A0_Castello - I blog di Unica

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI
FACOLTA’ DI ARCHITETTURA
Corso di Laurea magistrale in Architettura_LM4
a.a. 2013-2014
Laboratorio integrato di Rilievo e Restauro
Modulo Restauro
IL QUARTIERE CASTELLO IN CAGLIARI
dott.ssa Valentina Pintus
dott.ssa Martina Porcu
INDICE
I. ASPETTI STORICI
1. Cenni storici
2. Piani urbanistici tra XIX e XX secolo
3. Restauri dal XIX secolo al secondo Dopoguerra
II. ATTUALE STATO DEI LUOGHI
4. Evoluzione del tessuto edilizio storico
5. Architetture
I. STORIA
1. Cenni storici
Area geografica - Sito
Cagliari non è una città di fondazione, ma si è sviluppata
mantenendo nome e sito sullo stesso territorio e
articolando l’intervento urbano in nuclei omogenei, adattati
alle caratteristiche fisico-ambientali delle diverse località
topografiche.
Età Antica
Abitata già nel periodo prenuragico e nuragico, dai protosardi, che scelsero Karalis (“località
rocciosa” dalla radice Kar, “roccia”), come luogo per il loro insediamento.
Il rinvenimento di numerosi reperti e la presenza di diverse lapidi murate nelle cortine di alcuni
palazzi in Castello, testimoniano che il colle era abitato anche in epoca romana.
Si ipotizza la presenza di un’acropoli, sul promontorio di Castello, fortificata con torri e muraglie.
In corrispondenza dell’areale urbano, sono statie rinvenute, inoltre, strutture riconducibili a edifici pubblici, terme e
luoghi adibiti al passeggio.
A quest’epoca risale, con tutta probabilità, la consuetudine di chiamare Castrum l’insediamento sul colle,
evolutosi, poi in periodo medievale, in “Castellum”.
Anfiteatro
Complesso villa di Tigellio Grotta della Vipera
Alto Medioevo
Con la dissoluzione del mondo romano si crearono le premesse dell’assetto sociale ed urbano
dei secoli successivi: nel 455 d. C., infatti, i Vandali sbarcarono a Cagliari e occuparono la
Sardegna, senza apportare grandi cambiamenti all’assetto urbano.
Ai limiti della Carales romana, in corrispondenza dei quali erano dislocate le necropoli e,
successivamente, i principali luoghi del martirio dei cristiani, furono edificate le prime chiese.
Chiesa di San Lucifero e
basilica di San Saturnino
Nel 553d.C., alla dominazione vandala subentrò quella bizantina.
In questo periodo la città si sposta nell’Isola di San Simone, perché considerata più al sicuro
dalle incursioni arabe che, a partire dall’VIII secolo, devastarono l’intera Isola.
I bizantini si dimostrano incapaci di difendersi, tanto che nel 718 gli arabi distruggono e
incendiano Cagliari.
Nascono l Giudicati di Cagliari, Torres, Arborea e Gallura e si assiste al progressivo
spopolamento della città costiera (Caralis romana), completamente abbandonata col graduale,
ma definitivo, trasferimento della popolazione nei pressi dello stagno di Santa Gilla.
Periodo Giudicale
1217 - Benedetta di Massa, Giudicessa di Cagliari, con una
lettera informa il pontefice Onorio III sul fatto che,
contrariamente a patti e giuramenti precedentemente sottoscritti,
si era trovata costretta a giurare fedeltà a Pisa e a cederle un
certo colle con le relative pertinenze, sul quale i pisani
avevano costruito un castello ben fortificato, che costituiva
una minaccia non solo per il Giudicato ma per tutta la Sardegna.
La città giudicale di Santa Igia era dotata di mura, fossato, palazzo giudicale e, dal 1070, di una
sede stabile per l’Arcivescovo.
Fu distrutta proprio dai Pisani nel 1258, contravvenendo ai patti della resa.
Non ci sono puntuali testimonianze sulla sua morfologia, oggi sepolta sotto le moderne periferie.
L’insediamento Pisano
Principio ordinatore di fondazione: posizionate le due porte (poi difese dalle torri del Leone a sud e
dell'Aquila-San Pancrazio a nord) si procede al disegno della sinuosa Ruga Mercatorum (via La Marmora),
asse centrale della città e sede delle più importanti attività, dove i Castellani, i Mercanti del Porto, e le altre
istituzioni collocarono le loro basi, intorno alla Piazza del Comune.
Le altre strade del Castello sono nel tratto centrale perfettamente parallele alla Ruga Mercatorum, secondo un
criterio di rigoroso ordine urbanistico, e collegate tra loro da vicoli detti traverse.
M.Cadinu, 2001
Tre strade, ad andamento sinuoso e parallele ad una via centrale: la ruga
mercatorum costituisce il tracciato principale della città, la direzione di tale
asse è verso la città di Pisa. Unisce le due torri principali.
Tre porte, dedicate a 3 animali: l’aquila, l’elefante e il leone, con significati
simbolici diretti. L’aquila, sul punto più alto della città mentre il leone è nella
porta sud verso il porto.
Platea Comunis, posizionata al centro. Centro direzionale della città, sede
della Curia, della Loggia Comunale, di fronte al polo Cattedrale – Palazzo
Arcivescovile
L’insediamento Pisano
L’accuratezza di questo progetto urbano è confermata dal riconoscimento dell’immagine
simbolica, tipica delle città ghibelline fondate tra il XIII e il XIV secolo: l’aquila imperiale, disegnata
ad ali spiegate e con una croce nel petto, a significare l’armonia tra papato e impero.
La segreta forma della città si ancorava a forti significati politici, tipici della cultura duecentesca.
Tutte le città ghibelline avevano aquile dipinte o scolpite sulle porte, così come tutte le famiglie
di quella parte portavano la figura dell’aquila imperiale sullo stemma, concessa direttamente
dall’imperatore.
Croce ortogonale tra le torri dell’Aquila (San Pancrazio) (1) e del
Leone (2), e le chiese di Sant’Efisio di Stampace (8) e San Giovanni
di Villanova (5).
Il coordinamento del Castello con i nuovi Borghi avviene nella
seconda metà del ‘200, conciliando l’assialità dell’impianto urbano
con la croce dello stemma pisano e la figura dell’aquila imperiale.
(M.Cadinu, 2001)
M.Cadinu, 2001
L’espansione della città
Sviluppo della fortezza pisana con
spostamento del centro della città (dalla
pianura al colle): il castellum castri diventa il
centro polarizzante.
La città, in questo periodo inizia, inoltre, ad
essere oggetto dell’interesse insediativo
degli ordini mendicanti, rivolti verso le più
importanti città in espansione.
Francescani e Domenicani si posizionano ai
due lati della rocca, ciascun ordine presso un
nascente quartiere nuovo, nel rispetto della
distanza, espressamente dettata dalle Bolle
papali.
La dominazione catalano-aragonese
Nel XIV secolo, papa Bonifacio VIII concesse l’Isola a re Giacomo II d’Aragona.
Il re aragonese dovette però conquistare la Sardegna con un’impresa militare, in quanto tale
donazione non fu riconosciuta né da Pisa, né dal giudice d’Arborea, né dalle famiglie liguri del
giudicato di Torres.
Durante l’assedio, al Castellum Castri
pisano fu contrapposto, un
accampamento, posto sul colle di
Bonaria (chiamato Bon - Ayre),
circondato di mura, entro le quali furono
compresi anche la chiesa e il monastero di
San Saturno.
Sviluppo delle mura di Castello nel medioevo.
giugno 1324: firma, proprio a Bonaria, del trattato di pace tra l’Infante Alfonso e l’inviato di Pisa.
Ai pisani, sebbene sconfitti, fu lasciato inizialmente, in forma di feudo, il Castellum Castri, il porto,
la villa di Stampace, la Villanova, la zona degli orti e lo stagno di Santa Gilla; tutto il resto fu
assegnato all’insediamento di Bonaria, il quale ebbe un tale sviluppo da superare, in breve tempo,
per numero di abitanti e attività commerciali, il nucleo pisano.
giugno 1326: i pisani furono espulsi da Castello e costretti a vivere con i sardi nelle zone della
città strategicamente meno importanti.
La città catalano-aragonese
Il Castello fu ripopolato integralmente da sudditi della corona aragonese, compresi coloro che
avevano partecipato alle operazioni di conquista e che possedevano un’abitazione nella villa di
Bonaria, la quale dopo qualche anno fu completamente abbandonata.
La destinazione di Castello a centro di potere politico ed economico è riconfermata anche
sotto la dominazione aragonese.
Sigismondo Arquer, 1553
Le mura di Castello nei secoli XIV XVI e XVIII
Sulle strutture murarie dell’originale fondazione, basata sul lotti lunghi e stretti, furono edificati i palazzi della
borghesia cittadina. La realizzazione di tali edifici prevedeva: l’accorpamento di più case a schiera, la
ricostruzione del corpo scala e delle aperture in facciata, e l’apertura di un prestigioso portale su strada.
Dal XIV al XVII secolo
I sistemi difensivi sono adeguati alle nuove tecniche poliorcetiche.
La zona del porto è inserita nel sistema bastionato del Castello e
munita del baluardo di Gesus.
In seguito alla costruzione del sistema bastionato che cingeva
completamente il Castello e Lapola, le mura di Stampace e
Villanova persero importanza anche perché costruite con materiale
scadente.
L’attività edilizia coinvolse anche l’architettura privata e religiosa,
con la ricostruzione e ampliamento di quasi tutte le chiese cittadine.
Topografia di Cagliari nei secoli XIV-XV
Castello e Marina tendono ad ampliare e rafforzare la propria
struttura muraria, considerandola elemento imprescindibile per la
sopravvivenza e lo sviluppo della loro struttura urbana.
Stampace e Villanova, al contrario, tendono a superare e demolire
le mura, considerandole inefficaci ai fini della difesa e di ostacolo
allo sviluppo.
Topografia di Cagliari nel XVII secolo
Il Regno sardo-piemontese
1720: l’Isola è assegnata, per consenso
internazionale, ai Savoia (1720-1860).
Questi, infatti, non conquistano l’isola,
ma la ricevono in cambio del Regno di
Sicilia, in quanto ad essa è legato
l’ambito titolo regale.
La piazzaforte di Cagliari, potenziata
tra Cinquecento e Seicento, fu
ulteriormente perfezionata proprio dagli
ingegneri militari piemontesi: in
particolare attraverso l’operato di
Antonio Felice De Vincenti.
1727: si aggiunge verso nord-ovest
l’opera di Buon Cammino, e tutto un
complesso di fortificazioni minori
per la prima difesa dei baluardi
Topografia di Cagliari nel XVIII secolo
1742: le fortificazioni di Cagliari
raggiungono il loro assetto definitivo e
la loro massima espansione.
Attività edilizia
A metà del XVIII secolo l’aspetto militare passa in secondo piano, a favore di una nuova attività
edilizia dedita all’ambito architettonico, fino ad allora praticamente inesistente o di modesta
importanza.
SAVERIO BELGRANO DI FAMOLASCO
Progetta un complesso di tre edifici culturali (Università, Teatro, Seminario) da collocarsi sul
bastione del Balice, in un ottima postazione dal punto di vista urbanistico e panoramico.
Attuato solo per la parte
dell’Università e del Seminario.
Il Teatro fu progettato dal Cima solo
nel 1836.
Il XIX secolo
Nel XIX secolo, termina, quindi, la vocazione esclusivamente militare della città, anche se né
l’edilizia civile, ne l’edilizia privata, né l’edilizia pubblica (sottoposta al rigido controllo di Torino e alle
difficoltà finanziarie) riescono a svilupparsi pienamente.
Edilizia pubblica:
-Edificazione della Polveriera (1828), che oggi ospita la Galleria e la Biblioteca Comunale.
- Realizzazione del Cimitero di Bonaria, progettato dal Damiano (1829).
-Riordino del Lazzaretto (1835).
- Realizzazione dell’ingresso dell’Arsenale Regio (1825- opera del Boyl che si ispira alla Porta di Piazza del
Popolo a Roma).
- Realizzazione di Porta Cristina (1825- opera del Boyl che si ispira alla Porta Angelica).
Edilizia privata:
-ricostruzione di edifici malandati,
- sopraelevazioni,
-intasamento degli spazi liberi nei vecchi rioni,
-inizio della lenta opera di demolizione e occupazione di interi tratti delle fortificazioni.
I. STORIA
2. Piani urbanistici tra XIX e XX secolo
Allargamento di via dei Genovesi
Rielaborazione del progetto di allargamento di via dei Genovesi, redatto da Gaetano Cima nel
1857, volto ad allargare regolarmente la strada a 5 metri attraverso la resezione e l’arretramento
delle facciate dei palazzi.
Archivio Storico del Comune di Cagliari, Fondo
cartografico, Serie E - Sistemazioni urbane, Progetto
di allargamento della via Genovesi nel quartiere di
Castello.
Il Piano Regolatore
Nel 1858, Gaetano Cima redige il primo
piano regolatore della città, riguardante i
soli quartieri di Castello e Marina.
Approvato solo nel 1861, è improntato a
criteri di risanamento e abbellimento
tipici dell’urbanistica ottocentesca.
Prevedeva il taglio e l’isolamento degli
edifici, la regolarizzazione e la rettifica
delle strade.
Di fatto non è mai attuato, ma ripreso dopo
circa vent’anni e largamente modificato.
Rielaborazione del Piano Regolatore di
Gaetano Cima. In giallo, le demolizioni ed in
rosso le ricostruzioni.
Interventi attuati
Apertura della discesa del
Cammino Nuovo per il
collegamento diretto con il
quartiere di Marina.
Apertura della nuova strada per L’Ospedale Civile,
progettata dal Cima già nel 1844, ma effettuata solo
nel secondo dopoguerra con lo sventramento della
via S. Margherita.
Case Baldini (1930)
Il progetto Karalis IV, proposto nell’ambito del concorso per il piano regolatore del 1930, proponeva
la sistemazione del bastione dello Sperone, mediante un restauro di liberazione, che “ripuliva” le
mura dalle case che si erano addossate e trasformava il sito in zona verde abbellita con una
fontana.
Il bastione dello Sperone in un disegno del 1930 e in una foto attuale.
L’operazione è stata attuata solo dopo gli anni ‘50 del Novecento.
Topografia di Cagliari alla fine del XIX secolo
Pianta della Città (1885)
Il Piano di ricostruzione
Planimetria generale di Cagliari con
l’indicazione delle zone distrutte e
di quelle gravemente danneggiate.
I. STORIA
3. Restauri dal XIX secolo al secondo Dopoguerra
4
3
2
1
1 Cattedrale
2 Palazzo dell'Intendenza
3 Spina edifici
4-5 Torri pisane
6 Case Baldini
5
6
Cattedrale di Santa Maria (1930) - F. Giarrizzo
Edificata dai Pisani nei primi decenni del XIII sec., la prima menzione che ne attesta l’esistenza
risale al 1254, in forme romaniche. Presentava pianta rettangolare, divisa in tre navate da
colonne, con volta a crociera nelle navate laterali e copertura in legno in quella centrale.
Nel 1258, dopo la distruzione da parte dei pisani della capitale giudicale Santa Igia e della
cattedrale di Santa Cecilia, la chiesa di Santa Maria di Castello fu elevata al rango di cattedrale.
Ha subito numerosi rimaneggiamenti con sostituzioni e trasformazioni. L’ultima nel 1930 con
l’eliminazione della facciata Barocca, disegnata da Piero Fossari, nel 1702.
1702
Fine ‘800
1930
Cattedrale di Santa Maria
Agli inizi del XIV secolo fu realizzato il transetto, che rese la pianta della chiesa a croce latina, e le
relative due porte laterali. Sulla facciata venne inoltre aperta una bifora gotica e vennero eseguiti
interventi sul campanile a sezione quadrata, facente parte della primitiva chiesa. L’interno è a tre
navate con transetto e ampio presbiterio che sovrasta la cripta-santuario voluta dall’arcivescovo
Desquivel nel 1618, costituita da un ampio vano con volta a botte ribassata e due cappelle laterali
voltate a crociera.
Vista della cripta
Ai lati del presbiterio in simmetria vi sono le cappelle del transetto,
una delle quali realizzata nel 1326 in stile gotico-catalano con
pianta ottagonale e volta di copertura ad ombrello segnata da esili
costoloni in rilievo.
Cappella aragonese
Cattedrale di Santa Maria
Tra il 1664 ed il 1674 l’architetto
genovese Domenico Spotorno
rifece completamente l’interno.
Viste interne.
Nel 1702, Piero Fossati fece la facciata barocca che
rimase fino agli inizi del XX secolo quando fu
abbattuto il rivestimento barocco per sostituirlo con
l’attuale.
Facciata barocca del Fossari.
Cattedrale di Santa Maria
Nel 1902, sotto la direzione dell'ingegner Dionigi Scano, la facciata barocca fu smantellata nella
vana speranza di trovarvi al di sotto quella medioevale; solo nel 1930 ne venne ricostruita una
nuova facciata in stile romanico pisano su disegno dell'architetto Francesco Giarrizzo.
Studio e proposta
progettuale della
facciata , a firma
dell’ing. Aresu, 1925
Facciata demolita nel 1902
Progetto della facciata Francesco Giarrizzo.
La memoria della facciata medievale della cattedrale è tramandata principalmente da un disegno a
inchiostro di un manoscritto cartaceo della Biblioteca Universitaria di Cagliari, dal titolo Alabanças
de los santos de Sardeña, redatto nel 1631 da Juan Francisco Carmona.
Disegno dal titolo Alabanças de los santos de
Sardena, redatto, nel 1631, da Juan Francisco
Carmona.
La facciata attuale.
Palazzo dell’Intendenza di Finanza (1912)
Fino al 1912 di fronte al Palazzo viceregio sorgeva il palazzo dell’Intendenza di Finanza, già
proprietà dei marchesi di Sedilo della Planargia, poi passato al Demanio dello Stato.
Il Palazzo dell’Intendenza sorretto dai puntelli rimasti in situ 10 anni.
Il palazzo versava in condizioni di avanzato degrado da alcuni decenni, tenuto in piedi da
una numerosa serie di puntelli, fu demolito nel 1912, dopo essere stato ceduto, nel 1911,
dallo Stato al Comune, che decise di raderlo al suolo e di utilizzare l’area come piazza
pubblica.
Piazza Palazzo
La piazza Palazzo, prima e dopo le demolizioni del Novecento.
Il Consiglio Comunale, nel 1913, non approva il progetto presentato che prevedeva di
intersecare l’area ormai libera <<con una rampa a curva e controcurva con un tratto
rettilineo>>, preferendo la più semplice e meno dispendiosa soluzione con il <<muro di
sostegno… sovrastato da una ringhiera in ferro sostenuta da pilastrini semplici e doppi>>.
Piazza Palazzo
La planimetria catastale del palazzo mostra la genesi della piazza Palazzo
(Cagliari, Archivio di Stato).
Isolato tra via Canelles e via Martini (1937)
La spina di edifici situati tra le vie Canelles e Martini, prima e dopo le demolizioni del 1937.
La demolizione della “spina” di edifici compresa tra le vie Canelles e Martini avvenuta, nel
1937, nell’ambito di uno sventramento che preannunciava la rinascita di Castello, secondo il
Piano Regolatore del 1930.
Torri e Fortificazioni
Nei primi anni del Trecento, paventando l'imminente attacco catalano a seguito della concessione
del "Regnum Sardiniae" a Giacomo II re d'Aragona, i Pisani rafforzarono la cinta muraria sotto la
direzione dell'architetto Giovanni Capula. Le possenti mura furono costruite in cantoni provenienti
dal colle di Bonaria e dotate di torri con pianta a L o circolare. Sopravvivono integre la torre di San
Pancrazio a NE, con epigrafe che la dice edificata nel 1305, e la torre dell'Elefante a SO, datata
epigraficamente 1307.
Sviluppo delle mura di Castello nel medioevo.
Sigismondo Arquer, 1553.
«[Il Castello] Era difeso, oltre che dalle tre torri maggiori, in corrispondenza degli ingressi (Leone,
Elefante; S. Pancrazio), anche da una ventina di torri secondarie, poste ad intervalli irregolari ogni 70-80
metri, pari alla gittata utile di un arco…»
(M. RASSU, Baluardi di pietra: storia delle fortificazioni di Cagliari, Aipsa, Cagliari 2003, pp. 236 P.17).
Torri di S. Pancrazio e dell’Elefante
Erette sotto richiesta da parte dei Pisani, dall’architetto sardo Giovanni Capula, rispettivamente nel 1305 e
1307, «(…), avevano il lato interno (verso il Castello) aperto e con i soppalchi lignei in vista, secondo
modelli della Toscana e dell’Italia centrale (…)» (M. RASSU, Baluardi di pietra: storia delle fortificazioni di Cagliari, Aipsa,
Cagliari 2003, pp. 236 P.17).
Pensate e realizzate come strumento di difesa e
controllo del territorio, perdono la funzione originaria
nel giro di qualche secolo.
Nel 1326, durante il dominio aragonese, Felipe De Boyl
ordinò che il lato aperto delle torri venisse chiuso
mediante un muro per impedire lo sguardo di occhi
indiscreti.
Castello di Cagliari nel 1358. (Da copia conservaantesi
nell’Archio di Stato in Cagliari -- Originale nell’Archivio di
Barcellona. (D. SCANO, Forma Karalis, Gianni Trois,
Cagliari 1989, pp. 203)
Foto antecedenti agli interventi dello Scano.
Torri di S. Pancrazio - Intervento di D. Scano
La torre di San Pancrazio prima dell'intervento di Scano e in un'immagine attuale.
Nel XVII secolo, con l'apertura del passaggio nell'attiguo Palazzo delle Seziate, la torre di S.
Pancrazio perde la funzione d'ingresso alla città ed è adibita a carcere sino alla fine del XIX
secolo. Nel tempo le si addossa un’edilizia disordinata, prevalentemente “casupole”.
Nel 1906, ad opera dell'ingegnere Dionigi Scano, vi fu un restauro mirato a riportare la torre
all'aspetto originario, abbattendo le costruzioni addossate e soprattutto attraverso la liberazione
del lato murato nel periodo aragonese e rafforzando i ballatoi in legno, ripristinati recuperando in
piccola parte quelli originari ed inserendo parti nuove ricostruite fedelmente sulla base degli
elementi rinvenuti durante l’opera di restauro.
Torri di S. Pancrazio - Intervento di D. Scano
Torre di San Pancrazio prima dell’intervento di Dionigi Scano, dopo e oggi.
Particolare degli impalcati lignei ripristinati dallo Scano.
Torre dell’Elefante - Intervento di D. Scano
Torre dell’Elefante prima dell’intervento di Dionigi Scano, dopo e oggi.
Torre dell’Elefante - Intervento di D. Scano
All’interno, la struttura in
quercia è stata
ripristinata secondo i
disegni originari.
Le travi principali e i solai
sono sostenute da
mensole in pietra forte. I
collegamenti verticali sono
realizzati con un sistema di
scalinate molto ripide.
Torre di San Pancrazio
Torre dell’Elefante
Porta Cristina e Porta S’Avanzada
Porta Cristina fotografata da Édouard Delessert nel 1854 e in un’immagine attuale.
Porta S'Avanzada fotografata da Édouard Delessert nel 1854 e in un’immagine attuale.
Bastione dello Sperone e Case Baldini
La demolizione delle case Baldini, addossate al bastione dello Sperone, è proposta intorno alla
metà degli anni Trenta del Novecento. Rappresenta uno dei rari casi di interventi effettuati nello
spirito del piano regolatore, approvato soltanto nel 1942.
Il bastione dello Sperone in una foto precedente al 1930 e in una foto attuale.
Febbraio 1943
1 Bastione di San Remy
2 Teatro Civico
2
1
Bastione di San Remy
Realizzato tra il 1896 e il 1902, ad opera degli ingegneri comunali Fulgenzio Setti e Giuseppe
Costa, riprendendo il progetto di sistemazione dei bastioni meridionali già previsto dall’architetto
Gaetano Cima nel piano urbanistico del 1858.
Gravemente danneggiato dai bombardamenti, il complesso fu ripristinato “com’era e dov’era” nel 1958.
Il suo arcone trionfale, completamente distrutto, è ricostruito con un intervento di ripristino, non
essendo distinguibile la reintegrazione novecentesca si può parlare a pieno titolo di falso storico.
Il Bastione in un’immagine del
1943 e di oggi.
Teatro Civico
Eretto nel 1774 da Saverio Belgramo
per il barone Francesco Zapata di
Barumini, venne ceduto al Comune nel
1831 e distrutto durante i
bombardamenti del 1943.
Nel 2006 lo spazio è stato restituito al suo uso storico,
con un progetto ispirato al criterio del minimo intervento
e alla contemporaneità dell’integrazione.
Si è trattato del restauro conservativo della cortina
muraria e dell’installazione, all’interno del vuoto
ricavato dalla rimozione delle macerie, della piattaforma
della platea, del palco e di un sistema di ballatoi che
richiamano i livelli originali dei palchi, ospitanti le dì
sedute degli spettatori.
Il progetto ha rispettato il vuoto creato dai
bombardamenti, mediante la scelta di recuperare lo
spazio come teatro all’aperto, escludendo qualsiasi
copertura della struttura per ricrearne il volume originario.
Problemi irrisolti
Il tentativo di rendere il centro storico simile alla città moderna e di dotarlo di standard abitativi
adeguati ha lasciato notevoli tracce sul tessuto urbano, non risolvendo però la problematica.
Agli effetti negativi degli interventi di sostituzione e sventramento, operati nel tempo con intenti
sia speculativi sia di discutibile modernità, si sono aggiunti errati modelli d’uso della città storica:
• traffico veicolare indiscriminato,
• mancato recupero dell’edilizia abitativa e trasferimento nelle periferie di parte della popolazione,
• assenza di indicazioni normative e tecniche per il recupero del patrimonio pubblico e privato.
Palazzo Aymerich
Realizzato nel XIX sec. su progetto di
Gaetano Cima come palazzo
residenziale di proprietà della famiglia
Aymerich di Laconi, fino al 1935.
II. ATTUALE STATO DEI LUOGHI
4. Evoluzione del tessuto edilizio storico
XVIII SEC
1972 - 2010
XVII SEC
1945
XVI SEC
1937
1850
XIV-XV SEC
Evoluzione cronologica del quartiere
Immagine tratta dalla tesi di Laurea
di Silvia Danese, dal titolo
Architeture per il centro Storico:
Piazza Palazzo a Cagliari.
(rel. Prof. Arch. G.B.Cocco e Prof.
Arch. C. Giannattasio)
Stato attuale
Coperture e Planovolumetrico
Analisi ed elaborazione
grafica a cura di Miriam Stara
Stato di conservazione - Proprietà - Funzioni
Analisi ed elaborazione
grafica a cura di M. Stara
II. ATTUALE STATO DEI LUOGHI
5. Architetture
Impianto medievale
Verso la metà del XIX secolo l’assetto abitativo del quartiere subisce profonde trasformazioni.
La struttura urbanistica, invece, rimane pressoché inalterata rispetto all’impianto medievale: è
ancora perfettamente leggibile la disposizione a schiera di origine medievale, composta da lotti
lunghi e stretti.
Su tale struttura, si possono oggi riconoscere:
- i palazzi gentilizi, che si compongono, mediante progetto, dall’accorpamento di due o più lotti
allungati, e per i quali si configura anche una prospetto di rappresentanza;
- i palazzetti, anch’essi costruiti mediante accorpamento di più lotti, presentano caratteristiche
architettoniche più contenute;
- le case a schiera, le quali conservano inalterato l’impianto medievale, e si sviluppano con
facciate strette e molto alte, a filo strada.
Palazzo gentilizio
Palazzo Aymerich, palazzo Cugia, palazzo Lostia, palazzo De Candia, progettati da Gaetano Cima.
Palazzo Boyl, costruito intorno al 1850 incorporando
i resti della Torre dell’Aquila, costruita come le altre
due agli inizi del XIV secolo e completamente
incorporata nel palazzo
Palazzo Sanjust, costruito dalla famiglia Sanjust dei Baroni di Teulada
intorno al 1890, sul luogo di un preesistente palazzo che fu sede
dell’Università e, successivamente nel Settecento, casera e scuderia
militare.
Palazzetto
Palazzo in via Lamarmora, 62-66 e via dei Genovesi. Prospetto in via Lamarmora.
Casa a schiera
Caratterizzate da setti murari longitudinali con i corpi scala appoggiate sui muri d’ambito e
costituiti da rame molto ripide. I solai sono generalemente in legno con le travi lasciate a vista,
mentre le coperture sono a capanna con tetto a doppia falda.
Vedute di insieme del quartiere che evidenziano la persistenza della casa a schiera, impostata sul
lotto medievale.
Architetture monumentali
Cattedrale
Purissima
Palazzo Regio
Ex Caserma San Carlo
Speranza
Monte di Pietà
Santa Croce
Ex Palazzo di Città
Ghetto degli Ebrei
San Giuseppe
Museo Archeologico
Scuola Santa. Caterina
Vincoli monumentali
Analisi ed elaborazione
grafica a cura di Miriam Stara
Pieni e vuoti
Analisi ed elaborazione
grafica a cura di M.Stara
Bibliografia
T. KIROVA, F. MASALA, M. PINTUS, Cagliari. Quartieri storici. Castello, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo
1985.
G. G. ORTU (a cura di), Cagliari tra passato e futuro, CUEC, Cagliari 2004.
M. CADINU, Urbanistica medievale in Sardegna, Bonsignori, Roma 2001.