SGA ARABBA - CAI Sezione di Padova

Club Alpino Italiano
Sezione di Padova
Commissione per l’Escursionismo
Gruppo Naturalistico Culturale
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“Gruppo della Marmolada, catena del Padon”
Il sentiero geologico di Arabba (SGA)
Conduttori:
AE CRISTIANO CALI’ - Aiuto AE PODESTA’ Paolo (GNC, geologo)
SCARPA Massimo (GNC, geologo) - DI SIPIO Eloisa (GNC, geologo)
Grado di difficoltà del percorso:
EE (escursionisti esperti)
Partenza escursione:
Lago di Fedaia, Rif.° Castiglioni (m 2055)
Arrivo escursione:
Arabba (m 1600)
Dislivello complessivo:
m 700 circa in salita
m 1100 circa in discesa
Quota massima raggiunta:
m 2478 (Porta Vescovo)
Durata complessiva dell’escursione:
7h 30’ (soste escluse)
Cartografia:
carta topografica 1:25.000 LagirAlpina
“Marmolada-Pelmo-Civetta” - Tabacco n°06, 07
- Kompass n°616
Segna via del percorso
CAI n°698 – SGA
Il percorso si snoda attraverso sentieri su
erba e roccia (a tratti anche ripidi) e bosco
Presenza di acqua lungo il percorso:
no
Rifugi e altre infrastrutture ricettive
d'appoggio:
Rif.° Gorza (stazione arrivo funivia)
Rif.° Padon, Rif.° Castiglioni
Riferimenti bibliografici:
vedi oltre
Equipaggiamento necessario:
Scarponi con suola ben marcata, sono vietate assolutamente le scarpe da ginnastica,
abbigliamento adatto alle condizioni e alla stagione in corso. Consigliati i bastoncini telescopici.
Potrebbero essere utili i ramponcini, in relazione alle condizioni di innevamento.
Accettate con spirito di collaborazione quanto suggerito dai Conduttori dell'escursione e
restate uniti alla comitiva di cui fate parte evitando “fughe” e “ritardi inutili”.
Evitate, senza autorizzazione od avviso, percorsi diversi da quelli stabiliti e non create
situazioni difficili e pericolose per la vostra ed altrui incolumità.
Ricordate che il CAI propone la filosofia del “camminare di qualità”, cioè non inseguendo la
performance o - tanto meno - la “lotta con l'Alpe”, ma ricercando la natura e la cultura dei luoghi.
Rispettate la natura e non uscite dai sentieri; passate all'interno o vicino alle proprietà private
mantenendo un comportamento civile e cortese. Non raccogliete fiori, vegetazione di varia
natura o altro e non gettate o abbandonate rifiuti. Rispettate la montagna.
CAI Padova – GNC: Il Sentiero Geologico di Arabba - 20.07.2014
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Descrizione sintetica dell’escursione:
07:30 ore circa (pausa pranzo esclusa) così suddivise:
tempo parz.
tempo tot.
0.00
0.00
1.30
1.30
0.30
2.00
0.30
2.30
0.45
3.15
0.20
3.35
( 0.30 )
1.00
4.35
0.45
5.20
0.30
5.50
0.30
6.20
0.20
6.40
0.50
7.30
Quota (m)
2055
2478
2450
2478
2300
2250
2130
2050
2020
2213
2020
1600
Località
Lago di Fedaia (park) inizio escursione – SENT. 698
Porta Vescovo (stazione a monte funivia)
Deviazione verso Stop 18 SGA (ferrata trincee)
Porta Vescovo – stop 1 – partenza SGA
Stop 4
Stop 5 (pilone funivia) – ATTENZIONE !
Pausa pranzo
Laghetto Col Vesco / Portados (stop 7)
Ru d’Aurona (Stop 10) – ATTENZIONE !
Bivio 698/699 (Stop 11)
Pizac (Stop 13)
Bivio 698/699 (Stop 11)
Arabba (stazione a valle funivia) fine escursione
CAI Padova – GNC: Il Sentiero Geologico di Arabba - 20.07.2014
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Introduzione e descrizione generale dell’escursione proposta
L'escursione, di interesse geologico naturalistico e storico, prevede il percorso della prima parte
del Sentiero Geologico di Arabba (SGA, dallo stop 1 allo stop 13), da Porta Vescovo al M. Pizac, in
comune di Livinallongo del Col di Lana - Arabba (BL).
Questo itinerario storico-geologico è stato realizzato e descritto nel 1982 dal geologo prof. Carlo
Doglioni, prof. Cesare Lasen e dal prof. Ernesto Renon con la collaborazione del Comune di
Livinallongo, S.O.EM.A., l'Azienda di Soggiorno e Turismo di Arabba e il Club Alpino Italiano Sezione di
Livinallongo. Il percorso si svolge interamente in quota tra i 2100 e i 2480 m senza eccessivi dislivelli,
snodandosi ad anello intorno ai Bec de Mesdì. Il Comitato Scientifico del C.A.I. ne ha curato la
pubblicazione inserendolo in un opuscolo della collana "Itinerari Naturalistici e Geografici attraverso le
Montagne Italiane".
L'itinerario ha anche valenza storica poiché attraversa luoghi interessati da numerose opere del
periodo della Guerra ’15-18: grazie al lavoro di pulizia e ripristino effettuato dalla Sezione di
Livinallongo del CAI, il moderno visitatore può constatare il grande impegno che le truppe di entrambi
i fronti hanno profuso nella costruzione di trincee, camminamenti e gallerie.
Nella prima parte del percorso seguiremo il tracciato del sentiero geologico, un viaggio nel tempo
attraverso il Triassico delle Dolomiti. Nella parte finale dell’itinerario saliremo al Monte Pizac, teatro di
vicende belliche durante la Grande Guerra (fronte dolomitico), percorrendo un sentiero militare
austriaco in parte lastricato e scalinato, che risale dal versante sud.
Il periodo estivo sarà inoltre favorevole per l’osservazione della fioritura della flora alpina: sono
rappresentate quasi tutte le specie rinvenibili sull’arco alpino orientale, con alcuni endemismi
caratteristici dipendenti dalla natura del substrato roccioso (calcareo-dolomitico e vulcanico, sia acido
che basico) e delle variazioni altitudinali (2500-1600 m).
Il percorso:
Iniziamo l'escursione dal Lago di Fedaia, nei pressi del Rifugio Castiglioni (2055 m).
Risaliamo in direzione sud verso Porta Vescovo (2478 m), percorrendo il ripido sentiero per la Val
de Fedaa (segnavia CAI n.698), arrivando ad incrociare il celebre “Vièl dal Pan” (alta via n.2):
voltando lo sguardo abbiamo di fronte a noi il pendio nord della “regina” delle Dolomiti, la Marmolada
(Punta Penia, 3343 m), con il suo ghiacciaio ormai in fase di ritiro progressivo; sotto di noi il lago nel
quale la “regina” si specchia.
In prossimità della sella, faremo una deviazione portandoci sotto la catena vulcanica delle Crepes
de Padon (Bec de Mesdì, Mesola, 2727 m) sulla cui cresta è tracciata l’ardita “ferrata delle
trincee”, che corre lungo quelle trincee e gallerie scavate in quota dove, ormai cento anni fa, si
fronteggiavano gli alpini italiani ed i loro omologhi austroungarici durante il primo conflitto mondiale
(fronte dolomitico).
Da Porta Vescovo iniziamo a percorrere il S.G.A., in senso orario: il sentiero è segnalato da
bolli gialli e rossi e/o dalla scritta SGA rossa su fondo giallo; in corrispondenza degli “stop”
(descritti sulla pubblicazione CAI “Il Sentiero Geologico di Arabba”, di cui si consiglia la
lettura) sono posti dei pannelli numerati.
Dallo stop 1 allo stop 4 scendiamo inizialmente lungo la pista da sci, ma dopo un po’ tagliamo verso
NW, seguendo le indicazioni, passando alla destra della cresta di Soura Sass, che aggiriamo poi alla
base del versante nord. Risaliamo il versante NW della cresta (stop 5) fin sotto i piloni della funivia
(attenzione allo strapiombo! Non sporgersi e non uscire dal tracciato) e poi scendiamo
ripidamente (qualche roccetta e un breve tratto attrezzato con catena metallica) lungo
un’amena valletta verso gli stop 6 e 7 (laghetto di Col Vesco, bivio per Portados).
Ritorniamo sui nostri passi e proseguiamo in direzione est (stop 8-9-10) su un sentierino che passa
alla base della parete nord del Sourasacs: si raccomanda attenzione per eventuale caduta sassi
e rischio scivolamento, in particolare in corrispondenza alla valletta del Ru d’Aurona (tra gli
stop 9 e 10). Si prosegue dritti fino a incontrare nuovamente la pista di sci, si rasenta un pilone
metallico giungendo allo stop 11. Da qui, tempo permettendo, proseguiamo ora nuovamente in salita
verso il belvedere del Monte Pizac (2213 m): si costeggia brevemente in salita la pista da sci fino a
incontrare un paletto giallo-rosso, si attraversa dapprima un prato ritrovando poi insediamenti delle
truppe austroungariche (scale in pietra e resti di baraccamenti); una deviazione sulla destra porta allo
stop 12. Saliamo infine sulla cima del Pizac (Stop 13), eccezionale punto panoramico con vista sul
Gruppo del Sella, Tofane, Fanes-Conturines, Sassongher, Pelmo, Alpi di confine etc…
Ritornati per la stessa via di salita allo stop 11, scendiamo infine verso Arabba (1600 m) seguendo
nuovamente il sentiero 698, fino alla stazione a valle della funivia, dove riprenderemo il pullman.
(N.B.: possibile variante - in alternativa si può scendere ad Arabba dal Pizàc per il sentiero 699).
CAI Padova – GNC: Il Sentiero Geologico di Arabba - 20.07.2014
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SGA - Descrizione sintetica degli stop:
Aspetti geologici e geomorfologici
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
Panoramica sul gruppo della Marmolada,
inquadramento generale dell’area,
Calcare della Marmolada
Vulcanoclastiti ladiniche (torbiditi),
Caotico eterogeneo (frana sottomarina a
grandi blocchi)
Torbiditi (arenarie vulcaniche),
Caotico eterogeneo
Fm di Livinallongo (calcari nodulari in strati
spessi alcuni cm), depositi bacinali
Fm di Contrin (calcare bianco-grigiastro)
Geologia Gruppo del Sella (di fronte a noi)
Fm San Cassiano e Dolomia Cassiana,
Fm di Travenanzes (cengia, ex Fm Raibl),
Dolomia Principale; sovrascorrimento (Piz
Boè): Rosso Ammonitico, Marne del Puez
ATTENZIONE ALLO STRAPIOMBO !!!
Fm di Contrin (calcare, dolomitizzato)
Faglia trascorrente
Caotico eterogeneo, segni di tettonica
sinsedimentaria (Trias medio);
Panoramica verso il Pizàc
Calcari bituminosi ben stratificati (Fm a
Bellerophon) sotto la Fm di Contrin (calcari
massicci)  faglia
Piega isoclinale coricata nella Fm a
Bellerophon (tettonica triassica) sulla
parete nord del Soura Sass
ATTENZIONE ALLA CADUTA SASSI !!!
Ru d’Aurona:
Pieghe “a chevron” tra la Fm di
Livinallongo, a sx, e la Fm di Contrin, a dx
(strati orizzontali). Faglia: cataclisite
(tettonica ladinica)
PERICOLO SCIVOLAMENTO !!!
Paleocanyon tra il Portados e il Pizac
Conglomerato della Marmolada (vulcanismo
triassico) sopra il Caotico eterogeneo:
contatto stratigrafico anomalo. Ciottoli di
lava con struttura porfirica
Caotico Eterogeneo (frane sottomarine):
dettaglio ravvicinato, ciottoli lavici scuri e
calcarei bianchi
Monte Pizac: panorama e geomorfologia.
Sovrascorrimento di vetta (Sella, Piz Boè),
tettonica alpina e tettonica triassica.
Eteropia deposizionale (depositi di bacino e
di piattaforma carbonatica)
ATTENZIONE ALLO STRAPIOMBO !!!
Aspetti floristici e
vegetazionali
Visione panoramica
d’insieme
Coesistenza di specie di
ambiente calcareo e
siliceo
Geum reptans, Saxifraga
aizoide…
Notevole varietà floristica
in funzione del substrato
Aspetti storici
(Guerra ’15-18)
Trincee e gallerie
sulla cresta del
Padon (ferrata)
Resti stazione arrivo
di teleferica, cemento
Limiti vegetazionali:
sotto il Sass Capèl:
Alnetum viridis e
Rhododendro-Vaccinetum
sopra Arabba:
Piceetum subalpinum
Larici e cembri isolati
Stagno (laghetto di Col
Vesco): piante igrofile;
tritoni, rana temporaria
Rhododendro-Vaccinetum
laricetosum
Vegetazione subnivale a
bassa quota nell’impluvio
del Ru d’Aurona
Vegetazione igrofila
(sorgenti nelle vicinanze)
Rododendri, vegetazione
igro-nitrofila, veratro etc..
Flora basifila (calcarea),
vegetazione ad erba alta..
Visione panoramica
Scalinata in pietra e
resti di baraccamenti
austroungarici
Trincee e gallerie a/u
tra lo stop 13 e lo
stop 14 (Col Toront,
postazioni italiane)
RIFERIMENTI & FONTI BIBLIOGRAFICHE:
•
•
Doglioni C., Lasen C., Salvatore G.. “Il Sentiero Geologico di Arabba” (Itinerari Naturalistici
e Geografici attraverso le montagne italiane, n.1 - CAI, Comitato Scientifico, 2010)
Carta Geologica d’Italia scala 1:50.000, F.°28 “Marmolada”, 1977 (con Note Esplicative)
CAI Padova – GNC: Il Sentiero Geologico di Arabba - 20.07.2014
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ARABBA
Stralcio carta topografica 1:30.000 dal fascicolo “Marmolada” di Meridiani Montagne, n.27.
(NON in scala)
CAI Padova – GNC: Il Sentiero Geologico di Arabba - 20.07.2014
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BREVE STORIA GEOLOGICA DELLE DOLOMITI
Le montagne attuali che costituiscono le Dolomiti si sono formate in un mare tropicale oltre 200
milioni di anni fa. La nostra regione si trovava allora ad una latitudine più bassa di quella attuale
ed era situata al margine di un mare chiamato Paleotetide.
Dividiamo questa breve e sintetica storia geologica in due momenti:
1) Quando si sono formate le principali rocce che costituiscono le montagne delle Dolomiti (fase
litogenetica o litogenesi  formazione);
2) Quando queste rocce sono state innalzate dall’orogenesi alpina (fase orogenetica o
orogenesi  deformazione) e soggette all’erosione (fase morfogenetica o morfogenesi 
modellamento).
Il primo momento è concentrato nel Triassico, un periodo fondamentale per la storia delle
Dolomiti, che va da circa 245 a 200 milioni di anni fa. Durante questo tempo svariati
ambienti sedimentari si sono succeduti nella regione dolomitica: aree costiere, piattaforme
carbonatiche, bacini marini profondi anche oltre 1000m, barriere coralline, piane di marea (piane
tidali), etc. In ognuno di questi ambienti, si deposero particolari tipi di sedimenti che ritroviamo
oggi come rocce nelle Dolomiti. Durante questo periodo, una fase tettonica con movimenti
trascorrenti sinistri, che lacerarono la crosta terrestre specialmente lungo un allineamento di
direzione N70E (Linea di Stava-Anticlinale di Cima Bocche), hanno in parte scombussolato queste
rocce, provocando in esse piegamenti e fratture. Immediatamente dopo questi movimenti
tettonici, un evento magmatico, avvenuto circa 230 Ma fa (periodo Ladinico), sconvolse la
regione dolomitica. I materiali vulcanici coprirono le strutture tettoniche già formate in
precedenza. Scogliere coralline ladiniche (es. Marmolada) e bacini attigui (zona di Arabba e
Livinallongo) furono soffocati dai sedimenti vulcanici che invadevano l’area dolomitica. Apparati
vulcanici erano presenti tra Predazzo e la Costabella. La catena del Padon, di colore scuro,
è in gran parte il prodotto del disfacimento dei corpi vulcanici presenti poco più a sud. Dopo
questo fase magmatica, la vita tornò a rifiorire nelle acque “dolomitiche”, e nuove piattaforma
carbonatiche e barriere coralline si svilupparono nel periodo Carnico (ad es. lo zoccolo del
Gruppo del Sella). Dopo la deposizione della Fm di Travenanzes (Strati di Raibl), si formò la
Dolomia Principale, che costituisce molte cime dolomitiche (Tofane, parte superiore del Sella,
etc..). Una estesissima piana di marea era l’ambiente deposizionale della Dolomia Principale, in
cui si possono rinvenire i caratteristici fossili dei Megalodonti (grossi molluschi lamellibranchi).
Vari altri ambienti si sono succeduti nella storia delle Dolomiti durante gli ultimi 200 milioni di
anni (Giurassico, Cretaceo e Terziario), ma non sono visibili nella zona di questa escursione.
Il secondo momento della storia dolomitica è dato dall’innalzamento dei sedimenti (ormai
diventati rocce) alle attuali quote non certamente “marine”. Ciò fu provocato dall’orogenesi
alpina, a sua volta generata dai movimenti relativi tra la placca africana ed europea, con
l’apertura dell’Oceano Atlantico. Le Dolomiti non sono state, fortunatamente, molto deformate
dall’orogenesi alpina, avvenuta per lo più durante il periodo Terziario. Per questo motivo
possiamo ancora oggi riconoscere strutture sedimentarie e tettoniche di oltre 200 Ma. In epoca
alpina comunque, le Dolomiti sono state compresse almeno in due modi e momenti separati:
prima nel Paleogene (o forse Cretaceo sup.) le Dolomiti sono state compresse da E ad W, mentre
nel post-Miocene inferiore sono state compresse circa da N a S. Durante l’epoca alpina alcuni
filoni vulcanici si sono intrusi nella serie stratigrafica dolomitica, ora soggetta all’azione erosiva
degli agenti esogeni.
In particolare negli ultimi 2 milioni di anni (Pleistocene e Olocene) l’azione erosiva dei
ghiacciai (di circo e vallivi) ha largamente contribuito al modellamento delle cime e creste e
all’escavazione della vallate, ora percorse da torrenti e fiumi, creando quel paesaggio unico al
mondo per il quale le Dolomiti sono tanto famose, ed ora anche maggiormente tutelate con il
riconoscimento dell’UNESCO quale patrimonio mondiale naturale dell’umanità (2009).
(tratto dalla pubblicazione CAI “Il Sentiero Geologico di Arabba”, 2010, con modifiche)
CAI Padova – GNC: Il Sentiero Geologico di Arabba - 20.07.2014
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GEOLOGIA DELL’AREA – ALTA VAL CORDEVOLE (ARABBA)
Colonna stratigrafica delle formazioni (Fm) permo-triassiche affioranti nell’Alta
Val Cordevole
(tratto dalla pubblicazione CAI “Il Sentiero Geologico di Arabba”, 2010)
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Carta geologica della zona di Arabba
(tratto dalla pubblicazione CAI “Il Sentiero Geologico di Arabba”, 2010)
CAI Padova – GNC: Il Sentiero Geologico di Arabba - 20.07.2014
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Profili geologici della zona di Arabba
(tratto dalla pubblicazione CAI “Il Sentiero Geologico di Arabba”, 2010)
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NOTE STORICHE:
L'itinerario proposto ha anche valenza storica poiché attraversa luoghi interessati da numerose opere
del periodo della Grande Guerra 1915-18: grazie al lavoro di pulizia e ripristino effettuato dalla
Sezione di Livinallongo del CAI, il visitatore può constatare il grande impegno che le truppe di
entrambi i fronti hanno profuso nella costruzione di trincee, gallerie e camminamenti.
Prima del conflitto, il confine passava per Davedino, aggirava a sud il M. Foppa, correva sul M. Laste,
sul Padon e sulla Catena della Mesola. Da qui scendeva al Passo di Fedaia e quindi saliva sulla
Marmolada attraverso il Sasso delle Undici e Punta Penia.
All’inizio del conflitto gli italiani avanzarono e la linea delle loro postazioni dal Col di Lana passava per
Ornella, saliva al Col Toront e continuava sulla catena della Mesola, dove fronteggiava direttamente
le linee avversarie, scendendo poi al Passo Fedaia. La linea delle postazioni Austro-Ungariche dal Col
di Lana passava per la borgata di Cherz, Varda, Renaz, saliva a nordest della Pala Mariagn fino al
Pizac, scendeva a Pescoi, proseguendo per il Soura Sass, il Bec de Mesdì e la catena della Mesola.
Scendeva quindi al Rif. Bamberg, dove ora si trova la diga del Lago di Fedaia.
Il crinale Mesola-Padon rappresentava, per la difesa del settore austriaco, l’ultimo punto di rincalzo.
Dalle postazioni elevate sul crinale (in corrispondenza all’attuale ferrata delle trincee) si poteva
controllare l’intero settore di Fedaia (sud), la Val Cordevole e il Col di Lana (nord). Analogamente per
le truppe italiane, che occupavano la parte orientale del crinale. La zona del Pizac era quindi il
cardine della difesa Austro-Ungarica, analogamente alla linea Ornella-Col Toront per la difesa italiana.
Qui come altrove si giunse alla tristemente nota «guerra di posizione». Percorrendo la prima parte
del SGA attraverseremo la strada costruita dagli austriaci per rifornire la prima linea sul Pizac, punto
terminale di una via che partiva da Bolzano e percorreva la Val Gardena, il Passo Pordoi, Portados,
per finire appunto al Pizac. Nella secondo tratto, il SGA, scendendo dal Pizac verso sud, percorre le
linee italiane sul Col Toront ed il Passo Padon, dove le prime linee distavano poche centinaia di metri.
CAI Padova – GNC: Il Sentiero Geologico di Arabba - 20.07.2014
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IL PAESAGGIO VEGETALE E LA COMPONENTE FAUNISTICA:
Percorreremo il tracciato del SGA in un periodo favorevole per la fioritura. L’alternarsi
degli affioramenti rocciosi (silicei e calcarei) consente di apprezzare la flora più caratteristica
delle Dolomiti, dalla fascia subalpina a quella subnivale, cioè quella che si estende sopra il
limite del bosco.
Motivi di interesse (strettamente connessi alla geologia dell’area):
- presenza della quasi totalità delle più significative specie dei pascoli alpini dolomitici, sia su
rocce calcaree che silicee;
- apprezzabile diversità ambientale legata a variazioni di fattori topografici e
microclimatici;
- comparsa di originali situazioni edafiche in corrispondenza di affioramenti eruttivi talora ricchi
in componenti basici;
- notevole ampiezza del panorama che consente una valida focalizzazione degli elementi
geografici e morfologici del paesaggio.
Percorrendo il SGA si attraversano molteplici ambienti e habitat tipici di numerose specie
animali. Pur essendo difficile un incontro ravvicinato con gli animali selvatici che, di norma,
evitano accuratamente l’incontro con l’uomo, sarà possibile scorgerne qualcuno durante
l’escursione.
Gli ambienti attraversati vanno dai boschi della fascia subalpina a quelli d’alta quota, seguiti da
arbusteti subalpini, praterie alpine, macereti, pareti rocciose e zone cacuminali (oltre il limite
delle nevi perenni, su rupi e cenge che d’estate restano scoperte).
Data la quota elevata ed il tipo di suolo, l’ambiente dominante è costituito dalla prateria
alpina.
Nella zona d’interesse del SGA ci si può imbattere nella Volpe, animale che predilige però
muoversi durante le ore crepuscolari e notturne.
Nei boschi si potranno udire i richiami ed osservare i segni della presenza del Picchio rosso
maggiore, del Picchio nero e del più raro Picchio tridattilo.
Ben presente è anche il Capriolo, osservabile al margine dei boschi e nelle radure. Il Cervo, in
costante aumento numerico negli ultimi anni, frequenta d’estate i boschi radi d’alta quota,
spingendosi fino alle praterie alpine, percorrendo i canaloni colonizzati dagli Ontani verdi che gli
garantiscono un riparo da occhi indiscreti e un rifugio dai predatori.
Ai margini delle praterie non manca la Nocciolaia, un corvide che ha stabilito un rapporto
simbiotico con il Pino cembro, del quale diffonde i pesanti semi nell’ambiente circostante. Altri
uccelli presenti sono il Crociere e vari passeriformi.
Gli arbusteti subalpini sono l’habitat del Gallo Forcello, uno dei quattro tetraonidi alpini,
animali relitti delle glaciazioni pleistoceniche, specie fortemente minacciate e vulnerabili. Nello
stesso ambiente possiamo trovare il Merlo dal collare, la Passera scopaiola, la Cincia dal
ciuffo e la Cincia mora.
Nelle praterie alpine noteremo facilmente la presenza delle Marmotte, che scavano lunghe
gallerie nel terreno. Non sarà difficile sentire il richiamo di allarme delle “sentinelle”, che vigilano
costantemente per difendere la colonia dai predatori, in primis l’Aquila Reale, il più grande
predatore alato delle Alpi, della quale le marmotte sono le prede preferite. Nella zona sono noti
alcuni siti di nidificazione.
In cielo potremo inoltre osservare il Corvo imperiale, il diffusissimo Gracchio alpino, ed il
Gheppio.
Nei pascoli esposti a sud si può rinvenire la rara Coturnice.
Nei vari ambienti attraversati può vivere il Marasso (Vipera berus), cacciatore di piccoli roditori
quali le Arvicole, prede ricercate anche dall’Ermellino, mustelide di piccole dimensioni che
caccia prede anche più grandi di lui, come la Lepre Variabile.
Nei macereti e nelle praterie a pendenza elevata e con rocce affioranti possiamo incontrare il
Camoscio alpino. Nelle zone ripide e rocciose d’alta quota si può talvolta osservare lo
Stambecco, che usa la catena del Padon quale corridoio di contatto tra la colonia presente in
Marmolada (Val Contrin, Valle Ombretta, Monzoni) e quella esistente nel Gruppo del Sella.
Nelle zone sommitali è possibile incontrare la rara Pernice Bianca, un tetraonide perfettamente
adattato alla vita d’alta quota. Nello stesso habitat vive la Lepre alpina o Lepre variabile, così
chiamata perché perfettamente mimetica in tutte le stagioni.
CAI Padova – GNC: Il Sentiero Geologico di Arabba - 20.07.2014
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