Abbiamo conosciuto la “TANZANIA SCONOSCIUTA”

VIAGGI | Tanzania
Da una “Prima” del nuovo viaggio
TANZANIA SCONOSCIUTA gruppo Fossat
Testo di Bruno Fossat
Foto di Agostino e Marcello
Abbiamo conosciuto
la “TANZANIA SCONOSCIUTA”
S
ulla grande guida dei viaggi nel
mondo era presentato questo nuovo
viaggio, una Prima, così definito
“La Tanzania occidentale, lungo le rive del lago
Tanganika, un nuovo viaggio alla scoperta della
regione più sconosciuta del paese all’estremo sud
della Rift Valley, angoli di natura incontaminata
come i parchi Gombe e Mahale, Ruaha, Katavi
fuori dai tradizionali percorsi turistici”. Era già
sufficientemente allettante così ma, giusto per
non farsi mancare niente, l’ho un po’ modificato,
portandolo a 20 giorni anzichè 17, inserendo
anche i parchi di Udzungwa e Selous nel sud,
dato che ho potuto condividere queste scelte col
gruppo formatosi sufficientemente in anticipo.
Quindi abbiamo messo insieme la parte topica
dell’itinerario del viaggio “Altra Tanzania” con
il “Tanzania Sconosciuta”, col senno di poi un
gran bel mix. Partenza il pomeriggio del 21
settembre da Malpensa, un comodo piano voli fa
sì che alle ore 06,00 del 22 settembre 2013 siamo
all’aeroporto di Dar es Salaam, qui ci attendono
due automezzi con gli autisti Ernest e Joffrey.
Sbrigate un po’ di formalità e fatta la spesa, per
garantirci autonomia alimentare per i prossimi 4-5
giorni, partiamo verso il Selous Game Reserve ove
arriviamo alle ore 16,00.
22 – 23 – 24 settembre il Selous Game Riserve,
ancorché col rango di riserva di caccia e non di
parco nazionale, perché nella parte sud viene
tuttora praticata la “caccia grossa” coi suoi
54.000 Kmq è in assoluto tra le più grandi riserve
del continente africano nonchè la più grande
della Tanzania. L’ambiente prevalente è quello
denominato “bush” o “miombo” in swahili, ovvero
una savana arbustiva, molto ricca di piante, poche
zone aperte con distese d’erba senza alberi che
invece sono le caratteristiche savane erbose
dell’Africa orientale. La nota più caratteristica
del paesaggio è il grandissimo fiume Rufiji, che
lo attraversa interamente e che qui riceve come
affluenti il Great Ruaha e il Kilombero. Il fiume
caratterizza il paesaggio coi suoi ampi e sinuosi
meandri, che creano piccole oasi di verdissima
erba nel contesto generale completamente secco.
Inoltre il fiume è costeggiato da file di palme
borasso, dal tronco altissimo e liscio, perfettamente
4 - Avventure nel mondo 1 | 2014
cilindrico che paiono dei colonnati monumentali.
Approcciamo il Selous già il 22 settembre appena
arrivati, con un giro in barca sul Rufiji partendo dal
Hippo Camp, ove siamo accampati, dalle ore 17,00
al tramonto che avviene alle ore 18,30 – 18,40.
Avvistiamo moltissimi coccodrilli e ippopotami,
ma soprattutto uccelli sia acquatici che non
(aquile pescatrici, martin pescatori, gruccioni,
aironi, cicogne, spatole, combattenti…), la barca
consente di avvicinarsi molto agli animali.
Il 23 settembre optiamo per il safari full day,
partenza dopo colazione col pranzo al seguito,
entriamo dal gate di Mtemere e possiamo l’intero
giorno nel parco. Grande contrasto tra un ambiente
arido e secco, in cui il colore dominante è il giallo
dorato dell’erba secca, e le zone lungo il fiume
che sono autentiche oasi verdi bellissime. Ci sono
alcuni laghi, facciamo pranzo sotto un grande
albero di tamarindo sulle rive del lago Siwandu. In
questa stagione così secca sostare lungo il fiume o
lago vuol dire assistere ad un continuo andirivieni
di animali che vengono ad abbeverarsi, operazione
tutt’altro che facile e scontata dato che i predatori
qui li aspettano ed in acqua molti coccodrilli, quasi
invisibili, attendono il pasto.
Il 24 settembre attraversiamo il settore N
del Selous dal gate di Mtemere sino a quello
di Matambwe, lasciato il quale ci imbattiamo
nel primo gruppo di elefanti, sono i primi che
vediamo c’è molta emozione, nei giorni a seguire
ne vedremo a centinaia. Nel villaggio di Kisaki,
compriamo frutta fresca e verdure, ci accampiamo
al Buffalo Camp, dire che è basico è già eccessivo.
Il 25 settembre è una giornata di trasferimento
che da Kisaki, dopo aver visitato una zona di
piccoli gayser e camminato tra campi e capanne
masai, via Morogoro, Mikumi, Ifakara ci permette
di arrivare nella valle del Kilombero nei monti
Udzungwa, nei pressi del gate di ingresso
dell’omonimo parco nazionale, ci accampiamo al
Mountain View Lodge & Camp.
Il 26 settembre è dedicato alla visita del
Udzungwa Mountains NP tramite una giornata
di trek, denominato Sanje Falls trek, con guide
obbligatorie. Il percorso permette di ammirare
i tantissimi alberi, alcuni spettacolari, che 01
compongono queste rigogliose foreste che sono
tra le più antiche d’Africa, nonché alcuni tipi
02
T
03
...................................................................................
VIAGGI | Tanzania
01
02
03
Tramonto in riva al lago Tanganika
Incontri ravvicinati Ruaha N.P.
Giovane leone maschio -Ruaha N.P.
di scimmie endemiche come il colobo rosso di
Iringa. Ancorché siamo al culmine della stagione
secca, le cascate sono ancora molto piacevoli da
osservare, sono 3 salti quasi sovrapposti che in
totale sviluppano 270 mt. in altezza. Le cascate,
ancorché né percepisci il fragore da distante, ti
appaiono di fronte all’improvviso, da un’apertura
nel folto della foresta che le ingloba e le incornicia;
alla base delle medesime un piccolo laghetto
ne raccoglie le acque, qui ci facciamo un lungo,
piacevolissimo e rinfrescante bagno. Il culmine del
primo salto, quello di 170 mt, coincide con una
specie di terrazza di roccia totalmente scavata
e levigata dall’acqua a formare delle grandi
marmitte, da questo terrazzo una grande visione
sul sottostante villaggio di Sanje e sulla grande
pianura totalmente coltivata a canna da zucchero,
tanto che si intravedono molti autocarri che fanno
la spola tra le piantagioni e le raffinerie per la
produzione dello zucchero.
04
05
Abitanti di un villagio di pescatori sul lago Tanganika
Accampati lungo il Rufiji -Selous G.R.
Il 30 settembre - 1 e 2 ottobre sono trasferimenti,
in teoria fattibili in 2 giorni, ma abbiamo scelto di
non farli da forsennati. Il tratto Ruaha - Mbeya lo
abbiamo interrotto a Kisolanza, zona di Mufindi,
alla Old House Farm, un’antica grande fattoria
rimasta tale ma che ha integrato l’attività agricola
con accoglienza turistica realizzando campeggio,
cottages e ristorante. Un luogo molto bello,
rilassante, organizzato, c’è possibilità di belle
camminate tra le coltivazioni nelle proprietà della
fattoria, cosa che abbiamo fatto.
La strada per Mbeya ci porta a salire di quota, si
arriva sui 2000 mt e lo percepisce chiaramente
per l’aria più fresca e per la vegetazione, siamo
letteralmente circondati da foreste di conifere e da
boschi di eucalipto. Da Mbeya andiamo al cratere
di Ngozi, in programma c’è la salita a piedi con
visita al cratere. Impieghiamo parecchio tempo a
raggiungere il villaggio dal quale si prende la guida
e il percorso che conduce al cratere; nel frattempo
il tempo è coperto con nebbia fitta e pioggerellina;
valutiamo tra tutti di non dedicare il pomeriggio a
questa visita col serio rischio di non vedere quasi
nulla; pranzo a base di cibo africano poi, tornando
a Mbeya, senza la frenesia di correre, ci fermiamo
a vedere coltivazioni di the, caffè, manioca coi
contadini locali.
Il tratto che da Mbeya ci porta a Sumbawanga ci fa
toccare con mano come il grande traffico caotico
non sia una prerogativa solo dei paesi più sviluppati,
anzi la grande quantità di cantieri stradali in attività
ci dice altresì che anche qui, sulle principali vie di
comunicazione, si sta investendo; notiamo come
siano operative imprese europee ed altre cinesi,
ma queste ultime in netta maggioranza. Questi
giorni di trasferimento ci hanno altresì consentito
di pernottare nelle missioni della Moravian
Church, un valido punto di sosta sia a Mbeya che
a Sumbawanga.
Tanzania
Il 27 settembre è un’altra giornata di trasferimento
dai monti Udzungwa al villaggio di Tungamalenga,
porta di accesso al Ruaha NP, passando per Iringa.
A Mikumi ci si immette sulla strada Morogoro Mbeya verso Iringa, questo tratto coincide con
una lunga valle denominata la valle dei baobab.
Mai nome fu più appropriato, per ore seguitiamo
ad osservare baobab ovunque, sono letteralmente
migliaia, non sono enormi ma in questa quantità
non ne avevo mai visti. Sostiamo a Iringa per
acquisti, dobbiamo reintegrare le scorte alimentari
per i prossimi giorni, alle ore 16,00 siamo a
Tungamalenga, ci accampiamo al Tungamalenga
Camp.
Alle ore 17,00 piccolo trasferimento in auto sino
ad un vicino villaggio masai, visitiamo una famiglia
con le case tipiche in legno ricoperto di fango
essiccato (manyatta e boma x il bestiame) stiamo
lì sino al tramonto così assistiamo al ritorno delle
mandrie dal pascolo ed alla mungitura.
Il 28 e 29 settembre, due giornate piene per visite
e safari fotografico al Ruaha NP, un parco che
definire bello e ricco di animali sarebbe riduttivo.
Ci accampiamo al camp site n. 1 nel cuore del
parco, luogo straordinario, animato di giorno, molto
di più la notte. La quantità di animali avvistati e la
varietà degli ambienti che lo caratterizzano hanno
reso questo parco uno dei luoghi topici di questo
viaggio.
Il 4 – 5 ottobre, due giornate piene nel Katavi
NP, un parco tra i meno conosciuti e più sperduti,
per contro di grandissima bellezza e ricchezza
di animali. Ripropone tutti gli ambienti tipici dei
parchi africani, savana erbosa, savana arbustiva,
bush, pianure alluvionali.
Il 6 ottobre dal Katavi al Mahale NP, un percorso
da mission impossible, 9 ore di viaggio su pista a
tratti quasi impossibili, che però fa scoprire luoghi
e villaggi davvero interessanti.
Il 7 ottobre giornata dedicata al Chimps Tracking,
05
...................................................................................
04
un’esperienza davvero stimolante e gratificante
se trovi gli scimpanzè. Per altro nella ricerca degli
scimpanzè, che può durare ore o una giornata
intera, come nel nostro caso, ti consente di vedere
questa bellissima foresta che a partire dal Lago
Tanganika si inerpica sino ai 2460 mt del monte
Nkungwe la vetta più alta dei monti Mahale.
L’8 ottobre giornata di trasferimento che dal
Mahale ci porta a Kigoma, tuttavia percorriamo
una strada, praticamente nuova, parallela al lago
in posizione un po’ sopraelevata. In realtà un
percorso interessante con una successione di
scorci panoramici di grandissima bellezza; una
successione di bei villaggi di pescatori che si
caratterizzano per le numerose barche in rada e
prati argentei che luccicano al sole (in realtà sono
distese di sardine di lago messe ad essiccare al
sole a fianco delle case dei pescatori).
Il 9 e 10 ottobre voliamo da Kigoma a Dar es
Salaam ed a seguire il piano voli di rientro in Italia
via Cairo.
C’è chi dice sono solo piante ... la botanica del
nostro viaggio
Quando si deve raccontare in due frasi cosa
si è visto in un viaggio come il nostro si parla
di paesaggi e di animali, quanti leoni, elefanti,
ippopotami etc.. e delle popolazioni locali.
Di rado si dice abbiamo visto una grandissima
varietà di alberi straordinari che da soli avrebbero
giustificato il viaggio. Mi sento in dovere di
rendere il giusto omaggio a questi esseri viventi,
la cui bellezza caratterizza gli ambienti ed i
panorami africani ed il cui ruolo è fondamentale
per l’esistenza di animali e persone. Non faccio
una lunga citazione di nomi dei tantissimi alberi
che abbiamo visto, ma almeno un cenno a quelli
che, secondo me, sono i più caratteristici o che
per qualche motivo mi sono rimasti più impressi.
Doverosamente debbo iniziare dai baobab, nessun
albero come questo è emblematico dell’Africa
sudsahariana: con l’imponenza del tronco, la
particolarità della chioma che somiglia più ad un
Avventure nel mondo 1 | 2014 - 5
VIAGGI | Tanzania
apparato radicale quale che fosse stato ripiantato
al contrario come recita una leggenda africana, la
grande longevità, la grande resistenza alla siccità
ne fanno un vero simbolo della terra d’Africa.
Mai come in questo viaggio ne avevo visti tanti,
il maggior numero nella valle dei baobab lungo la
strada Mikumi - Iringa, tantissimi nel Ruaha NP
molti dei quali portano pesantissime ferite inferte
dagli elefanti, che, nei periodi di grande siccità,
perforano il tronco con le zanne alla ricerca
della riserva di acqua che il baobab custodisce
nel tronco, inoltre si cibano della corteccia e
fibre legnose superficiali del tronco, dato che
non possono accedere ai rami data l’imponenza
dei baobab. Una vera curiosità sono alcuni
baobab praticamente in simbiosi con un albero
di tamarindo, alcune di queste accoppiate sono
nel Selous. Anche questa è opera degli elefanti
i quali si cibano dei frutti, sia del tamarindo che
del baobab, quindi i semi dei due alberi vengono
“scaricati” con gli escrementi e succede che le
due piante germogliano l’una accanto all’altra e
che col tempo quasi si inglobano l’una nell’altra
offrendo un’immagine rara e bellissima. In
particolare ci soffermiamo nei pressi di una
di queste accoppiate, baobab + tamarindo, si
ritiene abbiano almeno 700 anni e dimensioni
impressionanti, noi siamo in 9 e mettendoci tutti
uno accanto all’altro riusciamo a malapena a
coprire metà della circonferenza!
La seconda citazione va a piante molto meno
imponenti ma che hanno la capacità di essere
la specie che caratterizza ambiente/paesaggio
di quasi tutte le savane d’Africa: le Acacie. Con
questo nome in genere si comprendono diverse
specie di alberi o arbusti, tuttavia gli ambienti
visitati nel nostro viaggio erano caratterizzati da
due tipi di acacie: l’acacia ombrellifera e l’acacia
spinosa. L’acacia ombrellifera è il vero simbolo
della savana, quei boschetti di acacie ad ombrello
conferiscono alle savane erbose quel particolare
fascino africano.
Nelle ore più calde, col sole verticale africano
che picchia fungono da ombrello e sotto ci
trovi tantissimi animali che si godono l’ombra,
oppure le giraffe che, con l’eleganza che le
contraddistingue, ne brucano la chioma. Le acacie
spinose, di taglio più minuto, che raggiungono le
dimensioni di alberelli, caratterizzano la savana
arbustiva, il cosiddetto bush, sono letteralmente
coperte di spine durissime, lunghe 5 – 6 cm, di
un colore chiaro e riflettente; colpite dai raggi
solari paiono argentate. Sono numerosissime,
in alcune zone sono la specie assolutamente
prevalente. Altra straordinaria e ricca famiglia di
alberi, le palme, non quelle da dattero o tipiche
dell’area mediterranea ma totalmente diverse;
le palme borasso e le palme dum. Quelle più
spettacolari sono le borasso, altissime, con un
tronco perfettamente cilindrico, liscio e possente
da sembrare più ad una colonna di granito o
marmo piuttosto che un albero, una piccola
chioma sulla cima, crescono e vivono vicino
all’acqua, (come lungo il Rufiji, il Ruaha, il Katuma)
sembrano autentici colonnati che costeggiano
06
fiumi e laghi, con grande effetto scenografico.
Le palme dum, così diverse dallo stereotipo della
palme, col tronco ramificato e ciuffi di foglie sulla
sommità, spesso utilizzate dagli uccelli rapaci
come posatoi, sono anch’esse una caratteristica
delle savane. Tra le zone visitate in questo viaggio
almeno due ovvero Udzungwa NP e Mahale NP
sono foreste tra le più antiche d’Africa e tra le più
ricche di biodiversità. Questo è il regno degli alberi,
molte sono piante officinali da cui si estraggono
sostanze essenziali per la medicina tradizionale e
quella popolare. Da questo mare verde si ergono
esemplari giganteschi che raggiungono i 40 –
50 mt di altezza tra cui sterculia appendiculata,
antiarix toxicaria ed enormi fichi strangolatori che
si avviluppano ai grandi alberi provocandone una
lenta morte. Inoltre piante epifite e parassite, dalle
eleganti orchidee ed un intricato groviglio di liane.
Le cime di questi alberi sono l’habitat ideale di
molte varietà di scimmie e di uccelli.
Fatte salve le foreste montane e le oasi verdi lungo
fiumi e laghi, il colore prevalente e quasi omogeneo
è il giallo dorato dell’erba secca e tonalità di ocra
di arbusti vari; ogni tanto però una macchia di
colore di una bella tonalità tra il blu e il violetto, si
tratta dei jacaranda. Sono alberi che raggiungono
anche grandi dimensioni, vengono anche piantati
nei giardini e nei viali alberati delle città, fioriscono
in questo periodo e creano macchie di colore
bellissime, evidenti anche da molto lontano.
Nella città di Iringa abbiamo percorso la jacaranda
street ... molto bella.
Monti Udzungwa vista su pianure coltivate a canna
da zucchero
procavie, serpenti, iene, sciacalli. Non è un lungo
elenco di animali avvistati che voglio evidenziare
piuttosto alcune scene/situazioni che mi paiono
rappresentative.
Ad esempio all’Hippo Camp nel Selous la 2° notte
i miei compagni si lamentarono di una “bestiaccia
o uccello” che con grida e versi tremendi impediva
di dormire o almeno disturbava parecchio. In piena
notte, mentre vado verso il bagno, sorprendo su
un ramo basso, che potrei toccare, la “bestiaccia
dalle urla terrificanti” è un galagone.
Ovvero una proscimmia, di piccole dimensioni,
ricoperta di morbida pelliccia, lunga coda, testa
rotonda simile ad un orsetto con due enormi
occhioni tenerissimi; talmente carino che lo
prenderesti in braccio per coccolarlo…sembra
quasi impossibile da un esserino così grazioso
e minuto escano potenti versacci sgraziati. Nel
Ruaha NP l’avanzata stagione secca ha fatto sì che
in molti tratti il fiume non avesse più acqua, ma
una lunghissima striscia di sabbia da sembrare
una lunga spiaggia incassata tra due rive. Vi
scopriamo un piccolo branco di elefanti molto
determinati nel loro lavoro.
Dopo aver fiutato con la proboscide in quali punti
vi sia acqua sottostante, iniziano lo scavo del
piccolo pozzo, prima incidono la parte compatta
con le zanne, poi con vigorosi colpi di zampa
rimuovono la sabbia, e poi di nuovo daccapo,
finché cominciano ad estrarre sabbia bagnata.
A quel punto sospendono per un po’ e….. scavano
un altro pozzo poco distante. Poi tornano al
precedente che nel frattempo ha accumulato
acqua per trafilamento e che si è anche un po’
sedimentata ed iniziano a bere e farsi la classica
doccia. Quando il pozzo è privo di acqua si passa
ad un altro e così via. La cosa più divertente
sono i piccolini che, non avendo la proboscide
abbastanza lunga per pescare l’acqua, cadono
nel pozzo a testa in giù e rimangono incastrati,
ma il loro dramma dura poco perché le madri o
zie o sorelle, sempre attentissime, li avvolgono
delicatamente con la proboscide e li estraggono.
Quando con calma, anche dopo ore, gli elefanti
si ritirano e vanno altrove questi loro pozzi
restano a disposizione degli altri animali che
in successione si alterneranno a bere; sempre
secondo la regola della savana, ovvero chi è più
Tanzan
6 - Avventure nel mondo 1 | 2014
Animali
Un viaggio nei parchi nazionali africani ha
come obiettivo prevalente l’osservazione della
straordinaria e mitica fauna selvatica africana, un
elemento che da solo giustificherebbe il viaggio.
Certamente colpiscono i grandi classici ovvero
leoni, elefanti, ippopotami, bufali, zebre, giraffe,
antilopi, gazzelle, coccodrilli, etc..
Ma esiste una fauna “minore”, che assolutamente
minore non è, se non perché meno conosciuta
ai più, che arricchisce enormemente il panorama
faunistico; tra questi annoveriamo centinaia di
specie di uccelli ( acquatici, rapaci, granivori,
insettivori), scimmie come cercopitechi e
babbuini, galagoni, varani, manguste, genette,
06
...................................................................................
VIAGGI | Tanzania
07
grosso passa prima. Nel Katavi NP, al Garden
Hippo View Camp, dallo spiazzo ove avevamo
montato le tende, guardavamo le molte decine di
ippopotami che stavano nel fiume sottostante a
pochissimi metri di distanza e si cercava di capire,
dato che notoriamente la sera gli ippopotami
escono per andare a pascolare, quali fossero i
loro percorsi abituali e se le nostre tende fossero
proprio sul percorso. Ad un tratto alcuni rumori e
scuotimento di alberi, nella scarpata che scende
al fiume di fronte al campo, richiamano la nostra
attenzione. Prima uno, poi due, poi tre, alla fine
sono sei gli elefanti che scendono al fiume e
lentamente risalgono nel nostro campo…stavamo
prendendo le misure per gestire gli ippopotami e ci
troviamo invasi dagli elefanti. Mentre a voce bassa
confabuliamo sul da farsi (chi propone di chiudersi
nelle auto, chi nelle tende, io sono per restare quieti
e fermi) vista la nostra presenza i proposcidati,
con calma e con “rispetto”, cambiano direzione
ed aggirano il campo senza attraversarlo…quasi
come una cortesia nei nostri confronti.
E’ noto che l’attività degli animali è massima di
notte, purtroppo però non è dato vederla anche se
la percepisci molto bene sul piano sonoro.
Tuttavia qualcuno che la notte si fa vedere proprio
nei campeggi e si avvicina anche molto c’è ed è la
genetta. Un piccolo felino maculato, coda lunga,
occhi grandi da animale notturno, simile ad un
gattopardo, si aggira in cerca di cibo….basta
una pila per illuminarla è un animale molto bello,
grazioso, un po’ timido, una piacevole compagnia
nelle ore che dopo cena si trascorrono attorno
al fuoco ad ascoltare ed osservare, per quanto
possibile, la vera vita selvaggia africana. Maledetti
baboons!!! Siamo al Camp site n. 1 nel Ruaha NP,
luogo splendido!
Fatta colazione partiamo con le jeeps per il safari
fotografico mattutino, abbiamo portato via tutto il
cibo per evitare che attraesse animali alle nostre
tende. Giusto qualche mezzo limone spremuto nel
the che avevamo dimenticato in una pentola…che
sia bastato questo?
Sta di fatto che al ritorno dal game drive troviamo
il campo disastrato, su sei tende 5 sono malridotte,
mezze a terra con la paleria contorta quando
non rotta. Un minimo di indagine e si capisce
che il campo è stato “assalito” da un gruppo di
babbuini, in effetti stamani avevamo visto un
grosso branco poco distante dal campo. Abbiamo
dedotto che, cibo a parte, le tende per loro sono un
divertimento vi si lanciano sopra e dall’una all’altra
sfruttando l’effetto elastico finché la paleria si
rompe o si sgancia; abbiamo dovuto impiegare
nia
parecchio tempo per recuperare i danni mentre
loro, appollaiati sulla parte alta di un grande
albero… ci osservano con una grande faccia
da c… quasi come a dire riparano la giostra…
appena se vanno si fa un altro giro... maledetti
baboons!! Il pomeriggio prima di ripartire per il
game drive metteremo “ a terra” tutte le tende per
preservare la paleria residua che è già abbastanza
compromessa. Chi ha già girato un po’ di parchi
africani sa che uno dei soggetti più ambiti da
avvistare, proprio perchè raro e sfuggente, è
il kudù maggiore specie il maschio con quelle
magnifiche corna spiralate. Nei parchi del sud
Tanzania non è così, ne abbiamo visti tantissimi
e non sono così elusivi come in altre parti e si
lasciano osservare. Una citazione anche per le
giraffe, non perchè altrove non c’è ne siano, anzi è
un animale molto diffuso, però in tale quantità non
mi era mai capitato di incontrarne.
African campsites
In un viaggio come questo i campsites sono
indispensabili per ragioni logistiche, economiche
e talvolta sono la sola soluzione possibile. Ci sono
due componenti che li caratterizzano, uno è il
confort in genere non elevato ma in taluni casi
molto basico, l’altro è la componente “wild” ovvero
quanto più è inserito nel mondo selvaggio della
natura e quindi potenzialmente in grado di offrire
“incontri ravvicinati”.
Di norma più un camp è “wild” più è “basico”
anche se non è automatico questo rapporto. Sta di
fatto che poi nei ricordi rimangono impressi quelli
“very wild” e quelli “ very basic”. Della serie “very
basic” non si può non parlare del “Buffalo Camp”
di Kisaki, nei pressi del Selous Game Riserve
ingresso di Matambwe. Il camp è posto appena
fuori il villaggio di Kisaki, la collocazione non è
legata ad una particolare vista o contesto ma
assolutamente anonima. Trattasi di uno spiazzo
in terra con alcuni alberelli, niente acqua, niente
infrastrutture di alcun genere, solo un gabinetto
realizzato con buca nel terreno e vaso a sedere
in legno, contornato da un telo che scherma la
vista. Quindi più basico di così sarebbe difficile
da immaginare….si potrebbe ancora eliminare il
gabinetto.
Ma ciò che ha impattato sulla nostra impressione
è stato anche il contesto di contorno del campo,
vi erano erba alta e secca, arbusti e cespugli
vari i quali erano stati incendiati. Al nostro arrivo
il campo era circondato da una vasta area
totalmente incenerita, ove qua e là erano presenti
piccole fiamme e tizzoni ardenti; a migliorare il
...................................................................................
Cascate Sanjie Udzungwa N.P.
tutto regolari folate di vento che, oltre a ravvivare
i fuocherelli rimasti, ti sparavano addosso cenere
caldissima e pezzetti di brace ardente. Era difficile
dire che sembrava di essere in un bel campeggio per
turisti piuttosto che in una succursale dell’inferno
dantesco. E’ stato però un momento utile, per me,
per capire il livello di adattabilità del gruppo, era
lecito aspettarsi almeno un po’ di proteste, invece
salvo inevitabili espressioni di incredulità iniziale,
si sono tirati su le maniche, montato il campo e
la cucina. L’unica richiesta che mi hanno fatto è
stata questa “quando saremo tornati in Italia non
dire a nessuno che abbiamo pagato per stare in un
posto così”. Siccome eravamo nei primi giorni del
viaggio questo particolare mi ha fatto capire che il
gruppo era “pronto per questo viaggio” e che non
avremmo più potuto avere problemi di adattabilità
in fatto di pernottamenti.
Della serie “very wild” d’obbligo va segnalato il
camp site n. 1 all’interno del Ruaha NP. Una specie
di terrazzo naturale prospiciente un’ansa del fiume
Ruaha, con 3 – 4 alberi sotto i quali è possibile
collocare le tende. Unica infrastruttura presente un
piccolo prefabbricato in cui vi sono 2 wc e 2 docce,
con grande tanica soprastante che garantisce
l’acqua calda per irraggiamento solare.
Il campo non ha la nessuna forma di delimitazione
per cui gli animali vi accedono liberamente sia dal
fiume che dalla savana circostante. Qui, durante
la nostra assenza per il game drive, abbiamo
subito l’assalto di un branco di babbuini che
hanno rovinato parecchie tende. Qui, appena
terminato un veloce pranzo, è caduto un serpente
verde dall’albero soprastante, giusto alle spalle di
una partecipante…. faremo poi in modo di farlo
fuggire anche se preferisce nascondersi sotto le
nostre tende e bagagli. Qui la notte gli ippopotami
sono usciti dal fiume e c’è li siamo trovati attorno
un po’ ovunque. Qui una giraffa, nell’alveo del
fiume sfruttando la sua notevole altezza brucava
i cespugli posti proprio davanti a 2-3 metri da
noi.… che strano vedere la testa della giraffa che
bruca all’altezza dei tuoi piedi, quando si tratta
dell’animale più alto del regno animale! Qui la
notte abbiamo ascoltato il grande concerto della
savana (elefanti, ippopotami, leoni, iene, sciacalli e
tanti altri ognuno col suo verso o col suo ruggito),
ognuno preso a sé è solo un verso ma nell’insieme
diventano davvero un concerto, fortunatamente
con alcune pause.
Bellissimo Ruaha N.P.
Tra quelli che normalmente si indicano come i
parchi del sul Tanzania, ovvero Selous, Mikumi,
Udzungwa, Ruaha, una nota particolare va al
Ruaha, per me il più bello tra tutti. Un paesaggio
bellissimo fatto di altopiani e orizzonti infiniti in
ogni direzione. Un ambiente molto particolare
è quello creato dal fiume Ruaha, lungo il quale
una vegetazione particolare crea un microcosmo
bellissimo, autentiche oasi. Una particolarità sono
le palme borasso, ma anche le palme dum creano
oasi di verde lungo il fiume. Vi sono numerosi
piccoli laghi lungo il corso del fiume, adesso
in piena stagione secca, una meta irresistibile
Avventure nel mondo 1 | 2014 - 7
VIAGGI | Tanzania
per qualsiasi animale. Gli altopiani sono il regno
incontrastato delle acacie e dei baobab che
conferiscono quel particolare aspetto “savana”.
Moltissimi baobab hanno il tronco che riporta
grandi ferite, alcuni addirittura con fori da parte a
parte, è l’effetto elefanti che cercano la riserva di
acqua nel tronco. Il primo giorno nel Ruaha non
avvistiamo felini, il secondo giorno avvistiamo ben
25 leoni, in 3 gruppetti distinti, ma presumibilmente
del medesimo branco e tutti relativamente vicini al
camp n. 1 ove siamo accampati. La sera al campo,
prima del buio, grande disponibilità di tutti a
recuperare legna per accendere il fuoco notturno,
non solo, qualcuno propone l’accensione di più
fuochi attorno al campo ... amanti del fuoco o......?
Oltre al paesaggio bellissimo e una flora
spettacolare, ovunque guardi a terra vedi animali
di ogni genere, ovunque guardi in acqua vedi
ippopotami e coccodrilli, ovunque guardi in cielo
vedi uccelli in volo o appollaiati. Il Ruaha è un
paradiso naturalistico.
L’isolamento del Katavi NP
Sia prima che dopo il viaggio mi è capitato di
parlare con persone con relativa buona conoscenza
di luoghi e viaggi africani ma tutti a sentire Katavi
NP scuotevano la testa…. mai sentito. In effetti,
insieme al Mahale credo sia il meno conosciuto
tra i parchi tanzaniani, anche io prima di iniziare
la preparazione del viaggio li avevo mai sentiti.
Come recita la Lonely Planet il Katavi NP riceve in
un anno gli stessi visitatori che riceve il Serengeti
in un giorno. In effetti in 3 giorni di permanenza
abbiamo incontrato un solo automezzo. Oltre che
sconosciuto è anche remoto, rispetto a viaggi nel
sul o nel nord Tanzania, resta comunque distante
almeno 2 ulteriori giorni di viaggio in più, ma a
dispetto di questo suo isolamento, sia geografico
che di notorietà, il Katavi è un parco bellissimo da
ogni punto di vista. E’ molto vario e, come fosse
una miniatura, ripropone gli ambienti tipici dei
vari parchi tanzaniani: savane erbose senza alberi
che ricordano il Serengeti, savane con acacie tipo
Ruaha e Masai Mara, savana arbustiva tipo Selus o
Tarangire. Ma poi perché volerlo fare assomigliare
per forza ad altri, il Katavi assomiglia solo a se
stesso, con la sua straordinaria varietà di ambienti.
Ed è ricchissimo di animali di tutti i tipi, mosche
tze tze comprese. Luogo molto particolare la
grandissima pianura alluvionale denominata
Katisunga Plain di 425 kmq, più conosciuta
come “Paradise”, accoglie una quantità e varietà
di animali impressionante; il fatto poi che non
sia attraversabile dagli automezzi (si finirebbe
sommersi nel fango o negli acquitrini) fa sì che
gli animali non siano mai disturbati…..tanto è
che osserviamo una mandria di bufali di almeno
500 esemplari, ma è pullulante di ogni tipo di
animale e di una grandissima quantità e varietà
di uccelli. Avevo pensato all’Ikku Camp per i nostri
pernottamenti, posto proprio nel cuore del parco
sui bordi del fiume Katuma, ove di norma sostano
centinaia di ippopotami. Purtroppo non è stato
possibile, la presenza di 4 – 5 ippopotami morti,
già in avanzato grado di decomposizione, proprio
08
Bimba Masai villaggio di Tungamalenga
nei pressi del campsite, oltre a rendere l’aria
irrespirabile, creava problemi igienico- sanitari,
tanto è che anche la pompa manuale, da cui si
attinge l’acqua per il campo, era stata chiusa dai
rangers per pericolo di contaminazione, abbiamo
dovuto optare per il Garden Hippo View Lodge &
Camp, ma ci è spiaciuto molto perchè quello è un
luogo straordinario. Non erano certi i motivi della
morte degli ippopotami, ma trattandosi di grossi
esemplari, è ipotizzabile che fossero maschi
dominanti che, in questo periodo di siccità ove
non possono più rimanere nelle loro aree sul fiume
perchè prive di acqua, hanno dovuto spostarsi,
con il loro branco, nelle poche zone ove c’è ancora
acqua e si sono scontrati coi maschi dominanti del
posto. Questi scontri provocano talvolta ferite gravi
e profonde che si infettano e portano alla morte
dell’animale. Nel Katavi abbiamo sperimentato
anche il “walking safari” ovvero percorso a
piedi, scortati dai ranger armati, per avvistare
animali, durata 4 ore. Esperienza interessante,
ovviamente molti avvistamenti sono più difficili,
perché gli animali mantengono una distanza di
sicurezza molto più grande se trattasi di persone
a piedi rispetto agli automezzi a cui permettono
di avvicinarsi molto di più. Per contro alcuni
incontri, se un po’ ravvicinati come è successo
con un gruppetto di bufali, sono decisamente più
adrenalinici. In ogni caso cambia la prospettiva
di osservazione, puoi osservare ogni particolare
da vicino, specie della vegetazione ed udire ogni
verso data anche l’assenza di rumori.
e nel frattempo la strada peggiora sempre più, in
alcuni tratti chiamarla strada è davvero eccessivo.
Siamo sui 2000 mt. e viaggiamo immersi in
foreste di bambù, molto fitte, scure ed opprimenti;
per fortuna disponiamo di automezzi in buone
condizioni e potenti, in grado di spuntare su
pendenze elevate e fondo strada disastrato. Dopo
ore di viaggio così davvero non sai più dove sei né
dove vai, la vegetazione che ti impedisce ogni vista
prospettica, assenza totale di indicazioni, gli autisti
si fermano a chiedere informazioni ogni qualvolta,
raramente, incontriamo qualcuno a piedi, ma per
quanto possa sembrare strano la più parte delle
persone non sa dove porta questa strada. Quelli
che dicono di saperlo, spesso danno indicazioni
totalmente contrastanti, sia sulla direzione che
sui tempi di percorrenza. Poi inizia il percorso in
discesa, questo almeno dovrebbe voler dire che
abbiamo scavalcato la catena montuosa che corre
parallela al lago Tanganika. Abbassandoci di quota
usciamo dalla foresta di bambù e procediamo nei
boschi con alberi simili al mogano, poi riprendono
anche piccole aree coltivate e piccoli sparuti
villaggi, il più significativo dei quali è Mwesi.
Ad un tratto una immensa distesa turchese
all’orizzonte; il mitico lago Tanganika, ma è ancora
distante e più in basso. Da qui in poi più che un
percorso inizia una vera gincana, percorriamo una
pista che sembra un labirinto, piena di passaggi
critici come zone sabbiose, guadi di torrenti nel
fango scivolosissimo…in molti tratti la strada
si riduce ad un viottolo ove passano o a piedi o
in bicicletta, con l’automezzo ci si va a cavallo
facendo attenzione a non arenarsi.
A parte la strada tremenda i luoghi sono molto belli,
vegetazione rigogliosa, verdissima, coltivazioni di
banane, manioca, mais, papaia, alberi giganteschi
di mango e palme. Oramai siamo vicini al lago,
alcuni villaggi di pescatori, lo notiamo da alcuni
prati che sembrano enormi teli argentati che
luccicano al sole, sono le dagaa ovvero le
sardine del Tanganika, qui il pesce di gran lunga
più pescato, distese al sole ad essiccarsi. Una
Tanzania
8 - Avventure nel mondo 1 | 2014
Mahale: bello e irraggiungibile … e scimpanzè.
Se il Katavi vive nel suo splendido isolamento il
Mahale NP vive nella sua irraggiungibile dimora.
Questa affermazione è tanto più valida se si è,
come noi, viaggiatori a budget ridotto, altrimenti
se vai con gli aerei 4 – 10 posti dei costosi safari
tour è cosa diversa, perché la pista di atterraggio
è presso il gate nord del parco, stessa cosa vale
anche per il Katavi e gli alti parchi del sud Tanzania.
Avendo noi lasciato il Katavi e volendo arrivare
al Mahale avevamo previsto di andare a Kigoma,
una giornata di viaggio ed il giorno successivo
trasferimento in barca veloce al Mahale, un’altra
giornata, anche perché non risultavano altre
possibilità. Durante il game drive nel Katavi l’unico
automezzo che abbiamo incontrato, guarda il
destino quando ci si mette, proveniva dal Mahale,
percorrendo una strada che taglia la catena di
monti lungo il Tanganika e raggiunge Mpanda.
Abbiamo subito optato anche noi per la stessa
soluzione, così abbiamo pure risparmiato un
giorno, ben sapendo che questo percorso sarebbe
stato piuttosto difficoltoso e sconosciuto….non
tanto per noi (poco importa) ma per gli autisti
(parecchio importa). Raggiunta Mpanda si prende
la derivazione verso occidente, il primo tratto è una
sterrata in condizioni discrete, poi una seconda
deviazione su una strada più piccola priva di
qualsiasi segnaletica. Man mano ci si alza di
quota, si attraversano zone coltivate e bei villaggi,
uno dei principali è Landamilumba. Proseguiamo
in direzione NO, saliamo di quota sempre di più
...................................................................................
a
VIAGGI | Tanzania
09
volta essiccato viene venduto un po’ ovunque
nel paese e concorre a preparare uno dei piatti
tipici nazionali, l’ugali una polenta di mais bianco
accompagnata con sughetto a base di dagaa.
Finalmente alle ore 15,30, dopo 8 ore e mezza
di percorso duro, impegnativo e talvolta un po’
alla cieca, siamo a Mogambo la località sul
Tanganika che costituisce il gate di ingresso da
nord del Mahale NP, dove c’è anche la pista di
atterraggio per gli aerei dei safari tours. Presso
l’ufficio dei rangers guardiaparco paghiamo
l’ingresso, facciamo la registrazione; quindi il
Mahale esiste, ed in qualche modo via terra
è persino raggiungibile anche se per qualche
momento ne avevamo dubitato. Da qui con delle
barche veloci a motore, in dotazione al parco, in
poco più di mezzora di navigazione raggiungiamo
il camp e i bandas del Tanapa, che faticosamente
eravamo riusciti a prenotare. Anche se breve
questo tratto di navigazione ci piace moltissimo
perché ci fa scoprire la bellezza del Tanganika, che
è decisamente superiore alle attese.
A parte l’immensità del lago, il colore splendido
delle acque che cambia a seconda della luce,
i monti Mahale paralleli alla costa, alti sino ai
2500 mt del Monte Nkungwe, quasi precipitano
nel lago data la forte pendenza del versante. Qui
una foresta lussureggiante va dalle rive del lago
alla cima dei monti, si specchia nelle acque che
quindi paiono verdi ed, ogni tanto, una piccola
baietta di sabbia bianchissima…..sembra più una
immagine caraibica che non africana. Al momento
dello sbarco colpisce la perfetta trasparenza
dell’acqua, appena sbarcati ci troviamo su una
bellissima spiaggetta bianca, incastonata fra lago
e foresta, ancora non ci par vero di essere in un
posto così idilliaco. Percorsi ca 50 mt ci si infila
nella foresta e subito, ancorché ben mimetizzati,
i bandas del Tanapa, sono 5 costruzioni ognuna
delle quali ha 2 camere doppie con servizi, molto
confortevoli, inoltre ad una costruzione ad uso
comune in cui vi è una grande sala da pranzo,
cucina, deposito viveri. Molte le attività possibili,
sempre però con l’ausilio delle guide locali,
vietato introdursi nella foresta da soli; walking
forest, pesca sportiva, snorkeling, navigazione,
canoa, kajak ma quella principale per cui turisti
e viaggiatori vengono qui è il Chimp Tracking o
più sbrigativamente Chimping; ovvero la ricerca e
osservazione degli scimpanzè. Gli scimpanzè del
Mahale NP, che ammontano a ca. 1700 esemplari,
sono da 50 anni oggetto di studio e osservazione
da parte dell’Università Giapponese di Kyoto, un
gruppo di questi scimpanzè è stato abituato alla
presenza delle persone. Vi sono regole obbligate:
gruppi di massimo 6 persone con guida, tempo
massimo di contatto un’ora, non si devono
avere malattie trasmissibili raffreddore incluso,
uso di mascherine monouso in presenza degli
scimpanzè, niente flash, non fissare o additare un
animale ecc.... praticamente la stessa procedura
già utilizzata altrove per l’osservazione dei gorilla
di montagna. Partiamo zaino in spalla alle 8 e, per
irti sentieri, risaliamo le pendici della montagna
verso la zona in cui ieri erano stati avvistati gli
scimpanzè, nella speranza che non si siano
spostati di molto. Essendo noi in nove siamo divisi
in 2 gruppi, ognuno con la propria guida, facciamo
il primo tratto assieme poi ci dividiamo, le guide
sono dotate di radio per cui il primo gruppo che
avvista gli scimpanzè lo comunica all’altro. La
ricerca si basa sull’ascolto, dato che gli scimpanzè
emettono vocalizzi per comunicare tra loro e
sulla osservazione di eventuali tracce recenti;
certamente non può essere a vista dato che in
queste foreste, molto fitte e rigogliose, già a pochi
metri di distanza non si vede nulla. Proseguiamo per
cinque ore con questa alternanza tra camminare e
ascoltare, con esito totalmente negativo, alle 13
decidiamo per il rientro al campo, per un pranzetto
e sosta, anche perchè l’assenza totale di vocalizzi
e tracce fanno pensare che gli animali abbiano
abbandonato questa zona. Concordiamo con le
guide di fare ancora un tentativo il pomeriggio
prima del tramonto. Un bagno rinfrescante nel
Tanganika e pranzo ci rinfrancano un po’, verso
le 16 ripartenza in foresta, una guida va avanti
veloce alla ricerca degli animali, noi seguiamo con
la seconda guida. Fa molto caldo ed in foresta,
come ben sa chi ci è già stato, non c’è un filo di
vento mentre c’è un tasso di umidità elevatissimo,
per giunta i sentieri sono in salita con forte
pendenza ... morale siamo grondanti di sudore.
Alle 17,30 via radio arriva comunicazione che la
guida ha trovato gli scimpanzè, però sono distanti.
Ciò significa che, se vogliamo vederli finchè c’è
luce, prima che vadano a dormire nei nidi sugli
alberi, dobbiamo fare più che una camminata una
corsa. Accettiamo la sfida, ma correre su sentieri
impervi, con frequenti passaggi tra intrighi di
liane e folta vegetazione, è davvero impegnativo
pur mettendo in conto qualche craniata e
qualche scivolata. Dopo un’ora a questa andatura
finalmente li raggiungiamo, sta tramontando e la
luce è già ridotta, riusciamo comunque a vederli
bene, la difficoltà è fotografarli visto che non
si può usare flash. Vediamo alcuni componenti
del branco che già si stanno preparando per la
notte, salendo sugli alberi a prepararsi il giaciglio:
...................................................................................
Riposo di gruppo, Ruaha N.P.
spezzano rami e raccolgono foglie e frasche che
dispongono sulle biforcazioni dei rami a formare
una specie di nido. Purtroppo non abbiamo tempo
di osservarli con calma nelle loro attività, perchè
sta diventando buio e siamo molto distanti dal
campo, tuttavia bastano pochi minuti per capire
come siano così diversi nei comportamenti dagli
altri animali osservati nei giorni precedenti e più
simili a noi. Tutti gli altri animali hanno reazioni
istintive, quasi frenetiche, tipo causa - effetto,
indistintamente per tutti i componenti il branco.
Gli scimpanzè no, hanno comportamenti più
“individuali”, non c’è frenesia e spesso prima
di una azione, che sia la scelta di un percorso,
salire su un albero, raggiungere un compagno ...
si fermano e con calma valutano il da farsi e, a
decisione presa, agiscono ... ciò che voglio dire è
che si percepisce chiaramente che siamo difronte
ad un essere pensante!! Sensazioni analoghe le
avevo provate solo ed esclusivamente in presenza
dei gorilla di montagna sui vulcani ugandesi. Un po’
di rammarico per non essere riusciti a raggiungerli
prima, per poter stare più tempo a contatto, ma
contestualmente la gioia di averli visti e incontrati,
lungo il sentiero in foresta ci passavano a fianco,
allungando il braccio avremmo potuto toccarli
... chissà una stretta di mano tra lontani cugini
sarebbe stata una bella cosa. Il rientro al campo,
che in normali condizioni sarebbe stato una
semplice camminata in foresta di circa un’ora e
mezza, percorso completamente al buio diventa
una piccola avventura a sè. I percorsi in foreste
così fitte sono già quasi bui il giorno, immaginatevi
la notte, non avevamo neanche una pila tra tutti
guide comprese. I principali ostacoli o pericoli
venivano segnalati a voce col passaparola ...
“ramo a destra altezza viso”, “buca sul sentiero”,
“groviglio di liane” ecc .... metodo di grande
aiuto ma non infallibile ... quando si sentivano
improvvise imprecazioni significava che c’era stata
una falla nelle comunicazioni. Poi ci sono questioni
oggettive, ad esempio io sono alto 193 cm, quelli
davanti a me ovviamente non segnalavano
ostacoli aldisopra delle loro teste, anche perchè
Avventure nel mondo 1 | 2014 - 9
09
VIAGGI | Tanzania
nè li vedevano nè li sentivano, quindi ... erano tutti
miei ... Prima di giungere al nostro campo siamo
passati in un altro insediamento e, come bambini
in ricreazione, ci siamo messi ad urlare imitando
versi e grida degli scimpanzè, abbiamo scatenato
un po’ di panico tra i presenti che sono corsi fuori
con le pile temendo un assalto di scimpanzè
impazziti, dato che notoriamente gli scimpanzè
non si muovono col buio. È vero le scimmie col
buio non si muovono ma altri animali sì, come ad
esempio i leopardi che qui sono numerosi, perchè
trovano habitat ideale e molte prede dato, oltre
agli scimpanzè, sono presenti molti tipi di scimmie
ed alcune antilopi di piccola taglia.
Tra le tante comunicazioni vocali al buio ci eravamo
anche accordati che, qualora uno di noi fosse
stato assalito da un leopardo, avrebbe dovuto
comunicarlo agli altri in tono moderato con termini
contenuti, per non generare panico nel gruppo!
Arriviamo a destinazione, è buio da quasi 2 ore,
chi ci aspettava, tra cui 2 componenti il gruppo
che avevano rinunciato alla ricerca pomeridiana,
tira un sospiro di sollievo, oggettivamente, oltre
che essere vietato, muoversi in foresta al buio è
anche un po’ pericoloso ma ... per un incontro con
gli scimpanzè ne valeva la pena!
A Tunduma autoscontro gratis
Viaggiare nel sud ovest della Tanzania, fuori
dai circuiti turistici di massa, oltre che natura e
grandi spazi significa anche poco traffico e niente
kaos! Sì ma non sempre, ci sono eccezioni e che
eccezioni! La strada che da Dar es Salaam, via
Morogoro, Mbeya, Tunduma entra in Zambia e
Malawi è strada di grande comunicazione ad alta
intensità di traffico, specie di autocarri trasporto
merci. I confinanti stati di Zambia e Malawi non
10
hanno sbocchi al mare e pertanto usano il porto di
Dar es Salaam per movimetazione import/export
di merci che transitano su questa strada, il kaos
inizia ad essere tale man mano che, dopo Mbeya,
ci si avvicina a Tunduma proprio al confine con lo
Zambia. Quello che prima è solamente un intenso
traffico di autocarri diventa una fila interminabile,
sempre più lenta e poi ferma, anche perché la
frontiera e la dogana la notte sono chiuse. Noi
transitiamo qui il mattino e, per nostra fortuna,
prima di entrare in Tunduma deviamo verso nord
su strada poco trafficata, direzione Katavi NP. Ma
il tratto percorso, ancorché abbastanza breve ci
impressiona parecchio. Le interminabili colonne
di autocarri fermi, sulle uniche due corsie di cui
dispone la strada, farebbero pensare ad un blocco
del traffico per molte ore, cosa che coinvolgerebbe
anche tutti gli altri mezzi auto, moto, biciclette,
carretti con traino umano o animale, ecc.
Invece tutti questi mezzi si muovono, eccome
se si muovono, giocando sul fatto che parecchi
autocarri si fermano a qualche metro di distanza
da quello precedente, creando piccole piazzole
ove si infilano gli altri automezzi più piccoli.
Insomma nel flusso di traffico costituito dalle due
file di autocarri fermi o lenti c’è un altro flusso di
traffico dei mezzi minori che è frenetico, caotico,
fatto di scatti velocissimi e arresti improvvisi,
entra-esci dagli spazi tra gli autocarri. A vederlo
è cosa pazzesca, però funziona perchè questo
traffico fluisce con relativa rapidità all’interno del
traffico lento degli autocarri, visto da bordo auto la
sensazione è più quella di giocare all’autoscontro
tipo lunapark piuttosto che di essere in strada.
Ogni tanto un urlo o una botta dal rumore metallico
segnalano che qualcuno ha osato troppo o ha
sbagliato i calcoli. Per altro anche le carrozzerie
Gruppo Fossat sotto baobab - Ruaha N.P.
E
degli automezzi, delle moto e persino delle
biciclette, evidenziano segni inequivocabili di
questi autoscontri, in genere però non sono cose
gravi e si continua senza badarci più di tanto.
E’ incredibile ma questa frenetica gincana ha una
sua efficacia perchè in circa 40 minuti adrenalinici
usciamo da una situazione che, quando ci siamo
finiti dentro abbiamo pensato “qui ne abbiamo
per un po’ di ore”. Anche sulle strade, come nella
savana, la regola è sempre la stessa: chi è più
grosso passa per primo, african law!
G
...........................................................................................................................................................................................
01
02
VIAGGI | Ecuador - Galapagos
Da Quito alle Galapagos
Dal fascino dei paesaggi e della cultura della Sierra andina,
all’incontro straordinario con la natura selvaggia delle isole di Darwin
Testo e foto di ROSSANO OSSI
10 - Avventure nel mondo 1 | 2014
...................................................................................