Sorelle Povere di Santa Chiara Foglio notizie semestrale (n. 33 anno XVII n.2) novembre 2014 Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane s.p.a.- Spediz. in Abbon. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.2.2004 n° 46) art. 1 comma 2 DCB FORLI’ Aut. Tribunale di Forlì n.10 del 18.2.2004 - dir. resp.: Riccardo Ceriani - Stampa presso Monastero Clarisse in San Biagio, p.tta P. Garbin (già S.Biagio), 5 Forlì i.r. abbiamo credut o all’amore creduto Dal 21 novembre 2014 al 2 febbraio 2016 la Chiesa dedica “un anno” alla VITA RELIGIOSA. Non per attirare su di essa l’attenzione, ma piuttosto per invitare i religiosi stessi a riflettere su di sé, a chiedersi come la loro vita possa essere davvero una “parola buona” per tutti. Abbiamo dunque pensato di dedicare alla vita religiosa questo numero del nostro foglio notizie. Desideriamo condividere con voi qualcosa del significato della nostra vita, dei desideri che abbiamo su di essa, delle parole che ci nutrono. E anche confessare quanto ci sappiamo fragili e incapaci di restituire davvero il dono ricevuto con una testimonianza credibile e gioiosa. Che cosa vuol dire essere Sorelle Povere di Santa Chiara? Ci sembra che lo esprima bene quanto ha affermato qualche mese fa fr. Michael Perry, il Ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori: “La vita di Chiara non desidera essere altro che sequela del Figlio di Dio che per noi si è fatto via. Il suo rispondere alla chiamata del Padre, conosciuta e incontrata attraverso Francesco, ha significato concretamente abitare con le sue sorelle nel monastero di San Damiano restando aperta alla vita di Assisi, sentendosi parte della sua storia e della sua gente, permeabile alla realtà concreta della vita dei fratelli. Chiara va ad abitare in un luogo povero, marginale, prossimo … Questa vicinanza le permette di sentire il fiato della città, di conoscere le ferite, le paure, le attese, i bisogni della gente. Vi risponde con un ascolto ospitale, come grembo che accoglie e che si fa cassa di risonanza del grido dei poveri al Padre delle misericordie. Chiara vive così la sua missione: a partire dall’andare incontro alla sorella più prossima… Chiara, dentro i confini di San Damiano, tenendo lo sguardo fisso su Gesù, lasciandosi abitare dai suoi sentimenti, può lasciar entrare i fratelli e può vivere in uscita verso di loro, non chiusa nella propria sussistenza e autonomia, ma pellegrina e forestiera”. E’ la stessa realtà che sentiamo riecheggiare nella parole di papa Francesco: “Un segno chiaro che la vita religiosa è chiamata a dare oggi è la vita fraterna … mostrare che è possibile vivere insieme come fratelli nella diversità. Perché nella comunità non ci si sceglie prima, ci si trova con persone diverse per carattere, età, formazione, sensibilità … eppure si cerca di vivere da fratelli. Non sempre si riesce. Tante volte si sbaglia, perché siamo tutti peccatori, però si riconosce di avere sbagliato, si chiede perdono e si offre il perdono. E questo fa bene alla Chiesa: fa circolare nel corpo della Chiesa la linfa della fraternità. E fa bene anche a tutta la società”. Sperimentiamo ogni giorno come questo sia impossibile per le nostre forze, per il nostro cuore diviso. Ma non siamo soli. Fissiamo lo sguardo sul Dio fatto uomo che è venuto ad abitare in mezzo a noi, che ha voluto essere Dio-con-noi perché potessimo regalarci l’un l’altro il suo stesso amore. Nella vostra amicizia, nella premura generosa che sempre avete per noi, tocchiamo con mano la Sua tenerezza. Con riconoscenza vogliamo augurarvi SANTO NATALE! Le Sorelle Clarisse 2 Amici del Monastero di San Biagio Francesco e Leone: i due volti della “fraternità” Questo numero del foglio notizie é interamente dedicato al tema della vita religiosa, la cui fondamentale testimonianza come il Magistero della Chiesa spesso ci ricorda - é la vita fraterna. Un piccolissimo testo di Francesco, un biglietto scritto a frate Leone, ci apre uno squarcio su questa realta’. Così dico a tte, e, f ig lio mio, come una madr e: iglio madre: che tutte le parole, che abbiamo detto lungo la via, le r iassumo br e vement e in q ues ola di consig lio bre emente ques uestt a par parola consiglio e non c’è bisogno cche he tu vveng eng a da me per consig liar ti, enga consigliar perché così ti consiglio: in qualunque maniera ti sembra meglio di piacere al Signore Dio e di seguir e le sue or me e la sua po ver tà, seguire pov ertà, fatelo con la benedizione del Signore Dio e con la mia obbedienza. a consolazione, E se a tte e è necessar io, per percc hé tu ne abbia altr altra c he la tua anima r it or ni a me, e tu lo vuoi, vieni! itor (FF 250) Consegnando a Leone questo breve “biglietto”, Francesco gli dona coriandoli di umanità, un’umanità che è relazione salvifica perché Francesco e Leone sono dono e cura l’uno per l’altro, sono la manifestazione dell’Amore. Il volto dell’uno ricorda all’altro la loro appartenenza a Dio. La mano tesa di Francesco per Leone è la mano di Dio, la gratuità del suo essergli a fianco è memoria di Chi ci ama gratis. La pace e la consolazione che Leone cerca, la può ritrovare nel volto del “suo” Francesco perché quel volto riporta a Lui solo e da lì passa la salvezza. Il regalo che la vita fa’ a questi due “fratelli” di ritrovarsi a fianco per essere aiuto e sostegno reciproco nella salita, a volte ripida, che si trovano a percorrere, insegna loro ad essere essi stessi dono per gli altri, e per noi che li incontriamo oggi. Che bello sarebbe accorgersi che chi ci è accanto è la persona che oggi ci aiuta ad alzare lo sguardo e a fare memoria del senso del nostro agire, lì dove ci troviamo, così da permettere che quella memoria stessa ci custodisca. Seguici sul nostro blog: sor ellepover eforli.wor dpr ess.com sorellepover ellepovereforli.wor eforli.wordpr dpress.com Amici del Monastero di San Biagio 3 Sfogliando le Cronache ... di oggi Vogliamo condividere con voi la gioia di due momenti significativi che la nostra Fraternità ha vissuto nei mesi scorsi: la vestizione di Valentina, la nostra probanda che ha così cominciato il tempo del noviziato; e il 50° di professione religiosa della nostra sr. M.Teresa. PORTATA IN BRACCIO PER 50 ANNI 8 sett embre 2014: settembre da oggi semplicement e novizi a semplicemente novizia Il 5 ottobre, insieme alla mia fraternità, ai miei parenti e a tanti amici, ho celebrato il mio giubileo di Professione Religiosa. E’ stato per me un momento forte, pieno di gioia, di lode e di ringraziamento alla fedeltà di Dio che mi ha chiamata alla Sua sequela sulle orme di Francesco e Chiara. Cinquant’anni sono un bel traguardo! Mi ha aiutato a prendere maggiore coscienza del valore della vita e del significato dell’essenzialità che, davvero, ci alleggerisce il cammino verso la pienezza. Guardando indietro, ho trovato così vera e appropriata la parola della Sacra Scrittura che dice: “Ti ho portato in braccio, come un Padre porta il proprio figlio, per tutto il cammino che hai fatto”. Il che significa che il più lo ha fatto Lui: il Padre delle misericordie. Sì, è proprio così, fare esperienza della Sua paternità e della Sua tenerezza è liberante e mi ha sempre dato molta forza nel cammino a volte accidentato e faticoso, ma pieno di senso perché mi ha fatto crescere uscendo da me stessa e aprendomi a una maggior comprensione verso gli altri. Le letture che ho scelto per la celebrazione eucaristica rispecchiavano i miei sentimenti: “Ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni” (Is 43, 1-4a); desiderosa di “essere al servizio” con il mio “nuovo grembiule” Già, per me indossare il saio francescano al termine del mio primo anno trascorso in questa fraternità porta proprio questo significato: “abbracciare” un abito che mi ricorda in che direzione sto scegliendo di andare e come voglio camminarci dentro: al servizio delle “Questa vita nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2, 15-20); “Rimanete in me e io in voi” (Gv 15,1-5). Padre Pietro Maranesi, che presiedeva l’Eucaristia, le ha commentate splendidamente facendone gustare a tutti il ricco contenuto. Sono stata felice di rinnovare solennemente il mio “sì” all’Amore, un sì che rinnovo ogni giorno perché lo Spirito del Signore lo sorelle che mi sono accanto e che sono per me una Parola buona e un Volto che ogni giorno mi insegna a restituire la vita. “Depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli” (Gv 13,4-5) Valentina mantenga sempre fresco nella Sua perenne giovinezza. I preparativi a questa festa hanno superato ogni mia aspettativa, una sorpresa dietro l’altra: un filmino con molti video di auguri simpaticissimi da parte delle mie sorelle, di parenti e tanti amici. Per allietare il momento del pranzo, una sorella mi ha dedicato una bella poesia scritta da lei, poi tutte hanno eseguito un canto, accompagna-to con la chitarra dalla nostra novizia Valentina, sul motivo di una canzone di Celentano, “Il ragazzo della via Gluck”, in cui era narrata la mia storia. Dopo la celebrazione eucaristica, abbiamo continuato a rendere grazie a Dio, invitando tutti a fare festa con noi. A tutti coloro che, in qualunque modo, mi sono stati vicini e hanno partecipato alla mia gioia, desidero far giungere il mio “GRAZIE di cuore!”. Sr. Maria Teresa 4 Amici del Monastero di San Biagio La vita religiosa: quasi una lunga Secondo te, la vita religiosa ha qualcosa da dire oggi al mondo? Lo chiediamo a sr. Roberta: In un mondo che sembra spesso senza méta, la vita religiosa dice un’appartenenza, la coscienza di avere un Padre: dentro questo legame d’amore la vita “si orienta” e può maturare un criterio di giudizio rispetto ad ogni avvenimento. Inoltre la vita religiosa può richiamare chi vive nell’insoddisfazione e nell’affanno perché deve sperimentare tutto e ad avere tutto subito, a scegliere ciò che vale e che perdura e non si consuma. Inoltre mi sembra che la testimonianza più bella per una società individualista, divisa e disgregata, sia quella della possibilità di vivere il Vangelo da fratelli, in comunione, nel sostegno reciproco dentro il cammino della vita, unendo le forze e il desiderio e provando a vivere il comandamento dell’amore: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato”. Vivere insieme da fratelli nel nome di Dio richiama alla bellezza che siamo suoi figli in pellegrinaggio qui e protesi all’eternità per la quale il nostro cuore è fatto e a cui tende. Risponde pure sr. M.Teresa: La vita religiosa al mondo di oggi, superficiale e distratto da tante cose, dice la cosa più fondamentale: Dio esiste, Dio è Amore! Questo spiega la “follia” di tante persone che lasciano tutto per seguire Gesù, fino al dono totale della propria vita, affrontando il martirio per la diffusione del Vangelo: è questa buona notizia che salva e porta alla vera Gioia, che come dice il nostro Papa Francesco: “Riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù”. Penso che lo scopo per cui è stato dedicato un anno alla vita religiosa sia quello di rendere noi religiosi più consapevoli del dono che abbiamo ricevuto e stimolarci a viverlo più gioiosamente, testimoniando con passione che Dio esiste, e che è Amore. Interviene sr. Fausta: In un mondo come quello di oggi, spesso caotico, frammentato, frenetico e distratto da tante cose da fare, di tempo da riempire ad ogni costo per non pensare troppo, la vita religiosa ricorda il primato dell’essere su quello del fare, il primato di Dio (questo è il centro di ogni vita cristiana!). Vogliamo offrire la novità del Vangelo, la “buona novella” di Gesù Cristo, che solo può dare ai cuori inquieti la vera pace e la vera gioia. Il nostro specifico è di vivere la vita cristiana come tutti i discepoli del Signore, ma evidenziandone una dimensione: quella del desiderio di stare con Lui, dell’attesa dell’incontro, della cura dell’interiorità e della contemplazione. Si tratta anche di proteggere la vita dall’intasamento delle cose e delle abitudini, per rimanere aperti al Dono che sempre ci viene incontro. Sr. Franca aggiunge: Non sono poche le persone convinte che una vita tutta dedicata al Signore non ha alcun senso. Ciò che interessa è solo quanto si vede e si tocca e può essere spiegato scientificamente. Ma neanche la scienza è in grado di spiegare tutto e può rispondere a tutte le esigenze dell’uomo, non può dargli la pienezza di vita a cui nel più profondo egli aspira. Dio chiama in ogni tempo alcune persone perché diventino come delle “lanterne” che illuminano la notte, dei richiami che riportano in luce ciò che era sepolto, che fanno riemergere nel cuore dell’uomo la consapevolezza di ciò che egli davvero è: un figlio di Dio, e come tale da lui immensamente amato. Anche noi Sorelle Povere di Santa Chiara proviamo a rispondere a questa chiamata: a testimoniare che Dio è un padre che ama con un cuore di madre, e non si dà pace finché non vede ritornare ogni figlio allontanatosi dalla casa dove solo può trovare quell’amore vero che il suo cuore desidera. Per questo sentiamo di dover essere grembo accogliente per tutti i fratelli e le sorelle che si avvicinano col loro carico di sofferenze, per condividerle con loro e affidarle al Padre, affinché le trasformi in occasioni di vita. Col nostro vivere in comunità cerchiamo di testimoniare che è possibile instaurare rapporti fraterni con tutti coloro che il Signore ci ha messo accanto, nonostante le nostre diversità, e desideriamo estendere questa fraternità a tutto il mondo. La nostra è una vita improntata a semplicità di rapporti e familiarità anche con chi è scelto come responsabile, accogliendo l’esempio di Gesù, che ha servito i suoi discepoli, rifiutando ogni forma di potere. La rinuncia al potere, come pure al possesso, vuole dire che si può vivere serenamente con l’essenziale: forse se il mondo seguisse questo criterio ci sarebbe pane per tutti. Ciò lo sentiamo utile particolarmente in questo tempo, in cui la globalizzazione tende ad accumulare la ricchezza solo in certe direzioni, creando per tanti una situazione di estrema povertà e addirittura miseria. E sr. Isabella: Secondo me, la vita religiosa è chiamata a saper ascoltare tutti, a dialogare con tutte le realtà senza paura del diverso. Si tratta di testimoniare la propria fede e le proprie convinzioni non difendendole come le uniche valide. Non siamo i padroni della verità! E’ importante mettersi in discussione per Amici del Monastero di San Biagio 5 non-senso o provocazione? intervista scoprire la verità dell’altro. Solo nel cammino della comunione si scopre la verità. Credo anche che per dare speranza a chi incontriamo occorre allenare il nostro sguardo, per diventare capaci di cogliere nella realtà presente i segni del Regno di Dio. Sr. Roberta, che cos’è per te “vivere in monastero”? Il monastero è stato ed è il luogo dove ho scoperto la forma di vita voluta dal Signore per me, il mio modo specifico di appartenergli; ed è stato l’incontro con una clarissa che ha “destato” in me questo desiderio. Nel tempo ho percepito che forse potevo realizzarlo attraverso questa modalità. Ho visto delle donne che vivevano la loro vita donandola: al Signore, alle sorelle, a chi incontravano ogni giorno; e la cosa che più mi ha “toccato” è stata la presenza della gioia! Sì, ho visto volti gioiosi dentro una vita semplice, quotidiana, nella preghiera e nella vita fraterna, nei lavori di casa ordinari e banali, nell’incontro con le persone che bussavano alla loro porta o partecipavano alla loro preghiera. Sr. Giovanna, qual è la scoperta più bella che hai fatto nella vita religiosa? Mi colpisce sempre l’inesauribile fantasia dello Spirito Santo che in ogni tempo ha donato alla Chiesa proprio quei modi e quelle forme di vita religiosa di cui c’era bisogno in quel momento. Ne ha davvero fatte “di tutti i colori”! Sono stupita e riconoscente di questa varietà. E tutte queste avventure di santità sono nate dallo stesso desiderio: seguire il Signore Gesù vivendo il suo vangelo. Poi quel desiderio, incontrando la realtà, ha generato forme e modi e opere così diversi. E’ interessante che nessuno possa dire: ciò che viviamo noi è l’unico modo di vivere la vita religiosa. Anzi, se uno cerca davvero di seguire umilmente il Signore, non può che essere profondamente grato della testimonianza di tutti gli altri. Ed è pure interessante che nessuna di queste forme in sé è indispensabile: tante c’erano e non ci sono più, anche oggi forse alcune stanno scomparendo mentre nascono nuove esperienze. E i movimenti ecclesiali che coinvolgono tanti laici sono frutto della stessa variopinta fantasia dello Spirito ed esprimono lo stesso desiderio. A sr. Anna Letizia chiediamo di immaginare che un giovane che sta cercando la sua strada le chieda:“dopo parecchi anni che vivi questa vita, che ne dici?” Carissimo/a, benché siano ormai 25 anni che provo a vivere questa forma di vita, non mi ci sono ancora abituata! Mi sento ancora un po’ “novizia”, nel senso che il mio cuore non solo continua ad essere abitato, come all’inizio, da grande entusiasmo per il Signore, ma anche da un crescente desiderio di cercare nelle circostanze di ogni giorno di restituire un po’ del tanto amore da Lui ricevuto. Proprio come dice S. Paolo: “Questa vita che vivo nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio che mi ha amato e ha dato se stesso per me”. Se arrivi a sentirti conquistato da un tale amore, e provi a seguirlo, inizia per te un’avventura umana e di fede che ti fa davvero prendere il largo, perché tu segui l’Amore, e non c’è nulla che non possa essere raggiunto e trasfigurato dall’Amore. Così è stato per me, che non avrei mai immaginato fosse proprio questo il mio progetto di felicità. Penso a quello che dice il profeta Geremia: “tu, Signore, mi hai sedotto e io mi son lasciato sedurre”. Egli mi ha donato una fraternità di sorelle, con la stessa missione della preghiera universale e con una diversa personalità di ciascuna: procedere insieme in unità al servizio del Vangelo, nella realtà della clausura, è stata e resta sempre una sfida per il mio io. Ma nella logica del chicco di grano ho sperimentato qui l’opportunità per fare della mia esistenza un dono per tutti, crescendo in libertà e pienezza di gioia. Ho sperimentato la bellezza nascosta e feconda della preghiera di lode e di intercessione, la fatica di stare al passo del quotidiano con i suoi imprevisti, ma anche il gusto dell’amore gratuito donato e poi ricevuto al centuplo attraverso le sorelle e tanti meravigliosi amici. Soprattutto continuo a sperimentare la presenza delicata della misericordia di Dio che mai viene meno e non delude. Carissimo/a, non temere, vale dunque davvero la pena consegnarsi a quel progetto di felicità che da sempre Qualcuno ha messo in cantiere per ciascuno di noi! E tu, Valentina, che sei ancora all’inizio del cammino, che cosa vuoi dire a chi guarda forse con stupore questa scelta? A te che ci guardi e che ti chiedi il senso del nostro essere qui oggi, vorrei dire che è possibile amarsi e essere fratelli. E’ possibile vivere relazioni autentiche senza essersi scelte l’una con l’altra o essere legate da altro vincolo se non quello di un desiderio di risposta a Qualcuno che qui ci ha chiamato. Vorrei dirti che è bella la vita fraterna e che il mio sguardo può arricchire il tuo e viceversa; il tuo servire la vita lì dove ti trovi è prezioso e necessario quanto il mio e la nostra diversità condivisa alla pari ci aiuta a portare la buona notizia che è bello essere collocati attorno allo stesso Centro. “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri”(Gv 13, 35). 6 Amici del Monastero di San Biagio Il sì di Dio ...un po po’’ di poesia Il Natale...lassù Immerso in un campo di stelle profumato d’infinito Dio contemplava trepidante l’avvicinarsi della cometa alla terra. L’astro luminoso era il segno che Lui aveva scelto di iniziare una storia nuova con l’umanità. Con i suoi figli. Con quel Figlio. Ora finalmente il suo amore avrebbe avuto un volto, il suo silenzio una parola, il suo infinito un corpo, la sua musica un canto. Era questo che Lui voleva. Da sempre. Trepidante Dio attendeva il primo vagito di quella voce... la sua. Nella notte. nella luce. Miriam F. Una pagina bianca Come su un foglio bianco scrivi in me, Signore, come su una pagina tutta da riempire, come su uno spazio libero in cui tutto è permesso... Mi fido di te, Signore! Oggi e sempre! Amen. Miriam F. Un giono nacque un bambino. Un bambino come i nostri, i bambini di tutto il mondo, i bambini di tutti i tempi, i bambini che amiamo, i nostri figli, i nostri fratelli. Ha rischiato con noi l’avventura della vita, l’avventura del limite e dell’infinito. Ne valeva la pena. Lui lo sapeva, da sempre. Era Dio. E lo ha scelto. Ha scelto noi. E ce lo ha detto. La nostra carne ha respirato quel sì, come una memoria perduta e ritrovata. Grazie a quel bambino. Miriam F. “Maria è colei che sa trasformare una grotta per animali nella casa di Gesù, con alcune povere fasce e una montagna di tenerezza” (Papa Francesco) Gloria in cielo O fratelli, sia gloria al buon Dio, su cantate, o Angeli, in cielo, si dischiuda stanotte quel velo che il peccato ascose quel dì! Il tuo canto, Signore, a Natale è l’aurora di un mondo rinato, di quel mondo che tu hai creato e che Adamo ha macchiato quel dì! Luminose son ora le stelle, un dì lacrime pianto di Adamo, un rimpianto di come eravamo, sempre triste spuntava ogni dì! Or son volti di Angeli santi, eco sacra di canti gloriosi, un richiamo ai pastori ansiosi di godere la gioia di un dì! Aspettatemi, cari pastori: sono stanco, è già lungo il mio giorno; il sorriso che vedo dintorno sia sempre la grazia del dì! Onofrio Gianaroli Con gratitudine affidiamo all’intercessione di Maria tutti voi, le vostre famiglie, i vostri desideri, e auguriamo un SANTO NATALE e un anno 2015 di serenità e di pace. Le Sorelle Clarisse Amici del Monastero di San Biagio 7 Frammenti da papa Francesco Spesso papa Francesco si è rivolto ai religiosi o ha parlato di loro. Vogliamo condividere alcune delle sue riflessioni. La vita religiosa aiuta principalmente la Chiesa a realizzare quell’attrazione che la fa crescere. La testimonianza che può attirare veramente è quella di atteggiamenti che non sono abituali: la generosità, il distacco, il sacrificio, il dimenticarsi di sé per occuparsi degli altri. E’ quella la testimonianza, il “martirio” della vita religiosa. E per la gente questo è un segnale di allarme. I religiosi con la loro vita dicono alla gente: “Cosa sta succedendo? Queste persone mi dicono qualcosa”. Svegliate il mondo! Siate testimoni di un modo diverso di fare, di agire, di vivere. E’ possibile vivere diversamente in questo mondo. consacrazione in clausura vive questa tensione interiore nella preghiera, perché il Vangelo possa crescere. Il fantasma da combattere è l’immagine della vita religiosa intesa come rifugio e consolazione davanti a un mondo esterno difficile e complesso. Gesù è andato verso tutti, proprio tutti. Non sentitevi inquieti nel rivolgervi a chiunque. A volte è difficile vivere la fraternità, ma se non la si vive non si è fecondi. La fraternità religiosa, pur con tutte le differenze possibili, è una esperienza di amore che va oltre i conflitti. I conflitti comunitari sono inevitabili: bisogna recuperare la tenerezza, una tenerezza materna. La tenerezza aiuta a superare i conflitti. Questa è la bellezza della consacrazione: la gioia, la gioia... La gioia di portare a tutti la consolazione di Dio. Non c’è santità nella tristezza! La gioia non è inutile ornamento, ma è esigenza e fondamento Nella vita è difficile che tutto sia chiaro, preciso, disegnato in maniera netta. La vita è complessa, è fatta di grazia e di peccato. Un religioso che si riconosce debole e peccatore non contraddice la testimonianza che è chiamato a dare, anzi la rafforza, e questo fa bene a tutti. Bisogna dedicare un tempo per conoscere davvero la realtà e la vita della gente. Se questo non avviene, ecco allora che si corre il rischio di essere ideologi astratti o fondamentalisti, e questo non è sano. C’è bisogno di un nuovo linguaggio, di un nuovo modo di dire le cose. Oggi Dio ci chiede questo: di uscire dal nido che ci contiene per essere inviati. Chi poi vive la sua della vita umana. Nel mondo spesso c’è un deficit di gioia. Non siamo chiamati a compiere gesti epici né a proclamare parole altisonanti, ma a testimoniare la gioia che proviene dalla certezza di sentirci amati, dalla fiducia di essere dei salvati. Abbiamo mille motivi per permanere nella gioia. La sua radice si alimenta nell’ascolto credente e perseverante della Parola di Dio. Ogni cristiano e soprattutto noi, siamo chiamati a portare questo messaggio di speranza che dona serenità e gioia: la consolazione di Dio, la sua tenerezza verso tutti. Ma ne possiamo essere portatori se sperimentiamo noi per primi la gioia di essere consolati da Lui, di essere amati da Lui. È Cristo che vi ha chiamati a seguirlo nella vita consacrata e questo significa compiere continuamente un “esodo” da voi stessi per centrare la vostra esistenza su Cristo e sul suo Vangelo, sulla volontà di Dio, spogliandovi dei vostri progetti. Grazie per quello che fate, per il vostro spirito di fede e per il vostro servizio. Grazie per la vostra testimonianza, per i martiri che continuamente date alla Chiesa, e anche per le umiliazioni per le quali dovete passare: è il cammino della Croce. Grazie di cuore. Concludiamo l’anno nel rendimento di grazie e iniziamo il 2015 benedicendo il Padre per il tempo che ci dona e invocando il suo aiuto MERCOLEDI’ 31 DICEMBRE alle 22.30 VEGLIA DI ADORAZIONE alle 24.00 EUCARISTIA Dopo la Messa ci scambiamo gli auguri in sala d’accoglienza 8 Amici del Monastero di San Biagio Il cantiere è ripartito! I lavori, che erano ripresi in primavera, sono proseguiti durante estate e autunno a un ritmo abbastanza lento. Tuttavia speriamo ormai che manchi davvero poco alla conclusione di questo stralcio: saranno così restituiti all’uso della fraternità gli ambienti più importanti della vita quotidiana: cucina, refettorio, dispensa, cantina, lavanderia, sacrestia, e una cappellina interna. Allarga il cuore vedere ambienti antichi da tempo fatiscenti restituiti a una bellezza che i nostri occhi non avevano mai potuto vedere. Non sarebbe mai stato possibile senza il vostro aiuto! Sappiamo bene quanto - nella perdurante situazione di crisi - sia difficile per voi proseguire con il generoso sostegno che non ci avete mai fatto mancare. Ma siamo certe che la vostra vicinanza non verrà meno e questo ci dà fiducia anche per i debiti che ci accompangeranno ancora per un po’. Continuiamo anche con i nostri lavoretti a cercare di dare un piccolo contributo al moltiplicarsi delle spese. ICONE IN LEGNO, CANDELE, OGGETTI DECORATI IN DECOUPAGE, CONFETTURE... e altro ancora! Possono servire come bomboniere o per fare un regalo. Il ricavato sostiene la ristrutturazione ...come contribuire? Si può contribuire inviando offerte direttamente al Monastero delle Clarisse, in P.tta Pietro Garbin (già S.Biagio), 5 - 47121 Forlì (tel. 0543 26141) Oppure versando sui conti correnti sottoscrizioni intestati al Monastero: C/c Postale n. 17820473 intestato a Monastero delle Clarisse di San Biagio - Forlì IBAN IT 89 L 07601 13200 000017820473 C/c Bancario c/o Banca di Forlì - Sede Centrale - Forlì IBAN IT 21 B 08556 13200 000000156101 NUMERO E’CAMBIATO Grazie a tutti per l’aiuto che ci date! SEGNALIAMO CHE QUESTO
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