Avvenire 09/17/2014 Copy Reduced to 73% from original to fit letter page A N T I C I P A Z I O N E IL DRAMMA DI GIOBBE? SAPERE PERCHÉ SOFFRE riassunto la figura: «Ed ralista nell’anima, ama Anche “L’Osservatore Page : A19 Intervista. Il cosmologo ingle ne è convinto: «Nell’universo la DAVID LE BRETON l Libro di Giobbe insegna che l’inne di un peccato commesso nei condividuo soffre, più che del dolofronti di Dio. Nonostante gli argomenti re, del significato che esso ha acche Giobbe oppone loro, respingono quisito per lui. Beninteso, ai nocaparbiamente l’idea che esista una stri occhi importa qui la dimensione sofferenza priva di colpa. Non voglioantropologica e non già quella relino farsi carico della sua pena: l’errore giosa o spirituale del testo, che cerincombe su di lui, ed essi lo braccano cherò di riassumere a grandi linee. Alspingendolo a un esame di coscienza. l’inizio, Giobbe è un uomo appagato: La scena si trasforma in tribunale in ricco, ospitale, amato, profondamencui gli amici, in veste di procuratori, te devoto, vive in un mondo prevedicercano in tutti i modi di spingere il bile sotto l’egida di Dio. Ma Dio, in secolpevole a confessare. Le loro parole guito a una scommessa fatta con Sanon consolano bensì accusano, e tana, vuole metterne alla prova la feGiobbe ne è straziato: «Fino a quando de. Giobbe perde ogni avere e persimi darete dolore tormentandomi con no i figli. Ne porta il lutto, ma non si parole?» (19,2). Ora si trova al posto di lamenta. Su di lui coloro che tempo si abbattono una addietro egli stesserie di sventure, e so consolava con per sette giorni le medesime vane Giobbe tace: solparole: ora è lui la tanto il silenzio è vittima, e vive nel commisurato alproprio intimo l’il’enormità del nanità di quanto male che lo ha colgli vanno dicendo pito e, soprattutto, gli amici. Qualcoall’abisso del suo sa, nella legge diinterrogarsi. Più vina, è venuto a che delle sventu- «Giobbe» di Sieger Köder mancare, e tale è re, egli soffre di la disperazione non riuscire a che l’uomo si lancomprendere il cia senza più freni Non è vero che subisca senso della prova nell’invettiva: «Tada vittima il suo dolore, cui è sottoposto e cete. Parlerò io e anzi protesta e il suo grido mi succeda quel che, ai suoi occhi, nulla della sua viche succeda. si placa solo quando sa ta passata giustifiPrenderò la mia perché Dio gli impone ca. Non ha com- quella prova. La sofferenza carne coi miei messo alcun pecdenti, metterò la ha bisogno di un senso cato, e la sua conmia vita tra le mie per essere sopportata cezione religiosa mani» (13,13-14). del mondo vede La sofferenza di qui invalidata la Giobbe nasce, più logica rassicurante della compensache dalle sciagure che lo hanno colpizione: un giusto non avrebbe di che to, dal non capirne la ragione, tanto soffrire. Per dare testimonianza di taesse gli appaiono ingiustificate a fronle ingiustizia e chiederne conto a Dio, te della sua lealtà verso Dio. In preGiobbe si strappa al silenzio ritrovansenza dell’arbitrio, la fede vacilla. Dio, do la parola per comunicare la proquando finalmente gli appare, non dà pria sofferenza. Paradossalmente, il ragione delle sventure, lasciandogli testo biblico paragona il suo dire a però intendere che esse non erano va«ruggiti di leoni» (Gb 4,10). ne. Giobbe non è all’altezza di Dio e pertanto non è in grado di chiedere Gli amici accorrono al suo fianco ma giustificazioni. Nondimeno, Dio si pola loro presenza, lungi dal confortarne a fianco di Giobbe e accusa gli amici lo, tanto più lo affligge, ciechi quali esdi aver ridotto una così grande pena si si mostrano di fronte all’inaudito, alla logica del castigo e della purificacomportandosi come ottusi guardiazione. Alla fine del racconto, Giobbe ni del tempio. La loro compassione non muove loro alcun rimprovero per oppone resistenza al convincimento il modo in cui si sono comportati. Ha di Giobbe, che considera immeritate riguadagnato fiducia nel mondo: Dio le proprie sofferenze. Cani da guardia non gli ha svelato il motivo della sofdi un’ortodossia incapace di assumeferenza, eppure egli ora sa che essa are l’avvento di una sofferenza che nulveva un senso, e in ciò trova sollievo. la giustifica, per timore che l’intero eNon soffriva del dolore in sé, bensì del dificio delle loro credenze cada a pezfatto di non capire perché Dio glielo azi essi non tollerano la minima eccevesse imposto. Spesso l’esegesi crizione alla legge imposta da Dio. Ai lostiana descrive Giobbe quale uomo ro occhi, Giobbe non può che essere paziente e sottomesso, ma così non è: peccatore: a propria insaputa, egli Giobbe resiste alla prova con tutte le stesso o i suoi figli devono aver comsue forze. L’intero libro narra la sua rimesso un errore. Sordi alla sofferenza bellione, il suo appassionato recladell’amico, tentano con ogni mezzo mare il senso del proprio soffrire, ma di trovare in una colpa l’origine di tananche la sua ferma convinzione che te sventure, in modo da togliersi d’imun giorno gli sarà data risposta. Scompaccio di fronte a una dichiarazione parsa la sofferenza, dissolta nella pad’innocenza tanto ostinata, convinti rola di Dio, Giobbe ritira la protesta. quali sono che un dolore o una malattia siano sempre la giusta punizio© RIPRODUZIONE RISERVATA I Copyright © Avvenire Dalla distruzione alla rinascita L’antropologo David Le Breton riflette ALESSANDRO BELTRAMI uclide, Tommaso d’Aquino, Spinoza o Leopardi: già nei nostri anni scolastici avremmo dovuto capire che l’infinito più che un argomento senza limiti sembra essere un sistema di dimensioni parallele. John Barrow poco più di dieci anni fa l’aveva declinato al plurale, Infinities, in un memorabile spettacolo con Luca Ronconi, sfida – vinta – di portare su un palcoscenico «un argomento profondo connotato da tecnicismo matematico, ma di cui ogni persona pensa di avere un’idea di cosa sia». Il cosmologo inglese, professore di matematica a Cambridge, tornerà a parlare di infinito a Pordenonelegge il prossimo 21 settembre (ore 17), in una conversazione con Sylvie Coyaud. Barrow è anche l’autore, con Frank Tipler, di The Anthropic Cosmological Principle, storico volume in cui discute il concetto di «principio antropico» e la E UNIVER BARRO è pensat necessità, nonostante l’apparente casualità o «In mat la fragili e straordinarie coincidenze delle conto molt cause, della nascita di una forma di vita intelno poch ligente nell’universo. Non stupisce, pertanto, Gli infin che nel festival della città friulana lo scienziapongon to parlerà «di tre tipi di infinito: matematico, mia: co fisico e trascendentale. Anche se la parola è la luoghi n stessa in ognuno di questi casi, essi sono conteria div cettualmente molto differenti». noi ved rebbero Sull’infinito convergono scienza, filosofia e teologia. Quali possono essere i reali punti di contatto? «È interessante notare che quando Georg Cantor per primo sviluppò la sua teoria dei diffe«È un renti tipi di infinito, con differenti dimensioche in ni, i matematici erano molto ostili. Questi pene teo savano che ammettere infiniti matematici aprosp vrebbe fatto collassare il loro campo di indaNella gine in contraddizioni. Ma i teologi furono supe molto interessati ai concetti di Cantor e dietu dero loro il benvenuto. Piacque l’idea di una interminabile gerarchia di infiniti, ognuno più fon grande del precedente, senza che ve ne fosse trent uno più grande di tutti. Questo risolveva molantro ti problemi e consentiva ai teologi di parlare di infiniti che non fossero la stessa cosa di Dio». Per i suoi scritti nel 2006 ha ricevuto il Templeton Prize, premio dedicato alle tematiche religiose e spirituali. Qual è lo stato attuale del dialogo tra scienza e religione? «È un tema in crescita, oggetto di molti istituti internazionali, come per esempio il Faraday Institute a Cambridge o il Centre for Theology and NaGROSSM tural Sciences a Berkeley, in California. Le relaL’incontro zioni tra teologia e realizzat scienza sono però Scienz fun- am / Powered by TECNAVIA clou d Septemberdifferenti 17, 2014in10:36 zione delle scienprogra ze particolari che cartel di volta in volta 363 a
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