Periodico del PD Londra & UK - Marzo 2014 www.partitodemocratico.org.uk LOND ON ED ITION UN NUOVO PD A LONDRA MASSIMO CORSINI L’appuntamento è fissato davanti all’Istituto Italiano di Cultura. “Dobbiamo fare volantinaggio”, mi dice al telefono Roberto Stasi, segretario del circolo PD Londra dal Novembre scorso. E chi si aspetta un segretario burocrate, avvezzo solo alle pubbliche relazioni sbaglia di grosso, perché mentre mi avvicino al portone dell’ ICC, noto una persona avvolta in sciarpa e cappello, e quella persona è proprio Roberto. “C’è una conferenza con il maestro Bernardo Bertolucci, e tanti connazionali ad ascoltare, molti non sanno le procedure per votare alle prossime Europee, ed è compito del partito dare le indicazioni giuste al di lá dell’ideologia politica”, mi spiega. Assolto il compito ci spostiamo in un pub vicino, e lì mi inizia a raccontare la sua storia. (continua a pag.2) ApertaMente: Da Persiceto a Londra ANDREA CICCIOMESSERE ApertaMente, il giornale che avete davanti, sbarca a Londra dopo anni di successo a San Giovanni in Persiceto, città di quasi 30,000 abitanti a metà strada tra Bologna, Modena e Ferrara. Un giornale costruito dai ragazzi del PD cittadino; un giornale fresco, veloce, piacevole e di immediata lettura, che negli anni è cresciuto sempre di più, tanto da arrivare in ogni casa e da essere letto da tutti, a prescindere dalla propria appartenenza politica. E se dalla bassa Bolognese è potuto arrivare fino a qui, è grazie alla disponibilità del Segretario del PD di San Giovanni in Persiceto, Dimitri Tartari, che abbiamo intervistato. (continua a pag.3) Un giovane Italiano a Londra Donne in Parlamento LUCA ERMACORA CHIARA CAPRARO Come si dice? Anno nuovo, vita nuova. Con questo famoso detto mi sono approcciato al 2013, convinto e deciso ad emigrare all’estero per cercare lavoro e sfuggire da una disoccupazione che in Italia assomiglia sempre di più a un cane che si morde la coda. (continua a pag.2) Il parlamento attuale è il più rosa della storia della Repubblica. Infatti, con le elezioni politiche 2013 sono entrate in parlamento 198 deputate e 93 senatrici, circa il 30 per cento degli eletti. Un bel progresso se contiamo che solo quindici anni fa, nel 1997 (...) (continua a pag.2) Tra i temi scomodi del dibattito sulla legge elettorale c’è la circoscrizione estero. Essa presenta tre problemi: la sua utilità, la rappresentatività dei votanti e le conseguenze derivanti dalla peculiare modalità di voto. Il voto, distribuito su base proporzionale, permette ai cittadini italiani residenti all’estero di eleggere dodici deputati e sei senatori; avviene per corrispondenza e in via anticipata (con la mediazione degli Uffici Consolari), e consente di esprimere due preferenze per ciascuna camera. (continua a pag.2) lEGGE ELETTORALE Il voto all’estero FEDERICA DI LASCIO DAL CIRCOLO PD LONDRA BENVENUTO APERTAMENTE! ROBERTO STASI Care amiche ed amici, da oggi anche care lettrici e lettori di questo piccolo giornale, che vuole essere un ulteriore mezzo di presentazione del Circolo PD Londra e delle sue attività. Il circolo PD londra vi da il benvenuto su queste pagine, che ci aiuteranno nei prossimi mesi a diffondere le attività del Circolo sia a Londra che ne resto del Regno Unito, nonché a discutere e promuovere proposte, idee e riflessioni sulla politica italiana ma non solo. Vorremmo, infatti, fare delle nostre pagine un appuntamento periodico che arrivi a tutte le comunita’ italiane del Regno Unito. Un giornale che svolga una funzione di servizio civico, spiegando, informando e discutendo su diritti e doveri degli italiani all’estero. Inoltre raccoglieremo proposte e suggerimenti per gli italiani all’estero ed i loro problemi, commenteremo l’attualità del nostro Paese e ne solleciteremo il cambiamento con progetti ed idee. Vogliamo, infine, segnalarvi eventi di svago, cultura ed impegno sociale che ci facciano sentire una comunità meno distante da casa. Il Circolo del PD Londra dal 2007 lavora grazie all’entusiasmo e alla disponibilità di tante persone con storie, convinzioni ed eta’ diverse (siamo dei ragazzini rispetto all’età media presente nei circoli PD) ma uniti dalla volontà di poter contribuire al dibatto politico del nostro paese e a creare insieme una comunità solidale . Vorremo preservare questo impegno che è arrivato fino ad oggi, invitandovi a partecipare alle nostre attività e riunioni che sono aperte e libere. Per questo vi chiediamo di farvi avanti con articoli, proposte, segnalizioni, domande e curiosità, e di coinvolgere altre persone, portando nella nostra comunità energie ed idee nuove. Buona lettura e a presto! pD LONDRA La storia personale del nuovo Segretario del PD Londra & UK UN SEGRETARIO SU MISURA (continua dalla prima pagina) Roberto è a Londra dal 2010, arriva da Potenza ma il suo cammino politico inizia giá nel 2002, a Milano, con i DS e la sinistra giovanile in ambito universitario. Il suo primo ricordo politico, invece, risale alla sua terra natia: “Avevo circa 7 anni e davanti al supermarket l’onorevole Sansa, DC ora in Forza Italia, regalava braccialetti per la campagna elettorale. Il primo politico di livello Nazionale che ricordo é Spadolini; niente di politico però, lo ricordo per lo più per l’imitazione che faceva Gianfranco D’angelo al Drive In su Italia 1”. Il primo contatto con l’Europa avviene nel 2006, a Bruxelles, dove si occupa di politiche comunitarie. Torna poi a Milano e nel 2010, durante il fermento per le amministrative che si avvicinano, Stasi affianca Pisapia entrando a far parte dello staff delle pri- marie, dove si occupa di finanza pubblica e fiscalità. “Decisi di appoggiare Pisapia e non il candidato ufficiale del PD” racconta Roberto “in quanto mi infastidì la mancanza di chiarezza del Partito Democratico che tergiversò non poco prima di puntare su Boeri. A quel punto Pisapia era giá in corsa e mi ritrovavo nelle sue idee e nel suo modo di fare politica”. Dopo le primarie arriva la chiamata di un gruppo bancario di fama mondiale con sede a Londra, e così Roberto decide di attraversare la Manica. Arrivato in Inghilterra la voglia di fare politica non viene meno, e con una semplice ricerca su Google trova i contatti del PD Londra e dell’allora segretario Andrea Biondi. Oggi che è segretario ha come obiettivo di svolgere il suo compito al meglio e di poter essere ricordato lA STORIA UN GIOVANE ITALIANO A LONDRA (continua dalla prima pagina) Dopo vario cercare su Internet (mia principale fonte di ricerca) ho trovato un’agenzia che offriva un pacchetto alloggio e lavoro a Londra. Ho mandato il mio Curriculum Vitae, effettuato tutti i pagamenti e il 21 settembre scorso mi sono trasferito nella capitale della grande finanza mondiale. Questa agenzia offriva lavoro esclusivamente nel settore della ristorazione. Io non avevo mai lavorato in ristoranti o bar, salvo qualche lavoretto estivo, ma per me non era un problema. Ero lì per imparare e per costruirmi una nuova vita. I primi trial sono state esperienze dure che è dire poco. Uno, perché non avendo purtroppo mai lavorato veramente in vita mia non possedevo il ritmo lavoro. Due, perché capitavo spesso in luoghi altolocati in cui il capo ti trattava come l’ultimo appestato. Dopo due settimane di prove e colloqui ho finalmente trovato lavoro in un fish&chips ad Enfield Town, estrema periferia nord di Londra. L’ambiente è buono, vado d’accordo con tutti i colleghi, però ogni volta devi dare il 100%, non puoi permetterti la minima pausa o ti arriva il rimprovero del capo. A volte succede che durante i weekend, momento di massimo lavoro, si senta un po’ di stress e volino parole grosse, ma dopo ci si chiarisce sempre e l’incidente finisce lì. Alla fine si può dire che sto sperimentando sulla mia pelle la trasformazione dell’Inghilterra industriale del ‘700 fino a fine anni ’70 a quella dei servizi e del terziario degli anni della Thatcher e di Blair. Sicuramente girano più soldi perché una società come quella basata solo sull’industria pesante diminuisce la competitività ed è tutta a carico dello Stato, o quasi. Viceversa, la competitività spinta annienta molti dei diritti dei lavoratori e annienta anche psicologicamente la persona rendendola astiosa, rancorosa, egoista e menefreghista, tutta dedita al profitto. • “Ero lì per imparare e per costruirmi una nuova vita.” Qui se versi solo un goccio di vino per terra il capo ti fa la ramanzina su quanti soldi ha perso. Ma direi che, forse, qui siamo all’eccesso di profitto. soprattutto per la sua gestione onesta e trasparente della carica pubblica che ricopre. Ad un giovane che decide di sbarcare a Londra, il consiglio di Roberto è quello di studiare bene l’inglese, di conoscere la città capendone le abitudini e, ovviamente, di contattare il PD Londra tramite i social network o il sito internet. Cioè quello che ha fatto lui quando è arrivato a Londra per la prima volta. Il PD, in una cittá giovane e dinamica, non poteva che avere un segretario così, tagliato proprio su misura. IL VOTO ALL’ ESTERO (continua dalla prima pagina) Da anni vengono rilevate le numerose debolezze di tale sistema: l’obbligo di essere iscritti all’AIRE per godere del diritto di voto, che rafforza il peso elettorale delle vecchie comunità di connazionali (ed esclude le nuove) , ma soprattutto i loro discendenti, spesso ignari della cultura, della lingua e della realtà politica italiana; la dispersione di voti dovuta ai cambi di indirizzo; il voto di scambio. L’espressione della preferenza ha privilegiato finora i candidati maggiormente legati ai sindacati o quanti dispongono di elevati budget per organizzare costose campagne elettorali in giro per il continente. Il voto per corrispondenza, insieme alla preferenza, ha alimentato inoltre le mire delle organizzazioni mafiose, che pagano le schede immacolate per scrivervi le preferenze (come si evince in sede di spoglio dalla ricorrente grafia), specialmente in America Latina, dove l’aumento degli iscritti all’AIRE ha portato alla conquista di un ulteriore seggio. Ciò detto, vi sono due posizioni sul futuro della circoscrizione estero: chi l’abolirebbe, trasformando il voto estero in un voto “in trasferta”, da contare nei collegi italiani, e chi desidera mantenerla (la posizione ad oggi prevalente, mantenuta nella bozza sulla nuova legge elettorale), apportando sostanziali modifiche alle modalità di voto, puntando al coinvolgimento dei connazionali temporaneamente all’estero. 8 MARZO DONNE IN PARLAMENTO (continua dalla prima pagina) le donne rappresentavano meno del 10 per cento degli eletti. Progresso dovuto sicuramente alla maggiore presenza di donne in politica e nei partiti, a livello locale, regionale e nazionale. Merito anche dell’alternanza uomo/donna nelle liste che il PD ha osservato, anche se non del tutto, con il risultato che tra gli eletti PD le donne sono il 41 per cento. Possiamo e dobbiamo fare di meglio: oggi l’Italia occupa il ventinovesimo posto in una classifica di 148 paesi per numero di donne parlamentari (disponibile alla pagina http://www.ipu.org/wmn-e/ classif.htm ). Siamo dietro ai soliti noti Islanda e Norvegia ma anche ad altri meno prevedibili come Rwanda, Tanzania e Costa Rica, tutti paesi che hanno adottato per legge le quote al 50 per cento. Mentra si parla di una nuova legge elettorale da definire al più presto è importante che le donne di tutti i partiti si facciano sentire con forza sull’emendamento che riguarda l’alternanza nelle liste e il 50 per cento di donne capilista. Certamente le quote definite per legge sono fondamentali ma non bastano a creare una cultura politica consapevole delle differenze di genere in Italia. Dal basso dei circoli all’alto del parlamento noi donne abbiamo bisogno non solo di spazio e legittimazione ma di modalità diverse per far sentire la nostra voce, e non soltanto sulle tematiche considerate ‘femminili’ come la 194 o la violenza. È necessario un forte sguardo di genere a 360 gradi: dalle politiche fiscali e del lavoro al sistema welfare, al monitoraggio dell’offerta e qualità dei servizi pubblici. Una tale rivoluzione culturale richiede necessariamente un cambiamento da parte degli uomini, nella società e in politica: si deve riconoscere che una maggiore presenza femminile in tutti i campi della vita è necessaria perché il nostro paese sfrutti il proprio potenziale fino in fondo. Una maggiore partecipazione femminile non può però significare per le donne adeguarsi a modelli e pratiche maschili ma far sì che la propria differenza sia riconosciuta e riesca ad influenzare nuovi modelli di vita più equi, al lavoro, a casa e nella vita pubblica. L‘ INTERVISTA Cos’è e com’è nato il giornale che state leggendo APERTAMENTE: DA PERSICETO A LONDRA (continua dalla prima pagina) Dimitri, prima di tutto grazie per averci “prestato” ApertaMente. Ci racconti cos’è e com’è nato? ApertaMente è un periodico di comunicazione politica, un “giornalino di partito” direbbero alcuni, ma con la caratteristica di voler parlare a tutti e di fare informazione locale. Nasce con l’intento di aggregare ragazze e ragazzi che abbiano voglia di raccontare il proprio territorio, analizzare questioni nazionali e internazionali con un punto di vista di “centro-sinistra”. Un approccio fieramente schierato ma senza che questo significhi perdere in approfondimento e obiettività. Uno spazio aperto, libero e autogestito che mette in relazione persone che non fanno necessariamente parte dello stesso gruppo di amici e conoscenti ma che condividono il piacere di scrivere e raccontare. Come fa ApertaMente, giornalino del PD locale, ad essere letto da tutta la cittadinanza senza distinzione di credo politico? Qual è il “segreto”? Il “segreto” non esiste, tutto trasparente e limpido. La formula vincente è aver dato corpo e anima ad un prodotto editoriale interessante, scritto bene, impaginato bene e piacevole nella forma e nella grafica. Il resto, la parte più importante, la fanno gli autori. Sono loro infatti che scelgono la linea editoriale, propongono articoli e temi da trattare, rubriche e nuove forme per diffondere meglio e in modo più ampio il loro lavoro. Tutti i cittadini leggono e apprezzano ApertaMente perché non fa “propaganda” in modo pesante ma offre contributi di cronaca e di approfondimenti, oltre ad articoli anche leggeri e su temi generali. Vista da Londra e dall’UK, San Giovanni in Persiceto è una piccolissima realtà di provincia, come tante in Italia. Mi diresti quali sono le 5 caratteristiche che la rendono particolare? Persiceto è un piccolo borgo della pianura emiliana che però racchiude alcuni elementi di eccezionalità e valore che credo ne facciano una realtà unica. Siamo a metà strada tra Bologna, Modena e Ferrara, aspetto che rende il territorio un punto di passaggio naturale, luogo di contaminazione e di opportunità, da sempre centro culturale (con un teatro storico che risale alla prima metà del XVII secolo) alternativo alle città capoluogo di provincia; Siamo in campagna, di questo ne è evidenza il paesaggio tipicamente rurale, gli spazi aperti verdi e i campi coltivati, le viti e gli alberi da frutto ma anche i caseifici e le produzioni tipiche locali. Il melone e il cocomero di San Matteo della Decima (rinomati in tutto il mondo e D.O.P.) ma anche gli insaccati, le carni ed i formaggi. I numerosi locali tipici, le osterie e ristorantini caratterizzano oggi il centro città La Piazza di San Giovanni in Persiceto come luogo di svago e relax. Abbiamo uno dei Carnevali più antichi del mondo, quest’anno siamo alla 140° edizione, la cui peculiarità risiede nello “spillo” e cioè in una gara tra le diverse “società” carnevalesche che consiste in una rappresentazione di alcuni minuti nella piazza centrale del Paese e nella trasformazione completa del carro. Maggiori dettagli e alcuni video qui: http://www.carnevalepersiceto.it/; Abbiamo un associazionismo ed un volontariato eccezionali; parliamo di oltre 180 associazioni e di migliaia e migliaia di cittadini che sono coinvolti in società sportive, gruppi di interesse, associazioni di volontariato sociale, gruppi giovanili. Non poco per una cittadina di meno di 30,000 abitanti; Me ne chiedi solo cinque, ma potrei proseguire all’infinito. ApertaMente inizia quindi questa sua avventura Londinese e Britannica con uno sguardo alle proprie origini. Origini che sono le nostre, quelle di chi ha collaborato a questo numero (e di chi lo farà con i prossimi) e quelle di chi invece sta leggendo. Perché, in fondo, questo è un giornale fatto da tutti noi, che ci rispecchia e che ci racconta. iL PD IN EUROPA L’INCONTRO DEI CIRCOLI EUROPEI A PARIGI A fine gennaio a Parigi si è tenuto un incontro tra i Circoli europei del Partito Democratico, organizzato da Andrea Burzacchini (PD Friburgo), Francesco Cerasani (PD Bruxelles), Massimiliano Picciani (PD Parigi), Roberto Stasi (PD Londra) Giovanni Tinella (PD Ginevra) e Stefano Vaccaro (PD Lussemburgo). I lavori sono stati svolti secondo il metodo “world café”, attorno a tre tavoli tematici: Europa ed elezioni Europee ; legge elettorale e rappresentanza istituzionale per gli italiani all’estero; servizi ai cittadini all’estero e nuova emigrazione. Per ogni tavolo, composto di 10 persone circa, erano presenti un responsabile di tema ed un facilitatore; nel corso della mattinata si sono svolte tre fasi di circa 45 minuti. Al termine di ognuna i partecipanti si spostavano su altri tavoli, in modo da permettere ad ogni partecipante di poter ragionare ed esprimere liberamente su tutti e tre i temi. Le prime due fasi sono servite a raccogliere le riflessioni, i pensieri e le problematiche relative ai vari temi discussi; l’ultima, invece, per fare una sintesi finale. Le conclusioni dei tavoli sono state poi illustrate in seduta plenaria a tutti i presenti all’incontro. Questo format ha così permesso di discutere diversi argomenti; in particolare, per quanto riguarda il tema Europa ed elezioni europee, è emerso quanto la campagna per queste elezioni debba essere veramente una campagna europea: è la prima volta che si voterà per il Parlamento Europeo dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona. È fondamentale, quindi, usare questa occasione per affrontare a viso aperto le questioni essenziali sul futuro dell’Europa e le opzioni in campo per una visione alternativa all’impostazione liberista e conservatrice dell’ultimo decennio. In particolare è stato posto l’accento sulla scelta dei candidati: sarà importante che le candidature espresse dal Partito Democratico al Parlamento Europeo siano davvero di profilo “europeo” ovvero possano tenere in considerazione l’esperienza degli Italiani residenti nei Paesi dell’Unione Europea. In questo senso sarebbe auspicabile la candidatura nelle liste del PD di cittadini stranieri con forti relazioni con l’Italia o di Italiani residenti all’estero. • “Tre tavoli tematici: Europa, legge elettorale e servizi ai cittadini all’estero” Sul secondo tema, legge elettorale e rappresentanza istituzionale per gli italiani all’estero, si è partiti analizzando la mozione votata nella direzione nazionale del PD del 17 gennaio scorso, con la quale il partito si è impegnato a mantenere la rappresentanza parlamentare per gli italiani all’estero. La discussione è stata incentrata sul disegno di legge riguardante le modalità del voto all’estero, presentato nella scorsa legislatura e riproposto in questa dal PD. Una delle più importanti novità è la decisione di prevedere l’inversione dell’opzione in base alla quale il residente estero, per esprimere il proprio voto nella circoscrizione Estero, debba iscriversi ad una lista degli elettori, e che questa iscrizione debba essere fatta periodicamente. Nell’ultimo tavolo la discussione è stata concentrata su Consolati e servizi; nuova emigrazione; Aire; Com.It.Es. e rappresentanze sociali locali; Istituti Italiani di Cultura. Qui, oltre all’analisi delle maggiori problematiche, si è cercato di trovare delle soluzioni concrete. Degna di nota è la preoccupazione di molti Circoli per le chiusure di diverse sedi consolari in Europa. I criteri decisionali adottati nella razionalizzazione delle risorse da parte del Ministero, allo stato attuale, non sono chiari e non sembrano sottostare a considerazioni relative né al numero degli utenti, né alla sostenibilità economica delle strutture consolari. Una possibile soluzione è sostenere una maggiore autonomia della gestione delle risorse da parte dei singoli Consolati. L’incontro di Parigi ha rappresentato una grande opportunità di confronto e di impegno su temi di grande rilevanza e attualità per i circoli PD d’Europa. È anche attraverso questo genere di iniziative che è possibile concretizzare l’idea di un’Europa più vicina alle esigenze dei cittadini e più concreta. Un legame tra dimensione locale (i circoli) e dimensione globale (l’Europa nel suo insieme). Auspichiamo che in futuro iniziative di questo tipo possano ripetersi e produrre proposte per l’agenda politica nazionale ed europea. Jessica Nazzari L‘ INIZIATIVA METTI IN CIRCOLO IL PITTORE Immaginatevi un Paese che sia la culla dell’Arte, di ogni epoca, di ogni stile. Immaginatevi un Paese in cui ci siano 3,400 musei, 2,100 aree e parchi archeologici, 43 siti Unesco. Immaginatevi di immergervi in un museo all’aria aperta camminando per le strade e i vicoli delle città di questo Paese. Immaginatevi il ritorno economico che potrebbe avere un Paese così. Ora smettete di immaginare. In quel Paese l’indice di ritorno economico è 16 volte inferiore a quello degli Stati Uniti, 4 quello francese, 7 volte sotto quello inglese. Quel Paese purtroppo è l’Italia. Un Paese in cui le varie riforme scolastiche hanno portato ad una drastica riduzione delle ore di Storia dell’Arte nelle scuole superiori italiane. L’insegnamento della Storia dell’Arte non accarezza quindi il percorso di studi di oltre metà degli studenti italiani, ovvero quelli iscritti a Istituti Professionali e Tecnici. Il percorso di studi dovrebbe invece tendere alla comprensione e all’analisi del nostro patrimonio artistico, principale fonte di ricchezza del nostro Paese. Queste riforme hanno considerato ancora una volta la Cultura come una semplice voce di spesa e non come un investimento. Nonostante i vari utilissimi e autorevoli appelli, la situazione è rimasta invariata. Gli ultimi governi non hanno approvato alcun provvedimento che consideri un investimento nell’Arte e nella Cultura italiana. Noi abbiamo deciso di non rimanere fermi. Da iscritti vOCI DALL’UK - GLASGOW Difendiamo Arte, Scuola e Cultura IN BREVE Il PD nel PSE ed elettori del Partito Democratico e da cittadini italiani, dall’idea del giovane Antonio Sicilia, abbiamo deciso di ospitare l’arte nei Circoli del PD del nostro territorio fino al tanto sperato ripristino nelle scuole italiane. Qualche settimana fa il PD ha preso una storica decisione: quella di entrare nella famiglia Socialista Europea. Con il voto della direzione nazionale prima, e con il congresso del PSE di Roma poi, il Partito Democratico ha quindi chiuso una storia lunga 7 anni. E’ quantomeno curioso che questa decisione sia arrivata grazie a Renzi, un Segretario che non viene dalla cultura comunista o socialista, bensì da quella cattolica. Ma mentre il PD, neo-membro del PSE, decide di sostenere Schulz alla carica di Presidente della Commissione Europea alle prossime elezioni di maggio, il Labour, storico membro della famiglia Socialista Europea, non lo farà. Cosa succederà, quindi, se Schulz dovesse vincere ma dovesse ricorrere ad una coalizione per avere la maggioranza in Parlamento? E cosa succederebbe se i voti dei membri Inglesi diventassero decisivi? Insomma, qual è il motivo di questa decisione? “Metti in Circolo il Pittore” è il nome della nostra sfida. Ogni Circolo PD d’Italia aderente all’iniziativa, ospiterà nel proprio Circolo inziative o lezioni di Arte tenute da Insegnanti, Artisti e qualsiasi altra figura professionale in grado di rendere più comprensibile e apprezzabile il nostro patrimonio artistico. Il 2 marzo c’è stato il lancio dell’iniziativa, che coinvolgerà oltre 60 Circoli in Italia e nel Mondo. A Londra stiamo organizzando una serie di iniziative ed eventi, a partire dalla visita all’Estorick Collection of Italian Modern Art che si è tenuto il 2 Marzo. Questa galleria, aperta nel 1998 ad Highbury & Islington, è conosciuta internazionalmente perchè ospita opere Futuriste, così come per l’arte figurativa e la scultura risalente agli anni 1890 – 1950. Tra le maggiori opere esposte qui, ritroviamo i protagonisti del Futurismo: Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Gino Severini, Luigi Russolo e Ardengo Soffici così come lavori di Giorgio de Chirico, Amedeo Modigliani, Giorgio Morandi, Mario Sironi e Marino Marini. A questa prima iniziativa ne seguiranno altre dedicate alla promozione dell’Arte e della cultura Italiana. Il referendum Scozzese In Scozia è quasi tutto pronto. Il 18 Settembre si terrà il referendum con il quale i cittadini residenti in Scozia (Sir Sean Connery, ad esempio, non potrà votare) decideranno se diventare uno Stato indipendente o se rimanere nel Regno Unito. Ad oggi, quando mancano 6 mesi, tutti i sondaggi mostrano un largo vantaggio dei contrari all’indipendenza. E voi, come la pensate? Fatecelo sapere, scriveteci a apertamente@partitodemocratico. org.uk . Jessica Nazzari I COMMONWEALTH GAMES STANNO ARRIVANDO “This is our moment to shine”. Ed è con questo motto che Glasgow e la Scozia si preparano all’evento sportivo di quest’estate, i Commonwealth Games. Il riferimento è chiaro; Londra 2012 non è solo un evento che si è tenuto due anni fa. No, è un vero e proprio convitato di pietra per i Glaswegian. Tutto quello che verrà fatto, tutti i successi (o i fallimenti) organizzativi saranno inevitabilmente comparati a quella che è stata un’Olimpiade organizzata quasi saranno solo i media dei Paesi del Commonwealth. Anche la RAI, ad esempio, seguirà le gare. alla perfezione. Non è con l’edizione precedente che dovrà fare i conti (sarebbe stato facile fare meglio di New Delhi 2010), ma con un evento che non è paragonabile a nessun’altro. Purtroppo, però, il successo o meno dei Commonwealth Games sarà usato dal Governo Scozzese in chiave politica, per il referendum sull’indipendenza. Evidentemente per la politica è impossibile stare fuori da quella che dovrebbe essere solo una festa dello sport. Andrea Cicciomessere Chiuse le Olimpiadi e Paralimpiadi invernali di Sochi, chiusi i Mondiali di calcio in Brasile, dal 23 luglio al 3 agosto gli occhi del mondo saranno quindi su Glasgow. Infatti, la città scozzese ha già un record: sarà l’edizione più seguita nella storia della manifestazione. Non ci lA RECENSIONE The precariat: the new dangerous class” Il libro di Guy Standing (Bloomsbury 2011) è un’opera straordinaria, il primo studio comparato sulla nascita di una nuova “class-in-the-making”, il precariato appunto, che rischia di diventare pericolosa se non ascoltata, capita e supportata. Secondo l’autore, vi sarebbero cinque nuove classi che archiviano upper, middle e working class: élite (i super-ricchi), salariat (alta borghesia), proficians (professionisti e tecnici con lavori sicuri, diritti e benefits), manual workers (i residui della vecchia working class), precariat (tutti gli altri). Sullo sfondo, la trasformazione epocale ispirata al lavoro di Karl Polanyi e una crescente disparità di redditi e ricchezza, di sicurezza economica, lavorativa e di rappresentatività, e lo slittamento di parte del ceto medio nel precariato, soprattutto con i giovani. Ma vi sono anche i migranti, quanti hanno impieghi occasionali miseramente retribuiti, i lavoratori part- time, i rifugiati, gli operatori dei call-center, chi fa volontariato o lavori socialmente utili non riconosciuti come tali. Standing è capace di descrivere la condizione del precario contemporaneo con empatia, senza scadere nella commiserazione, rispettoso della dignità delle persone di cui parla, pur sapendo che sono i poveri del futuro. Anziché restare imbrigliato nella definizione di “lavori buoni a cattivi”, egli rimette in discussione il concetto stesso di lavoro, utilizzando la distinzione inglese di “labour” e “work”, chiedendo che il lavoro torni ad essere un’attività riproduttiva in senso ecologico e sociale (non solo commerciale, come avviene oggi), che conferisca piena cittadinanza ed equa sussistenza, e garantisca a tutti il controllo su spazio e tempo privato, in modo da esercitare pienamente tale cittadinanza, senza stress, ansia, aggressività e risentimento, avendo così la possibilità e la serenità di condurre attività che favoriscano socializzazione, creatività, e non ultima quella pigrizia (nel senso di Bertrand Russell) che permette di pensare, contemplare, inventare. Pena la “politics of Inferno”, dove Standing prefigura un sempre più folto esercito di precari nel mondo, che finisce per essere abbindolato e manipolato da leader populisti e neofascisti, prima di tutto col voto di frustrazione. L’alternativa auspicata è la “politics of Paradise”, a partire dall’adozione del reddito minimo (nelle sue varianti), considerato non un benefit calato dall’alto o un freno all’impiego, ma l’equa compensazione - da affiancare all’incostante reddito dei lavori saltuari o mal retribuiti - per le disparità e distorsioni provocate dall’attuale mercato del lavoro. Il tutto da finanziare con la tassazione sulle rendite finaziarie, la Tobin tax o secondo altre formule già sperimentate. Federica di Lascio PARTECIPA ANCHE TU! COORDINATORE: Andrea Cicciomessere hanno collabrato a questo numero: Chiara Capraro, Massimo Corsini, Luca Ermacora, Federica di Lascio, Jessica Nazzari, Roberto Stasi. Per commentare gli articoli e scrivere alla redazione: [email protected] www.partitodemocratico.org.uk mADE IN UK, DESIGNED IN SAN GIOVANNI IN PERSICETO (ITALY) PD Londra @PDlondra
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