Namur 23/03/15 10:04 Autori Risorse Comunità Libreria virtuale Concorsi drammaturgia Novità italiane Formazione Home Recensioni Rubriche Recensioni Articoli e interviste Notizie Materiali Utenti Segnalazioni Il vostro spazio Cartelloni teatrali Bacheca spettacoli Siti teatrali Traduzioni Drammi Libri Dossier Scritture sulla scena Finestre Namur Namur Cerca in dramma.it Scritto da Angela Villa Altre recensioni Diciannove Giugno 1815, Napoleone dopo aver abbandonato la sua giumenta bianca, Desirée, fugge su un cavallo senza nome, verso Parigi. Namur, paese di retrovia, è percorso da soldati inglesi e prussiani in cerca di nemici. Nell’opera di Tarantino, Namur non è solo una città, è uno stato d’animo, una dimensione dell’essere in tempi di guerra. Un uomo e una donna s’incontrano, in una capanna fuori città: Marta una vivandiera non più giovane , una donna che ha rinunciato alla tranquilla vita familiare in cerca di libertà ( una libertà che paga a caro prezzo ogni giorno, sul suo corpo) e Lucien un giovane soldato, che cerca in tutti i modi di sfuggire alle richieste d’amore della donna e che vede in lei solo una possibilità di fuga: prenderò i suoi vestiti e scapperò, lei indosserà i miei e anche se la prenderanno se la caverà; le donne se la cavano sempre in tempi di guerra...I loro dialoghi crudeli svelano l’assurdità della guerra, di ogni guerra e le difficili relazioni di genere. Una parola corpo drammatica crudele, reale, un paesaggio umano fatto di perdite, sconfitte delusioni, un fiume narrativo che si arresta nel finale come un colpo di cannone. «Chi siete? Nemici» Teresa Ludovico chiude con queste parole di una semplicità universale l’atto unico. Teresa Ludovico intensa e mirabile nella parte di una donna sul finire del giorno, è anche regista dello spettacolo. La regia carica di segni scenici si affida alla scenografia delle luci, creando immagini che arrivano alla verità scenica come una specie di bisturi: taglienti dal basso come cannoni disposti in fila pronti ad esplodere e laterali come sbarre di una gabbia. Lo spazio scenico e le luci sono affidati alla visione magica di Vincent Lounguemar (ben accompagnata dal lavoro del tecnico suono e luci Gianvito Marasciulo, il teatro vive grazie alle fatiche dei tecnici non dobbiamo dimenticarlo) Predomina il rosso e il bianco, fra delusioni e speranza di un alba migliore un uomo e una donna si affidano alla Lampedusa Snow Paolo Randazzo 15 Marzo 2015, 22.34 C’è una tensione interna che rende interessante “Lampedusa Snow”, lo spettacolo scritto e diretto dalla palermitana Lina Prosa e intrepretato 68 Sporte 'e nummere e caurare 'e stelle Emanuela Ferrauto 15 Marzo 2015, 18.11 Lungo titolo per la prima prova drammaturgica della giovane Roberta Frascati, classe 1984, attrice e autrice, che debutta con questo 66 Decamerone - Vizi, virtù, passioni Maria Dolores Pesce 12 Marzo 2015, 18.56 Marco Baliani, con questo suo lavoro, predispone, coadiuvato per la drammaturgia da Maria Maglietta, un gioco profondamente teatrale e anche 169 Storia sperando che qualcuno raccolga le loro vite. Il pubblico lo fa con calore, spettacolo ben riuscito, perfetto in ogni sua parte: dalla parola scritta a quella scenica, un insieme di corpi entrano in relazione e regalano bellezza «Siamo sempre più distanti da tutto quello che è corpo, materia umana, contatto, calore. Siamo sempre più spettatori Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni e attori virtuali, di rapporti virtuali. Solo il teatro, con i suoi legni, i suoi chiodi e la carne viva degli attori si offre, nudo e crudo, in pasto agli spettatori che con i loro corpi, anch’essi esposti, sono lì, a compimento di un rito millenario». Namur nasce da queste parole e dall’incontro di Teresa Ludovico e Antonio Tarantino. La messinscena diventa una scrittura su un’altra scrittura, una brillante rappresentazione sostenuta dalla forza di un soggetto che scrive, di un testo che parla a un universo immaginato molto ampio. Nei gesti e nelle sonorità vocali di Roberto Corradino, tutte le speranze di un cambiamento tutta la voglia di vita, tutto il desiderio di gettarsi alle spalle gli orrori della guerra: «...è stupido morire alla amia età, per l’ambizione di un mostro, di un nano gonfio di orgoglio, di un criminale che se ne frega dalla tua vita e di quella di altri centomila giovani come te.» Lucien vuole vivere, Marta sceglie di morire consapevole che solo una morte eroica accanto al suo amore le potrà regalare vera libertà. Tutto è cominciato con un’immagine forte, una di quelle che si imprimono nella mente per il loro valore generale, sintetico 63 Daniele Stefanoni 10 Marzo 2015, 23.38 L'inferno e la fanciulla Emanuela Ferrauto 09 Marzo 2015, 15.23 C’era una volta una bambina: un bel giorno la mamma le dice che il suo ingresso in società sarebbe stato Milano, Teatro Ringhiera, 20 Marzo 2015 123 Aggiungi commento A.H. Nome (richiesto) Maria Dolores Pesce 07 Marzo 2015, 21.38 E-Mail (richiesta) Parrebbe quasi, soprattutto di fronte a drammaturgie come questa in prima http://www.dramma.it/index.php?option=com_content&view=article&id=17131:namur&catid=39:recensioni&Itemid=14 Pagina 1 di 2
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