INTERPRETAZIONE DELLE PROVE CPTU CON METODI STATISTICI E GEOSTATISTICI Rose Line Spacagna DICeM, Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale [email protected] Giacomo Russo DICeM, Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale [email protected] Chantal de Fouquet Géosciences - Ecole des Mines de Paris -Mines ParisTech [email protected] Paolo Croce DICeM, Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale [email protected] Giuseppe Modoni DICeM, Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale [email protected] Sommario L’approccio deterministico, sul quale si basa l’interpretazione tradizionale delle indagini in situ per l’individuazione degli strati omogenei di terreno, fornisce risultati legati alle relazioni empiriche utilizzate e alla soggettività dei dati. Con particolare riferimento alle prove penetrometriche statiche, si sono sviluppati negli anni approcci statistici che tendono a rendere la ricostruzione del profilo stratigrafico più obiettiva. Nella presente nota, con riferimento ad indagini eseguite per la caratterizzazione geotecnica del sito del C.I.R.A. di Capua, sono stati confrontati i risultati del metodo proposto da Wickremesinghe & Campanella (1991) con quelli ottenuti portando in conto la correlazione spaziale dei dati di misura secondo un approccio di tipo geostatistico. 1. Introduzione L’identificazione degli strati di terreno omogenei rappresenta un passo fondamentale per la determinazione del modello geotecnico del sottosuolo di un sito di interesse. Ove siano disponibili dati di indagini in sito (sondaggi e prove penetrometriche statiche), l’operazione è tradizionalmente basata sul confronto fra le stratigrafie di sondaggio e i risultati delle prove penetrometriche statiche. I risultati sono inevitabilmente legati all’interpretazione soggettiva dei dati, e per questo motivo i tentativi di rendere quanto possibile oggettiva l’identificazione degli strati sono principalmente basati su approcci di tipo statistico. Tali approcci sono favoriti dalla natura dei dati, che con riferimento in particolare alle prove con piezocono, consentono di ottenere misure pressoché continue della resistenza alla punta qc, dell’attrito laterale fs, e delle pressioni neutre u con la profondità, rendendoli particolarmente adatti all’identificazione di variazioni litologiche e alla ricostruzione del profilo stratigrafico (Lo Presti, Meisina, & Squeglia, 2009). Il metodo per la ricostruzione stratigrafica dei terreni a partire delle prove CPT più applicato in letteratura è il test proposto da Wickremesinghe & Campanella (1991), che costituisce una evoluzione del metodo proposto precedentemente dai medesimi Autori (Campanella, Wickremesinghe, & Robertson, 1987), basato sull’introduzione del coefficiente di correlazione intraclasse. Tale parametro è stato impiegato successivamente da diversi Autori (Herzagy, Mayne, & Rouhani, 1996; Zhang & Incontro Annuale dei Ricercatori di Geotecnica 2014 - IARG 2014 Chieti e Pescara, 14-15-16 luglio Tumay, 1996). Phoon, Quek, & An (2003) propongono un metodo di interpretazione statistica basata sul Bartlett test modificato e introducono la correlazione spaziale dei dati analizzati. Più recentemente alcuni Autori hanno proposto metodi di classificazione dei terreni che utilizzano le reti neurali artificiali (Kurup & Griffin, 2006) o approcci di tipo probabilistico (Jung, Gardoni, & Biscontin, 2008). Uzielli (2008) propone lo studio del campo di variazione e del coefficiente di variazione della resistenza alla punta normalizzata Qt, del rapporto fra la resistenza alla punta e la resistenza laterale normalizzato Fr, e del rapporto delle pressioni neutre Bq seguendo quanto indicato da Robertson & Cabal (2010). Nella nota si espongono i risultati dell’applicazione di un metodi statistico per l’interpretazione stratigrafica dei risultati di prove penetrometriche statiche. A tale scopo, e con riferimento ad un caso di studio, sono stati posti a confronto i risultati del metodo proposto da Wickremesinghe & Campanella (1991) con quelli ottenuti portando in conto la correlazione spaziale dei dati di misura secondo un approccio di tipo geostatistico (Spacagna, 2014). 2. Caso di studio Il sito oggetto di studio è l’area del Centro Italiano di Ricerca Aerospaziale (CIRA) di Capua (Caserta), interessa una area pianeggiante di circa 2 km2 ricadente nella piana del Fiume Volturno, al bordo della grande depressione tettonica della Piana Campana. La stratigrafia caratteristica dell’area è riportata in Figura 1.b. Per la progettazione degli impianti, e ai fini della caratterizzazione del sottosuolo, sono state effettuate una serie di indagini in situ (prove CPT, CPTu e sondaggi), elencate sinteticamente nella Tabella 1 e ubicate sulla planimetria della Figura 1.a. (a) (b) Fig 1. a) Planimetria dell’area del CIRA con ubicazione delle prove in sito (S. Sondaggi, P. CPT/CPTU), b) Colonna lito-stratigrafica del sito di C.I.R.A.; A) limi sabbiosi del fiume Volturno, B) limi argillosi e torbe, C1) Sabbie vulcaniche associate all’eruzione del Tufo giallo Napoletano, C2) Ceneri e pomici associate all’eruzione dell’Ignimbrite Campana, D) Sabbia e ghiaia marina, E) Sabbie limose marine. Tab 1. Elenco delle prove in sito in corrispondenza delle diverse campagne di indagini Indagini 1987 18 sondaggi 18 CPT Indagini 1994 18 sondaggi R. L. Spacagna, G. Russo, C. de Fouquet, P. Croce e G. Modoni Indagini 1995 55 sondaggi 37 CPT 15 CPTU Incontro Annuale dei Ricercatori di Geotecnica 2014 - IARG 2014 Chieti e Pescara, 14-15-16 luglio 3. Applicazione del metodo proposto da Wickremesinghe & Campanella (1991) Il metodo si basa sul test T di Student per la verifica dell’uguaglianza delle medie, secondo la procedura illustrata nella Figura 2. Lungo la verticale della prova si considera una finestra Wd0 di ampiezza fissata e centrata nel punto d0. Il punto d0, corrispondente ad un potenziale cambiamento di strato, separa i dati compresi entro la finestra Wd0 in due sottoinsiemi, 1 e 2, di numerosità rispettivamente pari a n1 e n2. Si calcolano le medie e e le varianze e dei due sotto-insiemi per ciascuna delle tre grandezze misurate dalla prova CPT, ovvero resistenza alla punta (qc), resistenza laterale (fs), pressione neutra (u). Fig 2. Schema di applicazione del metodo di Campanella et al. (1991) Il valore del parametro T alla base del test statistico, è definito nel modo seguente come suggerito da Webster & Beckett (1968): (1) (2) dove ∑ e ∑ Contestualmente, viene valutato il coefficiente di correlazione intraclasse (3) nel modo seguente: (4) La varianza tra classe è definita dalla seguente relazione: ∑ (5) . dove è la media dei dati appartenenti alla finestra Wd0, con i= 1,2,…, L’operazione viene ripetuta facendo traslare la finestra lungo l’asse verticale che rappresenta la profondità alla quale viene effettuata la misura, calcolando per ciascun punto d0 il valore dei parametri T e . Dai due nuovi profili dei parametri calcolati con la profondità, ad elevati valori corrispondono potenziali cambiamenti di strato delle formazioni nel sottosuolo. Concettualmente la finestra Wd0 dovrebbe essere ampia in modo tale da contenere un unico cambiamento di strato, e dunque la sua ampiezza non può essere scelta arbitrariamente. Qualora Wd0 sia troppo ampia, potrebbe accadere che più di un cambiamento di strato viene compreso nella finestra stessa; viceversa, non deve essere poco ampia, affinché la numerosità dei valori misurati consenta l’inferenza statistica. Webster (1973) propone di considerare l’ampiezza della finestra pari ai due terzi della distanza attesa tra strati differenti del sottosuolo. A tale scopo Wickremesinghe & Campanella R. L. Spacagna, G. Russo, C. de Fouquet, P. Croce e G. Modoni Incontro Annuale dei Ricercatori di Geotecnica 2014 - IARG 2014 Chieti e Pescara, 14-15-16 luglio (1991) suggeriscono di considerare la distanza di autocorrelazione spaziale dei dati. In Figura 3 sono rappresentati i risultati della prova CPTU 46. Per l’applicazione del metodo descritto alla prova, l’ampiezza della finestra mobile Wd0 è stata assegnata pari a 1,32 m, ovvero 2/3 della distanza minima di correlazione di 2,00 m ottenuta dall’analisi delle funzioni di autocorrelazione di qc, fs e u riportate nei diagrammi di Figura 4. Fig 3. Prova CPTU46: qc resistenza alla punta, fs resistenza laterale, u pressioni neutre Si nota come il minimo relativo della funzione di autocorrelazione non sia di facile individuazione, per cui la scelta della distanza di correlazione risulta necessariamente arbitraria. Fig 4. Funzioni di autocorrelazione: resistenza alla punta qc, resistenza laterale fs, sovrappressioni neutre u (a) (b) (c) Fig 5. Profili del T ratio (a), del I (b), e della qc (c), con relativa interpretazione dei risultati In Figura 5 sono riportati i profili dei parametri T e I per tutte le grandezze (qc, fs e u), assumendo per la finestra mobile un’ampiezza Wd0 pari a 1,32 m. Come si può vedere dai risultati, l’individuazione del cambiamento di strato non è immediata. R. L. Spacagna, G. Russo, C. de Fouquet, P. Croce e G. Modoni Incontro Annuale dei Ricercatori di Geotecnica 2014 - IARG 2014 Chieti e Pescara, 14-15-16 luglio 4. Evoluzione del metodo proposto da Wickremesinghe & Campanella (1991) Essendo la resistenza alla punta qc una grandezza legata alla tipologia del terreni attraversato, è lecito supporre che valori di resistenza alla punta misurati a diverse profondità nell’ambito dello stesso strato di terreno presentino valori simili, andando a definire una struttura spaziale (dipendenza tra valore misurato e posizione nello spazio) della grandezza misurata lungo la verticale in esame. Detta struttura spaziale può essere analizzata mediante il variogramma (Chiles & Delfiner, 1999). Lungo tutta la verticale del profilo della prova CPTU è stato calcolato il variogramma sperimentale della resistenza alla punta qc, come riportato in Figura 6. (a) (b) Fig 6. Variogramma sperimentale della resistenza alla punta della CPTU 46 per distanza tra coppie di punti a) fino a h = 10 m, b) fino a h = 3 m Considerando il variogramma per coppie di punti di misura a distanza reciproca inferiore a tre metri (Figura 6.b), si osserva come la funzione sia ben interpolabile da una legge di tipo sferico caratterizzato da una portata pari a circa 1.8 m. Ciò evidenzia come i valori misurati siano correlati spazialmente se ricadono entro una distanza al massimo pari a 1,80 m. Tale distanza consente di dimensionare opportunamente la finestra rispetto alla quale è impostato il test statistico previsto nel metodo di Wickremesinghe & Campanella (1991). Con tale metodologia per la scelta dell’ampiezza della finestra di controllo, sono stati ricalcolati i profili dei parametri T e I in funzione della profondità. Sono stati inoltre ricalcolati i valori critici dei parametri T e I che consentono di individuare potenziali cambiamenti di strato. In particolare, il valore critico del parametro T è stato valutato effettuando test di bontà di adattamento di Kolmogorov-Smirnov, al fine di verificare se la distribuzione seguisse legge normale. Il valore critico del parametro T è stato calcolato come segue: 1,65 (6) dove e sono rispettivamente la media e la deviazione standard della distribuzione normale che descrive la variabile T. Il valore critico del coefficiente di correlazione intraclasse I è stato altresì calcolato mediante la relazione proposta da Herzagy, Mayne, & Rouhani (1996): 1,65 (7) dove e sono rispettivamente la media e la deviazione standard della distribuzione normale che descrive la variabile I. pari a 1,80 m, sono rappresentati in Figura 7 i profili dei parametri Per un’ampiezza della finestra T e I con riferimento ancora alla prova CPTU46. Per un valore critico di T (tc) pari a 13,52 e considerato un valore critico del I pari a 0,78 sono stati individuati i cambiamenti di strato che caratterizzano il sottosuolo in studio. 5. Conclusioni Dal confronto fra i risultati ottenuti mediante il metodo di Wickremesinghe & Campanella (1991) con il metodo proposto (Figura 8.a e b), si può osservare come nel secondo caso si possano apprezzare con maggiore dettaglio cambiamenti di strato che sono riscontrabili anche dal confronto congiunto con la R. L. Spacagna, G. Russo, C. de Fouquet, P. Croce e G. Modoni Incontro Annuale dei Ricercatori di Geotecnica 2014 - IARG 2014 Chieti e Pescara, 14-15-16 luglio stratigrafia di sondaggio relativa alla prova considerata (Figura 8.c). Risultati significativi sono stati ottenuti anche in corrispondenza delle altre prove CPTu disponibili per il caso di studio (Spacagna, 2014), riscontrando in ogni caso un buon livello di accordo fra la suddivisione in strati ottenuta e quella rilevata mediante i sondaggi a carotaggio continuo. Fig 7: Risultato del Metodo modificato sulla prova CPTU46. a) T ratio; b) I; c) qc. (a) (b) (c) Fig 8. Confronto tra metodo Wickremesinghe & Campanella (a), metodo modificato (b) e stratigrafia di sondaggio associata alla prova CPTU46 (c) Bibliografia Campanella, R., Wickremesinghe, D., & Robertson , P. (1987). Statistical treatment of cone penetrometer test data. Proc. 5th Int. Conf. on Applications of Statistics and Probability in soil and Structural Engineering, Vancouver, 2, pp. 1011-1019. Chiles, J., & Delfiner, P. (1999). Geostatistics: modeling spatial uncertainty. John Wiley & Sons, New York, 720p. Herzagy, Y., Mayne, P., & Rouhani, S. (1996). Geostatistical assessment of spatial variability in piezocone tests. Uncertainty in geologic environment: from theory to practice (GSP 58), ASCE, New York, pp. 254-268. Jung, B., Gardoni, P., & Biscontin, G. (2008). Probabilistic soil identification based on cone penetration tests. Géotechnique, vol. LVIII, pp. 591-603. Kurup, U., & Griffin, E. (2006). Prediction of soil composition from CPT data using general regression neural network. Journal of Computing in Civil Engineering, Vol. XX, pp. 281-289. Lo Presti, D., Meisina, C., & Squeglia, N. (2009). Applicazione delle prove penetrometriche statiche nella ricostruzione del profilo stratigrafico. Rivisita Italia di Geotecnica . R. L. Spacagna, G. Russo, C. de Fouquet, P. Croce e G. Modoni Incontro Annuale dei Ricercatori di Geotecnica 2014 - IARG 2014 Chieti e Pescara, 14-15-16 luglio Phoon, K., Quek, S., & An, P. (2003). Identification of statistically homogeneous soil layers using modified Bartlett statistics. J. Geotech. Geoenviron. 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