la Repubblica SABATO 20 DICEMBRE 2014 CRONACA 21 PER SAPERNE DI PIÙ http://roma.repubblica.it www.repubblica.it Le intercettazioni Mafia Capitale, spunta il dialogo tra Ignazio Abrignani, ex capo della segreteria di Scajola, e Manlio Denaro anche lui in cella per l’omicidio del cassiere di Mokbel Scopo, alleggerire la detenzione di Macchi di Cellere IN BARCA Emanuele Macchi di Cellere (nella foto è sulla sua barca) è detenuto a Marassi con una pena di 12 anni per droga E il deputato di Forza Italia promise un aiutino per il killer nero di Fanella “Lo spostiamo in infermeria” CARLO BONINI “ CHIAMO POLVERINI Provo a vedere se la Polverini riesce a spostarmelo... lei conosce il direttore di Rebibbia Abrignani parla con Denaro NON VIVRÀ MOLTO Lui sta ancora al transito, non è in infermeria, non vivrà molto, allora un amico va là... Denaro si rivolge al deputato ” ROMA. Manlio Denaro, il Nero in carcere da giovedì perché accusato dell’omicidio di Silvio Fanella, aveva un santo a cui votarsi. E quel santo si chiama Ignazio Abrignani, deputato di Forza Italia ed ex capo della segreteria di Claudio Scajola. Un uomo — diciamo così — non molto fortunato. Dopo aver passato giorni interi a spiegare che il suo nome era rimbalzato nelle intercettazioni del Ros dei carabinieri nell’inchiesta Mafia Capitale per un’innocua richiesta del suo “personal trainer” Manlio Denaro (sostenere le ambizioni politiche del cognato, Riccardo Corsetto), ecco infatti l’onorevole in una nuova telefonata assai meno neutra della prima. Per il contesto dell’indagine in cui viene “catturata” dalla squadra mobile di Roma (l’omicidio di Silvio Fanella) e soprattutto per la qualità della richiesta di Denaro che Abrignani decide di assecondare: darsi da fare per consentire il trasferimento dell’ex Nar Emanuele Macchi di Cellere (anche lui ora accusato di concorso nell’omicidio di Silvio Fanella) dal carcere genovese di Marassi all’infermeria di quello romano di Rebibbia. Storia di nemmeno tre settimane fa. È infatti il primo pomeriggio del 29 novembre quando in casa di Denaro arriva sulla sua Fiat Panda Raimondo Bertoncelli. Il tipo è ambasciatore di un messaggio di Marinella Rita, la moglie di Macchi di Cellere: fare in modo che l’ex Nar, in quei giorni in transito nel carcere di Rebibbia per partecipare alle udienze del processo per narcotraffico in cui è imputato, lì resti. Denaro non perde tempo. Alle 14.52 — documenta la Squadra Mobile in un’informativa del 1° dicembre scorso — e alla presenza di Bertoncelli, aggancia l’utenza cellulare di Ignazio Abrignani. La conversazione è quella di due amici e, soprattutto, fa riferimento a qualcosa per la quale l’onorevole dimostra di essere già stato sollecitato. A Emanuele Macchi di Cellere, che i due chiamano con il diminutivo di “Lele”. «Manlio — annota la Mobile — chiede ad Abrignani se per caso gli ha fatto quell’interventino che gli aveva chiesto. Ignazio gli dice se è quello di Lele (Emanuele Macchi di Cellere) e Manlio gli risponde affermativamente. Ignazio gli risponde dicendogli che nel pomeriggio vedrà la Polverini (deputata di Forza Italia ed ex governatrice del Lazio, ndr.) e Manlio insiste dicendo che sarebbe urgente perché lui (Lele) sta ancora là.... al transito. A questo punto Abrignani lo interrompe dicendogli che si trova al cinema e che lo richiamerà lui tra 5 minuti». Per precipitarsi a richiamare da un cinema, Abrignani ha evidentemente una consuetudine con Denaro che non è esattamente quella di un cliente con un personal trainer. E del resto la conversazione che i due riprendono lo dimostra. M: «Ignazio bello...». I: «Eccomi qua... allora mi dicevi che lui è ancora nel reparto non è in infermeria...». M: «Lui sta... sta ancora al transito non è in infermeria... ha un braccio paralizzato... fra le altre cose è mal vestito... perché è mal vestito... non vivrà molto... perché... non vivrà molto... non sta mangiando.. allora un amico va là...». I: «Ma lui quanti anni ha?» M: «Lele ha 58/59 anni quindi... comunque una persona che va là e gli dice: guarda io sono un deputato... vediamo di farti spostare adesso con calma vedrò di farti spostare in infermeria... sto ragazzo non ha tanto da vivere... adesso può aver fatto qualsiasi cazzata nella sua vita... io ho fatto una vita dif- ROMA. Sono mafiosi anche gli imprenditori. Il tribunale del Riesame di Roma ha confermato accuse e carcere per il ras delle cooperative, Salvatore Buzzi, Giovanni De Carlo e altri 9 degli indagati di Mafia Capitale. Cade l’imputazione di 416bis per l’ex direttore generale di Ama, Giovanni Fiscon, che va ai domiciliari. È invece tornato libero l’ex ad di Eur Spa e fedelissimo di Alemanno, Riccardo Mancini: per lui i giudici hanno annullato la custodia cautelare. Il suo avvocato, Luciano Moneta Caglio, parla di «ruolo diverso da quello delineato dalla procura». Ieri, intanto, la polizia tributaria e il Ros hanno sequestrato circa 100 milioni di euro all’imprenditore Cristiano Guarnera, «parte integrante dell’associazione» che si è avvantaggiato dell’emergenza casa, e “soggetto di qualificata pericolosità sociale”. Sotto sigillo quasi 200 immobili. (m.e.v.) ferente... tu hai fatto una vita differente...». I: «Provo a sentire la Polverini...provo a vedere la Polverini intanto se riesce a spostarmelo... perché lei conosce il direttore di Rebibbia... capito? vediamo se intanto riusciamo a spostarlo in infermeria prima di andarlo a trovare insomma...». M: «L’infermeria di Rebibbia mi sa che è piena... dicono che è piena... però certo se la Polverini riesce a farlo spostare in infermeria almeno perché... cioè... vorrei che morisse in un posto tranquillo... magari anche al carcere ma non al braccio insomma... mi sembra... al transito.... mi sembra proprio una cosa... cioè ti dico una cosa... è una questione umanitaria non è una questione... adesso a prescindere di come una la pensa.. pure se fosse un avversario politico la situazione sarebbe la stessa non me ne fregherebbe niente... oltre tutto è un ragazzo che purtroppo ha fatto delle scelte di vita... sicuramente sbagliate quello che te pare, però insomma lo conosco...». I: «Ma lui è stato fuori o è stato in carcere?». M: «Lui è stato carcere per tantissimo tempo... poi è stato... è entrato in un processo dove lui dice che non c’entra niente.. io sono convinto che non c’entra niente perché è un processo per droga figurati se lui si immischiava in una cosa del genere... poi lui è scappato perché stava male e voleva morire libero... l’hanno ricatturato... sta di nuovo in carcere... cioè io quello che dico se lo possono mettere almeno in ospedale dove deve stare...». I: «Va bene oggi gliene parlo poi vediamo come fare per...». M: «Perfetto ti ringrazio molto... scusami per il disturbo». I: «Ma figurati...». M: «Non chiedo mai un cazzo neanche per me... questa è una questione umanitaria...». Per l’interessamento di Abrignani, non ci sarà tempo. Quello stesso 29 novembre, Macchi di Cellere viene infatti nuovamente trasferito nel carcere di Marassi. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA LA DECISIONE DEL TRIBUNALE DEL RIESAME Buzzi resta in cella, torna libero Mancini Maxi sequestro a un costruttore: “È colluso” NEL PAESE DI CARMINATI A Sacrofano sono stati affissi manifesti contro la fiaccolata anti-criminalità di ieri sera LA SENTENZA / MICHELE SANTONASTASO MINACCIÒ IN AULA SAVIANO E LA CAPACCHIONE Condannato a 11 anni l’avvocato dei Casalesi DARIO DEL PORTO UOMO DELLA COSCA Michele Santonastaso, avvocato del boss dei Casalesi Francesco Bidognetti SANTA MARIA CAPUA VETERE. Condannato l’avvocato di Gomorra. Il tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha inflitto undici anni di reclusione a Michele Santonastaso, per anni difensore storico dei principali boss del clan dei Casalesi, il penalista che durante il giudizio d’appello del processo Spartacus minacciò in aula Roberto Saviano e la giornalista, oggi senatrice del Pd, Rosaria Capacchione. Per quella istanza di ricusazione, Santonastaso è stato condannato in primo gra- do a un anno, il 9 novembre scorso, con l’accusa minacce aggravate dalla finalità mafiosa, mentre è stato assolto il boss Francesco Bidognetti, all’epoca suo assistito, che aveva firmato il documento. Ieri è arrivata la sentenza che giudica l’avvocato colpevole di associazione a delinquere di stampo camorristico e altri reati come favoreggiamento e falsa testimonianza aggravata. Santonastaso è stato invece assolto (sia pure con formula dubitativa) dall’accusa di corruzione in atti giudiziari e falsa perizia insieme ad La corte: colpevole di associazione mafiosa Il pm: è un camorrista con la toga altri due imputati: il capoclan Bidognetti e il docente universitario catanese Alberto Alfio Natale Fichera. Il professore era stato accusato di aver falsificato una perizia fonica per scagionare il figlio di Bidognetti, Aniello, da un’accusa di duplice omicidio. La pentita Anna Carrino, a lungo compagna del padrino Bidognetti, aveva riferito di aver consegnato a Santonastaso 100mila euro per ottenere la perizia compiacente. Fichera ha sempre respinto energicamente le accuse e ora la sentenza riconosce la sua innocenza. «È la prova di un tribunale equilibrato, e c’è comunque la condanna di un avvocato per associazione mafiosa», commenta il pm Sandro D’Alessio, che ha rappresentato l’accusa a dibattimento con il pm Maurizio Giordano e, nella sua requisitoria, aveva chiesto per Santonastaso la pena di 22 anni di reclusione, definendolo «un camorrista con la toga». Annuncia ricorso in appello il legale di Santonastaso, l’avvocato Mauro Iodice: «Leggeremo la sentenza e valuteremo». Nel processo, istruito dal pm Antonello Ardituro (oggi consigliere del Csm) trovano conferma le accuse del superpentito del clan dei Casalesi, Antonio Iovine, già cliente di Santonastaso, sentito nella fase finale del dibattimento proprio sui rapporti fra il penalista e l’organizzazione malavitosa di Gomorra. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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