Rassegna 1 Luglio 2014 - Trapianti

1 luglio 2014
01/07/14 Unita'
«Stamina» oggi si presenta a Roma
01/07/14 Corriere della Sera / Salute
Supercooling, per mantenere intatti gli organi prima del trapianto
Emanuela Di Pasqua
01/07/14 EpaC
Trapianti, "Avremo organi vitali più a lungo"
30/06/14 Gaianews.it
Trapianti: nuovo metodo allunga la conservazione degli organi
Elisa Corbi
30/06/14 O.Ma.R.
Donazione multiorgano e trapianto di cuore nella notte a Siena
30/06/14 Valdelsanet
Donazione multiorgano e trapianto di cuore nella notte a Siena. Si riaccende la
speranza per altre 4 persone tra Siena, Udine, Torino e Pisa
30/06/14 Il Reporter.it
Donati organi al policlinico di Siena: trapianto di cuore nella notte
Davide Perillo
30/06/14 Italiasalute.it
Più tempo per il trapianto grazie a nuova tecnica
Andrea Piccoli
30/06/14 Gaianews.it
Fegato si conserva più a lungo prima del trapianto
01/07/14 Tantasalute
Donazione organi: pro e contro
Elisabetta Parise
30/06/14 L'Unità
Vannoni: «Stamina, la mia verità E fare soldi non è un male»
Donata Lenzi e Paola Benedetta Manca
30/06/14 Il Fatto Quotidiano.tv
Stamina, marcia funebre sotto ministero a Roma: ‘Avete decine di vittime su
coscienza’
Irene Buscemi
30/06/14 Ansa.it
Stamina: al via con 20 bare corteo per ''liberta' cura''
30/06/14 Blitz
Manifestazione pro-Stamina a Roma: “Quante altre vite volete avere sulla vostra
coscienza?”
01-LUG-2014
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Dir. Resp.: Luca Landò
da pag. 18
Supercooling, per mantenere intatti gli organi
prima del trapianto
Una nuova tecnica promette una rivoluzione in tema di
trapianti: permette di conservare gli organi espiantati anche
per giorni prima del trapianto
di Emanuela Di Pasqua
Si chiama supercooling e secondo un articolo della Bbc promette di rivoluzionare il trapianto
d’organi. È’ bene chiarire fin da subito che questa innovativa tecnica conservativa è stata per il
momento sperimentata con successo dai ricercatori della Harvard Medical School solo su topi da
laboratorio, ma qualora si accertasse il suo funzionamento sugli esseri umani rappresenterebbe un
deciso passo in avanti in merito alla disponibilità e alla compatibilità degli organi destinati al
trapianto. Il metodo adottato dai ricercatori statunitensi prevede la combinazione della
crioconservazione (l’organo viene raffreddato a 6 gradi sottozero per rallentare i naturali processi
degenerativi) e la perfusione di nutrienti e ossigeno attraverso i vasi sanguigni dell’organo stesso.
Supercooling
Come riportato sul giornale Nature Medicine, gli specialisti di Harvard si sono occupati del fegato
di topi da laboratorio e i risultati pubblicati parlano di tempi di conservazione di più di tre giorni in
attesa del trapianto, comparandoli con le ventiquattro ore scarse consentite dalle tecniche
attualmente in uso. Secondo Korkut Uygun, uno dei ricercatori coinvolti nella sperimentazione, se
verrà dimostrato che il supercooling è efficace anche sugli organi umani la donazione diventerà
condivisa dal mondo intero: «La scoperta porterà a selezionare donatori maggiormente compatibili
con i riceventi - ha dichiarato Uygun - riducendo complicanze e rischi di rigetto a lungo termine». Il
passo successivo sarà quello di verificare se la tecnica in grado di conservare un piccolo fegato di
10 grammi come quello dei topi sarà in grado di fare altrettanto con quello umano, che
normalmente pesa circa un chilo e mezzo.
1 luglio 2014
Trapianti, "Avremo organi vitali più a
lungo"
01/07/2014
Tecnica innovativa testata sui topi. Fegato conservato 4 giorni contro attuali 12 ore. "Sulle cavie
aumenta la sopravvivenza"
ROMA - Il trapianto è un intervento salvavita in cui fondamentale è il tempo. Ogni minuto è prezioso e non
può essere perso. Attualmente, i limiti fissati per la conservazione di organi umani vanno dalle 6 alle 12 ore.
Ma alcuni ricercatori dell'Harvard Medical School di Boston hanno sviluppato una nuova tecnica,
sperimentata finora solo sul fegato di topi, che combina bassissime temperature e sostanze protettive per i
tessuti e che permette di estendere fino a quattro giorni i tempi di conservazione dell'organo.
Un risultato che potrebbe quindi segnare una svolta permettendo di evitare le corse contro il tempo per
portare a destinazione gli organi destinati al trapianto, salvando più vite. Come spiega lo studio pubblicato
sulla rivista Nature Medicine, e supportato dal National Institute of Biomedical Imaging and Bioengineering e
il the National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Disease, estendere la durata di tempo con cui
un organo può essere preservato può avere un impatto davvero rilevante sulla pratica clinica dei trapianti di
fegato. Con un tempo più lungo, come consente questo muovo metodo, si potrebbe preparare al meglio la
persona che riceverà l'organo e usare gli organi provenienti da donatori che si trovano a distanze
geografiche maggiori.
L'approccio messo a punto dai ricercatori, coordinati da Korkut Uygun, si basa sul super-raffreddamento e la
conservazione dei tessuti tramite una macchina per la perfusione extracorporea, che infonde ossigeno e
nutrienti, oltre ad una sorta di antigelo, una soluzione non tossica con un composto del glucosio modificato
nel fegato, che viene raffreddato ad una temperatura di -6 . Dopo alcuni giorni di conservazione, il fegato è
stato 'riscaldato' con la macchina per la circolazione extracorporea, mentre ossigeno e altri nutrienti sono
stati rilasciati per preparare l'organo al trapianto.
In questo modo i ricercatori hanno ottenuto il 100% di sopravvivenza nei ratti un mese dopo il trapianto con
fegato conservato 3 giorni, e quasi il 60% di roditori sopravvissuti dopo oltre un mese con fegato conservato
per 4 giorni. Nessuno degli organi è rimasto invece vitale quando è stato conservato per 3 giorni usando i
metodi più tradizionali.
"Il prossimo passo sarà testare questo metodo su animali più grandi - spiega Rosemarie Hunziker, uno dei
ricercatori -. Più a lungo riusciamo a conservare gli organi donati, più aumentano le possibilità del paziente di
trovare un organo compatibile".
Tuttavia,
secondo Mauro Salizzoni, direttore del Centro trapianti dell'ospedale Le Molinette di Torino, questa tecnica
presenta anche dei rischi: "Tanto più un organo riesce ad essere conservato a lungo - rileva - tanto più
diventa commerciabile. Servirebbero quindi delle garanzie etiche. Senza contare che, se anche funzionasse
sugli uomini, aumenterebbe i costi dell'intervento e il tempo necessario a prepararlo, portando così ad un
calo dei trapianti effettuabili".
Trapianti: nuovo metodo allunga la
conservazione degli organi
Un nuovo metodo basato sul super raffreddamento potrebbe
aprire nuove prospettive sul trapianto di fegato
Scritto da Elisa Corbi il 30.06.2014
Un team di ricercatori americani ha sviluppato una nuova tecnica di super-raffreddamento per
aumentare il tempo di conservazione degli organi umani, e farli rimanere vitali il più a lungo
possibile fuori dall’organismo. Lo studio è stato condotto su modelli murini e, se risultasse efficace
anche sull’uomo, potrebbe salvare molte vite. La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature
Medicine, è stata supportata dal National Institute of Biomedical Imaging and Bioengineering
(NIBIB) e dal National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Disease (NIDDK).
Il primo trapianto di organi umani avvenne 60 anni fa, attraverso un rene, e l’evento cambiò
radicalmente il mondo della medicina. Da allora, i trapianti di pelle, reni, cuore, polmoni, cornee e
fegato, sono diventati comuni, ma a causa di una carenza di donatori, più di 120.000 pazienti, negli
Stati Uniti, sono ancora in lista d’attesa. In Italia nel 2012 erano 1000 i pazienti in lista d’attesa, che
hanno dovuto attendere in media poco più di due anni.
La tecnologia attuale può preservare fegati fuori dal corpo per un massimo di 24 ore utilizzando una
combinazione di temperature fredde e una soluzione chimica sviluppata dagli scienziati della
University of Wisconsin-Madison nel 1983. Tutto ciò ha contribuito ad aumentare il numero di
trapianti di fegato, ma estendendo ulteriormente i tempi di sopravvivenza ci sarebbero molti
vantaggi. Con un tempo più lungo di conservazione, si potrebbe preparare al meglio la persona che
riceverà l’organo e usare organi provenienti da donatori che si trovano a grandi distanze
geografiche.
La difficoltà di conservazione a lungo termine degli organi umani, deriva principalmente dal danno
tissutale esteso che si verifica quando gli organi sono crioconservati, congelati a temperature di 320,8 gradi Fahrenheit. Per combattere questo problema, Martin Yarmush, e Korkut Uygun,
ricercatori del Center for Engineering in Medicine at Massachusetts General Hospital (MGH),
hanno sviluppato una tecnica di conservazione in quattro fasi che ha triplicato la quantità di
tempo di conservazione che un fegato può sostenere prima del trapianto.
L’approccio si basa sul super-raffreddamento e la conservazione dei tessuti tramite una macchina
per la perfusione extracorporea, che infonde una sorta di soluzione antigelo nel fegato mentre viene
raffreddato. In questo modo gli scienziati hanno ottenuto il 100% di sopravvivenza nei ratti un mese
dopo il trapianto con un fegato conservato 3 giorni. Inoltre quasi il 60% di essi sono sopravvissuti
oltre un mese con un fegato conservato per 4 giorni. Nessuno degli organi invece è rimasto vitale
quando è stato conservato per 3 giorni usando i metodi tradizionali.
Se l’esperimento apre nuove prospettive per coloro che attendono un trapianto gli esperti
sostengono che sia necessaria una valutazione etico dell’impatto dell’invenzione: mentre ad oggi
non esiste commercio per il trapianto di fegato, la possibilità di conservare gli organi potrebbe
aprire a questa prospettiva.
Donazione multiorgano e trapianto di cuore nella notte a Siena
Autore: Redazione, 30 Giu 2014
Si riaccende la speranza per altre 4 persone tra Siena, Udine, Torino e Pisa
Donazione multiorgano e trapianto di cuore nella notte all'ospedale Santa Maria alle
Scotte. Grazie alla generosità di una donna della provincia di Siena, deceduta per cause
accidentali, la speranza di una nuova vita si è riaccesa per altre quattro persone tra Siena,
Udine, Torino e Pisa. La donna ha infatti donato il cuore che è stato trapiantato a
Siena, il fegato è andato ad Udine, un rene a Torino e un altro rene a Pisa; sono state
inoltre donate le cornee e la cute.
“Un bel gesto di generosità della famiglia – commenta Laura Savelli del coordinamento
organi dell'AOU Senese – pur in un momento di profondo dolore per la perdita della
persona cara”.
L'èquipe cardiochirurgica e di sala operatoria delle Scotte, con i cardiochirurghi Massimo
Maccherini e Giuspee Davoli, l'anestesista Alessandra Pastorino, la perfusionista
Emanuela Desogus e tutto il personale tecnico e infermieristico, hanno lavorato tutta la
notte per il trapianto di cuore su una giovane paziente proveniente da fuori Toscana.
Il programma trapianto di cuore dell'AOU Senese è l'unico attivo in Toscana: quello
effettuato nella notte è il 380esimo trapianto di cuore dall'inizio dell'attività ed è il decimo
fatto nel 2014.
“L'intervento – spiega Maccherini – è andato bene e attualmente la paziente è affidata
alle cure della Terapia Intensiva Cardiotoracica, diretta dalla professoressa Bonizella
Biagioli, ed è in prognosi riservata. Il nostro pensiero e un sentito ringraziamento va alla
famiglia della donatrice e, con un affettuoso abbraccio, vogliamo raggiungere anche tutte
le famiglie di chi ha scelto di donare organi e tessuti dei propri cari perché è grazie a loro
che può riaccendersi la speranza per altri pazienti”.
Donazione multiorgano e trapianto di cuore nella notte a
Siena. Si riaccende la speranza per altre 4 persone tra Siena,
Udine, Torino e Pisa
30-06-2014 DONAZIONE ORGANI SIENA | Donazione multiorgano e trapianto di cuore nella notte
all'ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena. Grazie alla generosità di una donna della provincia di Siena,
deceduta per cause accidentali, la speranza di una nuova vita si è riaccesa per altre quattro persone tra
Siena, Udine, Torino e Pisa.
La donna ha infatti donato il cuore che è stato trapiantato a Siena, il fegato è andato a Udine, un rene a
Torino e un altro rene a Pisa; sono state inoltre donate le cornee e la cute. «Un bel gesto di generosità della
famiglia - commenta Laura Savelli del coordinamento organi dell'AOU Senese - pur in un momento di
profondo dolore per la perdita della persona cara».
L'èquipe cardiochirurgica e di sala operatoria delle Scotte, con i cardiochirurghi Massimo Maccherini e
Giuspee Davoli, l'anestesista Alessandra Pastorino, la perfusionista Emanuela Desogus e tutto il personale
tecnico e infermieristico, hanno lavorato tutta la notte per il trapianto di cuore su una giovane paziente
proveniente da fuori Toscana. Il programma trapianto di cuore dell'AOU Senese è l'unico attivo in Toscana:
quello effettuato nella notte è il 380esimo trapianto di cuore dall'inizio dell'attività ed è il decimo fatto nel
2014.
«L'intervento - spiega Maccherini - è andato bene e attualmente la paziente è affidata alle cure della Terapia
Intensiva Cardiotoracica, diretta dalla professoressa Bonizella Biagioli, ed è in prognosi riservata. Il nostro
pensiero e un sentito ringraziamento va alla famiglia della donatrice e, con un affettuoso abbraccio, vogliamo
raggiungere anche tutte le famiglie di chi ha scelto di donare organi e tessuti dei propri cari perché è grazie a
loro che può riaccendersi la speranza per altri pazienti».
Donati organi al policlinico di Siena: trapianto di
cuore nella notte
Davide Perillo Lunedì 30 Giugno 2014
Una donazione multiorgano al policlinico Santa Maria delle Scotte di Siena permette un trapianto di cuore e dona nuova
speranza a 4 persone in attesa di trapianto.
LA DONAZIONE. La generosità di una donna, deceduta per cause accidentali, ha permesso di riaccendere le speranze
di quattro persone in attesa di trapianto: grazie alla donazione si è potuto effettuare un trapianto di cuore all'ospedale di
Siena. Inoltre il fegato è stato portato all'ospedale di Udine, un rene all'ospedale di Pisa e l'altro a Torino; sono state
donate anche le cornee e la cute.
IL TRAPIANTO DI CUORE. “Un bel gesto di generosità della famiglia – commenta Laura Savelli del coordinamento
organi dell'AOU Senese – pur in un momento di profondo dolore per la perdita della persona cara”. L'intervento di
trapianto al cuore su una giovane proveniente da fuori Toscana, ha tenuto impegnata per tutta la notte l'equipe di
cardiochirurgia e di sala operatoria del policlinico senese, vedendo impegnati in particolare i cardiochirurghi Massimo
Maccherini (nella foto) e Giuseppe Davoli - il primo di questi, direttore del programma gestito dalla Cardiochirurgia dei
Trapianti dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Senese - l'anestesista Alessandra Pastorino, la perfusionista Emanuela
Desogus e tutto il personale tecnico infermieristico. Il programma di trapianto di cuore dell'AOU Senese è l'unico attivo
in tutta la Toscana e il suo sviluppo si deve alla collaborazione tra la Terapia Intensiva Cardio-Toracica, diretta da
Bonizella Biagioli, la Cardiologia Ospedaliera, diretta da Roberto Favilli e la Cardiologia Universitaria, diretta da Sergio
Mondillo, all’interno del Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare, diretto dallo stesso Roberto Favilli. Quello effettuato è il
380esimo trapianto di cuore - il decimo del 2014 - dall'apertura del centro senese, che opera in media 20 trapianti l'anno.
L'INTERVENTO. “L'intervento – spiega Maccherini – è andato bene e attualmente la paziente è affidata alle cure della
Terapia Intensiva Cardiotoracica, diretta dalla professoressa Bonizella Biagioli, ed è in prognosi riservata. Il nostro
pensiero e un sentito ringraziamento vanno alla famiglia della donatrice e, con un affettuoso abbraccio, vogliamo
raggiungere anche tutte le famiglie di chi ha scelto di donare organi e tessuti dei propri cari perché è grazie a loro che può
riaccendersi la speranza per altri pazienti”.
Più tempo per il trapianto grazie a nuova tecnica
Ricercatori americani mettono a punto nuova metodologia di conservazione
Allungare la finestra temporale nella quale poter effettuare un trapianto d'organo. È questo
l'obiettivo di una ricerca pubblicata su Nature Medicine da un team di scienziati del
Massachusetts General Hospital di Boston, che hanno studiato un nuovo approccio in
grado di migliorare la tecnica di conservazione degli organi prelevati da un donatore.
I ricercatori hanno sperimentato con successo la nuova tecnica sui topi e cercheranno ora
di perfezionarla prima di applicarla all'uomo. Attualmente, la tecnologia di conservazione
si basa sul rallentamento dei processi metabolici e biologici indotto dal raffreddamento
dell'organo a una temperatura poco superiore a 0 gradi centigradi. Il sistema consente di
preservare un cuore per 4-6 ore, un fegato per 12 ore e un rene per 24.
Ovviamente una temperatura più bassa consentirebbe un allungamento del tempo di
conservazione, ma sotto gli zero gradi si verificano danni ai tessuti. Tim A. Berendsen e i
suoi colleghi hanno allora aggiunto due composti alla soluzione con la quale è stato
irrorato il fegato prelevato dai ratti donatori. La prima sostanza aggiunta è 3-OMG, un
composto del glucosio che non viene metabolizzato dalle cellule ma si accumula negli
epatociti, ovvero le cellule del fegato, dove svolge la sua azione protettiva nei confronti del
freddo.
La seconda sostanza è un glicole polietilenico, che serve ad abbassare il punto di
congelamento di una soluzione, con la funzione di proteggere in particolare le membrane
cellulari. Trattati in questo modo, gli organi sono stati poi raffreddati fino a – 6 gradi
centigradi senza che si producesse una condizione di congelamento.
A quella temperatura, i fegati sono stati conservati per diversi giorni, poi sono stati
riportati alla temperatura normale grazie a un'infusione ed è stato quindi ripristinato il
corretto metabolismo cellulare in vista del trapianto.
Tutti gli animali che hanno ricevuto il trapianto degli organi così conservati fino a 72 ore
sono sopravvissuti, mentre la percentuale di sopravvissuti fra quelli che avevano ricevuto
organi conservati per 96 ore era del 58%.
30/06/2014 Andrea Piccoli
Fegato si conserva più a lungo prima del
trapianto
Una tecnica potrebbe portare fino a 3-4 giorni il tempo di
conservazione di un organo prima del trapianto
Scritto da Redazione di Gaianews.it il 30.06.2014
Gli organi destinati al trapianto potranno essere conservati più a lungo, aumentando così la speranza
di salvare delle vite, grazie ad uno studio di ricercatori dell’Harvard Medical School di Boston.
La ricerca è stata pubblicata su Nature Medicine ed è stata finanziata dal National Institute of
Biomedical Imaging and Bioengineering e dal National Institute of Diabetes and Digestive and
Kidney Disease. Lo studio è stato per ora effettuato su fegati di modelli murini. Se venisse
confermata la possibilità di usare il metodo anche sugli umani, coloro che ricevono il trapianto
potrebbero essere preparati meglio e gli organi potrebbero viaggiare più a lungo per raggiungere
anche pazienti più distanti.
Il metodo consiste in un super raffreddamento dell’organo nel quale vengono infuse diverse
sostanze nutritive e per la conservazione. Prima del trapianto l’organo viene poi riscaldato e
preparato per l’operazione.
I ratti sottoposti al trapianto di un fegato conservato per 3 giorni sono sopravvissuti con una
percentuale del 100%. Quando il fegato è stato conservato per 4 giorni sono la percentuale di
sopravvivenza dopo un mese è stata di 4 giorni.
“Il prossimo passo sarà testare questo metodo su animali più grandi – ha detto Rosemarie
Hunziker. “Più a lungo riusciamo a conservare gli organi donati, più aumentano le possibilità del
paziente di trovare un organo compatibile”.
Donazione organi: pro e contro
Donazione degli organi: quali sono i pro e quali i contro? Il trapianto è la sostituzione di un organo o
di un tessuto malato e non più funzionante con uno sano prelevato da un donatore. Possono essere
donati e trapiantati organi come reni, cuore, fegato, polmoni, intestino e pancreas. Tessuti come
cornee, valvole cardiache, segmenti vascolari, cute, midollo osseo, cellule staminali da cordone
ombelicale e tessuto muscolo scheletrico. Gli organi prelevati vengono trapiantati ai pazienti selezionati
tra tutti quelli iscritti in lista di attesa.
Sono possibili donatori tutti i soggetti ai quali è stata diagnosticata la “morte cerebrale“, avendo subito
una lesione cerebrale primitiva irreversibile a causa di un trauma cranico, di un’emorragia, di
un’ischemia o di un tumore cerebrale. La legge, infatti, ha disposto che sia la morte cerebrale a
determinare la morte dell’individuo perché il cervello, è l’unico organo non rimpiazzabile. In mancanza
di consenso o rifiuto scritto alla donazione da parte del possibile donatore, al momento del lutto la
decisione spetta ai familiari più stretti.
I pro
L’ultima ricerca Eurobarometro ha registrato che il 59% degli Europei si dichiara favorevole alla
donazione dei propri organi dopo la morte e il 53% anche a quelli dei propri congiunti. I dati del Centro
nazionale trapianti ha riscontrato che l’Italia è ai primi posti nel Mondo, con una media di opposizioni
del 28% (in calo rispetto al 31,5% del 2010). La maggioranza delle religioni o confessioni religiose
occidentali sostengono la donazione e il trapianto degli organi. “Per molte persone il trapianto è l’unica
via possibile per sopravvivere. Per altre è la speranza di guarire da gravi malattie o l’occasione per
migliorare la qualità della propria vita. Tutto questo si può realizzare solo se organi e tessuti vengono
donati”, spiega il dott. Antonio Gambacorta, presidente dell’Alto Comitato dei trapianti.
I contro
«Non sapremo mai il perché, le reali motivazioni profonde, di un sì o di un no. Quello che possiamo
sapere o presumere di sapere è cosa non bisogna fare; cosa porta anche una persona che
potenzialmente ti direbbe di sì, a dire di no», spiega Pier Paolo Donadio, direttore della Rianimazione
all’ospedale Molinette di Torino e da due anni coordinatore dei corsi di formazione organizzati dal
Centro nazionale trapianti. Dai questionari del Cnt (Centro nazionale trapianti) si evince che uno dei
principali fattori che incide sulla decisione negativa è la difficoltà di spiegazione della morte cerebrale ai
familiari da parte della struttura sanitaria, seguito dalle incomprensioni nelle relazioni fra paziente e
ospedale. Le motivazioni religiose sono minime, così come il “mutismo difensivo”: il parente non si
esprime e non vuole neanche spiegare il perché.
Mar 01/07/2014 da Elisabetta Parise
Vannoni: «Stamina, la mia verità
E fare soldi non è un male»
Di Donata Lenzi e Paola Benedetta Manca
30 giugno 2014
Davide Vannoni, la procura di Torino la accusa di associazione a delinquere
finalizzata alla truffa. Perché non toglie il segreto dal metodo e lo rende pubblico per
dimostrare che funziona?
«Nessuno mi ha mai chiesto il protocollo di Stamina. In più non abbiamo il brevetto, perciò se
lo rendessimo pubblico potrebbe essere rubato da chiunque. In ogni caso noi abbiamo già
dimostrato che non provoca danni sull’uomo».
Perché non ha mai fatto testare il metodo Stamina in un laboratorio italiano?
«Si sono rifiutati tutti. Abbiamo domandato anche ad un laboratorio del Policlinico Tor Vergata,
ma ci ha risposto che la situazione di Stamina era troppo complicata. I dati di sperimentazione
preclinica, in ogni caso, sono già stati pubblicati (...)».
Secondo le accuse del procuratore Raffaele Guariniello, in realtà le infusioni di
Stamina provocherebbero degli effetti collaterali.
«Non è vero, non ce ne sono mai stati ».
Eppure ci sono i casi di Carmine Vona e Claudio Font.
«Font era affetto da Parkinson e Alzheimer, per questo è morto. Quando i parenti hanno sporto
denuncia è stata fatta un’autopsia che ha stabilito che è morto per una polmonite mal curata.
L’inchiesta, a quel punto, è stata archiviata. Carmine Vona è venuto da noi, a San Marino, con
un ictus che l’aveva completamente paralizzato, nessuno gli ha mai promesso che con
un’infusione sarebbe guarito. Il suo attacco epilettico non ha nulla a che vedere con il
trattamento Stamina, ma con il fatto che, nelle sue condizioni critiche, ha preso la macchina e
ha viaggiato con l’amico percorrendo 700 chilometri, in più faceva molto caldo».
Secondo le carte dell’inchiesta, a San Marino facevate le infusioni in un centro
estetico.
«Per carità, era un centro medico attrezzato in cui si facevano anche interventi di chirurgia
estetica, come l’applicazione di protesi al seno».
Vona racconta di essere stato assistito, durante l’infusione, da un uomo delle
pulizie...
«Non è vero, era il capo-infermiere di un ospedale di Rimini e c’erano anche il professor Fungi,
medico del Regina Margherita di Torino, e il primario dell’ospedale di San Marino».
Non capisco, perché Vona dovrebbe mentire?
«Perché ha una capacità di pensiero limitata. In ogni caso dopo quella crisi epilettica non ne ha
avute altre e dopo sei ore è stato dimesso dall’ospedale. Anche se riconosco che i medici della
clinica di San Marino avrebbero dovuto trattenerlo, dopo l’infusione».
Lei a Torino, a San Marino e al Burlo ha fatto pagare anche 50mila euro ai malati per
effettuare le infusioni.
«Stamina Foundation non si è fatta pagare per fare soldi, ma per crescere e svilupparsi. Lo
facevamo per poter sostenere le spese per tutto il procedimento che costa 15mila euro, ma
non abbiamo mai chiesto 50mila euro a nessuno. In più abbiamo sempre adottato la linea di
far pagare chi se lo poteva permettere».
Scusi ma come faceva a capire chi poteva permetterselo e chi no?
«Si capiva».
Il procuratore Guariniello le contesta anche l’abuso di professione. Lei fingeva di
essere un medico?
«Non ho mai fatto finta di essere un medico, non ne ho bisogno, e non ho mai indossato il
camice. Non è vero neanche che toccavo i pazienti, non ne ho mai toccato uno. Questo è tutto
folklore».
Ma come mai tutti sono contro di lei? I giudici, i pazienti, la sua ex fidanzata e
dipendente Rebecca Pera che l’ha denunciata al Nas… non è strano?
«Per quanto riguarda i pazienti ci sono state nove querele su centosette casi trattati, non mi
sembrano tante. Molti poi mi hanno accusato per salvarsi la pelle e perché si sono spaventati,
come il dottor Massimo Sher. La mia ex fidanzata, invece, mi ha voluto far del male perché ha
ancora astio nei miei confronti per come è finita la nostra relazione e poi ha una serie di
disturbi della personalità. Comunque tutti hanno dei nemici intorno».
È accusato anche di aver fatto finta con l’ambasciatore di Capo Verde di essere un
ricercatore dell’Università degli studi di Brescia.
«Io sono già un professore universitario. Perché avrei dovuto fingere di essere un ricercatore di
un’altra università e di un’altra materia?».
Lei è convinto che se il ministero autorizzasse la sperimentazione del suo metodo si
scoprirebbe che funziona?
«Se la fanno in modo serio, non come è avvenuto per il metodo Di Bella, sì. Per me possiamo
testarlo anche subito in un laboratorio Gmp e vedere se funziona. Al ministero abbiamo chiesto
più volte di mandare dei loro biologi a Brescia, per far vedere loro come vengono trattate le
cellule, ma non ha mai mandato nessuno ».
Quindi voi fareste vedere come vengono trattate le cellule. Però finora Erica Molino,
la vostra biologa, durante il trattamento si è sempre chiusa da sola in una stanza,
senza mostrare come avviene la procedura, neanche ai medici degli Spedali Civili di
Brescia…
«Perché il metodo è segreto».
Ma come mai solo Erica Molino è depositaria di questo segreto? Se dovesse decidere
di abbandonare Stamina Foundation le infusioni dunque cesserebbero
definitivamente…
«Sì è vero, dobbiamo formare degli altri biologi ma ci vogliono soldi. Attualmente sul conto di
Stamina ci sono 56 euro».
Nelle carte di Guariniello siete anche accusati di aver presentato al primo Comitato
scientifico del ministero un protocollo scritto da una studentessa dove intere parti
erano copiate da Wikipedia…
«La vicenda è andata così. Noi abbiamo presentato prima il protocollo biologico dove abbiamo
spiegato in cosa consiste il metodo Stamina. Poi ci hanno chiesto di produrre anche la parte
medica che, invece, avrebbero dovuto realizzare loro e in cui dovevamo inserire la descrizione
delle malattie, come la Sla etc. Per produrla, non avendo tempo, ci siamo rivolti ad una writer
scientifica che ha preso le definizioni da Wikipedia. Non ci vedo niente di male».
Se Stamina funziona, come mai la sua paresi, dopo le infusioni, non è guarita?
«Dopo cinque anni la paresi può migliorare ma non guarire, ed è migliorata. Non sento più un
fischio costante nelle orecchie, riesco a stringere le guance, l’occhio non lacrima più, così posso
evitare di dover portare una benda, e riesco a sorridere».
Se non ha fatto niente come mai Guariniello ha messo su un impianto accusatorio
così articolato nei suoi confronti?
«È prevenuto. È convinto che la terapia Stamina non serva a niente».
Dica la verità, avrebbe fatto tutto questo per spirito umanitario, gli affari non
c’entrano per nulla?
«Se vuoi crescere nel portare avanti un progetto devi fare soldi e devono entrare dei fondi. Se
poi riesci a creare un business, cosa c’è di male?»
Stamina, marcia funebre sotto ministero a
Roma: ‘Avete decine di vittime su coscienza’
Sfilano a Roma con venti bare al seguito, da piazza della Bocca della Verità fino alla sede del
ministero della Salute sul Lungotevere. Sono le famiglie e i malati che vogliono avere accesso alle
cure del metodo Stamina. “Ricordiamo le decine di vittime che si sono spente in questi mesi di sordità
da parte del governo, bambini e pazienti ai quali non è stata data la possibilità di curasi” afferma una
manifestante. A guidare la marcia funebre ci sono i fratelli Biviano, Marco e Sandro, da un anno e
mezzo in presidio permanente a piazza Montecitorio in nome della libertà di cura. “Non voglio morire”,
e “curarmi non è un reato” sono gli slogan della giornata. Un delegazione entra all’interno del ministero
e chiede di poter incontrare il ministro Beatrice Lorenzin. “Non usciremo da qui fino a quando non ci
riceverà” affermano di Irene Buscemi
Stamina: al via con 20 bare corteo per
''liberta' cura''
A Roma organizzato dai fratelli Biviano per ricordare chi non ce l'ha fatta
In testa 20 bare, a ricordare chi non ce l'ha fatta. Dietro i manifestanti, che le seguono in silenzio, come
se fosse un corteo funebre, e in sottofondo i rintocchi di un tamburi a scandire il tempo.
Così ha preso il via da piazza Bocca della Verità il corteo per la libertà di cura organizzato dai fratelli
Marco e Sandro Biviano, che da quasi un anno sono in presidio fisso davanti a Montecitorio, per tenere
alta l'attenzione sulle cure compassionevoli, in particolare quelle secondo il metodo Stamina.
Il corteo e' diretto al ministero della Salute, ribattezzato dai manifestanti "cimitero della salute".
Manifestazione pro-Stamina a Roma: “Quante
altre vite volete avere sulla vostra coscienza?”
I manifestanti hanno anche posizionato alcune piccole bare. "Curarsi è un diritto" è la scritta
stampata sulle maglie dei manifestanti.
30 giugno 2014
ROMA - “Voi andate avanti facendo carriera… dietro lasciate solo vittime”, “Quante altre vite
volete avere sulla vostra coscienza? Ammesso che ne abbiate una…” Questi alcuni slogan della
manifestazione odierna pro-Stamina, sotto la sede romana del ministero del Salute.
I manifestanti hanno anche posizionato alcune piccole bare. “Curarsi è un diritto” è la scritta
stampata sulle maglie dei manifestanti.
Solo la scorsa settimana i giudici di Catania hanno deciso che altre due bimbe, Smeralda e Maria
Vittoria, che erano già state trattate con il metodo di Davide Vannoni, continueranno le infusioni.
Un’ordinanza che è arrivata dopo la bocciatura del metodo Stamina da parte del Ministero e mentre
Vannoni e Marino Andolina finiscono in tribunale accusati di truffa.