REAL ESTATE RE-RETAIL Corio Italia, intervista a Ermanno Niccoli Punti di vista .................................... Focus ................................................. Prassi virtuose .................................. Tendenze ........................................... Progetti in itinere ............................. In evidenza ....................................... RETAI L & M ANAGEMENT COMPA NY MODA, DESIGN, COMMERCIO HOSPITALITY, REAL ESTATE COMPETENZE E SOLUZIONI INNOVATIVE PER RETAIL & LEISURE Tre settori in cui Arcoretail porta le sue competenze e la sua creatività, insieme a soluzioni tecnico-gestionali innovative. Shopping Centers: expertise in gestione e commercializzazione. Fashion & Luxury Outlets: leasing & management di factory outlet in Italia e nel mondo. Destination Centers: Agrivillage: il villaggio agro-artigianale del futuro. Sport Hub: le strutture sportive indoor di nuova generazione. Jihua Park: i luoghi di destinazione per lo shopping e il divertimento, in Cina. Arcotecnica Group ................................................................................................. Editoriale di Enrico Biasi “In Italia infatti la linea più breve tra due punti è l’arabesco. Viviamo in una rete d’arabeschi” Per Ramón de Campoamor “En este mundo traidor / nada es verdad ni mentira / todo es según el color / del cristal con que se mira”: ma l’abuso di credulità popolare dovrebbe essere perseguibile L a legge di stabilità “non sembra in grado di incidere in misura significativa sulle prospettive di crescita, né di garantire un solido e rassicurante profilo di rientro del disavanzo pubblico”. Questo il giudizio della Corte dei Conti circa la manovra del dynamic duo Letta-Saccomanni. In attesa del Def renziano, riportiamo i commenti preventivi di Angela Merkel (“Siamo certi che l’Italia rispetterà il Patto di stabilità e crescita in entrambe le sue componenti, con il riconoscimento del Fiscal compact”) e Manuel Barroso (Bruxelles ha “l’obbligo, che ci hanno dato gli Stati tra cui l’Italia, di far rispettare assolutamente il Patto di stabilità e il Fiscal compact, e Renzi ha detto che svilupperà le sue riforme nel rispetto dei Trattati”). Sorvoliamo sul sempiterno “machiavellismo degli Stenterelli” di gramsciano conio. Intanto, stando a Confcommercio potrebbero occorrere 33 anni per tornare ai consumi di beni durevoli pre-crisi, con una variazione annua dell’1%, mentre passando al 3% ne servirebbero 12 e 4 (in luogo di 12,5) per il cibo (“i limiti strutturali dell’economia suggeriscono di considerare l’ipotesi di crescita all’1% come la più probabile”). Lasciamo spazio a Rino Formica (lettera al direttore, Il Foglio, 21 marzo): “Renzi va a Bruxelles per dire ai capi di stato e di governo che l’Europa deve cambiare rotta. De Gaulle avrebbe esclamato: “Vasto programma”. Il Parlamento ha applaudito e approvato. Ma a Bruxelles è probabile che qualcuno chieda a Renzi: “Non è stato il Parlamento italiano a costruire con le sue mani la gabbia in cui è chiusa l’Italia prigioniera?”. Shibari all’italiana La legge costituzionale 20 aprile 2012 ha introdotto il principio del pareggio di bilancio nella Costituzione (la legge delle leggi). L’art. 1, sesto comma, così recita: “Il contenuto della legge di bilancio, le norme fondamentali e i criteri volti ad assicurare l’equilibrio tra le entrate e le spese dei bilanci e la sostenibilità del debito del complesso delle pubbliche amministrazioni sono stabiliti con legge approvata a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera, nel rispetto dei princìpi definiti con legge costituzionale”. La legge di attuazione, 24 dicembre 2012, con l’art. 2 vincola all’ordinamento dell’Unione europea l’esatta definizione dei termini previsti dalla legge costituzionale del pareggio di bilancio: “1. Ai fini della presente legge, si intendono: a) Per ‘amministrazioni pubbliche’ gli enti individuati con le procedure e gli atti previsti, in coerenza con l’ordinamento dell’Unione europea, dalla normativa in materia di contabilità e finanza pubblica, articolati nei sottosettori delle amministrazioni centrali, delle amministrazioni locali e degli enti nazionali di previdenza e assistenza sociale; b) Per ‘conto consolidato’ il conto economico consolidato delle amministrazioni pubbliche formato dagli aggregati contabili delle entrate e delle spese di tali amministrazioni, classificati in conformità alle modalità stabilite dall’ordinamento dell’Unione europea; c) Per ‘saldo del conto consolidato’ l’indebitamento netto o l’accreditamento netto come definiti ai fini della procedura per i disavanzi eccessivi di cui al Trattato sul funzionamento dell’Unione europea; d) Per ‘saldo strutturale’ il saldo del conto consolidato corretto per gli effetti del ciclo economico al netto delle misure una tantum e temporanee e, comunque, definito in conformità all’ordinamento dell’Unione europea; e) Per ‘obiettivo di medio termine’ il valore del saldo strutturale individuato sulla base dei criteri stabiliti dall’ordinamento dell’Unione europea; f) Per ‘fase favorevole e fase avversa del ciclo economico’ le fasi del ciclo economico individuate come tali sulla base dei criteri stabiliti dall’ordinamento dell’Unione europea; g) Per ‘obiettivi programmati’ gli obiettivi di cui all’art. 3, comma 3; h) Per ‘saldo netto da finanziare o da impiegare’ il risultato differenziale tra le entrate tributarie, extratributarie, da alienazione e ammortamento di beni patrimoniali e da riscossione di crediti e le spese correnti e in conto capitale”. A questi pali siamo legati per scelta della stragrande maggioranza del Parlamento che modificò la Costituzione con oltre i 2/3 del Parlamento e in tal modo evitò il Referendum popolare (ex art. 138). Fu così costituzionalizzata la limitazione della sovranità nazionale sia per il presente che per il futuro (…)”. E più non dimandare. RE 111 - Marzo - Aprile 2014 59 Intervista a Ermanno Niccoli - Ceo Corio Italia “Raro cade chi ben cammina”: e c’è chi corre in scioltezza Corio Italia rafforza il suo posizionamento competitivo complessivo e accresce la massa critica mediante una nuova realizzazione di elevato standing qualitativo e a forte coefficiente d’innovazione di Enrico Biasi “N el recente passato un mercato euforico e lubrificato da abbondante liquidità ha valutato in modo tendenzialmente indifferenziato operazioni con fondamentali e caratteristiche assai diversi fra loro,in termini di bacini di riferimento (primari o secondari, più o meno ricchi e presidiati), tipologia di prodotto (centri commerciali, retail park, factory outlet), elementi distintivi (classe dimensionale, qualità della realizzazione, tenant e merchandising mix, congruità dei valori di commercializzazione). Le potenzialità del settore retail italiano hanno attratto numerosi player specializzati, ma anche molti investitori generalisti, spesso con un approccio di natura speculativa, che hanno contribuito ad alimentare un circolo vizioso con il risultato di canoni e prezzi a limiti estremi, sostenibili solo per un periodo limitato, nel contesto di una finanziarizzazione spinta. Del resto, yield costantemente decrescenti e quindi valori in aumento, hanno premiato anche i promotori meno solidi e gli investitori più spregiudicati, o che addirittura commettevano errori. Per quanto ci riguarda, fondamentali e competenze specialistiche non hanno mai smesso di rivestire un ruolo primario. Gli assestamenti che conseguono alla ciclicità dei mercati costituiscono un’opportunità per società come Corio Italia: da sempre, e soprattutto nel periodo delle vacche grasse, abbiamo posto in primo piano il rigore nell’analisi degli investimenti, in virtù di una strategia finalizzata all’effettiva creazione di valore per gli azionisti. Nella convinzione che soltanto i progetti di qua- lità imperniati su parametri corretti consentono di massimizzare i ritorni e minimizzare i rischi che si associano alle fasi delle vacche magre”. Scripta manent, a dispetto dei lotofagi: e la disamina di Ermanno Niccoli - a distanza di oltre un lustro dalla sua formulazione - ribadisce la sua paradigmatica valenza; risultando corroborata dal portato di tale virtuoso modus operandi: ipostatizzato da un portafoglio che non teme alcun confronto per composizione e performance. Se la prevalente componente domestica (334 milioni di euro su 595 in totale) del pacchetto paneuropeo acquisito da Trema nel 2001 ha rappresentato per l’esordiente player di matrice olandese un saldo ubi consistam, grazie a tre asset (very) “prime” predominanti e con un track record più che consolidato (Shopville Le Il portafoglio italiano Nome Indirizzo Anno di apertura Anno di acquisizione Porta di Roma (50% Corio-interest) Via A. Lionello 201 - Roma 2007 2010 130.000 230 Globo Via Italia, 197 - Busnago (MB) 1993 2004-2006-2011 88.800 190 Shopville Gran Reno Via M. Monroe, 2 Casalecchio di Reno (BO) 1993 2001 38.800 72 Le Vele & Millennium Via delle Serre snc - Quartucciu (CA) 1998/2005 2010 44.400 89 Campania A1 - Uscita Caserta Sud S.S. 87 Loc. Aurno (CE) 2007 2006 108.000 180 Shopville Le Gru Via Crea, 10 Grugliasco (TO) 1993 2001 78.500 170 Città Fiera (49% Corio-interest) Via A. Bardelli, 4 Martignacco (UD) 1992 2007 94.500 205 GrandEmilia Via Emilia Ovest, 1480 (MO) 1996 2001 55.000 90 Il Maestrale S.S. 16 Adriatica Nord, 89 (AN) 1999 2003 19.800 50 Fonte: Corio Italia 60 RE 111 - Marzo - Aprile 2014 Gla complessiva Numero di esercizi RE-RETAIL Gru, Shopville Gran Reno e GrandEmilia), l’esistenza di una business unit tricolore strutturata e coesa ha incorporato un indiscutibile vantaggio competitivo, appalesatosi con nettezza nel prosieguo dell’attività operativa: come attestano le molteplici realizzazioni via via finalizzate; in un crescendo rossiniano, ma cum grano salis. Intanto, in chiave comparativa, le “dure repliche della storia” si sono accanite su svariati soggetti, animati in genere da un’ambizione superiore al talento: abbiamo così assistito alla liquefazione di fantasmagoriche pipeline (sempre più difficile, siore e siori: 10 centri in tre anni!) e alla marginalizzazione della pletorica schiera degli operatori d’assalto,che parevano venuti“da cielo in terra a miracol mostrare”; durando talvolta “l’espace d’un matin”. Il regesto settoriale pullula di figure e figuri proclivi all’“automitobiografia”. A fronte delle millanterie di troppi sedicenti protagonisti, non di rado “buoni a nulla, ma capaci di tutto” (Longanesi docet), ci confortano l’assenza di hybris e il rigore di Ermanno Niccoli: un vero pioniere del mercato nazionale degli shopping centre, la cui caratura professionale è direttamente proporzionale alla spiccatissima vocazione all’understatement. In margine, la sua idiosincrasia nei confronti della rivendicazione soggettiva rasenta vette gaddiane (“l’io, io!… il più lurido di tutti i pronomi!”); mentre la sottolineatura dei meriti del team, cresciuto intorno e insieme al nucleo storico, nel segno di un approccio condiviso con il Coo Gino Antonacci e il Financial Director Marco De Vincenzi (non omne trinum est perfectum: ma, nella fattispecie, la durata stessa del rapporto la dice lunga), accompagna la sua esposizione a mo’ di basso continuo. Sir Martin Sorrell, Presidente dell’International Business Advisory Committee, riuni- tosi il 10 Gennaio a Roma, ha definito l’Italia “una sirena stanca, seduta sullo scoglio ad aspettare”. Sul piano degli investimenti nell’ambito del retail real estate domestico, tuttavia, qualcosa sembra muoversi. Il nostro Paese vive un’apparente contraddizione. Da un lato l’Italian Style è visto dall’estero, soprattutto dalle nuove classi sociali dei Paesi emergenti, come uno status symbol. Questi consumatori amano circondarsi delle nostre eccellenze, dalla manifattura alla enogastronomia. Per esempio, mi risulta che in Cina un’azienda locale stia costruendo una città ispirata al modello urbanistico e commerciale di una tradizionale città italiana. Dall’altro lato, quando si opera nel mercato domestico si ha la sensazione di un Paese che, pur avendo sconfinate potenzialità, sia arrivato al capolinea per il suo immobilismo, per la difficoltà di fare impresa, perché siamo sempre perdenti nel confronto con le altre capitali estere quando dobbiamo fare progredire qualsiasi pratica relativa a nuovi investimenti, in particolare nell’immobiliare. Abbiamo bisogno di riforme strutturali per ripartire: ora questo programma è nell’agenda del Governo ma la sua attuazione richiederà una rivoluzione culturale, perché la classe politica e della PA si sono alimentate da sempre dall’attuale esistente sistema. Venendo agli investimenti, nel Q1 2013 i mercati finanziari si dibattevano ancora con la crisi di Cipro e aleggiava lo spettro agitato dalla speculazione internazionale circa il rischio della deflagrazione euro; ma già da prima della metà del 2013 si ravvivavano gli interessi degli investitori per il nostro mercato. Come avviene di solito i primi a muoversi sono stati i cosiddetti opportunisti e, dalla fine dell’anno, anche gli istituzionali hanno ripreso a trattare iniziative sul mercato. Un nuovo ciclo positivo sembra essere cominciato. Complessivamente il volume tran- Principali insegne Zara, Zara Home, Pull&Bear, Bershka, Stradivarius, Coin, Media World, H&M, Decathlon, Apple, Massimo Dutti, Desigual, Pellizzari, UCI Media World, Zara, Bershka, H&M, Desigual, Geox, Oviesse, Pandora, Mc Donald's Media World, Cisalfa Sport, Prenatal, Geox, Desigual, Pandora, Mc Donald's OVS, Cisalfa, Bershka, Pull&Bear, Feltrinelli Village, Mc Donald's, Unieuro, The Space Cinema Zara, Bershka, Pull&Bear, Stradivarius, H&M, Apple, Hollister, Saturn, Scarpe&Scarpe, Piazza Italia Media World, Apple, Gap, Zara, Bershka, Pull&Bear, Stradivarius, Guess, Feltrinelli Village, Cisalfa, Virgin Active H&M, Zara, Bershka, Pull&Bear, Stradivarius, Bata, OVS, Scarpe&Scarpe, Expert, Mega Inter Sport Media World, OVS, Game Seven, Feltrinelli Village, Disney Store, Flunch, Mc Donald's Bata, Euronics Gruppo Cerioni, Camping Sport, Piazza Italia, Kiko, Geox sato nel corso del 2013 è stato di 2,2 miliardi di euro e in particolare si è realizzato un numero di transazioni significativo: a partire dall’acquisizione di Market Central da Vinci da parte di Gwm, di Franciacorta Outlet Village,Valecenter e Airone da parte di Blackstone, di Limbiate da parte di Ing Insurance, di Meraville Retail Park da parte di Orion. Per non parlare poi dell’acquisizione da parte di Morgan Stanley del 60% del quote del portafoglio Auchan. Nel corso del 2014 Fonti del Corallo è passato al fondo Immobiliare Negri e Via Larga a Nordiconad. Trattative condotte da istituzionali sembrano prossime a essere concluse. Gli acquirenti sono stati prevalentemente americani ed europei. “Al signor K. chiesero cosa stesse facendo. “Sto lavorando duro per preparare il mio prossimo errore.” (Bertold Brecht, Storie del Signor Keuner)”. Non è certo il caso di Corio Italia. Quali sono i capisaldi strategici che hanno improntato la vostra operatività sul campo in questi tribolati anni? Quest’anno la filiale compie 25 anni. L’azienda è caratterizzata da una bassa rotazione del personale, che significa un’alta fedeltà aziendale: in pratica una propensione a pensare all’interesse dell’azienda come a un patrimonio comune da preservare e migliorare; a privilegiare la stabilità del rendimento nel lungo termine, senza farsi attrarre dalle scorciatoie e dal risultato a breve a fine anno, anche a discapito personale. Abbiamo avuto la fortuna di lavorare sin dall’inizio sugli investimenti più importanti del mercato e abbiamo compreso quanto era possibile creare valore negli investimenti core. Abbiamo raggiunto la consapevolezza che in operazioni core avevamo la capacità di riuscire a fare la differenza e con logica coerenza abbiamo seguito questa intuizione, la abbiamo assunta come nostra visione ed è divenuta la nostra missione. L’azione si è poi sviluppata in virtù di un capitale umano di persone competenti e appassionate, un’elevata capacità di autocritica, una cura ossessiva per i dettagli applicata con metodo in ogni stadio e fase dell’investimento. Quanto sopra riassume i principali capisaldi strategici che hanno costituito i pilastri della solidità del portafoglio a dispetto del periodo estremamente negativo. La sfida è stata creare, di anno in anno, un prodotto che consentisse di consolidare i risultati nel medio/lungo periodo, facendo scelte che potessero garantire trend positivi di crescita del valore nel tempo. Con quali modalità? Effettuando gli investimenti nel momento opportuno, analizzando i dati con RE 111 - Marzo - Aprile 2014 61 estremo rigore e con criteri di alta selettività. Sotto l’aspetto operativo, abbiamo controllato internamente tutta la filiera dell’investimento. Abbiamo mantenuto la gestione diretta degli asset,curato la commercializzazione,mirato alla qualità nel medio/lungo periodo, monitorando il corretto bilanciamento del mix merceologico, puntando ai migliori marchi con track record consolidati. La strategia è stata quella di applicare con metodo, in qualsiasi fase del processo, dalla pre-commercializzazione al montaggio contrattuale delle strutture che presiedono alla gestione del centro, la cura spasmodica dei dettagli, apprendendo dall’esperienza quotidiana. Corio adotta una rigorosa politica in materia di Corporate Social Responsibility e pone al centro la sostenibilità lato sensu, contemperando i rilevanti aspetti di natura socio-economico-ambientale, con l’obiettivo di ottenere risultati concreti e misurabili, nell’interesse di tutti gli stakeholder. Corio ha una visione orientata alla CSR in tutte le sue forme e implicazioni, come l’uso dei materiali nelle nuove realizzazioni, l’organizzazione di eventi quali strumenti di dialogo col territorio e la valorizzazione delle risorse umane. Corio Italia ha partecipato quattro volte al Great Place To Work e per ben tre volte è entrata in graduatoria! La sede dei nuovi uffici ha ottenuto la certificazione “Very Good” secondo il protocollo Breeam. Il progetto del centro commerciale Nave de Vero, in fase di apertura a Marghera, ha portato a perseguire una certificazione di sostenibilità ambientale “Very Good” sempre secondo Breeam, in conformità alla volontà del Gruppo di realizzare prodotti caratterizzati da un elevato livello di sostenibilità ambientale. Tutti i centri commerciali in portafoglio hanno la missione di monitorare e perseguire il risparmio energetico. Si promuovono occasioni d’incontro e di aggregazione su argomenti di significativa valenza sociale e culturale, si organizzano eventi musicali e di intrattenimento, si sostiene la solidarietà e il volontariato. La raccolta differenziata dei rifiuti è realizzata in modo organizzato e coinvolgendo gli operatori commerciali. Citiamo un esempio quale l’Orto in Campania, un’iniziativa dell’omonimo centro commerciale: un orto didattico di oltre 600 metri quadrati, che ospita ogni anno migliaia di visitatori e studenti delle scuole delle province di Caserta e di Napoli. Grazie a questa attenta gestione dei rifiuti, le piante dell’orto vengono nutrite con il compost prodotto attraverso la lavorazione della frazione organica smaltita nelle cucine dei ristoranti e dei bar del centro. A ottobre 2013, Alice Waters, antesignana dei programmi di educazioni negli orti scolastici, è stata ospite dello staff che ha realizzato l’iniziativa. Questa politica consente al Gruppo di valutare, misurare e certificare le prestazioni degli asset secondo molteplici aspetti: quali l’uso efficiente delle risorse, l’ecologia del sito, la corretta gestione dei rifiuti, la qualità ambientale interna, i materiali utilizzati e le modalità di trasporto. Corio in pillole Corio nasce nel 2000 attraverso il merger tra VIB (Vastgoedfonds voor Institutionele Beleggers) - fondata nel 1963 e quotata dal 1984, presente nei Paesi Bassi, in Francia, in Germania, in Spagna e negli Stati Uniti, con un portafoglio comprendente retail, uffici e logistica - e WBN (Winkel Beleggingen Nederland), braccio immobiliare specializzato di Algemeen Burgerlijk Pensioenfonds, con un focus sul segmento commerciale domestico. Nel 2001 la nuova realtà cede gli asset transatlantici e acquisisce un pacchetto paneuropeo di 10 shopping centre da Trema, uno dei principali investitori istituzionali francesi, sbarcando in Italia. Nel 2004 opta per lo status di SIIC in Francia e l’anno successivo estende la sua operatività alla Turchia, assumendo il controllo di Akmerkez. Nel 2008 la quota di retail tocca il 92%, a seguito delle cessione degli uffici e delle componenti industrial olandesi. Nel 2010 si aggiungono al portafoglio 4 centri commerciali e 5 iniziative di sviluppo, rilevate da Multi, con il debutto sul mercato tedesco. Nel 2012 Corio annuncia l’intenzione di concentrarsi sui Favourite Meeting Places, avviando il processo di dismissione degli asset d’impronta tradizionale (valutati 1,4 miliardi di euro), da ultimare nell’arco di tre/quattro anni. Il valore complessivo dei cespiti di proprietà a fine 2013 ammonta a 7 miliardi di euro, raggiungendo una quota retail pari al 99%. Fonte: Corio Italia 62 RE 111 - Marzo - Aprile 2014 Nel 2012 la casa madre ha espresso la volontà di focalizzare l’attenzione sui Favourite Meeting Places. Al riguardo, il portafoglio italico appare più che attrezzato, vista la marcata prevalenza di centri predominanti per dimensione e profilo dell’offerta nel quadro dei rispettivi bacini d’utenza. La visione strategica della filiale si è da sempre basata sulla ricerca di prodotti che avessero i fondamentali. Nonostante i centri commerciali siano stati spesso definiti come non luoghi, l’obiettivo della filiale è stato proprio quello di cambiare la percezione degli interni, trasformando il centro commerciale in un vero e proprio luogo d’incontro e relazione. I centri commerciali in portafoglio si muovono da tempo in questa direzione e possono rappresentare esempi illustri di questa strategia, essendo considerati luoghi d’incontro preferiti dalla clientela, scelti per trascorrere il proprio tempo libero. Shopville Le Gru, Campania e Porta di Roma ri-propongono la vision di Corio di centro commerciale come area multi-funzionale, dove lo shopping viene arricchito da molteplici iniziative di carattere sociale, culturale e d’intrattenimento. Sfruttando il cospicuo numero di visitatori, l’obiettivo è stato quello di sensibilizzarli con eventi a valenza ambientale e sociale. L’offerta commerciale è ciò che caratterizza il centro e ne garantisce il potere attrattore. Inoltre l’attività di marketing consente di rispondere in modo ancora più mirato alle esigenze del visitatore, promuovendo attività in partnership con il territorio e le Autorità, coprendo quei servizi di cui a volte il territorio stesso risulta sprovvisto, creando anche opportunità di crescita e redditività per il centro stesso. In un’ottica di gestione a lungo termine dei propri investimenti immobiliari, la collaborazione con i co-proprietari e con i retailer è stata fondamentale per poter attuare strategie di valorizzazione e di comunicazione vincenti. La pipeline tricolore continua a risentire dell’influsso dei noti condizionamenti congiunturali, sebbene non manchino i progetti di precipua rilevanza: tra cui spicca Nave de Vero, ormai prossimo al completamento, localizzato a Marghera, nel cuore del Nord-Est. Quali sono i suoi tratti distintivi? Nave de Vero è un centro di medie/grandi dimensioni che racchiude in sintesi tutta l’esperienza della filiale,specializzata nello sviluppo e gestione di centri regionali. Ha la caratteristica di essere stato curato nei dettagli come uno dei più avanzati centri commerciali super regionali. La sua inaugurazione è prevista nel mese di aprile. RE-RETAIL Punti di vista I Am the Secret Player “Non è sanza cagion l’andare al cupo” (Inf., VII, 10)… Per Virgilio, labor omnia vicit improbus: ma spesso non basta, nel frastagliato contesto italico, dove “tutto è quello che è perché tutto è stato quello che è stato”, mutuando un’espressione foeriana “C aro direttore, ho letto il bell’articolo del professor Ricardo Franco Levi sul Suo giornale dell’8 settembre. Non posso che ringraziarvi per le lusinghiere espressioni usate nei riguardi di Esselunga e del sottoscritto. Tuttavia vorrei permettermi un’osservazione. Le tre aziende scelte dall’autore non costituiscono un campione appropriato. Mettere Esselunga e dunque me accanto ad Armani e Luxottica è azzardato. Meglio sarebbe stato scegliere Ferrero. Esselunga è una piccola azienda, piccolissima nel suo settore, è solo una multiprovinciale, non ha un centesimo di attività fuori dai confini nazionali. Ove Luxottica, coi suoi centri di produzione in Cina, i suoi 6.000 negozi sparsi nel mondo è un gigante vicino al quale noi non possiamo stare. Del pari Armani, che è un genio a livello mondiale, con investimenti grandiosi anche fuori dal suo campo d’origine. Noi dunque siamo un’azienda di qui, una multiprovinciale che neppure riesce ad insediarsi a Genova o a Modena, per non dire di Roma ove, io poco, ma i nostri urbanisti si sono recati forse 2.000 volte in dodici anni nel tentativo di superare ostacoli di ogni genere, per incontrare adesso il niet del nuovo sindaco, del quale si può dire soltanto che è un po’ «opinionated». Noi, diversamente da Luxottica, Ferrero, Pirelli, Squinzi, Bombassei, Calzedonia, siamo un’impresa al 100% italiana (Pirelli, credo, italiana al 17%). E come tale un’impresa che deve difendersi dalla Pa (pubblica am- 64 RE 111 - Marzo - Aprile 2014 ministrazione) in tutte le sue forme e a tutti i suoi fantasiosi livelli ogni giorno che Dio comanda. Tassata al 60%, non più minimamente libera di scegliersi i collaboratori (la signora Fornero ha «garantito» anche i soggetti assunti in prova), Esselunga si trascina. Porta ancora avanti vecchi progetti, cose nelle quali, incredibile dictu, si era impegnata ancora al tempo delle lire. Per realizzare un punto vendita occorrono mediamente da otto a quattordici anni. Ma per Legnano ventiquattro; mentre a Firenze forse apriremo l’anno prossimo un Esselunga di là d’Arno, una iniziativa partita nel 1970! Così, ultimamente, abbiamo cancellato ogni nuovo progetto. In partibus infidelium Ecco, caro direttore, la pallida risposta di un’azienda che di problemi ne ha troppi, che si avventura ogni giorno in una giungla di norme, regole, controlli, ingiunzioni, termini, divieti che cambiano continuamente col cambiare delle leggi, dei funzionari, dei potenti. Uno slalom gigante con le porte che vengono spostate mentre scendi. Un’azienda affondata nelle sabbie mobili italiane. Oberata da un esiziale carico fiscale atto solo a sostenere tutto ciò che nel paese è sovvenzionato. Cioè quasi tutto. Diversamente da Armani e Luxottica che hanno «creato», noi abbiamo soltanto cercato di dare un po’ di eleganza, di efficienza, di carattere ad un mestiere assai umile. A livello internazionale ciò ci è riconosciuto. Ma nel paese non siamo ben accolti. E per soprammercato facciamo un mestiere che nel nostro stranissimo paese è politico. Perché? Perché sono «politici» i due più grandi operatori nazionali. Fuori non riescono neppure a capirlo. Ma sono tante le cose che gli stranieri non possono capire di noi, di un paese che se fosse rimasto libero e normale avrebbe potuto andare chissà dove. Imprenditori straordinari fecero nel dopoguerra aziende straordinarie. Ma gli imprenditori sarebbero poi diventati tutti incapaci, a meno che non se ne fossero andati ad operare altrove. Ma noi non possiamo. Peccato non si possa dire: «hic manebimus optime»”. (Bernardo Caprotti, Corriere della Sera, 11 settembre 2013). L’epitome epistolare delle tesi di “Falce e Carrello” (Marsilio Editori, 2007) appare oggi ancora più attuale, stante l’insediamento dell’Esecutivo guidato dal fiorentino Renzi: che vede pure la presenza del vertice gerarchico del movimento cooperativo. Qui non si fa politica, come recitavano i cartelli affissi nei locali pubblici in diebus illis. Però, parafrasando Gertrude Stein, “un fatto è un fatto è un fatto”. E, in materia di competitività, il “time to market” d’ambito commerciale non costituisce il nostro fiore all’occhiello; mentre la prevalenza delle logiche d’appartenenza nella determinazione di quel che si può e non si può fare (per tacere del come) alle diverse latitudini del Belpaese (Lombardia inclusa, in verità) risulta talmente evidente da rendere superflua qualunque ulteriore notazione. Hoc opus, hic labor… RE-RETAIL Punti di vista Antonio Biggi - Responsabile Capital Markets Europrogetti & Finanza, ArcotecnicaGroup Il retail real estate domestico sale nuovamente alla ribalta ArcotecnicaGroup estende la sua operatività nel contesto del mercato degli investimenti, demandandone il presidio a EPF, con l’obiettivo di valorizzare le sue competenze distintive S embra un buon momento per investire in Italia: lo si può evincere da una laica lettura dei più recenti dati di mercato, tornati finalmente in territorio positivo. E la sensazione che il nostro Paese sia di nuovo sui radar degli operatori internazionali risulta rafforzata da quanto emerso in occasione dell’ultima edizione del Mipim: sia sul piano dell’ufficialità che dei rendez-vous “over the counter”, che hanno evidenziato un sentiment ormai uscito dalle secche del pessimismo cosmico; sebbene residuino innegabili criticità, d’ordine esogeno ed endogeno. Nondimeno, dopo la drastica riduzione in volume verificatasi nel periodo 2007 - 2012, il livello degli investimenti è tornato ad aumentare, con il segmento retail in evidenza: avendo assommato poco meno della metà dei 4 miliardi di euro allocati nell’ambito commerciale in senso lato (ovvero nei comparti non residenziali, nell’accezione anglosassone) durante lo scorso anno. E il mercato domestico conosce oggi un fermento quale non si vedeva da tempo, con un’attività sul terreno dei player cross-border in netta crescita, legata anche alle esigenze di diversificazione territoriale e alla maggiore appetibilità dei rendimenti offerti a seguito del processo di repricing intrapreso. Tra i principali deal conclusi in relazione al comparto, ricordiamo almeno, a titolo esemplificativo, l’acquisto di Market Central Da Vinci (Aig Lincoln) finalizzato da Gwm (ora in joint venture con Pimco) e il trasferimento di un pacchetto di 15 asset da Immochan (Gruppo Auchan) a un fondo gestito da Morgan Stanley Sgr; oltre all’acquisizione di Franciacorta Outlet Village (già di Degi Europa, Aberdeen) conclusa da Blackstone, che ha rilevato pure gli shopping centre Airone e Valecenter, mentre Orion ha acquisito il retail park Meraville: questi ultimi ceduti rispettivamente dagli specialisti Sonae e Pradera. Il fondo Quantum Strategic Partners (gestito da Soros Fund Management) ha poi acquistato una quota pari al 5% di Igd, diventandone il terzo azionista. Le operazioni sin qui realizzate vedono però un’incidenza piuttosto limitata di approcci non speculativi e sono ancora molto concentrate su opportunità con caratteristiche “prime”. Le stesse manifestazioni di interesse inerenti ai singoli asset e ai portafogli retail disponibili sono riconducibili a player con un profilo opportunistico: e si segnalano ancora una volta Blackstone, Gwm e Quantum, in aggiunta a Fortress e Cerberus (con Axa). Serve un cambio di paradigma Non è azzardato prevedere che la rinnovata attrattività dei mercati secondari, in genere, e del Belpaese, in particolare, possa determinare nel prossimo futuro ulteriori flussi di investimento e un allargamento del perimetro a cespiti “secondary”, purché dotati di solidi fondamentali. Fermo restando che fasti e nefasti del passato non sono replicabili. Al netto dei condizionamenti congiunturali, la scena retail è poi in costante evoluzione e il rischio di un declino dei formati succitati tutt’altro che trascurabile. Omologazione spinta e obsolescenza funzionale affliggono una componente maggioritaria dello stock, alle prese con un’accresciuta intensità competitiva, in termini relativi e assoluti. I comportamenti d’acquisto di consumatori sempre più sofisticati determinano un innalzamento dell’asticella: basti pensare alle sfide poste dall’accelerazione della multicanalità. Nell’ottica dell’investment, la necessità di ripensare gli schemi tradizionali è lampante. La reale comprensione delle peculiari dinamiche del comparto è il fattore dirimente ai fini dell’implementazione di piani d’azione virtuosi e richiede competenze trasversali: quali quelle che offre il Gruppo Arcotecnica, in virtù di un know-how pluridisciplinare che copre l’intera catena del valore. Competenze che sta declinando anche nel contesto dei Capital Markets, che intende presidiare in prima battuta attraverso l’operatività dedicata di Europrogetti & Finanza. In proposito, oltre a fornire consulenza strategica e servizi a elevato valore aggiunto, ArcotecnicaGroup è specializzato nell’ideazione di concept innovativi assai apprezzati: come attestano i Destination Centre in progress al di fuori dei confini nazionali. Quanto all’Italia, il potenziale di sviluppo è per ora limitato dalla minore propensione all’innovazione dei player autoctoni: ma siamo più che convinti di poter essere “propheta in patria”. RE 111 - Marzo - Aprile 2014 65 RE-RETAIL Prassi Virtuose “You don’t need planning permission to build castles in the sky”… Per il CNCC “l’unica strategia vincente per lo sviluppo, soprattutto in questo momento congiunturale è fare sistema”: ma la realtà effettuale denota uno iato tra verba e facta, che molti associati pongono in evidenza in camera caritatis “C on l’entrata in vigore, il primo di gennaio, della Delibera di Giunta Regionale della Lombardia N. X/1193 del 20 dicembre “Disposizioni attuative finalizzate all’apertura o alla modificazione delle grandi strutture di vendita conseguenti alla DCR 12 novembre 2013 Nr. 10/87 “Nuove linee per lo sviluppo delle imprese del settore commerciale” è stato portato a compimento il processo di cambiamento della normativa regionale sulla grande distribuzione previsto dalla L.R. 4 del 2013, e di conseguenza si è concluso il periodo di moratoria introdotto da tale legge. E’ una buona notizia? COSA SIGNIFICA? Vuol dire che dal primo gennaio in Lombardia si può ricominciare a presentare le domande per l’apertura o la modifica di grandi strutture di vendita e che la Regione ricomincerà ad esaminare le domande presentate prima di luglio e che erano state congelate. La domanda è se ora aprire grandi strutture di vendita sarà più facile o più difficile di prima. La risposta è semplice: nella maggioranza dei casi sarà più difficile, ma soprattutto più lungo, grazie ad una disposizione introdotta nella nuova normativa che impone la procedura di accordo di programma per tutte le strutture superiori ai 10.000 mq di superficie di vendita e anche per i parchi commerciali sopra i 5.000 mq nei Comuni fino a 10.000 abitanti. L’accordo di programma è una procedura che richiede il consenso della Regione, che può decidere quasi del tutto discrezionalmente se e quando avviare 66 RE 111 - Marzo - Aprile 2014 la procedura, e che richiede per essere conclusa mediamente un anno in aggiunta ai 6 mesi della procedura ordinaria. In pratica una specie di moratoria occulta. La nuova procedura rende quindi più lunga e difficile l’apertura degli esercizi sopra i 10.000 mq di vendita ed è quindi un forte incentivo al downsizing delle grandi strutture, forse con qualche vantaggio in termini ambientali, ma certamente rendendo la Lombardia meno attrattiva per gli investitori esteri. Sotto il profilo procedurale la nuova norma ha in qualche modo semplificato i criteri di valutazione delle domande rendendoli in parte più chiari, dando maggiore peso alle valutazioni di sostenibilità soprattutto ambientali, al sostegno delle produzioni locali, alla ripartizione delle risorse tra i Comuni dell’area vasta anziché al solo Comune in cui avviene l’insediamento. Il documento è comunque molto lungo e complesso, e non può essere sintetizzato e spiegato in un paio di paginette. Lo stiamo studiando a fondo, ed entro gennaio pubblicheremo un’analisi approfondita su Prassitele ed uno speciale sul sito www.prassicoop.it. Una disposizione molto interessante contenuta nella nuova normativa, e forse l’unica corrispondente agli auspici del CNCC, è l’apertura di una finestra di un anno per la regolarizzazione dei centri commerciali “di fatto” sprovvisti di autorizzazione unitaria, che questa volta non si limita alle attività autorizzate con la vecchia legge 426/71. Un altro elemento positivo è la possibilità di modificare, praticamente senza formalità, e quindi senza bisogno della conferenza regionale di servizi, fino al 5% della superficie di vendita da non alimentare ad alimentare, risolvendo una serie di problemi per le GSV non alimentari che hanno l’esigenza di introdurre piccoli corner alimentari o semplicemente di vendere le cialde di caffè. Un’altra novità è la possibilità di adempiere alle prescrizioni regionali (divenute più stringenti) sulla vendita di prodotti agricoli o di prodotti tipici lombardi anche tramite accordi con altri punti di vendita o catene, anche all’estero. Tutto sommato, per aprire un centro commerciale saranno necessari costi maggiori e supporti professionali più competenti e aggressivi. A questo proposito Prassicoop ha predisposto una serie di servizi per la grande distribuzione, che verranno offerti a soci CNCC a condizioni particolarmente favorevoli (…)” I brani succitati sono tratti dal comunicato “Formalmente finita la moratoria sulla Grande Distribuzione in Lombardia. Come stanno realmente le cose?”, siglato Prassicoop e veicolato dal CNCC: ove non figura il nome dell’ancipite Renato Cavalli, patron della società cooperativa milanese, nonché storico Presidente della Commissione Consultiva Normativa e Pianificazione dell’associazione. Nella rubrica “In Evidenza” di RE-Retail 107 avevamo rilevato l’afasia del CNCC: che si propone di “sviluppare tutte le possibili azioni di “lobbying” anche attraverso politiche interassociative”. Se i risultati sono questi… RE-RETAIL Progetti in itinere Niguarda Shopping Gallery: apre anche il Blocco Nord L’attività di letting è in fase avanzata e punta a creare un’effettiva sinergia tra i due poli, mediante una selezione di punti vendita innovativi, in funzione di target specifici A due anni dall’apertura della prima tranche e a pochi mesi dall’inaugurazione del secondo blocco commerciale, Niguarda Shopping Gallery si conferma uno dei più innovativi e interessanti progetti retail del panorama Italiano e non solo. L’elemento più caratterizzante è certamente la collocazione della galleria all’interno di Niguarda Cà Granda, il più grande ospedale milanese. Al contempo, l’opera si inscrive in un complesso monumentale, soggetto alla tutela della Soprintendenza oltre che - naturalmente - alle rigorose prescrizioni dell’Azienda Ospedaliera, che ha come priorità la fruibilità e la funzionalità degli spazi riservati al servizio di degenti e visitatori. “Quando abbiamo iniziato a commercializzare il primo blocco (inaugurato il 23 novembre 2010 nel Padiglione Sud) non avevamo la possibilità di confrontarci con alcun progetto analogo. Siamo partiti quindi da un’analisi delle esigenze del bacino (stimato in circa 13.000 presenze giornaliere, tra dipendenti dell’ospedale, degenti, pazienti per visite ed esami, visitatori a vario titolo) per costruire un mix merceologico e di insegne che rispecchiasse la domanda potenziale di target così diversi”, spiega Roberto Marchetti, direttore commerciale e sviluppo di Cogest Retail, a cui Progeni S.p.A. ha affidato l’incarico per la commercializzazione e gestione della gallery. “I risultati, in termini di fatturati e gradimento dei clienti, ci hanno dato ragione. Il fatto poi di gestire la galleria ci ha permesso di raccogliere ulteriori informazioni, che sono state preziose per la seconda fase di commercializzazione.” Oggi il letting è in fase avanzata, anche se Cogest Retail mantiene il riserbo sui brand confermati e in firma. “Per il Blocco Nord abbiamo lavorato con due obiettivi: in primis abbiamo pensato a potenziare l’attrattività complessiva della doppia galleria, creando sinergia tra i due poli. In secondo luogo, ci siamo focalizzati su punti vendita che, oltre a essere sicuramente originali e innovativi rispetto al contesto, tenessero in debito conto le esigenze di target specifici”, dice Enrico Conti, della divisione commerciale di Cogest Retail. “Visto che nel Padiglione si trova, tra gli altri reparti specialistici, anche quello di Medicina materno-infantile, abbiamo puntato su puericultura, giocattoli, abbigliamento e intimo bambini, oltre ad articoli da regalo e ristorazione. E’ previsto anche un playground con dondolanti e giochi didattici.” Niguarda Shopping Gallery in pillole CMB, una delle prime imprese italiane di costruzioni, per il nuovo Niguarda ha costituito nel 2005 PROGENI S.p.A., abbreviazione di “PROGEtto NIguarda”, che con la formula del project financing ha progettato e costruito le opere, facendo attentamente proprie le esigenze della Direzione Sanitaria e adottando soluzioni tecnologiche all’avanguardia. L’opera è stata completata in due fasi e in tempi record: nella prima sono stati realizzati il Blocco Sud, il Polo Tecnologico e il Polo Logistico; nella seconda è stato realizzato il Blocco Nord. Apertura prevista: Settembre 2014 (Blocco Nord) Investimento complessivo: 260 milioni di euro in Project Financing (60% contributo pubblico e 40% capitale privato) Commercializzazione e gestione: Cogest Retail srl Gla: 1.200 mq (+ 1.340 mq nel Blocco Sud, già aperto) Parcheggi: 600 (+ 750 a servizio del Blocco Sud) Livelli commerciali: 1 Totale unità: 13 (+ 15 nel Blocco Sud) Fonte: Cogest Retail RE 111 - Marzo - Aprile 2014 67 Focus Paolo Facchini - Presidente e Fondatore Lombardini22 C’era una volta un centro… come vivere felici e contenti Il futuro delle società di progettazione e dell’intera industria degli shopping centre è sempre più legato alla riqualificazione, ristrutturazione e riconversione dell’esistente C’ era una volta una società di sviluppo – da ora in poi la chiameremo “Cliente” - che aveva in proprietà un centro commerciale. Questo centro commerciale, costruito alcuni anni prima e ancora in ottimo stato di manutenzione, dimostrava ormai una certa età. Nel complesso non era brutto, al contrario, ma faceva l’effetto di un vecchio montgomery di lana: un caldo cappotto di qualità ma fuori moda. Per il Cliente, tutto ciò iniziava a costituire un problema: la redditività del centro stava calando, i negozi liberi si riaffittavano con sempre maggiori difficoltà e, Forum Palermo 68 RE 111 - Marzo - Aprile 2014 soprattutto, raramente si otteneva lo stesso canone. Allora il Cliente si guardò in casa, o meglio, ispezionò l’interno della propria cassa, e scoprì di avere un po’ di soldi da investire. Non erano tanti, anzi, diciamo pochini: circa un cinquantesimo del costo di costruzione. Il Cliente, che non era uno sprovveduto, sapeva quanto fosse difficile fare le “nozze coi fichi secchi”, tuttavia non si perse d’animo. Si rivolse a due società di progettazione specializzate in centri commerciali e chiese loro di sottoporgli un progetto di ristrutturazione che rientrasse in quel budget. Quando le due società pre- sentarono i loro progetti, la prima, pur mantenendo fede al budget, aveva sviluppato una soluzione non all’altezza delle aspettative; la seconda, pur proponendo un bel progetto, di quel budget non aveva invece tenuto conto. Ovviamente il Cliente non era soddisfatto: e fu allora che chiamò L22. Disse: “Ho un problema: ho un progetto che rientra nel mio budget, ma è brutto e non lo voglio realizzare; ho anche un progetto bello, ma costa troppo e non lo posso realizzare. Potreste aiutarmi?” Bel dilemma. Ma L22 ha sempre amato le sfide e non si tirò certo indietro, pur sapendo che il compito era arduo e complesso. Costituì subito un gruppo di lavoro, composto da concept designer, specialisti di architettura effimera ed esperti di sostenibilità, e pose sul tavolo il tema. Dopo tre giorni fu elaborata una prima idea e presentata al partner in charge: questi fu orgoglioso della propria squadra. Il tema fu centrato in pieno: sviluppare un progetto di riqualificazione con pochi soldi. Ma non solo: riuscire anche a riqualificare molto più di quanto richiesto dal brief, ovviamente con lo stesso RE-RETAIL budget. Inutile dire che, questa volta, il Cliente fu pienamente soddisfatto. E tutti vissero felici e contenti. Le opzioni operative Raccontata così, questa potrebbe sembrare una bella favola; in realtà è una storia di vita vissuta in Lombardini22. Non renderò noti i nomi dei personaggi, né del Cliente né delle altre società di progettazione, per ovvi motivi di riservatezza, ma posso assicurarvi che tutto ciò risponde alla realtà. Una realtà che, al di là del ruolo specifico di L22, è oggi molto diffusa, perché la questione posta dal Cliente della suddetta “favola” – e cioè: “Il mio centro funziona, ma la concorrenza di questi ultimi anni sta erodendo quote di mercato, la redditività sta calando e, di conseguenza, ho pochi soldi da investire. Che fare?” – è sempre più frequente. Per questo, quando mi chiedono quali siano le nuove tendenze nel mondo del retail in Italia, mi sento forte nel dire che nella riqualificazione, ristrutturazione o riconversione dei centri commerciali esistenti, soprattutto in presenza di budget limitati, risiede gran parte del futuro delle nostre società di progettazione. Tutti noi sappiamo che in Italia, come sostiene anche il Presidente del CNCC Pietro Malaspina, sono nati centri commerciali dove è stato possibile e non dove era corretto che sorgessero. Inoltre, molti soffrono non solo a causa di una localizzazione poco meditata (se non casuale), ma portano anche i segni della loro età progettuale e avrebbero bisogno, più che di una riqualificazione, di una profonda ristrutturazione. È importante soffermarci su questa differenza: quando un centro ha ancora un solido lay-out commerciale, un nuovo maquillage può essere sufficiente a farlo ritornare agli antichi fasti; ma quando le “rughe e gli acciacchi del tempo e/o delle scelte fatte” sono più evidenti, una profonda ristrutturazione è l’unica via possibile; esistono, purtroppo, anche alcuni casi in cui è necessario un intervento più radicale, fino a una completa riconversione; che poi avvenga che strutture “orribili”, sorte in location incomprensibili e contro qualsiasi razionalità economica, sopravvivano e non vengano abbattute all’istante, beh… credo che ciò si possa spiegare solo con un moto d’affetto, con il famoso detto napoletano: “Ogni scarrafone è bello ‘a mamma soja”. Quale può essere, quindi, la metodologia da seguire per fare le giuste scelte di fronte a queste opzioni possibili? Dove occorre porre lo sguardo? Analizziamo le tre differenti soluzioni La riqualificazione Innanzitutto, come abbiamo già affermato, si può correttamente ipotizzare una riqualificazione solo in presenza di un solido ed efficiente lay-out commerciale. È quindi essenziale dotarsi di un quadro esatto delle categorie merceologiche presenti e dell’eventuale necessità di una nuova disposi- “ Tutti noi sappiamo che in Italia sono nati centri commerciali dove è stato possibile e non dove era corretto che sorgessero. Inoltre, molti soffrono non solo a causa di una localizzazione poco meditata (se non casuale), ma portano anche i segni della loro età progettuale “ Forum Palermo RE 111 - Marzo - Aprile 2014 69 “ Il budget, in questo tipo di progettazione, è di primaria importanza. Lo è anche negli interventi di riqualificazione, dove talvolta tutto si riduce a un’operazione molto leggera che non va al di là dell’arredo, come panchine e fioriere zione spaziale dei negozi. A questo fine è indispensabile un’intervista approfondita con il commercializzatore del centro. La seconda figura da interpellare è il gestore (se diverso dal primo), che potrà fornire informazioni sulle manutenzioni eseguite, sui percorsi preferiti dai frequentatori e su tutti i problemi che solo chi vive il centro quotidianamente può conoscere. Sarà poi utile esaminare alcuni dati oggettivi della struttura: lo stato dell’illuminazione naturale e artificiale nei diversi momenti della giornata, la posizione degli ingressi dal piano stradale e dai parcheggi, gli stessi parcheggi e le loro lobby, le categorie di visitatori e i loro flussi nei diversi giorni della settimana e “ così via. Da questa analisi si potrà affrontare la fase di face lift: premesso che non esiste una formula predeterminata valida per tutti i centri, poiché ognuno di essi ha una vita e una dinamica proprie, per esperienza possiamo tuttavia affermare che in gran parte dei casi le aree normalmente coinvolte in una riqualificazione riguardano l’approccio al centro e i suoi servizi: come gli ingressi principali, i servizi igienici, i parcheggi e le loro lobby; il cosiddetto tessuto connettivo, come le gallerie, i fronti vetrina, l’internal landscape, le food court, gli arredi interni; importantissima, ovviamente, è l’illuminazione; inoltre, tutti gli elementi di comunicazione come la segnaletica direzionale, la grafica d’orientamento, l’eventuale nuova brand identity e anche le facciate esterne, ovvero l’abito con cui un centro si presenta al territorio e comunica con esso. La ristrutturazione Questo tipo d’intervento comporta una più approfondita verifica del lay-out commerciale e dei flussi pedonali del centro; in questo caso il confronto con il commercializzatore/gestore è fondamentale. Egli saprà indicare tutti i punti di forza e soprattutto di debolezza della struttura nei diversi momenti della giornata e anche nelle diverse stagioni dell’anno. Il budget, in questo tipo di progettazione, è di primaria importanza. Lo è anche negli interventi di riqualificazione, dove talvolta tutto si riduce a un’operazione molto leggera che non va al di là dell’arredo, come panchine e fioriere. Ma lo è ancor di più in un programma di ristrutturazione, dove la sua rilevanza è tale per cui non solo i clienti ci chiedono sempre più scrupolose analisi preliminari per decidere insieme dove investire, ma è anche necessaria una stretta collaborazione con la proprietà del centro per definire, sin dalle fasi consulenziali di fattibilità tecnico-economica, i confini operativi entro cui è lecito muoversi. La riconversione A mia conoscenza, in Italia non vi sono ancora esempi eclatanti, ma sono facile Fiumaranuova 70 RE 111 - Marzo - Aprile 2014 RE-RETAIL indovino nell’affermare che non mancheranno in un futuro molto prossimo. Molte strutture esistenti in Italia soffrono di obsolescenza, scontando una situazione di deficit non solo di manufatto (nella sostenibilità energetica, per esempio) ma anche culturale, semiotico; e non riescono più a veicolare messaggi sintonizzati con il proprio bacino di utenza e le comunità di riferimento. A volte, però, quell’utenza e quelle comunità non sono più recuperabili (se mai lo sono state). Senza fare nomi, tutti noi conosciamo almeno un paio di situazioni che potremmo definire “cattedrali nel deserto”, progettate anche bene da primarie società internazionali, ma ormai compromesse. Spesso la causa di tale situazione non è fisiologica, a valle di un normale ciclo di vita, ma dovuta a un deficit che possiamo definire strategicoprogettuale: la mancanza (o insufficienza) di un approfondito lavoro di analisi preliminare che sappia costruire il quadro, la cornice e la vision su cui sviluppare un centro commerciale di successo. E il primo elemento di tale vision è la localizzazione: che, quando è sbagliata, è la causa principale del declino di un centro; e l’unica soluzione è una sua riconversione completa. Qui inizia una nuova fase che vedrà il coinvolgimento di differenti figure professionali – architetti, sociologi, semiologi, analisti, uomini di marketing e così via – da cui potranno uscire nuove idee di riutilizzo. Le quali possono davvero essere spettacolari: pensiamo, per esempio, al caso di un centro commerciale a Reading, vicino Londra: il quale, riconvertito in Leisure Centre, offre ai suoi avventori il brivido post-apocalittico di una “zombie experience” completa di attori, armi (finte) e tutti gli annessi arnesi. Senza essere così radicali, correggere la relazione con il luogo di un centro commerciale può anche tradursi nella sua trasformazione da centro chiuso ad aperto. Come sta avvenendo in California, dove l’aspetto climatico consente ad alcune strutture di aprire la galleria all’aria e alla luce naturali, abbattendo i costi relativi al condizionamento e, di conseguenza, gli oneri di gestione che si riversano poi sull’affittuario. E questo è un esempio applicabile anche in Italia, soprattutto nelle regioni del Sud con un clima più favorevole. Quindi, la domanda fondamentale da porsi in un programma di riconversione (ma vale per tutti gli interventi) è: quali sono le necessità per un determinato luogo? Sapendo che la prima esigenza da soddisfare è quella di generare una buona dose di sorpresa, di eccitazione e di curiosità. Concludendo, la morale della favola è questa: non importa quale avventura affronti – riqualificazione, ristrutturazione, riconversione – ma conta con chi la affronti. E, se il partner è quello giusto, l’happy ending è assicurato. “ Qui inizia una nuova fase che vedrà il coinvolgimento di differenti figure professionali - architetti, sociologi, semiologi, analisti, uomini di marketing e così via da cui potranno uscire nuove idee di riutilizzo “ RE 111 - Marzo - Aprile 2014 71 Tendenze Claudio Marinello - Responsabile tecnico Spazio Futuro Group Pilotage evoluto e servizi integrati: chi ben comincia è a metà dell’opera Spazio Futuro Group riafferma la leadership nella conduzione delle attività tecniche finalizzate al completamento di un centro commerciale, con un’operatività sempre più “green” U no shopping centre è un organismo complesso, che richiede una piena comprensione delle sue specificità e un approccio professionale, a tutti i livelli, durante il suo intero ciclo di vita. Ogni centro commerciale presenta un variegato insieme di problematiche, destinate a moltiplicarsi e ad acuirsi nelle fasi finali del processo di costruzione, quando le attività di cantiere si sovrappongono, determinando il rischio di una crescente entropia, con effetti facilmente immaginabili. E soltanto l’intervento mirato di tecnici specializzati può consentire di risolverle al meglio, nel quadro di una coerente regia unitaria. Garantire un’apertura che sia in linea con gli obiettivi prefissati e con le tempistiche programmate, nel rigoroso rispetto dei budget assegnati, è il compito demandato al pilotage. In sintesi, si tratta di “condurre” tutte le attività tecniche e logistiche, dall’inizio dei lavori fino all’inaugurazione, interagendo con molteplici interlocutori: committenti, proprietari, progettisti, direzione lavori, società di commercializzazione, operatori, fornitori di prodotti e di servizi. Si tratta di un’opera di coordinamento globale di funzioni composite, che pone notevoli sfide operative. Spazio Futuro Group ha saputo imporsi negli anni quale riconosciuto leader di mercato, affinando costantemente il proprio approccio e 72 RE 111 - Marzo - Aprile 2014 collaborando con i principali player del settore; ed è attualmente impegnato sul campo a Marghera (Ve), dove il nuovo centro dello specialista Corio è ormai in dirittura d’arrivo: a ulteriore testimonianza del grado di fidelizzazione dei nostri partner (tali li abbiamo sempre considerati, all’insegna della costante condivisione degli obiettivi). Ed è per noi motivo di orgoglio: significa che la qualità paga sempre. Anche se nell’odierna temperie non mancano attori più o meno improvvisati che si propongono sulla base di politiche di prezzo aggressive (per non dire altro), l’inevitabile abbassamento del livello prestazionale che si associa alla turbo-compressione dei costi, con conseguenti criticità nel breve e nel lungo termine, è un lusso che i protagonisti consapevoli non possono permettersi. Efficientamento dei flussi La preliminare conoscenza di tutte le insidie di quello che si configura come un vero e proprio percorso a ostacoli è essenziale per assicurare il rispetto degli obiettivi prefissati e delle tempistiche programmate, in relazione a ogni singola componente, più o meno rilevante. L’individuazione a monte delle criticità, il monitoraggio dell’avanzamento dei lavori e l’ottimizzazione dell’azione delle squadre impegnate sul campo assumono quindi un’importanza fondamentale. Tutte le movimentazioni, operazioni e lavorazioni non devono e non possono subire rallentamenti: anche un elemento apparentemente secondario, se trascurato, rischia di ripercuotersi su tutti i passaggi successivi, provocando danni esponenziali. A tale proposito, la massimizzazione dell’efficienza nella gestione dei flussi di merci e di materiali, in ingresso e in uscita, costituisce un elemento cardinale ai fini dell’armonico svolgimento delle diverse componenti operative. Spazio Futuro Group dedica particolare attenzione alla necessità di assicurare che mezzi e personale possano operare fluidamente, senza interferire con le altre attività di cantiere e senza mettere a repentaglio la sicurezza. E’ inoltre basilare che macerie e materiali di risulta siano raccolti e smaltiti in maniera centralizzata, evitando l’incontrollata dispersione di scarti. Il nostro lavoro comincia con l’analisi dei percorsi interni ed esterni, onde individuare le zone più idonee per le baie di carico e le oasi ecologiche, definendo contestualmente le relative necessità in termini di mezzi (muletti, merli, piattaforme elevatrici, nastri trasportatori ecc.) e di operai richiesti. Un procedimento applicato anche alla raccolta dei rifiuti prodotti, improntata alla differenziazione integrale, in modo RE-RETAIL tale da rispettare i virtuosi principi della sostenibilità ambientale, limitando nel contempo gli oneri di discarica. Grazie al rigore del metodo e alla polivalenza del personale impiegato, la nostra operatività è dunque in grado di fornire risposte certe e in tempo reale alle differenti esigenze, beneficiando tutti gli attori coinvolti. Attività complementari Per massimizzare l’efficacia del lavoro di pilotaggio è essenziale avere la possibilità di intervenire su tutte le componenti di cui consta un cantiere. Ne discende che fornire direttamente i servizi necessari durante l’intero ciclo progettuale rappresenta la modalità ottimale. Abbiamo quindi implementato un filone di attività complementari, di cui ci occupiamo mediante un’apposita azienda del Gruppo: la quale organizza, gestisce ed esegue, in toto oppure pro quota, cioè in forma organica o modulare, le varie attività di utilità generale per gli operatori che necessitano di un supporto tecnico in riferimento alle singole realizzazioni. Per il cosiddetto “Service” abbiamo formato personale dedicato; collaborando inoltre con selezionati partner, che garantiscono il rispetto di standard operativi d’eccellenza, per offrire al cliente un pacchetto all’insegna dell’affidabilità e della convenienza. La centralizzazione di alcune forniture presenta infatti ragguardevoli vantaggi dal punto di vista dei costi (trasporti, installazioni e assistenza), sia in fase esecutiva sia dopo l’apertura. Sostenibilità certificata Realizzare edifici ecosostenibili a costi comparabili con quelli degli edifici tradizionali si può e gli investimenti possono essere recuperati attraverso i minori costi energetici di gestione e attraverso corrette scelte progettuali, contribuendo a creare spazi più produttivi e confortevoli. Senza contare il maggior appeal degli immobili a basso impatto ambientale per il mercato, con importanti conseguenze sul piano dei valori stessi. Oltre a far parte di Green Buildig Council Italia, Spazio Futuro Group dispone di professionalità interne in condizione di operare secondo i dettami del protocollo internazionale Breeam. Come è noto, si tratta di un sistema di certificazione su base volontaria, che definisce i criteri di progettazione, costruzione e gestione grazie all’adozione di parametri prestabiliti e rimandando a standard riconosciuti e condivisi. Si basa su un sistema di crediti, che sono attribuiti relativamente a dieci categorie di valutazione in ordine alle prestazioni misurate, includendo aspetti riguardanti il consumo di energia e di acqua, l’ambiente interno (salute e benessere), l’inquinamento prodotto, nonché altri elementi quali trasporti, materiali, rifiuti e processi gestionali. I crediti vengono poi sommati per ottenere un unico punteggio complessivo, articolato in cinque livelli. Al di fuori del Regno Unito vengono applicati Breeam International, certificazione inerente ai nuovi edifici e ai progetti in costruzione, nonché Breeam In Use, che punta a favorire le pratiche finalizzate al contenimento dei costi di gestione e al miglioramento complessivo delle performance ambientali degli immobili già costruiti. In conclusione, Breeam incorpora un chiaro vantaggio competitivo, sotto diversi profili: e non è casuale che sia stato adottato da Corio per i suoi centri. RE 111 - Marzo - Aprile 2014 73 Tendenze Andrea Silipo - Amministratore Delegato ArcoEngineering, ArcotecnicaGroup Le sfide del presente richiedono strumenti strategici innovativi La capillare ricognizione tecnica dello stato di efficienza delle strutture edilizie e impiantistiche è un elemento chiave ai fini della tutela del valore patrimoniale degli asset “L a crescente valenza strategica di una gestione dinamica a tutto tondo, che non perda mai di vista l’esigenza di salvaguardare e (auspicabilmente) incrementare il valore patrimoniale dei cespiti affidatici” è stata recentemente posta in evidenza su queste colonne da Oscar Paniati, dall’angolo visuale di Arcotecnica R.E.: società di ArcotecnicaGroup che si occupa di Property & Facility Management e di Facility Consultancy (si veda RE-Retail 109, pag. 64); il quale ha rilevato come, nell’odierna temperie, si tenda a prestare “maggiore attenzione ad alcuni aspetti nodali della conduzione, prima sottovalutati: al fine di mantenere i complessi (formati da immobile, impianti e attività commerciali) nelle migliori condizioni di sicurezza ed economicità di esercizio”. Ribadito che “un approccio integrato è essenziale per prevenire i costi inaspettati causati dall’uso, dall’usura, dalla necessità di adeguamento a standard normativi e da una non oculata manutenzione” e che “una gestione tecnica attiva e dinamica deve sovrintendere a tutto il ciclo di vita utile degli impianti meccanici ed elettrici e delle componenti edili”, vogliamo qui svolgere alcune sintetiche considerazioni circa i servizi a elevato valore aggiunto che il Gruppo Arcotecnica è in grado di assicurare, in virtù delle trasversali competenze “in house” che lo contraddistinguono, ovvero delle sue professionalità 74 RE 111 - Marzo - Aprile 2014 sinergiche, che coprono l’intera catena del valore. Con precipuo riferimento alle strutture retail organizzate: le cui esigenze di governo travalicano ormai i tradizionali confini operativi, alla luce di norme e regolamenti sempre più pressanti e dell’intensificazione della pressione competitiva, in una fase congiunturale particolarmente difficoltosa. Al riguardo, ArcoEngineering svolge un ruolo fondamentale, grazie ai suoi tecnici qualificati di vasta esperienza, che operano nell’ambito di team pluridisciplinari costituiti ad hoc, in funzione degli obiettivi perseguiti in rapporto ai diversi piani d’azione. La pietra angolare Come tutti i complessi immobiliari, anche i centri commerciali e le strutture affini necessitano di una costante verifica tecnica, che ne documenti lo stato manutentivo complessivo e il conseguente livello di efficienza funzionale in rapporto agli usi cui ogni parte degli stessi è adibita; nonché di una fotografia dello stato dell’arte sul piano della rispondenza a quanto previsto dalla normativa vigente (per esempio, in ordine a sicurezza, prevenzione antincendio, staticità degli elementi portanti e portati, consumi energetici); oltre che di una determinazione non “spannometrica” dell’onerosità della manutenzione in relazione alla maggiore o minore vetustà tecnologica. In breve, un accurato check tecnico do- vrebbe essere alla base di qualsivoglia strategia. Trattasi di: • documentare lo stato di efficienza delle strutture edilizie e impiantistiche; • produrre un documento di sintesi (due diligence) a sostegno di eventuali information memorandum per attività di carattere economico-finanziario da impostare sull’immobile; • fornire elementi di valutazione per stime di obsolescenza e programmazione delle manutenzioni (oltre che per stime assicurative e immobiliari); • mettere a disposizione dati aggiornati e certi rispetto alla definizione e allo svolgimento dei programmi manutentivi. Il relativo procedimento si traduce in un rilievo dettagliato delle componenti succitate, per sistema funzionale e per immobile, comprensivo di: • schede identificative di ciascun sistema funzionale (edile e impiantistico); • schede anagrafiche tecniche delle componenti da manutenere; • verifica della rispondenza alle norme vigenti; • evidenziazione della documentazione mancante in campo; • definizione delle strategie manutentive per ogni componente; • individuazione dei singoli interventi e delle relative tempistiche; • definizione delle modalità operative d’intervento (istruzioni). La capillare evidenziazione dello stato di RE-RETAIL manutenzione e delle conseguenti necessità di intervento consente di implementare l’ottimale strategia manutentiva (correttiva, migliorativa, sostitutiva), sulla scorta di una visione d’insieme di criticità, urgenze e priorità; programmando nel contempo le manutenzioni di carattere ordinario. In termini di output, il vantaggio competitivo che si lega a tale impostazione appare lampante. Essere nella condizione di redigere un puntuale programma d’intervento - che includa budget manutentivi, riqualificativi e/o sostitutivi per ogni componente edilizia e impiantistica e l’indicazione dei costi di manutenzione straordinaria riferiti al suc- cessivo ciclo quinquennale di gestione – rappresenta un indiscutibile atout sotto il profilo di un approccio virtuoso all’asset management: come hanno ben compreso i player che hanno scelto di affidarsi ad ArcotecnicaGroup. Mai come nell’attuale fase di mercato, “è la finanza che traccia il solco ma è la tecnica che lo difende”. ArcoEngineering in pillole ArcoEngineering è la società di ingegneria del Gruppo Arcotecnica, nella quale sono state integrate le competenze culturali, tecniche e amministrative relative all’urbanistica, all’architettura e all’ingegneria, al duplice scopo di mettere il progetto al centro del processo edilizio e di sviluppare un livello superiore di sinergie fra l’attività di progettazione, il contenimento e il controllo dei costi di costruzione e di gestione, la direzione dei cantieri e la sicurezza. ArcoEngineering ha uno staff di 50 professionisti altamente specializzati, iscritti ai rispettivi ordini professionali, opera in regime di qualità ISO 9000 e adotta procedure di gestione in linea con la migliore prassi aziendale, in ottemperanza al Codice Etico del Gruppo; è soggetta ad attività di controllo e di coordinamento da parte di ArcotecnicaGroup. La società è strutturata in sette dipartimenti: • Architecture & Urban design architettura, urbanistica, studi di fattibilità, masterplan, progetti di rigenerazione urbana ed edilizia • Engineering impianti tecnologici, strutture, ingegneria della manutenzione, ingegneria antincendio, energia • Special Projects centri commerciali, destination centre, factory outlet, community hub, agrivillage, art gallery • Contract & Interior Design allestimenti, fit out, space planning, contract • Safety & Health piani di sicurezza, coordinamento della sicurezza • Construction Consultancy gestione dei cantieri, direzione dei lavori, alta sorveglianza, collaudi • Project Management & Due Diligence technical due diligence, project & construction management, quantity & quality surveyor, cost control, technical asset management, pilotage, procedure tecnico-amministrative e urbanistiche, perizie e ingegneria forense Fonte: ArcotecnicaGroup Il dipartimento Engineering Il dipartimento Engineering è dedicato ai servizi di ingegneria ad alto contenuto tecnologico e innovativo per l’assistenza a investitori e a gestori di patrimoni immobiliari, nell’attività di progettazione, costruzione, gestione, manutenzione, refurbishment ed efficientamento energetico, sia in ambito civile (residenziale, uffici, scuole, università, retail) che in ambito industriale ed infrastrutturale. La divisione trae origine dal sodalizio fra RE-Engineering srl e lo studio associato MC (Caruso-Borghi), che insieme hanno apportato ad ArcoEngineering l’esperienza consolidata da oltre 15 anni di attività professionale e integrato diverse competenze tecniche e gestionali in una realtà nuova e unica nel mondo del real estate. Grazie alle elevate qualifiche raggiunte dai suoi team di lavoro la divisione ha acquisito la capacità di armonizzare l’ingegneria delle strutture e degli impianti all’architettura e alla building automation, semplificando i processi e integrando avanzate tecnologie. La progettazione e la consulenza del team vertono principalmente sulla ingegneria strutturale, impiantistica e della elaborazione delle informazioni, sulla illuminazione, le fonti energetiche, il risparmio e l’efficientamento energetico, i nuovi materiali e la sostenibilità ambientale, la prevenzione incendi, le manutenzioni e la gestione di pratiche tecnico-burocratiche. Fonte: ArcotecnicaGroup Il check tecnico: struttura del documento Componenti edili • struttura • copertura • rivestimenti esterni (facciata) • serramenti esterni e interni • pavimenti • finiture interne Componenti impiantistiche • impianto idrico-sanitario • impianto elettrico, illuminazione, messa a terra, scariche atmosferiche • impianto termico • impianto di condizionamento • impianto elevatori (ascensori e montacarichi) • impianti antincendio (rilevazione ed estinzione) • impianti speciali (antintrusione, trasmissione dati, ecc.) • altri impianti (UPS – G.E. ecc.) Fonte: ArcotecnicaGroup RE 111 - Marzo - Aprile 2014 75 Tendenze Silvia Sovrani - Marketing Assistant Network Propaganda I social media amplificano l’interazione con il cliente Il contesto digitale riveste una crescente importanza ai fini della declinazione di piani d’azione vincenti, ridefinendo i processi di comunicazione, in una chiave bi-direzionale L e strategie di marketing messe in campo dai centri commerciali sono sempre più rivolte alla comunicazione digitale e, in particolar modo, ai social media, con l’obiettivo di incentivare e coinvolgere in maniera creativa gli utenti, al fine di promuovere un engagement vero e vantaggioso. Come abbiamo già avuto modo di approfondire, anche l’implementazione della realtà aumentata, che permette di aggiungere informazioni e immagini a quella che normalmente percepiamo, sorprendendo il cliente e superando le sue aspettative, si propone di coinvolgere l’interlocutore in modo divertente, creativo e dinamico. Questo a ulteriore testimonianza del fatto che alla tradizionale one-way communication è necessario affiancare sempre più le articolazioni digitali della comunicazione interattiva; e che le tendenze oggi in divenire vanno nella direzione del coinvolgimento del cliente a 360 gradi, onde consentire di creare un legame davvero forte e duraturo, che lo trasformi in un autentico ambasciatore del brand. Sul piano tecnico, le possibilità di aggiungere contenuti a uno spot pubblicitario sono sempre maggiori. A titolo esemplificativo, menzioniamo qui Vodafone: che, a partire dal 2013, ha integrato nei suoi spot televisivi informazioni aggiuntive facendo ricorso a Shazam, la popolare applicazione per 76 RE 111 - Marzo - Aprile 2014 smartphone in grado di riconoscere le canzoni. La presenza del logo di Shazam invita lo spettatore ad attivare l’applicazione per accedere a contenuti speciali, video e promozioni dedicate. Una modalità, come quella dell’augmented reality, per ibridare media classici (televisione, radio, affissioni, stampa) e media digitali e per ampliare la portata dello spot in virtù di un “secondo schermo” interattivo (il proprio smartphone). Per ora tale modalità di uti- lizzo è una prerogativa dei grandi brand, ma nel prossimo futuro potrà sicuramente costituire una non trascurabile opportunità per le campagne radiofoniche e indoor del circuito dei centri commerciali. Partnership a tutto tondo Grazie alla digitalizzazione della società e all’evoluzione dei consumatori, sempre più attenti ai trend e sempre più propensi all’utilizzo dei social network, si è insomma approdati a un modo innovativo di concepire la comunicazione, dettato dall’esigenza di coinvolgere il consumatore a diversi livelli, in quanto parte attiva del rapporto con il brand e soggetto che non solo consuma, ma produce idee e contenuti. Si parla dunque di user-generated advertising, con i consumatori che diventano partner creativi e comunicativi. Un significativo esempio è fornito dai concorsi in cui viene loro chiesto di collaborare alla creazione di una campagna o di partecipare alla stessa, proponendo un’idea o un contributo. È il caso di Barilla, che ha lanciato un concorso per la creazione di uno spot video per un suo sugo; o, ancora una volta, di Vodafone: che ha aperto un contest su Facebook per continuare la canzone “Illimitatamente”, interpretata nello spot da Elio, con una strofa scritta o registrata in video dagli utenti. E centinaia sono stati i contributi pub- RE-RETAIL blicati in pochissimo tempo, attestando come i consumatori, quando hanno un rapporto solido con la marca, si impegnano nei suoi confronti e rispondono in maniera partecipativa. Instaurare un dialogo con i propri clienti vuol dire programmare delle strategie di content marketing che vanno pure in questa direzione, attraverso la creazione di progetti che prevedono l’implementazione di contenuti digitali interessanti e che superano i ristretti confini della dimensione del mero consumo. Riqualificazione al centro Anche un buon piano di comunicazione per un centro commerciale dovrebbe contemplare l’organizzazione di attività che promuovono la creatività e l’impegno del consumatore. Al riguardo, il web e Facebook rappresentano sempre più spesso i canali più adatti per la veicolazione del messaggio. Ne è una dimostrazione la campagna “Missione Riciclo” del centro commerciale Le Colonne di Brindisi, che ha promosso un contest web per l’individuazione di un’area della Provincia di Brindisi da riqualificare nell’ambito dell’operazione “Raccogliamo e Riqualifichiamo”. Attraverso il sito web, la “tab personalizzata” presente sulla pagina Facebook o l’app del centro, gli utenti possono registrarsi e caricare un proprio contributo fotografico relativo a un luogo che secondo il loro giudizio necessita di un intervento di risanamento. Oltre a contribuire con idee e suggerimenti per riqualificare il territorio, il popolo del web, sempre mediante le tre piattaforme digitali messe a disposizione per il caricamento dei contributi, può poi votare le fotografie proposte dagli utenti. Un sistema di votazione on-line, infatti, è predisposto per il conteggio dei voti. In questo modo, oltre a dare voce ai cittadini riguardo un tema sociale così importante come quello del degrado urbano, l’iniziativa può essere viralizzata. All’autore della foto che avrà ottenuto maggiori votazioni, andranno 1.000 euro in buoni acquisto da spendere presso il centro commerciale. Una commissione, inoltre, è chiamata a valutare tutte le aree candidate, selezionando quella che sarà oggetto di riqualificazione, grazie al denaro ottenuto attraverso la vendita dell’alluminio raccolto nel quadro della parte del medesimo concorso che coinvolge le scuole del bacino d’utenza. Le Colonne ha dunque creato un evento con un efficace mix tra off-line e on-line, promuovendo un dialogo con i suoi fruitori per mezzo di una strategia che fornisce la possibilità di partecipare attivamente e di essere coinvolti a pieno titolo nelle scelte di marketing. Quando la cucina appassiona Un altro esempio di attività che coinvolge i clienti attraverso la loro creatività è il concorso “Star … ai fornelli!” in corso presso il centro commerciale Campania. Oggetto del contest è il piacere di cucinare, l’atmosfera che si crea nel momento della creazione di un piatto. Per partecipare al concorso bisogna produrre una fotografia rappresentativa della propria idea di “momento magico” in cucina. Vengono così premiate la fantasia e la capacità di creare un’emozione attraverso uno scatto fotografico. Le modalità di partecipazione sono anch’esse legate al web e ai social network e, anche in questo ca- so, il giudizio viene affidato al popolo di Internet che, attraverso un sistema di votazione on-line, può scegliere la propria fotografia preferita. Il contest è legato a un macro evento sul punto vendita dedicato alla cucina, che vede la presenza di importanti chef selezionati per impartire lezioni culinarie. L’esperienza al centro si fonde con i contenuti prodotti per il web, per raccontare la “passione” della marca e potenziare l’“ispirazione”: due dei nove fattori relazionali che, secondo l’approccio di branding sintetizzato dallo StratoPlanner™, caratterizzano la marca stessa. La “passione” corrisponde alla capacità di entusiasmare i clienti raccontando qualcosa che appartenga ai valori del brand, mentre l’“ispirazione” è la capacità di trasmettere nuove idee e stimoli per invogliare i clienti a frequentare il centro. In conclusione, una strategia di digital content marketing non è un semplice esercizio di creatività o di buone idee, ma presuppone la narrazione dei valori e della vision del brand, così da poter massimizzare le potenzialità del rapporto con gli utenti. RE 111 - Marzo - Aprile 2014 77 Tendenze Laura Taccini - Project Manager Sincron Inova Il consumatore è l’architrave del sistema commerciale La comprensione delle dinamiche di frequentazione e d’acquisto consente di massimizzare gli effetti del retail asset management, influendo positivamente sui livelli di performance “L ocation, location, location”: quando si parla di retail, il mantra delle tre elle conserva intatta la propria validità. Popolazione residente e potere d’acquisto costituiscono i due fattori essenziali per individuare le potenzialità di ogni insediamento: che sono direttamente proporzionali alla ricchezza del bacino d’utenza e inversamente proporzionali all’intensità concorrenziale che si associa al suo sistema d’offerta; in un quadro competitivo che è sempre più complesso, alla luce dei condizionamenti esogeni determinati da una lunga fase recessiva e della contestuale evoluzione di uno scenario che vede, ad esempio, attenuarsi i confini tra commercio in sede fisica e canali digitali, caratterizzati da una crescente compenetrazione. Il mercato cambia costantemente, ma il consumatore resta il vero dominus: ovvero colui che decreta il successo o l’insuccesso di qualsivoglia iniziativa attraverso i suoi comportamenti. Ne discende la necessità di monitorare con regolarità i complessi già attivi, individuando la composizione e la provenienza della clientela e quindi del fatturato; definendone così l’effettivo bacino di utenza, la pertinente quota di mercato e il potenziale residuo. La capillare conoscenza degli utenti e delle loro modalità complessive di fruizione è una fondamentale leva strategica sul piano del property e dell’asset management, ossia di una gestione attiva finalizzata alla creazione di valore per gli stakeholder. 78 RE 111 - Marzo - Aprile 2014 Al riguardo, le indagini campionarie rappresentano un’insostituibile miniera di dati: rispetto ai consumatori, nonché, in generale, ai residenti nell’area d’attrazione (suddivisibili in clienti, clienti potenziali ed ex-clienti). Come non ci stancheremo di ripetere, l’obiettivo principale è quello di individuare “chi è il cliente tipo” di una data realtà: raccogliendo e incrociando informazioni socio-economiche; geo-localizzandolo; individuando le motivazioni per cui frequenta un centro piuttosto che un altro; verificando quali pdv predilige. E basilari sono i giudizi espressi sulle diverse componenti della struttura (àncora alimentare, galleria, medie superfici specializzate, leisure, food court ecc.): ma soprattutto le sue esigenze e i suoi desiderata, cioè “che cosa” vorrebbe cambiasse e “come” per aumentare il proprio grado di soddisfazione. Qualche nota metodologica Sincron Inova opera in tale ambito dal 1997 e dispone di un cospicuo database, inerente a centri i più vari: per ubicazione, dimensioni, caratteristiche. Le indagini via via svolte (dirette, ovvero realizzate in loco, oppure telefoniche, a seconda delle finalità perseguite) hanno consentito di individuare alcuni benchmark di indubbia utilità. Peraltro, a dispetto dell’oggettiva omologazione di gran parte dello stock di prodotto in termini di configurazione, di tenant e di merchandising mix, vogliamo qui ribadire che ogni centro è una realtà con precipui tratti distintivi: che vanno correttamente inquadrati; e che anche ai centri commerciali e alle strutture affini si applica il principio eracliteo per cui “tutto scorre”: che sconsiglia di considerare le risultanze emerse in occasione di una ricerca quali verità dogmatiche, valide per l’eternità. Sotto il profilo della metodologia adottata da Sincron Inova, le indagini che si svolgono si basano in genere su un campione di circa 800 intervistati, selezionati durante l’intero orario di apertura, nell’arco di una settimana: al quale si sottopone un questionario di riferimento che copre svariati aspetti, adattato di volta in volta agli obiettivi della specifica ricerca. Nelle nostre interviste si utilizza una piattaforma digitale e si includono domande standard sul consumatore (chi è, da dove proviene, ecc.) e i suoi comportamenti d’acquisto (se e dove spende, quali sono i driver dell’acquisto); agli intervistati si richiede inoltre un giudizio su diversi elementi, sia del centro (comodità del parcheggio, comfort della galleria,) che del merchandising mix (ampiezza e profondità dell’assortimento, ecc.). Di notevole interesse sono poi i suggerimenti “liberi” del consumatore stesso: significativi in quanto frutto di domande aperte. La mole d’informazioni così ottenuta (e opportunamente codificata) è uno strumento essenziale per definire efficaci strategie e congruenti piani d’azione. E realizzare indagini periodiche non è un optional: perché la qualità del sapere fa sempre la differenza. RE-RETAIL Lievita l’indebitamento resce il debito pubblico italiano, portandosi alla fine di gennaio a quota 2.089,5 miliardi con un progresso di 20 miliardi e mezzo rispetto ai 2.068,9 di fine 2013. Il dato - comunicato da Bankitalia - viene spiegato “essenzialmente con l’aumento (20,3 miliardi) delle disponibilità liquide del Tesoro, pari a fine gennaio a 57,9 miliardi (68,1 a gennaio del 2013)”. Sta di fatto che si capisce a pieno, leggendo questa dinamica, come gli inviti dell’Europa ad accelerare le misure per ridurre il debito siano giustificate da questi numeri. Con riferimento alla ripartizione per sottosettori, il debito delle Amministrazioni centrali è aumentato di 18,9 miliardi, quello delle Amministrazioni locali è aumentato di 1,5 miliardi e quello degli Enti di previdenza è rimasto sostanzialmente invariato, aggiunge ancora Bankitalia. Le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari in gennaio a 31 miliardi, in linea col valore registrato nello stesso mese del 2013 (30,8 miliardi). Va ricordato che la significatività dei dati del mese di gennaio è limitata da disomogeneità nei tempi e nelle modalità di contabilizzazione di alcune entrate (la difformità temporale riguarda prevalentemente anticipi/slittamenti fra i mesi di dicembre e di gennaio)”, spiegano da via Nazionale. In altre rilevazioni, provenienti dal Tesoro, è emerso che a gennaio il fabbisogno si è attestato a 566 milioni, frutto di 35,78 miliardi e 36,35 miliardi di spese, di cui 2.590 milioni di spesa per interessi.” (Repubblica.it, 14 marzo). Alla vigilia dell’esordio del premier Matteo Renzi a Bruxelles, la Commissione europea ha espresso un netto giudizio circa il nostro Paese, “vigilato speciale” insieme a Croazia e Slovenia: “gli squilibri macroeconomici eccessivi richiedono un monitoraggio specifico e una forte azione politica”. Entro la fine di aprile dovremo presentare il piano nazionale di riforma e il programma di stabilità. Bastasse la fonazione, saremmo a cavallo. “C Un bel tacer non fu mai scritto n’esperienza positiva. Ma avessi saputo che sarebbe durata dieci mesi non so se avrei accettato. Per impostare un lavoro così complicato come quello affidato al ministro dell’Economia e portare a casa un risultato, servono due anni». L’ex direttore generale della Banca d’Italia precisa di parlare «da economista», che non aveva certo bisogno di un breve passaggio sulla scrivania di Quintino Sella per coronare la carriera. Ma si capisce che il brusco epilogo brucia ancora di più dopo quanto è successo nelle ultime ore. Con il commissario europeo Olli Rehn che retrocede l’Italia nel girone dei Paesi con «squilibri eccessivi». E il premier Matteo Renzi che dice: «Sapevamo che i numeri non erano quelli che Letta raccontava, ma siamo gentiluomini e non abbiamo calcato la mano...». Saccomanni risponde con voce ferma: «È una scorrettezza. L’ipotesi che Letta abbia raccontato storie è assolutamente non vera. Noi abbiamo sempre esattamente detto come stavano le cose». Gli ultimi rilievi europei, però, sono pesanti. La Commissione accusa l’Italia di non aver messo in campo riforme in grado di tirarci fuori dalla palude della scarsa produttività e della crescita inesistente. «Il fatto è che loro hanno interpretato come stime i nostri obiettivi: due cose che sono evidentemente molto diverse. Nel documento di economia e finanza ho scritto che il governo italiano si poneva per il 2014 l’obiettivo di una crescita dell’1,1 per cento. E a novembre mi sembrava di aver convinto la Commissione e Olli Rehn che le misure previste dalla legge di stabilità e da altri provvedimenti avrebbero fatto ripartire la nostra economia a quel ritmo. Magari è obiettivo che il governo Renzi può giudicare insufficiente. Ma affermare che si è nascosta la realtà è scorretto. Vorrei ricordare che nella riunione dell’Eurogruppo del 22 novembre scorso si era chiaramente arrivati alla conclusione che non ci sarebbe stato bisogno di alcuna manovra» replica Saccomani.” (Sergio Rizzo, Corsera, 10 marzo). “«U La legalità non ha colore scattata l’operazione pugno duro nel metrò di New York. Addio tolleranza per chi suona la chitarra, o passeggia da un vagone all’altro chiedendo l’elemosina. Non parliamo di chi si esibisce nel salto a piedi giunti per superare di slancio la macchinetta-tornello che controlla il biglietto. «Tolleranza zero», proprio come ai tempi di Rudolph Giuliani? Ma stavolta a colpire duro è il sindaco più a sinistra nella storia della Grande Mela, Bill de Blasio. Con una giustificazione nuova, anzi due: è una politica progressista; e la chiedono a gran voce i passeggeri-elettori. I dati parlano chiaro, li fornisce l’ufficio statistico del New York Police Department (Nypd), sezione Transit Bureau cioè quella che gestisce le pattuglie nel metrò. In due mesi, da quando il sindaco ha nominato il nuovo capo della polizia William Bratton, ci sono stati 274 arresti di mendicanti, questuanti, venditori ambulanti nel Subway System. Cioè il triplo di quanti ce ne furono nello stesso periodo dell’anno scorso sotto l’Amministrazione Bloomberg. I processi veloci contro gli abusivi che viaggiano senza biglietto sono cresciuti dell’8,5%. Di colpo, noi pendolari quotidiani ci accorgiamo che qualcosa è cambiato: meno musica, ma anche meno postulanti, nelle stazioni di Manhattan. La giunta de Blasio non nega nulla, anzi. La sua prima giustificazione è che Bratton reagisce ai dati delle inchieste demoscopiche fra il pubblico del metrò. “Quality-of-life issue”, così la definisce il sergente Brendan Ryan, portavoce del Nypd: un problema di qualità della vita. I sondaggi in questione danno voce proprio all’elettorato popolar-progressista, a quelle fasce meno abbienti alle quali de Blasio dedica tutta la sua attenzione. Non sono i ricchi a viaggiare in metrò, i banchieri di Wall Street nelle loro limousine non vengono importunati da questuanti.” (Federico Rampini, la Repubblica, 10 Marzo 2014). Chissà cosa direbbe del “suq diffuso” di Milano (e non solo): dove vige lo ius sòlae… “È RE 111 - Marzo - Aprile 2014 79 RE REAL ESTATE & REUROPE FATTI, NOTIZIE E PROGETTI PER UN MONDO IN COSTRUZIONE DIAMO VOCE AL MATTONE CHE CONTA CONTATTI: FIERA MILANO MEDIA SPA SERVIZIO ABBONAMENTI: INES HADZIAHMETOVIC: [email protected] TEL: +39 0684541212 FAX: +39 0684541252 www.re-web.it SERVIZI IN ESCLUSIVA, DATI, ANALISI E PREVISIONI PUNTUALMENTE SU ABBONAMENTO E NELLE EDICOLE SPECIALIZZATE
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