazione ed una gestione della relazione di livello adeguato alla comunità finanziaria. Anche qui sarà fondamentale affidarsi quindi a professionisti in grado, da una parte, di mettere in contatto la domanda con l’offerta, e dall’altra anche di porre sul tavolo e gestire relazioni a livello locale ed internazionale (in inglese è stato coniato a proposito il termine “glocal”, neologismo ottenuto dalla crasi tra i termini“global”e “local”). Finora queste figure, in Italia, sono relativamente rare. Per accedere a tutte queste opportunità le imprese devono anche parlare una lingua più vicina a quella degli investitori, imparando a trattarli come partner, a programmare a più anni e a presentare piani di espansione che convincano, nelle forme e nei contenuti, gli investitori stessi a dar loro fiducia. Infine, sarà indispensabile da parte della politica una semplificazione delle procedure burocratiche per nuovi investimenti, sulle quali l’Italia purtroppo è notoriamente indietro rispetto alla maggioranza degli altri Paesi sviluppati. Le riforme strutturali di semplificazione, che pare stiano per essere messe in atto, potrebbero instaurare un clima nuovo che porti investitori nazionali e internazionali ad interessarsi più attivamente all’Italia. Le imprese, da parte loro, devono farsi trovare pronte a sfruttare l’occasione avviando da subito le procedure necessarie a presentarsi ad un parco qualificato, tenendo presente che questo sarà mediamente più facile per un pool d’imprese piuttosto che per una singola azienda, dato che spesso gli investitori istituzionali ricercano ticket d’investimento relativamente alti, tipicamente sopra i cinque milioni di euro. 1) http://www.corriere.it/economia/finanza_e_risparmio/notizie/analisi-non-trascuriamo-chifa-12percento-pil-5f5e36b2-659a-11e4-b6fa49c6569d98de.shtml dove lavora in banca. Parla correttamente inglese, francese e spagnolo; comprende ceco e tedesco. Il conseguimento della qualifica di CFA Charterholder richiede l’adesione a un severo codice etico, il conseguimento di un’esperienza lavorativa almeno quadriennale nella gestione degli investimenti ed il superamento di tre esami annuali molto selettivi in lingua inglese su un programma che verte su materie economiche, finanziarie ed etiche. La Cascina di Cardelli G. & C. SNC Viale Verdi, 43 - Montecatini Terme (PT) - Tel. +39 0572 78474 www.incascina.it COVER STORY / NUOVA FINANZA PER LE AZIENDE IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 10 La “Signora dell’oro” che crede nell’Italia Ivana Ciabatti Dal recupero dell’orgoglio nazionale a nuove strategie per l’accesso al credito: molte le possibilità per un Paese che può uscire dalla crisi. Intervista a Ivana Ciabatti di Mattia Cialini, giornalista “Arezzonotizie.it” U na miniera preziosa ma ormai semisconosciuta. Ivana Ciabatti, imprenditrice aretina che di preziosi si intende, così vede l’Italia: ricca di potenziale, sfruttata molto spesso da altri come brand, ma realmente poco valorizzata. Ciabatti – appena ascesa al vertice di Confindustria Federorafi – sa fiutare nel vento le occasioni, l’ha fatto per la propria azienda – la Italpreziosi – spalancandole un futuro luminoso (1,75 miliardi il fatturato del 2014) proprio mentre la crisi stava sgretolando le altrui certezze. A suo parere, l’Italia della bellezza, dell’arte, delle passioni e dei saperi non solo potrà salvarsi, ma potrà vincere. “L’Italia rappresenta il Paese con il maggior potenziale di crescita inespressa. Si stima che entro il 2019 ci saranno duecentodue milioni di nuovi ricchi, la maggior parte dei quali in Cina, India, Brasile e Russia. Economie in cui il made in Italy già afferma il proprio valore e rappresenta per i consumatori uno status, grazie alla forza dei nostri marchi”, spiega Ivana Ciabatti. Così, mentre i consumi interni sono drammaticamente ridotti, il mondo è affamato di prodotti italiani. Non a caso lo scorso dicembre la titolare della Italpreziosi è stata protagonista di un incontro ad Arezzo dal titolo significativo: “Esportare la dolce vita”. All’evento ha preso parte anche il vice ministro Calenda, che nell’occasione ha detto: “Dobbiamo trovare la giusta strada per valorizzare appieno i prodotti ‘belli e ben fatti’ e presentarli nei Paesi con economia emergente”. Partiamo da qui. Insomma, l’Italia è una miniera, ma il tesoro fatica a venire alla luce. “Innanzi tutto è necessario fare un salto culturale, occorre avere un punto di vista globale per competere nei mercati internazionali: dobbiamo reagire, smetterla di subire gli eventi. Ci vengono richiesti preparazione, competenza e giusti strumenti. Non è più tempo di improvvisazione. Eppure la base di partenza è ottima: siamo il secondo Paese manifatturiero d’Europa, tra i primi cinque al mondo per saldo commerciale dei prodotti del manifatturiero e il nostro export è cresciuto più di quello tedesco o francese. Insomma, il brand ‘Italia’ vende, infatti l’Italian Lifestyle rappresenta una grande risorsa economica per il nostro Paese. Ma dobbiamo riappropriarci dell’orgoglio nazionale, spesso annebbiato dalla classe politica. L’Italia è buon gusto, bellezza, passione e coraggio; una terra di intellettuali, artisti ma anche artigiani e imprenditori che hanno fatto la Storia”. Già presidente della sezione orafi di Confindustria Arezzo, è appena subentrata COVER STORY / NUOVA FINANZA PER LE AZIENDE a Licia Mattioli al vertice di Confindustria Federorafi. E’ stata citata come un esempio di successo del territorio toscano anche dall’Arcivevescovo di Arezzo, Cortona e Sansepolcro, Riccardo Fontana. Sosterrà le istanze toscane in ambito nazionale? “Quel che mi ha sorpreso è stato l’appoggio da parte degli industriali vicentini, data la rivalità tra Arezzo e Vicenza. Non me lo aspettavo e ne sono lusingata. Mi sono assunta questa responsabilità e ho ben chiari gli obiettivi del mio mandato. Lavorerò per tutto il settore italiano, anche se sono molto impegnata per il mio territorio. Vorrei che, in ogni ambito lavorativo, fosse premiato il merito. Sono convinta che per ripartire, oltre alle competenze, ci vogliano talento e passione. L’unione farà la nostra forza: per uscire dal guscio ed esportare, le piccole aziende dovranno consorziarsi, organizzare fiere e promuovere i loro prodotti nei Paesi in cui c’è richiesta di made in Italy”. La filosofia che cerca di proporre in ambito associativo è la stessa che ha portato al successo la Italpreziosi. Quale è la chiave? E cosa si attende dal futuro? “La Italpreziosi commercia metalli nobili sin dalla sua nascita, nel 1984: oro, argento, platino e palladio. La svolta degli ultimi anni è nata dal confronto con realtà globali. Molti viaggi, molte esperienze nei quattro angoli del pianeta. Dall’Oceania all’Africa, dall’India al Centro America. Siamo in continua espansione, nel 2010 il nostro fatturato era di seicentocinquantasei milioni, oggi è triplicato. Ma vogliamo raddoppiarlo nel giro di due anni. Tutto questo grazie all’esperienza, ad una rigorosa disciplina tecnico-commerciale ed uno staff costantemente aggiornato sulla realtà che ci circonda per cercare di capire ed anticipare un settore in continua e veloce evoluzione. L’azienda si è dedicata a un processo per la provvista di metalli preziosi direttamente dalle fonti estrattive, rafforzando la propria presenza sui mercati internazionali. L’Italpreziosi è presente in Africa, in Sud America ed in Papua Nuova Guinea in collaborazione con aziende dedite alla raccolta dei materiali preziosi. In ogni passaggio la filiera è certificata, noi parliamo di ‘oro etico’ perché ovunque operiamo vengono mantenuti alti gli standard etici nel rispetto delle leggi locali e dei principi di sostenibilità, con particolare attenzione alle persone e all’ambiente. Nella sede aretina, a San Zeno, abbiamo un impianto di affinazione di ultima generazione ad impatto prossimo alla zero. Quando parlai per la prima volta di oro etico, ormai otto anni fa, ricordo che fui derisa dai miei colleghi, oggi la filiera certificata rappresenta per la Italpreziosi un’arma determinante per l’affermazione in mercati particolarmente IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 11 Sempre più cruciale il ruolo del “made in Italy”, anche sui mercati emergenti sensibili al tema come quello degli Stati Uniti”. Certo, tutto questo rischia di essere vanificato se ad un’azienda vengono tagliate le gambe del credito. “La mancanza di liquidità, il poco supporto da parte del sistema bancario – sia per quanto riguarda l’erogazione di nuovi finanziamenti che per il prestito d’uso – ha inciso pesantemente sulla produzione del distretto orafo di Arezzo, realtà che posso osservare da molto vicino. Credo che il settore manifatturiero necessiti di un sistema creditizio particolarmente efficiente sia nei servizi che nelle condizioni per crescere e competere. Per crescere e competere occorre un sistema creditizio efficiente, sia nei servizi che nelle condizioni Le complicazioni sono molteplici: alla concentrazione degli istituti, al peggioramento qualitativo del credito nei bilanci bancari e a quello degli indici di valutazione dei bilanci aziendali, va aggiunto che il credito alle imprese è appannaggio pressoché totale del sistema bancario: in Italia la percentuale è del 92 per cento, negli Stati Uniti si ferma al 40 per cento. Per questi motivi, alla fine dell’anno scorso è stata promossa da Federorafi l’iniziativa ‘Diamo credito al goiello’, con cui è possibile fornire alle aziende orafe con determinati requisiti una garanzia a prima richiesta al 60 per cento della linea concessa, a sua volta riassicurata dal Fondo centrale di garanzia per le Pmi per l’80 per cento. Il rischio delle banche viene così mitigato, in primo luogo da parte di Unionfidi, uno dei principali Confidi nazionali, in secondo luogo dal Fondo Centrale che grazie alla garanzia di ultima istanza da parte dello Stato permette un minore assorbimento di patrimonio bancario per la concessione della linea di ‘prestito d’uso’ e di conseguenza migliora il rating aziendale”. IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 12 COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA FIRENZE Crowdfunding, e la start up vola Dal business angel alla raccolta on line, nuove strade per il finanziamento d’impresa di Maurizio Abbati, giornalista freelance U na start up non è per sempre. Ha una deadline definita, un margine di tempo a disposizione ristretto, entro cui dovrà dimostrare di saper crescere, o sarà costretta a soffocare, dopo essere rimasta senza l’ossigeno necessario per svilupparsi. Quarantotto mesi, quattro anni soltanto, durante i quali ha però la possibilità rara nella legislazione italiana di godere di agevolazioni preziose per dare corpo a un’idea imprenditoriale. Compresi quelli relativi alla ricerca di finanziamenti, per la quale è possibile anche ricorrere alla rete, affidarsi insomma alle ramificazioni infinite di internet attraverso il sistema del “crowdfunding”. Un sistema che solo nel 2013 in Europa ha favorito una raccolta fondi pari a circa un miliardo di euro e consente di cercare partner e sostenitori dal basso, attraverso specifiche piattaforme web autorizzate dalla Consob, evitando così di dover passare attraverso il canale bancario, spesso assai angusto per le nuove piccole imprese. Tutto questo grazie al decreto legge dell’ottobre 2012, che definisce il concetto di start up innovativa e contiene prescrizioni precise a cui attenersi, come dimostrare una percentuale importante della spesa destinata a ricerca e sviluppo, o ancora occuparsi di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico. Detto questo diventa fondamentale trasformare l’idea in un progetto specifico, stilando un business plan dove compaiano con esattezza i tempi e i costi di realizzazione, indispensabili quando ci si prepara a cercare investitori privati. “Lo startupper – spiega Fabrizio Landi, delegato alle Start up e reti d’impresa per Confindustria Firenze – in genere è il giovane che ha l’idea di un servizio o un prodotto che può funzionare sul mercato, decide di mettersi in proprio e va alla ricerca di finanziamenti, dapprima contando sui propri familiari, che sono spesso i primi ad aiutarlo, poi confidando nell’interesse di quelli che vengono chiamati ‘business angels’, che possono intervenire con capitali propri per far decollare il progetto, prima che ci si rivolga al mercato finanziario vero e proprio, puntando anche su bandi e fondi pubblici”. Quante sono le start up in Toscana? E quante riescono a superare lo scoglio della fase di avvio e a navigare da sole nel mare agitato del mercato? “A livello nazionale, secondo le ultime cifre, siamo arrivati a 3.215 imprese, di cui 207 sono in Toscana. Non sono tante quelle che ce la fanno. Si stima infatti che almeno un terzo di quante si iscrivono al registro morirà, più di un altro 30 per cento non riuscirà a superare la piccola dimensione e solo un 20 per cento saprà trovare gli strumenti e le energie giuste per crescere e diventare importante”. Chi sono invece i business angels? “Il business angel è qualcuno che scopre l’esistenza di un progetto d’impresa e ci crede al punto da investirci direttamente, rischiando anche molto, poiché interviene in una fase iniziale, quando non ci sono neanche dei bilanci da esaminare. E’ un investitore che di solito va molto a sensazione e può rivelarsi una persona che oltre ai soldi apporta anche delle competenze. Un tassello fondamentale per l’avvio, di cui si può cominciare a fare a meno solo quando si dimostra che il progetto funziona realmente e allora ci si può rivolgere ai fondi di investimento e al venture capital. Ma per riuscire ad attrarre questo capitale di rischio bisogna convincere le persone presentando un business plan credibile”. Come può una start up trovare investitori che scommettano praticamente al buio? “Oggi grazie a un decreto legge di tre anni fa si può avviare una raccolta di fondi attraverso internet, rivolgendosi a siti autorizzati dalla Consob. Questo dà la possibilità concreta di avvicinare una platea estremamente ampia di potenziali interessati, uscendo dai confini della territorialità, che altrimenti sarebbe impossibile contattare per una neoimpresa. Si tratta spesso di persone con esperienza, magari che hanno già operato nello stesso settore di competenza in ruoli importanti e che decidono di intervenire proprio per questo motivo, differenziando i loro investimenti. C’è chi è riuscito a raccogliere anche quattro milioni di euro in questo modo, da persone fisiche. Questo significa che si tratta di una strada praticabile”. Fabrizio Landi COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA FIRENZE IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 13 Economia collaborativa, l’investitore arriva dal web Trasparenza, rendicontazione, governance allargata: piccole start up crescono di Maurizio Abbati, giornalista freelance P iccole stelle crescono nel panorama dell’imprenditoria. Si chiama StarsUp il portale tutto toscano, con sede a Livorno, nato allo scopo di far prendere il volo alle imprese, aiutandole a trovare finanziamenti attraverso il più grande aggregatore che esista, cioè internet. Piattaforma gestita da StarsUp srl, che è la prima società – ovviamente anch’essa una start up – ad aver ottenuto, nell’ottobre 2013, l’iscrizione al registro dei portali on line per la raccolta di capitale di rischio da parte di start up innovative, istituito dalla Consob. “Il nostro compito è Matteo Piras quello di dare alle start up la possibilità di scegliersi gli investitori. In Italia gran parte della popolazione è tradizionalmente abituata ad investire in Bot ed è difficile pensare di scommettere su un’impresa che sta nascendo – spiega Matteo Piras, commercialista livornese diventato presidente del consiglio d’amministrazione di StarsUp srl –, ma le abitudini cominciano a cambiare. Il nostro portale l’anno scorso ha raccolto 700 milioni di euro attraverso novanta investitori (di cui due stranieri), finanziando sette progetti, tra cui una barca a propulsione solare. Abbiamo avuto settantamila collegamenti da 115 paesi del mondo”. Come vi è venuta l’idea di StarsUp? “E’ arrivata nel 2013, dopo aver assistito ad una lezione di un economista americano che illustrava i trend emergenti nell’economia collaborativa. Quando l’Italia ha applicato la nuova normativa ci siamo adeguati, così la Consob ci ha rilasciato l’autorizzazione, che è la numero uno in Italia. Abbiamo visto c’è che un ampio numero di imprese o imprenditori che avrebbero la necessità di capitale per poter avviare o far decollare progetti, che spesso non riescono a prendere il volo proprio per mancanza di risorse. Dall’altra parte ci sono tanti potenziali investitori in possesso di una certa disponibilità finanziaria disposti a prendere in esame soluzioni per diversificare il proprio investimento, ma anche per sentirsi parte di una iniziativa di successo. Il crowdfunding, e in particolare l’equity crowdfunding, è lo strumento ideale per dare una soluzione a queste esigenze delle nostre start up. Strumento che ha alcune importanti particolarità, come il fatto di rivolgersi a un elevato numero di destinatari e offrire strumenti partecipativi al capitale di rischio. Una possibilità di finanziamento che di recente con un decreto legge, chiamato ‘Investment Compact’, è stata estesa anche alle pmi innovative che presentino un bilancio certificato da un revisore contabile, dopo di che è necessario iscriversi a uno speciale registro che permette di inserire i progetti sulle piattaforme di equity”. Dietro al vostro portale c’è un grande lavoro. Come si finanzia il progetto? “Si finanzia in base agli investimenti che riusciamo a canalizzare attraverso la proposta veicolata on line. Quando viene acquisito il capitale prefissato inizialmente, cioè al momento in cui l’operazione ha raggiunto il suo obiettivo, per il portale tratteniamo il 7 per cento, mentre per i singoli investitori non ci sono commissioni di sottoscrizione. Ogni progetto inserito nel nostro portafoglio ha ovviamente una quota minima di investimento”. Quali sono le difficoltà più grandi a cui devono far fronte le start up che si aprono al mercato? “Le start up devono abituarsi alla trasparenza dei propri piani industriali e prepararsi a rendicontare un progetto, oltre a fare i conti con una governance allargata e un consiglio in cui siedono altri imprenditori. Tutto ciò comporta una modifica radicale nel modo di condurre un’impresa che fino a quel momento aveva ruotato attorno solo a parenti e amici”. IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 14 COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA TOSCANA SUD Finanza alternativa, la strada per la ripresa Pronte nuove strategie da mettere in campo per finanziare le imprese, ancora troppo lenta la risposta del Governo e delle Banche di Manuela Villimburgo, giornalista, collaboratrice “Il Sole 24 Ore” C hi ha paura della finanza alternativa? “Da tempo Confindustria lavora a un sistema di finanziamento alle imprese basato sul sostegno diretto dei risparmiatori. Una strada obbligata per far fronte all’inarrestabile riduzione degli affidamenti da parte degli istituti di credito”. Per fermare l’inevitabile spirale negativa generata dal credit crunch, Mario Salvestroni, presidente dell’Associazione Industriali di Grosseto, ha messo a punto e avviato il sistema dei micro e mini bond. La novità ha però incontrato alcuni ostacoli, tanto che oggi si lavora ad un più complesso sistema di garanzie per immettere un gran flusso di liquidità a disposizione delle imprese. Prima di tutto, perché si parla di finanza alternativa? “Dopo sette anni di crisi, i rating delle imprese sono decisamente peggiorati e il tasso di interesse, che include il premio per il rischio, aumenta di conseguenza a causa degli accantonamenti obbligatori a carico delle banche finanziatrici, facendo lievitare gli interessi passivi per l’impresa. Si tratta di un costo che addirittura genera ulteriori oneri per l’impresa, in quanto il sistema fiscale, attraverso l’Irap e le relative maggiorazioni e l’art. 96 Tuir, ha reso quasi completamente indetraibili gli interessi passivi a carico delle imprese che subiscono la crisi, e dunque li tassa con l’aliquota del 32,50 per cento, con effetti negativi sui bilanci. Di conseguenza, il ra- ting della società peggiora rendendo più costoso e difficile l’accesso al credito bancario. Un circolo vizioso che può mettere velocemente fuori mercato le aziende”. Tutto nasce quindi dal Fisco? “Con gli attuali livelli di tassazione non restano energie per investire e dunque per crescere. Siamo il paese con il sistema fiscale più oppressivo. Per le imprese il valore medio della tassazione, il Ttr (Total tax rate: tasse dirette, indirette e contributi), raggiunge quota 70 per cento, ma considerando che nella media sono inclusi contribuenti fiscalmente agevolati, per le imprese non beneficiate supera comodamente il 90 per cento. Gli investimenti sono efficacemente contrastati dalla tassa- zione totale che può essere oltre il 40 per cento superiore rispetto alle aziende concorrenti, anche limitandoci a quelle residenti nei paesi avanzati, ed al costo del lavoro a carico dell’impresa: 1.000 euro di lavoro ne costano all’impresa 3.555”. E’ una questione di aliquote troppo alte? “Il nostro sistema fiscale è stato studiato per garantire la stabilità del gettito. Infatti, nel tempo i vari governi, per ampliare la base imponibile, hanno varato e perfezionato norme che, nell’attuale congiuntura recessiva, ottengono il gettito colpendo più i costi che gli utili. Questo sistema perverso è la principale causa della morte delle imprese. Quelle che si concentrano sull’esportazione, e sono sempre COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA TOSCANA SUD di più, tendono ad internazionalizzarsi con un’adeguata presenza commerciale nei paesi con cui effettuano i maggiori scambi; poi spesso delocalizzano la produzione per ridurre il costo per unità di prodotto. Così facendo pagano tasse molto ridotte nel paese in cui producono valore aggiunto, ma nel contempo riducono la quota di gettito fiscale in Italia. L’alternativa è la perdita di competitività e poi la chiusura”. E le altre imprese? “Quelle che invece sono costrette, per dimensione o per tipo di attività, a lavorare sul mercato interno, entrano facilmente nella spirale letale: calo del margine operativo lordo, peggioramento del rating, incremento dei tassi passivi, incremento degli interessi passivi, aumento del Ttr e così via fino alla chiusura. Quando moriranno, addio gettito. E’come mangiare l’unico mulo che tira il carretto…” La rigidità del sistema bancario può essere allentata? “Il problema è che con le nuove regole di Basilea le banche hanno interesse a finanziare solo le imprese che non hanno bisogno di credito. Con i rating delle aziende degradati da sette anni di crisi, gli istituti bancari, per mantenere oltre la soglia imposta dal regolatore il rapporto tra patrimonio e crediti ponderati sui rischi, devono emettere aumenti di capitale per confermare gli affidamenti già concessi; oppure ridurre le attività a rischio e dunque comprimere il credito alle imprese. E’ quello che succede da anni”. IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 15 Mario Salvestroni Ma il sistema bancario è costretto a immettere liquidità: dove va a finire? “Gli istituti si contendono, a qualunque tasso, i clienti con i rating più alti che poi finiscono con utilizzare queste risorse per investimenti finanziari o per strappare condizioni migliori di acquisto ai propri fornitori. La liquidità rimanente viene impiegata dalle banche per riacquistare obbligazioni proprie, o investita in titoli di stato. E’ evidente che, con le regole attuali, le immissioni di liquidità non servono a sviluppare l’economia reale: il Pil non cresce e la disoccupazione aumenta, come andiamo ripetendo, inascoltati, al mondo della politica”. Per migliorare la qualità del credito da tempo Confindustria lavora ad una finanza alternativa. “E’ormai più che evidente che il sistema italiano di finanziamento alle Pmi è eccessivamente ‘bancocentrico’. Negli Usa le imprese sono finanziate per meno del 30 per cento dalle banche, in Inghilterra per meno del 50 per cento, in Germania per meno del 70 per cento, in Italia per il 100 per cento, cioè le banche hanno l’esclusiva dei crediti, ma anche l’esclusiva delle sofferenze. Il rischio della totale dipendenza oggi emerge con forza, di fronte alla brusca ed insostenibile riduzione della liquidità messa a disposizione delle imprese. E’ urgente una disintermediazione finanziaria intelligente. L’idea è quella di facilitare le aziende nell’emissione di titoli di debito da sottoporre a sottoscrittori non qualificati con opportune garanzie. Inoltre per spingere le imprese ad investire dobbiamo rendere totalmente detraibili gli interessi passivi a fronte degli investimenti”. Come sta andando questa operazione? “Da venti anni una norma, il comma 115 dell’art. 3 della Legge 549/95, ha limitato la detraibilità degli interessi passivi per una so- Finanziamento alle imprese: è tempo di un nuovo modello di politica industriale, basato sull’assorbimento del rischio del credito cietà, non quotata in borsa, emittente titoli di debito ad un tasso che attualmente è inferiore ad 1/30 del tasso dei titoli di Stato a dieci anni. Chiaramente, essendo un’impresa più rischiosa dello Stato, non è possibile che una società non quotata possa trovare sottoscrittori per i propri titoli. Il tasso soglia deve essere urgentemente aggiornato alle attuali esigenze”. Ci sono altri impedimenti alla diffusione della finanza alternativa? “Il paradosso è che qualunque risparmiatore può liberamente investire nel capitale di rischio di qualunque società, mentre per investire in mini bond – che debbono comunque essere emessi da società strutturate e con il limite del doppio del patrimonio netto –, il sottoscrittore deve essere un ‘finanziatore qualificato’. Le contraddizioni che hanno vita così lunga dimostrano che non tutti sono interessati a salvare l’Italia”. Cosa altro si può fare? “Oggi stiamo lavorando a un sistema di garanzie per immettere un gran flusso di liquidità a beneficio delle imprese, dando ossigeno all’economia mentre il Governo porta a termine le riforme strutturali che richiedono anni per essere operative e riceverne i benefici. Il nuovo progetto, che abbiamo già presentato a Palazzo Chigi e alla Banca d’Italia, è la proposta di un nuovo modello di politica industriale basato sull’assorbimento del rischio di credito per il finanziamento alle imprese”. COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA TOSCANA SUD IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 16 Accesso al credito: è l’ora di scelte coraggiose Ricchezze e peculiarità di un territorio straordinario non bastano: occorre dire stop alla finanza banco-centrica e il coraggio di premiare chi punta sullo sviluppo di Mattia Cialini, giornalista “Arezzonotizie.it” R ipartire dalle peculiarità di una terra per raccogliere le sfide future, combattere la burocrazia uniformando le norme: il rinascimento imprenditoriale senese dovrà essere sostenuto dall’architrave dell’innovazione. E le banche dovranno fare la loro parte, adeguando sia l’approccio che i propri prodotti. E’ questa l’unica semina possibile per raccogliere buoni frutti nel futuro industriale di un territorio-gioiello della To- scana. Parola di Piero Ricci, vice direttore della Confindustria Toscana Sud e direttore della delegazione di Siena. Enormi potenzialità, ma a volte poco sfruttate. Cosa pensa del percorso di avvicinamento alla grande vetrina dell’Expo milanese? “Beh, mi sembra che ci siamo approcciati con ritardo e con scarsa visione d’insieme. Sarebbe stata necessaria una programmazione più completa, con tutto le città toscane coin- volte. Invece, ancora troppo è rimasto delegato alle iniziative dei singoli”. La Toscana come si sta muovendo? E per quanto riguarda l’incoming? “Il nostro territorio si presenta all’appuntamento un po’ troppo Firenze-centrico. Il pallino, per quel che concerne l’incoming, è in mano alla Regione. Bisognava insistere maggiormente su un marketing territoriale capace di far comprendere ai potenziali investitori esteri le opportunità di business che ci sono in Toscana. Ma c’è uno scollamento: la promozione del territorio è troppo generica, non specifica soprattutto in relazione proprio all’attrazione di investimenti. Inoltre, arriviamo all’Expo in colpevole ritardo sul fronte delle infrastrutture. E’ vero, l’Alta velocità collega in breve tempo Milano a Firenze, ma poi per raggiungere le aree più periferiche – Siena, l’Aretino e la Maremma – ci vogliono ore. Non è facile portare un COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA TOSCANA SUD imprenditore straniero in visita sul territorio. A questo dobbiamo aggiungere altre difficoltà logistiche. Penso ai problemi dei piccoli aeroporti, ai collegamenti ferroviari, alle condizioni di arterie stradali come la futura Due Mari o la Siena-Firenze, per esempio”. Siena è una terra di eccellenze, dove è conveniente convogliare energie per dare una spinta all’economia del territorio? “Dobbiamo ripartire da da ciò che abbiamo: le università, ad esempio. Ricordo infatti che sul territorio, oltre l’Università di Siena c’è quella per Stranieri, un’istituzione fondamentale per formare ragazzi che arrivano dall’estero e che possono diventare a loro volta ambasciatori di Siena nel mondo. Penso poi a grandi aziende che sono insediate nelle nostre terre, come la Novartis e futura Glaxo, ma anche ad altre intermedie già consolidate come Diesse Diagnostica, Sclavo Diagnostics e Philogen, ovvero Vismederi nata come spin-off dell’Università di Siena, solo per fare qualche nome. Accanto ad esse, in sinergia proprio con l’Università e l’incubatore Toscana Life Sciences, è possibile quindi incentivare start up IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 17 Per una ripresa reale dell’economia occorre una politica industriale lungimirante, capace di sostenere l’impresa nelle scienze della vita, nella diagnostica, nella farmaceutica, così da ampliare e sviluppare uno specifico ‘distretto’ di eccellenza con grandi potenzialità. Ma ci sono anche altri ambiti, ovviamente, di elevata compatibilità con il territorio; penso all’Ict (Information and Communication Technology, nda) con la presenza di un gruppo come Bassilichi e alle potenzialità – sul versante accademico – dell’ingegneria informatica per il trasferimento tecnologico”. C’è poi un sistema Siena – che coinvolge le bellezze artistiche cittadine, quelle paesaggistiche delle campagne, la varietà enogastronica della provincia – che ha un indubbio appeal all’estero. “Posto che l’economia del Senese, Aretino e Maremma: ancora troppo il ritardo sulle infrastrutture territorio senese non si può risolvere soltanto nel turismo, resta comunque questo un aspetto importante e che non va sottovalutato. Anzi, occorre un impegno forte per individuare soluzioni in linea con le esigenze dei visitatori ‘moderni’ che sono sempre più internazionalizzati e culturalmente progrediti. Partendo quindi dall’aggredire due attuali debolezze: la prima è quella del turismo mordi-e-fuggi, assolutamente in antitesi con la struttura della città, la seconda è l’orizzonte turistico stagionale limitato all’estate o poco più. C’è bisogno quindi di un ripensamento delle politiche di attrazione e soprattutto di una programmazione ultra annuale di un calendario di iniziative incentrato sui periodi cosiddetti ‘morti’ che andrebbero attivate in collaborazione con i territori vicini per proporre pacchetti integrati volti a favorire la permanenza. Prendendo ad esempio il settore vitivinicolo: ci sono delle cantine che sono vere opere d’arte, mi immagino un attrazione con eventi culturali importanti declinata anche in un percorso attraverso la Toscana del sud – nel Senese, ma anche in Maremma – che tocchi queste architetture imponenti e affascinanti, delle vere cattedrali laiche”. Avesse la possibilità, cosa chiederebbe al presidente del Consiglio Matteo Piero Ricci Renzi come misura immediata per sostenere l’economia italiana? “Una politica industriale lungimirante. Questo Paese deve decidere prima di tutto se intende restare la terza potenza industriale dell’Europa e quindi su quali direttrici investire. Purtroppo resta una cultura di base antagonista all’industria che è invece elemento di produzione di ricchezza. Un esempio è stato e resta l’Ilva, perché è un caso limite. Non si può interrompere la produzione di uno stabilimento perché inquinante, quando per anni controlli costanti non avevano rilevato gravi anomalie. Bisogna certo intervenire, magari tempestivamente, perché la salute della popolazione è un bene indisponibile, ma c’è modo e modo. Di fronte al problema va dato il tempo alle aziende di rimuoverlo, di mettersi in regola senza interrompere la produzione da un IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 18 COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA TOSCANA SUD La burocrazia: un freno e un disincentivo, purtroppo anche un incentivo al malaffare giorno all’altro: così si rischia solo di non dare soluzioni ma anzi creare ulteriori problemi sul lato dell’occupazione. Mi pare che, dopo anni di immobilismo, l’attuale Governo abbia un occhio di riguardo maggiore rispetto al sistema industriale nazionale. Restano però altre difficoltà tutte italiane: chi è chiamato ad amministrare un territorio deve avere i mezzi, il coraggio e il potere di decidere che non si può fermare ogni investimento ogni qualvolta nasce un comitato del ‘No’. Chiaro che lo sviluppo deve esser sostenibile, anche se io parlerei più di sostenibilità dello sviluppo che non è proprio la stessa cosa, e certo rimane indiscutibile nelle nostre zone il valore paesaggistico. Ma questo, diversamente da un pensiero ‘conservatore’ dell’ambiente, passa attraverso la presenza e l’opera dell’uomo nel corso del tempo come ad esempio la decantata spettacolarità delle Crete Senesi. E poi, la burocrazia, che serve uniformare: come è possibile spiegare ad un potenziale investitore estero che le regole, concessorie e urbanistiche di un Comune, sono diverse e spesso contrastanti rispetto a quelle del Comune limitrofo?”. Burocrazia, tasse, lungaggini. Cosa frena maggiormente le imprese? “Rispetto a Paesi come India e Cina, non possiamo certo competere sul piano quantitativo, dobbiamo quindi giocare le nostre carte, fare la nostra corsa su quello della qualità. Dobbiamo far premio sull’innovazione e la R&S. Detto questo, occorre favorire un dialogo vero – e non tra sordi – fra imprese e università sul tema delle competenze e del trasferimento tecnologico. Poi il mondo gira veloce e con questo il business; la burocrazia è un freno e un disincentivo ad investire, oltre che incentivo al malaffare. L’eccessiva pressione fiscale poi è un altro Con gli accordi di Basilea le imprese sono diventate numeri. Ma in quei numeri ci sono idee, risorse umane e qualità che non sono soltanto cifre problema non di poco conto. Considerando la concorrenza fra territori portata avanti da Paesi vicini all’Italia per attrarre investimenti e che si basa sulla certezza dei tempi, le relazioni industriali e la detassazione è evidente che non siamo in grado di reggere il confronto. Credo che in questo senso una prima risposta dal Governo sia venuta con il Jobs Act, soprattutto sul piano psicologico, oltre che di incentivo. Uno strumento di politica del lavoro che dovrebbe evolvere abbracciando l’intero universo delle imprese, nel caso fatta eccezione per le piccolissime. Va poi incentivata il più possibile la crescita dimensionale delle aziende. Una crescita che è improcrastinabile per competere nel mondo globalizzato e che proprio per fini generali di sviluppo del Paese va assecondata anche attraverso politiche che favoriscano il conseguimento di dimensioni idonee rispetto al mercato relativo.” Chiudiamo con una riflessione sull’accesso al credito. “Le imprese in Italia dipendono ancora troppo dal sistema creditizio; il sistema produttivo è, come si dice, troppo banco-centrico. C’è la necessità quindi di interventi incentivanti coraggiosi, di una disintermediazione bancaria intelligente e progressiva, di un’azione che sia di stimolo alla capitalizzazione aziendale e allo sviluppo di una cultura aperta al capitale di terzi (Fondi Chiusi come Privati e Merchant Bank), ma anche di una attenzione più professionale nell’analisi dei progetti di sviluppo, sia sul piano valutativo che degli strumenti di intervento. Il problema posto dagli accordi di Basilea è che le imprese sono diventate dei numeri per gli istituti di credito e manca la capacità di analisi industriale dei progetti che è invece demandata a rating fortemente orientati alla parte quantitativa. Assistiamo quindi ad una concentrazione di offerta di credito alle aziende a basso rischio ‘strutturale’, anche inserite in mercati maturi, e alla contestuale fuga da tutto ciò che è rischioso; e le nuove attività o i progetti di espansione sono certamente a maggior rischio ma senza i quali non c’è sviluppo. E così l’ombrello rimane sempre aperto solo laddove non piove. Servirebbe maggiore apertura al credito per le start up o per le aziende che investono molto, che hanno idee e progetti di crescita. Più in generale, manca una cultura finanziaria vera, e c’è bisogno anche di una riduzione della standardizzazione dei prodotti bancari tradizionali per adeguarli alle esigenze specifiche”. COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA TOSCANA SUD IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 19 Per crescere, serve una banca partner e non padrona Sostenere le aziende più piccole, rimuovere gli ostacoli, attirare nuovi capitali: non è solo questione di credito di Mattia Cialini, giornalista “Arezzonotizie.it” “P urtroppo in Italia c’è un’assoluta ‘deregulation’. La nostra vera forza economica, ciò che davvero attrae l’estero, è il Made in Italy. Ma in queste condizioni non è tutelato. Ci vogliono leggi chiare”. Daniele Gualdani è il giovane capitano di una media impresa, la Lem Galvanica di Bucine (Arezzo), ditta specializzata in plating per l’alta moda. Quarant’anni appena e già al timone da venti, la sua personale avventura lavorativa è un compendio di alte aspirazioni imprenditoriali concretizzate. Perché ha risalito la corrente della crisi, crescendo costantemente, anche negli ultimi e più complicati anni. Ha chiaro in testa quel che, secondo lui, serve alle aziende nazionali per ripartire, quali sono le richieste da fare alla politica, cosa può attrarre investimenti sul terri- Daniele Gualdani torio e il modo più “sano” che ha un imprenditore per approcciarsi agli istituti bancari. “Il vero segreto della nostra azienda sono le persone”, spiega Gualdani. Non sono intercambiabili facilmente, il loro lavoro è altamente specializzato e la formazione avviene praticamente tutta in azienda. La Lem è attiva dal 1974 e la filosofia da allora non è cambiata: la scommessa è quella di perseguire la qualità più alta attraverso un’opera che è per buona parte artigianale. E che spesso sfiora l’arte vera e propria. “La passione per il lavoro si deve sentire, quasi tutti i dipendenti della Lem sono sotto i 25 anni. Sono giovanissimi, hanno entusiasmo, amore per quel che realizzano”. La Lem è leader nella lavorazione superficiale di accessori metallici per i più importanti brand del lusso mondiale, il meglio delle griffe italiane e francesi: Prada, Ferragamo, Chanel, Louis Vuitton, Fendi, per citarne alcune. “Prendiamo accessori grezzi – aggiunge il titolare –, sforniamo centinaia di migliaia di pezzi finiti al giorno. Molto richiesta, in questo momento, è l’anticatura del metallo”. Daniele Gualdani ha preso le redini dell’azienda nel 1994, dopo la prematura scomparsa del padre che aveva fondato la ditta. “Venti anni fa eravamo in tredici a lavo- rare qui. Nel 2003 siamo passati a cinquanta. Oggi siamo in duecentocinquanta, divisi in cinque aziende: tre nei dintorni di Bucine, una a Monte San Savino, una ad Arezzo. Abbiamo avuto una crescita di fatturato imponente dal 2003 al 2008, del 30 per cento all’anno. Poi abbiamo rallentato, ma per scelta. E comunque cresciamo del 10 per cento all’anno: dobbiamo mantenere un equilibrio costante tra artigianalità del lavoro e controllo industriale dei processi – argomenta Gualdani –. E questa è la nostra forza. Non serve la corsa al macchinario di ultima generazione, le macchine sono supporti. Al centro c’è l’uomo”. Un’ottima notizia per le schiere di giovani a caccia di lavoro. Ma quali sono i requisiti ideali per lavorare alla Lem?“Andiamo a caccia di talenti tra i periti chimici e i laureati in chimica – aggiunge Gualdani –. Li cerchiamo nelle scuole, tra i ragazzi del terzo o quarto anno superiore. Ci servirebbero molti più giovani formati secondo questo indirizzo, rispetto a quelli che la scuola del territorio fornisce ogni anno. Un requisito fondamentale è quello di saper lavorare in gruppo”. Poi, ovviamente, per creare il bello occorre un certo “tocco”, servono talento e passione. D’altronde l’estetica delle lavorazioni italiane è ricercatissima. Ma il Belpaese fatica a far di questa potenzialità un suo effettivo punto di forza. “Il fatto è – continua il numero uno della Lem – che la percentuale di lavoro fatto in Italia per avere la certificazione di Made in Italy – è davvero troppo poca. E così stiamo perdendo determinati mestieri. La politica dovrebbe dare una mano alle aziende più piccole, invece i giganti sono privilegiati. Poi, per una serie di fattori – dalla burocrazia, alla mancanza di infrastrutture, alla pressione fiscale – risulta difficile far affluire nel nostro Paese capitali dall’estero. In Italia lavorano solo imprenditori che vogliono bene al nostro Paese. Uno strumento davvero diabolico sono le conferenze dei servizi. Racconto un aneddoto: dovevo far partire un impianto per dar lavoro a venti persone. Per avere un solo permesso mi ci sono voluti due anni e mezzo. Non è possibile”. Tanti imprenditori, poi, si lamentano delle banche. “Il problema – secondo me – è quello di prestare soldi in maniera indiscriminata. Quando poi la banca finanzia tutto diventa padrone dell’azienda. La banca deve essere un partner e fare il proprio lavoro. Infine, se un’azienda fa degli utili al termine dell’anno è giusto che reinvesta”, chiude Gualdani. IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 20 COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA LUCCA, PISTOIA, PRATO Finanza: “nuova” o “vecchia”, purchè sia Serve una finanza capace di aiutare le imprese, garantendo condizioni stabili. Segno positivo per le aziende che fanno export di Paolo Vannini, giornalista freelance “L a finanza? Sono sempre le banche a farla e con strumenti classici. La nuova finanza è più che altro una teoria. Io la vorrei anche tradizionale ma vicina alle esigenze delle imprese”. Andrea Tempestini, vice presidente dell’Unione Industriale di Prato non è molto convinto dai nuovi strumenti di accesso al credito per le aziende. “Mi verrebbe da dire, almeno stando all’esperienza pratese, se la nuova finanza esiste, che batta un colpo – spiega ancora il numero due di Confindustria Prato –. Un dato in nostro possesso ci dice più di molte analisi: sono solo due le operazioni effettuate sul nostro territorio con il ricorso ai mini bond”. Quindi più che nuova o vecchia serve una finanza che aiuti davvero le imprese. E cos’è che chiedono gli imprenditori? Cosa dicono i dati in vostro possesso? “I dati disponibili di Bankitalia risalgono a settembre 2014, quindi sono già un po’ vecchi. Come Confindustria Prato, però, effettuiamo un monitoraggio continuo, con diversi focus group con dieci-quindici imprenditori ogni incontro, una sorta di brain storming sulle difficoltà dei rapporti con gli istituti bancari. E quindi, se i dati non sono aggiornatissimi, lo è invece il ‘sentiment’. E questo, rispetto ad un anno fa, ci dice che allora le aziende erano concentrate sulle condizioni e sul costo del denaro, poi dallo scorso settembre la situazione è decisamente cambiata. Il costo del denaro è crollato e non è più, di fatto, un problema. Il problema adesso è un altro: mentre prima le banche erano, per così dire, tutte allineate, negli ultimi cinque, sei mesi ognuna propone condizioni molto diverse. Ci sono istituti decisamente molto aggressivi con condizioni molto vantaggiose, altri hanno maggiori difficoltà. C’è poi chi punta più sul breve chi più sul medio e lungo periodo. Il panorama è cambiato dopo che la BCE ha messo in circolo molta liquidità. Su Prato si sono riattivati istituti bancari, diciamo ‘estremamente intraprendenti’ ma che utilizzano strumenti classici”. Dati ufficiali a parte, voi rilevate questa situazione grazie alla voce dei diretti interessati, gli imprenditori. I quali si trovano di fronte a nuove difficoltà. Quali, esattamente? “La difficoltà principale è che le condizioni cambiano con una velocità troppo elevata. Gli imprenditori contrattano certe condizioni che vengono cambiate troppe volte. E’ difficile lavorare in queste condizioni, tanto da costringere le aziende a ricorrere sempre di più a tecnici, a esper- COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA LUCCA, PISTOIA, PRATO ti del settore per seguire questa continua evoluzione degli istituti bancari. Oggi sono costretti a farlo perché i guadagni sono minimi, e non ci si può più permettere di prestare poca attenzione a questi aspetti: le banche vanno seguite passo passo. Un tempo non era così, non era indispensabile questa attenzione. In periodi di vacche grasse tutto sommato questo elemento non rappresentava un limite vero. Oggi sì, ogni piccolo particolare può fare la differenza, i margini sono strettissimi”. Ma l’accesso al credito è comunque migliorato. Non in modo sufficiente da fare la differenza e aiutare davvero una possibile ripresa del quadro economico? “Rispetto ad un anno e mezzo fa adesso c’è un’offerta per le aziende ad un rating abbastanza buono. Il problema vero è oggi un altro, che non c’è domanda, soprattutto da parte di chi è legato al mercato interno. Il crollo dei consumi ha fatto sì che gli investimenti siano diminuiti fortemente, che la prudenza sia tanta e che si vedano poche prospettive. E ciò vale non solo per chi lavora in Italia ma anche in Paesi vicini come la Germania, la Francia, la Spagna. Diverso il discorso per chi fa export, soprattutto negli Stati Uniti e in Cina. Aziende strutturate, senza veri problemi di investimenti e liquidità hanno potuto godere di un trend positivo. In questo settore Andrea Tempestini IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 21 Il crollo dei consumi ferma gli investimenti, solo l’export “salva” le imprese proprio a Prato si sono visti risultati molto interessanti: nell’ultimo trimestre un record, visto che la nostra provincia è fra le prime quindici in Italia, con una crescita del +12 per cento”. Il discrimine allora non è tanto fra piccola e grande industria ma fra mercato interno ed estero. E’ solo questa la divaricazione? “Sì. Di solito le aziende più grandi lavorano con budget, controlli di gestione e altri strumenti simili e quindi, come dire, sono avvantaggiate. Ma anche le Pmi che lavorano con i mercati esteri riescono a reggere il passo”. Qualche segnale positivo, nel complesso, comunque si intuisce? “La situazione è delicata e il segnale più preoccupante lo fornisce il settore edile, completamente bloccato. Se depuriamo la situazione generale da questo dato, si può dire che a Prato qualche miglioramento si comincia a vedere. Chi era davvero in sofferenza, chi non reggeva più ha già cessato l’attività, chi ha superato la bufera riesce a reggere. Come Centro Studi di Confindustria vediamo che i volumi sono tornati a prima del 2009, la filiera tessile, grazie come dicevo allo sbocco estero, è rimasta in piedi”. Avete qualche dato interessante in questo senso? “Uno in particolare. Nel bilancio aggregato di mille società emerge che queste hanno versato cento milioni in più di patrimonio e hanno meno quaranta milioni di esposizione bancaria. Ciò vuol dire due cose: che gli imprenditori continuano a crederci e che si sono adeguati alla logica bancaria. Ci si capitalizza per ottenere rating migliori”. Quando si parla di Prato, qualunque sia il tema trattato, ci si interroga sempre sul ruolo che ha svolto e svolge la massiccia presenza di cinesi. Ha senso parlare dell’imprenditoria orientale come specificità anche relativamente al tema di cui stiamo parlando? “Guardi, quando si parla del fenomeno cinese si rischia di fare sempre un calderone, di buttare tutto dentro e capire ben poco. Diciamo questo: che se si lascia da parte il fenomeno dell’illegalità e le mille questioni ad esso connesse, si può affermare che da un punto di vista strettamente economico quella comunità ha creato un settore che prima non esisteva. Poi, se mi chiede dove vada a finire la ricchezza che produce, beh allora si apre un capitolo del tutto diverso”. Andrea Tempestini ha 45 anni e dopo aver ricoperto nell’azienda di famiglia “Gastronomia Toscana”, i ruoli di responsabile amministrativo e poi di responsabile commerciale, attualmente è Amministratore delegato della società (con delega specifica ai progetti di internazionalizzazione del gruppo). IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 22 COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA LUCCA, PISTOIA, PRATO Banca e impresa, tempo di rinnovamento Serve un nuovo dialogo, e la capacità di andare oltre gli approcci tradizionali. La semplificazione amministrativa resta ancora un miraggio di Mattia Cialini, giornalista “Arezzonotizie.it” I mprenditrice di terza generazione, Cristina Galeotti guida la Cartografica Galeotti, storica realtà produttiva del territorio lucchese ubicata nel comune di Capannori. Un’azienda che è punto di riferimento per un territorio vocato da secoli alla produzione della carta: quello di Lucca è il distretto cartario più importante d’Europa, con circa cento imprese e seimilacinquecento lavoratori. Presidente dell’Associazione Industriali di Lucca dal 2011, Cristina Galeotti ha ben presente quali siano le istanze degli imprenditori in un momento storico tanto delicato. D’altro canto, in qualità di membro del Consiglio di amministrazione del Banco Popolare, conosce attuali possibilità e limitazioni delle banche. Ascoltare di più le rispettive esigenze: ecco la formula vincente da lei individuata nel tratteggiare lo sfaccettato mondo della nuova finanza per le imprese. Presidente Galeotti, le banche assolvono al meglio alla loro funzione di sostegno all’economia? “Oggi, a livello economicofinanziario è cambiato tutto, il contesto e la regolamentazione. Ciò comporta inevitabilmente un minor flusso di finanziamenti dalle banche alle aziende. Mi spiego meglio. Le banche sono attente nell’erogare credito e paradossalmente hanno liquidità che non riescono a tradurre in impieghi; le aziende, nel contempo, fanno sempre riferimen- to alla banca come unico interlocutore finanziario e non riescono a soddisfare con essa, in modo completo, le proprie esigenze di capitale. Esiste quindi sul mercato un gap tra domanda e offerta di fondi, gap che, tra l’altro, è destinato ad aumentare quando riprenderanno gli investimenti e, di conseguenza, si incrementerà la domanda di finanza per capitale fisso e circolante. Nel nuovo contesto, pertanto, è necessario un cambiamento, sicuramente non semplice, da parte dei due attori: banca e impresa. Le banche devono riuscire a valutare le aziende, dare un rating, cercando di conoscerle meglio e devono anche aiutarle a trovare finanza alternativa; le aziende devono essere in grado di dare maggiori informazioni in modo trasparente e iniziare a pensare a strumenti complementari a quelli del canale bancario”. C’è differenza sostanziale tra grandi gruppi bancari e piccoli istituti legati al territorio per quanto riguarda le possibilità di accesso al credito? “Essere sul territorio è importante, anzi fondamentale. Oggigiorno anche le banche più grandi sono presenti in modo capillare nelle aree in cui operano, spesso anche con brand locali, altrimenti sarebbero perdenti in partenza. Come ho detto sopra, per un istituto di credito, qualunque sia la dimensione, è cruciale la conoscenza dell’azienda che andrà a finanziare: quali sono gli andamenti di bilancio, ma anche il tipo di business, le potenzialità, il mercato in cui opera. Nella raccolta di queste informazioni le banche devono migliorare, perché alla fine l’obiettivo è la qualità del credito”. Cosa cambierebbe come prima cosa dell’approccio delle banche alle aziende? “Una banca sul territorio, grande o piccola che sia, da una parte deve comprendere le caratteristiche dell’azienda, dall’altra, deve essere veloce nelle risposte. Il presidio del cliente è vitale, ma il limite più grosso delle banche è la complessità delle pratiche burocratiche che impediscono loro di avere tempo sufficiente per dedicare un’attenzione maggiore al cliente”. Sono tempi complessi per programmare gli investimenti: quali sono i punti di debolezza della provincia di Lucca? “Troppi problemi per le infrastrutture, senza dubbio. Troppo tempo perso per sistemare collegamenti che sono vitali per un territorio. Penso a Lucca, che ancora oggi non ha una vera e propria circonvallazione e alla complessità di raggiungere con il treno Firenze, che pure non è distante. Qualcosa si sta muovendo, ma ci vuole maggiore velocità. Aldilà degli aspetti legati al territorio di Lucca, servirebbe una seria semplificazione normativa, il sistema delle autorizzazioni con decine di enti e autorità coinvolti nei processi decisionali è inammissibile. E’ necessario liberare pezzi dell’e- conomia: il pubblico grava eccessivamente sul privato. Nel 2015, se saremo in grado di far crescere il PIL dello 0,5 per cento sarà per circostanze esterne favorevoli: apprezzamento del dollaro sull’euro, basso prezzo del petrolio, crescita del PIL mondiale, e quindi delle esportazioni, soprattutto grazie a Stati Uniti e India, e, infine, manovre espansive della Bce. Comunque 0,5 per cento del PIL non è crescita”. C’è attesa per l’Expo di Milano. L’Italia arriva preparata a questo grande evento? “Innanzitutto non abbiamo fatto una bella operazione di marketing con i vari scandali degli appalti. Ora la situazione è migliorata. L’Expo sarà una vetrina importante, che porterà molte persone dall’estero. Ci arriveremo con il fiato corto, come capita spesso nel nostro paese in occasione dei grandi eventi, ma, sono sicura che, alla fine, sarà una bella manifestazione”. Cristina Galeotti COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA LUCCA, PISTOIA, PRATO IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 23 Finanza innovativa, ancora lontana Per le piccole e medie imprese la “nuova” finanza è un’alternativa difficile da attuare di Paolo Vannini, giornalista freelance F ederica Landucci, 51 anni, presidente di Confindustria Pistoia, è Ad dell’azienda di famiglia di trafile di pasta. La prima donna ai vertici degli Industriali pistoiesi parla di accesso al credito, di problemi finanziari delle aziende e di nuova finanza ma il suo sguardo è rivolto altrove. La sua premessa è assolutamente chiara: “L’accesso al credito è un problema, certo, ed è ben conosciuto ma il problema principale in Italia oggi è il costo del lavoro. Un costo esagerato rispetto agli altri Paesi della comunità europea e a livello mondiale. Si dice che è un grosso impoverimento il fatto che le aziende delocalizzino ma è un fenomeno inevitabile. Sono obbligate spesso a scegliere questa strada. Con costi infinitamente più bassi, anche se la qualità ne risente, il saldo Federica Landucci finale è positivo. In queste condizioni essere imprenditori è una missione impossibile”. Un quadro molto preoccupato e preoccupante, presidente. Come se ne esce? “Va avanti chi innova e affronta la congiuntura economica puntando sulla qualità del prodotto e sulle diversificazione nei mercati”. A proposito di innovazione, per andare avanti alle imprese serve spesso un sostegno finanziario che negli ultimi tempi sta iniziando ad assumere contorni nuovi, a battere nuove strade. La finanza innovativa può dare risposte concrete, può aiutare davvero le imprese nel loro lavoro? “Qualcosa comincia a muoversi, penso per esempio ai mini bond, ma non tutte le aziende possono ricorrere alla finanza alternativa, non sono ‘pronte’ a farlo. La nostra realtà locale, ma un po’ tutta la Toscana in genere, è fatta di tante piccole e medie imprese che hanno difficoltà a muoversi in questa direzione”. Come si può fare per superare questo ostacolo e familiarizzare con la materia? “E’ un dovere degli imprenditori aggiornarsi e delle associazioni di categoria fare informazione, mettere i propri associati a conoscenza di ciò che esiste nel mondo della finanza innovativa. Ma, ripeto, questo è un aspetto importante non il principale, che resta la mancanza di competitività a causa del costo del lavoro e del costo dell’energia che nel manifatturiero sono due variabili imprescindibili. Il costo dell’energia elettrica in Italia è mediamente il 30 per cento in più rispetto alla Germania”. Che soluzioni propone per ridurre il suo peso sulle aziende? “Più flessibilità senza necessariamente arrivare a un mercato magari ‘eccessivamente aperto’ come quello statunitense ma certo neppure restando nelle attuali condizioni di totale ingessatura. Ogni impresa ha bisogno di personale serio e competente e per arrivare a questo occorre tanta formazione specialmente per i nuovi assunti”. Ma poi ci sono anche novità proprio sul versante a lei molto caro, quello del costo del lavoro. Possono servire? “E’ comunque positivo che da gennaio il costo del lavoro sia deducibile ai fini Irap. Come ho detto prima, per chi fa manifattura il costo del lavoro incide pesantemente nel bilancio azien- dale. È veramente un buon inizio.”. Se i problemi per le aziende sono simili per tutti, a fare la differenza è spesso la collocazione dei propri prodotti sui mercati esteri. E’ così presidente anche nella provincia di sua competenza? “Chi ha clienti solo nel mercato interno ha in genere molte difficoltà. Chi lavora con i mercati esteri ha altre potenzialità. Un aiuto ci è stato dato negli ultimi tempi dall’apprezzamento del dollaro rispetto all’euro, rendendo le nostre merci assai più competitive. Di contro nell’area del rublo si è avuta una svalutazione di circa il 60 per cento rispetto all’euro solo negli ultimi due mesi, un grosso freno alle imprese impegnate in quell’area. Ci sono anche aspetti di politica internazionale che pesano e condizionano il mondo del lavoro. Proprio nel settore meccanico pistoiese molte aziende guardano ai mercati nordafricani e con quel che sta accadendo ora in Libia ci si può immaginare le ripercussioni, ripercussioni che riguardano tutto il nord Africa, Algeria, Tunisia, Marocco. Internazionalizzare porta in genere risultati migliori ma certi recenti accadimenti rendono tutto più complicato”. COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA LIVORNO IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 24 Oltre il credito bancario Capitalizzazione, miglioramento del rating , nuovo dialogo banca-impresa: se il credit crunch comincia ad allentare di Giuseppe Nigro, direttore “Sienafree.it” U na necessità ma anche un’opportunità. Affrancarsi dal credito bancario è la prossima sfida per una svolta anche culturale del mondo dell’impresa, che punta a cercare altrove le risorse finanziarie per dare respiro ai propri progetti. “La crisi del credit crunch, proprio quando le imprese avevano forse più bisogno di sentire vicino il sistema bancario, ormai riguarda più il passato che la situazione attuale, basta pensare a tutte le manovre poste in essere dalla Bce”, ci aiuta a partire da lontano per ricostruire la situazione Riccardo Giovannelli, di Lm Consult, società di consulenza aziendale e bancaria che si occupa anche di mediazione creditizia, iscritta all’Organismo Agenti e Mediatori. “Con il quantitative easing si sono aumentate le risorse finanziarie a disposizione delle banche ma sono subentrati altri concetti e altre logiche, la questione non è più la mancanza di liquidità ma i criteri completamente diversi adottati dalle banche per fare credito. Si innescato così, va avanti ed è ormai imprescindibile il percorso di un sistema culturale avanzato per rendere meno dipendente dalle banche il sistema imprenditoria- le italiano”. Senza fare di tutta l’erba un fascio, ma il mondo imprenditoriale ha pagato alcune abitudini che non l’hanno fatto trovare sempre preparato a questo scenario. “La realtà italiana, composta in gran parte da piccole e medie imprese, da sempre è stata caratterizzata da imprese sottocapitalizzate. Questo innanzi tutto perché le aziende non hanno mai ricevuto incentivi particolari a capitalizzare le imprese, neanche dal punto di vista fiscale, e poi perché non ce n’è mai stato bisogno: fino al 20072008 non hanno mai incontrato grosse difficoltà ad accedere al credito bancario a condizioni accettabili. Nel momento in cui è cambiato lo scenario questi punti di debolezza sono emersi con tutta la forza che abbiamo visto”. E poi il mondo bancario: “Per loro, contemporaneamente alla crisi economica degli anni passati, sono subentrati nuovi criteri selettivi, nuove normative di vigilanza, l’imposizione dell’incremento del proprio capitale, l’adozione di rating per stabilire il livello di rischiosità che le banche andavano ad assumersi, con conseguenti obblighi di accantonamento, insolvenze sempre più grosse da affrontare, l’ingessamento del mercato im- COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA LIVORNO mobiliare che aveva sempre fatto da traino e di cui è diventato difficile gestire gli impieghi. Uno strumento come Basilea, pur virtuoso che sia, si adatta molto meglio a realtà come Germania e Francia, in cui il livello di capitalizzazione delle imprese è migliore del nostro, e in cui c’è una dipendenza delle imprese dal sistema bancario inferiore al 90 per cento circa com’è in Italia. E sono cambiate le politiche della banca, non più espansive come negli anni precedenti perché di fronte a crisi e insolvenze non ce ne sono più i presupposti”. La sempre minor convergenza tra i due mondi ha innescato il cambiamento di rapporti che porterà le aziende ad evolversi: “Non c’è più un problema di mancanza di liquidità, le banche sono molto liquide e possono ricorrere a finanziarsi presso la banca centrale a condizioni vantaggiose. Ma è un problema di criterio: niente sarà più come prima, non ci sarà più credito facile per tutti. Potranno accedervi solo aziende con numeri in ordine, bilanci in ordine, una struttura finanziaria equilibrata, buoni progetti di investimento e capaci anche di farsi anche leggere correttamente dal sistema bancario. Questo è stato uno dei punti di debolezza degli ultimi anni, la distanza che si è creata tra la banca alle prese coi suoi problemi e l’imprenditore, la difficoltà della banca a leggere l’impresa e quella dell’impresa a raccontarsi in maniera completa, IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 25 Riccardo Giovannelli trasparente e puntuale al sistema bancario”. Da qui anche l’attività di LM Consult: “Cerchiamo di facilitare il dialogo. Con i rendimenti che ci sono oggi nel mondo finanziario, la banca non si può permettere di non riuscire neanche a remunerare il proprio capitale con investimenti a basso rischio in titoli, deve tornare a investire nell’economia reale. Ma non in aziende con una struttura sbilanciata e senza un minimo di requisiti”. Due le strade per affrancarsi dal credito bancario classicamente inteso: “Innanzi tutto i mezzi propri: il socio dovrebbe trovare la possibilità di capitalizzare le proprie aziende. Si parla in questo caso di equity: può migliorare la struttura finanziaria dell’impresa. E poi c’è il ricorso al mercato: se fino a ieri è stato solo riservato alle aziende quotate, con i problemi di mancanza di liquidità, il Governo lo ha agevolato con alcuni provvedimenti che hanno dato una spinta anche alle piccole e medie imprese per attingere a emissioni di prestiti obbligazionari, i cosiddetti mini bond: una semplificazione degli iter a livello fiscale e burocratico ha permesso di avviare un percorso che ha aperto la strada a soluzioni alternative. È chiaro che si parla di imprese con i numeri per sostenere costi di collocamento, proibitivi per esempio per gli artigiani: sotto i tre milioni di euro l’operazione non è economica. Ma il Cerved ha stimato in trentacinquemila le imprese che possono accedere a questo strumento, seppur non al di fuori del sistema bancario. La minor dipendenza dal canale bancario può essere solo positiva e ci proietta verso le realtà di altri paesi europei. Ma qualunque sia la soluzione scelta, se un’impresa non ha i requisiti non si va da nessuna parte”. Al di sotto di una certa dimensione, le soluzioni devono essere altre: “Al livello dell’arti- Fondamentale il dialogo banca-impresa: la strada maestra per trovare nuovi strumenti di cooperazione giano valgono le soluzioni più tradizionali. Si parla molto di fondo centrale di garanzia da parte dello stato, il rilascio di garanzie a fronte di finanziamenti a cui può accedere chiunque. Anche le banche lo gradiscono molto perché è una soluzione che attenua il rischio e garantisce l’assorbimento del capitale. Ma si torna alla necessità di capitalizzare la propria azienda, e qui serve che pure le istituzioni stimolino anche con benefici fiscali in tal senso gli imprenditori, a lasciare in azienda gli eventuali utili per attivare un circolo virtuoso, migliorare il rating. E’ l’unica ricetta possibile per le piccole aziende, ma buona anche per le grandi”. Nasce da qui l’opportunità di cambiare costumi storicamente radicati: “Se io sono meno dipendente dal canale bancario, perché ho possibilità di finanziarmi anche con strumenti diversi, sono meno esposto alle politiche della banca – che ha le proprie esigenze –, le cui politiche oggi condizionano estremamente le sorti dell’impresa. Se domani posso avere soluzioni alternative che mi rendono meno dipendente, anche la banca è più contenta, mi legge in maniera più corretta e ho migliorato il mio rating. Non è facilissimo, non si fa in tre o sei mesi, ma è un percorso imprescindibile, perché niente sarà più come una volta, anche quando ripartirà l’economia e i criteri di valutazione risponderanno a esigenze nuove”. COVER STORY / NUOVA FINANZA PER LE AZIENDE - MASSA CARRARA IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 26 Strutturare l’azienda aiuta il credito Controlli di gestione approfonditi, sblocco dei pagamenti da parte della PA, banche capaci di investire nelle aziende: nuove strade per la finanza di Giuseppe Nigro, direttore “Sienafree.it” L a necessità di guardare oltre al solo accesso al credito bancario come prospettiva di sviluppo, se non di sopravvivenza, rende sempre più diffusa tra le aziende la consapevolezza di dover attingere a nuove risorse finanziarie. Le idee non mancano, ma non esiste una ricetta, sicuramente non una ricetta unica. E sarebbe anche sbagliato leggere in maniera univoca il rapporto con le banche. “Non parliamo più di scarsità di credito, da novembre in avanti le banche stanno cercando impieghi, aziende a cui poter dare credito, è un dato di fatto”, dice Giorgio Bianchini, titolare dell’azienda Bencore, e vicepresidente dell’Associazione Indu- striali di Massa. “La problematica è che, con questi sistemi di rating, le valutazioni vengono fatte in maniera estremamente oggettiva, su dati di bilancio puri, meno sulla prospettiva, sull’imprenditore, sulla solidità degli azionisti, e questo determina che tante azienda facciano comunque fatica ad attingere a questo credito rimesso sul mercato – spiega –. Viene offerto tanto, a condizioni anche molto buone, ma a chi ne ha meno bisogno perché ha già bilanci abbastanza buoni che fanno stare tranquille le banche. È un circolo vizioso, a chi ha più difficoltà la banca tende a non dare credito oppure lo propone a tassi molto alti: non si risolve il problema per chi ha necessità. Fonti alternative a cui attingere non so quali siano: il leasing è sempre un prodotto bancario per cui si ragiona nello stesso mondo. E’ estremamente interessante il discorso venuto fuori sui mini bond, ma per chi li può fare, ovvero aziende già di una certa dimensione, mentre i nervi del nostro sistema economico sono le aziende di piccole dimensioni”. E’ solo una conseguenza allargare il discorso per fare un affresco delle difficoltà più comuni delle aziende di questo periodo: “Lo sblocco di parte dei pagamenti da parte della Pubblica amministrazione: è iniziato, ma non so quanti fondi bloccati siano stati rimessi in circolo – ricorda Bianchini –. Questo determina un problema gravissimo. Le aziende che hanno a che fare con la Pubblica amministrazione sono tantissime, ancora di più quelle che hanno a che fare indirettamente. In questo c’è ancora molto da fare, bisogna che la Pubblica amministrazione paghi meglio: rimetterebbe in circolazione tantissime risorse. Non aiuto il fatto che vengano fuori spesso inchieste sulle corruzioni che fermano di nuovo tutto. Questo genera il circolo vizioso finanziario: ricevute non pagate, banche che vedono che il flusso non gira nel modo giusto, così si irrigidiscono, e aumentano i tassi. In Germania pagano tutti a COVER STORY / NUOVA FINANZA PER LE AZIENDE - MASSA CARRARA trenta giorni. Basterebbe questo e i flussi girerebbero in maniera corretta, anche abbassando i flussi finanziari da parte delle banche: ci sono contesti in cui viene chiesto anche l’8 per cento di interesse, che un’azienda non regge in questo momento, anche perché non ha capacità negoziale e finisci per doverti mettere in tasca altro costo elevato”. Le prospettive per l’anno appena iniziato dipendono dal contesto:“Ci sono le aziende che nonostante la crisi si sono salvate perché lavorano tanto con l’estero, e magari vanno anche meglio di prima – prosegue Bianchini –. Ha più problemi chi lavora di più sull’Italia. Tra questi c’è chi riesce a gestire finanziariamente ed economicamente in maniera corretta la propria azienda, e chi meno: non è sempre colpa delle banche, sono gli imprenditori che a volte ci mettono del loro quando un’attività va male. E ci sono anche situazioni di settore: mi viene in mente la nautica, che ha perso dal 50 al 70 per cento, come si fa a dare la croce addosso a chi ci lavora? Invece i settori delle materie prime vanno sempre bene, anche quando c’è la crisi: vedi il marmo nel nostro caso, soprattutto la parte estrattiva, che esporta al 90 per cento”. Eludere la questione sui possibili canali alternativi di finanziamento significa però precludersi delle possibilità. “Dire private equity vuol dire quotazione in borsa – dice Bianchini cominciando a passare in rasse- IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 27 Per la nuova finanza servono aziende capaci di crescere e rinnovare i vecchi modelli gna le varie soluzioni emerse dal dibattito –. Sicuramente è una delle strade però si scontra anche con la mentalità imprenditoriale italiana: l’azienda è della famiglia, anche se porti in borsa una percentuale inferiore alla maggioranza comunque ti perdi il spossesso di qualcosa che senti tua”. E ancora: “Mezzanine, mini bond, cartolarizzazioni sono tutte operazioni per aziende molto strutturate: in Italia abbiamo tante aziende dai dieci ai quaranta milioni di fatturato comunque gestite in maniera molto familiare e fortunatamente vanno anche bene, ci vogliono dieci anni per arrivare a questo tipo di passaggi. Quotazione e mini bond si possono fare solo da un certo livello in su: per le aziende dai dieci, quindici milioni di fatturato in su, e un minimo strutturate, quella dei mini bond è una soluzione estremamente interessante che aiuta a essere più autonomi e svincolati dalle banche, uscendo dai canali tradizionali del credito. Ma bisogna avere le professionalità adatte. I bond di territorio e le cartolarizzazioni sono da prendere con le pinze, perché si sono visti i danni che si riescono a fare con operazioni finanziarie creative. Deve farlo chi ha gente in azienda che sa di cosa si sta parlando”. Ma più che sulle bacchette magiche, è sul modo di fare impresa e di gestirla che preferisce concentrarsi Bianchini quando si parla di risorse per le aziende: “Un suggerimento all’imprenditore: prima è meglio sistemarsi bene l’azienda, non pensare solo a vendere e a produrre, ma anche a strutturarla, mettere in piedi sistemi di controllo gestione seri. Con buoni sistemi di questo tipo si capiscono i punti deboli e su questi si agisce, e quando si va dalla banca questa si rende conto come viene gestita l’azienda ed è più propensa a dare credito. Accesso al credito: migliorata la disponibilità, ma non per tutti Giorgio Bianchini A volte invece gli imprenditori sono troppo presi dalla produzione o dalla vendita e pensano che la parte gestionale sia una gran rottura di scatole. Invece è proprio dall’analisi dei numeri che capisco come migliorare l’azienda”. La soluzione di aumentare il capitale proprio delle aziende? “Se ne parla da sempre. La banca vorrebbe vedere che l’imprenditore è il primo a credere nell’azienda. Ma anche qui è questione di non ritenere i bilanci solo una rottura di scatole ma di guardarli, vedere che possono essere bilanciati meglio, consentendo all’azienda di essere forte e strutturata per il futuro. E a proposito di banche: avere tanti rapporti non è un vantaggio, si fanno lavorare tanti ma tutti scontenti, non si riesce a creare un rapporto di fiducia con nessuno”. A volte le strategie per l’accesso alle risorse indicano percorsi in cui più dell’intuizione conta il metodo. CONFINDUSTRIA FIRENZE IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 28 PMI, un miliardo di euro per crescita e competitività Lo mettono a disposizione Banca CR Firenze e CR Pistoia e Lucchesia per le piccole e medie imprese toscane D i un plafond complessivo di dieci miliardi di euro in tutta Italia, un miliardo di euro sarà destinato alle piccole e medie imprese toscane con un programma di interventi in tema di crescita, innovazione, start up, export e internazionalizzazione. L’annuncio è arrivato dalla presentazione, avvenuta a Firenze della declinazione regionale dell’accordo fra il Gruppo Intesa Sanpaolo e Confindustria Piccola Industria, e nella nostra regione in collaborazione con Confindustria Toscana. Sull’internazionalizzazione l’accordo prevede un’ampia piattaforma di prodotti e servizi di consulenza a trecentosessanta gradi proposti da Intesa Sanpaolo, a supporto delle strategie di espansione commerciale e di internazionalizzazione delle imprese. Sull’innovazione iniziative di matching per settore e territorio tra imprese dotate di elevata capacità innovativa che hanno necessità di condividere o acquisire innovazione. Banca CR Firenze e CR Pistoia e Lucchesia mettono inoltre a disposizione, a supporto del progetto AdottUp, avviato con Piccola Industria Confindustria per promuovere l’incontro tra start up e imprese già consolidate, anche i fondi Atlante Ventures e le piattaforme di incontro tra domanda e offerta di innovazione come Start Up Initiative e Officine Formative. Per facilitare l’accesso delle imprese ai nuovi mercati digitali invece, la banca ha lanciato www. createdinitalia.com, il primo portale di e-commerce di Intesa dedicato alle eccellenze italiane nei settori ristorazione, turismo, design e fashion: una “piazza” virtuale in cui il brand italiano si mette in luce per promuovere lo sviluppo commerciale fra aziende e con potenziali clienti. Nel corso della presentazione fiorentina Alberto Baban, presidente della Piccola Industria di Confindustria, ha ribadito l’importanza dell’accordo siglato da Piccola Industria Confindustria e Intesa Sanpaolo per rafforzare una sinergia strategica tra banca e pmi del territorio e sottolineato come l’internazionalizzazione, insieme all’innovazione, rimane una leva indispensabile di sviluppo delle PMI e del Paese. Su Expo 2015 è arrivato l’annuncio nella corso della presentazione di ulteriori plafond dedicati all’offerta settoriale attinente ai temi di Expo 2015 che saranno messi a disposizione delle aziende per realizzare specifiche iniziative e progetti imprenditoriali. Alla presentazione dell’accordo hanno, inoltre, preso parte Giuseppe Morbidelli, presidente Banca CR Firenze; Stefano Barrese, responsabile Area Sales e Marketing di Intesa Sanpaolo. Gregorio De Felice, responsabile Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo, e Stefano Casini Benvenuti, direttore IRPET. Nel corso dell’incontro, il tema centrale dell’accordo – l’internazionalizzazione – è stato approfondito in tavola rotonda nella quale si sono confrontati Franco Baccani, amministratore delegato B&G, Sandro Bonaceto, direttore Confindustria Toscana e Confindustria Firenze, Paolo Carli, presidente Henraux, Andrea Fabianelli, presidente Pastificio Fabianelli e Pierluigi Monceri, direttore Regionale Toscana, Umbria, Lazio e Sardegna di Intesa Sanpaolo. CONFINDUSTRIA FIRENZE IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 29 Imprese all’avanguardia nell’utilizzo dei fondi europei A Firenze un incontro con la Banca Europea Investimenti N el 2014 sono stati 11,4 miliardi di euro i finanziamenti dati all’Italia dal Gruppo BEI, una cifra considerevole: le imprese toscane potrebbero sfruttare al meglio le potenzialità offerte dalla Banca europea per gli investimenti conoscendo più approfonditamente gli strumenti finanziari che mette a disposizione, direttamente o tramite gli istituti bancari del territorio, per progetti di investimento ed innovazione. Se ne è parlato in un incontro organizzato Confindustria Toscana con la BEI e Confindustria rafforza il lavoro che l’Associazione imprenditoriale toscana porta avanti nel contribuire a costruire, diffondere ed utilizzare tutti gli strumenti finanziari – europei, regionali, nazionali, bancari ed extrabancari – messi a disposizione delle aziende della regione. E che vedrà ancora più impegnata Confindustria Toscana dopo il recente riconoscimento di Qualità, confermato dalla Commissione Ue anche per il periodo 2015-2020, quale componente della rete Enterprise Europe Network per l’assistenza gratuita alle aziende nell’accesso ai bandi europei. La Toscana è all’avanguardia nell’utilizzo dei fondi BEI e dei fondi strutturali. Per quanto riguarda, nel dettaglio, la finanza del Gruppo BEI (BEI e controllato FEI, Fondo europeo per gli investimenti) le risorse finanziarie destinate alla Toscana sono state dallo scoppio della crisi (2008) a oggi circa 1,7 miliardi. Di tale importo, la maggior parte, pari a 1,2 miliardi, è andata alle Piccole e Medie imprese della regione, finanziate grazie alla partnership con il sistema bancario: 5.100 sono state le Pmi che hanno ottenuto un prestito BEI nel periodo di riferimento, di cui oltre 400 nel solo 2014. Dei fondi strutturali invece, ha impegnato sostanzialmente al 100 per cento i fondi della programmazione appena conclusa 2007/2013 (superando così non poche regioni del Nord). Un risultato importante raggiunto grazie alla capacità di investimento delle imprese. Le imprese toscane hanno tutte le carte in regola per cogliere e utilizzare al meglio le opportunità finanziarie per il 2014-2020 offerte dai diversi livelli istituzionali (Ue, Regione e Governo): BEI può essere anche un importante elemento di interconnessione con le opportunità fornite dagli istituti di credito sul territorio, ma anche con la formidabile occasione rappresentata dai nuovi fondi strutturali 2014-2020 che gestiscono le Regioni. Su proposta di Confindustria Toscana, la nostra Regione è l’unica italiana che ha deciso di avviare in anticipo i nuovi fondi europei 2014-2020, attivando i primi bandi per le imprese già dall’autunno 2014 e continuando, anche in questi giorni, ad aprire nuove opportunità per rilanciare e attrarre investimenti. Una opportunità che ha già permesso di mettere in cantiere dieci bandi in soli quattro mesi. Occorre adesso continuare su questo percorso di sostegno all’economia regionale, con un lavoro comune che rafforzi il posizionamento della Toscana e delle sue imprese a livello europeo, costruendo le basi per un nuovo patto di rilancio degli investimenti privati. CONFINDUSTRIA TOSCANA SUD IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 30 Innovazione, ICT, formazione: l’unione (in Confindustria) fa la forza Gli strumenti informatici per gestire la complessità organizzativa. Corso finanziato con il contributo di Fondimpresa per undici aziende della Confindustria Toscana Sud C onfindustria Toscana Sud, tramite le proprie agenzie formative di Siena, Arezzo e Grosseto, ha promosso e realizzato un progetto di formazione continua sui temi dell’innovazione e dell’ICT. “I.C.T. BOOSTER”, finanziato con il contributo di Fondimpresa Avviso 4/2012, ha coinvolto undici aziende che hanno dato vita ad un raggruppamento di imprese con il comune intento sia di gestire la crescente complessità orga- nizzativa, mediante un utilizzo consapevole ed efficace degli strumenti informatici a disposizione, sia di incrementare il numero di potenziali clienti, rafforzando così la capacità di operare sul mercato internazionale, mediante il ricorso ad azioni di web-marketing mirate e di sfruttamento delle potenzialità dei social network. Le aziende che hanno creduto al progetto, oltre ad Assoservizi Siena (capofila), Assoservizi Arezzo e Giano Ambiente Grosseto, sono la BYTE Elabo- razioni di Arezzo, azienda operante nella progettazione e sviluppo di software gestionali, siti web e reti informatiche, la Cassa Edile di Siena, ente di mutualità ed assistenza per le aziende del settore, la Cassia Tours di Poggibonsi, agenzia di viaggio per privati ed aziende, la Corte Zari di Poggibonsi, azienda dedita alla produzione di arredamenti per ambienti interni operante nel mercato nazionale ed internazionale, la Jafin di Arezzo, azienda del Gruppo Monnalisa operante nel settore abbiglia- mento per bambini occupandosi dei processi di commercializzazione, la Sammi Export di Torrita di Siena, che produce accessori per calzature di alta tecnologia e design, la Tecna di Monteroni d’Arbia, azienda di produzione di arredamenti per negozi affiliati a catene di franchising e realizzazione di spazi pubblicitari ed architetture di interni, e la Trigano di San Gimignano, azienda leader nella produzione di autocaravan. Il progetto si è svolto da marzo 2014 a gennaio 2015, CONFINDUSTRIA TOSCANA SUD mediante interventi formativi affidati a professionisti ed esperti del settore, realizzati direttamente presso le imprese partecipanti, con un coinvolgimento complessivo di novantasei lavoratori e la realizzazione di ottocentootto ore di formazione in azienda (sia in aula che in modalità di affiancamento, coaching e action learning), su tematiche quali utilizzo di software per la gestione amministrativa e controllo, produzione, magazzino e processi di post-vendita, condivisione e collaborazione in team, logiche di CRM (Customer Relationship Management), strumenti per il web marketing, utilizzo business dei social network, programmazione in linguaggi evoluti, database SQL Server e Digital Signage. «La partecipazione al progetto – evidenzia Simone Zari, amministratore delegato di Corte Zari S.r.l. – ci ha permesso di essere aggiornati sulle nuove frontiere della comunicazione digitale, accrescendo la professionalità dei nostri dipendenti. Del resto oggi le potenzialità dell’ICT applicate alla funzione commerciale e all’organizzazione aziendale sono imprescindibili e non più come fattore competitivo ma come precondizione per operare nei mercati. Abbiamo pertanto utilizzato le competenze fornite dal progetto su due direttrici. Da un lato, abbiamo lavorato con i social media, al fine di impostare una campagna di promozione per una fiera, così da saperne leggere ed analizzare gli esiti, e migliorato la nostra comunicazione tramite il sito dell’azienda, che oggi è un vero e proprio “libro aperto”: è la nostra azienda che si presenta al mercato! Dall’altro abbiamo sviluppato la conoscenza e l’utilizzo di un programma software per la programmazione della produzione, che ci ha consentito di ottimizzare i flussi di lavoro, snellendo i processi e rispondendo così più efficacemente alle esigenze del cliente. Tutte le persone che hanno preso parte al progetto, sia dell’area marketing e comunicazione che dell’area produzione, hanno mostrato interesse e collaborazione, rendendosi a loro volta promotori di ulteriori azioni di miglioramento e sviluppo del percorso avviato». L’importanza del digitale nell’attuale contesto economico è stata ribadita anche dall’esperienza in Cassia Tours S.r.l., azienda in cui è stato sviluppato un progetto di innovazione digitale con l’obiettivo di implementare ed aggiornare alcuni servizi ICT strategici, quali l’adozione di una soluzione gestionale in cloud, di un sistema CRM e l’utilizzo consapevole dei social media con finalità di business per consentire, tra l’altro, la profilazione utenti, particolarmente IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 31 “Social media”: la comunicazione on line fa crescere l’impresa utile per un’agenzia di viaggi che voglia proporre soluzioni personalizzate in funzione delle preferenze acquisite ad esempio a seguito di azioni di web-marketing mirate e ad un monitoraggio continuo dei propri contatti. «Per essere competitivi nel nostro settore - afferma Maddalena Mengon, socia di maggioranza di Cassia Tours S.r.l. - è necessario un approccio proattivo ed un servizio al cliente sempre più qualificato, che si può ottenere solo dotandosi di sistemi informativi all’avanguardia, efficaci solo se utilizzati con consapevolezza dal personale dell’azienda. Per questo il progetto di formazione è stato particolarmente utile, soprattutto in quanto ha promosso e sostenuto il cambiamento in ICT: le soluzioni “cloud” per condividere senza problemi atto, richiedendo ai collaboratori un diverso approccio nella gestione del cliente e spingendoli a proporre soluzioni innovative, cambiando così il proprio modo di lavorare. Sarebbe importante dare continuità al percorso avviato e accorciare i tempi tra la rilevazione dell’esigenza e l’attivazione del percorso, in quanto sono ancora troppi i vincoli burocratici per l’accesso a questa tipologia di contributi, oggi imprescindibili per realtà come la nostra dove il dinamismo nel servizio offerto e nell’utilizzo delle nuove tecnologie rappresenta il vero elemento di vantaggio competitivo riconosciuto dal mercato». Il progetto “I.C.T. BOOSTER” ha rappresentato uno dei possibili approcci all’innovazione digitale. Oltre all’aspetto formativo infatti le società di servizi di Confindustria Toscana Sud propongono consulenze strategiche nell’ambito dell’Information Technology finalizzate all’evoluzione dei sistemi informativi aziendali, all’introduzione e all’utilizzo delle tecnologie Internet e mobile e delle soluzioni Cloud , oltre alle buone prassi di consolidamento e di messa in sicurezza dei dati aziendali, tali da garantire la continuità operativa ed il ripristino da qualsiasi situazione critica. IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 32 CONFINDUSTRIA LUCCA, PISTOIA, PRATO Il made in Italy tra innovazione e tradizione: tre casi di creatività che diventano prodotto (Lucca) Martinelli Luce, tra design e opera d’arte N ata dalla creatività di Elio Martinelli, uno dei più significativi designer degli anni Sessanta e Settanta, Martinelli Luce da oltre mezzo secolo produce a Lucca lampade e sistemi di illuminazione conosciuti ovunque. Un’azienda di respiro internazionale con una solida identità caratterizzata da un design che origina dalla natura e dalla purezza delle forme geometriche, da una spiccata vocazione alla ricerca e all’innovazione tecnologica e dalla capacità di rispondere alle richieste dei diversi mercati, che ha permesso al marchio di imporre nel settore il proprio linguaggio estetico. E’ su intuizione di Elio che inizia la collaborazione con l’architetto Gae Aulenti, che disegna per Martinelli Luce lampade dalle forme semplici, ma dal senso profondo. La più famosa, il “Pipistrello”, fu realizzata nel 1965 come illuminazione d’arredo per il negozio Olivetti di Parigi, e la sua produzione resiste ancora oggi immutata a distanza di cinquant’anni. Design, genialità, eleganza e funzionalità. Quasi un’opera d’arte. Il Pipistrello è esposta nella collezione permanente del Moma di New York ed è presente nelle case, nei concept store di tutto il mondo, oltre che nelle mostre, nei film e nelle foto (la utilizzò anche Helmut Newton, il grande fotografo morto nel 2004). Per il cinquantesimo compleanno, Pipistrello si è vestita d’oro e per il suo lancio, Emiliana Martinelli, oggi a capo dell’azienda insieme al figlio Marco, ha organizzato a gennaio un evento all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi. A Emiliana, che ha proseguito l’attività creativa del padre, dopo la sua scomparsa nel 2004, spetta il merito di aver ampliato la collaborazione con altri nomi illustri dell’architettura e del de- sign, innovando l’impresa con l’introduzione di nuovi elementi formali e tecnologici e l’utilizzo di nuovi materiali, grazie anche a giovani designer che hanno conseguito, con gli apparecchi prodotti da Martinelli Luce, importanti premi internazionali tra cui il Compasso d’Oro, attribuito nel 2011 dalla Triennale di Milano alla lampada da tavolo“elica”. CONFINDUSTRIA LUCCA, PISTOIA, PRATO Antonio Bartoli (Pistoia) Verinlegno, l’innovazione globale applicata alle vernici V erinlegno, azienda che produce vernici in Valdinievole, nasce nel 1975; dopo quattro anni, nel febbraio del 1979, Verinlegno “distilla”il primo chilogrammo di vernice prodotta in proprio. Da allora la crescita è tumultuosa, e i tre fondatori Piero Marchetti, Antonio Bartoli, Sante Zandò la governano facendosi affiancare da una squadra di persone giovani e preparate, pronte a fornire ogni giorno il proprio contributo di intelligenza e di lavoro per produrre vernici sempre migliori ed originali. Marchetti Bartoli e Zandò, ognuno presidiando una funzione aziendale, costituiscono però il motore non certo immobile dell’impresa, e coniano il termine di “innovazione globale”, pronti ad afferrare il cambiamento dei mercati e delle tecniche, e magari ad anticiparlo. Su questo modus operandi è prosperata l’azienda. Si creano condizioni di lavoro endogene (occorrono spazi idonei, e Verinlegno se ne dota fino ad occupare oggi diecimila metri quadri) ed esogene (le normative sempre più stringenti per un’azienda chimica la inducono a darsi sistemi di controllo e certificarne il possesso). Senza mai perdere di vista l’innovazione di prodotto e la sua originalità: le vernici, anche quelle “speciali” di Verinlegno derivano da un consolidato know how che l’azienda ha maturato producendone di altissima qualità fin dall’inizio della sua attività. L’idea nuova è questa: rendere tangibile, percepibile con i sensi un effetto visivo; ed industrializzarne la risposta. Per accedere a mercati selettivi, fin dal 2010, decide di essere parte del processo di globalizzazione; il riadeguamento costante dei cicli produttivi affianca lo sviluppo della ricerca, che occupa oggi il 30 per cento della forza lavoro impiegando strumentazione all’avanguardia e collaborazioni con università, dottorati di ricerca e Consiglio Nazionale delle Ricerche. Si presidiano paesi esteri strategici. IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 33 L’espansione internazionale ha raggiunto attualmente circa cinquanta paesi, ma la proiezione a medio termine è di allargare la penetrazione ad altri quindici Paesi entro il 2018. (Prato) Filati per maglieria: la stampa su filo di Filpucci I filati da maglieria sono un campo in cui l’innovazione si esercita su più fronti. A Prato in particolare, uno dei comparti più vivaci è quello dei filati fantasia, i più creativi e imprevedibili, continua fonte di ispirazione per gli uffici stile delle griffe della maglieria. Un nuovo filato fantasia è il frutto di un’idea-moda cui si accompagna la perizia tecnica di chi sa tradurre la creatività in prodotto: personale interno delle imprese stesse ma anche apporti della rete di subfornitura e del meccanotessile. Una delle ultime realizzazioni in questo campo è la stampa su filato, presentata da Filpucci all’ultimo Pitti Filati. “Inseguivamo da tempo l’obiettivo di una stampa in alta definizione su filato piatto, Innovation Day 2015, appuntamento ad aprile Innovation Day, si replica: dopo i buoni risultati dell’anno scorso, sta per partire la seconda edizione. In realtà i lavori sono già in pieno fermento: imprese e soggetti che in Italia e all’estero producono ricerca (centri, poli, laboratori, università) stanno redigendo le schede che illustrano le loro caratteristiche ma soprattutto che precisano quello che cercano o che possono offrire in tema di innovazione. L’incontro fra imprese e mondo della ricerca, o Matchmaking, è uno dei principali obiettivi di Innovation Day: la pri- ma giornata dei lavori sarà interamente dedicata a questa attività. I match furono duecentoventi nell’edizione 2014 ma per la prossima se ne attendono di più. Seconda giornata, invece, all’insegna della cultura dell’innovazione, con un convegno cui partecipano relatori di importanti strutture di ricerca italiane e straniere. Le Confindustrie di Lucca, Pistoia e Prato promuovono Innovation Day 2015; ad organizzare la due giorni pratese anche Next Technology Tecnotessile e Apre Toscana. Appuntamento a Prato il 17 e 18 aprile www.innovationday.it. Federico Gualtieri tipo fettuccia – spiega il vicepresidente di Filpucci Federico Gualtieri – Finalmente ci siamo riusciti e così la personalizzazione del filato con un logo o una scritta è diventata una possibilità reale che può essere declinata su scala industriale. Le applicazioni possono essere molte, nella moda ma non solo”. Un risultato, precisano da Filpucci, interamente “made in Prato”, conseguito grazie al lavoro non solo dello staff tecnico aziendale ma anche di stamperie pratesi che hanno raccolto la sfida posta dal progetto. Il modello della collaborazione fra imprese della filiera del distretto, insomma, ha funzionato anche stavolta. Il Gruppo Filpucci non è nuovo a risultati di eccellenza nell’innovazione di prodotto. Dalla fondazione, avvenuta nel 1967, sono molteplici le realizzazioni che hanno segnato il settore ed hanno contribuito a delineare le tendenze moda. “Bisogna avere buone ‘antenne’ per comprendere il trend ed assecondarlo – conclude Gualtieri –. E bisogna anche avere il coraggio di provare a proporre ai mercati prodotti che nessuno si aspetta, creando noi stessi nuovi bisogni e quindi nuova domanda”. Filpucci lavora le fibre e le mischie più diverse, coniugando tradizione ed innovazione, produzione industriale ed aguglieria: una formula che per l’azienda si è rivelata vincente. CONFINDUSTRIA LIVORNO IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 34 Nuovo Accordo tra Cassa di Risparmio di San Miniato e Confindustria Livorno Finanziamenti speciali a sostegno dello sviluppo delle imprese, la banca al fianco delle imprese C assa di Risparmio di San Miniato e Confindustria Livorno hanno siglato un accordo per finanziamenti speciali a sostegno dello sviluppo delle Imprese. Due linee di finanziamento riservate alle imprese associate a Confindustria Livorno per agevolare l’accesso al credito. E’ questo l’impegno della Cassa di Risparmio di San Miniato. Due promozioni volte a trovare soluzioni reali per le Imprese, due linee di credito che tengano conto delle peculiari esigenze delle aziende associate a Confindustria Livorno e con tempi di risposta brevi. “Carismi Investimenti per Confindustria Livorno” prevede finanziamenti da cinquantamila a cinquecentomila euro, da dodici a quarantotto mesi per spese in investimenti direttamente collegabili all’attività da effettuare o effettuati negli ultimi dodici mesi. I tempi di delibera sono trenta giorni lavorativi dal ricevimento della documentazione e le spese di istruttoria sono ridotte del 50 per cento dello standard. “Carismi Scorte per Confindustria Livorno” ha un importo da cinquantamila a cinquecentomila euro per l’acquisto di scorte, con una durata che va dai sei ai trentasei mesi. Anche in questo caso i tempi di delibera sono di trenta giorni lavorativi e le spese di istruttoria ridotte del 50 per cento rispetto allo standard. “L’obiettivo per Carismi è quello di essere al fianco delle Imprese che hanno voglia di fare, di assumere e di crescere. Come sempre, siamo molto attenti alle esigenze specifiche delle aziende del nostro territorio; in momenti complicati come questi cerchiamo di essere ancora più proattivi per consentire alle imprese di fronteggiare adeguatamente le problematiche connesse alla gestione delle scorte, alle esigenze stagionali, agli investimenti in innovazione.” Queste le parole del Vice Direttore Generale Carismi, Alberto Silvano Piacentini. “In un quadro economico con deboli dinamiche evolutive, caratterizzato da un accesso al credito ancora problematico per la maggior parte delle aziende, l’impegno di Confindustria Livorno è teso a valorizzare il rapporto con gli Istituti di credito, instaurando relazioni dirette con le banche presenti sul territorio per fluidificare le relazioni con il sistema delle imprese”, afferma Alberto Ricci, presidente Alberto Ricci di Confindustria Livorno. “L’accordo con Carismi si inserisce in questa strategia, tesa supportare aziende industrialmente sane ma a corto della finanza necessaria a riattivare nuovi percorsi di crescita e sviluppo”. Per informazioni sull’accordo contattare l’Area Finanza e Credito di Confindustria Livorno – d.ssa Silvia Civalleri – tel. 0586/263.029; e-mail: [email protected] Alberto Silvano Piacentini CONFINDUSTRIA MASSA CARRARA IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 35 Più competitività con lo sviluppo del trasporto merci Obiettivo: un sistema integrato che sostiene la crescita L a Zona Industriale Apuana si estende su circa mille ettari nella piana tra Carrara e Massa; istituita a fine anni ‘30, negli anni ’60 ha raggiunto la massima densità di attività industriali con gli insediamenti di primarie aziende chimiche, siderurgiche e meccaniche. Gradualmente, a fianco delle attività che sono uscite con successo dal ciclo di deindustrializzazione degli anni ‘70 e ‘80, si è sedimentato un nuovo tessuto produttivo composto da un mix di piccole e medie imprese di diversi settori. Oggi nella ZIA sono attive 600 imprese (meccanica, nautica, lavorazione del marmo, chimica, refrattari, granulati) con 8.000 addetti. I punti di forza della Zia sono: il collegamento con la linea ferroviaria tirrenica e con la rete autostradale (A12); la vicinanza al corridoio TIBRE; lo sbocco diretto sul porto di Marina di Carrara; una maglia di strade molto ampie (la Dorsale ha una larghezza di sedici metri) che consentono movimentazioni di trasporti eccezionali tanto che qui, tra il 2012 e il 2013, è stato realizzato il carico del più grande trasporto su gomma effettuato in Italia, i cinque moduli del progetto “Gorgon” di General Electric (ciascuno di 50x21x28 metri per 2.300 tonnellate). Lo scalo merci Massa Zona Industriale collega il porto, le aree retroportuali e numerosi siti ancora allacciati alla vecchia rete ferroviaria interna, ma servirebbero alcuni interventi mirati per riportarla a piena funzionalità considerando che parte dei binari che tagliano la ZIA sono da tempo abbandonati e rischiano di essere dismessi; tutto questo priverebbe il territorio di uno straordinario asset ereditato grazie agli investimenti effettuati negli anni 50 e 60. La banchina del porto è allacciata con la rete ferroviaria ed è possibile il trasferimento diretto delle merci dalle navi ai vagoni e viceversa. Recentemente, la dotazione infrastrutturale è completata dalla strada dei marmi che, tramite una serie di gallerie, collega i bacini marmiferi di Carrara al cuore della ZIA e allo scalo merci Massa Zona Industriale. La predisposizione al trasporto merci su ferrovia e lo sviluppo dei progetti “autostrade del mare” del Porto di Marina di Carrara saranno una straordinaria leva per la competitività delle nostre imprese e un importante fattore distintivo di attrazione per nuovi investimenti. Tutte queste caratteristiche fanno della ZIA una piattaforma logistica moderna e funzio- nale che può ambire a diventare il gateway naturale tra le regioni della Pianura Padana e il mediterraneo. Per realizzare appieno lo sviluppo delle potenzialità della zona industriale di Massa Carrara e agevolare la reindustrializzazione è comunque necessario superare i vincoli derivanti dal SIN-SIR, ma occorre anche completare e ripristinare collegamenti ferroviari. Gli Enti Locali, la Cciaa, la Port Authority e le Associazioni di categoria hanno sottoscritto un Accordo di programma per candidare ai finanziamenti comunitari e nazionali (POR FSE 2014-2020; riconoscimento di area di crisi complessa, progetto grande polo industriale di Massa Carrara...) i progetti di completamento della rete interna alla Zia. L’Accordo prevede anche un progetto pubblico- privato di manutenzione e di difesa della rete, dei sedimi dei binari e degli scambi ferroviari. La realizzazione di questi obiettivi infrastrutturali rientra in un piano più generale di marketing territoriale che fa leva sulle caratteristiche distintive dell’area di costa. Infatti in termini di logistica, collegamenti e capacità professionali, ci sono tutte le carte in regola perché il Porto di Marina di Carrara si specializzi nella gestione dei trasporti di grandi moduli e continui ad operare nel general cargo. Attraverso la collaborazione in rete con i porti dell’Alto Tirreno si potrà raggiungere l’obiettivo di un sistema portuale integrato e competitivo, in grado di servire, tutti i diversi segmenti industriali di quel grande bacino produttivo dall’Alta Italia al Mediterraneo. L’ESPERTO CONSIGLIA STUDIO COCCIOLILLO COMPETENZA E ALTA SPECIALIZZAZIONE AL SERVIZIO DELLE IMPRESE Dottore commercialista e revisore dei conti, Leo Cocciolillo esercita l’attività professionale da oltre trent’anni. Profondo conoscitore di materie giuridiche, dal fallimentare al civile/commerciale, considera le discipline economiche e giuridiche complementari e interconnesse. Nell’ampia gamma di servizi HFRQVXOHQ]HR;HUWHDLFOLHQWLVYROJHDQFKHLQFDULFKLGL7UXVWHH Dott. Cocciolillo, cosa chiedono oggi le imprese al proprio commercialista? “Il contesto attuale richiede alla nostra professione un cambiamento e, oltre a sempre PDJJLRUL H SL VSHFLÀFKH VSHFLDOL]]D]LRQL H FRPSHWHQ]H DQFKH XQD PDJJLRUH LQWHJUD]LRQH FRQ OD PHQWDOLWj H LO PRGXV RSHUDQGL imprenditoriale (anche in tema di business planning). Il commercialista per essere professionista oggi deve anche avere delle attitudini imprenditoriali”. Può citare esperienze in questo senso? ´$WWUDYHUVRO·DWWLYLWjGLFXUDWRUHIDOOLPHQWDUH H LO FRLQYROJLPHQWR LQ FRQWHQ]LRVL WULEXWDUL ho avuto modo di approfondire diverse discipline, da quelle strettamente giuslavoriste DTXHOOHSURFHVVXDOLÀQRDFRQIURQWDUPLFRQ SURÀOLSLDWWLQHQWLDPDWHULHD]LHQGDOLVWLFKH e manageriali. Ho inoltre ricoperto incarichi GL FRQVLJOLHUH GL DPPLQLVWUD]LRQH LQ VRFLHWj e gruppi societari e quelli di revisore e sindaco che, da un lato, hanno contribuito ad amSOLDUHOHFRPSHWHQ]HHFRQRVFHQ]HLQDPELWR PDQDJHULDOH VSHFLH GL JHVWLRQH D]LHQGDOH H VWUDWHJLFD H GDOO·DOWUR UDͿRU]DWR OH FDSDFLWj HODSURSHQVLRQHDOO·DQDOLVLHDOODYDOXWD]LRQH GHOOHSRVVLELOLFULWLFLWjD]LHQGDOLµ Lei è anche esperto nell’istituto del trust. “Una delle più frequenti domande che mi vengono rivolte è come tutelare il patrimonio IDPLOLDUH HR D]LHQGDOH HR GHOOD ULFFKH]]D risparmiata. Tra le diverse strade, quella che ritengo più consona allo scopo è proprio il WUXVW GL FXL KR JLj DYXWR PRGR GL VFULYHUH che serve appunto a separare un patrimonio, o solo una parte di esso, da quello di una perVRQDRGLXQDD]LHQGD E’però necessario prestare particolare atten]LRQH DJOL DVSHWWL ÀVFDOL GDOOH LPSRVWH LQGLUHWWHVXFFHVVLRQLHGRQD]LRQLDTXHOOHGLUHWWH (Ires)”. Altre considerazioni sul trust? “Particolarmente interessante è il conferiPHQWRLQWUXVWGLSDUWHFLSD]LRQLGLFRQWUROOR $ WDO ÀQH SHU OH LPSRVWH LQGLUHWWH JLj QHO 2009 ho avuto modo di confrontarmi con l’AJHQ]LDGHOOHHQWUDWHVXOO·DSSOLFDELOLWjDLWUXVW GHOO·HVHQ]LRQH GD LPSRVWH GL VXFFHVVLRQH H GRQD]LRQHH[DUWFWHUGOJV Q1HqVFDWXULWDODFLUFRODUH( che ha dettato le linee guida per questa fattiVSHFLH 3HU OH LPSRVWH GLUHWWH LQYHFH ÀQR DO YLJHYD XQD WDVVD]LRQH DOTXDQWR agevolata poiché i trust, quali enti non comPHUFLDOLQHOODSHUFH]LRQHGHLGLYLGHQGLGDOOH partecipate godevano dello stesso trattamenWR3H[GHOOHVRFLHWjGLFDSLWDOL 7DOHUHJLPHqFDPELDWRFRQODOHJJHÀQDQ]LDULDDYHQGRLOOHJLVODWRUHULWHQXWRGLIDUOR cessare sostituendolo con uno più stringente. Cionondimeno ritengo che il trust sia un ottimo veicolo per un morbido passaggio del WHVWLPRQH WUD JHQHUD]LRQL VLD QHL SDWULPRQL FKHQHOOHD]LHQGHHSHUTXHVWHXOWLPHLQSDUWLFRODUHQHLWUDVIHULPHQWLGHLFRPSOHVVLD]LHQGDOLRGLSDUWHFLSD]LRQLGLFRQWUROORµ Dott. Leo Cocciolillo Dottore Commercialista Via Tacca, 1 - 59100 Prato - Italy Tel. +39 (0) 574/29624 - Fax. +39 (0) 574/21154 [email protected] publiredazionale L’ESPERTO CONSIGLIA STUDIO TURINI SEQUESTRO E DESCRIZIONE IN FIERA: UN RISCHIO DA EVITARE O UN’OCCASIONE DA NON PERDERE Lo Studio Turini si occupa esclusivamente di diritto industriale e diritto d’autore. Cura il deposito di domande di brevetto, marchio o design in Italia ed all’estero. Assiste i clienti nei contratti di licenza e QHOOHFDXVHGLFRQWUD;D]LRQHHSXEEOLFDODULYLVWDRQOLQH%UHYHWWLQHZVLW il team dello Studio Turini 6H DYHWH LO GXEELR FKH L YRVWUL SURGRWWL SRVVDQRWURYDUVLLQFRQWUDͿD]LRQHFRQLSURGRWWL GLXQFRQFRUUHQWHqEHQHSULPDGLHVSRUUHLO SURGRWWRLQÀHUDHͿHWWXDUHXQDULFHUFDGLQRYLWjHRWWHQHUHLOSDUHUHGLXQHVSHUWRDOÀQH GL HVFOXGHUH RJQL ULVFKLR GL LQWHUIHUHQ]D 6H invece, all’opposto, sono i vostri prodotti, i YRVWULPDUFKLROHYRVWUHLQYHQ]LRQLFKHSRVVRQRHVVHUHRJJHWWRGLFRQWUDͿD]LRQHqEHQH che vi prepariate per tempo per impedire al concorrente di esporre un prodotto simile al YRVWURRVHGHOFDVRSHULQWHUYHQLUHLQÀHUD VHORFRJOLHWHVXOIDWWR(·LPSRUWDQWHVDSHUH che esistono alcuni strumenti per tutelare i propri prodotti, e che occorre conoscerli per poterli usare nel modo più opportuno: L’inibitoria viene concessa dal Tribunale civile in tempi relativamente brevi, normalmente qualche settimana, e consente di poteUH YLHWDUH DO FRQWUDͿDWWRUH OD SURGX]LRQH OD YHQGLWDO·HVSRVL]LRQHHTXDOVLDVLXWLOL]]RGHL SURGRWWLFRQWUDͿDWWL6SHVVRLO*LXGLFHSUHYHde anche il pagamento di una forte penale in FDVRGLLQRVVHUYDQ]D3HURWWHQHUHO·LQLELWRULD occorre preparare un apposito ricorso qualche tempo prima in modo da poterla ottenere LQWHPSRXWLOHDGHYLWDUHO·HVSRVL]LRQHLQÀHUD del concorrente. Il sequestroKDLQYHFHORVFRSRGL´EORFFDUHµ ÀVLFDPHQWH OD FLUFROD]LRQH GHL SURGRWWL FKH violano un brevetto o un marchio impedendo che possano essere venduti e quindi anche HVSRVWL LQ ÀHUD GRYH q VHPSUH SRVVLELOH LQWHUYHQLUHFRQXQVHTXHVWURSHQDOH6HVLVFRpubliredazionale L’ESPERTO CONSIGLIA pre che viene esposto un prodotto simile al proprio, o che reca un marchio simile, occorre accertarsi immediatamente con l’aiuto di un HVSHUWRVHVXVVLVWHODFRQWUDͿD]LRQHHVHGHO caso presentare una denuncia penale. La denuncia deve essere presentata da parte di un DYYRFDWRFRPSHWHQWHDOÀQHGL´FRQYLQFHUHµ gli inquirenti della necessità di intervenire FRQLPPHGLDWH]]D6HLQYHFHJLjSULPDGHOOD ÀHUDVLWHPHFKHSRVVDDYYHQLUHXQLOOHFLWRq bene muoversi per tempo per richiedere oltre all’inibitoria il sequestro civile. Ottenere il VHTXHVWURSULPDFKHLQL]LODÀHUDKDLOJUDQGH vantaggio di prevenire il danno che l’esposi]LRQHGHLSURGRWWLSRWUHEEHFUHDUH L’INTERVISTA La descrizione non impedisce la vendita dei prodotti ma consente di potere raccogliere la SURYD GHOOD FRQWUDͿD]LRQH SHU SRL DJLUH LQ JLXGL]LR H FKLHGHUH LO ULVDUFLPHQWR GHL GDQQL ,Q ÀHUD VL SXz VXELUH R FKLHGHUH FRQWUR un concorrente, anche un provvedimento di ´GHVFUL]LRQHµ /D GHVFUL]LRQH VL HVHJXH FRQ O·DVVLVWHQ]D GL XQ XFLDOH JLXGL]LDULR H GL eventuali consulenti tecnici di parte, nelle VHGLGRYHVLWURYDQRLSURGRWWLFRQWUDͿDWWLSHU SUHOHYDUH FDPSLRQL VFDWWDUH IRWRJUDÀH HVHguire fotocopie anche di documenti contabili. 0ROWR VSHVVR OD GHVFUL]LRQH VL RWWLHQH VHQ]D che sia necessario convocare la controparte HG KD TXLQGL LO JUDQGH YDQWDJJLR GHOO· ´HIIHWWRVRUSUHVDµYHQHQGRHVHJXLWDDFRPSOHWD LQVDSXWDGHOFRQFRUUHQWHFKHQRQSXzDYHUHLO tempo di nascondere prodotti o documenti. 1HOFDVRGLLQLELWRULDRVHTXHVWURVLqLQYHFH quasi sempre costretti ad informare la controparte prima di procedere. Quanto è importante per un’impresa brevettare i propri prodotti? /·RUGLQH GL LQLELWRULD VHTXHVWUR R GHVFUL]LRne, si ottiene in tempi molto rapidi, solitamente in poche settimane. Per poterli otteQHUHRFFRUUHSHUzHVVHUHWLWRODULGLXQYDOLGR diritto di proprietà industriale quale un brevetto, un marchio o un design. In base alla QRUPDWLYD FRPXQLWDULD q LQROWUH SRVVLELOH HVHJXLUHLOSURYYHGLPHQWRGLGHVFUL]LRQHRWtenuto dal giudice italiano anche in un altro 6WDWRPHPEURGHOO·8QLRQH(XURSHD www.turinigroup.com LA SCHEDA Cosa fare per prepararsi bene? Depositare domande di brevetto e design dei nuovi prodotti Registrare i propri marchi Fare ricerche sui concorrenti che parteciSDQRDOODÀHUD 5LFKLHGHUHHYHQWXDOLSDUHULGLFRQWUDͿD]LRQHRQRQFRQWUDͿD]LRQH Richiedere un parere legale sulle strategie difensive All’Ing. Emmi chiediamo cosa consiglierebbe ad un’azienda che si prepara a partire per XQDÀHUD E per un marchio o un design che tempi ci sono? “In questo caso i tempi di rilascio sono molto brevi HODWXWHODGHFRUUHLQPRGRSLHQRÀQGDOGHSRVLWR della domanda”. “Prima di tutto di fare un’analisi dei propri prodotti e di tutelare con un brevetto, un design o un marchio le soluzioni di maggiore interesse. In parallelo è buona regola cercare di capire cosa sta facendo la concorrenza e magari fare delle ricerche sui brevetti che possono avere depositato. In questo contesto, ma non solo, è molto importante una ricerca di novità sul prodotto di interesse”. “Il brevetto è un’arma fondamentale perché conferisce un diritto di produrre e vendere in esclusiva un certo prodotto. Il prodotto brevettato può essere commercializzato e realizzato solo dal titolare del brevetto o da eventuali suoi licenziatari, il tutto con ovvi vantaggi economici e concorrenziali”. Cosa si può brevettare, ci sono altre forme di tutela? “E’ brevettabile qualsiasi soluzione tecnica, sia essa un oggetto, un dispositivo o un metodo purché nuova ed inventiva. Sono brevettabili i prodotti alimentari ed i procedimenti industriali, in certi casi anche i programmi per computer. Non è brevettabile ciò che non ha una funzione tecnica, ad esempio la forma di un prodotto, il disegno di un tessuto, la stampa di un pellame, che possono essere comunque protette con la registrazione del design. I nomi commerciali dei prodotti o delle imprese si tutelano invece registrando il marchio”. Ing. Mario Emmi Mandatario brevetti italiano ed europeo Come si fa a depositare un brevetto ? “Per depositare un brevetto è necessario predisporre una particolare relazione tecnica che comprende le “rivendicazioni” che sono il cuore del EUHYHWWRHÀVVDLOLPLWLGHOODSURWH]LRQH,OEUHYHWWR ha valore solo se scritto bene. L’invenzione più geniale che sia descritta male non può essere difeVDLQXQJLXGL]LRGLFRQWUDͿD]LRQH,OFRQVLJOLRq quindi di rivolgersi ad un esperto scegliendolo tra gli iscritti all’Ordine dei consulenti in proprietà Industriale”. Quanto tempo si deve aspettare per ottenere un brevetto? “Il brevetto viene concesso dopo qualche anno dal deposito, in genere in Italia dopo un paio di anni, ma la protezione retrodata alla data di deposito della domanda. Una volta depositata la domanda si è quindi piuttosto tranquilli. Occorre poi ricordare che nel nostro sistema il brevetto può essere “azionato” dalla data di pubblicazione, ovvero 18 mesi dopo il deposito. Tuttavia in questo periodo VLSXzXJXDOPHQWHDJLUHQRWLÀFDQGRODGRPDQGD DQFRUDVHJUHWDDOFRQWUDͿDWWRUHµ Avv. Laura Turini Diritto industriale, brevetti e marchi. Direttore di Brevettinews.it publiredazionale L’ESPERTO CONSIGLIA STUDIO CARDINI FORMAZIONE ED ESPERIENZA GUIDANO IL RICAMBIO GENERAZIONALE Lo studio nasce nel 1982 a Fucecchio (FI) per iniziativa del suo fondatore Paolo Cardini come centro di servizi contabili ed amministrativi per le imprese. Nei primi anni novanWDDUULFFKHQGRVLGLQXRYHÀJXUHSURIHVVLRQDli, inizia a spaziare nel campo della consulenza ÀVFDOHWULEXWDULDHGHOODYRUR/·HPSDWLDFRQ LOVRJJHWWRGHVWLQDWDULRGHOODFRQVXOHQ]DHGHL servizi diviene il nucleo da cui scaturiscono le iniziative, le proposte e le azioni dello Studio. “Comprendere quali sono le necessità e OHHVLJHQ]HGHOO·LPSUHVDqIRQGDPHQWDOHSHU proporre soluzioni concrete ai problemi che TXRWLGLDQDPHQWH TXHVWD VL WURYD DG DͿURQ- WDUHµ VSLHJD 3DROR &DUGLQLµ /·DWWLYLWj dello Studio risponGH D SRFKH UHJROH elementari, che sono la formazione continua e puntuale dei professionisti e collaboratori e la SUHVHQ]D H O·DVVLstenza in azienda. Il territorio su cui RSHULDPR q IDWWR di piccola e piccolissima impresa e DEELDPR YHULÀFDWR che spesso la ricerca delle soluzioni ricaGHWXWWDVXOO·LPSUHQGLWRUHLOTXDOHGRYUHEEH essere contemporaneamente un buon produttore, un esperto commerciale e di markeWLQJHXQDPPLQLVWUDWLYRGLJUDQGHHVSHULHQza e ha quindi necessità di essere sostenute GDVSHFLÀFKHFRPSHWHQ]Hµ Partendo dalla conoscenza di questa realtà lo Studio Cardini ha iniziato, di concerto con O·LPSUHVD D VWXGLDUH L SURJHWWL GL VYLOXSSR e/o di consolidamento, formulando soluzioQLDQFKHLQWHPDGLDFFHVVRDOFUHGLWR´/·DQDlisi dei propri costi, la conoscenza del proprio FDVFK ÁRZ H OD FRVWUX]LRQH GHL SUH]]L q XQ altro elemento di carenza delle nostre imprese locali, le quali spesso inconsapevolmente ÀQLVFRQRQHOODPRUVDGLXQPHUFDWRFKHQRQ FRQFHGHVFRQWLDQHVVXQR'DOO·HVLJHQ]DGLULsolvere questi problemi abbiamo creato una struttura di professionisti e di collaborazioni HVWHUQHLQJUDGRGLHQWUDUHLQD]LHQGDHGHODborare risposte concrete”. /D FHQWUDOLWj GHOO·DJJLRUQDPHQWR FRQWLQXR H della formazione ha da sempre rappresenWDWR XQ YDORUH LPSRUWDQWH QHOO·DWWLYLWj GHOOR Studio Cardini. Risale infatti al 1997 la partecipazione dei professionisti dello Studio al SULPRFRUVRGLJHVWLRQHD]LHQGDOHTXDQGROH LPSUHVHHUDQRDQFRUDLQVHQVLELOLDOOHHVLJHQ]HGLDQDOLVLGHLÁXVVLD]LHQGDOL´(VVHQGRJLj DOORUD FRQVDSHYROL FKH SULPD R SRL O·LPSUHVD DYUHEEH PDWXUDWR O·HVLJHQ]D GL OHJJHUH L propri conti in modo dinamico e diverso dal consueto” conclude Cardini “lo Studio ha FRQWLQXDWR D PDQWHQHUH FRVWDQWH O·DJJLRUQDPHQWR VXO FRQWUROOR GL JHVWLRQH 3XQWDQGR DQFKH H VRSUDWWXWWR VXL JLRYDQL SHU DYYLDUH XQ ULFDPELR JHQHUD]LRQDOH H SRWHU SDVVDUH O·HVSHULHQ]DDFTXLVLWDDFKLRJJLqLQJUDGRGL LQWUDSUHQGHUH OD QRVWUD SURIHVVLRQH DJJLXQJHQGRYLQXRYHLGHHHGHQWXVLDVPRµ [email protected] www.studiocardini.it publiredazionale L’ESPERTO CONSIGLIA STUDIO ASSOCIATO SANTONI & CALAMAI UNO STUDIO TUTTO AL FEMMINILE CHE GUARDA AL FUTURO E GUIDA LE AZIENDE DEL TERRITORIO NEL LORO PROCESSO DI INTERNAZIONALIZZAZIONE 'RWWVVD &DODPDL LO VXR VWXGLR VL VWD D;HUPDQGRJUD]LHDOODVXDYRFD]LRQHLQWHUQD]LRQDOHFLVSLHJKLTXDOLVRQROHFDUDWWHULVWLFKH SULQFLSDOLGLTXHVWRLPSRUWDQWHVHUYL]LR ´2OWUH DG RͿULUH DOOD FOLHQWHOD WXWWL L VHUYL]L ULFKLHVWLDGXQRVWXGLRGLFRPPHUFLDOLVWLJUD]LH DOOH FRPSHWHQ]H SURIHVVLRQDOL GHO QRVWUR VWDͿORVWXGLRVLqVSHFLDOL]]DWRQHOODFRQVXOHQ]D VLD YHUVR JOL RSHUDWRUL LWDOLDQL FKH YRJOLRQRLQYHVWLUHDOO·HVWHURVLDYHUVRRSHUDWRUL VWUDQLHUL FKH YRJOLRQR LQYHVWLUH LQ ,WDOLD VRSUDWWXWWRYHUVROD&LQDGLFXLODQRVWUDFRQVXOHQWHTXDOLÀFDWDGRWWVVD3,1*'$,VLRFFXSD LQ PRGR VSHFLÀFR 8Q VHUYL]LR VHPSUH SL ULFKLHVWRYLVWDODIRUWHVSLQWDGLJOREDOL]]D]LRQHGHLPHUFDWLFXLOHSLFFROHHPHGLHLPSUHVH LWDOLDQHGHYRQRIDUIURQWHµ 9LVLHWHDQFKHDYYHQWXUDWLLQQXRYLWHUULWRUL SURIHVVLRQDOL" ´1HOOD QRVWUD SURIHVVLRQH ELVRJQD JXDUGDUH VHPSUH DYDQWL Ë LPSRUWDQWH ULQQRYDUH HG DPSOLDUHJOLDPELWLGHOODFRQVXOHQ]DSURIHVVLRQDOH&RQTXHVWDYLVLRQVLDPRHQWUDWLLQXQ LPSRUWDQWHSURJHWWRUHODWLYRDOODFRVWLWX]LRQH GL XQD QXRYD EDQFD FKH VWD VYLOXSSDQGRVL QHOWHUULWRULRSUDWHVH8QDEDQFDVWUHWWDPHQWH OHJDWD DO WHUULWRULR FKH KD FRPH RELHWWLYR SULQFLSDOHDLXWDUHOD30,HGLFRPPHUFLDQWL OHVWDUWXSJLRYDQLOLHOHIDPLJOLH4XHVWDVFHOWDFLKDFRQVHQWLWRGLPDWXUDUHXQ·LPSRUWDQWH VSHFLDOL]]D]LRQHLQXQVHWWRUHFKLDYHGHOO·HFRQRPLDLWDOLDQDµ 5DJ 6DQWRQL TXDQGR KD LQL]LDWR LO VXR YLDJJLRSURIHVVLRQDOH" ´6RQR RUPDL SL GL YHQW·DQQL FKH HVHUFLWR FRQO·DSHUWXUDGHOORVWXGLRDYYHQXWDQHLSULPL DQQL QRYDQWD$QQL LQ FXL LQL]LDYD D VYLOXSSDUVLODVLWXD]LRQHGLFULVLFKHVDUHEEHSRL HVSORVDLQWXWWDODVXDGUDPPDWLFLWj5LFRUGR FKHLQXQDSULPDIDVHQHOGLVWUHWWRSUDWHVHLO ODYRUR´JLUDYDµHVLVSHUDYDFKHODFULVLIRVVH WUDQVLWRULDFRPHJLjVXFFHVVRLQSDVVDWRPD DEELDPRSUHVWREHQFRPSUHVRODSRUWDWDGHJOLHYHQWLHLOORURLPSDWWRVXOO·HFRQRPLDORFDOHFRVuFLVLDPR´GDWHGDIDUHµHTXHVWRSDUDGRVVDOPHQWHKDFRQWULEXLWRDOODFRVWDQWHH SURJUHVVLYDDͿHUPD]LRQHGHOQRVWURVWXGLRµ 8QRVWXGLRWXWWRDOIHPPLQLOH« ´6u &L SLDFH SHQVDUH FKH XQR VWDͿ WXWWR DO IHPPLQLOHSRVVDRͿULUHXQSOXVDJOLLPSUHQ- GLWRULLQYLUWGHOQRVWURDSSURFFLRDOODFRQVXOHQ]DGHOQRVWURSXQWRGLYLVWDGHOPL[GL SUDJPDWLFLWjHFRPSHWHQ]DFKHIRUVHVROROH GRQQHVDQQRFRVuEHQHHVSULPHUHµ [email protected] publiredazionale IES IES ES | lug lluglio-settembre lu ugliioo--se ug -sse sette ttttte emb mbr m bbrre 2 2014 014 0 1 |P 14 Pagina agina 29 9 Via Laura 50 - 50121 (FI) Tel. +39 055 234 4747 - Fax. +39 055 248 09540 [email protected] www.hotelmorandi.it L’ESPERTO CONSIGLIA CON ECM SPA LA SICUREZZA VIAGGIA SULLE ROTAIE Nata a Pistoia nel 1958 come azienda familiare, ECM Spa è cresciuta accompagnando l’evoluzione GHOODVLFXUH]]DHGHOVHJQDODPHQWRIHUURYLDULRGHJOLXOWLPLFLQTXDQW·DQQLÀQRDSRVL]LRQDUVLFRPH azienda leader sul mercato italiano. Nei primi anni ‘60 ECM Spa allarga la propria gamma di prodotti fornendo apparecchiature elettroniche alla Marina militare italiana e alle Ferrovie dello Stato. “Da allora la crescita è stata esponenziale” spiega Roberto Cappellini, azionista e Vice presidente della società “grazie anche ad importanti investimenti nella ricerca e sviluppo di nuove tecnologie – che oggi rappresentano il 10% del fatturato- i quali ci hanno permesso di mettere a punto soluzioni, idee e sperimentazioni nuove che hanno portato l’azienda alla produzione di apparati con un sempre maggior contenuto tecnologico. Negli anni ‘80-‘90, con ulteriori investimenti sempre più mirati verso tecnologie avanzate per i sistemi di alimentazione, ci siamo posizionati come azienda leader sul mercato italiano”. partner che come solo sbocco di mercato, si declina anche in una forte propensione verso la sostenibilità ambientale. Proprio in quest’ottica l’azienda si è dotata di un sistema di gestione delle problematiche ambientali FHUWLÀFDWR,62²,5,6²,62²,62 HVWDRSHUDQGRDOÀQHGLFRQVHJXLUHLO marchio EMAS. “Ma la nuova frontiera della ricerca tecnologica” conclude Cappellini “che ci ha visti impegnati con notevole dispiego di risorse, è sicuramente rappresentata da innovativi sistemi di segnalamento ferroviario come il nuovo interlocking computerizzato, chiamato HMR9 in grado di gestire da un unico posto centrale la FLUFROD]LRQH IHUURYLDULD VX OLQHH HVWHVH ÀQR DNPLOQXRYRVLVWHPDEORFFRFRQWDDVVL denominato Multi Rail Lock e il sistema terra bordo Automatic Train Protection (ATP) ERTMS – ETCS, totalmente concepiti e sviluppati all’interno della nostra azienda. www.ecmre.com Puntando sulla ricerca come asse portante della propria espansione, l’azienda apre la nuova sede di Serravalle Pistoiese e negli anni 2000, dopo la trasformazione in società SHU D]LRQL LQDXJXUD JOL XFL GL *HQRYD H Roma. ,Q TXHJOL VWHVVL DQQL VL DͿHUPD DQFKH IXRUL dall’Italia, instaurando rapporti commerciali con Paesi europei ed extraeuropei. /·DGDELOLWj LQWULQVHFD GHL SURGRWWL curati direttamente dalla progettazione DOO·DVVLVWHQ]D OD ÁHVVLELOLWj JHVWLRQDOH H XQD struttura post-vendita composta da personale TXDOLÀFDWRROWUHDOODFRVWDQWHFROODERUD]LRQH tra ECM e le strutture tecniche e manutentive dei clienti, costituiscono le principali strategie che l’azienda mette in campo per far fronte ai competitor rappresentati dai grandi gruppi italiani e internazionali. ” L’acquisto di un prodotto ECM può considerarsi come un ottimo investimento nel tempo. E’ possibile ritrovare nostri prodotti realizzati 30 anni fa ancora perfettamente in grado di soddisfare le esigenze dei nostri clienti, segno tangibile di un’elevata qualità progettuale, UHDOL]]DWLYDHGLDGDELOLWjµ L’orientamento verso la soddisfazione delle esigenze espresse dai clienti, visti più come publiredazionale L’ESPERTO CONSIGLIA ELETTROSERRATURE DI SICUREZZA INVESTIRE NELLA SICUREZZA Serrature “intelligenti” garantiscono il massimo della sicurezza. Pensate per le banche ma adatte a qualsiasi ambiente ed abitazione. CoMETA SpA opera dal 1986 a livello professionale nel settore dell’ elettronica e della meccanica applicate alla sicurezza. Oggi la società è in piena espansione sul mercato globale attraverso proprie sedi di Tavarnelle, Padova, Milano e Parigi a completare ha numerosi distributori in molti paesi esteri. Grazie al proprio reparto di ricerca e sviluppo e ad una gamma di soluzioni evoluWHHGHFDFLO·D]LHQGDqRJJLLQJUDGRGL VRGGLVIDUHOHHVLJHQ]HVSHFLÀFKHGHOPHUcato sia per quanto riguarda il controllo e la sicurezza dei beni (security) che per la protezione delle persone (safety). I prodotti CoMETA trovano infatti applicazione nei più svariati settori e la ricca gamma di nuovi modelli, garantiti dai controlli imposti dal sistema di qualità FHUWLÀFDWR,62FRVWLWXLVFHXQYDOLGR punto di riferimento per chi esige alte preVWD]LRQL TXDOLWj HG DGDELOLWj 5HFHQWHmente, ha suscitato l’interesse dei mercati LOPRGHOOR&R0(7$&RVHUUDWXUDUHVD unica dalle sue innovative caratteristiche tecnologiche per le quali ha visto riconosciuto il Brevetto Europeo. ´&R0(7$ &R JDUDQWLVFH LO PDVVLPR della sicurezza, sia per l’alto livello tecnologico che per la possibilità del controllo via web che può avvenire da ogni luogo e in qualsiasi momento” spiega Enzo Anselmi, AD della società. “Quante volte ci siamo infatti dimenticati di chiudere la porta con le ‘mandate’ e quante volte abbiamo avuto un dubbio sull’aver chiuso la porta e siamo tornati indietro per controllare? Oppure abbiamo VXELWRXQ·HͿUD]LRQHRqVWDWDYLRODWDODSRUWD di casa. 4XHVWD VHUUDWXUD LPSHGLVFH LO YHULÀFDUVL GL queste situazioni, opponendosi ai tentativi di HͿUD]LRQHFRQLOPDVVLPRJUDGRGLUHVLVWHQ]D*UDGRSUHYLVWRGDOODQRUPD(1 Nata per le banche, è versatile e utilizzabile laddove ci sia necessità di rendere sicuro un punto di accesso e può essere installata su qualsiasi tipologia di locale, anche per le vie GL HVRGR SHU OH TXDOL KD OH FHUWLÀFD]LRQL GL legge prevista dalla norma EN1125. La possibilità di controllare via web qualsiasi SRUWD H VHUUDWXUD TXDOLÀFD &R0(7$ &R come serratura “intelligente”. ´6L FKLXGH DXWRPDWLFDPHQWH RJQL YROWD FKH viene utilizzata” continua Anselmi “e ogni YROWD FKH YLHQH XQ GXEELR q SRVVLELOH HͿHWWXDUHXQDYHULÀFDFRQLOFHOOXODUH L’abbiamo pensata e realizzata per le banche ma è indispensabile per tutti”. Oltre all’alto livello qualitativo e tecnologico dei suoi prodotti, CoMETA dà molta importanza ai rapporti con clienti e collaboratori, perseguendo obiettivi comuni, impegnandosi costantemente nella risoluzione delle GLͿHUHQWL SUREOHPDWLFKH H DͿURQWDQGR RJQL QXRYDHVLJHQ]DFRPHXQDVÀGD Il vasto assortimento di linee di prodotti rende sempre possibile soddisfare richieste DQFKH GLͿHUHQ]LDWH FKH LQVLHPH DOO·HOHYDWD qualità, all’alta immagine aziendale e ad un HFLHQWH OLYHOOR GL GLVWULEX]LRQH UHQGRQR O·RͿHUWDGL&R0(7$DOWDPHQWHFRPSHWLWLYD www. conet.it publiredazionale L’ESPERTO CONSIGLIA STUDIO ASSOCIATO FALLANI & NOCENTINI IL PROFESSIONISTA ANGELO CUSTODE DELL’IMPRESA Aperto nel 2001 a Scandicci lo Studio è collocato in una zona facilmente raggiungibile con ODWUDPYLDHGRͿUHDLSURSULFOLHQWLDQFKHXQ FRPRGRSDUFKHJJLR Eugenio Fallani e Stefania Nocentini, iscritti all’Ordine dei Dottori commercialisti e degli Esperti contabili della Provincia di Firenze, nel registro dei revisori contabili della Provincia di Firenze e all’Ordine dei Consulenti del lavoro, autorizzati al rilascio del visto di conIRUPLWj LQ DPELWR ÀVFDOH RSHUDQR QHOO·DPELWR GHOOD FRQVXOHQ]D GHO ODYRUR ÀVFDOH H societaria, rivolgendosi prevalentemente ad XQWHUULWRULRFKHSXzRJJLYDQWDUHXQDIRUWH presenza di imprese: “Molte aziende specializzate nella realizzazione di prodotti di alta PRGDKDQQRWURYDWRTXLODORURFROORFD]LRQH RWWLPDOHµVSLHJDQRLGXHVRFL “Numerose sono inoltre le imprese del settore della pelletteria e il nostro studio è partico- larmente specializzato nel contratto collettiYRGLULIHULPHQWR &RPXQTXH RͿULDPR OD QRVWUD DVVLVWHQ]D LQ tutti i settori, dal commercio ai pubblici eserFL]LGDOO·DOEHUJKLHURDOOHDJHQ]LHLPPRELOLDULHDQFKHQHOFRPSDUWRHGLOHµ La clientela dello Studio Fallani & Nocentini viene assistita nelle diverse fasi dell’attività aziendale, dall’avvio dell’impresa all’inWHUPHGLD]LRQH SHU WXWWL L WLSL GL SUDWLFKH H TXDQGR F·q QHFHVVLWj DQFKH QHOOD FKLXVXUD 4XDOLÀFDWL SURIHVVLRQLVWL HVWHUQL FROODERUDQR con lo studio, sia per la parte tecnica relativa DOOHDXWRUL]]D]LRQLFKHSHUWXWWDODFRQVXOHQza in materia di sicurezza sul lavoro e nella ULFHUFDGLÀQDQ]LDPHQWLQHFHVVDULDOSURSULR EXVLQHVV “Ci riteniamo professionisti disponibili ad assistere il proprio cliente a tutto tondo, puntando a rappresentare un unico punto di riferimento per la consulenza nel campo del Diritto del lavoro e in DPELWR ÀVFDOH H FRPPHUFLDOHµ /R 6WXGLR RͿUH L propri servizi anFKH DL SULYDWL SHU la compilazione dei modelli 730, essendo un cenWUR &$) ROWUH FKH per le successioni e per tutto le materie riferite alla ÀVFDOLWj GHJOL LPPRELOL “Negli ultimi dieci anni la professione del commercialista è radicalmente mutata, LQ TXDQWR OH FRQWLQXH PRGLÀFKH normative obbligano ad adempimenti burocratici FKHYDQQRROWUHOH nostre tradizionali competenze” preFLVDQRLGXHVRFL “Essendo obbligati a sostituirci all’amministrazione in molti adempimenti, ci aggiorniamo professionalmente partecipando con i nostri collaboratori a corsi esterni e interni DOORVWXGLRDQFKHHOHUQLQJ Il professionista oggi deve essere un po’ come l’angelo custode del proprio cliente, consigliandolo ed aiutandolo a realizzare la propria imprenditorialità e a districarsi in una giungla di normative sempre più strinJHQWLHFRPSOLFDWHµ Lo studio Fallani & Nocentini è organizzato FRQ SHUVRQDOH LQWHUQR LQTXDGUDWR FRPH GLSHQGHQWHHFRQSURIHVVLRQLVWLFKHFROODERUDQR giornalmente all’attività, inoltre due volte la VHWWLPDQDqGLVSRQLELOHXQOHJDOH E’ aperto dal lunedì al venerdì ed ampiamenWHGLVSRQLELOHDQFKHSHUOHXUJHQ]HLQRUDULR LQFXLO·XFLRqFKLXVR [email protected] publiredazionale L’ESPERTO CONSIGLIA TACCHIFICIO FIDIA SRL COMPLEMENTI PER CALZATURE FASHION degli anni ha trasferito più volte la propria VHGHÀQRDOO·DWWXDOHGL&DVWHOIUDQFRGL6RWWR inaugurata nel 2003. Una struttura aziendale di 3000 mq, moderna e dotata anche di un impianto fotovoltaico che produce oltre 100 kW di energia elettrica. Buona parte di merito nella crescita della società va attribuito al rapporto con i clienti: ´6LDPRVWDWLIRUWXQDWLSHUFKpFRPHQRLKDQno sempre investito nel lavoro, nella serietà, nella collaborazione reciproca e nella ‘voglia di fare bene’ e con loro siamo cresciuti”. Guidati dall’idea secondo la quale il cliente deve trovare soddisfazione per la qualità dei SURGRWWLLWLWRODULGHO7DFFKLÀFLR)LGLD0DULR )LRUDYDQWL H$QWRQLR GL 6WHIDQR GRSR XQ·Hsperienza acquisita nel settore calzaturiero, decisero nel 1968 di iniziare un’attività artigianale per la produzione di tacchi fasciati in cuoio. )XO·LQL]LRGLXQSHUFRUVRFRVWUXLWRVXHOHYDti standard qualitativi ai quali ancora oggi, GRSRTXDVLFLQTXDQW·DQQLHFRQXQVLJQLÀFDtivo aumento della produzione, si attiene a FKL ODYRUD DO 7DFFKLÀFLR )LGLD SHU UHDOL]]DUH creazioni prestigiose richieste dalle più imSRUWDQWLJULͿHGHOOHFDO]DWXUHPRQGLDOL “I primi ambienti di lavoro furono i fondi di un titolare: le macchine, le capacità e gli spazi erano adeguati alla tipologia della produzione di allora, standardizzata e semplice” raccontano i due soci. Professionalità, impegno e la capacità di fare impresa hanno poi determinato il successo dell’azienda, che nel corso SURVVLPLWUHQW·DQQL$EELDPRRWWHQXWROHFHUWLÀFD]LRQL,62H(0$6SHULOULFLFOR ambientale e grazie a ulteriori investimenti SXQWLDPR DGHVVR DG RWWHQHUH OD FHUWLÀFD]LRQHSHUODUHVSRQVDELOLWjVRFLDOHG·LPSUHVD6$ 0)”. 8000)”. Una quarantina di dipendenti lavorano oggi QHOO·D]LHQGD DOFXQL GHL TXDOL ÀQ GDL ORQWDQL anni ‘70 e stanno avviandosi alla pensione, altri ci sono già andati con merito. ´&RQVLGHULDPRLO7DFFKLÀFLRXQODERUDWRULRµ tengono a precisare i titolari “per la cura e la manualità che viene prodotta in ogni fase di lavorazione, senza automatismi. Il ciclo produttivo ha inizio dalla conceria scelta per qualità, con cui vengono realizzati tacchi fasciati in cuoio di tutti i colori, sfumature e YDULDPHQWHULÀQLWL Oltre a tacchi fasciati in pelle, sughero, bamERROHJQRFULVWDOOL6ZDURYVNLIRQGLIXVVEHWW applicati a suola, applicazioni di accessori di ogni genere e quant’altro viene richiesto dai clienti”. La ricerca della qualità viene intesa come obiettivo costante nelle varie fasi dell’attività, QHOODSLDQLÀFD]LRQHDWWHQWDHVHYHUDGHLSURcessi produttivi e nello sviluppo di prototipi e campioni. “Noi intendiamo, oltre alla qualità del prodotto e del servizio anche quella ambientaOHµ FRQFOXGRQR 0DULR )LRUDYDQWL H $QWRQLR 'L 6WHIDQR ´QRQ FRPH ULVXOWDWR UDJJLXQWR PD FRPH VLVWHPD GL D]LRQL SLDQLÀFDWH SHU L ZZZWDFFKLÀFLRÀGLDLW publiredazionale L’ESPERTO CONSIGLIA FRM SRL INGRANAGGI DI PRECISIONE AD ALTA TECNOLOGIA L’azienda di Bagno a Ripoli nasce nel 1974 per opera di Maurizio Ristori e cresce nel corso degli anni specializzandosi nella produzione di ingranaggi di precisione. mentare, del tabacco e per la stampa di etiFKHWWH,OUHVWDQWHqLQYHFHFRPSRVWRGD ingranaggi per macchine ad alta precisione. “Produciamo ingranaggi per il mercato italiano, mentre esportiamo in tutto il mondo pompe idrauliche a paletta tramite una nostra consociata di Modena”. 2OWUH DOOD FROODERUD]LRQH IDWWLYD FRQ L FOLHQWL HGLIRUQLWRULDQFKHLOSHUVRQDOHGL)50FKH oggi ammonta a trenta addetti, partecipa attivamente e in modo propositivo alla risoluzione delle possibili problematiche aziendali. /·RELHWWLYRqTXHOORGLLQVWDXUDUHHPDQWHQHUH UDSSRUWLGLUHFLSURFDÀGXFLDFKHJDUDQWLVFDQR il rispetto dei requisiti qualitativi dei prodotti, oltre che della qualità del servizio e delle HFLHQWLPRGDOLWjGLFRQVHJQD “Curare il cliente monitorandone il livello GL VRGGLVID]LRQH HG DYHUH XQ ULWRUQR SRVLWLYRGDOO·DSSOLFD]LRQHGHOODJHVWLRQHTXDOLWjq per tutti noi motivo di grande orgoglio. Per RWWHQHUH TXHVWR ELVRJQD FKH O·LQWHUR VWDͿ aziendale, e non solo, sia coinvolto nel miglioramento del sistema produttivo ed orJDQL]]DWLYRSHUFKpqFRVuFKHVLRWWHQJRQRL risultati migliori. ,QDOWUHSDUROHGLUHLFKHqLPSRUWDQWHFDPPLnare per la stessa strada e i vantaggi che se ne traggono riguardano tutti”. FRM Srl dispone di una sala metrologica per LOFRQWUROORHGDOqLQSRVVHVVRGHOODFHUWLÀFD]LRQH,62 www.frmitalia.com Determinanti per il successo dell’azienda sono stati gli investimenti in ricerca e sviluppo. “ In particolare quelli in campo tecnologico” precisa Ristori “sono indispensabili per le aziende che operano nel settore della produzione di ingranaggi. Oggi siamo un’azienda leader sul mercato italiano e continuiamo ad investire in tecnologia per essere più competitivi mantenendo alta la qualità dei nostri prodotti”. I campi di applicazione dei prodotti FRM Srl sono i più eterogenei, dal settore macchine elettromedicali, alle macchine tessili, per la stampa, ecc. VWUXWWXUDLQWHUQDÁHVVLELOH)50RJJLqLQJUDdo di produrre anche pezzi singoli. “Arriviamo a produrre anche articoli personalizzati ‘su misura’ secondo le esigenze dei clienti, con cui puntiamo a instaurare rapporti di reciproca collaborazione e scambio di compeWHQ]HDOÀQHGLRWWHQHUHLOPHJOLRLQIDWWRGL qualità dei prodotti e dei risultati. ,O QRVWUR VLVWHPD JHVWLRQDOH ÁHVVLELOH q SHQVDWR DQFKH SHU TXHVWD ÀQDOLWj H FRQVHQWH DO cliente un collegamento diretto con la parte operativa per ricevere in tempo reale tutte OHLQIRUPD]LRQLUHODWLYHDOORVWDWRGLDYDQ]Dmento dei prodotti da lui ordinati”. Specializzata nella produzione di piccola e media serie, grazie alla composizione di una ,OGHOODSURGRWWL)50qPRQWDWRVXPDFchine utilizzate per l’impacchettamento alipubliredazionale Piazza Lorenzo Ghiberti 50122 - Florence - Italy tel. +39 055/234 3885 - [email protected] www.gildabistrot.it/contact.htm L’ESPERTO CONSIGLIA STUDIO GB - SOCIETÀ PROFESSIONALE CONSULENZA GESTIONALE, FISCALE E SOCIETARIA Lo Studio GB Società Professionale avvia la SURSULD DWWLYLWj DOOD ÀQH GHJOL DQQL VHWWDQWD FRPH ´6WXGLR *XDUGXFFL H %DOOHULQLµ DG LQL]LDWLYD GHO 'U )RUHVWR *XDUGXFFL DO QXFOHR LQL]LDOHVLDJJLXQJRQRQHOWHPSRDOWULSURIHVVLRQLVWL FRQ VSHFLÀFKH FRPSHWHQ]H ÀQR DOOD DWWXDOH FRPSRVL]LRQH FKH YHGH LPSHJQDWL QHOOR6WXGLRXQGLFLSURIHVVLRQLVWLHXQRVWDͿ GL QRYH GLSHQGHQWL /R 6WXGLR RSHUD SUHYDOHQWHPHQWH QHO GLVWUHWWR LQGXVWULDOH SUDWHVH HG KD UDSSRUWL VLQHUJLFL GL FROODERUD]LRQH FRQDOWULVWXGLSURIHVVLRQDOLSHUO·,WDOLDHSHU O·HVWHUR/DFRQVROLGDWDHVSHULHQ]DVLFRQFUHWL]]DQHOO·RͿHUWDGLWXWWLLWLSLGLFRQVXOHQ]DH VHUYL]LGLFXLRJJLQHFHVVLWDQROHLPSUHVHDYYDOHQGRVLLQFLzDQFKHGHOO·DSSRUWRTXDOLÀFDWRGHLFRPSRQHQWLORVWDͿ1HOSUHQGHLO YLDODFROODERUD]LRQHFRQ,'($/$%6UOVSLQ RͿ GHOOR 6WXGLR 'HOO·LQWHUHVVDQWH LQL]LDWLYD SDUOLDPRFRQRiccardo RossiTXDOHFRPSRQHQWH OR VWXGLR DVVRFLDWR FKH LQWHUYLHQH DQFKHDQRPHGHLFROOHJKL ´,O SURJHWWR DYHYD FRPH SULPXP PRYHQV O·RͿHUWD GL FRQVXOHQ]D TXDOLÀFDWD GL QDWXUD HFRQRPLFD DSSOLFDWD HG HFRQRPLFRD]LHQGDOH D IDYRUH GHOOH LPSUHVH FKH JUDYLWDYDQR DWWRUQR DOOR 6WXGLR QHO WHPSR O·DWWLYLWj VL q HYROXWDGLYHQHQGRXQULIHULPHQWRSHUPROWH UHDOWj HFRQRPLFRSURGXWWLYH GHO WHUULWRULR ,'($/$% RSHUD DYYDOHQGRVL GL VSHFLÀFKH SURIHVVLRQDOLWjLQDWWLYLWjGLDQDOLVLULFHUFKH H FRQVXOHQ]H SHUVRQDOL]]DWH RVVHUYDWRUL LQGLSHQGHQWL DWWLYLWj GLIRUPD]LRQHHDDQFD OHD]LHQGHQHLSURFHVVLGHFLVLRQDOLUHODWLYLDOOH VFHOWHVWUDWHJLFKHDOODÀQDQ]DD]LHQGDOHHDOOD JHVWLRQHGHOOHULVRUVHXPDQHµ Chi usufruisce delle prestazioni di IDEALAB? ´/HLPSUHVHSULYDWHLVWLWX]LRQLHGHQWLSXEEOLFL SHU O·DWWLYLWj GL EXVLQHVV SODQQLQJ H VFHQDUL GL ULIHULPHQWR D EUHYHPHGLR WHUPLQH VWXGL H LQGLFDWRUL D]LHQGDOL H GL VHWWRUH 3XQWLDPR DG LQGLYLGXDUH LO SRVL]LRQDPHQWR FRPSHWLWLYRHVWUDWHJLFRD]LHQGDOHLQRWWLFDGL EHQFKPDUNVHWWRULDOHWHUULWRULDOHHPLFURHFRQRPLFR,QFLUFDFLQTXHDQQLGLDWWLYLWjVRQR VWDWH HODERUDWH QXPHURVH DQDOLVL H FXULDPR LQROWUHDQFKHO·DFFHVVR¶UDJLRQDWR·DOFUHGLWRµ In quali ambiti svolgete attività di ricerca e analisi? ´/DULFHUFDVLIRQGDVXOO·DQDOLVLGHOFLFORHFRQRPLFR H GHOOH LQWHUUHOD]LRQL IUD OH VLQJROH YDULDELOL PDFURHFRQRPLFKH DQDOL]]DQGRQH O·LPSDWWR VX GHWHUPLQDWL VHWWRUL WHUULWRUL H VXOOHVLQJROHLPSUHVH/·DQDOLVLRUJDQL]]DWLYD VLFRQFUHWL]]DLQLQGDJLQLDSSURIRQGLWHVXJOL HOHPHQWLGLXQ·RUJDQL]]D]LRQHHGqRULHQWDWD D ULOHYDUH L OLYHOOL GL LQFRQJUXHQ]D H GLVIXQ- ]LRQDOLWj VXJJHUHQGR PRGDOLWj RSHUDWLYH GL LQWHUYHQWRFRUUHWWLYRµ Vi occupate anche di formazione? ´4XHVWD DWWLYLWj VL FRQFUHWL]]D WUDPLWH ODERUDWRULGLGDWWLFLFKHIRUQLVFRQRDLSDUWHFLSDQWL OHFRQRVFHQ]HOHFRPSHWHQ]HHJOLVWUXPHQWL SHUSUHVHQWDUHFRQVXFFHVVRODSURSULDD]LHQGD DOO·HVWHUQR LQ SDUWLFRODUH DJOL LVWLWXWL GL FUHGLWR H SHU VYLOXSSDUH VWUDWHJLH D]LHQGDOL HFDFLµ ConTex è un vostro osservatorio sulla congiuntura tessile? ´(· XQ RVVHUYDWRULR FRQJLXQWXUDOH FRVWUXLWR VXOODEDVHGLGDWLFRQWDELOLWULPHVWUDOLUDFFROWL SUHVVRXQFDPSLRQHGLLPSUHVHGHOGLVWUHWWR WHVVLOHGL3UDWR'DOO·DQDOLVLGHLGDWLqSRVVLELOHULOHYDUHLQWHPSRUHDOHO·DQGDPHQWRG·LPSRUWDQWL PDUJLQL H LQGLFDWRUL D]LHQGDOL XWLOL SHU HͿHWWXDUH XQ·DQDOLVL GL ELODQFLR VLQWHWLFD VXOOH D]LHQGH H VXO GLVWUHWWR TXDVL LQ WHPSR UHDOHFRQLIDWWLGLJHVWLRQH,ULVXOWDWLYHQJRQR SRLLQVHULWLLQGXHUHSRUWDFDGHQ]DVHPHVWUDOHFRQLUHODWLYLGDWLGLVWLPDHSUHYLVLRQHSHU LPHVLVXFFHVVLYLµ [email protected] www.guarducciballerini.com publiredazionale L’ESPERTO CONSIGLIA IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 50 RISTORANTE BENEDICTA SI ESCE CON LA VOGLIA DI TORNARE GRAND HOTEL GUINIGI UN NUOVO LOOK MODERNO E CONFORTEVOLE Completamente rinnovato con un importante intervento di restyling, il Grand Hotel Guinigi è una struttura moderna posta a 1500 metri dalle mura urbane di Lucca. Il restyling ha riguardato tutte le tipologie delle 167 camere di cui dispone l’albergo, rendendole più confortevoli e adatte a soddisfare ogni esigenza della clientela, dalla camera StanGDUG DOOD )DPLO\ ÀQR DOO·([Hcutive Suite. Rifatti completamente i bagni e migliorata anche la dotazione tecnologica e in ogni camera è possibile trovare la TV a schermo piatto con canali digitali terrestri, satellitari, Mediaset Premium e radio. In tutto l’Hotel è inoltre possibile navigare in Internet ad alta YHORFLWj:L)LHYLDFDYR Chi cerca un luogo dove potersi rilassare può farlo nella sauna e nella palestra collocate all’ultimo piano dell’albergo, oltre che all’American Bar per prendersi un aperitivo o un colorato cocktail preparato dal barman Domenico. In alternativa è possibile accomodarsi in una delle salette per guardare la TV o leggere in tutta tranquillità. Particolare attenzione viene rivolta ai servizi per i clienti, con personale alla reception sempre a loro disposizione per fornire qualsiasi informazioni che possa essere utile a rendere più gradevole il soggiorno. /D UDQDWD RVSLWDOLWj GHO Grand Hotel Guinigi è assicurata anche dall’ottimo ristorante dove, grazie all’accoglienza di Massimo ed ai piatti preparati dallo Chef Massimiliano è possibile concludere la serata con una gustosa cena. Il Centro congressi dispone di numerose sale da 10 a 250 persone e molto apprezzata la Sala Vivaldi, ideale per cene aziendali, feste private e serate danzanti. A disposizione dei clienti dell’hotel anche un ampio e comodissimo parcheggio, completamente gratuito e facilmente accessibile dalle principali arterie della città e dagli snodi autostradali. Inoltre, ogni venti minuti un servizio di navetta pubblica permette un facile accesso al centro storico di Lucca. Una location d’eccezione, nel centralissimo quartiere di Santa Maria Novella, è la cornice ÀRUHQWLQD GL XQ ULVWRUDQWH YHramente originale. L’ambiente del Benedicta è il risultato di un sapiente e attento restauro che rilegge in chiave moderna gli spazi interni dell’antica struttura preesistente. Niente di esageratamente appariscente, ma un’atmosfera resa unica dalla cura dei dettagli e degli arredi, che insieme alle proposte gastronomiche dà luogo ad una sapiente armonia di gusti e di colori. In questo “laboraWRULRµ QDVFRQR SLDWWL UDQDWL tra cui alcuni della tradizione ÀRUHQWLQD RSSRUWXQDPHQWH rivisitati, risultato della lunga esperienza di Luciano Ioppoli, gestore del locale, che insieme DO ÀJOLR )UDQFHVFR H DOOR FKHI studia personalmente ogni singolo piatto. “ II menù viene continuamente variato ed aggiornato secondo la stagione” spiegano “si compone di una carta dei vini appropriata e, oltre alla normale proposta dei piatti, vengono pensati menù a tema per serate particolari, il tutto con l’attenzione al prez]R ÀQDOH FKH VDUj VHPSUH XQD piacevole sorpresa per i nostri clienti”. Ai suoi ospiti Benedicta mette a disposizione anche XQ JLDUGLQR ÀRULWR HOHJDQWH H riservato, per poter assaporare dall’aperitivo alla cena in un piacevole buen retiro in pieno centro cittadino. www.ristorantebenedicta.it www.grandhotelguinigi.it publiredazionale publiredazionale L’ESPERTO CONSIGLIA FRANCESCO D’INNOCENTI DOTTORE COMMERCIALISTA IN PRATO E MARINA DI PIETRASANTA /R6WXGLR'·,QQRFHQWLQDVFHD3UDWRDOODÀQH degli anni ‘60 con l’attività professionale di Alberto D’Innocenti, laureato in Economia e Commercio e Consulente del lavoro. Nel 1994 Francesco D’Innocenti, dopo avere conseguito anch’egli la laurea in Economia e Commercio, con il massimo dei voti e lode, ed essersi abilitato alla professione di dottore commercialista, inizia a svolgere la professione presso lo studio di famiglia, specializzandosi nel settore societario e tributario, con attenzione alle società di capitali, alla consulenza nel campo immobiliare e patrimoniale ed alla gestione ed organizzazione aziendale, non rimanendo neppure estraneo, data la complementarietà delle discipline trattate nello studio, alla materia del diritto del lavoro. alla propria clientela. Il mercato non richiede solamente professionisti competenti nello svolgere pratiche ed adempimenti, ma anche e soprattutto consulenti d’impresa che devono essere in grado di supportare il cliente in maniera ampia e con costante rettitudine, con preparazione e competenza, studio ed approfondimento sistematico. E’ un modo di concepire la professione parWLFRODUPHQWH LPSHJQDWLYR FKH DͿURQWR FRQ passione e dedizione”. Prato - Viale Vittorio Veneto, 13 Tel. 0574/22178 Marina di Pietrasanta - Via Leonardo da Vinci, 13 Tel. 0584/630741 [email protected] Nel 2012 lo Studio cresce con l’apertura della sede di Marina di Pietrasanta, in Versilia, che come racconta Francesco D’Innocenti: “ Nasce soprattutto in virtù della mia passione per questa zona della Toscana, dei suoi luoghi e del clima, soprattutto di vita, che lì si respira. Insieme a miei clienti, che lì operano stabilmente tutto l’anno, abbiamo aperto uno studio che rivolge la propria attenzione principalmente ad investitori ed imprenditori operanti nel settore immobiliare”. Un modo particolare di intendere la professione quello di Francesco D’Innocenti, da cui traspare una visione umanistica forse dovuta DJOL VWXGL HͿHWWXDWL SUHVVR LO /LFHR &ODVVLFR F. Cicognini a Prato: “Penso di avere una concezione sui generis della professione di dottore commercialista, essendo dell’opinione che debba essere svolta a stretto contatto FRQLOFOLHQWHDOÀQHGLLQVWDXUDUHXQUDSSRUWR pressoché diretto e costante. Questo determina una forte condivisione delle scelte con il cliente ed il professionista viene interpellato e coinvolto non solo nei campi di propria iniziale competenza, quali la materia tributaria HVRFLHWDULDPDDQFKHLQTXHOOLDͿHUHQWLODJHstione e l’organizzazione aziendale in senso lato”. “La centralità della relazione con il cliente, se da un lato comporta soddisfazioni di natura professionale dall’altro riversa sul professionista maggiori responsabilità, soprattutto di natura etica, venendo questi concepito come XQFRQVXOHQWHHFRQÀGHQWHG·LPSUHVDD con implicazioni anche in ambiti esterni all’azienda medesima. Ritengo che lo svolgimento della professione così come da me concepita possa massimizzare il valore aggiunto che il dottore commercialista può e deve dare publiredazionale L’ESPERTO CONSIGLIA STUDIO NATALI L’ASSISTENZA ALL’IMPRENDITORE NEL CONTENZIOSO TRIBUTARIO Con oltre venticinque anni di esperienza, lo studio fondato da Roberto Natali, commercialista iscritto DOO·2UGLQHGL3UDWRGDOHFRDGLXYDWRGDOGDOFROOHJD/RUHQ]R/XQDWLFRQWDRJJLXQRVWD;GL sette collaboratori. Tale sodalizio professionale si sta consolidando in una associazione professionale il cui avvio è previsto a breve. Lo studio opera in tutte le materie attinenti alla professione del commercialista, oltre alle materie legate alla consulenza e revisione degli Enti Locali. Natali ha svolto l’attività di revisore quale Presidente dell’organo di revisione del Comune di Prato ed oggi è impegnato nella presidenza del Comune di Montemurlo. L’attività di commercialista abbraccia un ambito talmente vasto da richiedere sempre maggiori competenze specialistiche. Lo stuGLRRͿUHDLSURSULFOLHQWLFRQVXOHQ]HHVHUYL]L in tutte le materie ordinamentali e ha maturato nel corso degli anni esperienze nel settore tributario ed in particolar modo nell’ambito dell’assistenza e della difesa dell’imprendiWRUH GDOOD YHULÀFD ÀVFDOH VLQR DO FRQWHQ]LRso tributario. La fase di controllo da parte GHOO·$PPLQLVWUD]LRQH ÀQDQ]LDULD SUHVVR l’impresa rappresenta un evento anomalo e straordinario che irrompe nella vita dell’impresa per il quale l’imprenditore, sia per la VSHFLÀFLWjGHLWHPLWUDWWDWLVLDSHULOVXRFRLQvolgimento personale, spesso ha necessità di essere coadiuvato ed assistito dal professionista esperto in contenzioso sin dalla prime fasi dell’accesso della A.F. E’ molto importante infatti che già dal primo contradditorio che si forma durante le attività in azienda di raccolta dati e documenti, vi sia da parte dell’imprenditore la conoscenza dell’importanza che questa fase riveste rispetto all’intero processo accertativo. Tanto è vero questo assunto che il diritto alla difesa, costituzionalmente garantito nel nostro ordinamento, prevede la facoltà di immediata assistenza al contribuente controllato ÀQGDOODSULPDIDVHGL accesso nell’impresa. Vieppiù durante la fase contenziosa del processo tributario, che si svolge con i canoni del c.p.c., ove la difesa del contribuente è d’obbligo avanti alle Commissioni tributarie per i contenziosi di valore superiore a € 2582,28. Altra peculiarità di tale attività è data dalla collaborazione che in questi anni è maturata con legali tributaristi, che se ben attuata permette di integrare il contenuto giuridico degli atti del procedimento rendendoli idonei al vaglio di legittimità delle norme di procedura civile che regolano il procedimento, oltre alla immeGLDWDYHULÀFDGHJOLHYHQWXDOLSURÀOLSHQDOLD carico degli amministratori che emergessero da accertamenti che diano luogo a recuperi di imposta sopra soglia. Peraltro il procedimento tributario nel terzo grado di giudizio per Cassazione, indipendentemente dalla HVLVWHQ]D GL SURÀOL SHQDOL REEOLJD LO FRQWULbuente al patrocinio legale. Il supporto del commercialista non va frainteso: da un lato l’attività di controllo tende D YHULÀFDUH O·HͿHWWLYD FRUUHWWH]]D GHL UHGGLWL GLFKLDUDWL QHO SUHFLSXR LQWHQWR GL YHULÀFDUH O·HͿHWWLYD FDSDFLWj FRQWULEXWLYD GHO FRQtribuente. Dall’altro la specializzazione, la terzietà e l’indipendenza del professionista, contribuisce almeno a tre obiettivi immediati: sotto l’aspetto etico – sociale e di rispetto della fede pubblica: contribuisce all’equo assolvimento del dovere Costituzionale di contribuzione allo Stato da parte di ognuno secondo la propria capacità contributiva. Sotto l’aspetto professionale: garantisce assisten]DTXDOLÀFDWDDOO·LPSUHQGLWRUHDWWUDYHUVRJOL strumenti che il legislatore ha previsto per la tutela del diritto di difesa) con competen]H VSHFLÀFKH D JHVWLUH OD VWUDRUGLQDULHWj GHO SURFHGLPHQWR6RWWRLOSURÀORGHOODWXWHODFRstituzionale dell’iniziativa imprenditoriale privata e dell’interesse privato nel rispetto della legge e del superiore interesse pubblico: ricerca della giusta ed equa misura del reddito e della capacità contributiva del soggetto accertato. Roberto Natali, Lorenzo Lunati [email protected] publiredazionale L’ESPERTO CONSIGLIA IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 53 STUDIO ORSIMARI PROMUOVERE LA QUALITA’ DEL LAVORO Lo Studio, attivo dal 1999, è oggi gestito da Serena Orsimari e dallo zio che si occupano di servizi e consulenze rispettivamente in materia di lavoro e commerciale. Consulente del lavoro, Serena Orsimari ha seguito la professione paterna. “Mio padre ha iniziato a 24 DQQL H ODYRUDWR ÀQR D HUD il 236° consulente del lavoro iscritto all’albo di Firenze” racconta “ ha avuto la fortuna di vivere i momenti belli di TXHVWR ODYRUR TXDQGR DQFRUD si usava guardarsi negli occhi H VWULQJHUVL OD PDQR FL VL UDFcontavano barzellette oltre che SDUODUH GL ODYRUR PD TXHOOL erano decisamente altri tempi”. Quello che oggi sembra spesso mancare a chi svolge questa professione è il contatto FRQ O·D]LHQGDYHGHUH LO ODYRUR che viene svolto e come viene svolto. “Come consulente mi SLDFH UDJLRQDUH H FRQVLJOLDUH ed è importante conoscere i PLHL FOLHQWL OH ORUR D]LHQGH H L ORUR GLSHQGHQWL SHU SRWHUOL aiutare a creare delle sinergie che stimolino positivamente sia il lavoratore che l’imprenditore in modo che entrambi ODYRULQR VHUHQDPHQWH FUHGR che solo così un’azienda possa crescere”. Negli ultimi anni si è parlato di contratti di 2° livello come opportunità di crescita per il lavoratore. “ Non hanno DYXWR PROWR VXFFHVVR LQYHFH credo fortemente che siano la soluzione ai molti problemi dettati dalla rigidità del nostro diritto del lavoro e dalla Legge LO IDPRVR 6WDWXWR GHL ODYRUDWRUL FKH GHÀQLUHL SLXWWRVWROR6WDWXWRFRQWURLODYRUDWRUL SHUFKp FUHD GLVRFFXSD]LRQH e povertà e continua a mantenere un’importanza preminenWH QHO UDSSRUWR GLSHQGHQWL GDWRUL GL ODYRUR VFRUDJJLDQGR gli investimento nelle aziende italiane”. Con un contratto di secondo livello si può quindi andare in deroga alla rigidità GHOOH GLVSRVL]LRQL ´&HUWR SHU abbracciare un concetto di lavoro a livello europeo più libero e redditizio sia per i dipendenti che per gli imprenditori. Cerco di promuovere questo con la mia attività: dei contratti a vantaggio dell’impresa e dei lavoratori e soprattutto il rapSRUWRXPDQRSHUFKpDJLUHVXOla qualità del lavoro riguarda DQFKH OD TXDOLWj GHOOD YLWD LQ altre parole: lavorare bene per vivere meglio”. [email protected] publiredazionale Commercialista STUDIO BORGIOLI PER IL SUCCESSO DI UNA ATTIVITA’ DI IMPRESA L’IDEA DA SOLA PUO’ NON ESSERE SUFFICIENTE Aprire un’attività al giorno d’oggi è una bella ed a volte QHFHVVDULD VÀGD FKH LO PRQGR GHO ODYRUR SURSRQH PD SXz anche rappresentare un grosso fallimento nel caso in cui non si tenga debito conto di tutte le variabili e gli aspetti che ruotano intorno ad essa. 6uSHUFKpXQ·DWWLYLWjLPSUHQGLWRULDOHROWUHFKHXQDFRUDJJLRVD VFHOWD q DQFKH XQ SHUFRUVR che presuppone l’accettazione di un considerevole grado di ULVFKLR FKH VH PDO FDOFRODWR può rappresentare un fardello molto pesante da sostenere e soprattutto controllare. Determinante senza dubbio è l’idea imprenditoriale che deve essere perseguita; essa deve avere buoni margini di guadagno e buone prospettive di crescita futura che permettano altresì una sua evoluzione progressiva. 7URYDWDO·LGHDLPRGLHGLWHPpi di realizzazione per metterla LQ SUDWLFD VXEHQWUD OD FRVLGdetta fase “burocratica”. E’ a partire da questa fase che entriamo in gioco noi. ,QL]LDOPHQWH DDQFKLDPR l’imprenditore nella scelta della corretta forma giuridica da attribuire alla sua idea di impresa – sia essa la forma indiviGXDOH FKH VRFLHWDULD 6XFFHVVLvamente assistiamo l’impresa durante tutta la sua vita nella sua gestione amministrativa e ÀVFDOH Grazie alla nostra opera professionale l’impresa è in grado di avere una contabilità in linea con la normativa civilistica e di avere una insindacabile reJRODULWj ÀVFDOH DWWUDYHUVR XQD FRUUHWWD SLDQLÀFD]LRQH ÀVFDOH e la predisposizione di tutte le GLFKLDUD]LRQL ÀVFDOL REEOLJDWRrie. 3XUWURSSRODOHJLVOD]LRQHÀVFDle è in continua e rapida evoluzione e l’impresa non riesce materialmente a seguire ogni cambio di passo che l’Agenzia delle Entrate pone in essere in virtù dei repentini cambiamenWLQRUPDWLYLDOLYHOORÀVFDOH'Lventa dunque sempre più determinante per l’impresa avere DÀDQFRXQSURIHVVLRQLVWDTXDOLÀFDWR FKH VDSSLD DVVLVWHUH H consigliare nel migliore dei modi le scelte imprenditoriali. /R 6WXGLR %RUJLROL JUD]LH DOOD propria esperienza ed al continuo aggiornamento è in grado di assistere l’impresa sotto ogni aspetto in modo da poter permettere all’imprenditore di “fare impresa” dedicandosi così alla propria attività senza preoccuparsi di dover gestire gli aspetti contabili tributari e ÀVFDOL FKH VRQR OHJDWL LQGLVVRlubilmente ad essa. [email protected] www.studioborgioli.net publiredazionale L’ESPERTO CONSIGLIA RISTORANTE DA’ PESCATORE QUI SI CUCINA IL MARE Dopo una parentesi che lo ha portato a girovagare per altri luoghi di Firenze e della penisola, Daniele Pescatore (per chi non lo conosce è proprio così: è il suo cognome!) ha da poco tempo riportato i remi in barca con l’apertura di un ristorante tutto nuovo in Piazza del Carmine. Splendida cornice e luogo cult per i nottambuli e per chi si ricorda di quando Firenze era un punto di riferimento per le avanguardie artistiche e culturali. Ogni piazza era allora un palcoscenico e teatro e musica erano di casa, praticamente ogni sera, in estate. Daniele Pescatore non poteva scegliere uno scenario migliore per la sua cucina, capitare in questa piazza è il suo destino. Da sempre sperimentatore, ha fatto scuo- OD YHUVR OD ÀQH GHJOL DQQL FUHDQGR SLDWWL come opere d’arte. Conosciuto per la sua cucina fuori dagli schemi e rimpianto dai tanti gourmet durante il periodo del suo esilio da Firenze, oggi si presenta con proposte più PLVXUDWHLQDUPRQLDFRQOHDWPRVIHUHVRͿXse del locale, senza però avere perso niente della suo estro creativo e sperimentatore. Sapientemente e simpaticamente spalleggiato GDO VXR VWDͿ GL FROODERUDWRUL 0D FRVD RͿUH Da’ Pescatore, quale valore aggiunto possiamo trovarvi oltre alle famose prelibatezze e all’alta qualità della cucina? Chiediamolo a chi meglio di altri può raccontarcelo, lo stesso Daniele: “Da noi si trova semplicemente il mare, chi lo ama viene qui ed è sicuro di WURYDUOR4XHVWRqLOQRVWURÀOURXJHHORSUHsentiamo in tutte le sue forme, apprezzando e facendo apprezzare ai nostri clienti quello che ci dona: pesce, pesce e ancora pesce, ma anche crostacei, molluschi, il polpo per me è sempre una gran fonte di ispirazione, e anche carne per chi la preferisce”. La natura campana dello Chef si manifesta anche nella scelta dei dolci, nello zuccotto al limone tipico delOD WUDGL]LRQH ÀRUHQWLQD H SUREDELOH ULVXOWDWR del sincretismo gastronomico con la Delizia partenopea, rivisitato cioè alla maniera di Daniele. Sedersi a un tavolo del ristorante è sempre un’ avventura: sai quando inizia ma non come si svolge né tantomeno come posVD ÀQLUH &RPH QDYLJDUH LQ DFTXH WUDQTXLOOH quando all’improvviso si alzano onde, che cullano ma possono anche agitare e sollevare la tua barca. Niente qui va dato per scontato né è possibile descrivere i sapori e gli aromi dei piatti che sempre riservano piacevoli sorprese. E’ saggio lasciarsi guidare fra i piatti del menù a la carte o fra i “percorsi” degustazione proposti da Daniele, e scoprire alla ÀQHFKHLQRJQLFDVR´LOQDXIUDJDUP·qGROFH in questo mare”. Si esce dal ristorante Da’ Pescatore “stanchi ma non sazi” e non certo per la scarsità delle portate, tutt’altro, ma perché contagiati dalla creatività sperimentatrice di Daniele che ha acceso la curiosità e la voglia di provare altri piatti. E’ dura alzarsi dal tavolo e il pensiero che aiuta nella decisione è FKHLQÀQGHLFRQWLVLSXzVHPSUHULWRUQDUH Aperti sia a pranzo che a cena giorno di chiusura: Mercoledì www.dapescatore.it publiredazionale L’ESPERTO CONSIGLIA IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 55 Avvocato patrocinante in Cassazione STUDIO DEL FREO PROFESSIONE FORENSE E PARTICOLARE ATTENZIONE VERSO IL SETTORE IMMOBILIARE IL COMMERCIALISTA COME TUTOR AZIENDALE Dottore commercialista, Barbara Ferrari opera dal ‘92 prevalentemente nel distretto pratese occupandosi in modo particolare del controllo dei conti e della gestione d’impresa. Un territorio che ancora risente della pesante crisi strutturale. “Quello che è successo era SUHYLVWR H SUHYHGLELOH ÀQ GDgli anni ‘90 e dovuto sostanzialmente all’incapacità del distretto di organizzarsi sul mercato globalizzato per affrontarne le mutazioni. Le aziende pratesi sono sempre state di dimensioni piccole e medie e queste strutture non sono state in grado di rispondere alle nuove esigenze degli operatori internazionali o di fare veramente “distretto” per ovviare alle loro limitate capacità. Pochi gli investimenti, quasi assente l’innovazione, incapacità di riorganizzare i processi per diminuire i costi e mantenere margini di guadaJQRDOPHQRVXFLHQWLµ Dal punto di vista professionale come considera questa situazione? “Il ruolo del commercialista per certi aspetti è oggi diventato abbastanza triste perché molti di noi si sono dovuti occupare di situazioni di crisi di impresa e concentrarsi sulle relative procedure. Poi c’è la prevenzione della crisi, che sarebbe una funzione prioritaria dei dottori commercialista e che purtroppo spesso non riesce. La nostra categoria non KD JHQHUDOPHQWH XQD VSHFLÀFD cultura d’impresa e dall’imprenditore non è percepita come consulente d’azienda a tutto tondo. In questo senso c’é un grosso lavoro da fare per migliorare la nostra conoscenza dei problemi aziendali e cambiare il modo con cui ci presentiamo all’imprenditore”. Sarebbe quindi auspicabile l’ampliamento di competenze per il commercialista? “E’ un fatto notorio quanto O·,WDOLD VLD XQ DPELHQWH GLFLle per fare impresa e il carico degli adempimenti e quello impositivo ormai è a un livello limite. In questo quadro alle imprese occorre molta consulenza e non solo ammiQLVWUDWLYD H ÀVFDOH SHUFKp LO piccolo imprenditore ha una forte conoscenza del prodotto e competenze commerciali, ma SRFKLVVLPL KDQQR VXFLHQWL capacità organizzative e gestionali. Il commercialista dovrebbe diventare un po’ come un tutor aziendale: conoscere le singole imprese, capirne LO IXQ]LRQDPHQWR SHU RͿULUH strumenti di ottimizzazione ad hoc per ciascuna realtà, afÀDQFDQGR O·LPSUHQGLWRUH QHOOD conquista di produttività, quaOLWjHPDUJLQLGLSURÀWWRµ [email protected] publiredazionale Con l’apertura del suo Studio legale, l’avvocato Gabriele Del Freo dà inizio a un percorso professionale che lo porta a maturare un’esperienza di quasi quarant’anni su tutto il territorio toscano: in particolare, nelle circoscrizioni del Tribunale di Firenze e Prato. Le capacità acquisite e la collaborazione fra colleghi fanno sì che lo Studio sia in grado di DDQFDUH LO FOLHQWH QHOOH FRQtroversie legali di varia natura. Inoltre la nutrita rete di tecnici, di cui lo Studio si avvale, consente di fornire soluzioni coerenti a eterogenee problematiche giudiziali e stragiudiziali. Numerose le materie di cui lo Studio legale si occupa, grazie anche alla collaborazione con lo Studio notarile del dottor Tommaso Del Freo e della dott. ssa Maria Chiara Pilato: si spazia, quindi, dal diritto civile, di famiglia, penale e fallimentare Àno a quello condominiale, del recupero crediti e immobiliare. Particolare attenzione è rivolta verso le materie dell’interdizione, della separazione e del divorzio, dei pignoramenti mobiliari e immobiliari. Altro aspetto interessante è la costante attenzione verso il diritto e il suo rapporto con le nuove tecnologie, settore in cui è sempre più richiesto l’intervento del professionista. In tal senso, lo 6WXGLR DͿURQWD con competenza questioni fondamentali: dalla disciplina e-commerce ai prinFLSDOL VRFLDO QHWZRUN ÀQR DOOD redazione e allo studio ad hoc di regolamenti per concorsi a premi. /R 6WXGLR 'HO )UHR LQÀQH KD PDWXUDWR H DQDWR LO SURSULR know-how anche nel settore immobiliare. Il servizio e le FRQVXOHQ]H RͿHUWH DL FOLHQWL spaziano dalla redazione dei contratti di compravendita e locazione alle procedure di OLFHQ]D H VIUDWWR SHU ÀQLWD ORcazione, allo sfratto in caso di morosità con consequenziale recupero dei crediti derivanti dal mancato pagamento di canoni. Firenze - Viale Matteotti, 66 tel.055 577295 Prato - Viale Montegrappa, 231 tel.0574 595817 [email protected] [email protected] [email protected] publiredazionale L’ESPERTO CONSIGLIA Ristorante, Enoteca, Pasticceria, Pizzeria e Cocktail Bar DECANTER, RISTORANTE CON VISTA Scoprire un angolo bello di Prato è sempre una piacevole sorpresa, città da sempre un po’ avara nel valorizzare e mostrare le sue bellezze. /DSLD]]DVXOODTXDOHVLDͿDFFLDQROHDQWLFKH DUFKLWHWWXUH GHO &DVWHOOR GHOO·,PSHUDWRUH H GHOOD FKLHVD GL 6DQWD 0DULD LQ &DVWHOOR UDSpresenta la bella cornice in cui è incastonato il ristorante Decanter. , SURSULHWDUL VRQR WXWWL JLRYDQL H LO ORFDOH aperto sette giorni su sette a pranzo e a cena, è idealmente suddiviso in due unità: da un lato un american bar, dall’altro la zona ristorante vera e propria dove in estate poter cenare a lume di candela rende ancora più suggestiva l’atmosfera. Al Decanter si possono gustare pizze gourmet preparate con farina biologica, goGHUVL XQ DSHULWLYR H XQ EUXQFK GRPHQLFDOH oppure abbandonarsi ai peccati di gola con le torte preparate dal pasticcere interno per le colazioni e il ristorante, o con le deliziose ciambelle e bomboloni all’ora di merenda. 7XWWRDFFRPSDJQDWRGDOO·RWWLPRFDͿqGHO3DGRYDQLHGDIUHVFKHVSUHPXWH “Utilizziamo soltanto alimenti di alta qualità “spiega Francesco DQFKH D QRPH GHJOL DOWUL VRFLµ H FHUFKLDPR GL XVDUH SURGRWWL D FKLORPHWUR]HURGDOO·ROLRGL0RQWHPXUORDLELVFRWWLGHO0DWWHLÀQRDOFDͿq$QFKHOHELUUHVRQR italiane e facciamo un’approfondita ricerca VXO YLQR /R FKHI SUHSDUD RJQL VLQJROR SLDWto con le proprie mani: il calamaro ripieno (Revolution), il classico lampredotto, il gran SLDWWRGLFUXGLWqRORVSDJKHWWRDOSDUPLJLDQR JUDWWDWR EHQH EHQH JLXVWR SHU IDUH TXDOFKH esempio. Piatti semplici e genuini ma presentati e curati in modo perfetto”. Una cucina caratterizzata quindi dalla costante esplorazione dei gusti e dei sapori della migliore tradizione italiana reinterpreWDWLLQFKLDYHFRQWHPSRUDQHDµ$SSOLFKLDPR TXHVWR SULQFLSLR DQFKH DL QRVWUL DSHULWLYL dall’Americano alla birra al Gin tonic al mandarino, oltre ai tanti altri cocktail preparati da 6WHIDQLQRFKHYLHQHGD3ODQHWRQHODVFXROD GLEDUPDQSLIDPRVDG·,WDOLDµ 'LIURQWHDTXHVWDULFFDRͿHUWDGLSURGRWWLGL DOWDTXDOLWjQRQGLVSLDFHLQÀQHFKH'HFDQWHU sia stato pensato come un luogo non esclusiYRPDFRQSUH]]LDQFKHDOODSRUWDWDGLWDVFKH SRFRULJRQÀH Tel. 0574/475476 [email protected] www.decanteristorante.it publiredazionale L’ESPERTO CONSIGLIA STUDIO LEGALE RAFFAELE RECUPERO CREDITI COMMERCIALI PER PMI E PROFESSIONISTI Una formula innovativa di recupero crediti che coniuga la competenza e l’esperienza dell’avvocato con O·HͿFDFLDGHOUHFXSHURGRPLFLOLDUHSURSRQHQGRVROX]LRQLGLSDJDPHQWRDULVXOWDWR SHUOHD]LHQGHGLSLFFROH GLPHQVLRQL VWD GLYHQWDQGR VWUDWHJLFR DQFKH SHU OH UHDOWj LPSUHQGLWRULDOL PHGLRJUDQGL VHPSUH SL DWWHQWH DG RWWHQHUH VHUYL]L SURIHVVLRQDOL DOWDPHQWH TXDOLÀFDWL D FRVWL UDJLRQHYROL /R6WXGLR/HJDOH5DͿDHOHqDWWLYRGDROWUH DQQLLQ7RVFDQDQHOODVHGHSULQFLSDOHGL(PSROLHGLQTXHOOHVHFRQGDULHGL/LYRUQR/XFFD3UDWRH3RQVDFFR'DVHPSUHVLRFFXSDGL DVVLVWHQ]DOHJDOHDOOHLPSUHVHFRQSDUWLFRODUH VSHFLDOL]]D]LRQHQHOVHWWRUHGHOUHFXSHURFUHGLWLVWUDJLXGL]LDOHHJLXGL]LDOH ´1HOO·LPPDJLQDULRSRSRODUH²VRVWLHQHO·DYY 5DͿDHOH ² OD ÀJXUD GHOO·DYYRFDWR q PROWR VSHVVRDVVRFLDWDDTXHOODGLXQSURIHVVLRQLVWD FRVWRVRVSHVVRLQFRQFOXGHQWHDOTXDOHULYROJHUVL VROR LQ FDVL GL HVWUHPD QHFHVVLWj 1RQ GLUDGRFDSLWDFKHTXHVWDLGHDGHOO·DYYRFDWR ODVLWURYLDQFKHQHOODUHDOWjD]LHQGDOHFRQOD TXDOH FRPH SURIHVVLRQLVWL FL FRQIURQWLDPR WXWWLLJLRUQL &HUWDPHQWHVLWUDWWDGLXQ·LPPDJLQHGLVWRUWD PDQRQSRVVLDPRFHUWRHVFOXGHUHFKHLQTXDOFKH PRGR DEELD XQ IRQGDPHQWR GL YHULWj ( TXHVWR QRQ VROR R QRQ WDQWR SHU UHVSRQVDELOLWj GHOOD FODVVH IRUHQVH TXDQWR SHU LO PDOIXQ]LRQDPHQWRGHOODPDFFKLQD*LXVWL]LDFKH VHPEUD TXDVL WXWHODUH H JDUDQWLUH PDJJLRUPHQWHLGHELWRULULVSHWWRDLFUHGLWRUL &RQ OH GUDPPDWLFKH FRQVHJXHQ]H FKH VRQR VRWWRJOLRFFKLGLWXWWLFRORURFKHRJJLIDQQR LPSUHVD 1HO QRVWUR SLFFROR TXLQGL VWLDPR FHUFDQGR GL FRQWULEXLUH DG XQ FDPELDPHQWR GL PHQWDOLWj LQ TXHVWR VHQVR SURSRQHQGRFL FRPH SDUWQHU DOWDPHQWH SURIHVVLRQDOH PD DQFKHLQJUDGRGLYHQLUHLQFRQWURDOOHHVLJHQ]H GHOOH D]LHQGH LQ WHUPLQL GL FRQWHQLPHQWR GHLFRVWLGHOO·DWWLYLWjGLUHFXSHURFUHGLWL7UD O·DOWUR TXHVWR WHPD XQ WHPSR VHQVLELOH VROR Negli ultimi anni sono stati introdotti nell’ordinamento giuridico alcuni strumenti di risoluzione alternativa delle controversie civili e commerciali quali la mediazione obbligatoria e la negoziazione assistita. Crede che questi interventi possano apporWDUHFRQFUHWLEHQHÀFLDOOHLPSUHVH" (· GLFLOH HVSULPHUH YDOXWD]LRQL LQ TXHVWR VHQVR H FRPXQTXH RFFRUUHUj GHO WHPSR SHU JLXGLFDUHVHWDOLLQWHUYHQWLQRUPDWLYLVLVDUDQQR ULYHODWL XWLOL QHOO·RWWLFD GHOO·DXVSLFDWD GHÁD]LRQHGHOFRQWHQ]LRVR1DWXUDOPHQWHqGD DSSUH]]DUH RJQL VIRU]R IDWWR GDO /HJLVODWRUH SHURͿULUHDJOLRSHUDWRULGHOGLULWWRGHJOLVWUXPHQWLFKHFRQVHQWDQRGLWHQHUHFLWWDGLQLHLPSUHVHLOSLSRVVLELOHDOODODUJDGDL7ULEXQDOL Parrebbe di capire che secondo Lei rimane sempre attuale il vecchio adagio popolare per cui è sempre meglio un pessimo accordo di una buona sentenza 'LUHLVHQ]·DOWURGLVLDOPHQRHQWURFHUWLOLPLWL ,O QRVWUR ULPDQH SXU VHPSUH XQR 6WXGLR /HJDOHHSHUQRLLGHFUHWLLQJLXQWLYLVRQRSDQH TXRWLGLDQRPDULWHQLDPRFKHO·D]LRQHOHJDOH GHEEDHVVHUHODVROX]LRQHHVWUHPDDOODTXDOH ULFRUUHUH VROR TXDQGR YH QH VLDQR HͿHWWLYDPHQWHLSUHVXSSRVWLGLVROYLELOLWjGHOGHELWRUH HGLFRQYHQLHQ]DHFRQRPLFDSHULOFUHGLWRUH 3URSULR SHU TXHVWR PRWLYR OD QRVWUD DWWLYLWj QHO VHWWRUH GHO UHFXSHUR FUHGLWL q FDUDWWHUL]]DWDGDXQDFRVWDQWHRSHUDGLPHGLD]LRQHWUD OH RSSRVWH HVLJHQ]H GHO FOLHQWH GL LQFDVVDUH YHORFHPHQWH LO SURSULR FUHGLWR H TXHOOD GHO GHELWRUHGLQRQSDJDUHRGLIDUORLQWHPSLSL OXQJKL,OQRVWURRELHWWLYRqTXHOORGLSRUWDUH XQULVXOWDWRFRQFUHWRDLQRVWULFOLHQWLHSHURWWHQHUORSXQWLDPRDFKLXGHUHDFFRUGLZLQZLQ EDVDWLSUHYDOHQWHPHQWHVXOODFRPXQLFD]LRQH SHUVXDVLYD FKH QRQ VXOOD ´PLQDFFLDµ JLXGL]LDULD 0DQRQSHUTXHVWRVLDPRGLVSRVWLDGDFFHWWDUHSHVVLPLDFFRUGL Quali sono i principali bisogni delle imprese che si rivolgono al vostro Studio Legale SHULOUHFXSHURFUHGLWL" /H D]LHQGH FL FKLHGRQR SULQFLSDOPHQWH WUH FRVHODSULPDQDWXUDOPHQWHqTXHOODGLDWWLYDUFLSHUXQUHFXSHURHFDFHLQWHPSLPROWR SLEUHYLGLTXHOOLWLSLFLGHOSURFHVVRDLTXDOL DEELDPRDFFHQQDWRVRSUDODVHFRQGDqTXHOOD GLSRWHUDYHUHLOFRQWUROORGHLFRVWLGHOO·DWWLYLWjGLUHFXSHURSULPDDQFRUDGLDWWLYDUHODIDVH VWUDJLXGL]LDOHRTXHOODJLXGL]LDOHXOWLPRPD QRQ XOWLPR GL DYHUH VHPSUH DJJLRUQDWD OD VLWXD]LRQH GHOOH SUDWLFKH DGDWH DQFKH SHU ÀQDOLWjGLDQDOLVLGLELODQFLRHGLFRQWUROORGL JHVWLRQH Come si è strutturato il Vostro Studio Legale per rispondere a queste esigenze e cosa vi GLVWLQJXHGDJOLDOWUL6WXGL/HJDOL" /DFRVDFKHSULQFLSDOPHQWHFLFRQWUDGGLVWLQJXH q O·D]LRQH FRPELQDWD OHJDOHHVDWWRULDOH SHU FXL JOL DYYRFDWL GHOOR VWXGLR RSHUDQR LQ VLQHUJLD FRQ XQD UHWH HVWHUQD GL IXQ]LRQDUL HVDWWRULDOL LQ JUDGR GL QHJR]LDUH OH PLJOLRUL FRQGL]LRQL GL LQFDVVR GLUHWWDPHQWH SUHVVR OD VHGH GHOO·D]LHQGD GHELWULFH GRYH QRQ DUULYD O·DYYRFDWR DUULYD O·HVDWWRUH H YLFHYHUVD ,QROWUH QHOO·RWWLFD GHO FRQWHQLPHQWR H GHO FRQWUROORGHLFRVWLGLUHFXSHURDEELDPRHODERUDWRYDULHVROX]LRQLGLSDJDPHQWRVXFFHVV IHHSHUIDUHLQPRGRFKHLOFOLHQWHVRVWHQJDXQ LQYHVWLPHQWRSURSRU]LRQDOHDOEHQHÀFLRFRQFUHWDPHQWHRWWHQXWR,QÀQHFLVLDPRGRWDWLGD TXDOFKH WHPSR GL XQ VRIWZDUH FKH FRQVHQWH DLQRVWULFOLHQWLGLDFFHGHUHDOO·$UHD5LVHUYDWD GHO VLWR ZHE GHOOR 6WXGLR SHU PRQLWRUDUH O·DQGDPHQWRGHOOHSUDWLFKHDGDWHO·DJHQGD HWXWWLLGRFXPHQWLDUFKLYLDWLVXOIDVFLFRORGLJLWDOH XQ·RSHUD]LRQH GL WUDVSDUHQ]D PROWR JUDGLWD GDL FOLHQWL DQFKH QHOO·RWWLFD GHOO·RWWLPL]]D]LRQHGHOOHULVRUVH ,Q FRQFOXVLRQH TXLQGL O·RELHWWLYR q TXHOOR GL FUHDUH LQ WHPSL EUHYL QXRYD OLTXLGLWj SHU O·LPSUHVDPHGLDQWHXQLQWHUYHQWRWHPSHVWLYR H SURIHVVLRQDOH FKH QRQ DJJUDYL LO FOLHQWH GL XOWHULRULFRVWL LQIR#VWXGLROHJDOHUDͿDHOHLW ZZZVWXGLROHJDOHUDͿDHOHLW ZZZOLQNHGLQFRPSURÀOHYLHZ"LG WUN ZZZIDFHERRNFRPVWXGLROHJDOHUDͿDHOH publiredazionale L’ESPERTO CONSIGLIA STUDIO ROGAI & PARTNERS UNA STORIA DI ONESTA’, SEMPLICITA’ E COMPETENZA QHFHVVDULDDOODFRQGX]LRQHGHOO·LPSUHVDGDOODFRQVXOHQ]DÀVFDOHDOODWHQXWDGHOODFRQWDbilità, redazione di bilanci ed elaborazione GHOOH SDJKH ÀQR DOOD FRQVXOHQ]D H JHVWLRQH dei rapporti di lavoro compreso la partecipazione alle trattative con le organizzazioni sindacali. Oltre a operazioni straordinarie quali cessioni di aziende, fusioni, scissioni e liquidazioni di società. Particolare rilievo viene anche attribuito alla IRUPD]LRQH´&RQO·DWWXDOHDOOXYLRQHQRUPDtiva è necessario un aggiornamento continuo e costante, che viene condiviso con i collaboratori in modo che tutti possiamo essere sempre informati e specializzati. Inoltre, è per noi importante anche l’essere inseriti in una rete di professionisti quali ingegneri, legali e tecnici grazie alla quale siamo grado di fornire tutti i servizi che necessitano ad un impresa anche in tema di sicurezza sul lavoro e di geVWLRQHGHLULÀXWLVSHFLDOLµ Come è successo ad altri professionisti Riccardo Rogai inizia nel 1990 la libera professione di commercialista e consulente del lavoro, dopo quindici anni di “addestramento sul campo” come responsabile amministrativo di una media impresa di abbigliamento. Sulla base dell’esperienza acquisita lo studio cresce nel tempo, ampliando e TXDOLÀFDQGR VHPSUH GL più i propri servizi e aumentando l’organico dei dipendenti e collaboratori. Oggi Rogai può vantare in totale ben 42 anni di esperienza lavorativa. Specializzato in revisione legale è stato sindaco HͿHWWLYRHSRLSUHVLGHQWH del Collegio sindacale di una banca di Credito cooperativo ed è revisore in GLYHUVH UHDOWj QRSURÀW “Ho avuto modo di fornire consulenza e assistenza a varie Confraternite di Misericordia, nonché a quegli enti speciali concordatari che gestiscono le più belle Cattedrali d’Italia le ‘Fabbricerie’”. /RVWXGLRKDGXHVHGLXQDSLRSHUDWLYDQHOla zona industriale di Firenze e l’altra più prestigiosa in pieno centro a Firenze. Lo studio si è adeguato ai tempi dotandosi di programmi gestionali e tecnologie che forniscono valore aggiunto alla componente essenziale che è l’esperienza. “Negli ultimi tempi il lavoro è cambiato ed è sempre più necessaria una consulenza fatta di esperienza e serietà che sia in grado di gestire la legalità dell’azienda e difenderla nel miglior modo possibile evitando il contenzioso di ogni specie ed in particolare quello tributario. Contenzioso che qualora ve ne fosse comunque necessità siamo in grado di gestire con JUDQGHFUHGLELOLWjDGDELOLWjHSURIHVVLRQDlità”. Competenze queste assai apprezzate sia dai clienti che dall’Agenzia delle Entrate, anche SHULOIDWWRGLHVVHUHIRQGDWH´6XOO·RQHVWjHG il rispetto di valori etici e morali” conclude Rogai “la libertà e determinazione nell’esprimere le proprie opinioni professionali e la volontà di esser utili al cliente consigliandolo nel suo interesse e sollevandolo da tutte le problematiche e perdite di tempo che si hanno confrontandosi con la burocrazia statale e locale”. [email protected] www.studiorogai.it Le attività dello studio spaziano dalla costituzione e gestione delle startup alla contrattualistica publiredazionale L’ESPERTO CONSIGLIA DOTTORI COMMERCIALISTI E REVISORI CONTABILI STUDIO SANTANGELO COMPETENZE ED ESPERIENZA GUIDANO LE IMPRESE VERSO LA RICERCA DI NUOVI MERCATI Aperto a Prato nel 1995 da Paolo Santangelo, dottore commercialista e revisore contabile, lo Studio ha in seguito ampliato il proprio VWDͿFRQOHFRPSHWHQ]HSURIHVVLRQDOLGLDYYRcati ed altri consulenti d’impresa. Allo scopo GL UHDOL]]DUH XQD VWUXWWXUD PXOWLGLVFLSOLQDUH SHUODVROX]LRQHGHOOHHVLJHQ]HJHVWLRQDOLGHOle piccole e medie imprese italiane e straniere RSHUDQWLLQ,WDOLD´)LQRDSRFKLDQQLIDLOUXROR GHO FRPPHUFLDOLVWD HUD LGHQWLÀFDWR SULQFLSDOPHQWH FRQ OD FRUUHWWD JHVWLRQH ÀVFDOHµ come guida e supporto per quelle imprese, specialmente quelle medio piccole, in questo GHOLFDWRSDVVDJJLRµ La ricerca di nuovi sbocchi commerciali, la gestione dei rapporti bancari e la ristruttuUD]LRQH RUJDQL]]DWLYD UDSSUHVHQWDQR OH DUHH su cui lo Studio ha incentrato la propria mission operativa, dotandosi di tutte le compeWHQ]HXWLOLDRͿULUHXQVHUYL]LRVWUDWHJLFRDOOD VRSUDYYLYHQ]D H DOOR VYLOXSSR GHOOH VWHVVH “L’apertura di nuovi sbocchi commerciali spiega Santangelo “ed il valore aggiunto si PDQLIHVWDYD SULQFLSDOPHQWH QHOO·RWWLPL]]D]LRQHHFLHQWHGHOOHOHYHWULEXWDULH Oggi le priorità appaiono cambiante. Il crollo di un sistema basato sulla crescita esponen]LDOH GHOO·HFRQRPLD KD ODVFLDWR OH LPSUHVH spesso disorientate circa il mutamento delle proprie strategie. Lo studio aspira a porsi UDSSUHVHQWDVLFXUDPHQWHXQHOHPHQWRIRQGDmentale per le imprese. In particolare le PMI italiane non hanno la possibilità di cogliere le opportunità riservate da nuovi e diversi mercati in via di sviluppo. Lo Studio Santangelo dal 1995 si occupa GL LQWHUQD]LRQDOL]]D]LRQH GHOOH LPSUHVH HG ha consolidato rapporti di partenariato con VWXGLSURIHVVLRQDOLLQ*HUPDQLD5XVVLD&LQD H 0DOWD 6LDPR TXLQGL LQ JUDGR GL RͿULUH DL QRVWULFOLHQWLFRQVXOHQ]DOHJDOHÀVFDOHÀQDQ]LDULD H ORJLVWLFD SHU JDUDQWLUH ORUR OD SRVVLELOLWjGLRSHUDUHFRQWDOL3DHVLVHQ]DEDUULHUH ORJLVWLFKHRUJDQL]]DWLYHHJHVWLRQDOL Presso la nostra sede opera personale qualiÀFDWR PDGUH OLQJXD FLQHVH H UXVVR LQ JUDGR GL VXSSRUWDUH TXDOVLDVL WLSR GL HVLJHQ]D GL FRPXQLFD]LRQHDWWLQHQWHDLUDSSRUWLFRPPHUFLDOLµ /H PXWD]LRQL GHJOL VFHQDUL HFRQRPLFL e imprenditoriali e la conseguente necessità di evolvere la gamma GHOOHFRQVXOHQ]HKDQno portato lo Studio D VSHFLDOL]]DUVL DQFKH QHOO·DVVLVWHQ]D DOOH Start up. ´&UHDWLYLWj VSLULWR GL LQL]LDWLYD H YRORQWj di mettersi in gioco sono caratteristiche che deve avere chi sceglie di avviare XQ·DWWLYLWjµFRQFOXGH Santangelo. ´0DQRQEDVWDLOIXWXro imprenditore deve valutare con l’ausilio di opportuni strumenti la validità e l’attuabilità della sua Idea. Noi mettiamo a diVSRVL]LRQH WXWWD O·DVVLVWHQ]D QHFHVVDULD DIÀQFKpODVHPSOLFHLGHD possa diventare ‘vaORUH· GDOOD UHGD]LRQH di business plan alla VHOH]LRQH GHL PLJOLRUL ÀQDQ]LDPHQWL H DOOH ricerche di mercato. 5HFHQWHPHQWH WUDPLte l’accordo con partQHU GL ÀGXFLD VLDPR LQ JUDGR GL RͿULUH DO SRWHQ]LDOH LPSUHQGLtore un pacchetto tutto compreso per l’avvio della nuova attività: GDOODORFDWLRQDOODSXEEOLFLWjÀQRDOODULFHUFD GHOOHPLJOLRULRSSRUWXQLWjGLÀQDQ]LDPHQWRµ [email protected] www.studiosantangelo.it publiredazionale L’ESPERTO CONSIGLIA AZIENDA AGRICOLA UCCELLIERA A MONTALCINO FARE UN BUON VINO È UN DOVERE Visitare l’azienda agricola Uccelliera è un’esperienza unica, di quelle che lasciano il segno e andrebbero fatte almeno una volta nella vita. Si comincia con la visita al territorio prolungandosi poi nei vigneti, di una bellezza da WRJOLHUHLOÀDWRFKHGDOSRGHUHVLHVWHQGRQR oltre le antiche cave di alabastro. Qui nascono vini come Brunello, Rosso di Montalcino e altri prodotti fra i quali non può mancare un ottimo olio d’oliva. “E’ un podere bello non perché da cartolina, ma piuttosto perché qui intorno c’è tanta storia di uomini e di natura” racconta Andrea Cortonesi, proprietario dell’azienda agricola. “Avrei potuto fare una scelta diversa ma ho preferito continuare le tradizioni familiari legate al lavoro della terra, perché la vita contadina mi ha insegnato ad apprezzare e condividere ciò che la natura può dare, nel bene e nel male, dandomi consapevolezza della realtà della vita”. L’avventura imprenditoriale di Andrea inizia nel 1986, con l’acquisto del casolare con il terreno: “Quando ho cominciato a lavorare nel mio podere mi sono reso conto che forse stavo cercando un modo per vivere il rapporto con questa terra che non guardasse solo al risultato imprenditoriale puro e semplice ma comprendesse anche l’aspetto etico”. Ed è questo l’elemento guida che scandisce i ritmi del lavoro quotidiano e determina le relazioni con i clienti. Arrivano da più parti del mondo e sono accolti da Andrea soprattutto come ospiti e collaboratori, con cui condividere un percorso emozionale che inizia dal presentare la coltivazione dei vigneti e trova il suo apice in cantina, a partire dalla degustazione del vino dalle botti: “Cerco di far loro comprendere che in quel particolare gusto si assaporano aromi che sono frutto del territorio e del vitigno, del tempo e di tanta passione e che ogni annata ne è una testimonianza. Questo è fondamentale, perché a fare l’imprenditore oggi, in una competizione mondiale, si rischia di disperdere i valori propri dei nostri luoghi. E’facile trovare sul mercato prodotti di grande qualità ma realizzati con metodi di produzione dove sono meno determinanti le caratteristiche conferite dal clima, dal terreno e via dicendo. Occorre quell’approccio etico che ID OD GLͿHUHQ]D SHUFKp nella produzione vinicola la qualità sta nell’autenticità visto che tutto il settore dell’agroalimentare QRQqÀJOLRGHOO·XRPRPD della natura”. Natura che va osservata e conosciuta, ascoltata e accompagnata, per capirne le sfumature e non imporle il proprio pensiero. Convinto che l’agricoltura sia un impegno individuale ma che oggi non possa essere pensata come un lavoro solitario, Andrea dedica tempo anche alla vita associativa: “ Bisogna crescere insieme, perché se il vicino sbaglia QH VRͿUR DQFK·LR H YLFHYHUVD ,O QRVWUR q XQ lavoro importante da svolgere con coscienza e responsabilità: arricchisce un patrimonio antico, un paesaggio che è stato familiare a tante generazioni e sta a noi mantenerlo vivo e autentico anche per il futuro”. www.uccelliera-montalcino.it publiredazionale d u S a n a iù c p s i o d T e a r i r a t t s n u o d c n r i f e n p , Co ù i p i d e r a f Per
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