[email protected] maggio 2014 n°29 www.istitutoelvetico.ch SPECIALE: la parola a... Carissimi Exallievi, Exallieve ed Amici di don Bosco, ci stiamo preparando a festeggiare il bicentenario della nascita del nostro Fondatore che avrà il suo culmine il 16 agosto 2015 al Colle in provincia di Asti (It.). Il Rettor Maggiore, don Pasqual Chavez V., ha voluto che tale evento fosse anticipato da un simpatico omaggio: una visita di don Bosco, sotto forma di reliquia in un’urna, che ha girato il mondo per ben quattro anni. Don Bosco ci ha visitati in modo straordinario a Lugano e in Ticino dal 24 al 27 marzo 2014: non è riuscito ad arrivare da vivo, ci riesce da Santo intercessore. È venuto a noi, nella nostra realtà ticinese, per aiutarci a celebrare degnamente il suo compleanno, per insegnarci la passione per Dio che lo ha portato ad essere appassionato per i ragazzi e i giovani. Don Bosco non riposa beato nel Paradiso dei santi, ma continua a darsi da fare perché i ragazzi e i giovani crescano sani e santi, come “onesti cittadini e buoni cristiani”; perché “siano felici nel tempo e nell’eternità”. Don Bosco si muove per aiutarci a lavorare con entusiasmo nel campo educativo in un tempo di “emergenza educativa”. La sua intercessione diventa una vera risorsa che infiamma i cuori, le menti e la volontà per inventare ed attuare nuove strategie. Siamo contenti e forti perché don Bosco ci accompagna nel nostro intento. Per questo è salita ancora verso il cielo, anche nella città di Lugano, l’eco del famoso e classico canto così caro ad ogni exallievo: “Don Bosco ritorna, tra i giovani ancor, ti chiaman frementi di gioia e d’amor!”. Il Delegato Exallievi di Lugano Don Franco Colcera PEREGRINAZIONE DELL’URNA DI DON BOSCO a tu x tu • a cura di Marc De-Ambrogi In questa edizione nostro ospite è Franco Lardelli magistrato a pagina 6/7 Vi ricordiamo inoltre di rinnovare la vostra fedele adesione alla nostra Unione versando il contributo sociale che anche quest’anno è di CHF 15.– per quello ordinario e CHF 25.– e più per quello sostenitore. Dopo aver viaggiato in tutto il mondo, l’urna contenente la reliquia del braccio destro benedicente di Don Bosco ha concluso la sua peregrinazione a Lugano. ll lungo percorso di avvicinamento al bicentenario della nascita di Don Bosco è culminato con un evento di portata veramente eccezionale che è stato possibile realizzare anche grazie alla passione e all’impegno profusi da don Franco Colcera e dalla preziosa collaborazione di Giuseppe Castelli. Anche la Svizzera ha avuto la possibilità di accogliere il Santo dei giovani lungo l’arco di tre giorni ricchi di manifestazioni che hanno toccato il cuore Il Cardinale Tarcisio Bertone durante la serata del 25 marzo trova una nuova sistemazione dove i fedeli hanno la possibilità di recare visita, tra un misto di curiosità e devozione. La serata del martedì è stata caratterizzata da un momento di raccoglimento e meditazione arricchito dalla testimonianza salesiana di Sua Eminenza il Cardinale Tarcisio Bertone: letture tematiche e canti del coro composto dalle giovani voci dell’Istituto Elvetico hanno fatto da cornice ai momenti di dialogo tra il Cardinale e l’onnipresente exallievo Alessandro Airaldi che ha avuto il compito di indirizzare la riflessione. Dopo le visite per le scuole e le parrocchie nel pomeriggio di mercoledì 26 marzo, il già Segretario di Stato Vaticano ha infine presieduto la Santa Messa in onore di San Giovanni Bosco prima di concludere questa splendida esperienza con il saluto dell’Urna. Cardinale T. Bertone rende omaggio all’urna nella Basilica del Sacro Cuore e lo spirito di tante persone di tutte le età. La famiglia salesiana si è trovata così unita nel ricevere e far conoscere un personaggio che suscita ancora oggi sentimenti di gioia e devozione, oltre che richiamare a dei sani valori educativi e ad un modello di vita che ci insegna ad essere “buoni cristiani e onesti cittadini”. Accompagnata dal sole e dai canti dei tanti giovani presenti, lunedì 24 marzo l’urna di Don Bosco fa il suo arrivo all’Istituto Elvetico dove viene accolta da alunni, genitori e amici in un clima di entusiasmo ed emozione. La mattina del 25 di marzo le classi dell’Istituto Elvetico hanno sostato a turno davanti all’urna con canti, preghiere e riflessioni sulla vita e le opere di Don Bosco, mentre nel pomeriggio un fiume di voci e colori ha invaso le strade di Lugano in direzione della Basilica del Sacro Cuore in cui la reliquia Urna accompagnata dai bambini in Basilica 2 Urna di don Bosco che è arrivata a Lugano Cosa c’è nell’urna di don Bosco? All’interno di una statua in gesso che è una riproduzione fedele all’originale che si trova all’interno del Santuario di Maria Ausiliatrice a Torino è stata messa la mano destra di don Bosco, quella che lui sollevava per benedire i suoi ragazzi, per pregare con loro, assolvere i peccati, e ha utilizzato per scrivere le costituzioni e le lettere cattoliche. Perché questo viaggio? Il fine di questo viaggio è di unire storie, culture, popoli, modi di sentire diversi per festeggiare insieme un compleanno importante: i 200 anni della nascita di don Bosco (16 agosto 1815). Un seme che ha dato vita a un bosco sconfinato di cui anche noi siamo parte. Il pellegrinaggio è stato voluto dal Rettor Maggiore dei Salesiani don Pasqual Chavez V. per preparare la strada alle celebrazioni del bicentenario della nascita del nostro Santo che si svolgeranno nel 2015. Quale viaggio ha percorso l’urna? La prima tappa è stato il Lazio (It.) per poi spostarsi in Patagonia, in Cile, Argentina, Brasile e altri paesi dell’America latina. Dal Messico l’urna è partita per il Centroamerica per poi volare in Asia e quindi in Africa fino al Madagascar. Ha ripreso il viaggio attraversando l’Europa per completarlo in Italia, Lituania e in Svizzera a Lugano Canton Ticino. Ovunque l’accoglienza, come a Lugano, è stata calorosa, grande e gioiosa. Il grande piazzale adornato per l’accoglienza dell’urna e con i bambini L’urna, al suo arrivo il 24 marzo a Lugano, viene sistemata nel grande piazzale coperto dell’Istituto Elvetico L’ex-allievo Don Mattia Scascighini ha raccolto le impressioni di un gruppo di ragazzi della Parrocchia di Tesserete in visita all’Urna di don Bosco… • Troviamo la figura di don Bosco molto attuale, al passo con la nostra epoca; certamente ora don Bosco nel 2014 andrebbe a cercare i giovani fuori dalle discoteche o dagli stadi. • Sapere che l’urna ha fatto il giro del mondo e che noi abbiamo avuto la fortuna di essere presenti all’evento è motivo di grande gioia per noi! • Questa giornata ci ha lasciato l’invito a diventare Santi seguendo i consigli di don Bosco: allegria, studio e preghiera. 3 I pensieri dei ragazzi delle medie ON BOSCO SEI UN FARO… Caro Don Bosco, tu sei un faro di luce per noi, tu sei colui che ci rialza, quando cadiamo, tu sei la nostra ala protettrice che ci protegge dai pericoli; tu sei la fune che ci tiene in piedi, tu sei un dono dato a noi che dobbiamo aprire; tu sei don Bosco e noi abbiamo bisogno di te!! (2C) D Poesie e preghiere composte dai ragazzi e ragazze della Scuola Media dell’Istituto Elvetico. IAO, DON BOSCO! (con riferimento al sogno delle due colonne) Ciao, don Bosco! Sai, sono preoccupata: non è che la nave “Ecclesia” non è più ancorata, e perde di vista la sua colonna, quella bellissima della nostra Madonna? Mentre la colonna seconda, con l’ostia incoronata, da teorie scientifiche è sempre più attaccata! Ciao, don Bosco! Aspetta, fammi pensare… forse “Ecclesia” nel mar in tempesta doveva andare Per navigare e navigare e chi affonda cercar di salvare? Mi assicura che tu stai al grande timone, dei Salesiani e dei ragazzi, sei Santo patrono. Col capitano Francesco, venuto dall’Argentina, torneremo al porto una bella mattina! (1A) C D ON BOSCO E L’ALLEGRIA Don Bosco, hai curato bambini in malattia, hai fondato la società dell’allegria. La tua generosità, ha trasmesso a tanti molta bontà. Cuore grande, cuore aperto, la violenza dei bambini hai coperto. Hai aperto la tua porta, alla gente la cui mamma era morta. Don Bosco, amico nostro, amico della gioventù, amico di chi amore e speranza non ha più. (1B) ON BOSCO TI CONOSCO Don Bosco io ti conosco; tu, capitano della nave che supera scogli e tempeste E ci guida in un porto sicuro. Lotte e guerre con te vinciamo, e un mondo felice costruiamo. Insieme a te noi preghiamo e liberi diventiamo. (1C) D U SEI DON BOSCO Mi è venuto in mente, quel prete sorridente, che con i suoi occhi brillanti, ci incanta tutti quanti! Parla ai bambini e dà esempio ai grandi, siamo contenti di seguirlo in tanti. In tutto il mondo aprono scuole con allievi insegnanti e suore. Ci sono anche preti impegnati a noi dedicati: colti, pazienti e sempre presenti. Del suo insegnamento abbiamo fatto tesoro, e questo l’ha reso un grande sant’uomo. Dei salesiani è lui il fondatore, che ai giovani dedicano molta attenzione. Egli ci ha insegnato la religione e amarci gli uni gli altri in ogni situazione. (2A) T ON BOSCO AMICO Don Bosco, amico della gioventù, l’unico che vogliamo qui con noi sei tu. Tu che non ci hai mai lasciato, tu che ci hai sempre amato. Ci hai insegnato ad amare e anche nella povertà ci dai da mangiare. Grazie, don Bosco, di non averci lasciati, perché ormai amico di tutti noi sei diventato. (2B) D 4 uando è arrivato Don Bosco ho pensato “wow! Non ci posso credere, proprio qui da noi!”. È così bello che don Bosco sia venuto qua o forse la Madonna ha ascoltato le nostre preghiere e le ha esaudite: ero veramente sorpreso. Poi quando dovevamo portarlo in Basilica ho detto: “già così presto? Che peccato!”. Per salutare don Bosco avevamo dei palloncini e quando siamo arrivati davanti alla Chiesa abbiamo lanciato i palloncini in aria. Però il giorno dopo, ritornando a scuola, c’era ancora l’urna di don Bosco! Tutti erano sorpresi: però doveva proprio andarsene. Allora abbiamo fatto il “buongiorno” e dopo l’abbiamo salutato e devo ammetterlo… mi sono commosso. (Matteo) Q I pensieri dei bambini dell’elementare uando Don Bosco era qui, ho provato grande gioia e sentivo nel mio cuore la speranza di un mondo nuovo. Nella mia testa ho pensato: “Don bosco è qui!”. La maestra e Suor Maria ci hanno raccontato che cosa hai fatto e mi stavano per lacrimare gli occhi dalla gioia per come hai aiutato quei ragazzi. Quando ti abbiamo portato al Sacro Cuore, ci sono un po’ rimasta male, perché non eri a scuola con noi! Ma la mattina, appena tornata a scuola, con sorpresa tu sei tornato qui. E ho chiesto: “Ma Don Bosco non doveva partire?”. Dopo ho fatto una preghiera con gioia davanti all’urna. Invece quando sei partito per Torino, ero un po’ triste; e quando siamo andati in classe ci hanno dato i tuoi segnalibri (fatti da Suor Maria) e ho detto tra me e me: “Don Bosco è qui, nel mio cuore!”. (Valeria) Q aro Don Bosco, quando sei arrivato il mio cuore cominciava ad esplodere di felicità. Ogni giorno venivo vicino a te e ti chiedevo come facevi a divertire così tanto i tuoi ragazzi. Ogni volta vorrei tanto camminare insieme a te come se fossi il mio migliore amico; e quando c’eri tu mi sentivo protetto; ma quando te ne sei andato ero triste… Don Bosco mi manchi! (Matteo) C Il direttore don Luca rende omaggio a don Bosco con l’incenso uando è arrivato Don Bosco ho provato allegria perché è arrivato un amico. Quando siamo andati al Sacro Cuore, ero un po’ triste perché pensavo che non saresti più tornato, ma quando ti ho visto il giorno dopo, mi sono stupita perché non me lo aspettavo di vederti ancora qui. Quando te ne sei andato ero veramente triste, perché è come quando un amico se ne va. Però mi hai lasciato l’allegria nel cuore e allora voglio dire: VIVA DON BOSCO! (Elena) Q on Bosco, grazie per essere venuto. Io prima che mi parlassero del tuo arrivo, non ti conoscevo. Ieri, quando ti abbiamo salutato, ho sentito dei bambini che dicevano: “e…tanto quella è solo una statua: il vero don Bosco è morto”. Grazie Don Bosco. Ho sentito parlare Suor Maria, il Direttore, le Maestre e i miei amici che tu saresti venuto a trovarci, ma non me lo sarei mai immaginato che tu saresti venuto sul serio. Ieri quando ti abbiamo salutato, io mi sono un po’ emozionata, ma ero anche un po’ triste perché non volevo vederti andare via. Spero di rivederti presto. (---------) D aro Don Bosco, quando sei arrivato io ero molto felice, ma mi è dispiaciuto nel sentire che tu eri morto. Ma la vita va avanti ed eccoci qua 199 anni dopo e pure ti sto vedendo come se fosse soltanto ieri. Mi manchi molto. Nel tempo che sei rimasto a scuola io volevo tanto che Gesù ti portasse in vita. Quando siamo andati al Sacro Cuore di Lugano, io volevo tanto tenere il palloncino perché volevo tanto ricordarmi di questo momento. Però i miei compagni di classe mi hanno obbligato a lanciare il palloncino nel cielo, ma io volevo tanto tenerlo. Tu mi manchi molto. Speriamo che ti rivedremo l’anno prossimo. (Alessandro) C Una classe delle Elementari con la maestra attorno all’urna Intervista a Franco Lardelli, magistrato • a cura di Marc De-Ambrogi “ Franco, sei Giudice presso il Tribunale di Appello del Cantone Ticino, in particolare rivesti il ruolo di presidente dalla Camera di protezione. Puoi spiegare brevemente ai nostri lettori in che cosa consiste nella realtà questa importante istanza giudiziaria, quali sono i tuoi compiti e competenze? mo di un Ispettorato che ci assiste nelle operazioni di verifica. Questo settore presto vivrà ulteriori importanti modifiche, puoi spiegarci quali potrebbero essere i futuri scenari per la riorganizzazione? La riforma entrata in vigore un anno fa non ha modificato, nella sostanza, l’assetto della prima istanza chiamata a decidere le misure di protezione. Le Autorità regionali di protezione corrispondono di fatto alle vecchie Commissioni tutorie: sono composte da un presidente giurista – che ora lavora almeno all’80% in questa funzione (questa è la novità con la La Camera di protezione è una delle Camere della sezione di diritto civile del Tribunale d’appello. È operativa dal 1° gennaio 2013, ossia da quando è entrato in vigore il nuovo diritto federale sulla protezione dei minori e degli adulti. In Ticino sono operative diciassette Autorità regionali di protezione, che decidono le misure a protezione dei minori e degli adulti: tutele, curatele e, nei casi più gravi, privazioni dell’autorità parentale; ma anche diritti di visita per i genitori che non vivono con i loro figli. La Camera di protezione è l’autorità di ricorso contro tutte queste decisioni. Ogni anno arrivano sul mio tavolo più di 200 ricorsi di persone che non sono d’accordo con le misure protettive. Nella gran parte dei casi decido da solo nella mia veste di presidente della Camera. Ciò è il caso anche per il settore delicato dei ricoveri coatti nelle cliniche psichiatriche messi in atto dai medici o dalle Autorità di protezione, pure di mia competenza. È mio compito decidere in seconda istanza se mantenere o meno il ricovero. Altre decisioni sono invece il frutto delle riflessioni dei tre giudici che compongono la Camera. Questo avviene in particolare nelle situazioni complesse dei cosiddetti “rapimenti” di minori, quando uno dei due genitori lascia lo Stato estero in cui risiede abitualmente portando con sé il figlio senza esserne autorizzato. La Camera decide, quale istanza unica cantonale, se ci sono i presupposti per rinviare il minorenne dall’altro genitore. La Camera che presiedo ha anche il compito di vigilare più in generale sull’attività delle Autorità di protezione o, più precisamente, sulle circa 7'000 misure di protezione che sono attive in Ticino a favore di minorenni e adulti. Per questo disponia- quale si è voluto già ora garantire una migliore professionalità) – da un membro permanente con formazione di operatore sociale o pedagogico e da un delegato comunale. Il Gran Consiglio ha comunque già deciso che la situazione attuale è solo transitoria. Ha fissato al Consiglio di Stato un termine che scade alla fine di quest’anno per proporre gli adeguamenti legislativi per riorganizzare le Autorità regionali di protezione in Autorità giudiziarie. Il quesito che si pone è quello a sapere se si debba istituire un Tribunale di famiglia al quale affidare tutte le problematiche connesse alla famiglia (protezione dell’unione coniugale, separazioni, divorzi) e quelle di protezione dei minori e degli adulti in genere, oppure passare semplicemente queste ultime competenze alle Preture con le necessarie riorganizzazioni. L’istituzione di un Tribunale di Famiglia tutto nuovo, in tempi di ristrettezze finanziarie, appare di difficile 6 attuazione perché avrebbe costi molto elevati. Quindi, il passaggio delle competenze alle Preture è lo scenario più probabile, potendo questa soluzione contare su una struttura consolidata dal profilo logistico e del personale. Si sta tuttavia valutando l’ipotesi di istituire nelle Preture delle “cellule operative specializzate” presiedute da un pretore (una sorta di “Tribunale di famiglia” nelle singole Preture) che trattino nella medesima composizione tutte le problematiche di famiglia e di protezione. Nell’ambito della separazione e del divorzio, le relazioni personali tra genitori e figli oggi vengono decise da un pretore che giudica da solo. Se invece due persone non sono sposate, l’assetto delle relazioni personali con i figli è deciso – per legge federale - da tre persone (un giurista e almeno uno specialista nel settore sociale o pedagogico). Lo scenario di cui ho appena parlato permetterebbe di evitare questa disparità di trattamento. Spetterà comunque al Gran Consiglio operare la scelta che ritiene più adeguata. Il mio auspicio è che si mettano, in ogni caso, in campo risorse umane sufficienti per far fronte ai crescenti problemi delle famiglie e delle persone. Dai dati in mio possesso emerge già ora che le difficoltà decisionali delle attuali Autorità di protezione sono in gran parte imputabili a una sottodotazione di personale che si protrae ormai da diversi anni. Don Bosco, come educatore era noto per il “sistema preventivo” e diceva che “l’educazione è cosa di cuore”. Dal tuo osservatorio privilegiato di padre di 5 figli e di Magistrato, come deve essere interpretata l’educazione, oggi, in un contesto che si ritiene particolarmente complesso? Oggi purtroppo viviamo in una società complessa e terribilmente individualista. Educare i figli in questo contesto è molto difficile. Penso che la prevenzione vada messa in atto già a livello dei genitori insistendo sulla loro formazione. È importante recuperare una genitorialità responsabile, ossia atta a garantire ai figli una crescita armoniosa e sorretta dall’affetto di un papà e di una mamma. Troppo spesso i genitori antepongono egoisticamente se stessi, le proprie esigenze o la propria realizzazione personale al bene dei figli, privandoli di affetto e guida sicura nelle fasi più importanti della loro crescita. La presenza dei genitori, certo, non deve essere asfissiante, ma deve esserci! Una presenza attenta, fondata sul dialogo e sulla coerenza personale. È importante che i genitori sappiano anche proporre ai figli le esperienze positive, che li aiutino a sviluppare amicizie sane e a maturare come persone, soprattutto nel cuore. Il cuore è il motore della persona. È lì che va fatta crescere la gioia di donarsi agli altri e una certa ripugnanza del vivere in modo individualista e narcisista. Soprattutto è nel cuore che va rafforzata la capacità di andare contro corrente e di non lasciarsi sopraffare dal conformismo, che spesso poi degenera nel vizio (con consumo di alcol e droghe) o nel bullismo. Quali sono per te i valori più importanti? Sicuramente i valori cristiani. Un credente non può non riferirsi a quei valori nella sua vita di ogni giorno. Evidentemente un giudice deve decidere accertando i fatti e applicando la legge in modo “laico”, tenendo conto della dottrina e della giurisprudenza. Ma il fatto di essere credente e di vivere in famiglia i valori del cristianesimo aiuta ad approfondire le situazioni con rigore prima di decidere. Poi però capita anche di sbagliare, perché siamo esseri umani con i nostri limiti. L’importante è che ogni decisione sia presa senza travisare i fatti e con riferimento alla buona fede che ci è imposta anche dalla nostra coscienza. Hai ancora un messaggio che vorresti esprimere ai nostri lettori? Tra le esperienze positive ritengo che siano da recuperare gli Oratori, che erano tanto cari a Don Bosco. Una rivista mensile italiana qualche tempo fa scriveva: “anche se i tempi cambiano, l’Oratorio resta sem• segue a pagina 8 7 degli exallievi/e Cari amici, questo spazio è dedicato particolarmente a voi. Vuole essere una occasione di dialogo tra exallievi/e. In questa rubrica aspettiamo infatti che ci scriviate per esprimerci le vostre critiche, i vostri desideri. Sarebbe molto interessante pure ricevere da voi delle testimonianze di vostri ricordi di allievi all’Istituto Elvetico, magari raccontando • a cura di Marc De-Ambrogi qualche divertente aneddoto concernente vostri docenti o compagni di classe. Sceglieremo gli interventi più interessanti da pubblicare su internos. Aspettiamo tutte le vostre suggestioni ... A presto!!!!!! Curriculum Vitae • segue da pagina 7 pre un felice mix di quello che Don Bosco chiamava 'l'insegnamento della dottrina' e il divertimento” (Jesus, n. 6, giugno 2008). Lo condivido pienamente. Oggi purtroppo ai giovani si offrono tante, forse troppe, possibilità di divertirsi in centri o in attività di vario genere, ma non li si aiuta, appunto, a crescere nel cuore. Si badi bene, non si tratta di “indottrinare”, ma di aiutare a capire quali sono i valori sani della vita e a farli propri. impressum Oggi però non è sufficiente togliere dalla strada i cosiddetti “ragazzi con la chiave al collo”. L’emergenza educativa non si affronta con l’improvvisazione, ma con persone adeguatamente formate anche negli Oratori. E, vista la valenza cristiana di queste strutture, partendo da esse i ragazzi – e, perché no, i loro genitori – non possono non essere invitati, dagli operatori, a diventare protagonisti della comunità parrocchiale a cui appartengono e a non vivere ai suoi margini. Papa Francesco insiste molto sull’esigenza di andare verso questi “lontani” e “abbandonati a se stessi” dei nostri giorni, ma non perché restino poi in un “giro” di emarginati! Franco Lardelli ha 57 anni, è sposato con Fausta e padre di cinque figli (Francesco, Pietro, Giacomo, Marta e Giovanni). Vive da sempre nel Mendrisiotto. Ha studiato diritto all’Università di Friburgo. Dopo aver conseguito il brevetto di avvocato (1982) e il diploma di notaio (1983), ha esercitato la libera professione per alcuni anni. È entrato in magistratura nel 1990 quale Giudice istruttore sostituto. È poi stato per dieci anni Procuratore pubblico (1993-2002) e Giudice dell’istruzione e dell’arresto (2003-2004). Da dieci anni è Giudice del Tribunale d’appello, dapprima nel settore penale e ora in quello civile. Attualmente è presidente della Sezione di diritto civile e della Camera di protezione. Con la moglie Fausta coordina il gruppo operativo di Famiglie in Rete del Vicariato del Mendrisiotto (www.famiglieinrete.ch). ” Unione degli exallievi /e Istituto Elvetico Via Canonica 15, 6900 Lugano, Svizzera IBAN CH83 0900 0000 6900 2735 8 Redattori: Avv. Marc De-Ambrogi (Resp.), Don Franco Colcera, Alessandro Airaldi, Marco Bianchini Servizi amministrativi: Giorgio De Lorenzi, Marcello Gorietti, Harald Agosti Progetto grafico & stampa: Rotografica sa, 6934 Bioggio Tiratura: 1’800 copie 8
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