REVIEW L’adattamento prismatico nella riabilitazione della negligenza spaziale unilaterale: una rassegna critica A. FACCHIN 1, A. TORALDO 2, R. DAINI 1 Dipartimento di psicologia, Università degli Studi di Milano-Bicocca; Milano, Italia Dipartimento di psicologia, Università degli Studi di Pavia, Pavia, Italia 1 2 Adattamento prismatico M IN A partire dal XIX secolo, l’adattamento prismatico è stata una delle tecniche di cui si è servita la psicologia sperimentale per lo studio della plasticità visuo-motoria a breve termine; le lenti prismatiche permettono infatti di spostare il campo visivo in una determinata posizione dello spazio alla quale il sistema motorio si adatta in maniera più rapida ed efficace rispetto ad altre tecniche più invasive come l’inversione completa del campo visivo tramite specchi 3-6. Questo adattamento visuomotorio viene ottenuto tramite prismi con orientamento a base sinistra (il lato con maggior spessore si trova a sinistra) che inducono uno spostamento percettivo del campo visivo a destra oppure con prismi a base destra (il lato con maggior spessore si trova a destra) che inducono uno spostamento percettivo a sinistra.. Recentemente l’adattamento prismatico è stato riscoperto in ambito neuropsicologico nella riabilitazione della NSU 7-10. Per adattamento prismatico, non si inten- Autore di contatto R. DAINI de il semplice utilizzo dei prismi o occhiali prismatici, ma una procedura suddivisa in diverse fasi. Inizialmente vengono fatti indossare degli occhiali prismatici, orientati a base sinistra (Base Left). Nella seconda fase il paziente esegue un compito di puntamento con la mano verso dei punti disposti orizzontalmente su un piano. I primi movimenti tendono a raggiungere la posizione virtuale del target mancando la sua posizione reale 8. Con i successivi movimenti di puntamento l’errore si riduce velocemente fino a compiere movimenti veloci e corretti in direzione del target 3. A questo punto non vi è ancora adattamento ma solo una riduzione dell’errore 11. Per ottenere un adattamento robusto non serve solo compensare l’errore di puntamento iniziale, processo che avviene entro una decina di prove, ma è necessario che il compito di puntamento sia ripetuto nel tempo. I numerosi studi di adattamento prismatico hanno utilizzato dai 50 7,12 ai 150 puntamenti 13. Questa ripetizione continua potenzia l’apprendimento inconsapevole sensori-motorio che viene considerato l’adattamento vero e proprio ai prismi 11. Successivamente i prismi vengono tolti ed è possibile osservare l’aftereffect, cioè l’errore di puntamento in direzione contraria a quello dell’adattamento. È da questo momento in poi che si possono osservare i miglioramenti nella NSU. I prismi quindi non vengono indossati continuativamente, ma solo per il periodo di adattamento 14. Nonostante l’apparente semplicità della procedura, sono molte le variabili implicate nell’adattamento prismatico e sembrano essere coinvolti numerosi processi e sistemi di rappresentazione. In letteratura sono stati descritti due principali processi sottostanti l’adattamento prismatico, denominati in modo differente dai diversi autori: –– apprendimento percettivo e apprendimento motorio 15; –– processi centrali e processi periferici 16; –– correzione cognitiva e vero adattamento 17; –– apprendimento cognitivo e apprendimento percettivo 18; –– acquisizione di abilità e ricalibrazione 19; C ER O V P A Y R M IG E D H I T C ® A L’obiettivo di questa rassegna è chiarire come nei molteplici studi sull’adattamento prismatico per la riabilitazione di pazienti cerebrolesi affetti da negligenza spaziale unilaterale (NSU) siano stati utilizzati metodi, mezzi e pazienti differenti, con risultati non sorprendentemente variegati. Ad una parte iniziale, in cui verranno introdotti i lineamenti essenziali della tecnica dell’adattamento prismatico e una teoria di riferimento 1-3, seguirà la trattazione dei principali risultati positivi e negativi. La terza sezione farà riferimento alle proposte interpretative dell’efficacia riabilitativa e in ultimo l’ interpretazione delle discrepanze tra gli studi ed il ruolo probabilmente centrale delle differenti metodologie utilizzate. –– ricalibrazione e riallineamento 1-3. Anche se i termini utilizzati sono differenti, tali processi di base sembrano essere i medesimi, caratterizzati da specifiche finalità. Il primo processo – di qui in poi denominato ricalibrazione - consisterebbe in una risposta iniziale allo spostamento indotto dai prismi e sarebbe di natura essenzialmente strategico-cognitiva. Si tratterebbe di una riprogrammazione dei movimenti nello spazio, all’interfaccia tra il sistema visivo occhio-capo e il sistema propriocettivo mano-testa, con l’obiettivo di ridurre rapidamente l’errore. La ricalibrazione sarebbe un tipo di apprendimento cognitivo 2,3 , per il quale sono stati utilizzati anche altri termini come “correzione cosciente” 15 ; tuttavia quest’ultimo termine non rende la natura parzialmente automatica del processo 11. La ricalibrazione permetterebbe di modificare non solo il movimento pianificato, programmato con una strategia feedforward, ma utilizzerebbe anche informazioni online per ridurre l’errore secondo una strategia di feedback visivo. Inoltre, il processo di ricalibrazione consentirebbe la ritaratura delle dimensioni e della posizione dello spazio dedicato al compito (task work space 3). Il secondo meccanismo innescato dal l’esposizione ai prismi – di qui in avanti denominato riallineamento – risulterebbe in una riorganizzazione completamente automatica delle mappe spaziali specifiche (oculocentriche, craniocentriche, etc.) in relazione alle altre mappe spaziali. Il riallineamento verrebbe quindi definito come un tipo di apprendimento percettivo 11. Ricalibrazione e riallineamento sono processi relativamente indipendenti. In effetti il processo di ricalibrazione non riceve informazioni circa lo stato del riallineamento, ed è stato pertanto definito “trasparente” rispetto ad esso 11. Crucialmente, i due processi opererebbero a livelli, tempi e modalità differenti. Essi riducono l’errore di puntamento in modo diverso: mentre la ricalibrazione ridurrebbe l’errore seguendo una strategia diretta di modifica dei programmi motori, il riallineamento ridurrebbe la discordanza tra mappe con differenti sistemi di riferimento e quindi correggerebbe la programmazione del movimento in modo indiretto. Un’altra differenza tra i due processi sarebbe la scala temporale. La ricalibrazione è un processo rapido di aggiustamento dell’errore in cui con poche prove viene già annullato l’errore. Anzi se si compie un adattamento ai prismi con movimenti lenti e la visione completa del braccio lungo tutta la sua traiettoria l’errore è quasi nullo fin dalla prima prova 3. Il processo di riallineamento è invece un processo più lento e necessita di prove ripetute per essere sviluppato. La distinzione tra processi di calibrazione e allineamento corrisponde anche ad Università degli Studi di Milano-Bicocca, Dipartimento di Psicologia, Edificio U6, Piazza dell’ateneo nuovo 1, 20126 Milano, Italia. E-mail: [email protected] Vol. 26 - SUPPL. 2 AL N. 2-3 - GIORNALE ITALIANO DI MEDICINA RIABILITATIVA - MR mr 266.indd 33 33 21/03/13 11:40 REVIEW IN M 34 mr 266.indd 34 Volendo valutare nel dettaglio i diversi fenomeni sottostanti, le condizioni sperimentali in cui si possono ottenere e i diversi sistemi di riferimento coinvolti, il modello si complica ulteriormente 1-3,11,21,28. Adattamento prismatico come tecnica riabilitativa Rossetti e collaboratori 7 nel 1998 furono i primi a proporre l’applicazione della procedura di adattamento prismatico come tecnica riabilitativa per la negligenza spaziale unilaterale (NSU), un disturbo della cognizione spaziale nel quale, a seguito di una lesione cerebrale, il paziente fallisce nell’esplorare lo spazio controlaterale alla lesione, non essendo consapevole degli stimoli presenti in quella porzione di spazio esterno o corporeo e dei relativi disordini funzionali 29. Nel caso di emianopsia omonima sinistra è possibile utilizzare i prismi come mezzo compensatorio 30. Sebbene la tipologia di prismi sia la stessa (prismi binoculari a base sinistra), pur con poteri minori, il loro utilizzo è ben diverso in quanto vengono portati continuativamente. Questo tipo di utilizzo nella NSU non apporta miglioramenti significativi 14,31, a differenza di quanto suggerito da Suchoff e Ciuffreda 32. Rossetti et al. 7 mostrarono che dopo un breve periodo di adattamento prismatico, i soggetti che presentavano NSU traevano un grosso vantaggio nell’indicazione della linea mediana, tonicamente spostata verso destra. Questo miglioramento avviene però solo dopo l’adattamento prismatico con prismi a base sinistra (che producono uno spostamento percettivo a destra ed un aftereffect a sinistra), mentre i prismi a base destra non producono cambiamenti significativi. Rossetti dimostrò anche che gli stessi prismi anteposti a soggetti normali creano una normale situazione di adattamento visuomotorio che viene immediatamente compensata. Nei pazienti con NSU questi miglioramenti riguardavano non solo l’indicazione della linea mediana soggettiva, ma anche una serie di test neuropsicologici di valutazione della NSU. L’efficacia di questo trattamento è stata confermata rispetto ad un gruppo di controllo di pazienti che indossavano occhiali neutri. Il vantaggio più importante evidenziato da questa tecnica rispetto alle diverse tecniche riabilitative sensoriali consiste nel fatto che i miglioramenti permangono in maniera significativa fino a 24 ore dopo un singolo trattamento di 10 minuti con i prismi 33. Dopo i primi risultati ottenuti da Rossetti et al., 7, la tecnica dell’adattamento prismatico è stata ampiamente applicata e viene tuttora studiata in maniera molto estesa. stato quello di capire in che misura un suo utilizzo sistematico rispetto a una singola applicazione potesse migliorare sia i risultati ai test che il comportamento quotidiano dei pazienti NSU. Si è passati quindi a costruire una vera e propria terapia riabilitativa basata sull’adattamento prismatico. Con un’applicazione dell’adattamento prismatico della durata di 14 giorni, per due volte al giorno, con un compito di 90 puntamenti ed un prisma di 10° si è osservato un miglioramento medio ai test neuropsicologici della durata di 5 settimane, anche se in alcuni pazienti i miglioramenti sono durati fino a 17 settimane 34. Lo stesso risultato è stato ottenuto in un altro studio 35 con sette pazienti cronici (a 33 mesi di media dall’ictus). I miglioramenti riguardavano l’esplorazione visiva, la bisezione di linee e la posizione del centro di gravità misurata con un sistema di rilevamento pressorio. È interessante notare che non furono osservati cambiamenti in una scala che valutava il comportamento nelle attività della vita quotidiana, anche se molti pazienti a livello soggettivo notarono dei miglioramenti. Ciò è spiegabile considerando la tipologia di pazienti utilizzati nello studio: quasi tutti erano autosufficienti e presentavano quindi punteggi già alti ad una scala di valutazione comportamentale. Sempre in un paziente cronico (11 anni dopo l’ictus), Humphreys et al. 36 hanno trovato che un’applicazione dell’adattamento prismatico di 10 sessioni in due settimane determinava miglioramenti fino a 5 settimane dopo le sessioni di adattamento prismatico. Il dato forse più eclatante fu il fatto che il miglioramento ad un test di cancellazione fu mantenuto fino ad un anno dal trattamento. Il miglioramento è stato quindi confermato anche su pazienti cronici nei quali l’effetto non può essere attribuito al recupero spontaneo. Oltre alla valutazione neuropsicologica standard, sono stati indagati anche gli aspetti comportamentali tramite la batteria BIT 37. Dopo un’applicazione giornaliera di 20 minuti per 14 giorni è stato osservato un miglioramento fino a tre mesi 38 . Il risultato più interessante, oltre alla durata dell’effetto è che il miglioramento è stato osservato sia nei test convenzionali della BIT (classici test neuropsicologici per la valutazione della NSU) sia nei test comportamentali (simulazione delle diverse attività quotidiane), ottenendo un effetto generalizzato dell’adattamento prismatico. Con la stessa procedura, in un altro gruppo di pazienti, è stato osservato un miglioramento alla batteria BIT fino a 6 mesi dal trattamento iniziale 39. Il miglioramento prodotto dall’adattamento prismatico è risultato essere indipendente dal sistema di riferimento spaziale considerato durante l’adattamento. Dopo aver eseguito, nella fase di adattamento, un compito di puntamento ma- C ER O V P A Y R M IG E D H I T C ® A una loro generale localizzazione anatomofunzionale rispettivamente nella corteccia e nel cervelletto 20,21. L’abilità di adattarsi ai prismi è infatti preservata in caso di lesioni alla corteccia parietale posteriore e in assenza di danni cerebellari 22, mentre il riallineamento è perso a seguito di lesioni cerebellari con risparmio della corteccia parietale posteriore 17,23. A conferma di questo circuito anatomofunzionale, un alterato adattamento ai prismi è stato trovato in un paziente con lesione parietale bilaterale 24 e in pazienti con lesioni cerebellari 17,23. Considerando nello specifico le lesioni cerebellari, l’adattamento prismatico risulta compromesso o assente in caso di danno al sistema olivo-cerebellare, ma non a seguito di lesioni dovute a infarto dell’arteria cerebellare superiore 25. Anche i gangli della base sembrano essere coinvolti nell’adattamento prismatico. In pazienti con Corea di Huntington è stato riscontrato un adattamento ai prismi significativamente compromesso, ed il grado di compromissione sembra essere correlato alla progressione della demenza 26,27. Come accennato precedentemente, tramite il processo di ricalibrazione, l’errore iniziale viene ridotto o annullato in circa una decina di puntamenti verso una mira. Le specifiche procedure sperimentali possono incidere molto a questo livello. Se vi è la visibilità totale del braccio con cui viene effettuato il puntamento (“esposizione concorrente”; feedback visivo-propriocettivo), la riduzione dell’errore sarà più rapida rispetto ad una condizione in cui è visibile solo la parte finale della mano alla fine del movimento (braccio coperto; “esposizione terminale” 1,2). L’effetto diretto, cioè l’errore di puntamento osservabile nei primi movimenti appena vengono utilizzati i prismi non viene osservato con un esposizione concorrente cioè quando il movimento è visibile dall’inizio alla fine. Similmente, anche con movimenti lenti, l’effetto diretto dei prismi può non essere visibile. La mancanza di un errore di puntamento avviene anche con prismi di basso potere o quando lo spostamento prismatico viene introdotto gradatamente 3. L’aftereffect, ovvero l’errore di puntamento che appare in direzione opposta alla deviazione ottica dei prismi, alla rimozione degli stessi, sembra dipendere dal processo di riallineamento. In effetti, se si utilizzano pochi puntamenti, quelli necessari ad ottenere solo la ricalibrazione, non si ottiene un aftereffect significativo. Analogamente all’effetto diretto dei prismi, un’esposizione concorrente e dei movimenti lenti non rende osservabile l’aftereffect 3. È interessante notare che l’aftereffect è minore rispetto alla deviazione ottica indotta dai prismi: tipicamente la sua ampiezza oscilla tra il 30 e il 40% della deviazione ottica 21. Efficacia della procedura di adattamento prismatico Uno dei primi obiettivi dello studio neuro psicologico dell’adattamento prismatico è Vol. 26 - SUPPL. 2 AL N. 2-3 - GIORNALE ITALIANO DI MEDICINA RIABILITATIVA - MR 21/03/13 11:40 REVIEW IN M dopo il trattamento sia un’ora dopo di esso 66 . Le perseverazioni semplici – ovvero le cancellazioni multiple - diminuiscono di frequenza, mentre le perseverazioni complesse – ovvero produzioni di materiale grafico irrilevante al compito – vengono totalmente eliminate. La disgrafia spaziale è definita come un disturbo dell’espressione grafica dovuto ad un deterioramento della percezione visuo-spaziale in pazienti con una lesione all’emisfero destro 61. Pazienti che presentano NSU possono manifestare questo deficit, sia nei termini di scrittura limitata al lato destro del foglio, sia nei termini di un insieme di manifestazioni definibili come costruttive 67. L’adattamento prismatico è risultato essere efficace anche nel ridurre la disgrafia legata a NSU. Non solo si è osservata un’espansione dell’area di scrittura verso sinistra, ma anche un miglioramento di diversi aspetti costruttivi – ovvero una diminuita frequenza di linee interrotte, linee inclinate ed errori grafici 56. Perseverazione e disgrafia sono particolarmente interessanti poiché non fanno, strettamente parlando, parte della sindrome di NSU – sono infatti in doppia dissociazione con essa. Il loro miglioramento va perciò ricondotto a strutture anatomo-funzionali differenti da quelle responsabili dei deficit di esplorazione visiva. Un modello teorico che spieghi l’efficacia dell’adattamento prismatico deve quindi tenere in considerazione anche questi aspetti e non solo la NSU. panelle, bisezione di linee, copia di disegni, lettura di parole, lettura di non parole e lettura di un testo. Quando l’adattamento prismatico è stato combinato con altre tecniche, quali la stimolazione optocinetica, esso non ha prodotto risultati migliori rispetto ad altre tecniche 69, ma analizzando nel dettaglio le procedure utilizzate da Keller et al., ciò potrebbe essere dovuto a un periodo di adattamento troppo breve (8-20 puntamenti), sufficiente per indurre una ricalibrazione, ma insufficiente per indurre un riallineamento, ciò che invece sembra essere necessario ai fini riabilitativi 21. Turton e collaboratori 70, in uno studio di gruppo in singolo cieco per il tipo di occhiali utilizzati nel trattamento (lenti prismatiche o lenti neutre), hanno determinato che la procedura di adattamento prismatico, dopo un applicazione ripetuta (10 sessioni in 14 giorni con prismi di 10 diottrie prismatiche (abbreviate con il simbolo Δ oppure d. p., vedi 71 per approfondimenti) riesce a modificare il puntamento senza controllo visivo, ma non a migliorare la gravità della NSU (Batteria BIT) e il comportamento motorio e spaziale (scala CBS). Gli autori concludono che la tecnica sia in realtà efficace, ma che altri fattori siano stati responsabili dei risultati negativi. Tali fattori sarebbero la procedura di adattamento (esposizione terminale), tipo e potere dei prismi (10Δ su una montatura di prova di tipo oftalmico) e tipologia dei pazienti (alta variabilità della gravità del deficit). Confrontando casi singoli è possibile osservare le dissociazioni tra compiti che rendono possibilmente interpretabili le mancate registrazioni di miglioramenti significativi in alcuni di essi. In uno studio su un caso singolo, dopo un’applicazione dell’adattamento prismatico ripetuto per tre settimane sono migliorate tutte le variabili sperimentali misurate ad eccezione della dislessia da neglect 46. Sempre studiando casi singoli, Pisella et al. 72 hanno mostrato che l’adattamento prismatico sembra essere efficace nel modificare sia l’indicazione della linea mediana soggettiva sia la bisezione di linee. Tuttavia, in due pazienti che presentavano entrambi questi deficit, a distanza di due giorni, è stata osservata una doppia dissociazione. Un paziente era migliorato nell’indicazione della linea mediana soggettiva ma non nella bisezione di linee mentre l’altro paziente aveva manifestato un profilo opposto. Una mancanza di miglioramento specifica per alcuni compiti è stata osservata in modo abbastanza coerente in diverse ricerche. Diversamente dal miglioramento in tutti i test neuropsicologici, nelle scale funzionali CBS, FIM e NIH, Fortis et al. 73 non hanno notato nessun miglioramento nella bisezione di linee. Questo risultato è in linea C ER O V P A Y R M IG E D H I T C ® A nuale su una lavagna – ovvero nello spazio peripersonale, un conseguente miglioramento è stato osservato anche entro diversi sistemi di riferimento spaziale come quello extrapersonale 34 e quello personale 39. Se vengono considerate le diverse manifestazioni della NSU, sono stati osservati miglioramenti in molteplici aspetti: esplorazione visiva dell’emispazio sinistro 35,38-42, equilibrio posturale 35,43, percezione somatosensoriale controlesionale 44-46, giudizi di ordine temporale 47, compiti visuo-verbali 33 , dislessia da neglect 48, rappresentazione mentale 49-51, deficit motori 52, motilità su sedia a rotelle 12,53, deficit di disancoraggio dell’attenzione 54,55 e descrizione dell’ambiente 34. Il miglioramento immediato in test neuropsicologici è stato ottenuto in quasi tutte le ricerche effettuate. Dall’insieme di questi risultati si inferisce che l’adattamento prismatico è un’eccellente tecnica riabilitativa, anche se studi su campioni numerosi e con assegnazione causale al gruppo sperimentale (Randomized Placebo Control Trial) sono relativamente pochi. Alcuni studi, compreso il primo di Rossetti et al.7, includevano gruppi di controllo, ma la seconda valutazione è stata fatta immediatamente dopo la singola sessione di adattamento prismatico e non è stato applicato un trattamento ripetuto 7,56,57. Una ricerca con un’applicazione ripetuta dell’adattamento prismatico per 4 giorni 58 ha mostrato un miglioramento della durata di circa un mese, e cosa più importante, i miglioramenti erano significativi non solo rispetto alla condizione iniziale pre-trattamento ma anche rispetto ad un gruppo di controllo non trattato 58, confermando con questo metodo più raffinato l’efficacia di un trattamento ripetuto. Allo stesso risultato sono giunti Serino et al.59, utilizzando 10 sessioni di adattamento prismatico in due settimane su 10 pazienti, confrontati con altri 10 pazienti di controllo. A questi ultimi, al termine delle due settimane di trattamento placebo, è stato applicato l’adattamento prismatico raggiungendo, alla fine del trattamento, risultati comparabili a quelli del gruppo sperimentale. Oltre agli aspetti clinici patognomonici della sindrome di NSU, due sintomi sono particolarmente interessanti da considerare per il loro contributo teorico: le perseverazioni 60 e la disgrafia 61. La perseverazione, cioè la ripetuta produzione involontaria di una precedente risposta 62, può essere considerata come una manifestazione produttiva, relativamente indipendente dalla NSU, con meccanismi anatomo-patolologici e spiegazioni funzionali differenti 63-65. Anche questo tipo di manifestazione, maggiormente legato a danni frontali e sottocorticali 60, diminuisce di intensità in seguito a una procedura di adattamento prismatico, sia subito Risultati parziali e negativi Sebbene la maggior parte degli studi riportino risultati ampiamente positivi è appropriato considerare anche i limiti dell’adattamento prismatico. In un gruppo di 13 pazienti, Sarri et al. 68 hanno trovato che i quattro pazienti che presentavano l’aftereffect minore, misurato tramite l’indicazione della linea mediana soggettiva, erano gli stessi che non presentavano miglioramenti significativi ai test di cancellazione. Quindi la presenza di un normale adattamento prismatico, con relativo aftereffect, sembra essere un prerequisito fondamentale per ottenere un miglioramento globale della NSU con questa tecnica. Nonostante un adattamento prismatico preservato, in un’altra ricerca sono stati evidenziati risultati riabilitativi totalmente negativi 57. In un gruppo sperimentale composto da 10 pazienti NSU (di cui sei con emianopsia) confrontato con otto soggetti neurologicamente sani, non è stato riscontrato alcun miglioramento significativo dopo l’adattamento prismatico in diversi test neuropsicologici. L’adattamento prismatico è stato eseguito secondo la metodologia di Rossetti et al. 7 e verificato tramite l’indicazione della linea mediana soggettiva. I risultati sono stati negativi in tutti i test utilizzati: cancellazione di cam- Vol. 26 - SUPPL. 2 AL N. 2-3 - GIORNALE ITALIANO DI MEDICINA RIABILITATIVA - MR mr 266.indd 35 35 21/03/13 11:40 REVIEW IN M 36 mr 266.indd 36 tuttavia, sembra essere indipendente dalle capacità esplorative e dai relativi miglioramenti. Infatti, la percentuale di riconoscimenti corretti di una serie di stimoli sembra essere poco sensibile all’adattamento prismatico. Saevarsson et al.42 hanno inoltre specificato che il miglioramento in compiti di ricerca visiva avviene se non vi sono costrizioni temporali nell’esecuzione del compito. Al contrario se la ricerca visiva è limitata temporalmente non vi sono effetti significativi dell’adattamento prismatico (Tabella I). Possibili spiegazioni dell’efficacia riabilitativa. Fin dalla prima ricerca di Rossetti et al.7 ci si è chiesti perché l’adattamento prismatico sia così efficace nella riabilitazione della NSU. La prima interpretazione ha proposto che l’adattamento prismatico agisca ad un alto livello di rappresentazione spaziale, lo stesso compromesso nella NSU, stimolandone la riorganizzazione 7. La persistenza dell’efficacia riabilitativa e la sua generalizzazione ad attività motorie non direttamente riabilitate suggeriscono che l’effetto dell’adattamento prismatico nella NSU dipenda da una riorganizzazione della rappresentazione spaziale egocentrica, nucleo centrale di questa patologia 10,33. Tuttavia tale spiegazione ha come limite l’eccessiva astrazione e la mancanza di prove empiriche dirette che ne confermino la validità. Una prospettiva leggermente diversa è quella di Rode et al. 9,56: secondo gli autori l’adattamento prismatico agirebbe su tutti i processi di rappresentazione spaziale e non solo su quelli implicati nella NSU, altrimenti non si spiegherebbero i miglioramenti rispetto a deficit spaziali diversi dalla NSU stessa, come i deficit produttivi di perseverazione 66, i deficit posturali in pazienti emiparetici sinistri senza NSU 43 e la disgrafia spaziale 56. Questa proposta è plausibile anche ad un livello anatomo-funzionale. L’adattamento prismatico riuscirebbe ad attivare in pazienti con NSU una riorganizzazione anatomo-funzionale di aree integre quali il cervelletto, il talamo sinistro, la corteccia temporo-occipitale sinistra, la corteccia parietale posteriore sinistra e il lobo temporale medio 76. Inoltre in pazienti cronici, dopo una sessione di adattamento prismatico, sono state rilevate maggiori e significative attivazioni della corteccia parietale posteriore e della sostanza pericallosale dell’emisfero controlesionale 35. Entrambi gli studi hanno utilizzato la tomografia ad emissione di positroni (PET) per la rilevazione delle aree attivate a seguito della stimolazione prismatica. Una terza, interessante prospettiva viene da Redding e Wallace 21, i quali non solo spiegano l’efficacia dell’adattamento prismatico (che studiano da quattro de- cenni) ma interpretano anche la natura della NSU stessa. Essi sostengono che la compromissione nella NSU consista in un deficit a carico di due componenti. La prima componente sarebbe il processo di calibrazione, o ricalibrazione – uno dei due principali processi implicati nell’adattamento prismatico (si veda la Sezione “L’adattamento prismatico” all’inizio della presente rassegna). La calibrazione coinvolge diversi processi quali l’attenzione spaziale, la rappresentazione spaziale egocentrica e allocentrica, ovvero processi spesso patologici nella NSU 21. Diversi processi di calibrazione sono richiesti per permettere il mappaggio tra diversi sistemi di rappresentazione, e ciò consente di spiegare i deficit a vari livelli presenti nella NSU. La seconda componente della NSU sarebbe una riduzione di ampiezza dello spazio dedicato al compito (task work space) cioè quella porzione di spazio, verso cui è diretta l’attenzione, specifica per ogni sistema di riferimento. Oltre alla riduzione dello spazio dedicato al compito, la sua posizione sarebbe spostata verso destra e vi sarebbe un’incapacità di modificare questo spazio 21. Il riallineamento (il secondo processo implicato nell’adattamento prismatico, non compromesso nei pazienti con NSU) permetterebbe di “riallineare”, appunto, i diversi sistemi di rappresentazione rispetto alla componente egocentrica e ad indurre i miglioramenti. Quello che l’adattamento prismatico non modificherebbe è invece lo spazio dedicato al compito, precisamente la sua ampiezza, patologicamente ristretta 21. Quest’ultima prospettiva è quella apparentemente più esaustiva ed è l’unica che a nostro parere permetta di spiegare in maniera esauriente sia l’efficacia di questa tecnica riabilitativa sia la natura stessa della NSU. Come specificato dagli stessi autori in un lavoro più recente 28, il miglioramento ottenibile tramite l’adattamento prismatico sottostà all’integrità di un determinato substrato anatomo-funzionale. Perché ciò avvenga non sarebbe sufficiente l’integrità della corteccia cerebellare (implicata nel processo di riallineamento; 17), ma sarebbero altresì necessarie strutture corticali e sottocorticali facenti parte della cognizione spaziale, capaci di vicariare le aree danneggiate. Il miglioramento dato dall’adattamento prismatico dipenderebbe quindi dall’integrità di molteplici e specifiche aree cerebrali, e ciò potrebbe spiegare la diversità dei risultati nelle diverse ricerche e la grande variabilità da caso a caso. C ER O V P A Y R M IG E D H I T C ® A con altri studi sia su casi singoli 12,36,46,72 che su gruppi di pazienti 13,35,58,74-76. Dai diversi studi emerge quindi che la bisezione di linee, ovviamente quando presenta un bias patologico in pazienti NSU, non è sempre sensibile all’adattamento prismatico. L’adattamento prismatico tipicamente migliora la prestazione in compiti con una componente preponderante di esplorazione visiva, ma non in compiti relativamente indipendenti da questa componente, come il riconoscimento di facce chimeriche. L’adattamento prismatico, infatti, aumenta il numero di fissazioni oculari nella parte sinistra di volti chimerici, senza però migliorarne il riconoscimento. Questo profilo è stato riscontrato in due studi, entrambi su casi singoli 36,40, e confermato da Sarri et al. 77 su tre pazienti, i quali mostravano un miglioramento nel numero di fissazioni nella parte sinistra di volti e figure chimeriche. Il riconoscimento di figure chimeriche era migliorato dopo l’adattamento prismatico, senza alcun miglioramento nella riconoscimento di volti chimerici. Uno studio di gruppo ha permesso di chiarire meglio la dissociazione tra comportamento oculomotorio e rilevazione consapevole di stimoli visivi. Datiè et al. 78 hanno monitorato l’esplorazione visiva in pazienti con NSU prima e dopo l’adattamento prismatico mentre eseguivano un compito di descrizione di figure. Dopo la valutazione iniziale (preadattamento) i pazienti sono stati suddivisi in due gruppi, quelli con esplorazione simmetrica dello spazio egocentrico e quelli con esplorazione asimmetrica. I pazienti sono stati valutati prima, subito dopo e 15 minuti dopo l’adattamento prismatico. Subito dopo il trattamento, i pazienti con un’esplorazione asimmetrica hanno mostrato un aumento dei movimenti saccadici verso il lato controlesionale (sinistro), determinando una maggiore simmetria esplorativa che permaneva anche 15 minuti dopo l’adattamento prismatico. Il gruppo di pazienti con esplorazione simmetrica, al contrario, in seguito all’adattamento prismatico ha evidenziato un’esplorazione significativamente asimmetrica, con movimenti saccadici ridotti nell’emicampo controlesionale. Dopo 15 minuti tale asimmetria scompariva. La descrizione di figure migliorava solo nel 25% dei pazienti in cui era deficitaria, indipendentemente dall’appartenenza al gruppo con esplorazione inizialmente simmetrica o asimmetrica. Riassumendo gli studi che hanno indagato l’effetto dell’adattamento prismatico sui movimenti oculari, è possibile affermare che, in presenza di asimmetrie esplorative, sono stati osservati dei miglioramenti ed un maggior bilanciamento spaziale del comportamento esplorativo oculare. Il miglioramento della rilevazione consapevole degli stimoli nello spazio esplorato, Discussione La maggior parte delle numerose pubblicazioni sperimentali inerenti l’adattamento prismatico in pazienti con negligenza spaziale unilaterale presentano risultati Vol. 26 - SUPPL. 2 AL N. 2-3 - GIORNALE ITALIANO DI MEDICINA RIABILITATIVA - MR 21/03/13 11:40 REVIEW IN Valutazione dell’aftereffect Per valutare l’adattamento prismatico circa metà degli studi (Vedi tabella 1) hanno usato l’indicazione della linea mediana soggettiva ad occhi chiusi (Subjective Straight Ahead, SSA), mentre altri il puntamento “senza controllo visivo”, ovvero, il puntamento di un oggetto la cui posizione viene rilevata visivamente, ma in condizione di assenza di visione del braccio che compie il movimento e del risultato del puntamento (Open Loop Pointing, OLP). Queste due misure dipendono almeno in parte da processi differenti e non sembrano essere intercambiabili. Mentre l’indicazione della linea mediana soggettiva si basa principalmente su indicatori propriocettivi e cinestesici (sia sulla posizione da raggiungere che sulla posizione della mano che deve raggiungere quella posizione), il puntamento senza controllo visivo richiede anche un’interazione tra informazioni visive (sul punto da raggiungere) e informazioni propriocettive e cinestesiche (sulla posizione della mano che deve raggiungere il punto esterno). M Il confronto tra le due misure mostra che l’errore nel OLP è d’ampiezza simile tra pazienti NSU e soggetti neurologicamente sani, mentre il compito di SSA presenta differenze significative tra i due gruppi, ovvero, evidenzia un bias ipsilesionale nei pazienti con NSU 68. Per questa ragione il SSA rappresenta secondo autori come Sarri ed altri l’indicatore migliore per la valutazione dell’adattamento prismatico. Tuttavia, il compito di SSA, utile a livello clinico e spesso (ma non sempre) patologicamente spostato verso destra in pazienti NSU 72, non rappresenterebbe la misura più idonea per la valutazione dell’aftereffect nell’adattamento prismatico. Secondo il modello di Redding e Wallace 1 basato sui meccanismi di ricalibrazione e riallineamento, una misura dell’aftereffect totale può essere effettuata solo tramite OLP, mentre il compito di SSA fornirebbe una sottostima dell’aftereffect, poiché non comprende la fondamentale componente visuo-percettiva. In altri termini il compito di SSA, nonostante permetta di rilevare un effetto significativo dell’adattamento prismatico, rifletterebbe solo una parte dei processi in atto, in quanto coinvolgerebbe il sistema di riallineamento tra mano e capo, ma non considererebbe il sistema di riferimento visivo e l’interazione tra questi due gruppi di processi. In caso di valutazioni sia cliniche che sperimentali la valutazione dell’aftereffect dovrebbe quindi includere il compito di OLP perché produce una misura “completa” dell’aftereffect 1,3,11,21, è più sensibile al potere prismatico 71 e sembra essere la misura che correla maggiormente con il miglioramento globale ottenibile 73. tamento durante l’esposizione ai prismi è dovuta solamente alla componente di ricalibrazione. Nello studio di Keller et al., 69 non essendo avvenuto il processo di riallineamento non sono stati evidenziati gli effetti riabilitativi. Sempre riguardo alla procedura utilizzata per l’adattamento, solo due studi presentano procedure visuo-motorie più articolate e interattive per coinvolgere maggiormente il paziente 35,73. Fortis et al. 73 hanno sviluppato la loro ricerca confrontando il semplice compito di puntamento utilizzato nella fase di adattamento 34 rispetto ad un insieme di attività visuo-motorie utilizzando oggetti comuni. I risultati hanno mostrato la totale equivalenza dei due metodi nell’indurre sia l’aftereffect sia il miglioramento globale del deficit. A livello soggettivo i pazienti hanno preferito il trattamento con le varie attività visuomotorie, sicuramente più coinvolgenti del semplice compito di puntamento. Anche Shiraishi et al., 35 hanno ottenuto un miglioramento in quasi tutte le variabili sperimentali tramite l’adattamento prismatico, utilizzando nella fase di adattamento vari compiti visuo-motori per circa 40-60 minuti. C ER O V P A Y R M IG E D H I T C ® A positivi e soprattutto indicano questa tecnica come molto efficace, non solo per gli effettivi risultati oramai incontestabili, ma per la dimensione e la durata dell’effetto riabilitativo. Sono sufficienti poche sessioni riabilitative e di breve durata per un effetto molto durevole nel tempo, soprattutto rispetto ad altre tecniche sensoriali 8,9,79 come la stimolazione optocinetica 80, quella calorica vestibolare 81,82 o quella elettrica transcutanea 83. Il quadro tuttavia è eterogeneo, per la presenza di molti risultati positivi ma di alcuni risultati parziali e altri negativi. Va specificato ad onor di verità, tuttavia, che un artefatto di media può spiegare l’assenza di effetti rilevanti del trattamento in singoli studi. Ad esempio, nello studio di Luautè, et al. 76 , non è stato osservato un miglioramento al test di disegno della BIT, ma osservando accuratamente i dati si può notare come, su un totale di cinque pazienti, due pazienti fossero migliorati, due fossero peggiorati, ed uno avesse ottenuto un punteggio invariato. Tale risultato è bel lontano dall’indicare una semplice e generalizzata inefficacia del trattamento. L’artefatto di media però non può spiegare la discrepanza tra studi che mostrano tali effetti e studi che non li mostrano, ed ancor meno può spiegare la positività degli effetti in un test e non in un altro entro lo stesso gruppo di pazienti. Discuteremo qui di seguito il possibile ruolo di alcuni fattori nel generare l’eterogeneità di risultati tra i diversi studi, ovvero i compiti utilizzati per valutare l’adattamento prismatico e una serie di parametri riguardanti la fase di adattamento, la cui importanza viene tipicamente sottostimata. Compito motorio di adattamento I lavori presenti in letteratura hanno dato relativamente poco spazio allo studio e all’evoluzione della procedura di adattamento prismatico, la quale è rimasta sostanzialmente la stessa di Rossetti et al. (1998). Il compito visuo-motorio di adattamento consiste generalmente nel puntare con il dito indice della mano destra verso due-quattro punti in maniera casuale per circa 50-150 volte. Un numero inferiore a 50 puntamenti sembra inficiare la procedura di adattamento prismatico con conseguenze negative sul risultato della ricerca 69. Come discusso in precedenza, il modello teorico ricalibrazione/riallineamento di Redding e Wallace 1 presuppone che per avere un aftereffect significativo (evidenza incontrovertibile di avvenuto adattamento prismatico) è necessario che abbia avuto luogo sia la ricalibrazione che il riallineamento. Siccome il riallineamento si instaura con una ripetizione sostenuta del compito motorio, poche ripetizioni non sono sufficienti a garantirlo. Con poche ripetizioni, la riduzione dell’errore di pun- Prismi Un’altra possibile fonte di variazione nei risultati tra i diversi studi è l’utilizzo di prismi di diverso potere. Nei diversi articoli viene correttamente riportato l’orientamento come Base Sinistra (Base Left; 7) oppure come rightward optical deviation. Tuttavia nelle diverse ricerche sono stati utilizzati differenti tipologie di prismi e diversi poteri prismatici, da 10Δ a 26,79Δ (da 5,71° a 15°), i quali chiaramente inducono aftereffect di diversa ampiezza 3,71 e che potrebbero essere un’ulteriore fonte di variabilità dei risultati. La relazione che intercorre tra potere del prisma, ampiezza dell’aftereffect ed efficacia riabilitativa (in determinati pazienti) è complessa e tuttora non totalmente chiara. Alcune considerazioni possono tuttavia essere effettuate. Siccome l’aftereffect indotto dai prismi è in relazione diretta con il potere del prisma utilizzato nella fase di adattamento (anche se non in modo lineare), si potrebbe pensare di utilizzare prismi di alto potere che sicuramente inducono un aftereffect maggiore e un processo di riallineamento quantitativamente più ampio. Tuttavia, se il processo responsabile del miglioramento fosse il riallineamento di per sé, indipendentemente dalla sua dimensione (ovvero dal potere prismatico che lo ha indotto), sarebbe meglio utilizzare i prismi che inducono la minore distorsione ed il minor disagio soggettivo, cioè quelli di potere minore. Tuttavia, da un punto di vista clinico vanno anche considerate le aberrazioni ottiche: se un prisma di maggiore entità si dovesse rivelare più efficace bisognerebbe Vol. 26 - SUPPL. 2 AL N. 2-3 - GIORNALE ITALIANO DI MEDICINA RIABILITATIVA - MR mr 266.indd 37 37 21/03/13 11:40 REVIEW Tabella I. — Studi sull’adattamento prismatico: numerosità del campione, potere del prisma, numero di puntamenti, compito di verifica dell’adattamento prismatico, compito di valutazione dell’efficacia (variabili sperimentali), effetti positivi ed effetti nulli dell’adattamento prismatico sulla NSU. Le diverse ricerche hanno in parte utilizzato paradigmi e metodi diversi pertanto si rimanda ai singoli articoli per la spiegazione dettagliata degli obiettivi di ricerca e della metodologia sperimentale utilizzata. Legenda: SSA= indicazione della linea mediana soggettiva, OLP= puntamento senza controllo visivo, LB= bisezione di linee, VM= attività Visuo-motorie, VV= attività VisuoVerbali, HCC= haptic circle centring, BIT= Behavioral Inattention Test, M.O.= movimenti oculari, OKS= stimolazione optocinetica, n. v.= non valutato. Autori, anno soggetti Potere prismi Puntamenti Verifica P.A. Compito di valutazione dell’efficacia Effetti positivi Rossetti et al., 1998 7 Exp1: 8 Exp2: 6 10° 10° 50 50 SSA SSA 10 SSA 5 test neuropsicologici standard Miglioramento Miglioramento 1 10° 50 SSA SSA, copia di disegni, mental imagery Tutti i compiti sperimentali Rode et al., 1998 49 Rode, Rossetti, Boisson, 2001 Effetti nulli 10° 50 SSA SSA, copia di disegni, mental imagery Tutti i compiti sperimentali 6 10° 60 in 5-7’ SSA 4 compiti VM e 4 VV Tutti i compiti sperimentali Frassinetti et al., 2002 34 13 10° 90 OLP BIT, Bell Test, Lettura, Fluff, Descrizione della stanza, Raggiungimento di oggetti, indice di motricità Tutti i compiti sperimentali Deficit motori Pisella et al., 2002 71 2 10° 50 SSA SSA, LB Doppia dissociazione tra pazienti e compiti Doppia dissociazione tra pazienti e compiti McIntosh, Rossetti, Milner 2002 46 1 10° Maravita et al., 2003 4 20? 1 10° 3 10° Angeli, Benassi, Ladavas, 2004 41 8 10° Angeli et al., 2004 48 14 10° Dijkerman et al., 2004 44 1 10° Ferber et al., 2003 45 40 Dijkerman et al., 2003 73 Morris et al., 2004 13 4 15° Beberovic et al., 2004 47 5 15° Rossetti et al., 2004 51 2 10° Serino et al., 2006 16 10° 5 10° 38 Luautè et al., 2006 75 Rousseaux et al., 2006 10° 9 10? Datiè et al., 2006 77 28 10° Rode et al., 2006 55 1 10° Sarri et al., 2006 50 SSA Cancellazione stelle, copia disegno, LB, HCC, lettura frasi Cancellazione stele, copia disegno, LB, HCC 90 OLP Percezione tattile Miglioramento dell’estinzione tattile 50 SSA M.O. e percezione di facce chimeriche Esplorazione visiva Percezione di facce chimeriche 100 OLP Cancellazione stelle, Copia disegno, LB, stima della dimensione di oggetti, M.O. Test neuropsicologici, M.O. Stima dimensione di oggetti OLP M.O., dislessia da neglect Tutti i compiti sperimentali 90 n. v. M.O., dislessia da neglect, prima saccade nella lettura Pazienti non emianoptici migliorano in tutte le variabili sperimentali, quelli emianoptici solo la prima saccade Pazienti emianoptici lettura e esplorazione visiva 50 n. v. Test neuropsicologici, sensibilità pressoria, propriocezione della posizione delle dita Sensibilità pressoria, propriocezione della posizione delle dita Test neuropsicologici Compito di ricerca visiva 150 SSA LB, compito di ricerca visiva LB 5-10’ SSA Giudizi di ordine temporale Miglioramento 8’ OLP Bisezione mentale di numeri Miglioramento 90 OLP BIT, M.O., prima saccade nella lettura Tutti i compiti sperimentali 50 OLP BIT Miglioramento globale BIT 50 OLP LB, copia di disegno, bell test, test di lettura 120 n. v. Albert test: perseverazioni e omissioni Tutti i compiti sperimentali 50 OLP M.O., descrizione immagini M.O. e consapevolezza migliorano ma presentano una dissociazione 50 SSA Schenkenberg test, disegno, scrittura Tutti i compiti sperimentali 60 OLP Percezione di volti e oggetti chimerici Percezione di oggetti chimerici 30 SSA Albert test, LB, CBS, scala FIM Tutti i compiti sperimentali SSA Cancellazione stelle, cancellazione linee, LB, afferrare oggetti Tutti i compiti sperimentali 3 10° 4 15 Δ fr 1 10° 21 10° Striemer, Danckert, 2007 53 2 10° 50 SSA Bias attentivo e deficit di sganciamento dell’attenzione Tutti i compiti sperimentali Sarri et al., 2008 67 13 10° 80 SSA e OLP SSA, OLP, Cancellazione Tutti i compiti sperimentali Jacquin-Courtois et al., 2008 12 1 10° 50 SSA Albert test, LB, motilità su sedia a rotelle Tutti i compiti sperimentali Shiraishi et al., 2008 35 7 15° 50’ VM n. v. M.O., centro di gravità, LB, BADL MO, centro di gravità e LB Schindler et al., 2008 10 10° 200 OLP Attenzione tramite il paradigma di Posner Deficit di sganciamento dell’attenzione LB, cancellazione, BIT, 76 Keane et al., 2006 74 M Humpreys, Watelet, Riddoch, 2006 36 Serino et al., 2007 39 Nys et al., 2008 54 Dislessia da neglect 90 IN 10 Vallar et al., 2006 65 56 C ER O V P A Y R M IG E D H I T C ® A 2 Farne et al., 2002 33 50 90 OLP BIT, Bell Test, descrizione stanza, lettura, Fluff, estinzione BIT, Bell Test, Descrizione stanza, Lettura, Fluff, tattile, sensibilità propriocettiva, indice di motilità, M.O. estinzione tattile, M.O. Subtest disegno BIT Nessun miglioramento globale P.A. non è efficace in alcuni pazienti Percezione di facce chimeriche Sensibilità propriocettiva, indice di motilità In 4 pazienti BADL 10 10° 100 OLP LB, copia disegno, Cancellazione lettere (BIT), BIT Keller et al., 2008 68 10 10° 8-20 n. v. LB, cancellazione, lettura, ricerca tattile Serino et al., 2009 58 20 10° 90 OLP BIT BIT Saevarsson et al., 2009 42 8 10° 60 SSA Ricerca visiva limitata temporalmente e libera Ricerca visiva senza limiti temporali Turton et al., 2010 34 10 Δ 90 OLP OLP, BIT convenzionale, scala CBS OLP BIT convenzionale, CBS 10 10° 90 o VM OLP VM durante il trattamento, test neuropsicologici, CBS, FIM, NIH Test neuropsicologici, CBS, FIM, NIH Non vi è differenza tra pointing e attività VM durante il trattamento, LB 57 69 Fortis et al., 2010 72 38 mr 266.indd 38 Copia disegno L’aggiunta di P.A. a OKS non migliora i risultati. Ricerca visiva limitata nel tempo Vol. 26 - SUPPL. 2 AL N. 2-3 - GIORNALE ITALIANO DI MEDICINA RIABILITATIVA - MR 21/03/13 11:40 REVIEW valutare anche il grado di distorsione da esso indotto poiché le aberrazioni sono proporzionali al potere prismatico. Tali distorsioni sono un fattore secondario nelle procedure standard, poiché in queste i prismi non vengono indossati continuativamente ma solo nella fase di riabilitazione,. Diversamente, procedure più interattive, motivanti e coinvolgenti – che richiedono di portare i prismi per tempi prolungati – possono rendere le distorsioni un fattore primario: in questi casi risulterà fondamentale cercare il giusto compromesso tra efficacia riabilitativa e distorsioni indotte dall’occhiale prismatico. IN M 12. 13. RIASSUNTO L’adattamento prismatico si è rivelato una tecnica efficace nella riabilitazione della negligenza spaziale unilaterale (NSU) in un’ampia gamma di compiti. Tuttavia, pur nel contesto di una maggioranza di risultati positivi, non mancano risultati ambigui e negativi in condizioni specifiche. Differenze nelle procedure di valutazione, nei criteri di selezione, nei paradigmi di ricerca, nei parametri utilizzati per l’adattamento prismatico e, non ultimo, nel tipo di prismi utilizzato, rappresentano un complesso insieme di concause in grado di rendere conto della variabilità osservata. Viene qui presentata una rassegna completa degli studi sull’utilizzo dell’adattamento prismatico nella riabilitazione della NSU e viene discussa la necessità di definire con maggior precisione da una parte i criteri di selezione e di diagnosi dei pazienti cerebrolesi, dall’altra dei criteri di scelta delle lenti e della procedura di adattamento prismatico. Parole chiave: Negligenza spaziale unilaterale – Riabilitazione - Adattamento prismatico – Neuropsicologia – Riabilitazione. 14. 15. 16. 17. adaptation. Journal of experimental psychology 2006;32:1006-1022. Jacquin-Courtois, S., Rode, G., Pisella, L., Boisson, D.Rossetti, Y. Wheel-chair driving improvement following visuo-manual prism adaptation. Cortex; a journal devoted to the study of the nervous system and behavior 2008;44:90-96. Morris, A.P., Kritikos, A., Berberovic, N., Pisella, L., Chambers, C.D.Mattingley, J.B. Prism adaptation and spatial attention: a study of visual search in normals and patients with unilateral neglect. Cortex; a journal devoted to the study of the nervous system and behavior 2004;40:703-721. Beversdorf, D.Heilman, K.M. Prism adaptation treatment of neglect: conflicting results? Neurology 2003;60:1734-1735. Welch, R.B. Perceptual modification, Academic Press, New York, 1978. Finke, R.A. The functional equivalence of mental images and errors of movement. Cognitive psychology 1979;11:235-264. Weiner, M.J., Hallett, M.Funkenstein, H.H. Adaptation to lateral displacement of vision in patients with lesions of the central nervous system. Neurology 1983;33:766-772. Bedford, F.L. Constraints on learning new mappings between perceptual dimensions. Journal of Experimental Psychology: Human Perception and Performance 1989;15:232-248. Welch, R.B.Sampanes, A.C. Perceptual recalibration versus visual-motor skill acquisition: the effects of error-corrective prism exposure. in 45th Annual Meeting of the Psychonomic Society (Minneapolis, MN, 2004). Jeannerod, M.Rossetti, Y. Visuomotor coordination as a dissociable visual function: experimental and clinical evidence. Baillierè s clinical neurology 1993;2:439-460. Redding, G.M.Wallace, B. Prism adaptation and unilateral neglect: review and analysis. Neuropsychologia 2006;44:1-20. Pisella, L., Michel, C., Grea, H., Tilikete, C., Vighetto, A.Rossetti, Y. Preserved prism adaptation in bilateral optic ataxia: strategic versus adaptive reaction to prisms. Experimental brain research. Experimentelle Hirnforschung 2004;156:399-408. Pisella, L., Rossetti, Y., Michel, C., et al. Ipsidirectional impairment of prism adaptation after unilateral lesion of anterior cerebellum. Neurology 2005;65:150152. Newport, R., Brown, L., Husain, M., Mort, D.Jackson, S.R. The role of the posterior parietal lobe in prism adaptation: Failure to adapt to optical prisms in a patient with bilateral damage to posterior parietal cortex. Cortex; a journal devoted to the study of the nervous system and behavior 2006;42:720-729. Martin, T.A., Keating, J.G., Goodkin, H.P., Bastian, A.J.Thach, W.T. Throwing while looking through prisms. I. Focal olivocerebellar lesions impair adaptation. Brain 1996;119 (Pt 4):1183-1198. Paulsen, J.S., Butters, N., Salmon, D.P., Heindel, W.C.M.R., S. Prism adaptation in Alzheimer’s and Huntington’s Disease. Neuropsychology 1993;7:7381. Fernandez-Ruiz, J., Diaz, R., Hall-Haro, C., et al. Normal prism adaptation but reduced after-effect in basal ganglia disorders using a throwing task. The European journal of neuroscience 2003;18:689-694. Redding, G.M.Wallace, B. Implications of prism adaptation asymmetry for unilateral visual neglect: Theoretical note. Cortex; a journal devoted to the study of the nervous system and behavior 2010; In Press: Vallar, G. Spatial hemineglect in humans. Trends in cognitive neuroscience 1998;2:87-97. Cotter, S.A. Clinical use of prism: a spectrum of application, Mosby, St. Louis, 2002. Rossi, P.W., Kheyfets, S.Reding, M.J. Fresnel prisms improve visual perception in stroke patients with homonymous hemianopia or unilateral visual neglect. Neurology 1990;40:1597-1599. Suchoff, I.B.Ciuffreda, K.J. A primer for the optometric management of unilateral spatial inattention. Optometry - Journal of the American Optometric Association 2004;75:305-318. Farne, A., Rossetti, Y., Toniolo, S.Ladavas, E. Ameliorating neglect with prism adaptation: visuo-manual and visuo-verbal measures. Neuropsychologia 2002;40:718-729. C ER O V P A Y R M IG E D H I T C ® A Negligenza spaziale unilaterale Al quadro intricato che si genera per effetto delle variabili legate alla procedura di adattamento, si sommano altri fattori di variabilità legati alla natura della sindrome studiata. La NSU, in quanto sindrome da lesione cerebrale, è variabile nell’eziologia, gravità e durata; inoltre si caratterizza come particolarmente eterogenea dal punto di vista cognitivo 84, ed è stata definita come composta da diverse sotto-sindromi 85 oppure addirittura come un’entità concettuale vuota 86 perché includerebbe sintomi dissociabili tra loro. Se non vi è, neppure teoricamente, un solo tipo di NSU, è difficile aspettarsi che tutte le forme possibili siano ugualmente sensibili all’adattamento prismatico. Trattandosi inoltre di studi sugli effetti di un trattamento, l’effetto soffitto gioca un ruolo non trascurabile: in un paziente con manifestazioni lievi di NSU il margine di miglioramento ottenibile mediante l’adattamento prismatico è minimo (e in termini statistici probabilmente non significativo) rispetto ad altri pazienti con NSU più grave. L’eterogeneità complica l’interpretazione dei dati sperimentali quando analizzati in studi di gruppo. Una soluzione percorribile sarebbe perciò quella di compiere studi su casi singoli (multipli). Tale metodologia potrebbe risultare particolarmente proficua, tanto nei casi in cui si osserva un miglioramento, ma ancor di più in quelli dove non avviene. Nei lavori riportati in letteratura si è già in parte seguita questa metodologia di ricerca 22-24,87, ma su pazienti con sindromi diverse dalla NSU. zione della tecnica dell’adattamento prismatico nella pratica clinica è altamente consigliata, poiché essa presenta sicuramente un’ampia e dimostrata efficacia per la maggior parte dei pazienti che presentano NSU. Conclusioni Come suggeriscono Datiè et al. 78, l’insieme dei risultati positivi e negativi mostrano che l’adattamento prismatico risulta efficace in certi compiti ed in certi pazienti, suggerendo che le indicazioni terapeutiche e la valutazione dell’adattamento prismatico tramite specifici test deve tenere in considerazione la natura eterogenea della NSU. Aggiungiamo la necessità di studiare in modo dettagliato il ruolo delle variabili sperimentali legate alla procedura di adattamento. Ciononostante, l’applica- 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. Bibliografia 1. Redding, G.M.Wallace, B. Adaptive spatial alignment, Erlbaum, Hillsdale, NJ, 1997. 2. Redding, G.M.Wallace, B. Strategic calibration and spatial alignment: a model from prism adaptation. Journal of motor behavior 2002;34:126-138. 3. Redding, G.M., Rossetti, Y.Wallace, B. Applications of prism adaptation: a tutorial in theory and method. Neuroscience and biobehavioral reviews 2005;29:431444. 4. Held, R.Hein, A. Adaptation to disarranged hand-eye coordination contingent upon reafferent stimulation. Perceptual and motor skills 1958;8:87-90. 5. Stratton, G.M. Upright vision and the retinal image. Psychol. Rev. 1897;4:182-187. 6. Stratton, G.M. Vision without inversion of the retinal image. Psychol. Rev. 1897;4:341-360. 7. Rossetti, Y., Rode, G., Pisella, L., et al. Prism adaptation to a rightward optical deviation rehabilitates left hemispatial neglect. Nature 1998;395:166-169. 8. Luaute, J., Halligan, P., Rode, G., Jacquin-Courtois, S.Boisson, D. Prism adaptation first among equals in alleviating left neglect: a review. Restorative neurology and neuroscience 2006;24:409-418. 9. Rode, G., Klos, T., Courtois-Jacquin, S., Rossetti, Y.Pisella, L. Neglect and prism adaptation: a new therapeutic tool for spatial cognition disorders. Restorative neurology and neuroscience 2006;24:347-356. 10. Pisella, L., Rode, G., Farne, A., Tilikete, C.Rossetti, Y. Prism adaptation in the rehabilitation of patients with visuo-spatial cognitive disorders. Current opinion in neurology 2006;19:534-542. 11. Redding, G.M.Wallace, B. Generalization of prism 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31. 32. 33. Vol. 26 - SUPPL. 2 AL N. 2-3 - GIORNALE ITALIANO DI MEDICINA RIABILITATIVA - MR mr 266.indd 39 39 21/03/13 11:40 REVIEW IN M 53. Watanabe, S.Amimoto, K. Generalization of prism adaptation for wheelchair driving task in patients with unilateral spatial neglect. Archives of physical medicine and rehabilitation 2010;91:443-447. 54. Schindler, I., McIntosh, R.D., Cassidy, T.P., et al. The disengage deficit in hemispatial neglect is restricted to between-object shifts and is abolished by prism adaptation. Experimental brain research. Experimentelle Hirnforschung 2009;192:499-510. 55. Striemer, C.Danckert, J. Prism adaptation reduces the disengage deficit in right brain damage patients. Neuroreport 2007;18:99-103. 56. Rode, G., Pisella, L., Marsal, L., Mercier, S., Rossetti, Y.Boisson, D. Prism adaptation improves spatial dysgraphia following right brain damage. Neuropsychologia 2006;44:2487-2493. 57. Rousseaux, M., Bernati, T., Saj, A.Kozlowski, O. Ineffectiveness of prism adaptation on spatial neglect signs. Stroke; a journal of cerebral circulation 2006;37:542-543. 58. Nys, G.M., de Haan, E.H., Kunneman, A., de Kort, P.L.Dijkerman, H.C. Acute neglect rehabilitation using repetitive prism adaptation: a randomized placebo-controlled trial. Restorative neurology and neuroscience 2008;26:1-12. 59. Serino, A., Barbiani, M., Rinaldesi, M.L.Ladavas, E. Effectiveness of prism adaptation in neglect rehabilitation: a controlled trial study. Stroke; a journal of cerebral circulation 2009;40:1392-1398. 60. Na, D.L., Adair, J.C., Kang, Y., Chung, C.S., Lee, K.H.Heilman, K.M. Motor perseverative behavior on a line cancellation task. Neurology 1999;52:15691576. 61. Hécaen, H.Albert, M.L. Human neuropsychology, Wiley, New York, 1978. 62. Grossi, D.Trojano, L. Neuropsicologia dei lobi frontali, Il mulino, Bologna, 2005. 63. Ronchi, R., Posteraro, L., Fortis, P., Bricolo, E.Vallar, G. Perseveration in left spatial neglect: drawing and cancellation tasks. Cortex; a journal devoted to the study of the nervous system and behavior 2009;45:300-312. 64. Toraldo, A., Gandola, M., Loffredo, S., Rancati, A., Zanardi, G.Bottini, G. Canceling out both the real and the spectral lines. Brain and Cognition 2005;57:226-235. 65. Bottini, G.Toraldo, A. The influence of contralesional targets on the cancellation of ipsilesional targets in unilateral neglect. Brain and Cognition 2003;53:117120. 66. Vallar, G., Zilli, T., Gandola, M.Bottini, G. Productive and defective impairments in the neglect syndrome: graphic perseveration, drawing productions and optic prism exposure. Cortex; a journal devoted to the study of the nervous system and behavior 2006;42:911-920. 67. Halligan, P.W.Marshall, J.C. Graphic neglect--more than the sum of the parts. NeuroImage 2001;14: S9197. 68. Sarri, M., Greenwood, R., Kalra, L., Papps, B., Husain, M.Driver, J. Prism adaptation aftereffects in stroke patients with spatial neglect: pathological effects on subjective straight ahead but not visual openloop pointing. Neuropsychologia 2008;46:10691080. 69. Keller, I., Lefin-Rank, G., Losch, J.Kerkhoff, G. Combination of Pursuit Eye Movement Training With Prism Adaptation and Arm Movements in Neglect Therapy: A Pilot Study. Neurorehabilitation and neural repair 2008; 70. Turton, A.J., O’Leary, K., Gabb, J., Woodward, R.Gilchrist, I.D. A single blinded randomised controlled pilot trial of prism adaptation for improving 71. 72. 73. 74. 75. 76. self-care in stroke patients with neglect. Neuropsychological rehabilitation 2010;20:180-196; Facchin, A., Toraldo, A.Daini, R. Adattamento prismatico con prismi di diverso potere. Giornale italiano di psicologia 2011; in press: Pisella, L., Rode, G., Farne, A., Boisson, D.Rossetti, Y. Dissociated long lasting improvements of straightahead pointing and line bisection tasks in two hemineglect patients. Neuropsychologia 2002;40:327334. Fortis, P., Maravita, A., Gallucci, M., et al. Rehabilitating patients with left spatial neglect by prism exposure with a visuomotor activity. Neuropsychology 2010;24:681-697, Dijkerman, H.C., McIntosh, R.D., Milner, A.D., Rossetti, Y., Tilikete, C.Roberts, R.C. Ocular scanning and perceptual size distortion in hemispatial neglect: effects of prism adaptation and sequential stimulus presentation. Experimental brain research. Experimentelle Hirnforschung 2003;153:220-230. Keane, S., Turner, C., Sherrington, C.Beard, J.R. Use of fresnel prism glasses to treat stroke patients with hemispatial neglect. Archives of physical medicine and rehabilitation 2006;87:1668-1672. Luaute, J., Michel, C., Rode, G., et al. Functional anatomy of the therapeutic effects of prism adaptation on left neglect. Neurology 2006;66:1859-1867. Sarri, M., Kalra, L., Greenwood, R.Driver, J. Prism adaptation changes perceptual awareness for chimeric visual objects but not for chimeric faces in spatial neglect after right-hemisphere stroke. Neurocase 2006;12:127-135. Datie, A.M., Paysant, J., Destainville, S., Sagez, A., Beis, J.M.Andre, J.M. Eye movements and visuoverbal descriptions exhibit heterogeneous and dissociated patterns before and after prismatic adaptation in unilateral spatial neglect. Eur J Neurol 2006;13:772-779. Luaute, J., Halligan, P., Rode, G., Rossetti, Y.Boisson, D. Visuo-spatial neglect: a systematic review of current interventions and their effectiveness. Neuroscience and biobehavioral reviews 2006;30:961982. Pizzamiglio, L., Fasotti, L., Jehkonen, M., et al. The use of optokinetic stimulation in rehabilitation of the hemineglect disorder. Cortex; a journal devoted to the study of the nervous system and behavior 2004;40:441-450. Geminiani, G.Bottini, G. Mental representation and temporary recovery from unilateral neglect after vestibular stimulation. Journal of neurology, neurosurgery, and psychiatry 1992;55:332-333. Cappa, S., Sterzi, R., Vallar, G.Bisiach, E. Remission of hemineglect and anosognosia during vestibular stimulation. Neuropsychologia 1987;25:775-782. Vallar, G., Rusconi, M.L., Barozzi, S., et al. Improvement of left visuo-spatial hemineglect by left-sided transcutaneous electrical stimulation. Neuropsychologia 1995;33:73-82. Buxbaum, L.J., Ferraro, M.K., Veramonti, T., et al. Hemispatial neglect: Subtypes, neuroanatomy, and disability. Neurology 2004;62:749-756. Binder, J., Marshall, R., Lazar, R., Benjamin, J.Mohr, J.P. Distinct syndromes of hemineglect. Archives of neurology 1992;49:1187-1194. Halligan, P.W.Marshall, J.C. Left visuo-spatial neglect: a meaningless entity? Cortex; a journal devoted to the study of the nervous system and behavior 1992;28:525-535. Striemer, C., Blangero, A., Rossetti, Y., et al. Bilateral parietal lesions disrupt the beneficial effects of prism adaptation: evidence from a patient with optic ataxia. Experimental brain research. Experimentelle Hirnforschung 2008. C ER O V P A Y R M IG E D H I T C ® A 34. Frassinetti, F., Angeli, V., Meneghello, F., Avanzi, S.Ladavas, E. Long-lasting amelioration of visuospatial neglect by prism adaptation. Brain 2002;125:608623. 35. Shiraishi, H., Yamakawa, Y., Itou, A., Muraki, T.Asada, T. Long-term effects of prism adaptation on chronic neglect after stroke. NeuroRehabilitation 2008;23:137-151. 36. Humphreys, G., Watelet, A.Riddoch, M. Long-term effects of prism adaptation in chronic visual neglect: A single case study. Cognitive Neuropsychology 2006;23:463-478. 37. Wilson, B., Cockburn, J.Halligan, P. Development of a behavioral test of visuospatial neglect. Archives of physical medicine and rehabilitation 1987;68:98-102. 38. Serino, A., Angeli, V., Frassinetti, F.Ladavas, E. Mechanisms underlying neglect recovery after prism adaptation. Neuropsychologia 2006;44:1068-1078. 39. Serino, A., Bonifazi, S., Pierfederici, L.Ladavas, E. Neglect treatment by prism adaptation: what recovers and for how long. Neuropsychological rehabilitation 2007;17:657-687. 40. Ferber, S., Danckert, J., Joanisse, M., Goltz, H.C.Goodale, M.A. Eye movements tell only half the story. Neurology 2003;60:1826-1829. 41. Angeli, V., Benassi, M.G.Ladavas, E. Recovery of oculo-motor bias in neglect patients after prism adaptation. Neuropsychologia 2004;42:1223-1234. 42. Saevarsson, S., Kristjansson, A., Hildebrandt, H.Halsband, U. Prism adaptation improves visual search in hemispatial neglect. Neuropsychologia 2009;47:717-725. 43. Tilikete, C., Rode, G., Rossetti, Y., Pichon, J., Li, L.Boisson, D. Prism adaptation to rightward optical deviation improves postural imbalance in left-hemiparetic patients. Curr Biol 2001;11:524-528. 44. Dijkerman, H.C., Webeling, M., ter Wal, J.M., Groet, E.van Zandvoort, M.J. A long-lasting improvement of somatosensory function after prism adaptation, a case study. Neuropsychologia 2004;42:1697-1702. 45. Maravita, A., McNeil, J., Malhotra, P., Greenwood, R., Husain, M.Driver, J. Prism adaptation can improve contralesional tactile perception in neglect. Neurology 2003;60:1829-1831. 46. McIntosh, R.D., Rossetti, Y.Milner, A.D. Prism adaptation improves chronic visual and haptic neglect: a single case study. Cortex; a journal devoted to the study of the nervous system and behavior 2002;38:309-320. 47. Berberovic, N., Pisella, L., Morris, A.P.Mattingley, J.B. Prismatic adaptation reduces biased temporal order judgements in spatial neglect. Neuroreport 2004;15:1199-1204. 48. Angeli, V., Meneghello, F., Mattioli, F.Ladavas, E. Mechanisms underlying visuo-spatial amelioration of neglect after prism adaptation. Cortex; a journal devoted to the study of the nervous system and behavior 2004;40:155-156. 49. Rode, G., Rossetti, Y., Li, L.Boisson, D. Improvement of mental imagery after prism exposure in neglect: a case study. Behavioural neurology 1998;11:251-258. 50. Rode, G., Rossetti, Y.Boisson, D. Prism adaptation improves representational neglect. Neuropsychologia 2001;39:1250-1254. 51. Rossetti, Y., Jacquin-Courtois, S., Rode, G., Ota, H., Michel, C.Boisson, D. Does action make the link between number and space representation? Visuo-manual adaptation improves number bisection in unilateral neglect. Psychol Sci 2004;15:426-430. 52. Bacchini, M., Frassinetti, F., Farnè, A., Affanni, P.Rossi, M. Effects of prism adaptation on motor deficit in neglect: A single-case study with gait analysis. Gait & Posture 2006;24: S40-S41. 77. 78. 79. 80. 81. 82. 83. 84. 85. 86. 87. This document is protected by international copyright laws. No additional reproduction is authorized. It is permitted for personal use to download and save only one file and print only one copy of this Article. It is not permitted to make additional copies (either sporadically or systematically, either printed or electronic) of the Article for any purpose. It is not permitted to distribute the electronic copy of the article through online internet and/or intranet file sharing systems, electronic mailing or any other means which may allow access to the Article. The use of all or any part of the Article for any Commercial Use is not permitted. The creation of derivative works from the Article is not permitted. The production of reprints for personal or commercial use is not permitted. It is not permitted to remove, cover, overlay, obscure, block, or change any copyright notices or terms of use which the Publisher may post on the Article. It is not permitted to frame or use framingtechniques to enclose any trademark, logo, or other proprietary information of the Publisher. 40 mr 266.indd 40 Vol. 26 - SUPPL. 2 AL N. 2-3 - GIORNALE ITALIANO DI MEDICINA RIABILITATIVA - MR 21/03/13 11:40
© Copyright 2024 ExpyDoc