1 luglio 2014 01/07/14 Unita' «Stamina» oggi si presenta a Roma 01/07/14 Corriere della Sera / Salute Supercooling, per mantenere intatti gli organi prima del trapianto Emanuela Di Pasqua 01/07/14 EpaC Trapianti, "Avremo organi vitali più a lungo" 30/06/14 Gaianews.it Trapianti: nuovo metodo allunga la conservazione degli organi Elisa Corbi 30/06/14 O.Ma.R. Donazione multiorgano e trapianto di cuore nella notte a Siena 30/06/14 Valdelsanet Donazione multiorgano e trapianto di cuore nella notte a Siena. Si riaccende la speranza per altre 4 persone tra Siena, Udine, Torino e Pisa 30/06/14 Il Reporter.it Donati organi al policlinico di Siena: trapianto di cuore nella notte Davide Perillo 30/06/14 Italiasalute.it Più tempo per il trapianto grazie a nuova tecnica Andrea Piccoli 30/06/14 Gaianews.it Fegato si conserva più a lungo prima del trapianto 01/07/14 Tantasalute Donazione organi: pro e contro Elisabetta Parise 30/06/14 L'Unità Vannoni: «Stamina, la mia verità E fare soldi non è un male» Donata Lenzi e Paola Benedetta Manca 30/06/14 Il Fatto Quotidiano.tv Stamina, marcia funebre sotto ministero a Roma: ‘Avete decine di vittime su coscienza’ Irene Buscemi 30/06/14 Ansa.it Stamina: al via con 20 bare corteo per ''liberta' cura'' 30/06/14 Blitz Manifestazione pro-Stamina a Roma: “Quante altre vite volete avere sulla vostra coscienza?” 01-LUG-2014 Lettori: 226.000 Diffusione: 39.580 Dir. Resp.: Luca Landò da pag. 18 Supercooling, per mantenere intatti gli organi prima del trapianto Una nuova tecnica promette una rivoluzione in tema di trapianti: permette di conservare gli organi espiantati anche per giorni prima del trapianto di Emanuela Di Pasqua Si chiama supercooling e secondo un articolo della Bbc promette di rivoluzionare il trapianto d’organi. È’ bene chiarire fin da subito che questa innovativa tecnica conservativa è stata per il momento sperimentata con successo dai ricercatori della Harvard Medical School solo su topi da laboratorio, ma qualora si accertasse il suo funzionamento sugli esseri umani rappresenterebbe un deciso passo in avanti in merito alla disponibilità e alla compatibilità degli organi destinati al trapianto. Il metodo adottato dai ricercatori statunitensi prevede la combinazione della crioconservazione (l’organo viene raffreddato a 6 gradi sottozero per rallentare i naturali processi degenerativi) e la perfusione di nutrienti e ossigeno attraverso i vasi sanguigni dell’organo stesso. Supercooling Come riportato sul giornale Nature Medicine, gli specialisti di Harvard si sono occupati del fegato di topi da laboratorio e i risultati pubblicati parlano di tempi di conservazione di più di tre giorni in attesa del trapianto, comparandoli con le ventiquattro ore scarse consentite dalle tecniche attualmente in uso. Secondo Korkut Uygun, uno dei ricercatori coinvolti nella sperimentazione, se verrà dimostrato che il supercooling è efficace anche sugli organi umani la donazione diventerà condivisa dal mondo intero: «La scoperta porterà a selezionare donatori maggiormente compatibili con i riceventi - ha dichiarato Uygun - riducendo complicanze e rischi di rigetto a lungo termine». Il passo successivo sarà quello di verificare se la tecnica in grado di conservare un piccolo fegato di 10 grammi come quello dei topi sarà in grado di fare altrettanto con quello umano, che normalmente pesa circa un chilo e mezzo. 1 luglio 2014 Trapianti, "Avremo organi vitali più a lungo" 01/07/2014 Tecnica innovativa testata sui topi. Fegato conservato 4 giorni contro attuali 12 ore. "Sulle cavie aumenta la sopravvivenza" ROMA - Il trapianto è un intervento salvavita in cui fondamentale è il tempo. Ogni minuto è prezioso e non può essere perso. Attualmente, i limiti fissati per la conservazione di organi umani vanno dalle 6 alle 12 ore. Ma alcuni ricercatori dell'Harvard Medical School di Boston hanno sviluppato una nuova tecnica, sperimentata finora solo sul fegato di topi, che combina bassissime temperature e sostanze protettive per i tessuti e che permette di estendere fino a quattro giorni i tempi di conservazione dell'organo. Un risultato che potrebbe quindi segnare una svolta permettendo di evitare le corse contro il tempo per portare a destinazione gli organi destinati al trapianto, salvando più vite. Come spiega lo studio pubblicato sulla rivista Nature Medicine, e supportato dal National Institute of Biomedical Imaging and Bioengineering e il the National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Disease, estendere la durata di tempo con cui un organo può essere preservato può avere un impatto davvero rilevante sulla pratica clinica dei trapianti di fegato. Con un tempo più lungo, come consente questo muovo metodo, si potrebbe preparare al meglio la persona che riceverà l'organo e usare gli organi provenienti da donatori che si trovano a distanze geografiche maggiori. L'approccio messo a punto dai ricercatori, coordinati da Korkut Uygun, si basa sul super-raffreddamento e la conservazione dei tessuti tramite una macchina per la perfusione extracorporea, che infonde ossigeno e nutrienti, oltre ad una sorta di antigelo, una soluzione non tossica con un composto del glucosio modificato nel fegato, che viene raffreddato ad una temperatura di -6 . Dopo alcuni giorni di conservazione, il fegato è stato 'riscaldato' con la macchina per la circolazione extracorporea, mentre ossigeno e altri nutrienti sono stati rilasciati per preparare l'organo al trapianto. In questo modo i ricercatori hanno ottenuto il 100% di sopravvivenza nei ratti un mese dopo il trapianto con fegato conservato 3 giorni, e quasi il 60% di roditori sopravvissuti dopo oltre un mese con fegato conservato per 4 giorni. Nessuno degli organi è rimasto invece vitale quando è stato conservato per 3 giorni usando i metodi più tradizionali. "Il prossimo passo sarà testare questo metodo su animali più grandi - spiega Rosemarie Hunziker, uno dei ricercatori -. Più a lungo riusciamo a conservare gli organi donati, più aumentano le possibilità del paziente di trovare un organo compatibile". Tuttavia, secondo Mauro Salizzoni, direttore del Centro trapianti dell'ospedale Le Molinette di Torino, questa tecnica presenta anche dei rischi: "Tanto più un organo riesce ad essere conservato a lungo - rileva - tanto più diventa commerciabile. Servirebbero quindi delle garanzie etiche. Senza contare che, se anche funzionasse sugli uomini, aumenterebbe i costi dell'intervento e il tempo necessario a prepararlo, portando così ad un calo dei trapianti effettuabili". Trapianti: nuovo metodo allunga la conservazione degli organi Un nuovo metodo basato sul super raffreddamento potrebbe aprire nuove prospettive sul trapianto di fegato Scritto da Elisa Corbi il 30.06.2014 Un team di ricercatori americani ha sviluppato una nuova tecnica di super-raffreddamento per aumentare il tempo di conservazione degli organi umani, e farli rimanere vitali il più a lungo possibile fuori dall’organismo. Lo studio è stato condotto su modelli murini e, se risultasse efficace anche sull’uomo, potrebbe salvare molte vite. La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Medicine, è stata supportata dal National Institute of Biomedical Imaging and Bioengineering (NIBIB) e dal National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Disease (NIDDK). Il primo trapianto di organi umani avvenne 60 anni fa, attraverso un rene, e l’evento cambiò radicalmente il mondo della medicina. Da allora, i trapianti di pelle, reni, cuore, polmoni, cornee e fegato, sono diventati comuni, ma a causa di una carenza di donatori, più di 120.000 pazienti, negli Stati Uniti, sono ancora in lista d’attesa. In Italia nel 2012 erano 1000 i pazienti in lista d’attesa, che hanno dovuto attendere in media poco più di due anni. La tecnologia attuale può preservare fegati fuori dal corpo per un massimo di 24 ore utilizzando una combinazione di temperature fredde e una soluzione chimica sviluppata dagli scienziati della University of Wisconsin-Madison nel 1983. Tutto ciò ha contribuito ad aumentare il numero di trapianti di fegato, ma estendendo ulteriormente i tempi di sopravvivenza ci sarebbero molti vantaggi. Con un tempo più lungo di conservazione, si potrebbe preparare al meglio la persona che riceverà l’organo e usare organi provenienti da donatori che si trovano a grandi distanze geografiche. La difficoltà di conservazione a lungo termine degli organi umani, deriva principalmente dal danno tissutale esteso che si verifica quando gli organi sono crioconservati, congelati a temperature di 320,8 gradi Fahrenheit. Per combattere questo problema, Martin Yarmush, e Korkut Uygun, ricercatori del Center for Engineering in Medicine at Massachusetts General Hospital (MGH), hanno sviluppato una tecnica di conservazione in quattro fasi che ha triplicato la quantità di tempo di conservazione che un fegato può sostenere prima del trapianto. L’approccio si basa sul super-raffreddamento e la conservazione dei tessuti tramite una macchina per la perfusione extracorporea, che infonde una sorta di soluzione antigelo nel fegato mentre viene raffreddato. In questo modo gli scienziati hanno ottenuto il 100% di sopravvivenza nei ratti un mese dopo il trapianto con un fegato conservato 3 giorni. Inoltre quasi il 60% di essi sono sopravvissuti oltre un mese con un fegato conservato per 4 giorni. Nessuno degli organi invece è rimasto vitale quando è stato conservato per 3 giorni usando i metodi tradizionali. Se l’esperimento apre nuove prospettive per coloro che attendono un trapianto gli esperti sostengono che sia necessaria una valutazione etico dell’impatto dell’invenzione: mentre ad oggi non esiste commercio per il trapianto di fegato, la possibilità di conservare gli organi potrebbe aprire a questa prospettiva. Donazione multiorgano e trapianto di cuore nella notte a Siena Autore: Redazione, 30 Giu 2014 Si riaccende la speranza per altre 4 persone tra Siena, Udine, Torino e Pisa Donazione multiorgano e trapianto di cuore nella notte all'ospedale Santa Maria alle Scotte. Grazie alla generosità di una donna della provincia di Siena, deceduta per cause accidentali, la speranza di una nuova vita si è riaccesa per altre quattro persone tra Siena, Udine, Torino e Pisa. La donna ha infatti donato il cuore che è stato trapiantato a Siena, il fegato è andato ad Udine, un rene a Torino e un altro rene a Pisa; sono state inoltre donate le cornee e la cute. “Un bel gesto di generosità della famiglia – commenta Laura Savelli del coordinamento organi dell'AOU Senese – pur in un momento di profondo dolore per la perdita della persona cara”. L'èquipe cardiochirurgica e di sala operatoria delle Scotte, con i cardiochirurghi Massimo Maccherini e Giuspee Davoli, l'anestesista Alessandra Pastorino, la perfusionista Emanuela Desogus e tutto il personale tecnico e infermieristico, hanno lavorato tutta la notte per il trapianto di cuore su una giovane paziente proveniente da fuori Toscana. Il programma trapianto di cuore dell'AOU Senese è l'unico attivo in Toscana: quello effettuato nella notte è il 380esimo trapianto di cuore dall'inizio dell'attività ed è il decimo fatto nel 2014. “L'intervento – spiega Maccherini – è andato bene e attualmente la paziente è affidata alle cure della Terapia Intensiva Cardiotoracica, diretta dalla professoressa Bonizella Biagioli, ed è in prognosi riservata. Il nostro pensiero e un sentito ringraziamento va alla famiglia della donatrice e, con un affettuoso abbraccio, vogliamo raggiungere anche tutte le famiglie di chi ha scelto di donare organi e tessuti dei propri cari perché è grazie a loro che può riaccendersi la speranza per altri pazienti”. Donazione multiorgano e trapianto di cuore nella notte a Siena. Si riaccende la speranza per altre 4 persone tra Siena, Udine, Torino e Pisa 30-06-2014 DONAZIONE ORGANI SIENA | Donazione multiorgano e trapianto di cuore nella notte all'ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena. Grazie alla generosità di una donna della provincia di Siena, deceduta per cause accidentali, la speranza di una nuova vita si è riaccesa per altre quattro persone tra Siena, Udine, Torino e Pisa. La donna ha infatti donato il cuore che è stato trapiantato a Siena, il fegato è andato a Udine, un rene a Torino e un altro rene a Pisa; sono state inoltre donate le cornee e la cute. «Un bel gesto di generosità della famiglia - commenta Laura Savelli del coordinamento organi dell'AOU Senese - pur in un momento di profondo dolore per la perdita della persona cara». L'èquipe cardiochirurgica e di sala operatoria delle Scotte, con i cardiochirurghi Massimo Maccherini e Giuspee Davoli, l'anestesista Alessandra Pastorino, la perfusionista Emanuela Desogus e tutto il personale tecnico e infermieristico, hanno lavorato tutta la notte per il trapianto di cuore su una giovane paziente proveniente da fuori Toscana. Il programma trapianto di cuore dell'AOU Senese è l'unico attivo in Toscana: quello effettuato nella notte è il 380esimo trapianto di cuore dall'inizio dell'attività ed è il decimo fatto nel 2014. «L'intervento - spiega Maccherini - è andato bene e attualmente la paziente è affidata alle cure della Terapia Intensiva Cardiotoracica, diretta dalla professoressa Bonizella Biagioli, ed è in prognosi riservata. Il nostro pensiero e un sentito ringraziamento va alla famiglia della donatrice e, con un affettuoso abbraccio, vogliamo raggiungere anche tutte le famiglie di chi ha scelto di donare organi e tessuti dei propri cari perché è grazie a loro che può riaccendersi la speranza per altri pazienti». Donati organi al policlinico di Siena: trapianto di cuore nella notte Davide Perillo Lunedì 30 Giugno 2014 Una donazione multiorgano al policlinico Santa Maria delle Scotte di Siena permette un trapianto di cuore e dona nuova speranza a 4 persone in attesa di trapianto. LA DONAZIONE. La generosità di una donna, deceduta per cause accidentali, ha permesso di riaccendere le speranze di quattro persone in attesa di trapianto: grazie alla donazione si è potuto effettuare un trapianto di cuore all'ospedale di Siena. Inoltre il fegato è stato portato all'ospedale di Udine, un rene all'ospedale di Pisa e l'altro a Torino; sono state donate anche le cornee e la cute. IL TRAPIANTO DI CUORE. “Un bel gesto di generosità della famiglia – commenta Laura Savelli del coordinamento organi dell'AOU Senese – pur in un momento di profondo dolore per la perdita della persona cara”. L'intervento di trapianto al cuore su una giovane proveniente da fuori Toscana, ha tenuto impegnata per tutta la notte l'equipe di cardiochirurgia e di sala operatoria del policlinico senese, vedendo impegnati in particolare i cardiochirurghi Massimo Maccherini (nella foto) e Giuseppe Davoli - il primo di questi, direttore del programma gestito dalla Cardiochirurgia dei Trapianti dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Senese - l'anestesista Alessandra Pastorino, la perfusionista Emanuela Desogus e tutto il personale tecnico infermieristico. Il programma di trapianto di cuore dell'AOU Senese è l'unico attivo in tutta la Toscana e il suo sviluppo si deve alla collaborazione tra la Terapia Intensiva Cardio-Toracica, diretta da Bonizella Biagioli, la Cardiologia Ospedaliera, diretta da Roberto Favilli e la Cardiologia Universitaria, diretta da Sergio Mondillo, all’interno del Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare, diretto dallo stesso Roberto Favilli. Quello effettuato è il 380esimo trapianto di cuore - il decimo del 2014 - dall'apertura del centro senese, che opera in media 20 trapianti l'anno. L'INTERVENTO. “L'intervento – spiega Maccherini – è andato bene e attualmente la paziente è affidata alle cure della Terapia Intensiva Cardiotoracica, diretta dalla professoressa Bonizella Biagioli, ed è in prognosi riservata. Il nostro pensiero e un sentito ringraziamento vanno alla famiglia della donatrice e, con un affettuoso abbraccio, vogliamo raggiungere anche tutte le famiglie di chi ha scelto di donare organi e tessuti dei propri cari perché è grazie a loro che può riaccendersi la speranza per altri pazienti”. Più tempo per il trapianto grazie a nuova tecnica Ricercatori americani mettono a punto nuova metodologia di conservazione Allungare la finestra temporale nella quale poter effettuare un trapianto d'organo. È questo l'obiettivo di una ricerca pubblicata su Nature Medicine da un team di scienziati del Massachusetts General Hospital di Boston, che hanno studiato un nuovo approccio in grado di migliorare la tecnica di conservazione degli organi prelevati da un donatore. I ricercatori hanno sperimentato con successo la nuova tecnica sui topi e cercheranno ora di perfezionarla prima di applicarla all'uomo. Attualmente, la tecnologia di conservazione si basa sul rallentamento dei processi metabolici e biologici indotto dal raffreddamento dell'organo a una temperatura poco superiore a 0 gradi centigradi. Il sistema consente di preservare un cuore per 4-6 ore, un fegato per 12 ore e un rene per 24. Ovviamente una temperatura più bassa consentirebbe un allungamento del tempo di conservazione, ma sotto gli zero gradi si verificano danni ai tessuti. Tim A. Berendsen e i suoi colleghi hanno allora aggiunto due composti alla soluzione con la quale è stato irrorato il fegato prelevato dai ratti donatori. La prima sostanza aggiunta è 3-OMG, un composto del glucosio che non viene metabolizzato dalle cellule ma si accumula negli epatociti, ovvero le cellule del fegato, dove svolge la sua azione protettiva nei confronti del freddo. La seconda sostanza è un glicole polietilenico, che serve ad abbassare il punto di congelamento di una soluzione, con la funzione di proteggere in particolare le membrane cellulari. Trattati in questo modo, gli organi sono stati poi raffreddati fino a – 6 gradi centigradi senza che si producesse una condizione di congelamento. A quella temperatura, i fegati sono stati conservati per diversi giorni, poi sono stati riportati alla temperatura normale grazie a un'infusione ed è stato quindi ripristinato il corretto metabolismo cellulare in vista del trapianto. Tutti gli animali che hanno ricevuto il trapianto degli organi così conservati fino a 72 ore sono sopravvissuti, mentre la percentuale di sopravvissuti fra quelli che avevano ricevuto organi conservati per 96 ore era del 58%. 30/06/2014 Andrea Piccoli Fegato si conserva più a lungo prima del trapianto Una tecnica potrebbe portare fino a 3-4 giorni il tempo di conservazione di un organo prima del trapianto Scritto da Redazione di Gaianews.it il 30.06.2014 Gli organi destinati al trapianto potranno essere conservati più a lungo, aumentando così la speranza di salvare delle vite, grazie ad uno studio di ricercatori dell’Harvard Medical School di Boston. La ricerca è stata pubblicata su Nature Medicine ed è stata finanziata dal National Institute of Biomedical Imaging and Bioengineering e dal National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Disease. Lo studio è stato per ora effettuato su fegati di modelli murini. Se venisse confermata la possibilità di usare il metodo anche sugli umani, coloro che ricevono il trapianto potrebbero essere preparati meglio e gli organi potrebbero viaggiare più a lungo per raggiungere anche pazienti più distanti. Il metodo consiste in un super raffreddamento dell’organo nel quale vengono infuse diverse sostanze nutritive e per la conservazione. Prima del trapianto l’organo viene poi riscaldato e preparato per l’operazione. I ratti sottoposti al trapianto di un fegato conservato per 3 giorni sono sopravvissuti con una percentuale del 100%. Quando il fegato è stato conservato per 4 giorni sono la percentuale di sopravvivenza dopo un mese è stata di 4 giorni. “Il prossimo passo sarà testare questo metodo su animali più grandi – ha detto Rosemarie Hunziker. “Più a lungo riusciamo a conservare gli organi donati, più aumentano le possibilità del paziente di trovare un organo compatibile”. Donazione organi: pro e contro Donazione degli organi: quali sono i pro e quali i contro? Il trapianto è la sostituzione di un organo o di un tessuto malato e non più funzionante con uno sano prelevato da un donatore. Possono essere donati e trapiantati organi come reni, cuore, fegato, polmoni, intestino e pancreas. Tessuti come cornee, valvole cardiache, segmenti vascolari, cute, midollo osseo, cellule staminali da cordone ombelicale e tessuto muscolo scheletrico. Gli organi prelevati vengono trapiantati ai pazienti selezionati tra tutti quelli iscritti in lista di attesa. Sono possibili donatori tutti i soggetti ai quali è stata diagnosticata la “morte cerebrale“, avendo subito una lesione cerebrale primitiva irreversibile a causa di un trauma cranico, di un’emorragia, di un’ischemia o di un tumore cerebrale. La legge, infatti, ha disposto che sia la morte cerebrale a determinare la morte dell’individuo perché il cervello, è l’unico organo non rimpiazzabile. In mancanza di consenso o rifiuto scritto alla donazione da parte del possibile donatore, al momento del lutto la decisione spetta ai familiari più stretti. I pro L’ultima ricerca Eurobarometro ha registrato che il 59% degli Europei si dichiara favorevole alla donazione dei propri organi dopo la morte e il 53% anche a quelli dei propri congiunti. I dati del Centro nazionale trapianti ha riscontrato che l’Italia è ai primi posti nel Mondo, con una media di opposizioni del 28% (in calo rispetto al 31,5% del 2010). La maggioranza delle religioni o confessioni religiose occidentali sostengono la donazione e il trapianto degli organi. “Per molte persone il trapianto è l’unica via possibile per sopravvivere. Per altre è la speranza di guarire da gravi malattie o l’occasione per migliorare la qualità della propria vita. Tutto questo si può realizzare solo se organi e tessuti vengono donati”, spiega il dott. Antonio Gambacorta, presidente dell’Alto Comitato dei trapianti. I contro «Non sapremo mai il perché, le reali motivazioni profonde, di un sì o di un no. Quello che possiamo sapere o presumere di sapere è cosa non bisogna fare; cosa porta anche una persona che potenzialmente ti direbbe di sì, a dire di no», spiega Pier Paolo Donadio, direttore della Rianimazione all’ospedale Molinette di Torino e da due anni coordinatore dei corsi di formazione organizzati dal Centro nazionale trapianti. Dai questionari del Cnt (Centro nazionale trapianti) si evince che uno dei principali fattori che incide sulla decisione negativa è la difficoltà di spiegazione della morte cerebrale ai familiari da parte della struttura sanitaria, seguito dalle incomprensioni nelle relazioni fra paziente e ospedale. Le motivazioni religiose sono minime, così come il “mutismo difensivo”: il parente non si esprime e non vuole neanche spiegare il perché. Mar 01/07/2014 da Elisabetta Parise Vannoni: «Stamina, la mia verità E fare soldi non è un male» Di Donata Lenzi e Paola Benedetta Manca 30 giugno 2014 Davide Vannoni, la procura di Torino la accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa. Perché non toglie il segreto dal metodo e lo rende pubblico per dimostrare che funziona? «Nessuno mi ha mai chiesto il protocollo di Stamina. In più non abbiamo il brevetto, perciò se lo rendessimo pubblico potrebbe essere rubato da chiunque. In ogni caso noi abbiamo già dimostrato che non provoca danni sull’uomo». Perché non ha mai fatto testare il metodo Stamina in un laboratorio italiano? «Si sono rifiutati tutti. Abbiamo domandato anche ad un laboratorio del Policlinico Tor Vergata, ma ci ha risposto che la situazione di Stamina era troppo complicata. I dati di sperimentazione preclinica, in ogni caso, sono già stati pubblicati (...)». Secondo le accuse del procuratore Raffaele Guariniello, in realtà le infusioni di Stamina provocherebbero degli effetti collaterali. «Non è vero, non ce ne sono mai stati ». Eppure ci sono i casi di Carmine Vona e Claudio Font. «Font era affetto da Parkinson e Alzheimer, per questo è morto. Quando i parenti hanno sporto denuncia è stata fatta un’autopsia che ha stabilito che è morto per una polmonite mal curata. L’inchiesta, a quel punto, è stata archiviata. Carmine Vona è venuto da noi, a San Marino, con un ictus che l’aveva completamente paralizzato, nessuno gli ha mai promesso che con un’infusione sarebbe guarito. Il suo attacco epilettico non ha nulla a che vedere con il trattamento Stamina, ma con il fatto che, nelle sue condizioni critiche, ha preso la macchina e ha viaggiato con l’amico percorrendo 700 chilometri, in più faceva molto caldo». Secondo le carte dell’inchiesta, a San Marino facevate le infusioni in un centro estetico. «Per carità, era un centro medico attrezzato in cui si facevano anche interventi di chirurgia estetica, come l’applicazione di protesi al seno». Vona racconta di essere stato assistito, durante l’infusione, da un uomo delle pulizie... «Non è vero, era il capo-infermiere di un ospedale di Rimini e c’erano anche il professor Fungi, medico del Regina Margherita di Torino, e il primario dell’ospedale di San Marino». Non capisco, perché Vona dovrebbe mentire? «Perché ha una capacità di pensiero limitata. In ogni caso dopo quella crisi epilettica non ne ha avute altre e dopo sei ore è stato dimesso dall’ospedale. Anche se riconosco che i medici della clinica di San Marino avrebbero dovuto trattenerlo, dopo l’infusione». Lei a Torino, a San Marino e al Burlo ha fatto pagare anche 50mila euro ai malati per effettuare le infusioni. «Stamina Foundation non si è fatta pagare per fare soldi, ma per crescere e svilupparsi. Lo facevamo per poter sostenere le spese per tutto il procedimento che costa 15mila euro, ma non abbiamo mai chiesto 50mila euro a nessuno. In più abbiamo sempre adottato la linea di far pagare chi se lo poteva permettere». Scusi ma come faceva a capire chi poteva permetterselo e chi no? «Si capiva». Il procuratore Guariniello le contesta anche l’abuso di professione. Lei fingeva di essere un medico? «Non ho mai fatto finta di essere un medico, non ne ho bisogno, e non ho mai indossato il camice. Non è vero neanche che toccavo i pazienti, non ne ho mai toccato uno. Questo è tutto folklore». Ma come mai tutti sono contro di lei? I giudici, i pazienti, la sua ex fidanzata e dipendente Rebecca Pera che l’ha denunciata al Nas… non è strano? «Per quanto riguarda i pazienti ci sono state nove querele su centosette casi trattati, non mi sembrano tante. Molti poi mi hanno accusato per salvarsi la pelle e perché si sono spaventati, come il dottor Massimo Sher. La mia ex fidanzata, invece, mi ha voluto far del male perché ha ancora astio nei miei confronti per come è finita la nostra relazione e poi ha una serie di disturbi della personalità. Comunque tutti hanno dei nemici intorno». È accusato anche di aver fatto finta con l’ambasciatore di Capo Verde di essere un ricercatore dell’Università degli studi di Brescia. «Io sono già un professore universitario. Perché avrei dovuto fingere di essere un ricercatore di un’altra università e di un’altra materia?». Lei è convinto che se il ministero autorizzasse la sperimentazione del suo metodo si scoprirebbe che funziona? «Se la fanno in modo serio, non come è avvenuto per il metodo Di Bella, sì. Per me possiamo testarlo anche subito in un laboratorio Gmp e vedere se funziona. Al ministero abbiamo chiesto più volte di mandare dei loro biologi a Brescia, per far vedere loro come vengono trattate le cellule, ma non ha mai mandato nessuno ». Quindi voi fareste vedere come vengono trattate le cellule. Però finora Erica Molino, la vostra biologa, durante il trattamento si è sempre chiusa da sola in una stanza, senza mostrare come avviene la procedura, neanche ai medici degli Spedali Civili di Brescia… «Perché il metodo è segreto». Ma come mai solo Erica Molino è depositaria di questo segreto? Se dovesse decidere di abbandonare Stamina Foundation le infusioni dunque cesserebbero definitivamente… «Sì è vero, dobbiamo formare degli altri biologi ma ci vogliono soldi. Attualmente sul conto di Stamina ci sono 56 euro». Nelle carte di Guariniello siete anche accusati di aver presentato al primo Comitato scientifico del ministero un protocollo scritto da una studentessa dove intere parti erano copiate da Wikipedia… «La vicenda è andata così. Noi abbiamo presentato prima il protocollo biologico dove abbiamo spiegato in cosa consiste il metodo Stamina. Poi ci hanno chiesto di produrre anche la parte medica che, invece, avrebbero dovuto realizzare loro e in cui dovevamo inserire la descrizione delle malattie, come la Sla etc. Per produrla, non avendo tempo, ci siamo rivolti ad una writer scientifica che ha preso le definizioni da Wikipedia. Non ci vedo niente di male». Se Stamina funziona, come mai la sua paresi, dopo le infusioni, non è guarita? «Dopo cinque anni la paresi può migliorare ma non guarire, ed è migliorata. Non sento più un fischio costante nelle orecchie, riesco a stringere le guance, l’occhio non lacrima più, così posso evitare di dover portare una benda, e riesco a sorridere». Se non ha fatto niente come mai Guariniello ha messo su un impianto accusatorio così articolato nei suoi confronti? «È prevenuto. È convinto che la terapia Stamina non serva a niente». Dica la verità, avrebbe fatto tutto questo per spirito umanitario, gli affari non c’entrano per nulla? «Se vuoi crescere nel portare avanti un progetto devi fare soldi e devono entrare dei fondi. Se poi riesci a creare un business, cosa c’è di male?» Stamina, marcia funebre sotto ministero a Roma: ‘Avete decine di vittime su coscienza’ Sfilano a Roma con venti bare al seguito, da piazza della Bocca della Verità fino alla sede del ministero della Salute sul Lungotevere. Sono le famiglie e i malati che vogliono avere accesso alle cure del metodo Stamina. “Ricordiamo le decine di vittime che si sono spente in questi mesi di sordità da parte del governo, bambini e pazienti ai quali non è stata data la possibilità di curasi” afferma una manifestante. A guidare la marcia funebre ci sono i fratelli Biviano, Marco e Sandro, da un anno e mezzo in presidio permanente a piazza Montecitorio in nome della libertà di cura. “Non voglio morire”, e “curarmi non è un reato” sono gli slogan della giornata. Un delegazione entra all’interno del ministero e chiede di poter incontrare il ministro Beatrice Lorenzin. “Non usciremo da qui fino a quando non ci riceverà” affermano di Irene Buscemi Stamina: al via con 20 bare corteo per ''liberta' cura'' A Roma organizzato dai fratelli Biviano per ricordare chi non ce l'ha fatta In testa 20 bare, a ricordare chi non ce l'ha fatta. Dietro i manifestanti, che le seguono in silenzio, come se fosse un corteo funebre, e in sottofondo i rintocchi di un tamburi a scandire il tempo. Così ha preso il via da piazza Bocca della Verità il corteo per la libertà di cura organizzato dai fratelli Marco e Sandro Biviano, che da quasi un anno sono in presidio fisso davanti a Montecitorio, per tenere alta l'attenzione sulle cure compassionevoli, in particolare quelle secondo il metodo Stamina. Il corteo e' diretto al ministero della Salute, ribattezzato dai manifestanti "cimitero della salute". Manifestazione pro-Stamina a Roma: “Quante altre vite volete avere sulla vostra coscienza?” I manifestanti hanno anche posizionato alcune piccole bare. "Curarsi è un diritto" è la scritta stampata sulle maglie dei manifestanti. 30 giugno 2014 ROMA - “Voi andate avanti facendo carriera… dietro lasciate solo vittime”, “Quante altre vite volete avere sulla vostra coscienza? Ammesso che ne abbiate una…” Questi alcuni slogan della manifestazione odierna pro-Stamina, sotto la sede romana del ministero del Salute. I manifestanti hanno anche posizionato alcune piccole bare. “Curarsi è un diritto” è la scritta stampata sulle maglie dei manifestanti. Solo la scorsa settimana i giudici di Catania hanno deciso che altre due bimbe, Smeralda e Maria Vittoria, che erano già state trattate con il metodo di Davide Vannoni, continueranno le infusioni. Un’ordinanza che è arrivata dopo la bocciatura del metodo Stamina da parte del Ministero e mentre Vannoni e Marino Andolina finiscono in tribunale accusati di truffa.
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