Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - Decreto Legge 24/12/2003 n.353 (convertito in Legge 27/2/2004 n.46) Art.1, comma 1. Pubbl. inf. 45% DCB/Milano - euro 1,03 (abbonamento annuo euro 15,00). AGOSTO/SETTEMBRE 2014 anno LXVII Senza dirigenti non c’è industria Proposte per una nuova Federmanager + Dirigenti + Industria + Italia � OCUS MANAGEMENT Le persone al centro del successo Lo dice la classifica dei best workplaces che neanche quest’anno parla italiano. Anche se… Chiara Tiraboschi d Servizio Comunicazione ALDAI iceva Flaubert “il successo è una conseguenza, non un obiettivo” e la nuova classifica di Great Place to Work®, il ranking delle imprese dove si lavora meglio, sembra confermarlo pienamente. Presente in quasi cinquanta Paesi del mondo, l’Istituto Americano Great Place to Work® ha appena pubblicato la classifica europea 2014 dei Best Workplaces, stimata valutando oltre 800 aziende in 19 Paesi e giungendo con questa alla sua dodicesima edizione. Lo studio dimostra una tendenza che è andata sempre più consolidandosi negli anni: stiamo assistendo ad un miglioramento del clima di lavoro in Europa, complice l’aumento dell’indice di fiducia dei lavoratori nei confronti della propria azienda, prerogativa fondamentale per il conseguimento dei risultati e degli obiettivi aziendali. Il fattore fiducia non è però l’unico elemento a rendere l’ambiente lavorativo un best workplace, un altro tratto fondamentale di “eccellenza” è la concezione delle risorse intese come individui, un approccio che può sembrare scontato, ma che non è comune e che guarda alla valorizzazione delle competenze e del capitale umano come chiave di volta di un’ottimale gestione aziendale. 10 DI La classifica 2014 europea di Great Place to Work® incorona Microsoft per il quarto anno consecutivo la miglior azienda nel contesto delle multinazionali: una realtà che sembra fare scuola, un modello a cui ispirarsi grazie alla sua capacità di diventare precursore dei tempi. Commenta così il risultato ottenuto Carlo Purassanta, AD di Microsoft Italia: “I singoli manager, da noi, con il loro dipartimento e le loro persone, hanno la possibilità di interpretare le politiche e di renderle vive. In generale, cerchiamo di creare un contesto favorevole alla persona e ritengo che questa politica sia particolarmente favorevole alle donne, che sono più attente alle condizioni dell’ambiente di lavoro. Una donna che ha ambizioni professionali da noi si trova bene”. Un tema, quello del management femminile, particolarmente sentito anche da Cisco, prima classificata nel ranking italiano di Great Place to Work® nella sezione SME (small&medium, cioè realtà con meno di 500 dipendenti). Agostino Sansoni, AD di Cisco, afferma: “Da sempre lavoriamo sul tema delle donne in azienda e da quest’anno abbiamo cominciato a concentrarci sulla diversità generazionale.” Il successo è una conseguenza, non un obiettivo. Dirigenti Industria AGOSTO/SETTEMBRE 2014 Gustave Flaubert � OCUS MANAGEMENT E l’Italia? Anche se le imprese tricolore non brillano - nessuna azienda italiana si è infatti classificata tra le migliori -, l’indice di fiducia dei Best Workplaces nel Bel Paese sta crescendo. Le aziende che si confermano migliori continuando ad investire sul capitale umano, aumentano la forza delle loro relazioni interne e puntano sulle loro persone per competere sui mercati. Nella classifica italiana 2014 è interessante l’ingresso di due nuove realtà particolarmente distintive: il Made in Italy più prezioso fa il suo ingresso grazie a Bottega Veneta punta di diamante del nostro “saper fare artigianale” e Loccioni, azienda marchigiana che opera tra design e tecnologia. La chiave del capitale umano come passpartout per il successo viene con- fermata anche da Marco Bizzarri, AD di Bottega Veneta: “In un settore a basse barriere tecnologiche come quello in cui operiamo, il vero valore aggiunto è infatti dato dalle persone e dalla continua ricerca di miglioramento e innovazione derivante dalla stretta collaborazione tra i singoli”. Dello stesso pensiero anche Renzo Libenzi, AD di Loccioni: “Abbiamo ribaltato un paradigma - sostiene Libenzi - non è la persona a disposizione del lavoro, ma il lavoro a disposizione della persona”. Dato come assunto che la gestione delle risorse umane è diventata un fondamentale fattore competitivo, rimane da capire come mai il nostro Paese faccia fatica ad inserirsi nei primi posti del ranking dei Best Workplaces. Evidentemente alle aziende nazionali il benessere del personale sembra interessare meno. DI Tutti d'accordo...??? Dirigenti Industria AGOSTO/SETTEMBRE 2014 11 � OCUS MANAGEMENT Le persone al centro del successo Great Place to Work® Italia ha reso nota la classifica dei Best Workplaces che vede, a fianco di alcuni consolidamenti, l’ingresso di significativi nuovi settori. Sono 96 le aziende partecipanti nel 2013, con più di 22.000 collaboratori coinvolti. Le liste sono due: 12 Large Companies per organizzazioni con 500 dipendenti e oltre e 23 Small Medium Enterprises (SME) con un numero di dipendenti compreso tra 50 e 499. Pubblichiamo le classifiche dei migliori ambienti di lavoro Large Companies e Small Medium Enterprises (SME). Alessandro Zollo Ma è davvero così? L’ho chiesto direttamente ad Alessandro Zollo, AD di Great Place to Work® Italia. Dr. Zollo, la vostra nuova indagine conferma una tendenza generale: gli ambienti di lavoro sia in Europa sia in Italia stanno migliorando. Tuttavia nessuna impresa italiana si è classificata tra le migliori. Come giudica questo fatto? Ci sono due lenti con cui guardare a questi risultati. La prima è molto positiva. Il livello di fiducia all’interno delle aziende che partecipano a Great Place to Work® a livello italiano ed europeo sta aumentando negli anni. Considerato il diretto impatto che questo indice ha sulle performance finanziarie, ci dimostra che finalmente alcuni capi azienda (circa 100, le aziende premiate in Europa, su più di 2300, le aziende partecipanti) hanno capito quanto conta investire sul loro vero asset fondamentale: i loro collaboratori. 12 DI 2014 Best Workplaces Italia Large Companies 1. Microsoft Italia - 767 dipendenti Settore: Information Technology 2. Tetra Pak Packaging Solutions S.p.A. - 826 dipendenti Settore: Manufacturing & Production - Machinery and equipment 3. FedEx Express - 1807 dipendenti Settore: Transportation - Package Transport 4. Eli Lilly Italia Spa - 1090 dipendenti Settore: Biotechnology & Pharmaceuticals - Biotechnology 5.Bricoman - 667 dipendenti Settore: Retail 6. EMC Computer System Italia - 511 dipendenti Settore: Information Technology - Storage/Data Management 7.Sanofi - 2636 dipendenti Settore: Biotechnology & Pharmaceuticals - Pharmaceuticals 8.Quintiles - 645 dipendenti Settore: Health Care - Services 9. Bottega Veneta Italia - 571 dipendenti Settore: Manufacturing & Production - Leather and leather products 10.Mediamarket - 6725 dipendenti Settore: Retail - Computers/electronics 11.ABBVIE - 1191 dipendenti Settore: Biotechnology & Pharmaceuticals - Pharmaceuticals 12. Markas Srl - 4833 dipendenti Settore: Social Services and Government Agencies - Business Services La seconda, purtroppo, è negativa. Quello che in Europa si è capito da tempo, e che le multinazionali estere con sedi in Italia hanno interiorizzato e dimostrano da anni con i loro comportamenti, non ha ancora fatto breccia né nell’imprenditoria né nel management delle aziende italiane. A parte qualche caso come Bottega Veneta, Loccioni, Welcome Italia e pochi altri, anche in Italia la preponderanza straniera è molto marcata. Ultimamente stiamo registrando maggior interesse e partecipazione, speriamo che non sia un fuoco di paglia! Fare industria all’estero e fare industria in Italia. Sono due mondi diversi o al contrario due realtà complementari? Sono, come spesso accade, entrambi. Due mondi diversi in termini di cultura manageriale e imprenditoriale come ho accennato poc’anzi ma due realtà complementari in termini di capacità e conoscenza dei mercati, sviluppo di soluzioni innovative, capacità di risoluzione dei problemi, visio- Dirigenti Industria AGOSTO/SETTEMBRE 2014 ne d’insieme. Non è un caso che le realtà italiane che mantengono questo Paese ancora vivo sono quelle che esportano e competono all’estero. Se solo lavorassero altrettanto bene sulle loro persone, avremmo veramente un vantaggio competitivo poco replicabile. Abbiamo così tanto talento, che se solo riuscissimo a rispettarci di più, saremmo quasi imbattibili. Oggi le aziende che vogliono vincere le sfide della competitività esigono persone capaci di lavorare in piena autonomia e negli interessi dell’azienda, prerogative che si ritengono naturali ed insite nei dirigenti. È corretto dire quindi “più manager, più industria”? Si, ma dipende dai manager. L’Italia fatica a fare il passaggio generazionale tra il modello imprenditoriale brianzolo, per così dire degli anni 70, (intendiamoci, meraviglioso per quell’epoca) e la realtà che esporta nei mercati di tutto il mondo, soprattutto in quelli in crescita. Le nuove � OCUS MANAGEMENT 2014 Best Workplaces Italia SME (Organizzazioni con meno di 500 collaboratori) 1. Cisco Systems - 409 dipendenti Settore: Telecommunications 2. W.L. Gore e Associati srl - 101 dipendenti Settore: Manufacturing & Production - Medical devices 3.Loccioni - 357 dipendenti Settore: Manufacturing & Production - Machinery and equipment 4. Hitachi Data Systems Italia - 70 dipendenti Settore: Information Technology - Storage/Data Management 5. National Instruments - 74 dipendenti Settore: Manufacturing & Production - Electronics 6. Mars Italia SpA - 229 dipendenti Settore: Manufacturing & Production - Food products 7. PepsiCo Italia - 187 dipendenti Settore: Manufacturing & Production 8.SAS - 338 dipendenti Settore: Information Technology - Software 9. S.C. Johnson Italy - 155 dipendenti Settore: Manufacturing & Production - Chemicals 10. Zeta Service - 102 dipendenti Settore: Professional Services 11.ConTe.it - Admiral Group plc - 493 dipendenti Settore: Financial Services & Insurance - Auto Insurance 12. Edwards Lifesciences Italia S.p.A. - 53 dipendenti Settore: Health Care - Medical sales/distribution 13. Volkswagen Financial Services - 316 dipendenti Settore: Financial Services & Insurance - Banking/Credit Services 14. JT International Italia - 134 dipendenti Settore: Professional Services 15. Mellin - Danone Baby Nutrition - 258 dipendenti Settore: Manufacturing & Production - Food products 16. Royal Canin Italia - 86 dipendenti Settore: Retail - Specialty 17. Grunenthal Italia - 183 dipendenti Settore: Biotechnology & Pharmaceuticals - Pharmaceuticals 18. Medtronic Italia SpA - 449 dipendenti Settore: Health Care - Medical sales/distribution 19. Corio Italia S.r.l. - 93 dipendenti Settore: Construction & Real Estate - Property Management 20. Jobrapido Srl - 79 dipendenti Settore: Media - Online Internet Services 21. Biogen Idec Italia - 80 dipendenti Settore: Biotechnology & Pharmaceutical 22. Welcome Italia - 114 dipendenti Settore: Telecommunications 23. Novaterra Zeelandia S.p.A. - 77 dipendenti Settore: Manufacturing & Production - Food products DI organizzazioni hanno bisogno di avere manager capaci di raggiungere gli obiettivi aziendali grazie a persone che danno il meglio di se stesse e lavorano insieme come una squadra coesa, il tutto all’interno di un clima di fiducia che rende tutto molto, molto più semplice. Sarebbero sicuramente anche dei Great Place to Work®. Quindi sì, più manager più industria, ma "questi manager", non manager qualsiasi. Alla luce di una situazione non facile per il nostro Paese, quale pensa possa essere il ruolo giocato dai manager per favorire il rilancio del sistema industria e quindi del sistema Italia? I manager in Italia hanno un po’ il compito dei figli che devono staccarsi dai loro genitori. C’è bisogno di abbandonare le strade che hanno portato al successo i nostri padri e costruirne di nuove. L’ex Ministro Giannini ci ricorda spesso che la generazione dei nostri giovani manager è quella più preparata, più cosmopolita, che parla più lingue e più pronta a viaggiare che l’Italia abbia mai avuto (si parla spesso della “generazione erasmus”). È contemporaneamente la meno pagata, quella a cui viene data minore responsabilità e che non può sbagliare. Purtroppo in Italia non passa ancora la cultura dell’errore; sì, dell’errore. Per dare un dato: il 75% delle persone delle nostre Best Companies italiane 2014 afferma "I responsabili riconoscono che gli errori commessi in buona fede fanno parte dell’attività lavorativa". Alcune di queste aziende addirittura celebrano le persone che hanno sbagliato o fallito perché hanno rischiato ed hanno permesso a tutti di imparare qualcosa in più. Non c’è giudizio o macchia indelebile, non c’è paura. I nostri manager, oggi più che mai, hanno la paura (a volte il terrore) di fare scelte anche rischiose perché vedono tanti propri colleghi e amici che hanno pagato cara la loro autonomia decisionale e la volontà di assumersi le loro responsabilità. Il problema è che così non andiamo da nessuna parte. I giovani manager del domani non hanno avuto una grande guerra o una grande depressione da cui ripartire ma una lenta decrescita che li ha accomodati in poltrona. Ora è il momento di alzarsi, sbagliare, imparare e tornare a rendere questo Pae■ se un Great Country to Live. Dirigenti Industria AGOSTO/SETTEMBRE 2014 13
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