La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. (Costituzione della Repubblica Italiana) 1 n.1 - aprile 2014 www.ospedaliprivatiforli.it 2 Editoriale 3 Le domande su Contratto Amico 5 Colecistectomia laparoscopica: degenza breve e ripresa in pochi giorni 6 A Villa Igea, 1500 interventi di chirurgia oculistica all’anno 7 Quel dolore alla mano scompare con un intervento di 10 minuti 8 Mangiare bene e mantenersi in salute seguendo i consigli dell’Ambulatorio di Counseling Nutrizionale di Villa Serena 9 La procreazione assistita al centro del dibattito 10 Attivato il nuovo ambulatorio di pneumologia 12 L’epoca della rabbia 15 I servizi di Villa Serena Distribuzione gratuita. Spedizione in A.P. Legge 662/96 20/D 70% D.C.I. Forlì Iscrizione al Tribunale di Forlì n. 12/03 del 12.06.03 e Villa Igea Tempi d’attesa brevi per visite, esami e inteventi chirurgici: è possibile? La proposta di Villa Serena e Villa Igea con Contratto Amico 16 Le armi della prevenzione nelle patologie della sfera genitale femminile 18 Lascio la mia clinica mobile a un cuore giovane pieno di passione 19 I “mal di testa” sono tutti uguali? Conoscerli per curarli 2 aprile 2014 Villa Serena e Villa Igea: parte integrante del sistema sanitario regionale. Nei giorni scorsi il team di valutatori nominato dalla regione ci ha fatto visita per il periodico riesame (con esito positivo) dei requisiti previsti dalla normativa dell’accreditamento. L’accreditamento è l’atto che conferisce (e nel nostro caso conferma) alla struttura sanitaria la condizione di soggetto idoneo a erogare servizi per conto del Servizio Sanitario Regionale (e Nazionale): viene concesso alle strutture che rispondono agli obiettivi e agli indirizzi della programmazione regionale sulla base di requisiti generali e specifici definiti. Non siamo quindi uno dei tanti fornitori di servizi all’asl. Il nostro è un ruolo strutturale: siamo parte integrante del sistema socio-sanitario della Regione. Questo è il ruolo che da decenni ci viene riconosciuto dalle migliaia di utenti che si rivolgono a noi dove, oltre a professionalità ed esperienza, trovano un sistema a misura di persona attento ai bisogni dell’utente. Articolo 32 Periodico trimestrale n.1 aprile 2014 Direttore Reponsabile Luca Balducci Direttore Sanitario Claudio Simoni Fotografie Roberto Masi Franco Fabbri Villa Serena spa via del Camaldolino 8 Forlì tel. 0543 454111 Villa Igea spa Viale Gramsci 42 Forlì tel. 0543 419511 [email protected] www.ospedaliprivatiforli.it L’apporto del privato accreditato è di estrema rilevanza anche dal punto di vista numerico: nella nostra regione sono 42 gli ospedali privati accreditati (di cui 13 nell’ASL Unica della Romagna) per un totale di 4.783 posti letto con una incidenza di quasi il 20% dei ricoveri sul totale di ospedali pubblici, privati e aziende ospedaliere. Da anni in Italia si continua a parlare di riforma sanitaria, ma, in realtà la conclusione è sempre la stessa: tagli lineari. La sanità non ha semplicemente bisogno di spendere meno, ma di spendere meglio, riducendo la burocrazia e favorendo la realizzazione di un giusto mix pubblico-privato che crei una competizione virtuosa tutelando il cittadino permettendogli davvero di scegliere il luogo di cura. I cittadini europei con la cosiddetta “Schengen” della salute ora possono scegliere in quale dei 28 paesi dell’unione farsi curare. L’autorizzazione a curarsi all’estero non potrà essere rifiutata quando la cura non può essere prestata sul territorio nazionale entro un termine giustificabile dal punto di vista clinico. Con la nostra iniziativa Contratto Amico stiamo dimostrando che questo è possibile senza oneri aggiuntivi a carico del SSN. 3 CONTRATTO AMICO Le domande su CONTRATTO AMICO Le Frequently Asked Questions, meglio conosciute con la sigla FAQ, sono le “domande poste frequentemente” dagli utenti. Sono state poste direttamente alle nostre operatrici (sia al telefono che allo sportello), oppure al nostro indirizzo di posta elettronica ([email protected]), ma le abbiamo trovate anche in rete e, addirittura, nella rubrica delle lettere e opinioni di un quotidiano locale. Abbiamo provato a riassume le FAQ di Contratto Amico Quanto costa una visita specialistica con contratto amico? E una prestazione diagnostica? Lo stesso prezzo del ticket sia per una prima visita che per eventuali successivi controlli (rispettivamente 23 e 18 euro) Nel caso si tratti di una prestazione diagnostica che richieda l’uso di strumentazione complessa (esempio una risonanza magnetica) viene applicato il tariffario della Regione Emilia Romagna Contratto Amico non è un prestazione in convenzione: non riceviamo alcun rimborso dal sistema sanitario e quindi l’utente paga l’intero valore previsto dal tariffario regionale. Ho necessità di eseguire una visita urgente: la posso fare con Contratto Amico? La necessita di una visita o prestazione avente carattere di urgenza è definita dal medico di medicina generale al quale l’utente si deve rivolgere: sono attivati specifici percorsi di prenotazione a CUP che tengono conto di eventuali priorità. Contratto Amico ha comunque tempi di attesa contenuti per le principali specialità: il nostro impegno è mantenerli entro 3 settimane, ma nella maggior parte dei casi le attese sono di pochi giorni. Occorre la ricetta rossa? La “ricetta rossa”, che devono usare i prescrittori del SSN, è stata istituita per conseguire un monitoraggio sull’appropriatezza delle prestazioni sanitarie e della relativa spesa: le prestazioni con Contratto Amico non generano alcun onere a carico del SSN, quindi, all’atto della prenotazione, non è richiesto il codice contenuto nella ricetta rossa, necessario invece per prenotare una prestazione in convenzione. Per alcune prestazioni con Contratto Amico (es: procedure diagnostiche, invasive, o di secondo livello) viene richiesta una prescrizione medica, ma può essere sufficiente quella dello specialista. Come faccio a sapere cosa si può prenotare con Contratto Amico? Il nostro servizio telefonico di prenotazione e informazione è attivo fino alle 19, il sabato fino alle 13 (è attivo anche un numero dedicato: 0543454222). L’elenco è costantemente aggiornato anche sul nostro sito internet (www.ospedaliprivatiforli.it) E’ possibile anche porre quesiti al nostro indirizzo di posta elettronica: [email protected]. Con Contratto Amico posso scegliere lo specialista da cui farmi seguire? Le agende di Contratto Amico sono organizzate secondo modalità analoghe a quelle in convenzione (ad esempio per i tempi tra un paziente e l’altro) e gli ambulatori seguono un criterio divisionale (uno specialista dell’equipe è impegnato a rotazione). Se dopo la visita devo eseguire altri accertamenti o prestazioni come faccio a prenotare? Se il professionista al termine della visita non le ha dato indicazioni specifiche in merito si può rivolgere immediatamente ai nostri sportelli e prenotare direttamente senza ulteriori passaggi. Lo specialista mi ha detto che devo essere operato: quando mi chiamano? Le liste di attesa sono gestite secondo un criterio cronologico che tiene però conto della gravità e urgenza della patologia. Per le pa- CONTRATTO AMICO I TEMPI DI ATTESA (rilevazione del 14 aprile 2014) VILLA VILLA IGEA SERENA Visita specialistica • Cardiologica + ecg • Chirurgica vascolare • Dermatologica • Fisiatrica • Ginecologica • Oculistica • Ortopedica • Otorino • Urologica Esami strumentali • Densitometria • Ecogr. addome completo • Ecogr. muscolo tendinea • Ecogr. transvaginale • Ecodoppler venoso arti sup o inf • Risonanza magnetica (colonna, addome, cranio) • Risonanza magnetica – atrtroscan (ginocchio, caviglia) • TC (Tomografia computerizzata) 15gg 8 gg 35 gg 3gg 48 gg 2 gg 3 gg 2 gg 18 gg 3 gg 16 gg 15gg 2gg 10 gg 7 gg 25 gg 2gg 8gg 2 gg 10 gg tologie chirurgiche più frequenti e che non richiedano particolari preparazioni o accertamenti preoperatori i tempi di attesa sono in media di 3-4 settimane. La salute non può aspettare. Con Contratto Amico • diminuisci l’attesa: visite specialistiche e accertamenti diagnostici in tempi brevi • accorcia i tempi tra visita e intervento chiurgico (tre settimane per interventi a bassa complessità) Prenotazione diretta 0543 454222 Tutti i residenti dell’Azienda Unica della Romagna, oltre che in convenzione, possono accedere ai servizi di Villa Serena e Villa Igea pagando il solo costo del ticket per una visita specialistica o del tariffario regionale per un’altra prestazione grazie alla formula CONTRATTO AMICO CONTRATTO AMICO Villa Igea spa v.le A. Gramsci 42, 47122 Forlì - tel. 0543 419 511 Villa Serena spa via del Camaldolino 8, 47121 Forlì - tel. 0543 454 111 www.ospedaliprivatiforli.it [email protected] fax 0543 419590 5 Colecistectomia laparoscopica: degenza breve e ripresa in pochi giorni Operarsi di colecisti a Villa Serena con degenze ospedaliere di un giorno e ripresa del lavoro anche in un paio di settimane. E tutto questo grazie alla tecnologia e, soprattutto, all’alta professionalità e alle tecniche applicate dal Dott. Giovanni Landolfo e dal team di specialisti in chirurgia che ogni lunedì in seduta dedicata eseguono l’intervento di colecistectomia laparoscopica. Mediante sedute supplementari si riesce a contenere i tempi di attesa per tale patologia a due/tre settimane al massimo. La telecamera endoscopica FULL HD e la strumentazione di primissima scelta utilizzate consentono al chirurgo di lavorare in assoluta sicurezza. Una sicurezza che deriva da esperienza specifica sia in chirurgia epatobiliopancreatica che in tecnica chirurgia video laparoscopica. L’équipe, infatti, esegue con tecnica mininvasiva non solo interventi su colecisti ernie e laparoceli, ma anche su organi come colon, milza, fegato, surrene, ecc., per i quali è necessario un bagaglio tecnico laparoscopico acquisibile soltanto in centri di eccellenza. Che cosa è la chirurgia laparoscopica? «La chirurgia laparoscopica – spiega il dottor Landolfo - è una tecnica di intervento, chiamata anche chirurgia mininvasiva, che consiste nell’esecuzione di una serie di procedure chirurgiche utilizzando strumenti sottili sotto l’assistenza di una videocamera. La laparoscopia prevede l’esecuzione di piccole incisioni fino a un massimo di un centimetro, attraverso le quali vengono inseriti in cavità addominale telecamera e strumenti chirurgici. La telecamera trasmette su un monitor le immagini degli organi intraddominali. I vantaggi della laparoscopia sono: minore dolore post-operatorio, ricovero ospedaliero più breve, ritorno più rapido all’attività fisica e lavorativa, vantaggio estetico grazie alle piccole cicatrici, diminuzione delle complicanze infettive polmonari e della ferita chirurgica, delle complicanze della parete addominale (laparocele) e delle complicanze legate alla formazione di aderenze, rare dopo chirurgia mininvasiva». Quanto è sicura la chirurgia laparoscopica della colecisti? «La colecistectomia laparoscopica è un’operazione molto sicura in quanto il tasso complessivo di complicanze è inferiore al 2%. Sono comprese l’emorragia, le infezioni, la perdita di bile in addome, le lesioni delle vie biliari, ecc.». Come viene eseguita colecistectomia laparoscopica? «L’intervento viene eseguito in anestesia generale. In laparoscopia oggi possono essere utilizzate pinze da presa, forbici, uncini, pinze in grado di effettuare la coagulazione e strumenti ad avanzata tecnologia che sfruttano ultrasuoni ed energia ad alta frequenza. Utilizzando tali strumenti il chirurgo procede con l’isolamento della colecisti dall’arteria e dal dotto cistico e successivamente dal fegato. La colecisti viene rimossa all’interno di un sacchetto ed inviata per l’esame istologico. In caso di dubbio di ostruzione del coledoco, ovvero del dotto che mette in comunicazione il fegato con il duodeno, può essere eseguito un particolare esame chiamato colangiografia. In un piccolo numero di pazienti, a causa di un sanguinamento non controllabile o di un importante quadro infiammatorio o per varianti dell’anatomia delle strutture sulle quali si opera, il chirurgo può decidere, per motivi legati alla sicurezza del paziente, di convertire la tecnica mininvasiva in tecnica tradizionale». Quanti giorni di ricovero sono previsti in ospedale e quanto di recupero a casa? «La maggior parte dei pazienti torna a casa il giorno successivo l’intervento chirurgico. I pazienti saranno probabilmente in grado di tornare alle normali attività entro una settimana, ad esempio guidare o salire le scale. La ripresa dell’attività lavorativa dipende dal tipo di lavoro svolto e varia da una a quattro settimane. Con la chirurgia tradizionale, cosiddetta “open”, cioè ad addome aperto, la degenza ospedaliera giunge facilmente ai cinque giorni. Per controllare il dolore il paziente è costretto ad assumere più antidolorifici e possono verificarsi problematiche legate alla minore mobilizzazione, complicanze polmonari, trombotiche, ecc.» Di cosa ci si dovrebbe preoccupare una volta a casa? «La comparsa di febbre, pelle o occhi gialli, peggioramento del dolore addominale, nausea persistente o vomito, arrossamento e perdita di liquido dalle piccole cicatrici sono tutti sintomi per i quali è consigliato contattare il chirurgo». Si può eseguire tale intervento con un solo buco? «Esiste una tecnica comunemente conosciuta come SILS (Single Incision Laparoscopic Surgery), che prevede l’esecuzione di un’unica incisione a livello ombelicale. La difficoltà tecnica di tale procedura consiste nel fatto che il chirurgo opera con un movimento degli strumenti invertito rispetto alla percezione delle immagini sul monitor. Tale tecnica consente vantaggi esclusivamente di tipo estetico essendo l’incisione praticata unicamente all’interno della cicatrice ombelicale». 6 aprile 2014 CONTRATTO AMICO A Villa Igea, 1500 interventi di chirurgia oculistica all’anno Tempi minimi di attesa per consulti con i migliori professionisti del settore Alta professionalità, tempestività e utilizzo delle attrezzature tecnologiche più avanzate. Sono queste le caratteristiche del Servizio di Oculistica a Villa Igea, dove ogni anno vengono eseguiti circa 1500 interventi. L’ospedale vanta tempi minimi di attesa per una visita oculistica, attorno alla settimana, mentre per un intervento chirurgico relativo a questo genere di problematiche l’attesa è al massimo di tre o quattro settimane. «La chirurgia della cataratta rappresenta l’intervento oculistico che più frequentemente viene eseguito a Villa Igea – afferma il dottor Luca Zambianchi, Responsabile del Day-Hospital Oculistico e Specialista nel suo campo con numerose ricerche e pubblicazioni-. Utilizziamo strumenti e materiali chirurgici di ultima generazione e operiamo i pazienti secondo le tecniche più avanzate in accordo con le linee guida internazionali». Ma che cosa è la cataratta? «La cataratta consiste nella progressiva opacizzazione del cristallino naturale – spiega il Dottor Zambianchi - e comporta una riduzione dell’acuità visiva di chi è affetto da tale patologia. È una condizione patologica che solitamente colpisce le persone più anziane anche se esistono casi particolari di cataratta congenita, traumatica o legata all’uso di particolari farmaci (es. terapia cortisonica). Visto l’aumento dell’età media della popolazione la cataratta rappresenta una problematica molto diffusa ed in aumento nei paesi più industrializzati». Quali i segnali della sua insorgenza e quali esami occorre eseguire per diagnosticarla? «Chi è affetto da cataratta riferisce un progressivo calo della vista con riduzione della sensibilità al contrasto, spesso inoltre i pazienti riferiscono di avvertire difficoltà nella visione notturna, specialmente alla guida (ab- bagliamento con i fari). Per diagnosticare la cataratta è sufficiente fare una visita oculistica completa così da poter escludere altre patologie che possono causare una riduzione della vista ma che necessitano di altre cure (es. maculopatia senile, glaucoma…)». Come viene trattata? «La terapia della cataratta è chirurgica. Oggigiorno la tecnica più utilizzata è la facoemulsificazione che consiste nella frammentazione ed aspirazione tramite un manipolo ad ultrasuoni del cristallino opacizzato. Dopo aver rimosso tutti i residui si procede poi all’impian- to di un cristallino artificiale che permette al paziente di vedere bene dopo l’intervento». Le tecniche chirurgiche in questo campo si sono particolarmente evolute? «Negli ultimi anni è stato proposto l’impiego del laser a femtosecondi nella chirurgia della cataratta così da standardizzare la tecnica e minimizzare i rischi intraoperatori, al momento tale tecnica però risulta ancora di difficile impiego su larga scala e sono senza dubbio necessari ulteriori studi per dimostrarne la sicurezza sui pazienti che si sottopongono alla chirurgia della cataratta». 7 Quel dolore alla mano scompare con un intervento di 10 minuti La sindrome del tunnel carpale trattata in Day-Hospital a Villa Igea È l’esperienza maturata negli anni a rendere l’intervento chirurgico al tunnel carpale un’operazione semplice e rapida con ottimi risultati. Lo afferma il Dottor Marco Boschetti, ortopedico con 40 anni di esperienza lavorativa, operativo a Villa Igea, dove in regime di Day-Hospital vengono trattati chirurgicamente ogni anno numerosi casi di sindrome da tunnel carpale. «I tempi di attesa per una visita – afferma il medico – vanno da una settimana a dieci giorni, mentre per gli interventi chirurgici non superano i due mesi e in ogni caso vengono valutate le eventuali urgenze». Che cosa è la sindrome del tunnel carpale? «È la neuropatia, o danno nervoso, più frequente – afferma il Dr. Boschetti -. Si tratta di una malattia dovuta alla compressione del nervo mediano nel polso. Il tunnel carpale è una struttura anatomica rigida costituita da una doccia espressa delle ossa carpali e da un legamento che rappresenta il tetto del tunnel. All’interno di questa struttura rigida passano i tendini flessori delle dita e il nervo mediano. La causa più frequente della compressione sul nervo è una tendinopatia dei flessori con secondario aumento del loro volume e secondaria pressione sul nervo». Quali sono i sintomi della malattia? «Il primo sintomo è una parestesia sul lato palmare, un formicolio che colpisce le prime tre dita della mano, pollice, indice e medio, in parte anche il quarto dito, poiché sono innervati dal nervo mediano. Poi subentra il dolore che spesso si irradia verso la spalla. Le dita mostrano scarsa sensibilità tanto che, nelle ultime fasi della malattia, la forza della mano viene meno. Tenere un ago, allacciarsi un bottone diventa un problema Il dolore che si avverte all’arto è soprattutto notturno, conseguenza probabilmente dell’inattività che crea stasi e quindi l’imbibizione dei tendini». Quali sono le cause e le persone più colpite? «Le cause sono nel 60% dei casi professionali. È dimostrato, infatti, che la malattia interessa persone che svolgono lavori ripetitivi, come le catene di montaggio, nei quali il polso compie continui movimenti flesso-estensori. Altre malattie sistemiche, ossia in cui incidono altre patologie, come il diabete, o situazioni come la frattura del polso, una gravidanza, l’uso di contraccettivi possono determinare l’insorgenza della malattia. L’età in cui si manifesta più frequentemente è compresa nella fascia tra i 50 e i 60 anni, le donne sono maggiormente colpite rispetto agli uomini, il rapporto è di tre a uno». Per formulare una diagnosi a quali esami occorre sottoporre il paziente? «Per la diagnosi, al medico con esperienza basta in realtà ascoltare il paziente. Lo si sottopone però, anche, ai fini di una corretta diagnosi, all’elettromiografia, che conferma il dato clinico esprimendo la maggiore o minore gravità della compressione». Come viene curata? «Si può valutare la terapia conservativa o l’intervento chirurgico. La terapia conservativa, per la quale scarsi o nulli risultati si ottengono con l’uso di antinfiammatori, mentre i cortisonici per via sistemica danno risposte temporanee, si possono utilizzare infiltrazioni nel tunnel con cortisone. Tuttavia, detta pratica presenta due svantaggi: il primo è che crea fibrosi sul nervo, mentre il secondo svantaggio è che togliendo il dolore toglie anche la consapevolezza del progredire della malattia. Si preferisce quindi l’intervento chirurgico che richiede dieci minuti di tempo, si effettua in day-hospital, in anestesia locale, con l’utilizzo di punti di sutura riassorbibili. La convalescenza dura dalle due alle quattro settimane a seconda che il paziente svolga un lavoro d’ufficio o un lavoro manuale pesante. L’intervento consiste nell’apertura del legamento traverso con una piccola incisione sul lato volare al polso ed una successiva tenolisi e neurolisi del mediano». Si può prevenire la sindrome del tunnel carpale? «Per preservare, per quanto possibile, la mano e il polso da possibili danni si possono utilizzare tutori, polsini come il policarpale, che permette il movimento sul lavoro. Oppure, per rallentare l’evoluzione della malattia, si può ricorrere a cicli di fisioterapia». 8 aprile 2014 Mangiare bene e mantenersi in salute seguendo i consigli dell’Ambulatorio di Counseling Nutrizionale di Villa Serena Abuso di alimenti ricchi in grassi saturi, formaggi e insaccati, eccessivo consumo di carne, pasti frettolosi, tendenza a non far colazione al mattino, mangiare solo il primo o solo il secondo piatto a pranzo e a cena, seguire una dieta monotona: questi sono gli errori alimentari più diffusi riscontrati tra coloro che si sono rivolti all’Ambulatorio di Counseling nutrizionale di Villa Serena per migliorare il proprio stato di salute, perdere qualche chilo, affrontare un periodo speciale della propria vita come, ad esempio, una gravidanza. Indirizzate a questo servizio dal proprio medico o da uno specialista, oppure per propria iniziativa, queste persone hanno preso coscienza di quanto nutrirsi in maniera equilibrata, corretta e consapevole, possa davvero fare la differenza per la salute, nel prevenire ma anche nel trovare sollievo da alcuni disagi o semplicemente nel migliorare l’efficienza del proprio organismo. «La strategia per stare bene e non accumulare peso – suggerisce la dottoressa Rita Pullara, dietista dell’Ambulatorio di Counseling nutrizionale di Villa Serena – è seguire i principi base della dieta mediterranea, non saltare alcun pasto e avere un’alimentazione variata». Questo servizio, che fa parte del Centro Obesità e Nutrizione Clinica, è attivo il giovedì su appuntamento ed è rivolto a persone adulte normopeso o in leggero sovrappeso, con un IMC/Indice di massa corporea tra 19 e 29 kg/ m² non associato a particolari patologie mediche o problematiche psicologiche. Qui la dietista che, non sostituisce il medico ma è un tecnico della riabilitazione nutrizionale, non formula diagnosi ma offre consigli di rieducazione alimentare e/o terapia dietetica personalizzata secondo le esigenze e condizioni fisiche della persona. Chi si è rivolto in questi mesi al vostro ambulatorio? «Sia uomini che donne – risponde la dottoressa Rita Pullara -. Alta è però la presenza di maschi in sovrappeso, con la cosiddetta “pancetta”, con una circonferenza addominale superiore ai 102 cm, colesterolo, oppure trigliceridi o glicemia alterati, uno stato che può rappresentare già un rischio moderato di eventi cardiovascolari. Questo genere di sovrappeso è dovuto a un’alimentazione ricca in grassi e a uno stile di vita sedentario. Chi si è rivolto a noi ha poi avuto, generalmente, una buona risposta seguendo i consigli ricevuti e i controlli. Una volta rieducati e acquisita la strategia di comportamento, queste persone, riescono a mantenere, senza alcuna difficoltà, uno stile alimentare corretto». Quali altre problematiche avete affrontato? «Casi di carattere ostetrico-ginecologico, come la gravidanza o la menopausa, o donne con chili di troppo legati all’età. Lo specialista ginecologo può indirizzare a noi la paziente nel caso, ad esempio, si debbano gestire problematiche come una candidiasi o una polici- stosi ovarica. Chiedono una nostra consulenza soggetti con problemi gastroenterologici, come gastriti e coliti, gli sportivi, per mantenere al meglio le proprie condizioni fisiche, persone affette da malattie neurologiche già trattate come il Morbo di Parkinson Anche gli altri specialisti delle nostre strutture sanitarie possono chiedere una consulenza per i propri pazienti. In ogni caso, se vengono rilevate problematiche complesse, al di là di qualche chilo di troppo, viene suggerito un approfondimento da parte del medico specialista, oppure la valutazione del dispendio energetico a riposo, “metabolismo basale”, tramite l’esame strumentale della calorimetria indiretta». Per mantenersi in salute occorre dunque mangiare bene, senza privazioni né eccessi, ma anche fare moto. Villa Serena e Villa Igea, per agevolare questo aspetto dello stile di vita delle persone, offre un Servizio di Fitness Metabolico: l’attività motoria viene prescritta dal medico e svolta sotto l’occhio vigile di un fisioterapista. Una volta appresi gli esercizi affidati si possono proseguire autonomamente. 9 procreazione medico assistita ospedale privato Villa Serena La procreazione assistita al centro del dibattito Ne parliamo con la Dr.ssa Lidia Diotallevi del Centro di Procreazione Medico Assistita di Villa Serena Dal punto di vista strettamente operativo non sono necessari tempi più lunghi: esistono già normative europee, recepite dal nostro paese, che regolamentano la donazione di cellule e tessuti. I Centri di Procreazione Medicalmente Assistita, che operano in modo adeguato, sono già in grado, dal punto di vista tecnico, di eseguire tecniche di fecondazione eterologa». Con l’inevitabile scia di polemiche, è stato cancellato il divieto di Fecondazione eterologa in Italia. E mentre ci si domandava ora cosa cambierà, è catapultata sulle cronache la notizia di un errore sanitario riguardante uno scambio di embrioni tra coppie sottoposte a fecondazione assistita. Con l’aiuto della dottoressa Lidia Diotallevi, Specialista in Patologia della Riproduzione Umana e Specialista in Andrologia, oltre a essere Responsabile staff medico del PMA di Villa Serena, cerchiamo di chiarire un po’ la situazione. Cosa è cambiato in Italia riguardo alla Fecondazione eterologa? «La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la norma della Legge 40 che vieta il ricorso a un donatore esterno di gameti (ovociti e spermatozoi) in presenza di sterilità assoluta – risponde la Dr.ssa Diotallevi -. Alcuni casi di sterilità, definita “assoluta” perché non risolvibile con terapie mediche o chirurgiche, sono dovuti all’assenza di spermatozoi (azoospermia) o all’esaurimento precoce del patrimonio di ovociti che ogni donna ha alla nascita (menopausa precoce). L’unica possibilità di procreazione in queste coppie è l’accesso a una banca di gameti». Quali conseguenze comportava il divieto dell’Eterologa? «L’entrata in vigore della Legge 40 nel 2004 aveva precluso, a queste coppie, la possibilità di trattamento nel nostro paese, dando origine a quello che viene definito “turismo procreativo”. Dai dati raccolti dalla Società Europea di Riproduzione Assistita (ESHRE), relativi all’anno 2010, si stima che oltre 2700 coppie si sono rivolte a centri stranieri per la fecondazione eterologa. Le coppie che si sono rivolte all’estero per poter esaudire il desiderio di gravidanza hanno affrontato un grosso impegno economico o un rischio per la salute del nascituro. I costi dei trattamenti di ovodonazione variano dai 2.5003.000 euro dell’Ucraina agli 8.000-10.000 euro della Spagna. Costi molto bassi possono essere ottenuti solo non eseguendo esami accurati alla donatrice e quindi mettendo a rischio la salute della donna e del nascituro Dopo la sentenza della Corte Costituzionale non sarà più necessario per la coppia scegliere -il male minore-». Quali i tempi di attuazione di tale sentenza? «La pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della sentenza della Corte Costituzionale (entro 30 giorni dalla pronuncia) cancella l’articolo 4 della Legge 40, quindi in modo automatico la fecondazione eterologa diventa legale in Italia. Lo scambio di embrioni avvenuto in una struttura sanitaria romana è un evento che può accadere? E con la fecondazione eterologa questi casi possono aumentare? «Il trasferimento nell’utero di una paziente di embrioni di un’altra coppia non è un evento che può capitare. Questo tipo di errore è il segno di una modalità di lavoro non adeguata, di incuria e superficialità. In tutti i Centri PMA (Procreazione medico assistita), all’interno del laboratorio, è presente contemporaneamente materiale genetico di varie coppie. Nei centri che lavorano in modo adeguato esistono procedure scritte, previste anche dalle normative vigenti, che impediscono questo tipo di errore. Nel nostro centro di Villa Serena, l’attività PMA viene svolta secondo un sistema di qualità certificato: tutte le procedure sono state scritte e vengono applicate scrupolosamente. Nel nostro sistema, le varie fasi della PMA vengono svolte da due operatori: uno esegue manualmente la tecnica (recupero degli ovociti, preparazione del liquido seminale, inseminazione degli ovociti etc.), l’altro ha il compito di verificare, assieme al primo operatore, la corretta identificazione del materiale in ogni passaggio. La paziente viene identifica sia al momento del prelievo degli ovociti sia al momento del trasferimento degli embrioni dai due operatori di laboratorio in presenza del medico. In questo modo, il rischio di errore è infinitesimale». 10 ATTIVATO IL NUOVO AMBULATORIO DI PNEUMOLOGIA aprile 2014 In aumento nella popolazione le patologie polmonari, a cominciare dalla BPCO. Sempre più diffuse anche le Apnee del Sonno. Gli Ospedali Privati in Forlì, Villa Serena e Villa Igea, rivolgono la loro professionalità anche nel campo delle malattie respiratorie con l’apertura dell’Ambulatorio di Pneumologia rivolto alle patologie polmonari dell’adulto. Vi presterà servizio la dottoressa Giuseppina Cirimelli, Pneumologa. «La Pneumologia – spiega la dottoressa Cirimelli - si occupa di diagnosi e cura di patologie a carico dell’apparato respiratorio. Esse rappresentano una delle principali cause di decessi nel mondo con previsione di incremento nei prossimi decenni». Quali sono le malattie e i disturbi dell’apparato respiratorio più diffuse o che maggiormente trattate nel corso del vostro lavoro? «Molte delle patologie polmonari dell’adulto, che come dicevamo sono in crescente aumento, sono causate dall’inalazione di sostanze nocive, tra le quali vi è il fumo di sigaretta. Tipico esempio è la Bronco Pneumopatia Cronica Ostruttiva o BPCO (raramente causata da un deficit ereditario di alfa-1 antitripsina), strettamente correlata alla Bronchite Cronica e all’Enfisema Polmonare. La BPCO è una malattia cronica che provoca la parziale ostruzione delle vie aeree. Più del 50% dei decessi per cause respiratorie è attribuibile a tale patologia. Una conseguenza invalidante della BPCO è l’Insufficienza Respiratoria che si ha quando il sistema respiratorio non riesce a garantire gli scambi gassosi e a mantenere un adeguato livello di ossigeno e/o di anidride carbonica nel sangue. La BPCO può evolvere in assenza di sintomi, ma nella maggior parte dei casi si manifesta con tosse persistente, fatica a respirare nel camminare, fare le scale ecc. Tali sintomi possono precedere anche di molti anni la diagnosi 11 strumentale. Un semplice Test, la Spirometria con test di Broncoreversibilità, può precocemente diagnosticarla. Tra le patologie croniche, trattiamo l’Asma che è una malattia molto diffusa, colpisce circa 300 milioni di persone nel mondo, può insorgere a qualsiasi età e può essere legata ad una sensibilizzazione allergica. I sintomi dell’asma sono la tosse, a volte l’unico sintomo che pertanto non va sottovalutato, la dispnea, la costrizione toracica, il respiro sibilante. L’asma come la BPCO non è una malattia guaribile, ma può sensibilmente migliorare, se trattata in maniera efficace». Quali sono le cause di queste malattie? «Il rischio di sviluppare una patologia polmonare è correlato sia alla predisposizione del soggetto, che alla quantità di particelle nocive inalate da un individuo nell’arco della vita. I principali fattori alla base dell’esposizione a queste particelle sono il fumo di tabacco (sigaretta, pipa, sigaro, fumo passivo), che rappresenta il nemico numero uno del polmone, l’esposizione prolungata a polveri e sostanze chimiche (vapori, fumi) in ambiente lavorativo, l’inquinamento casalingo causato da camini a legna, stufe, soprattutto se l’ambiente è scarsamente ventilato, l’inquinamento atmosferico. Oltre a ciò, ricordiamo fattori infettivi, nutrizionali e socio-economici, che possono intaccare l’apparato respiratorio». Chi sono i soggetti più predisposti ad ammalarsi? «L’aria inquinata è nociva per tutti. Particolarmente colpiti sono le persone anziane, i bambini. Questi ultimi hanno un’alta predisposizione alle infezioni delle vie respiratorie, poiché alla nascita i polmoni e il sistema immunitario non sono ancora completamente sviluppati. Nelle persone affette da asma l’aria inquinata stimola gli attacchi. Per le persone anziane e le persone che soffrono di un’affezione cronica alle vie respiratorie una minima accentuazione del processo infettivo può esaurire le restanti difese immunitarie. Ciò è altrettanto stressante per il sistema cardiocircolatorio, perché esso deve compensare la quantità di ossigeno». Qual è il ruolo della prevenzione? Quali altre problematiche alle vie respiratorie si stanno diffondendo? «Oltre alla necessità di una diagnosi precoce, molto importante risulta la prevenzione. La prescrizione di stili di vita appropriati può rappresentare un vero e proprio presidio terapeutico, di forte impatto positivo sull’evoluzione di alcune malattie respiratorie. Prevenzione significa innanzitutto evitare, per quanto possibile, le sostanza nocive. Per esempio, se si lavora in ambienti in cui si sviluppano fumi irritanti o polveri è indispensabile indossare la mascherina. Particolare attenzione deve essere prestata ai fumi che si respirano in casa: sono assolutamente da eliminare le stufe o i camini a legna non isolati dall’ambiente domiciliare. Per cercare di proteggersi dai picchi di inquinamento atmosferico si consiglia di evitare di uscire nel caso venga segnalato il superamento del limite di guardia dalle centraline per il controllo atmosferico. Attività fisica: dedicare del tempo all’esercizio fisico permette di mantenere sano l’organismo. È buona norma evitare eccessi nello sforzo, ma piuttosto svolgere un’attività fisica leggera ma assolutamente regolare (ad esempio, fare delle camminate a passo spedito)». «Nell’ambito delle patologie emergenti, va segnalata la Sindrome da Apnee Ostruttive del Sonno (OSAS), che si manifesta con sonnolenza diurna, stanchezza, russamento nel sonno. Si presenta più spesso negli uomini che nelle donne. È frequente nelle persone in sovrappeso e obese, fumatrici. Si caratterizza per episodi ricorrenti di interruzione al flusso aereo respiratorio, dovute a collasso delle vie aeree superiori. Si manifesta con pause durante la respirazione nel sonno e conseguente riduzione della concentrazione di ossigeno. A lungo termine l’OSAS può portare a disturbi cardiocircolatori. Può inoltre essere causa di incidenti, nonché di problemi familiari. Una terapia mirata in genere aiuta rapidamente. Villa Igea è molto attenta a tale problematica ed offre la possibilità di eseguire lo studio del sonno a domicilio del paziente: un apparecchio portatile (Poligrafo) misura alcune funzioni dell’organismo tra cui l’attività cardiaca, la saturazione di ossigeno del sangue, il flusso di aria ed i movimenti del polmoni. Tale indagine è in grado di escludere o confermare la presenza dell’OSAS». Il Servizio di Pneumologia di Villa IGEA effettua le seguenti prestazioni non convenzionate con il SSN: Visita Specialistica Pneumologica • Emogasanalisi arteriosa • Spirometria semplice • Spirometria con Test di Broncoreversibilità • (test di Broncodilatazione farmacologica) Poligrafia (Polisonnografia) • notturna basale diagnostica per lo studio delle Apnee del Sonno; Poligrafia (Polisonnografia) • notturna terapeutica con adattamento a CPAP e successivo follow-up. 12 L’epoca della rabbia Nevrosi, depressioni, atti estremi, violenza. Cosa sta succedendo all’uomo di oggi e alla società? È tutta colpa della crisi? Cerchiamo delle risposte con la psichiatra Irene Del Gobbo. In tempo di crisi economica e di difficoltà sociali, rileva un aumento dei disagi e/o disturbi psicologici che possono poi sfociare in una malattia vera e propria? «Negli ultimi anni sono indubbiamente aumentate le richieste di aiuto motivate da un malessere emotivo intenso e profondo che affonda le sue radici nel disagio socio-economico-culturale che stiamo vivendo – risponde la dottoressa Irene Del Gobbo, psichiatra-. Sempre più frequentemente noi professionisti del settore ci troviamo a gestire situazioni di dolore complesse, articolate e multiformi. L’incertezza in termini socio-economici, ma ancor più il vacillare delle relazioni fondamentali (ad esempio quella genitori-figli) ci precipita in un contesto di instabilità e perdita dei punti di riferimento, generando così un terreno fertile per la comparsa di sintomi di disagio fino alle vere e proprie “malattie della mente”». Che forme assume il disagio nella società contemporanea? «Le manifestazioni di questo disagio sociale assumono forme cangianti e sfaccettate, alle quali possiamo anche attribuire in qualche caso “etichette” diagnostiche specifiche (depressione, attacco di panico, anoressia, bulimia, disturbo di personalità...), ma che nel loro profondo significato sono la testimonianza di un dolore, spesso “senza nome”, alla cui origine troviamo il più delle volte “il vuoto”. È l’assenza di significato, non tanto la distorsione del significato stesso, che oggi predomina nella manifestazione di quelli che potremmo definire “i sintomi della contemporaneità”. Pensando al vuoto viene subito in mente la perdita del lavoro, l’assenza di esso, l’inconsistenza che spesso caratterizza i legami familiari, l’inclinazione a prediligere l’apparenza e l’immagine piuttosto che i contenuti e l’autenticità, mentre in effetti la questione è aprile 2014 13 più complessa. Non basta, infatti, la crisi economica per giustificare un fenomeno psichico così evidente e dilagante. In altre epoche, infatti, le condizioni di sopravvivenza sono state più dure, le rinunce più forti e la povertà più tagliente». Come mai, allora, oggi ci troviamo in un contesto che potremmo definire di “crisi sociale globale”? «Sembra che la persona, intesa nella sua complessità di struttura e funzionamenti interni, sia oggi più vulnerabile, più fragile, sembra davvero che le persone abbiano la pelle più sottile. Oggi si è ridotta moltissimo la tolleranza alle frustrazioni, ossia la capacità di aspettare, procrastinare, sopportare. Sono molto aumentati i bisogni (tutto e subito) a scapito dei desideri (un po’ e domani). Ecco dunque che le frustrazioni derivanti da un’epoca così difficile, ricca di instabilità ed incertezze possono condurre con più facilità, in personalità particolarmente fragili, alla manifestazione di quel malessere le cui forme spesso rinveniamo nei pazienti che si rivolgono ai nostri ambulatori». Da dove deriva questa maggiore fragilità? «Ritengo che la risposta fondamentale sia all’interno della struttura e del funzionamento della famiglia, questo complesso ed indispensabile sistema, così determinante ed unico per ogni figlio, per ogni cucciolo di uomo, per ogni adulto di domani. Troppo spesso le reti familiari risultano sfaldate, frammentate, non sufficientemente compatte per tenere e supportare la crescita e la maturazione dei figli. Le coppie ed i genitori tendono facilmente e velocemente a non sopportarsi, a non tollerare i difetti dell’altro/a, al ripiegamento narcisistico sui propri personali ed irrinunciabili bisogni a scapito dell’attenzione necessaria a far sentire ogni bambino al centro della scena e meritevole di attenzioni e sacrifici. Dopo la nascita, l’inermità e la totale dipendenza di ciascun bimbo dovrebbe essere neutralizzata o almeno stemperata dalla devozione e dall’oblatività dei genitori in parti- colar modo della madre. A volte, però, come nel caso di madri particolarmente insicure o eccessivamente ripiegate su se stesse spesso affiancate da padri assenti o immaturi, tutto ciò non avviene o non avviene abbastanza, creando nel mondo interno del bambino sconcerto, frustrazione, disvitalità, rabbia e vendicatività». In questo periodo storico sembra che l’intero “corpo sociale” sia ammalato: quotidiane violenze o omicidi di donne per mano di compagni o ex compagni, madri che tolgono la vita ai propri figli…. «Se dovessi utilizzare un termine per descrivere questo periodo dal punto di vista del funzionamento emotivo e mentale non esiterei a parlare dell’”Epoca della rabbia”. Se abbiamo ben compreso l’indispensabile contesto in cui un bambino dovrebbe poter crescere in termini di sviluppo psico-affettivo ci rendiamo perfettamente conto di quanto sia facile, quando purtroppo e sempre più spesso questo contesto non si verifica, che un individuo accumuli dentro di sé sentimenti di rabbia, desiderio di risarcimento, instabilità affettiva, incapacità di amare l’altro in maniera sana. Ci rendiamo altresì ben conto di come questi vissuti così antichi ed intensi possano generare, nei casi in cui tali privazioni affettive sono state particolarmente traumatiche o brutali, comportamenti violenti, aggressivi ed incomprensibili. Mi riferisco ai fatti di cronaca che tutti noi purtroppo conosciamo e dai quali veniamo sconvolti sempre più spesso. La rabbia è un’emozione pericolosa se non riconosciuta ed incanalata poiché quasi sempre si accompagna alla vendicatività. Ed allora madri particolarmente disturbate, che rivolgono la violenza verso se stesse, giungono ad uccidere la propria persona ma anche i propri piccoli per quel principio di simbiosi, che caratterizza la relazione madre-bambino nelle sue prime fasi, secondo il quale il piccolo viene vissuto come una parte di sé, come una propria protesi e non come un individuo a se stante. O ancora uomini che sono stati bambini, non “visti” e/o maltrattati possono sviluppare una tendenza alla violenza che rivolgono spesso alle donne alla ricerca di quel risarcimento materno che mai nessuna potrà fornire». E spesso si parla di episodi imprevisti, di una normalità che mai faceva pensare a simili gesti, ma da un punto di vista medico si può davvero sempre parlare di «fatti imprevedibili», era davvero tutto normale? «Spesso i sintomi del malessere psichico sono difficili da individuare, spesso la persona che soffre può sentirsi incapace, esclusa, incompresa e tendere a ritirarsi in una condizione di silenzio che rende ancora più difficile il riconoscimento del dolore da parte di chi gli sta intorno. Frequentemente leggiamo o ascoltiamo notizie di cronaca in cui viene sottolineata l’imprevedibilità di un gesto violento (omicidi, suicidi, figlicidi) e ci si chiede sconcertati come mai quella persona così “a modo”, così apparentemente normale possa aver compiuto azioni tanto atroci. Il più delle volte, se osserviamo con la dovuta attenzione la storia della suddetta persona vi troveremo aspetti traumatici e dolorosi, magari mai espressi ed a lungo taciuti in un malessere silenzioso, interno e privato. Se rivolgiamo uno sguardo adeguato a comportamenti stili di vita o cambiamenti occorsi nell’esistenza della persona stessa potremmo accorgerci invece di alcuni segnali significativi: ad esempio che uno studente modello improvvisamente viene bocciato o colleziona numerosi brutti voti, che una ragazza inizia un progressivo ed importante dimagrimento fino a raggiungere pesi e forme al limite con il mantenimento della salute, che un uomo estroverso ed amichevole comincia ad isolarsi sempre più evitando i contatti sociali o che una madre si incupisce esprimendo ansie e preoccupazioni immotivate ed a volte irrazionali, anche relative al proprio bambino». Chi si sente in difficoltà, chi sente di non farcela ad affrontare la quotidianità come può essere aiutato da chi gli sta intorno, a cominciare dalla famiglia? C 14 «Dobbiamo imparare ad ascoltare, a domandare, a prestare attenzione. È importante creare uno spazio in cui la persona possa sentirsi libera di comunicare, possa osare dar nome alle proprie ansie, tensioni ed angosce, uno spazio in cui essere contenuti. Ognuno di noi può, se si rende conto che un proprio caro manifesta segni di malessere, con la delicatezza ed il rispetto che si dovrebbero utilizzare nei confronti del dolore mentale, avvicinarsi e domandare -come stai? qualcosa ti preoccupa? perché non ne parli con qualcuno?-. L’ascolto rispettoso del dolore, la sua significazione, il mantenere uno sguardo attento, lucido ed empatico, il riconoscimento dei bisogni infantili frustrati del paziente, permettono al terapeuta di creare le premesse per un processo di guarigione e di sciogliere gradualmente e con pazienza quella rabbia repressa ed intollerabile che, come abbiamo già detto, caratterizza spesso i disagi mentali della nostra epoca». Questa scia di suicidi dovuti ai dissesti economici riguarda in gran parte gli uomini, perché? «È un dato di fatto il fortissimo aumento di suicidi in Italia negli ultimi anni. Le stime mettono in luce un aumento del 10-15 % di suicidi negli ultimi due anni concentrato nella popolazione in età lavorativa, soprattutto tra gli uomini. Spesso le richieste di aiuto giungono da persone che hanno perso il lavoro o rischiano di perderlo, messe davanti alla possibilità di non poter più mantenere se stessi o la propria famiglia. La perdita del lavoro rappresenta, soprattutto per l’uomo, la perdita di una vera e propria identità sociale, di un ruolo fondamentale di affermazione e di presenza all’interno della società. Questa identità è particolarmente importante e contribuisce alla formazione della immagine di sé, ossia del modo in cui ci si vede e con il quale ci si presenta agli altri in poche parole del proprio valore. Un attacco improvviso e traumatico a tale immagine spesso conduce alla sviluppo di un sentimento di vergogna, un sentimento “tutto o niente”, esplosivo e dilagante, dal quale non ci si può nascondere e non si può fuggire. Che la perdita del lavoro e delle proprie capacità ed autonomie economiche siano strettamente connesse al sentimento di vergogna è risaputo sin dall’antichità. A tal proposito, conside- aprile 2014 rando le mie origini bolognesi, vorrei citare una associazione antichissima presente a Bologna ossia l’opera Pia dei Poveri Vergognosi. Le origini dell’Opera Pia risalgono al 1495, quando venne fondata, presso la chiesetta di San Nicolò delle Vigne, posta all’interno del convento di San Domenico, la Compagnia de’ Poveri Vergognosi, retta da dieci notabili bolognesi denominati Procuratori. Lo scopo dell’Istituzione era di “provvedere ai poveri, ai quali era vergogna il mendicare per essere caduti in povertà per disgrazie ed infortuni dei loro stati e condizioni. È evidente dunque che da secoli la perdita del lavoro e dell’identità ad esso correlata, vengono considerati fattori di rischio per la tenuta della persona in toto e pertanto meritevole di intervento. Detto ciò accade a volte che in alcune persone particolarmente fragili ed in cui l’immagine di sé risulta troppo rigida o instabile, lo scoppio del sentimento di vergogna risulta intollerabile ed ingestibile e può condurre alla comparsa di sintomi più o meno marcati, principalmente a carattere depressivo, ed in qualche caso anche ad ideazione suicidaria». Perché neppure il pensiero di lasciare una famiglia in difficoltà dissuade un uomo da un gesto così drastico? «Il detto conosciuto “morire di vergogna” ha una risonanza davvero autentica. Davanti ad un dolore così devastante e distruttivo rispetto alla propria immagine ed identità un padre di famiglia, nonostante lasci dei figli ed una moglie, può scegliere di togliersi la vita. Questo perché il vissuto di vergogna risulta intollerabile ed assume caratteristiche persecutorie, perché vivere, a quelle condizioni, appare intollerabile e la morte è considerata come liberatoria L’uomo, che usualmente si identifica maggiormente in “colui che porta il pane a casa” ed in colui che sostiene la famiglia, nonostante oggi queste distinzioni di ruolo siano meno nette che in passato, risulta più fragile e vulnerabile rispetto all’incrinarsi del suddetto ruolo, patendo maggiormente il vissuto di fallimento che ne deriva. La donna probabilmente risulta più protetta dall’ideazione suicidaria per quanto riguarda i crolli economici, apparendo invece più fragile rispetto a gesti violenti auto od etero diretti all’interno del contesto famigliare ed in particolare nei confronti dei figli relativamente ai quali i processi di separazione risultano molto più complessi e problematici». Non voler ammettere “il male” in se stessi, può essere un modo per scongiurare la malattia mentale? «Assolutamente no! Anzi vale piuttosto l’affermazione opposta ossia che non essere capaci di entrare in contatto con il proprio dolore, non riconoscerlo, negarlo o tentare di soffocarlo predispone allo scompenso psichico. Molti psicoanalisti hanno discusso tale tematica, ad esempio l’inglese Betty Joseph collega il dolore psichico ad una maggiore consapevolezza del Sé e della realtà che, benché dolorosa, può costituire premessa positiva al processo di integrazione e crescita. Secondo Bion la crescita e la maturazione sono temute e detestate. Questa ostilità nei confronti del processo di maturazione deriva dal dover subordinare il principio del piacere a quello di realtà. Noi sappiamo però che la capacità di soffrire il dolore è un fattore di salute mentale, perché se ciò che viene ricercato è la perenne evasione da questo dolore, sarà la capacità stessa di affrontare la realtà ad essere messa a repentaglio. La possibilità di una effettiva crescita è legata alla possibilità di acquisire in proprio la capacità di contenere una parte sofferente del proprio Sé rinunciando all’illusione di riuscire ad eludere la sofferenza esistenziale». VILLA SERENA E VILLA IGEA: A FORLÌ IL MODERNO POLO OSPEDALIERO DELLA ROMAGNA. Attività di Ricovero Medicina generale-Cardiologia Gastroenterologia Nefrologia Riabilitazione funzionale intensiva Oculistica Centro obesità e nutrizione clinica Reumatologia Lungodegenza Chirurgia Generale, mininvasiva e proctologica Neurologia Ortopedia Otorinolaringoiatria Patologie Vertebrali Pneumologia Chirurgia Vascolare Podologia Chirurgia Plastica Proctologia Urologia Psichiatria Ginecologia Psicologia Oculistica Reumatologia Ortopedia Terapia del dolore Otorinolaringoiatria Urologia – Andrologia Patologia e chirurgia vertebrale. Esami strumentali cardiologici Attività Ambulatoriale Allergologia Agopuntura Cardiologia Chirurgia Generale e mininvasiva Dermatologia Dietologia Ematologia Endocrinologia Fisiatria Flebologia Ecocolordoppler vascolare Ecocardiografia Prova da sforzo al cicloergometro Holter cardiaco e pressorio Diagnostica endoscopica dell’apparato digerente (anche in sedazione profonda farmacologica) Esofagogastroduodenoscopia Colonscopia Proctoscopia Geriatria Altri servizi di diagnosi e cura Ginecologia Ambulatorio obesità, nutrizione clinica e counseling nutrizionale Medicina e Chirurgia Estetica Prenotazioni: 0543 454111 - 0543 419511 dal lunedì al venerdì 7,30-19,00; il sabato 7,30-12,30 Elettromiografia Laserterapia Mineralometria ossea Piccola traumatologia Riabilitazione-Fisioterapia Idroterapia Spirometria Cistoscopia Medicina sportiva Analisi cliniche Ambulatorio infermieristico Procreazione Medico Assistita Medicina preventiva: Check-up personalizzati Diagnostica per immagini Ecografia Mammografia Radiologia TC a tecnologia multistrato CBCT per l’acquisizione volumetrica 3D del distretto maxillo-facciale. Risonanza Magnetica con magnete super-conduttivo ad alto campo (1,5 T) Risonanza Magnetica C-SCAN specifica per le articolazioni (ginocchio, caviglia, piede, gomito, polso, mano) Servizi in convenzione con il SSN. Ampi parcheggi gratuiti 16 aprile 2014 Le armi della prevenzione nelle patologie della sfera genitale femminile A ogni età il suo esame: le indicazioni dei ginecologi Anna Pareschi e Silvano Costa Dalle vulvovaginiti al tumore al collo dell’utero, dall’endometriosi al fibroma alla neoplasia ovarica. Diverse sono le problematiche di carattere ginecologico che possono colpire la donna nell’arco della vita condizionandone il benessere psico-fisico. «La prevenzione è sicuramente l’arma più efficace contro ogni tipo di malattia ed effettuare controlli regolari è sicuramente la strategia più importante», affermano la dottoressa Anna Pareschi e il dottor Silvano Costa, specialisti ginecologi dell’ospedale Villa Serena. «I criteri di prevenzione – continuano - prevedono percorsi distinti per donne, asintomatiche o sintomatiche, per età e problematiche». PROBLEMATICHE DELLA DONNA IN ETÀ FERTILE Nella donna giovane, in età riproduttiva, sono frequenti le patologie cervico-vaginali di tipo infiammatorio, come per esempio le vulvo-vaginiti da Candida, che rappresentano più del 50% di tutte le consultazioni ambulatoriali ginecologiche, e le lesioni pretumorali del collo dell’utero. La diagnosi di tali patologie si avvale dell’esame microbiologico del secreto cervico-vaginale (c.d. tampone vaginale) e del Pap test, l’analisi delle cellule del collo dell’utero. Inoltre, poiché il tumore del collo dell’utero è causato dall’infezione del virus HPV (Human Papilloma Virus), il test dell’HPV ne individua la presenza prima che si verifichino le alterazioni cellulari. In caso di positività degli esami, il percorso diagnostico prosegue con la Colposcopia, che consente di identificare la sede e l’estensione delle lesioni con un apparato ottico, il colposcopio. Infine la Biopsia che, mediante un prelievo di tessuto, permette la diagnosi istologica definitiva. In base ai referti dei vari esami viene suggerita la terapia più idonea, che può essere farmacologica per le forme infettive, o minimamente invasiva quale la conizzazione cervicale (asportazione chirurgica del tessuto uterino malato salvaguardando l’utero) per le lesioni pretumorali. Parlando di prevenzione non si può tralasciare la rilevanza clinica del Vaccino HPV. Fra gli oltre 100 tipi di Papillomavirus che possono infettare la cute o le mucose, alcuni, definiti ad alto rischio oncogeno, possono causare il cancro. Fra questi due in particolare, il tipo 16 e 18, sono i più pericolosi e causano oltre il 70% dei carcinomi del collo dell’utero, mentre altri, il tipo 6 e 11, sono all’origine dei condilomi o verruche genitali. Da alcuni anni sono disponibili i vaccini contro i genotipi che causano le lesioni genitali più frequenti. La vaccinazione è particolarmente efficace nelle adolescenti ma si è dimostrata utile anche nelle giovani e nelle donne adulte, fino a 45 anni. L’Endometriosi è una malattia complessa, dovuta alla presenza anomala di endometrio, (il tessuto che riveste la parete interna dell’utero e che mensilmente si rinnova), in altri organi quali ovaie, tube, peritoneo, vagina, parete vescicale, intestino. Ogni mese, il tessuto endometriale anomalo desquama, nello stesso modo dell’endometrio normalmente presente in utero. Ciò provoca sanguinamenti interni, infiammazioni croniche con esiti cicatriziali, 17 area donna aderenze accompagnati da una sintomatologia dolorosa spesso intensa, e può essere causa di infertilità. La diagnosi si pone con Ecografia e Laparoscopia per esplorare la pelvi e l’addome ricercando eventuali isole endometriosiche, cisti o noduli. Nel caso in cui fossero presenti lesioni ben visibili, si procede all’eliminazione delle stesse e al prelievo di materiale per la biopsia. PROBLEMATICHE DELLA DONNA IN PERI-MENOPAUSA Nella donna in perimenopausa o climaterio, prevalgono le patologie che interessano il corpo dell’utero, la cui espressione più frequente è la metrorragia o sanguinamento uterino anomalo. Fra le cause ricordiamo i fibromi uterini, i polipi e l’iperplasia dell’endometrio (mucosa che riveste la cavità uterina), le terapie farmacologiche (es. anticoagulanti, antidepressivi o farmaci prescritti per patologia mammaria) o le incipienti modificazioni dell’assetto ormonale. L’approccio diagnostico prevede, oltre ai dosaggi ormonali per valutare la funzionalità ovarica e di altre ghiandole, quali ad esempio l’ipofisi e la tiroide, l’esecuzione di indagini diagnostiche quali l’isteroscopia, l’ecografia trans vaginale, la biopsia dell’endometrio. Le recenti acquisizioni terapeutiche hanno inoltre consentito di affiancare ai trattamenti chirurgici (ablazione endometriale, rimozione dei polipi e fibromi endocavitari) trattamenti medici. In casi selezionati, l’inserimento di un dispositivo intrauterino medicato al progesterone ha il vantaggio di assicurare oltre all’ef- Il Servizio di Ginecologia di Villa Serena e Villa Igea prevede le attività di prevenzione, diagnosi e cura della patologia genitale femminile e comprende i seguenti esami e terapie: ficacia terapeutica di lunga durata (fino a 5 anni) un sicuro effetto contraccettivo. La donna in climaterio può presentare inoltre sanguinamenti anomali derivanti da patologie della cervice, essendo questa la fascia d’età più colpita dalla neoplasia invasiva del collo, che rappresenta il secondo tumore più diffuso, dopo il tumore al seno, nelle donne dell’Unione Europea fra i 45 e 55 anni. PROBLEMATICHE DELLA DONNA IN POST-MENOPAUSA Nella donna in post-menopausa la cessazione dell’attività ovarica può causare, oltre all’osteoporosi, disturbi di tipo vasomotorio e della sfera emotiva con ripercussioni sull’attività lavorativa e relazionale. In questa epoca, le patologie che colpiscono più frequentemente la sfera genitale femminile sono quelle a carico dell’ovaio e dell’endometrio. La neoplasia ovarica colpisce, per oltre la metà dei casi, donne in età compresa fra i 55 e 70 anni, mentre nel 25% dei casi donne fra i 35 e 55 anni. I sintomi più frequenti sono rappresentati da dolore e distensione addominale, stipsi o diarrea, difficoltà digestive e senso di ripienezza gastrica. Il riscontro di una massa pelvica in seguito a visita ginecologica è un segno importante che indica la possibilità dell’origine ovarica della tumefazione. La diagnosi fa di solito seguito ad un controllo ginecologico, al riscontro elevato nel sangue di una proteina specifica, il Ca 125, o di altri marcatori, e di un’ecografia pelvica trans va- • Visita ginecologica • Pap Test convenzionale e su strato sottile • HPV test • Tampone vaginale/cervicale/ uretrale • Colposcopia/Vaginoscopia/ Vulvoscopia • Biopsia Cervice/Vagina • Polipectomia cervicale • Biopsia vulvare • Conizzazione cervicale mediante ginale. Il carcinoma dell’endometrio, ovvero il tumore del corpo dell’utero, è una neoplasia di impatto sempre più rilevante sulla popolazione femminile: in vent’anni è arrivato al primo posto fra i tumori della sfera genitale femminile, ed è il quarto per diffusione, dopo mammella, polmone e colon. È una malattia che si verifica tipicamente dopo la menopausa, mentre solo il 25% dei casi riguarda donne in premenopausa e il 2% donne al di sotto dei quarant’anni. La diagnosi di carcinoma dell’endometrio viene di solito posta in seguito ad una perdita ematica irregolare (metrorragia). A volte invece possono essere presenti perdite vaginali biancastre o giallastre (leucoxantorrea), non di rado maleodoranti. In fase precoce si può avere una lieve sintomatologia dolorosa dovuta alla distensione dell’utero provocata dal proliferare delle lesioni e dalle contrazioni uterine. Anche la vulva in questa fascia d’età diventa sede frequente di disturbi correlati a patologie neoplastiche e non. I sintomi più comunemente osservati (prurito, bruciore, dolore…) sono ascrivibili a malattie come il lichen sclerotrofico, o ad altre dermatosi vulvari (psoriasi, allergie), o a patologie preneoplastiche o neoplastiche. Le patologie possono presentare sia aspetti ginecologici che dermatologici, a seconda della loro origine e localizzazione. La studio della patologia della vulva è necessariamente multidisciplinare, ginecologico, dermatologico e psicologico. ansa diatermica • Ecografia pelvica transvaginale • Ecocolor doppler ginecologico • Sonoisterografia • Biopsia endometriale • Isteroscopia diagnostica • Isteroscopia operativa/resettoscopia • Inserimento di dispositivo intrauterino medicato al progesterone • Laparoscopia • Densitometria ossea 18 aprile 2014 «Lascio la mia clinica mobile a un cuore giovane pieno di passione» Dr. Costa: «Il ricordo più bello? Mio padre Checco, ho vissuto il suo sogno, la sua passione per il motociclismo» «La successione va fatta quando gli allievi sono giovani. Va fatta a favore di un cuore giovane, che ha passione e voglia di fare». Motiva così il dottor Costa, il cui nome per esteso è Claudio Marcello Costa, la decisione di passare a 73 anni il testimone della Clinica Mobile al Dr. Michele Zasa, suo allievo. La scelta, aggiunge, è una questione di intelligenza che si dovrebbe seguire in tutti campi della vita professionale, a cominciare, sostiene, dalla politica. La Clinica continuerà dunque il suo percorso per assicurare sulle piste un alto livello di prestazioni sanitarie grazie al proprio patrimonio di esperienze, alle varie professionalità e alla collaborazione con il Centro Diagnostico della Rosa Prati di Parma. Passione, tenacia, competenze, capacità di affrontare la paura senza permetterle di infrangere un sogno o di rinunciare a una sfida, sono gli elementi della storia professionale di questo medico che da specialista ortopedico in uno dei maggiori ospedali bolognesi e, pure collaboratore di Villa Serena, si ritrova nei circuiti motoristici di tutto il mondo ad assistere giovani uomini che in sella ad una motocicletta corrono, come dice lui, «con il sorriso». Una gioia che esprime l’amore per il motociclismo, uno sport però che comporta alti rischi. La Clinica mobile (un mezzo poco più grande di un caravan) nacque nel 1977 proprio dall’esigenza di aiutare i motociclisti quando il rischio si trasforma in realtà, in cadute, in ferite, in dolori. Il dottor Costa era già nel mondo dei motori, racconta, in seguito: «All’amore trasmessomi da mio padre, Checco, nei confronti dei piloti. Inventò lui l’autodromo di Imola e organizzò le più belle gare di motociclismo. Ho vissuto il suo sogno. Mio padre è il mio ricordo più bello». Proprio Checco Costa coglie l’esigenza di dotare all’epoca i circuiti di un servizio tempestivo di assistenza medica, ispirando poi il figlio nell’allestire la Clinica mobile che definisce come: «Un piccolo ospedale con rianimazione che ha salvato la vita a tanti piloti e questa è una cosa bella. Oggi nei circuiti è tutto migliorato – aggiunge -, sono dotati di proprie strutture d’emergenza, e la Clinica mobile è quindi diventata un simbolo, un altare a cui rivolgersi per risorgere quando malattie o ferite possono infrangere un sogno». In quasi quarant’anni di attività, le vicende di questo progetto s’intrecciano con le vicende di tanti piloti, protagonisti alcuni di tragedie tramutatosi poi in riscatti umani e agonistici. «Il pilota a cui sono più legato è Mike Doohan – rivela il Dr. Costa - Dopo un incidente, era stato operato, ma aveva avuto delle complicazioni, tanto che rischiava di perdere una gamba. L’ho portato a casa con me, in altri centri, aiutandolo a ritrovare la moto. Vinse poi ben cinque titoli di Campione del Mondo dal ’94 al ’98. Una favola. Un simbolo». «Fare il medico nei circuiti motoristici è come trovarsi sempre in situazioni di emergenza – afferma Costa –. Sei libero di usare il tuo talento, di trovare le alternative e valutare la giusta opportunità per risolvere un problema, di tentare l’impossibile. Sei come Ulisse che deve trovare la propria strada, una condizione che impregna di umanità i contorni della professione». 19 I “mal di testa” sono tutti uguali? Conoscerli per curarli A Villa Serena da settembre un nuovo centro per la cura delle cefalee. Il mal di testa (o cefalea, in termini medici) è una delle malattie più frequenti nella popolazione generale, ma nonostante ciò è spesso sottovalutato dal paziente, mal diagnosticato dal medico e, conseguentemente, non debitamente curato. La Società Internazionale delle Cefalee (IHS) ha classificato, già a partire dal 1998, circa trecento differenti tipi di cefalea. Nonostante il numero impressionante di forme descritte, il 90% di queste è rappresentato dalle cosiddette Cefalee Primarie ovvero forme benigne in cui il mal di testa è un disturbo autonomo, non legato ad altre patologie, rappresentando così una “malattia” vera e propria Un dolore gratuito, un allarme che suona a vuoto. Solo nel 10 % dei casi si parla di Cefalee Secondarie in cui il mal di testa è un sintomo di una ben precisa e definita malattia sottostante, come ad esempio un trauma cranico, una malattia oculare; l’ipertensione artrosi cervicale, allergie, lesioni cerebrali, etc. Le forme più diffuse di cefalea primaria sono la Cefalea di tipo tensivo ( episodica e cronica) caratterizzata da un dolore di tipo gravativo-costrittivo ( come una morsa, come un peso), di intensità solitamente lieve-moderata, con scarsi o nulli sintomi di accompagnamento ( nausea vomito, fono-fotofobia) e che in genere permette il normale svolgimento delle attività quotidiane. L’Emicrania (con e senz’aura), è’ un disturbo tra i più frequenti al mondo, a carattere frequentemente familiare, di cui soffre in media il 12% della popolazione mondiale con punte che sfiorano il 25% nelle donne in età fertile. E’ probabilmente la malattia più frequente nell’età riproduttiva La WHO (World Health Organization) ha stabilito che l’emicrania è da sola al 12° posto per le cause di disabilità. Questo tipo di mal di testa è caratterizzato da un dolore spesso da un solo lato del capo o del volto, di tipo pulsante (come un martello che batte ) spesso accompagnata da vari disturbi come fastidio alla luce (fotofobia), ai suoni (fonofobia), agli odori (osmofobia). Cefalea a grappolo: é una malattia prevalente nel sesso maschile (70-90% dei casi) ed è caratterizzata clinicamente da una particolare periodicità con l’alternarsi di periodi attivi definiti grappoli (durante i quali compaiono gli attacchi) e di fasi di remissione di assoluto benessere Gli attacchi sono caratterizzati da un dolore estremamente severo (dolore da suicidio), trafittivo-lancinante, rigorosamente unilaterale, prevalentemente nella regione orbitaria (“dentro l’occhio”), tipicamente associato a ricca sintomatologia sempre nello stesso lato del dolore che lo rende inconfondibile (lacrimazione, arrossamento oculare, ostruzione nasale, secrezione nasale, caduta della palpebra, miosi, sudorazione facciale o edema palpebrale. Tutte le forme di cefalea primaria possono evolvere in una forma cronica cioè in una cefalea presente ogni giorno o quasi. Nella cronicizzazione di un mal di testa possono essere implicati diversi fattori e tra questi uno molto importante è rappresentato dall’uso molto frequente di farmaci per il trattamento del mal di testa. Il consumo regolare eccessivo di analgesici – soprattutto in un soggetto con lunga storia di cefalea (10-30 anni) o che non è stato adeguatamente curato – può portare alla comparsa di una “nuova” cefalea chiamata “Cefalea cronica quotidiana da abuso di farmaci”. Le cefalee croniche rappresentano una condizione estremamente invalidante per la qualità di vita dei pazienti, sia a livello fisico che sociale (lavorativo- familiare) nonché – come riconosciuto dalla stessa Organizzazione Mondiale della Sanità - un costo sociale ed economico importante. Diagnosticare quindi una cefalea primaria tempestivamente è un obiettivo di salute pubblica perché si propone di migliorare la qualità di vita di tutti i pazienti con cefalea e di prevenire la cronicizzazione che è certamente la complicazione più grave di questa malattia. E’ anche importante fare comprendere a chi non ne soffre, che la cefalea è un disturbo vero, non un’invenzione o una scusa . Questo passa attraverso la diffusione delle conoscenze della patologia e attraverso l’ informazione di chi ci circonda . Dott.ssa Bazzocchi Annalisa. ora che puoi scegliere, scegli il meglio Dal 1 gennaio 2014 tutti i residenti dell’Azienda USL della Romagna,oltre che in convenzione, possono accedere ai servizi di Villa Serena e Villa Igea, pagando il solo costo del ticket,* grazie alla formula Contratto Amico. *il costo per una visita specialistica è pari al ticket, per le altre prestazioni vige la tariffa prevista dal nomenclatore tariffario regionale CONTRATTO AMICO I vantaggi di Contratto Amico: - tempi di attesa contenuti, - non occorre la “ricetta rossa”, - uno specialista delle nostre equipe a vostra disposizione, - prenotazione telefonica diretta - accesso ai nostri ambulatori senza limitazione di residenza territoriale In pochi mesi oltre 10.000 utenti hanno già usufruito delle opportunità di Contratto Amico. Villa Serena e Villa Igea da oltre 60 anni professionalità ed esperienza a Forlì. 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