a tu x tu la parola a

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maggio 2014 n°29
www.istitutoelvetico.ch
SPECIALE:
la parola a...
Carissimi Exallievi, Exallieve ed
Amici di don Bosco, ci stiamo preparando a festeggiare il bicentenario della nascita del nostro
Fondatore che avrà il suo culmine
il 16 agosto 2015 al Colle in provincia di Asti (It.). Il Rettor Maggiore, don
Pasqual Chavez V., ha voluto che tale evento
fosse anticipato da un simpatico omaggio: una
visita di don Bosco, sotto forma di reliquia in
un’urna, che ha girato il mondo per ben quattro
anni.
Don Bosco ci ha visitati in modo straordinario a
Lugano e in Ticino dal 24 al 27 marzo 2014: non
è riuscito ad arrivare da vivo, ci riesce da Santo
intercessore. È venuto a noi, nella nostra realtà
ticinese, per aiutarci a celebrare degnamente il
suo compleanno, per insegnarci la passione per
Dio che lo ha portato ad essere appassionato
per i ragazzi e i giovani.
Don Bosco non riposa beato nel Paradiso dei
santi, ma continua a darsi da fare perché i ragazzi e i giovani crescano sani e santi, come “onesti
cittadini e buoni cristiani”; perché “siano felici
nel tempo e nell’eternità”.
Don Bosco si muove per aiutarci a lavorare con
entusiasmo nel campo educativo in un tempo di
“emergenza educativa”. La sua intercessione
diventa una vera risorsa che infiamma i cuori, le
menti e la volontà per inventare ed attuare
nuove strategie. Siamo contenti e forti perché
don Bosco ci accompagna nel nostro intento.
Per questo è salita ancora verso il cielo, anche
nella città di Lugano, l’eco del famoso e classico
canto così caro ad ogni exallievo: “Don Bosco
ritorna, tra i giovani ancor, ti chiaman frementi di
gioia e d’amor!”.
Il Delegato Exallievi di Lugano
Don Franco Colcera
PEREGRINAZIONE
DELL’URNA
DI DON BOSCO
a tu x tu
• a cura di Marc De-Ambrogi
In questa edizione nostro ospite è
Franco Lardelli magistrato
a pagina 6/7
Vi ricordiamo inoltre di rinnovare la vostra fedele
adesione alla nostra Unione versando il contributo
sociale che anche quest’anno è di CHF 15.– per quello ordinario e CHF 25.– e più per quello sostenitore.
Dopo aver viaggiato in tutto il mondo, l’urna contenente la reliquia del braccio destro benedicente
di Don Bosco ha concluso la sua peregrinazione a
Lugano. ll lungo percorso di avvicinamento al
bicentenario della nascita di Don Bosco è culminato con un evento di portata veramente eccezionale che è stato possibile realizzare anche grazie alla
passione e all’impegno profusi da don Franco
Colcera e dalla preziosa collaborazione di
Giuseppe Castelli.
Anche la Svizzera ha avuto la possibilità di accogliere il Santo dei giovani lungo l’arco di tre giorni
ricchi di manifestazioni che hanno toccato il cuore
Il Cardinale Tarcisio Bertone durante la serata del 25 marzo
trova una nuova sistemazione dove i fedeli hanno la
possibilità di recare visita, tra un misto di curiosità e
devozione.
La serata del martedì è stata caratterizzata da un
momento di raccoglimento e meditazione arricchito
dalla testimonianza salesiana di Sua Eminenza il
Cardinale Tarcisio Bertone:
letture tematiche e canti
del coro composto dalle
giovani voci dell’Istituto
Elvetico hanno fatto da cornice ai momenti di dialogo
tra il Cardinale e l’onnipresente exallievo Alessandro
Airaldi che ha avuto il compito di indirizzare la riflessione.
Dopo le visite per le scuole
e le parrocchie nel pomeriggio di mercoledì 26 marzo, il già Segretario di Stato
Vaticano ha infine presieduto la Santa Messa in onore
di San Giovanni Bosco prima di concludere questa
splendida esperienza con il saluto dell’Urna.
Cardinale T. Bertone rende omaggio all’urna nella
Basilica del Sacro Cuore
e lo spirito di tante persone di tutte le età. La famiglia salesiana si è trovata così unita nel ricevere e
far conoscere un personaggio che suscita ancora
oggi sentimenti di gioia e devozione, oltre che
richiamare a dei sani valori educativi e ad un
modello di vita che ci insegna ad essere “buoni cristiani e onesti cittadini”.
Accompagnata dal sole e dai canti dei tanti giovani presenti, lunedì 24 marzo l’urna di Don Bosco fa
il suo arrivo all’Istituto Elvetico dove viene accolta
da alunni, genitori e amici in un clima di entusiasmo ed emozione.
La mattina del 25 di marzo le classi dell’Istituto
Elvetico hanno sostato a turno davanti all’urna con
canti, preghiere e riflessioni sulla vita e le opere di
Don Bosco, mentre nel pomeriggio un fiume di voci
e colori ha invaso le strade di Lugano in direzione
della Basilica del Sacro Cuore in cui la reliquia
Urna accompagnata dai bambini in Basilica
2
Urna di don Bosco che è arrivata a Lugano
Cosa c’è nell’urna di don Bosco?
All’interno di una statua in gesso che è una riproduzione fedele all’originale che si trova all’interno
del Santuario di Maria Ausiliatrice a Torino è stata
messa la mano destra di don Bosco, quella che lui
sollevava per benedire i suoi ragazzi, per pregare
con loro, assolvere i peccati, e ha utilizzato per
scrivere le costituzioni e le lettere cattoliche.
Perché questo viaggio?
Il fine di questo viaggio è di unire storie, culture,
popoli, modi di sentire diversi per festeggiare insieme un compleanno importante: i 200 anni della
nascita di don Bosco (16 agosto 1815). Un seme
che ha dato vita a un bosco sconfinato di cui anche
noi siamo parte. Il pellegrinaggio è stato voluto dal
Rettor Maggiore dei Salesiani don Pasqual Chavez
V. per preparare la strada alle
celebrazioni del bicentenario
della nascita del nostro Santo
che si svolgeranno nel 2015.
Quale viaggio ha percorso
l’urna?
La prima tappa è stato il Lazio
(It.) per poi spostarsi in
Patagonia, in Cile, Argentina,
Brasile e altri paesi dell’America
latina. Dal Messico l’urna è partita per il Centroamerica per poi
volare in Asia e quindi in Africa
fino al Madagascar. Ha ripreso il
viaggio attraversando l’Europa
per completarlo in Italia,
Lituania e in Svizzera a Lugano
Canton Ticino. Ovunque l’accoglienza, come a Lugano, è stata
calorosa, grande e gioiosa.
Il grande piazzale adornato per l’accoglienza dell’urna
e con i bambini
L’urna, al suo arrivo il 24 marzo a Lugano, viene sistemata nel grande
piazzale coperto dell’Istituto Elvetico
L’ex-allievo Don Mattia Scascighini ha raccolto le impressioni di un gruppo di ragazzi della
Parrocchia di Tesserete in visita all’Urna di don Bosco…
• Troviamo la figura di don Bosco molto attuale, al passo con la nostra epoca; certamente ora don
Bosco nel 2014 andrebbe a cercare i giovani fuori dalle discoteche o dagli stadi.
• Sapere che l’urna ha fatto il giro del mondo e che noi abbiamo avuto la fortuna di essere presenti
all’evento è motivo di grande gioia per noi!
• Questa giornata ci ha lasciato l’invito a diventare Santi seguendo i consigli di don Bosco: allegria,
studio e preghiera.
3
I pensieri dei ragazzi delle medie
ON BOSCO SEI UN FARO…
Caro Don Bosco, tu sei un faro di luce per noi,
tu sei colui che ci rialza, quando cadiamo,
tu sei la nostra ala protettrice
che ci protegge dai pericoli;
tu sei la fune che ci tiene in piedi,
tu sei un dono dato a noi che dobbiamo aprire;
tu sei don Bosco
e noi abbiamo bisogno di te!! (2C)
D
Poesie e preghiere composte dai ragazzi e
ragazze della Scuola Media dell’Istituto Elvetico.
IAO, DON BOSCO!
(con riferimento al sogno delle due colonne)
Ciao, don Bosco! Sai, sono preoccupata:
non è che la nave “Ecclesia” non è più ancorata,
e perde di vista la sua colonna,
quella bellissima della nostra Madonna?
Mentre la colonna seconda, con l’ostia
incoronata, da teorie scientifiche è sempre
più attaccata!
Ciao, don Bosco! Aspetta, fammi
pensare… forse “Ecclesia” nel mar
in tempesta doveva andare
Per navigare e navigare e chi
affonda cercar di salvare?
Mi assicura che tu stai
al grande timone,
dei Salesiani e dei ragazzi,
sei Santo patrono.
Col capitano Francesco,
venuto dall’Argentina,
torneremo al porto una bella
mattina!
(1A)
C
D
ON BOSCO E L’ALLEGRIA
Don Bosco, hai curato bambini in malattia,
hai fondato la società
dell’allegria.
La tua generosità, ha trasmesso
a tanti molta bontà.
Cuore grande, cuore aperto,
la violenza dei bambini
hai coperto.
Hai aperto la tua porta,
alla gente la cui mamma
era morta.
Don Bosco, amico
nostro, amico della
gioventù, amico di chi
amore e speranza non
ha più.
(1B)
ON BOSCO TI
CONOSCO
Don Bosco io ti conosco;
tu, capitano della nave che
supera scogli e tempeste
E ci guida in un porto sicuro.
Lotte e guerre con te vinciamo,
e un mondo felice costruiamo.
Insieme a te noi preghiamo
e liberi diventiamo.
(1C)
D
U SEI DON BOSCO
Mi è venuto in mente, quel
prete sorridente,
che con i suoi occhi brillanti,
ci incanta tutti quanti!
Parla ai bambini e dà esempio ai
grandi,
siamo contenti di seguirlo in tanti.
In tutto il mondo aprono scuole con allievi
insegnanti e suore.
Ci sono anche preti impegnati a noi
dedicati: colti, pazienti e sempre presenti.
Del suo insegnamento abbiamo fatto tesoro,
e questo l’ha reso un grande sant’uomo.
Dei salesiani è lui il fondatore,
che ai giovani dedicano molta attenzione.
Egli ci ha insegnato la religione
e amarci gli uni gli altri in ogni situazione.
(2A)
T
ON BOSCO AMICO
Don Bosco, amico della gioventù,
l’unico che vogliamo qui con noi sei tu.
Tu che non ci hai mai lasciato,
tu che ci hai sempre amato.
Ci hai insegnato ad amare e anche
nella povertà ci dai da mangiare.
Grazie, don Bosco, di non averci lasciati,
perché ormai amico di tutti noi sei diventato.
(2B)
D
4
uando è arrivato Don Bosco ho pensato “wow! Non
ci posso credere, proprio qui da noi!”. È così bello
che don Bosco sia venuto qua o forse la Madonna ha
ascoltato le nostre preghiere e le ha esaudite: ero
veramente sorpreso. Poi quando dovevamo portarlo in
Basilica ho detto: “già così presto? Che peccato!”. Per
salutare don Bosco avevamo dei palloncini e quando
siamo arrivati davanti alla Chiesa abbiamo lanciato i
palloncini in aria. Però il giorno dopo, ritornando a
scuola, c’era ancora l’urna di don Bosco! Tutti erano
sorpresi: però doveva proprio andarsene. Allora
abbiamo fatto il “buongiorno” e dopo l’abbiamo salutato
e devo ammetterlo… mi sono commosso. (Matteo)
Q
I pensieri dei bambini dell’elementare
uando Don Bosco era qui, ho provato grande gioia e
sentivo nel mio cuore la speranza di un mondo nuovo.
Nella mia testa ho pensato: “Don bosco è qui!”. La
maestra e Suor Maria ci hanno raccontato che cosa hai
fatto e mi stavano per lacrimare gli occhi dalla gioia per
come hai aiutato quei ragazzi. Quando ti abbiamo portato
al Sacro Cuore, ci sono un po’ rimasta male, perché non
eri a scuola con noi! Ma la mattina, appena tornata a
scuola, con sorpresa tu sei tornato qui. E ho chiesto: “Ma
Don Bosco non doveva partire?”. Dopo ho fatto una
preghiera con gioia davanti all’urna. Invece quando sei
partito per Torino, ero un po’ triste; e quando siamo andati
in classe ci hanno dato i tuoi segnalibri (fatti da Suor
Maria) e ho detto tra me e me: “Don Bosco è qui, nel mio
cuore!”. (Valeria)
Q
aro Don Bosco, quando sei arrivato il mio cuore
cominciava ad esplodere di felicità. Ogni giorno venivo
vicino a te e ti chiedevo come facevi a divertire così tanto i
tuoi ragazzi. Ogni volta vorrei tanto camminare insieme a
te come se fossi il mio migliore amico; e quando c’eri tu
mi sentivo protetto; ma quando te ne sei andato ero
triste… Don Bosco mi manchi! (Matteo)
C
Il direttore don Luca rende omaggio a don Bosco con
l’incenso
uando è arrivato Don Bosco ho provato allegria
perché è arrivato un amico. Quando siamo andati
al Sacro Cuore, ero un po’ triste perché pensavo che
non saresti più tornato, ma quando ti ho visto il giorno
dopo, mi sono stupita perché non me lo aspettavo di
vederti ancora qui. Quando te ne sei andato ero
veramente triste, perché è come quando un amico se
ne va. Però mi hai lasciato l’allegria nel cuore e allora
voglio dire: VIVA DON BOSCO! (Elena)
Q
on Bosco, grazie per essere venuto. Io prima che
mi parlassero del tuo arrivo, non ti conoscevo.
Ieri, quando ti abbiamo salutato, ho sentito dei bambini
che dicevano: “e…tanto quella è solo una statua: il vero
don Bosco è morto”.
Grazie Don Bosco. Ho sentito parlare Suor Maria,
il Direttore, le Maestre e i miei amici che tu saresti
venuto a trovarci, ma non me lo sarei mai immaginato
che tu saresti venuto sul serio. Ieri quando ti abbiamo
salutato, io mi sono un po’ emozionata, ma ero anche
un po’ triste perché non volevo vederti andare via.
Spero di rivederti presto. (---------)
D
aro Don Bosco, quando sei arrivato io ero molto felice,
ma mi è dispiaciuto nel sentire che tu eri morto. Ma la
vita va avanti ed eccoci qua 199 anni dopo e pure ti sto
vedendo come se fosse soltanto ieri. Mi manchi molto. Nel
tempo che sei rimasto a scuola io volevo tanto che Gesù ti
portasse in vita. Quando siamo andati al Sacro Cuore di
Lugano, io volevo tanto tenere il palloncino perché volevo
tanto ricordarmi di questo momento. Però i miei compagni
di classe mi hanno obbligato a lanciare il palloncino nel
cielo, ma io volevo tanto tenerlo. Tu mi manchi molto.
Speriamo che ti rivedremo l’anno prossimo. (Alessandro)
C
Una classe delle Elementari con la maestra attorno all’urna
Intervista a Franco Lardelli,
magistrato
• a cura di Marc De-Ambrogi
“
Franco, sei
Giudice presso il Tribunale
di Appello del Cantone Ticino, in particolare rivesti il
ruolo di presidente
dalla Camera di
protezione.
Puoi spiegare brevemente ai nostri
lettori in che cosa consiste nella realtà questa
importante istanza giudiziaria, quali sono i
tuoi compiti e competenze?
mo di un Ispettorato che ci assiste nelle operazioni di
verifica.
Questo settore presto vivrà ulteriori importanti
modifiche, puoi spiegarci quali potrebbero essere i futuri scenari per la riorganizzazione?
La riforma entrata in vigore un anno fa non ha modificato, nella sostanza, l’assetto della prima istanza
chiamata a decidere le misure di protezione. Le
Autorità regionali di protezione corrispondono di
fatto alle vecchie Commissioni tutorie: sono composte da un presidente giurista – che ora lavora almeno
all’80% in questa funzione (questa è la novità con la
La Camera di protezione è una delle Camere della
sezione di diritto civile del Tribunale d’appello. È
operativa dal 1° gennaio 2013, ossia da quando è
entrato in vigore il nuovo diritto federale sulla protezione dei minori e degli adulti. In Ticino sono
operative diciassette Autorità regionali di protezione, che decidono le misure a protezione dei minori e degli adulti: tutele, curatele e, nei casi più gravi,
privazioni dell’autorità parentale; ma anche diritti
di visita per i genitori che non vivono con i loro figli.
La Camera di protezione è l’autorità di ricorso contro tutte queste decisioni. Ogni anno arrivano sul
mio tavolo più di 200 ricorsi di persone che non
sono d’accordo con le misure protettive. Nella
gran parte dei casi decido da solo nella mia veste
di presidente della Camera. Ciò è il caso anche per
il settore delicato dei ricoveri coatti nelle cliniche
psichiatriche messi in atto dai medici o dalle
Autorità di protezione, pure di mia competenza. È
mio compito decidere in seconda istanza se mantenere o meno il ricovero.
Altre decisioni sono invece il frutto delle riflessioni
dei tre giudici che compongono la Camera. Questo
avviene in particolare nelle situazioni complesse
dei cosiddetti “rapimenti” di minori, quando uno
dei due genitori lascia lo Stato estero in cui risiede
abitualmente portando con sé il figlio senza esserne autorizzato. La Camera decide, quale istanza
unica cantonale, se ci sono i presupposti per rinviare il minorenne dall’altro genitore.
La Camera che presiedo ha anche il compito di
vigilare più in generale sull’attività delle Autorità di
protezione o, più precisamente, sulle circa 7'000
misure di protezione che sono attive in Ticino a
favore di minorenni e adulti. Per questo disponia-
quale si è voluto già ora garantire una migliore professionalità) – da un membro permanente con formazione di operatore sociale o pedagogico e da un
delegato comunale.
Il Gran Consiglio ha comunque già deciso che la situazione attuale è solo transitoria. Ha fissato al Consiglio
di Stato un termine che scade alla fine di quest’anno
per proporre gli adeguamenti legislativi per riorganizzare le Autorità regionali di protezione in Autorità giudiziarie.
Il quesito che si pone è quello a sapere se si debba
istituire un Tribunale di famiglia al quale affidare tutte
le problematiche connesse alla famiglia (protezione
dell’unione coniugale, separazioni, divorzi) e quelle di
protezione dei minori e degli adulti in genere, oppure
passare semplicemente queste ultime competenze
alle Preture con le necessarie riorganizzazioni.
L’istituzione di un Tribunale di Famiglia tutto nuovo, in
tempi di ristrettezze finanziarie, appare di difficile
6
attuazione
perché
avrebbe costi molto
elevati. Quindi, il passaggio delle competenze alle Preture è lo
scenario più probabile,
potendo questa soluzione contare su una struttura consolidata dal profilo logistico e del personale. Si sta tuttavia
valutando l’ipotesi di istituire nelle Preture delle
“cellule operative specializzate” presiedute da un
pretore (una sorta di “Tribunale di famiglia” nelle
singole Preture) che trattino nella medesima composizione tutte le problematiche di famiglia e di
protezione.
Nell’ambito della separazione e del divorzio, le
relazioni personali tra genitori e figli oggi vengono
decise da un pretore che giudica da solo. Se invece due persone non sono sposate, l’assetto delle
relazioni personali con i figli è deciso – per legge
federale - da tre persone (un giurista e almeno uno
specialista nel settore sociale o pedagogico). Lo
scenario di cui ho appena parlato permetterebbe
di evitare questa disparità di trattamento.
Spetterà comunque al Gran Consiglio operare la
scelta che ritiene più adeguata.
Il mio auspicio è che si mettano, in ogni caso, in
campo risorse umane sufficienti per far fronte ai
crescenti problemi delle famiglie e delle persone.
Dai dati in mio possesso emerge già ora che le difficoltà decisionali delle attuali Autorità di protezione sono in gran parte imputabili a una
sottodotazione di personale che si protrae ormai
da diversi anni.
Don Bosco, come educatore era noto per il
“sistema preventivo” e diceva che “l’educazione è
cosa di cuore”. Dal tuo osservatorio privilegiato
di padre di 5 figli e di Magistrato, come deve
essere interpretata l’educazione, oggi, in un contesto che si ritiene particolarmente complesso?
Oggi purtroppo viviamo in una società complessa e
terribilmente individualista. Educare i figli in questo
contesto è molto difficile. Penso che la prevenzione
vada messa in atto già a livello dei genitori insistendo
sulla loro formazione. È importante recuperare una
genitorialità responsabile, ossia atta a garantire ai figli
una crescita armoniosa e sorretta dall’affetto di un
papà e di una mamma.
Troppo spesso i genitori antepongono egoisticamente
se stessi, le proprie esigenze o la propria realizzazione personale al bene dei figli, privandoli di affetto e
guida sicura nelle fasi più importanti della loro crescita. La presenza dei genitori, certo, non deve essere
asfissiante, ma deve esserci! Una presenza attenta,
fondata sul dialogo e sulla coerenza personale. È
importante che i genitori sappiano anche proporre ai
figli le esperienze positive, che li aiutino a sviluppare
amicizie sane e a maturare come persone, soprattutto nel cuore.
Il cuore è il motore della persona. È lì che va fatta crescere la gioia di donarsi agli altri e una certa ripugnanza del vivere in modo individualista e narcisista.
Soprattutto è nel cuore che va rafforzata la capacità
di andare contro corrente e di non lasciarsi sopraffare dal conformismo, che spesso poi degenera nel
vizio (con consumo di alcol e droghe) o nel bullismo.
Quali sono per te i valori più importanti?
Sicuramente i valori cristiani. Un credente non può
non riferirsi a quei valori nella sua vita di ogni giorno. Evidentemente un giudice deve decidere
accertando i fatti e applicando la legge in modo
“laico”, tenendo conto della dottrina e della giurisprudenza. Ma il fatto di essere credente e di vivere in famiglia i valori del cristianesimo aiuta ad
approfondire le situazioni con rigore prima di decidere. Poi però capita anche di sbagliare, perché
siamo esseri umani con i nostri limiti. L’importante
è che ogni decisione sia presa senza travisare i fatti
e con riferimento alla buona fede che ci è imposta
anche dalla nostra coscienza.
Hai ancora un messaggio che vorresti esprimere
ai nostri lettori?
Tra le esperienze positive ritengo che siano da recuperare gli Oratori, che erano tanto cari a Don Bosco.
Una rivista mensile italiana qualche tempo fa scriveva: “anche se i tempi cambiano, l’Oratorio resta sem• segue a pagina 8
7
degli exallievi/e
Cari amici, questo spazio è dedicato particolarmente a voi. Vuole essere una occasione di dialogo
tra exallievi/e. In questa rubrica aspettiamo infatti
che ci scriviate per esprimerci le vostre critiche, i
vostri desideri. Sarebbe molto interessante pure
ricevere da voi delle testimonianze di vostri ricordi
di allievi all’Istituto Elvetico, magari raccontando
• a cura di Marc De-Ambrogi
qualche divertente aneddoto concernente vostri
docenti o compagni di classe. Sceglieremo gli interventi più interessanti da pubblicare su internos.
Aspettiamo tutte le vostre suggestioni ...
A presto!!!!!!
Curriculum Vitae
• segue da pagina 7
pre un felice mix di quello che Don Bosco chiamava 'l'insegnamento della dottrina' e il divertimento”
(Jesus, n. 6, giugno 2008). Lo condivido pienamente.
Oggi purtroppo ai giovani si offrono tante, forse
troppe, possibilità di divertirsi in centri o in attività
di vario genere, ma non li si aiuta, appunto, a crescere nel cuore. Si badi bene, non si tratta di
“indottrinare”, ma di aiutare a capire quali sono i
valori sani della vita e a farli propri.
impressum
Oggi però non è sufficiente togliere dalla strada i
cosiddetti “ragazzi con la chiave al collo”.
L’emergenza educativa non si affronta con l’improvvisazione, ma con persone adeguatamente
formate anche negli Oratori. E, vista la valenza cristiana di queste strutture, partendo da esse i
ragazzi – e, perché no, i loro genitori – non possono non essere invitati, dagli operatori, a diventare
protagonisti della comunità parrocchiale a cui
appartengono e a non vivere ai suoi margini.
Papa Francesco insiste molto sull’esigenza di andare verso questi “lontani” e “abbandonati a se stessi” dei nostri giorni, ma non perché
restino poi in un “giro” di emarginati!
Franco Lardelli ha 57 anni, è sposato con
Fausta e padre di cinque figli (Francesco,
Pietro, Giacomo, Marta e Giovanni).
Vive da sempre nel Mendrisiotto.
Ha studiato diritto all’Università di Friburgo.
Dopo aver conseguito il brevetto di avvocato
(1982) e il diploma di notaio (1983), ha
esercitato la libera professione per alcuni anni.
È entrato in magistratura nel 1990 quale
Giudice istruttore sostituto. È poi stato per
dieci anni Procuratore pubblico (1993-2002)
e Giudice dell’istruzione e dell’arresto
(2003-2004).
Da dieci anni è Giudice del Tribunale
d’appello, dapprima nel settore penale e ora
in quello civile. Attualmente è presidente
della Sezione di diritto civile e della Camera
di protezione.
Con la moglie Fausta coordina il gruppo
operativo di Famiglie in Rete del Vicariato
del Mendrisiotto (www.famiglieinrete.ch).
”
Unione degli exallievi /e Istituto Elvetico
Via Canonica 15, 6900 Lugano, Svizzera
IBAN CH83 0900 0000 6900 2735 8
Redattori: Avv. Marc De-Ambrogi (Resp.), Don Franco Colcera,
Alessandro Airaldi, Marco Bianchini
Servizi amministrativi: Giorgio De Lorenzi, Marcello Gorietti, Harald Agosti
Progetto grafico & stampa: Rotografica sa, 6934 Bioggio
Tiratura: 1’800 copie
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