VIAGGI | Tanzania Da una “Prima” del nuovo viaggio TANZANIA SCONOSCIUTA gruppo Fossat Testo di Bruno Fossat Foto di Agostino e Marcello Abbiamo conosciuto la “TANZANIA SCONOSCIUTA” S ulla grande guida dei viaggi nel mondo era presentato questo nuovo viaggio, una Prima, così definito “La Tanzania occidentale, lungo le rive del lago Tanganika, un nuovo viaggio alla scoperta della regione più sconosciuta del paese all’estremo sud della Rift Valley, angoli di natura incontaminata come i parchi Gombe e Mahale, Ruaha, Katavi fuori dai tradizionali percorsi turistici”. Era già sufficientemente allettante così ma, giusto per non farsi mancare niente, l’ho un po’ modificato, portandolo a 20 giorni anzichè 17, inserendo anche i parchi di Udzungwa e Selous nel sud, dato che ho potuto condividere queste scelte col gruppo formatosi sufficientemente in anticipo. Quindi abbiamo messo insieme la parte topica dell’itinerario del viaggio “Altra Tanzania” con il “Tanzania Sconosciuta”, col senno di poi un gran bel mix. Partenza il pomeriggio del 21 settembre da Malpensa, un comodo piano voli fa sì che alle ore 06,00 del 22 settembre 2013 siamo all’aeroporto di Dar es Salaam, qui ci attendono due automezzi con gli autisti Ernest e Joffrey. Sbrigate un po’ di formalità e fatta la spesa, per garantirci autonomia alimentare per i prossimi 4-5 giorni, partiamo verso il Selous Game Reserve ove arriviamo alle ore 16,00. 22 – 23 – 24 settembre il Selous Game Riserve, ancorché col rango di riserva di caccia e non di parco nazionale, perché nella parte sud viene tuttora praticata la “caccia grossa” coi suoi 54.000 Kmq è in assoluto tra le più grandi riserve del continente africano nonchè la più grande della Tanzania. L’ambiente prevalente è quello denominato “bush” o “miombo” in swahili, ovvero una savana arbustiva, molto ricca di piante, poche zone aperte con distese d’erba senza alberi che invece sono le caratteristiche savane erbose dell’Africa orientale. La nota più caratteristica del paesaggio è il grandissimo fiume Rufiji, che lo attraversa interamente e che qui riceve come affluenti il Great Ruaha e il Kilombero. Il fiume caratterizza il paesaggio coi suoi ampi e sinuosi meandri, che creano piccole oasi di verdissima erba nel contesto generale completamente secco. Inoltre il fiume è costeggiato da file di palme borasso, dal tronco altissimo e liscio, perfettamente 4 - Avventure nel mondo 1 | 2014 cilindrico che paiono dei colonnati monumentali. Approcciamo il Selous già il 22 settembre appena arrivati, con un giro in barca sul Rufiji partendo dal Hippo Camp, ove siamo accampati, dalle ore 17,00 al tramonto che avviene alle ore 18,30 – 18,40. Avvistiamo moltissimi coccodrilli e ippopotami, ma soprattutto uccelli sia acquatici che non (aquile pescatrici, martin pescatori, gruccioni, aironi, cicogne, spatole, combattenti…), la barca consente di avvicinarsi molto agli animali. Il 23 settembre optiamo per il safari full day, partenza dopo colazione col pranzo al seguito, entriamo dal gate di Mtemere e possiamo l’intero giorno nel parco. Grande contrasto tra un ambiente arido e secco, in cui il colore dominante è il giallo dorato dell’erba secca, e le zone lungo il fiume che sono autentiche oasi verdi bellissime. Ci sono alcuni laghi, facciamo pranzo sotto un grande albero di tamarindo sulle rive del lago Siwandu. In questa stagione così secca sostare lungo il fiume o lago vuol dire assistere ad un continuo andirivieni di animali che vengono ad abbeverarsi, operazione tutt’altro che facile e scontata dato che i predatori qui li aspettano ed in acqua molti coccodrilli, quasi invisibili, attendono il pasto. Il 24 settembre attraversiamo il settore N del Selous dal gate di Mtemere sino a quello di Matambwe, lasciato il quale ci imbattiamo nel primo gruppo di elefanti, sono i primi che vediamo c’è molta emozione, nei giorni a seguire ne vedremo a centinaia. Nel villaggio di Kisaki, compriamo frutta fresca e verdure, ci accampiamo al Buffalo Camp, dire che è basico è già eccessivo. Il 25 settembre è una giornata di trasferimento che da Kisaki, dopo aver visitato una zona di piccoli gayser e camminato tra campi e capanne masai, via Morogoro, Mikumi, Ifakara ci permette di arrivare nella valle del Kilombero nei monti Udzungwa, nei pressi del gate di ingresso dell’omonimo parco nazionale, ci accampiamo al Mountain View Lodge & Camp. Il 26 settembre è dedicato alla visita del Udzungwa Mountains NP tramite una giornata di trek, denominato Sanje Falls trek, con guide obbligatorie. Il percorso permette di ammirare i tantissimi alberi, alcuni spettacolari, che 01 compongono queste rigogliose foreste che sono tra le più antiche d’Africa, nonché alcuni tipi 02 T 03 ................................................................................... VIAGGI | Tanzania 01 02 03 Tramonto in riva al lago Tanganika Incontri ravvicinati Ruaha N.P. Giovane leone maschio -Ruaha N.P. di scimmie endemiche come il colobo rosso di Iringa. Ancorché siamo al culmine della stagione secca, le cascate sono ancora molto piacevoli da osservare, sono 3 salti quasi sovrapposti che in totale sviluppano 270 mt. in altezza. Le cascate, ancorché né percepisci il fragore da distante, ti appaiono di fronte all’improvviso, da un’apertura nel folto della foresta che le ingloba e le incornicia; alla base delle medesime un piccolo laghetto ne raccoglie le acque, qui ci facciamo un lungo, piacevolissimo e rinfrescante bagno. Il culmine del primo salto, quello di 170 mt, coincide con una specie di terrazza di roccia totalmente scavata e levigata dall’acqua a formare delle grandi marmitte, da questo terrazzo una grande visione sul sottostante villaggio di Sanje e sulla grande pianura totalmente coltivata a canna da zucchero, tanto che si intravedono molti autocarri che fanno la spola tra le piantagioni e le raffinerie per la produzione dello zucchero. 04 05 Abitanti di un villagio di pescatori sul lago Tanganika Accampati lungo il Rufiji -Selous G.R. Il 30 settembre - 1 e 2 ottobre sono trasferimenti, in teoria fattibili in 2 giorni, ma abbiamo scelto di non farli da forsennati. Il tratto Ruaha - Mbeya lo abbiamo interrotto a Kisolanza, zona di Mufindi, alla Old House Farm, un’antica grande fattoria rimasta tale ma che ha integrato l’attività agricola con accoglienza turistica realizzando campeggio, cottages e ristorante. Un luogo molto bello, rilassante, organizzato, c’è possibilità di belle camminate tra le coltivazioni nelle proprietà della fattoria, cosa che abbiamo fatto. La strada per Mbeya ci porta a salire di quota, si arriva sui 2000 mt e lo percepisce chiaramente per l’aria più fresca e per la vegetazione, siamo letteralmente circondati da foreste di conifere e da boschi di eucalipto. Da Mbeya andiamo al cratere di Ngozi, in programma c’è la salita a piedi con visita al cratere. Impieghiamo parecchio tempo a raggiungere il villaggio dal quale si prende la guida e il percorso che conduce al cratere; nel frattempo il tempo è coperto con nebbia fitta e pioggerellina; valutiamo tra tutti di non dedicare il pomeriggio a questa visita col serio rischio di non vedere quasi nulla; pranzo a base di cibo africano poi, tornando a Mbeya, senza la frenesia di correre, ci fermiamo a vedere coltivazioni di the, caffè, manioca coi contadini locali. Il tratto che da Mbeya ci porta a Sumbawanga ci fa toccare con mano come il grande traffico caotico non sia una prerogativa solo dei paesi più sviluppati, anzi la grande quantità di cantieri stradali in attività ci dice altresì che anche qui, sulle principali vie di comunicazione, si sta investendo; notiamo come siano operative imprese europee ed altre cinesi, ma queste ultime in netta maggioranza. Questi giorni di trasferimento ci hanno altresì consentito di pernottare nelle missioni della Moravian Church, un valido punto di sosta sia a Mbeya che a Sumbawanga. Tanzania Il 27 settembre è un’altra giornata di trasferimento dai monti Udzungwa al villaggio di Tungamalenga, porta di accesso al Ruaha NP, passando per Iringa. A Mikumi ci si immette sulla strada Morogoro Mbeya verso Iringa, questo tratto coincide con una lunga valle denominata la valle dei baobab. Mai nome fu più appropriato, per ore seguitiamo ad osservare baobab ovunque, sono letteralmente migliaia, non sono enormi ma in questa quantità non ne avevo mai visti. Sostiamo a Iringa per acquisti, dobbiamo reintegrare le scorte alimentari per i prossimi giorni, alle ore 16,00 siamo a Tungamalenga, ci accampiamo al Tungamalenga Camp. Alle ore 17,00 piccolo trasferimento in auto sino ad un vicino villaggio masai, visitiamo una famiglia con le case tipiche in legno ricoperto di fango essiccato (manyatta e boma x il bestiame) stiamo lì sino al tramonto così assistiamo al ritorno delle mandrie dal pascolo ed alla mungitura. Il 28 e 29 settembre, due giornate piene per visite e safari fotografico al Ruaha NP, un parco che definire bello e ricco di animali sarebbe riduttivo. Ci accampiamo al camp site n. 1 nel cuore del parco, luogo straordinario, animato di giorno, molto di più la notte. La quantità di animali avvistati e la varietà degli ambienti che lo caratterizzano hanno reso questo parco uno dei luoghi topici di questo viaggio. Il 4 – 5 ottobre, due giornate piene nel Katavi NP, un parco tra i meno conosciuti e più sperduti, per contro di grandissima bellezza e ricchezza di animali. Ripropone tutti gli ambienti tipici dei parchi africani, savana erbosa, savana arbustiva, bush, pianure alluvionali. Il 6 ottobre dal Katavi al Mahale NP, un percorso da mission impossible, 9 ore di viaggio su pista a tratti quasi impossibili, che però fa scoprire luoghi e villaggi davvero interessanti. Il 7 ottobre giornata dedicata al Chimps Tracking, 05 ................................................................................... 04 un’esperienza davvero stimolante e gratificante se trovi gli scimpanzè. Per altro nella ricerca degli scimpanzè, che può durare ore o una giornata intera, come nel nostro caso, ti consente di vedere questa bellissima foresta che a partire dal Lago Tanganika si inerpica sino ai 2460 mt del monte Nkungwe la vetta più alta dei monti Mahale. L’8 ottobre giornata di trasferimento che dal Mahale ci porta a Kigoma, tuttavia percorriamo una strada, praticamente nuova, parallela al lago in posizione un po’ sopraelevata. In realtà un percorso interessante con una successione di scorci panoramici di grandissima bellezza; una successione di bei villaggi di pescatori che si caratterizzano per le numerose barche in rada e prati argentei che luccicano al sole (in realtà sono distese di sardine di lago messe ad essiccare al sole a fianco delle case dei pescatori). Il 9 e 10 ottobre voliamo da Kigoma a Dar es Salaam ed a seguire il piano voli di rientro in Italia via Cairo. C’è chi dice sono solo piante ... la botanica del nostro viaggio Quando si deve raccontare in due frasi cosa si è visto in un viaggio come il nostro si parla di paesaggi e di animali, quanti leoni, elefanti, ippopotami etc.. e delle popolazioni locali. Di rado si dice abbiamo visto una grandissima varietà di alberi straordinari che da soli avrebbero giustificato il viaggio. Mi sento in dovere di rendere il giusto omaggio a questi esseri viventi, la cui bellezza caratterizza gli ambienti ed i panorami africani ed il cui ruolo è fondamentale per l’esistenza di animali e persone. Non faccio una lunga citazione di nomi dei tantissimi alberi che abbiamo visto, ma almeno un cenno a quelli che, secondo me, sono i più caratteristici o che per qualche motivo mi sono rimasti più impressi. Doverosamente debbo iniziare dai baobab, nessun albero come questo è emblematico dell’Africa sudsahariana: con l’imponenza del tronco, la particolarità della chioma che somiglia più ad un Avventure nel mondo 1 | 2014 - 5 VIAGGI | Tanzania apparato radicale quale che fosse stato ripiantato al contrario come recita una leggenda africana, la grande longevità, la grande resistenza alla siccità ne fanno un vero simbolo della terra d’Africa. Mai come in questo viaggio ne avevo visti tanti, il maggior numero nella valle dei baobab lungo la strada Mikumi - Iringa, tantissimi nel Ruaha NP molti dei quali portano pesantissime ferite inferte dagli elefanti, che, nei periodi di grande siccità, perforano il tronco con le zanne alla ricerca della riserva di acqua che il baobab custodisce nel tronco, inoltre si cibano della corteccia e fibre legnose superficiali del tronco, dato che non possono accedere ai rami data l’imponenza dei baobab. Una vera curiosità sono alcuni baobab praticamente in simbiosi con un albero di tamarindo, alcune di queste accoppiate sono nel Selous. Anche questa è opera degli elefanti i quali si cibano dei frutti, sia del tamarindo che del baobab, quindi i semi dei due alberi vengono “scaricati” con gli escrementi e succede che le due piante germogliano l’una accanto all’altra e che col tempo quasi si inglobano l’una nell’altra offrendo un’immagine rara e bellissima. In particolare ci soffermiamo nei pressi di una di queste accoppiate, baobab + tamarindo, si ritiene abbiano almeno 700 anni e dimensioni impressionanti, noi siamo in 9 e mettendoci tutti uno accanto all’altro riusciamo a malapena a coprire metà della circonferenza! La seconda citazione va a piante molto meno imponenti ma che hanno la capacità di essere la specie che caratterizza ambiente/paesaggio di quasi tutte le savane d’Africa: le Acacie. Con questo nome in genere si comprendono diverse specie di alberi o arbusti, tuttavia gli ambienti visitati nel nostro viaggio erano caratterizzati da due tipi di acacie: l’acacia ombrellifera e l’acacia spinosa. L’acacia ombrellifera è il vero simbolo della savana, quei boschetti di acacie ad ombrello conferiscono alle savane erbose quel particolare fascino africano. Nelle ore più calde, col sole verticale africano che picchia fungono da ombrello e sotto ci trovi tantissimi animali che si godono l’ombra, oppure le giraffe che, con l’eleganza che le contraddistingue, ne brucano la chioma. Le acacie spinose, di taglio più minuto, che raggiungono le dimensioni di alberelli, caratterizzano la savana arbustiva, il cosiddetto bush, sono letteralmente coperte di spine durissime, lunghe 5 – 6 cm, di un colore chiaro e riflettente; colpite dai raggi solari paiono argentate. Sono numerosissime, in alcune zone sono la specie assolutamente prevalente. Altra straordinaria e ricca famiglia di alberi, le palme, non quelle da dattero o tipiche dell’area mediterranea ma totalmente diverse; le palme borasso e le palme dum. Quelle più spettacolari sono le borasso, altissime, con un tronco perfettamente cilindrico, liscio e possente da sembrare più ad una colonna di granito o marmo piuttosto che un albero, una piccola chioma sulla cima, crescono e vivono vicino all’acqua, (come lungo il Rufiji, il Ruaha, il Katuma) sembrano autentici colonnati che costeggiano 06 fiumi e laghi, con grande effetto scenografico. Le palme dum, così diverse dallo stereotipo della palme, col tronco ramificato e ciuffi di foglie sulla sommità, spesso utilizzate dagli uccelli rapaci come posatoi, sono anch’esse una caratteristica delle savane. Tra le zone visitate in questo viaggio almeno due ovvero Udzungwa NP e Mahale NP sono foreste tra le più antiche d’Africa e tra le più ricche di biodiversità. Questo è il regno degli alberi, molte sono piante officinali da cui si estraggono sostanze essenziali per la medicina tradizionale e quella popolare. Da questo mare verde si ergono esemplari giganteschi che raggiungono i 40 – 50 mt di altezza tra cui sterculia appendiculata, antiarix toxicaria ed enormi fichi strangolatori che si avviluppano ai grandi alberi provocandone una lenta morte. Inoltre piante epifite e parassite, dalle eleganti orchidee ed un intricato groviglio di liane. Le cime di questi alberi sono l’habitat ideale di molte varietà di scimmie e di uccelli. Fatte salve le foreste montane e le oasi verdi lungo fiumi e laghi, il colore prevalente e quasi omogeneo è il giallo dorato dell’erba secca e tonalità di ocra di arbusti vari; ogni tanto però una macchia di colore di una bella tonalità tra il blu e il violetto, si tratta dei jacaranda. Sono alberi che raggiungono anche grandi dimensioni, vengono anche piantati nei giardini e nei viali alberati delle città, fioriscono in questo periodo e creano macchie di colore bellissime, evidenti anche da molto lontano. Nella città di Iringa abbiamo percorso la jacaranda street ... molto bella. Monti Udzungwa vista su pianure coltivate a canna da zucchero procavie, serpenti, iene, sciacalli. Non è un lungo elenco di animali avvistati che voglio evidenziare piuttosto alcune scene/situazioni che mi paiono rappresentative. Ad esempio all’Hippo Camp nel Selous la 2° notte i miei compagni si lamentarono di una “bestiaccia o uccello” che con grida e versi tremendi impediva di dormire o almeno disturbava parecchio. In piena notte, mentre vado verso il bagno, sorprendo su un ramo basso, che potrei toccare, la “bestiaccia dalle urla terrificanti” è un galagone. Ovvero una proscimmia, di piccole dimensioni, ricoperta di morbida pelliccia, lunga coda, testa rotonda simile ad un orsetto con due enormi occhioni tenerissimi; talmente carino che lo prenderesti in braccio per coccolarlo…sembra quasi impossibile da un esserino così grazioso e minuto escano potenti versacci sgraziati. Nel Ruaha NP l’avanzata stagione secca ha fatto sì che in molti tratti il fiume non avesse più acqua, ma una lunghissima striscia di sabbia da sembrare una lunga spiaggia incassata tra due rive. Vi scopriamo un piccolo branco di elefanti molto determinati nel loro lavoro. Dopo aver fiutato con la proboscide in quali punti vi sia acqua sottostante, iniziano lo scavo del piccolo pozzo, prima incidono la parte compatta con le zanne, poi con vigorosi colpi di zampa rimuovono la sabbia, e poi di nuovo daccapo, finché cominciano ad estrarre sabbia bagnata. A quel punto sospendono per un po’ e….. scavano un altro pozzo poco distante. Poi tornano al precedente che nel frattempo ha accumulato acqua per trafilamento e che si è anche un po’ sedimentata ed iniziano a bere e farsi la classica doccia. Quando il pozzo è privo di acqua si passa ad un altro e così via. La cosa più divertente sono i piccolini che, non avendo la proboscide abbastanza lunga per pescare l’acqua, cadono nel pozzo a testa in giù e rimangono incastrati, ma il loro dramma dura poco perché le madri o zie o sorelle, sempre attentissime, li avvolgono delicatamente con la proboscide e li estraggono. Quando con calma, anche dopo ore, gli elefanti si ritirano e vanno altrove questi loro pozzi restano a disposizione degli altri animali che in successione si alterneranno a bere; sempre secondo la regola della savana, ovvero chi è più Tanzan 6 - Avventure nel mondo 1 | 2014 Animali Un viaggio nei parchi nazionali africani ha come obiettivo prevalente l’osservazione della straordinaria e mitica fauna selvatica africana, un elemento che da solo giustificherebbe il viaggio. Certamente colpiscono i grandi classici ovvero leoni, elefanti, ippopotami, bufali, zebre, giraffe, antilopi, gazzelle, coccodrilli, etc.. Ma esiste una fauna “minore”, che assolutamente minore non è, se non perché meno conosciuta ai più, che arricchisce enormemente il panorama faunistico; tra questi annoveriamo centinaia di specie di uccelli ( acquatici, rapaci, granivori, insettivori), scimmie come cercopitechi e babbuini, galagoni, varani, manguste, genette, 06 ................................................................................... VIAGGI | Tanzania 07 grosso passa prima. Nel Katavi NP, al Garden Hippo View Camp, dallo spiazzo ove avevamo montato le tende, guardavamo le molte decine di ippopotami che stavano nel fiume sottostante a pochissimi metri di distanza e si cercava di capire, dato che notoriamente la sera gli ippopotami escono per andare a pascolare, quali fossero i loro percorsi abituali e se le nostre tende fossero proprio sul percorso. Ad un tratto alcuni rumori e scuotimento di alberi, nella scarpata che scende al fiume di fronte al campo, richiamano la nostra attenzione. Prima uno, poi due, poi tre, alla fine sono sei gli elefanti che scendono al fiume e lentamente risalgono nel nostro campo…stavamo prendendo le misure per gestire gli ippopotami e ci troviamo invasi dagli elefanti. Mentre a voce bassa confabuliamo sul da farsi (chi propone di chiudersi nelle auto, chi nelle tende, io sono per restare quieti e fermi) vista la nostra presenza i proposcidati, con calma e con “rispetto”, cambiano direzione ed aggirano il campo senza attraversarlo…quasi come una cortesia nei nostri confronti. E’ noto che l’attività degli animali è massima di notte, purtroppo però non è dato vederla anche se la percepisci molto bene sul piano sonoro. Tuttavia qualcuno che la notte si fa vedere proprio nei campeggi e si avvicina anche molto c’è ed è la genetta. Un piccolo felino maculato, coda lunga, occhi grandi da animale notturno, simile ad un gattopardo, si aggira in cerca di cibo….basta una pila per illuminarla è un animale molto bello, grazioso, un po’ timido, una piacevole compagnia nelle ore che dopo cena si trascorrono attorno al fuoco ad ascoltare ed osservare, per quanto possibile, la vera vita selvaggia africana. Maledetti baboons!!! Siamo al Camp site n. 1 nel Ruaha NP, luogo splendido! Fatta colazione partiamo con le jeeps per il safari fotografico mattutino, abbiamo portato via tutto il cibo per evitare che attraesse animali alle nostre tende. Giusto qualche mezzo limone spremuto nel the che avevamo dimenticato in una pentola…che sia bastato questo? Sta di fatto che al ritorno dal game drive troviamo il campo disastrato, su sei tende 5 sono malridotte, mezze a terra con la paleria contorta quando non rotta. Un minimo di indagine e si capisce che il campo è stato “assalito” da un gruppo di babbuini, in effetti stamani avevamo visto un grosso branco poco distante dal campo. Abbiamo dedotto che, cibo a parte, le tende per loro sono un divertimento vi si lanciano sopra e dall’una all’altra sfruttando l’effetto elastico finché la paleria si rompe o si sgancia; abbiamo dovuto impiegare nia parecchio tempo per recuperare i danni mentre loro, appollaiati sulla parte alta di un grande albero… ci osservano con una grande faccia da c… quasi come a dire riparano la giostra… appena se vanno si fa un altro giro... maledetti baboons!! Il pomeriggio prima di ripartire per il game drive metteremo “ a terra” tutte le tende per preservare la paleria residua che è già abbastanza compromessa. Chi ha già girato un po’ di parchi africani sa che uno dei soggetti più ambiti da avvistare, proprio perchè raro e sfuggente, è il kudù maggiore specie il maschio con quelle magnifiche corna spiralate. Nei parchi del sud Tanzania non è così, ne abbiamo visti tantissimi e non sono così elusivi come in altre parti e si lasciano osservare. Una citazione anche per le giraffe, non perchè altrove non c’è ne siano, anzi è un animale molto diffuso, però in tale quantità non mi era mai capitato di incontrarne. African campsites In un viaggio come questo i campsites sono indispensabili per ragioni logistiche, economiche e talvolta sono la sola soluzione possibile. Ci sono due componenti che li caratterizzano, uno è il confort in genere non elevato ma in taluni casi molto basico, l’altro è la componente “wild” ovvero quanto più è inserito nel mondo selvaggio della natura e quindi potenzialmente in grado di offrire “incontri ravvicinati”. Di norma più un camp è “wild” più è “basico” anche se non è automatico questo rapporto. Sta di fatto che poi nei ricordi rimangono impressi quelli “very wild” e quelli “ very basic”. Della serie “very basic” non si può non parlare del “Buffalo Camp” di Kisaki, nei pressi del Selous Game Riserve ingresso di Matambwe. Il camp è posto appena fuori il villaggio di Kisaki, la collocazione non è legata ad una particolare vista o contesto ma assolutamente anonima. Trattasi di uno spiazzo in terra con alcuni alberelli, niente acqua, niente infrastrutture di alcun genere, solo un gabinetto realizzato con buca nel terreno e vaso a sedere in legno, contornato da un telo che scherma la vista. Quindi più basico di così sarebbe difficile da immaginare….si potrebbe ancora eliminare il gabinetto. Ma ciò che ha impattato sulla nostra impressione è stato anche il contesto di contorno del campo, vi erano erba alta e secca, arbusti e cespugli vari i quali erano stati incendiati. Al nostro arrivo il campo era circondato da una vasta area totalmente incenerita, ove qua e là erano presenti piccole fiamme e tizzoni ardenti; a migliorare il ................................................................................... Cascate Sanjie Udzungwa N.P. tutto regolari folate di vento che, oltre a ravvivare i fuocherelli rimasti, ti sparavano addosso cenere caldissima e pezzetti di brace ardente. Era difficile dire che sembrava di essere in un bel campeggio per turisti piuttosto che in una succursale dell’inferno dantesco. E’ stato però un momento utile, per me, per capire il livello di adattabilità del gruppo, era lecito aspettarsi almeno un po’ di proteste, invece salvo inevitabili espressioni di incredulità iniziale, si sono tirati su le maniche, montato il campo e la cucina. L’unica richiesta che mi hanno fatto è stata questa “quando saremo tornati in Italia non dire a nessuno che abbiamo pagato per stare in un posto così”. Siccome eravamo nei primi giorni del viaggio questo particolare mi ha fatto capire che il gruppo era “pronto per questo viaggio” e che non avremmo più potuto avere problemi di adattabilità in fatto di pernottamenti. Della serie “very wild” d’obbligo va segnalato il camp site n. 1 all’interno del Ruaha NP. Una specie di terrazzo naturale prospiciente un’ansa del fiume Ruaha, con 3 – 4 alberi sotto i quali è possibile collocare le tende. Unica infrastruttura presente un piccolo prefabbricato in cui vi sono 2 wc e 2 docce, con grande tanica soprastante che garantisce l’acqua calda per irraggiamento solare. Il campo non ha la nessuna forma di delimitazione per cui gli animali vi accedono liberamente sia dal fiume che dalla savana circostante. Qui, durante la nostra assenza per il game drive, abbiamo subito l’assalto di un branco di babbuini che hanno rovinato parecchie tende. Qui, appena terminato un veloce pranzo, è caduto un serpente verde dall’albero soprastante, giusto alle spalle di una partecipante…. faremo poi in modo di farlo fuggire anche se preferisce nascondersi sotto le nostre tende e bagagli. Qui la notte gli ippopotami sono usciti dal fiume e c’è li siamo trovati attorno un po’ ovunque. Qui una giraffa, nell’alveo del fiume sfruttando la sua notevole altezza brucava i cespugli posti proprio davanti a 2-3 metri da noi.… che strano vedere la testa della giraffa che bruca all’altezza dei tuoi piedi, quando si tratta dell’animale più alto del regno animale! Qui la notte abbiamo ascoltato il grande concerto della savana (elefanti, ippopotami, leoni, iene, sciacalli e tanti altri ognuno col suo verso o col suo ruggito), ognuno preso a sé è solo un verso ma nell’insieme diventano davvero un concerto, fortunatamente con alcune pause. Bellissimo Ruaha N.P. Tra quelli che normalmente si indicano come i parchi del sul Tanzania, ovvero Selous, Mikumi, Udzungwa, Ruaha, una nota particolare va al Ruaha, per me il più bello tra tutti. Un paesaggio bellissimo fatto di altopiani e orizzonti infiniti in ogni direzione. Un ambiente molto particolare è quello creato dal fiume Ruaha, lungo il quale una vegetazione particolare crea un microcosmo bellissimo, autentiche oasi. Una particolarità sono le palme borasso, ma anche le palme dum creano oasi di verde lungo il fiume. Vi sono numerosi piccoli laghi lungo il corso del fiume, adesso in piena stagione secca, una meta irresistibile Avventure nel mondo 1 | 2014 - 7 VIAGGI | Tanzania per qualsiasi animale. Gli altopiani sono il regno incontrastato delle acacie e dei baobab che conferiscono quel particolare aspetto “savana”. Moltissimi baobab hanno il tronco che riporta grandi ferite, alcuni addirittura con fori da parte a parte, è l’effetto elefanti che cercano la riserva di acqua nel tronco. Il primo giorno nel Ruaha non avvistiamo felini, il secondo giorno avvistiamo ben 25 leoni, in 3 gruppetti distinti, ma presumibilmente del medesimo branco e tutti relativamente vicini al camp n. 1 ove siamo accampati. La sera al campo, prima del buio, grande disponibilità di tutti a recuperare legna per accendere il fuoco notturno, non solo, qualcuno propone l’accensione di più fuochi attorno al campo ... amanti del fuoco o......? Oltre al paesaggio bellissimo e una flora spettacolare, ovunque guardi a terra vedi animali di ogni genere, ovunque guardi in acqua vedi ippopotami e coccodrilli, ovunque guardi in cielo vedi uccelli in volo o appollaiati. Il Ruaha è un paradiso naturalistico. L’isolamento del Katavi NP Sia prima che dopo il viaggio mi è capitato di parlare con persone con relativa buona conoscenza di luoghi e viaggi africani ma tutti a sentire Katavi NP scuotevano la testa…. mai sentito. In effetti, insieme al Mahale credo sia il meno conosciuto tra i parchi tanzaniani, anche io prima di iniziare la preparazione del viaggio li avevo mai sentiti. Come recita la Lonely Planet il Katavi NP riceve in un anno gli stessi visitatori che riceve il Serengeti in un giorno. In effetti in 3 giorni di permanenza abbiamo incontrato un solo automezzo. Oltre che sconosciuto è anche remoto, rispetto a viaggi nel sul o nel nord Tanzania, resta comunque distante almeno 2 ulteriori giorni di viaggio in più, ma a dispetto di questo suo isolamento, sia geografico che di notorietà, il Katavi è un parco bellissimo da ogni punto di vista. E’ molto vario e, come fosse una miniatura, ripropone gli ambienti tipici dei vari parchi tanzaniani: savane erbose senza alberi che ricordano il Serengeti, savane con acacie tipo Ruaha e Masai Mara, savana arbustiva tipo Selus o Tarangire. Ma poi perché volerlo fare assomigliare per forza ad altri, il Katavi assomiglia solo a se stesso, con la sua straordinaria varietà di ambienti. Ed è ricchissimo di animali di tutti i tipi, mosche tze tze comprese. Luogo molto particolare la grandissima pianura alluvionale denominata Katisunga Plain di 425 kmq, più conosciuta come “Paradise”, accoglie una quantità e varietà di animali impressionante; il fatto poi che non sia attraversabile dagli automezzi (si finirebbe sommersi nel fango o negli acquitrini) fa sì che gli animali non siano mai disturbati…..tanto è che osserviamo una mandria di bufali di almeno 500 esemplari, ma è pullulante di ogni tipo di animale e di una grandissima quantità e varietà di uccelli. Avevo pensato all’Ikku Camp per i nostri pernottamenti, posto proprio nel cuore del parco sui bordi del fiume Katuma, ove di norma sostano centinaia di ippopotami. Purtroppo non è stato possibile, la presenza di 4 – 5 ippopotami morti, già in avanzato grado di decomposizione, proprio 08 Bimba Masai villaggio di Tungamalenga nei pressi del campsite, oltre a rendere l’aria irrespirabile, creava problemi igienico- sanitari, tanto è che anche la pompa manuale, da cui si attinge l’acqua per il campo, era stata chiusa dai rangers per pericolo di contaminazione, abbiamo dovuto optare per il Garden Hippo View Lodge & Camp, ma ci è spiaciuto molto perchè quello è un luogo straordinario. Non erano certi i motivi della morte degli ippopotami, ma trattandosi di grossi esemplari, è ipotizzabile che fossero maschi dominanti che, in questo periodo di siccità ove non possono più rimanere nelle loro aree sul fiume perchè prive di acqua, hanno dovuto spostarsi, con il loro branco, nelle poche zone ove c’è ancora acqua e si sono scontrati coi maschi dominanti del posto. Questi scontri provocano talvolta ferite gravi e profonde che si infettano e portano alla morte dell’animale. Nel Katavi abbiamo sperimentato anche il “walking safari” ovvero percorso a piedi, scortati dai ranger armati, per avvistare animali, durata 4 ore. Esperienza interessante, ovviamente molti avvistamenti sono più difficili, perché gli animali mantengono una distanza di sicurezza molto più grande se trattasi di persone a piedi rispetto agli automezzi a cui permettono di avvicinarsi molto di più. Per contro alcuni incontri, se un po’ ravvicinati come è successo con un gruppetto di bufali, sono decisamente più adrenalinici. In ogni caso cambia la prospettiva di osservazione, puoi osservare ogni particolare da vicino, specie della vegetazione ed udire ogni verso data anche l’assenza di rumori. e nel frattempo la strada peggiora sempre più, in alcuni tratti chiamarla strada è davvero eccessivo. Siamo sui 2000 mt. e viaggiamo immersi in foreste di bambù, molto fitte, scure ed opprimenti; per fortuna disponiamo di automezzi in buone condizioni e potenti, in grado di spuntare su pendenze elevate e fondo strada disastrato. Dopo ore di viaggio così davvero non sai più dove sei né dove vai, la vegetazione che ti impedisce ogni vista prospettica, assenza totale di indicazioni, gli autisti si fermano a chiedere informazioni ogni qualvolta, raramente, incontriamo qualcuno a piedi, ma per quanto possa sembrare strano la più parte delle persone non sa dove porta questa strada. Quelli che dicono di saperlo, spesso danno indicazioni totalmente contrastanti, sia sulla direzione che sui tempi di percorrenza. Poi inizia il percorso in discesa, questo almeno dovrebbe voler dire che abbiamo scavalcato la catena montuosa che corre parallela al lago Tanganika. Abbassandoci di quota usciamo dalla foresta di bambù e procediamo nei boschi con alberi simili al mogano, poi riprendono anche piccole aree coltivate e piccoli sparuti villaggi, il più significativo dei quali è Mwesi. Ad un tratto una immensa distesa turchese all’orizzonte; il mitico lago Tanganika, ma è ancora distante e più in basso. Da qui in poi più che un percorso inizia una vera gincana, percorriamo una pista che sembra un labirinto, piena di passaggi critici come zone sabbiose, guadi di torrenti nel fango scivolosissimo…in molti tratti la strada si riduce ad un viottolo ove passano o a piedi o in bicicletta, con l’automezzo ci si va a cavallo facendo attenzione a non arenarsi. A parte la strada tremenda i luoghi sono molto belli, vegetazione rigogliosa, verdissima, coltivazioni di banane, manioca, mais, papaia, alberi giganteschi di mango e palme. Oramai siamo vicini al lago, alcuni villaggi di pescatori, lo notiamo da alcuni prati che sembrano enormi teli argentati che luccicano al sole, sono le dagaa ovvero le sardine del Tanganika, qui il pesce di gran lunga più pescato, distese al sole ad essiccarsi. Una Tanzania 8 - Avventure nel mondo 1 | 2014 Mahale: bello e irraggiungibile … e scimpanzè. Se il Katavi vive nel suo splendido isolamento il Mahale NP vive nella sua irraggiungibile dimora. Questa affermazione è tanto più valida se si è, come noi, viaggiatori a budget ridotto, altrimenti se vai con gli aerei 4 – 10 posti dei costosi safari tour è cosa diversa, perché la pista di atterraggio è presso il gate nord del parco, stessa cosa vale anche per il Katavi e gli alti parchi del sud Tanzania. Avendo noi lasciato il Katavi e volendo arrivare al Mahale avevamo previsto di andare a Kigoma, una giornata di viaggio ed il giorno successivo trasferimento in barca veloce al Mahale, un’altra giornata, anche perché non risultavano altre possibilità. Durante il game drive nel Katavi l’unico automezzo che abbiamo incontrato, guarda il destino quando ci si mette, proveniva dal Mahale, percorrendo una strada che taglia la catena di monti lungo il Tanganika e raggiunge Mpanda. Abbiamo subito optato anche noi per la stessa soluzione, così abbiamo pure risparmiato un giorno, ben sapendo che questo percorso sarebbe stato piuttosto difficoltoso e sconosciuto….non tanto per noi (poco importa) ma per gli autisti (parecchio importa). Raggiunta Mpanda si prende la derivazione verso occidente, il primo tratto è una sterrata in condizioni discrete, poi una seconda deviazione su una strada più piccola priva di qualsiasi segnaletica. Man mano ci si alza di quota, si attraversano zone coltivate e bei villaggi, uno dei principali è Landamilumba. Proseguiamo in direzione NO, saliamo di quota sempre di più ................................................................................... a VIAGGI | Tanzania 09 volta essiccato viene venduto un po’ ovunque nel paese e concorre a preparare uno dei piatti tipici nazionali, l’ugali una polenta di mais bianco accompagnata con sughetto a base di dagaa. Finalmente alle ore 15,30, dopo 8 ore e mezza di percorso duro, impegnativo e talvolta un po’ alla cieca, siamo a Mogambo la località sul Tanganika che costituisce il gate di ingresso da nord del Mahale NP, dove c’è anche la pista di atterraggio per gli aerei dei safari tours. Presso l’ufficio dei rangers guardiaparco paghiamo l’ingresso, facciamo la registrazione; quindi il Mahale esiste, ed in qualche modo via terra è persino raggiungibile anche se per qualche momento ne avevamo dubitato. Da qui con delle barche veloci a motore, in dotazione al parco, in poco più di mezzora di navigazione raggiungiamo il camp e i bandas del Tanapa, che faticosamente eravamo riusciti a prenotare. Anche se breve questo tratto di navigazione ci piace moltissimo perché ci fa scoprire la bellezza del Tanganika, che è decisamente superiore alle attese. A parte l’immensità del lago, il colore splendido delle acque che cambia a seconda della luce, i monti Mahale paralleli alla costa, alti sino ai 2500 mt del Monte Nkungwe, quasi precipitano nel lago data la forte pendenza del versante. Qui una foresta lussureggiante va dalle rive del lago alla cima dei monti, si specchia nelle acque che quindi paiono verdi ed, ogni tanto, una piccola baietta di sabbia bianchissima…..sembra più una immagine caraibica che non africana. Al momento dello sbarco colpisce la perfetta trasparenza dell’acqua, appena sbarcati ci troviamo su una bellissima spiaggetta bianca, incastonata fra lago e foresta, ancora non ci par vero di essere in un posto così idilliaco. Percorsi ca 50 mt ci si infila nella foresta e subito, ancorché ben mimetizzati, i bandas del Tanapa, sono 5 costruzioni ognuna delle quali ha 2 camere doppie con servizi, molto confortevoli, inoltre ad una costruzione ad uso comune in cui vi è una grande sala da pranzo, cucina, deposito viveri. Molte le attività possibili, sempre però con l’ausilio delle guide locali, vietato introdursi nella foresta da soli; walking forest, pesca sportiva, snorkeling, navigazione, canoa, kajak ma quella principale per cui turisti e viaggiatori vengono qui è il Chimp Tracking o più sbrigativamente Chimping; ovvero la ricerca e osservazione degli scimpanzè. Gli scimpanzè del Mahale NP, che ammontano a ca. 1700 esemplari, sono da 50 anni oggetto di studio e osservazione da parte dell’Università Giapponese di Kyoto, un gruppo di questi scimpanzè è stato abituato alla presenza delle persone. Vi sono regole obbligate: gruppi di massimo 6 persone con guida, tempo massimo di contatto un’ora, non si devono avere malattie trasmissibili raffreddore incluso, uso di mascherine monouso in presenza degli scimpanzè, niente flash, non fissare o additare un animale ecc.... praticamente la stessa procedura già utilizzata altrove per l’osservazione dei gorilla di montagna. Partiamo zaino in spalla alle 8 e, per irti sentieri, risaliamo le pendici della montagna verso la zona in cui ieri erano stati avvistati gli scimpanzè, nella speranza che non si siano spostati di molto. Essendo noi in nove siamo divisi in 2 gruppi, ognuno con la propria guida, facciamo il primo tratto assieme poi ci dividiamo, le guide sono dotate di radio per cui il primo gruppo che avvista gli scimpanzè lo comunica all’altro. La ricerca si basa sull’ascolto, dato che gli scimpanzè emettono vocalizzi per comunicare tra loro e sulla osservazione di eventuali tracce recenti; certamente non può essere a vista dato che in queste foreste, molto fitte e rigogliose, già a pochi metri di distanza non si vede nulla. Proseguiamo per cinque ore con questa alternanza tra camminare e ascoltare, con esito totalmente negativo, alle 13 decidiamo per il rientro al campo, per un pranzetto e sosta, anche perchè l’assenza totale di vocalizzi e tracce fanno pensare che gli animali abbiano abbandonato questa zona. Concordiamo con le guide di fare ancora un tentativo il pomeriggio prima del tramonto. Un bagno rinfrescante nel Tanganika e pranzo ci rinfrancano un po’, verso le 16 ripartenza in foresta, una guida va avanti veloce alla ricerca degli animali, noi seguiamo con la seconda guida. Fa molto caldo ed in foresta, come ben sa chi ci è già stato, non c’è un filo di vento mentre c’è un tasso di umidità elevatissimo, per giunta i sentieri sono in salita con forte pendenza ... morale siamo grondanti di sudore. Alle 17,30 via radio arriva comunicazione che la guida ha trovato gli scimpanzè, però sono distanti. Ciò significa che, se vogliamo vederli finchè c’è luce, prima che vadano a dormire nei nidi sugli alberi, dobbiamo fare più che una camminata una corsa. Accettiamo la sfida, ma correre su sentieri impervi, con frequenti passaggi tra intrighi di liane e folta vegetazione, è davvero impegnativo pur mettendo in conto qualche craniata e qualche scivolata. Dopo un’ora a questa andatura finalmente li raggiungiamo, sta tramontando e la luce è già ridotta, riusciamo comunque a vederli bene, la difficoltà è fotografarli visto che non si può usare flash. Vediamo alcuni componenti del branco che già si stanno preparando per la notte, salendo sugli alberi a prepararsi il giaciglio: ................................................................................... Riposo di gruppo, Ruaha N.P. spezzano rami e raccolgono foglie e frasche che dispongono sulle biforcazioni dei rami a formare una specie di nido. Purtroppo non abbiamo tempo di osservarli con calma nelle loro attività, perchè sta diventando buio e siamo molto distanti dal campo, tuttavia bastano pochi minuti per capire come siano così diversi nei comportamenti dagli altri animali osservati nei giorni precedenti e più simili a noi. Tutti gli altri animali hanno reazioni istintive, quasi frenetiche, tipo causa - effetto, indistintamente per tutti i componenti il branco. Gli scimpanzè no, hanno comportamenti più “individuali”, non c’è frenesia e spesso prima di una azione, che sia la scelta di un percorso, salire su un albero, raggiungere un compagno ... si fermano e con calma valutano il da farsi e, a decisione presa, agiscono ... ciò che voglio dire è che si percepisce chiaramente che siamo difronte ad un essere pensante!! Sensazioni analoghe le avevo provate solo ed esclusivamente in presenza dei gorilla di montagna sui vulcani ugandesi. Un po’ di rammarico per non essere riusciti a raggiungerli prima, per poter stare più tempo a contatto, ma contestualmente la gioia di averli visti e incontrati, lungo il sentiero in foresta ci passavano a fianco, allungando il braccio avremmo potuto toccarli ... chissà una stretta di mano tra lontani cugini sarebbe stata una bella cosa. Il rientro al campo, che in normali condizioni sarebbe stato una semplice camminata in foresta di circa un’ora e mezza, percorso completamente al buio diventa una piccola avventura a sè. I percorsi in foreste così fitte sono già quasi bui il giorno, immaginatevi la notte, non avevamo neanche una pila tra tutti guide comprese. I principali ostacoli o pericoli venivano segnalati a voce col passaparola ... “ramo a destra altezza viso”, “buca sul sentiero”, “groviglio di liane” ecc .... metodo di grande aiuto ma non infallibile ... quando si sentivano improvvise imprecazioni significava che c’era stata una falla nelle comunicazioni. Poi ci sono questioni oggettive, ad esempio io sono alto 193 cm, quelli davanti a me ovviamente non segnalavano ostacoli aldisopra delle loro teste, anche perchè Avventure nel mondo 1 | 2014 - 9 09 VIAGGI | Tanzania nè li vedevano nè li sentivano, quindi ... erano tutti miei ... Prima di giungere al nostro campo siamo passati in un altro insediamento e, come bambini in ricreazione, ci siamo messi ad urlare imitando versi e grida degli scimpanzè, abbiamo scatenato un po’ di panico tra i presenti che sono corsi fuori con le pile temendo un assalto di scimpanzè impazziti, dato che notoriamente gli scimpanzè non si muovono col buio. È vero le scimmie col buio non si muovono ma altri animali sì, come ad esempio i leopardi che qui sono numerosi, perchè trovano habitat ideale e molte prede dato, oltre agli scimpanzè, sono presenti molti tipi di scimmie ed alcune antilopi di piccola taglia. Tra le tante comunicazioni vocali al buio ci eravamo anche accordati che, qualora uno di noi fosse stato assalito da un leopardo, avrebbe dovuto comunicarlo agli altri in tono moderato con termini contenuti, per non generare panico nel gruppo! Arriviamo a destinazione, è buio da quasi 2 ore, chi ci aspettava, tra cui 2 componenti il gruppo che avevano rinunciato alla ricerca pomeridiana, tira un sospiro di sollievo, oggettivamente, oltre che essere vietato, muoversi in foresta al buio è anche un po’ pericoloso ma ... per un incontro con gli scimpanzè ne valeva la pena! A Tunduma autoscontro gratis Viaggiare nel sud ovest della Tanzania, fuori dai circuiti turistici di massa, oltre che natura e grandi spazi significa anche poco traffico e niente kaos! Sì ma non sempre, ci sono eccezioni e che eccezioni! La strada che da Dar es Salaam, via Morogoro, Mbeya, Tunduma entra in Zambia e Malawi è strada di grande comunicazione ad alta intensità di traffico, specie di autocarri trasporto merci. I confinanti stati di Zambia e Malawi non 10 hanno sbocchi al mare e pertanto usano il porto di Dar es Salaam per movimetazione import/export di merci che transitano su questa strada, il kaos inizia ad essere tale man mano che, dopo Mbeya, ci si avvicina a Tunduma proprio al confine con lo Zambia. Quello che prima è solamente un intenso traffico di autocarri diventa una fila interminabile, sempre più lenta e poi ferma, anche perché la frontiera e la dogana la notte sono chiuse. Noi transitiamo qui il mattino e, per nostra fortuna, prima di entrare in Tunduma deviamo verso nord su strada poco trafficata, direzione Katavi NP. Ma il tratto percorso, ancorché abbastanza breve ci impressiona parecchio. Le interminabili colonne di autocarri fermi, sulle uniche due corsie di cui dispone la strada, farebbero pensare ad un blocco del traffico per molte ore, cosa che coinvolgerebbe anche tutti gli altri mezzi auto, moto, biciclette, carretti con traino umano o animale, ecc. Invece tutti questi mezzi si muovono, eccome se si muovono, giocando sul fatto che parecchi autocarri si fermano a qualche metro di distanza da quello precedente, creando piccole piazzole ove si infilano gli altri automezzi più piccoli. Insomma nel flusso di traffico costituito dalle due file di autocarri fermi o lenti c’è un altro flusso di traffico dei mezzi minori che è frenetico, caotico, fatto di scatti velocissimi e arresti improvvisi, entra-esci dagli spazi tra gli autocarri. A vederlo è cosa pazzesca, però funziona perchè questo traffico fluisce con relativa rapidità all’interno del traffico lento degli autocarri, visto da bordo auto la sensazione è più quella di giocare all’autoscontro tipo lunapark piuttosto che di essere in strada. Ogni tanto un urlo o una botta dal rumore metallico segnalano che qualcuno ha osato troppo o ha sbagliato i calcoli. Per altro anche le carrozzerie Gruppo Fossat sotto baobab - Ruaha N.P. E degli automezzi, delle moto e persino delle biciclette, evidenziano segni inequivocabili di questi autoscontri, in genere però non sono cose gravi e si continua senza badarci più di tanto. E’ incredibile ma questa frenetica gincana ha una sua efficacia perchè in circa 40 minuti adrenalinici usciamo da una situazione che, quando ci siamo finiti dentro abbiamo pensato “qui ne abbiamo per un po’ di ore”. Anche sulle strade, come nella savana, la regola è sempre la stessa: chi è più grosso passa per primo, african law! G ........................................................................................................................................................................................... 01 02 VIAGGI | Ecuador - Galapagos Da Quito alle Galapagos Dal fascino dei paesaggi e della cultura della Sierra andina, all’incontro straordinario con la natura selvaggia delle isole di Darwin Testo e foto di ROSSANO OSSI 10 - Avventure nel mondo 1 | 2014 ...................................................................................
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