IL COMUNE CITTADINO Le origini del comune Comune: organizzazione istituzionale della comunità cittadina. XI-inizio XII secolo: nelle città molteplicità di poteri e di nuclei di aggregazione politica: vescovi, famiglie comitali e vicecomitali, marchesi, comunità cittadina, organizzata o meno in comune. I consoli, magistratura saltuaria. L’arengo. La collaborazione con il vescovo. Seconda metà XII secolo: l’affermazione del comune. Le case torri Case torri Pisa nel XIV secolo Il gruppo dirigente consolare Jean-Claude Maire Vigueur, Cavalieri e cittadini. Guerra, conflitti e società nell’Italia comunale, Bologna 2004. Il gruppo dirigente comunale coincide con i milites. Militia: la “classe” dei milites. Una “classe” aperta. Il modello milanese (Hagen Keller), il modello fiorentino (Maire Vigueur, Enrico Faini), il modello pisano. Dalla militia all’aristocrazia consolare. Il processo di comitatinanza Il contado, un’area rurale piuttosto ampia sottoposta al controllo politico della città, è tipico delle città dell’Italia centro-settentrionale (Italian city-states). Il comitatus e i diversi progetti di potere nelle campagne. La lenta affermazione della città: la giustizia, le spedizioni militari, patti di fedeltà. La svolta solo a fine XII-XIII secolo. Le superiori risorse demografiche ed economiche della città. Il comune podestarile La militia dalla violenza endemica alla bipolarizzazione dei conflitti. L’affermazione del podestà forestiero professionale (fine XII-inizio XIII secolo). La struttura istituzionale del comune diventa più complessa e articolata; aperture a gruppi sociali estranei alla militia. Il popolo Il populus da indicazione della comunità cittadina nel suo complesso a denominazione di una parte politica. La base sociale del popolo: i ceti produttivi della città. Mobilità sociale e chiusura della militia. La scelta di puntare sulle solidarietà orizzontali. L’organizzazione del popolo: dalle federazioni di società armate all’associazione unitaria. Il programma politico del popolo Partecipazione politica più ampia e differenziata; contrasto alla concentrazione di potere nelle mani della militia. Programma fiscale: eliminazione dei privilegi fiscali della militia; gestione più attenta dei beni comunali; passaggio a sistemi fondati sull’accertamento della ricchezza, come la libra. Disciplinamento dei comportamenti violenti dei milites; difesa dei più deboli; contrasto alla lotta di fazione. Il popolo dalla lotta all’affermazione La secessione dei milites: Lucca 1203 e 1214, Reggio Emilia 1200, Brescia 1200 e 1206, Piacenza 1220, 1222, 1225 e 1233, Perugia 1222 e 1225, Milano 1221, Pistoia 1236. L’affermazione del popolo tra la fine degli anni ‘40 e gli anni ‘50 del Duecento. Il comune di popolo. Il ricambio dei gruppi dirigenti; la legislazione antimagnatizia. La signoria cittadina Una nuova stagione di studi sulla signoria. Il PRIN 2008. Le interpretazioni del passato: signoria come crisi del comune, come fine delle libertà comunali; la signoria come fine dell’instabilità comunale, come stabilizzazione, come fine delle laceranti lotte dell’epoca comunale. Oggi: Sdrammatizzazione della contrapposizione tra comune – tra regime comunale, regime collegiale – e signoria (Gian Maria Varanini). Signorie “perfettamente comunali” Fino agli anni ‘30-’40 del ‘300 la signoria è reversibile. Alternanza tra signoria e governi collegiali. La signoria nasce all’interno del comune. Quasi sempre il signore è eletto dai consigli come un qualsiasi altro ufficiale cittadino. Frequente l’eelzione a podestà o capitano del popolo (o entrambi). La signoria nasce dall’interno delle dinamiche politiche comunali. I primi signori sono dei capifazione. Frutto della bipolarizzazione del conflitto. La mutazione signorile (anni ‘20-’40 del ‘300) “L’allentarsi del rapporto tra il signore e la comunità cittadina e della capacità del primo di interpretarne interessi e aspirazioni” (Andrea Zorzi). Assunzione di cariche non più inerenti alla tradizione comunale (capitano generale, capitano della custodia, dominus, difensore della città, difensore del popolo). La signoria diventa sempre più irreversibile, e avanza la dinastizzazione. Mutazione signorile Le istituzioni comunali vengono svuotate, i consigli posti sotto controllo del signore, e vi vengono installati elementi fedeli al signore. Creati consigli ristretti del signore. Cambiamento nell’immagine del signore, che fa sempre più riferimento a concetti, simboli e linguaggi monarchici. La rappresentazione monarchica «Nos Iohannes de Comitibus dei gratia dux Pisarum etc. Saluti et commodis omnium nobis auxiliante domino subiectorum, illorum precipue qui infirmitatibus corporeis sunt oppressi, sedulo vigilantes, ob summi dei reverentiam a quo nostrum regnum felix ac mansuetum sumpsit initium, et habenas iustitie non deserens successivum recipit incrementum, et ob alleviationem sumptuum et expeditionem votivam ac celerem egrotorum, utiliter providemus decernimus et sancimus… » (decreto di Giovanni dell’Agnello signore di Pisa, 29 dicembre 1365). La storia signorile di Pisa 1285-1288: signoria di Ugolino della Gherardesca e Nino Visconti, podestà e capitani del popolo. 1288: restaurazione governo popolare. 1289-1293: Guido da Montefeltro podestà, capitano del popolo e capitano di guerra, mandato triennale. Signoria? 1293-1314: Forte governo popolare. Il quadrumvirato di “quelli che più savi erano tenuti a Pisa”. 1314-1316: Uguccione della Faggiola podestà, capitano del popolo e capitano di guerra. Signoria “tirannica”. La storia signorile di Pisa 1316 cacciata di Uguccione, emerge la figura di Gherardo di Donoratico. Dal 1319 capitaneus generalis. Divide il potere con il capopopolo Coscetto da Colle. 1320-1325: Ranieri di Donoratico signore: capitano delle masnade e difensore del popolo. 1325-1329: restaurazione del regime collegiale. 1329-1335: influenza di Fazio di Donoratico, ma senza alcuna carica istituzionale. La storia signorile di Pisa 1335-1340: Fazio di Donoratico capitano delle masnade e della custodia della città e del contado di Pisa. 1341-1347: signoria di Ranieri novello di Donoratico (affiancato da Tinuccio della Rocca) con lo stesso titolo del padre. 1347-1364: regime collegiale. 1364-1368: Giovanni dell’Agnello doge di Pisa. La storia signorile di Pisa 1369-1392: signoria di Pietro Gambacorta, capitano delle masnade e difensore del popolo. 1392-1398: Iacopo d’Appiano signore di Pisa, stesso titolo di Pietro. 1399: Gherardo d’Appiano cede Pisa ai Visconti di Milano. 1406: conquista di Firenze.
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