La voce - Sei come vento

LA VOCE
Foglio Informativo della Comunità Pentecoste
Parrocchie
Ss. Ambrogio e Carlo - San Pio X - Santo Stefano - San Bernardo
Numero 14 - Giugno - 2014
Sei come vento...
che gonfia le vele
Si rimane senza fiato alla fine di un
anno pastorale come quello che abbiamo vissuto. Sarà stata la pasqua a
primavera inoltrata, saranno state le
giornate intense e gli imprevisti sempre all’opera... ma davvero manca il
fiato! E si riprende subito con l’intensità delle proposte estive! Da una parte mi dico quanto lavoro! Dall’altra
penso a quanta pazienza e quanta fantasia deve vivere lo Spirito per intrufolarsi in tutte le nostre cose, nell’intercapedine delle nostre iniziative, nelle
piaghe dei nostri apparati. Speriamo
di non averlo ostacolato troppo!
Voglio dedicare queste righe al lavoro
silenzioso dei membri del Consiglio
pastorale di comunità. Non svolgono un servizio facile.
Il primo loro compito è quello di essere, come tutti i battezzati, laici a tutto
tondo. Uomini e donne che nell’esercizio della professione e nella trama
delle relazioni di casa, di vocazione,
di lavoro vivono il vangelo di Gesù.
Lo fanno con le loro risorse, con il loro
slancio, con le pigrizie e i peccati di
tutti. Per di più dovrebbero vivere
tutto questo con una certa esemplarità
e visibilità perché indicati dalla comunità cristiana a svolgere questo servizio. Dobbiamo sostenerli di più. Non
basta pensare che una volta incasellati
negli elenchi spariscano dall’orizzonte e dalla preghiera della comunità
cristiana. Ci si mettono anche i preti (e
in particolare il parroco) e fare pro-
messe da marinaio: «Verrò a trovarvi
a casa per un caffè!» (Natale 2013!?).
I membri del Consiglio pastorale di
Comunità hanno poi il compito di
ascoltare a decrifrare gli umori e il
polso della comunità. Al termine delle
celebrazioni, nei luoghi più informali
della vita comunitaria (all’oratorio, al
cimitero, per strada, in casa...) sentono che aria tira, ascoltano di che cosa
la gente ha bisogno, interpretano il
malumore, il malessere, l’entusiasmo.
Sono uomini e donne che non vivono
isolati, al balcone della vita, ma scendono in strada. Non si permettono di
giudicare o sputare nel piatto, ma con
pazienza e – anche sofferenza – cercano di cucire e ricucire relazioni, prospettive, iniziative. Questi uomini vivono con tutta la comunità la stagione
bella e difficile di vivere un cammino
di pastorale di insieme che nel nostro
territorio ha preso il volto (dal settembre 2010) di Comunità pastorale.
I membri del Consiglio pastorale di
comunità hanno l’avventura di trovarsi vicini ad altri battezzati laici
di età, sensibilità cristiana, addirittura
di parrocchie diverse! Credo non abbiamo neppure tutti imparato i nomi in
questi quattro anni! Nelle commissioni di lavoro, nell’équipe degli educatori, nella giunta organizzativa, nelle
sessioni si trovano più vicini ai preti e
alle ausiliarie (diaconia), che hanno
ricevuto il mandato di una conduzione
unitaria della pastorale. Certamente
questa vicinanza è una benedizione,
ma può diventare anche una fatica.
Una benedizione perché in coloro che
sono inviati a tempo pieno per il servizio pastorale vive il compito e la passione per il Vangelo e per orizzonti
più ampi. Una fatica perché l’umanità
e le fragilità di cui sono fatti gli operai
del Vangelo della nostra diaconia pos-
sono anche demotivare e – Dio non
voglia! – scandalizzare. Anche di questa penitenza li ringrazio a nome di
tutti.
Infine i membri del Consiglio pastorale di comunità hanno il compito di
consigliare! Sembra ovvio, ma – lo
sappiamo – non è sempre così. Consigliare vuol dire esprimere, con l’autorevolezza del Battesimo e della Cresima, una visione della realtà, un sogno
di comunità, uno slancio missionario
che, intriso di Vangelo, segni il volto
della comunità cristiana.
In questi quattro anni abbiamo percorso diverse vie. Non sempre concludenti. Mi sembra di sentire l’obiezione e le critiche – ingiuste – di chi
osserva: “ma che cosa fanno quelli del
Consiglio pastorale ”, “Ma a che cosa
serve il Consiglio pastorale”, “Dove
sono quelli del Consiglio pastorale?”.
Ora con più decisione lavoreremo per
il progetto pastorale e missionario delle
nostre quattro parrocchie.
I membri del Consiglio pastorale di
comunità saranno in prima persona... ma a loro volta chiameranno
molti ad esprimere un parere e fare
insieme un sogno. Credo che tutti i
silenziosi operai del vangelo che vivono nelle nostre parrocchie dovranno sentirsi protagonisti di questa lieta
fatica. La scelta di una formazione
comunitaria attraverso il Servizio (e
l’adesione) dell’Azione cattolica potrà giovare non poco.
La nostra comunità è come un grosso
veliero: lo Spirito gonfi le vele e lo
porti al largo.
Auguro a tutti di gustare in questo
Tempo di Pentecoste i frutti dello
Spirito che sono Amore, Gioia, Pace,
Pazienza, Benevolenza, Bontà, Fedeltà, Mitezza, Dominio di sé.
don Flavio
Don Ambrogio
Pirovano:
50 anni
di sacerdozio!
È nato a Camnago di Lentate sul
Seveso il 1 novembre 1939. Ordinato prete il 27 giugno 1964 è
stato nominato vicario parrocchiale della parrocchia Sant’Anna di
Busto Arsizio. Nel 1970 viene destinato sempre come vicario parrocchiale a Desio nella parrocchia di San Pietro. In seguito, nel
1979, viene destinato alla parrocchia di San Giovanni in Laterano
a Milano sempre come vicario parrocchiale. Dal 1990 al 2008 viene
nominato parrocco della parrocchia Santi Ambrogio e Carlo di
Cesano Maderno. Dal 2008 è vicario della Comunità Pentecoste
di Cesano Maderno ed è quindi
attualmente residente nella parrocchia dei Santi Ambrogio e Carlo in Cesano Maderno.
Le coppie di fidanzati che in questi
anni si sono succedute negli itinerari
di preparazione al matrimonio hanno
sempre avuto e manifestato motivo di
ringraziarla per le sue catechesi sulla
Parola, sul significato e bellezza del
matrimonio cristiano. Allo stesso
modo le famiglie nelle varie occasioni
di incontro si sono sentite stimolate a
testimoniare pagine di Vangelo vivo
nella famiglia cercando di vivere,
seppure con limiti, la solidarietà e il
dialogo nella nostra comunità. Per
questo rendiamo grazie a Dio e preghiamo per lei (nella ricorrenza del
50° di sacerdozio).
La Commissione Famiglia
Questo anniversario è invito per la
nostra comunità a vivere portandoci
gli uni e gli altri nelle nostre miserie e
malattie, nei nostri peccati e nelle nostre debolezze. Siamo incapaci di camminare da soli e siamo chiamati a farci
prossimo reciprocamente nella sofferenza e nel bisogno: «Fratelli, portate
i pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Cristo» (Gal 6,2). Per
questo ringraziamo della sua presenza
sempre attenta ai bisogni degli altri
don Ambrogio che quest’anno ricorda
il 50° di ordinazione sacerdotale.
Il Consiglio Pastorale
Un augurio e un ringraziamento speciale a don Ambrogio appassionato di
musica e infaticabile animatore del
coro della parrocchia SS. Ambrogio e
Carlo:
“CHI CANTA
PREGA DUE VOLTE”
Queste parole che ci sentiamo rivolgere da don Ambrogio quando affrontiamo l’esecuzione dei brani che accompagnano gli eventi liturgici dell’anno. Ogni lunedì viviamo un momento gioioso di condivisione partecipando alle prove sotto la sua sempre
appassionata e competente direzione.
Con lui non si tratta solo di imparare
parole, armonie, ritmo, tempo... ma di
comprenderle che la bellezza della
musica, quando si fonde con la voce,
è la forma più completa per comunicare con Dio! Allora GRAZIE don
Ambrogio per la sua guida, la calorosa
dedizione e la pazienza!
I Componenti del Coro
Ci siamo riuniti tante volte, in questi
anni, per parlare di carità e missione.
Don Ambrogio ci ha insegnato che
non basta organizzare la raccolta di
viveri, fare gesti caritatevoli, o donare
cose materiali. Tutto questo non basta
se non è Gesù a far muovere le nostre
braccia, se non è la sua parola che ci
insegna a condividere le necessità fisiche o morali di chi si trova in difficoltà. E ancora ci ha fatto capire che è
necessario coltivare questo desiderio
di condivisione con la preghiera e la
vicinanza alle persone che ci chiedono aiuto. Abbiamo imparato a condividere e siamo stati arricchiti dal
bene che ci è ritornato in sovrabbondante misura.
Il Gruppo Caritas Missionario
Le prime volte che partecipavamo alle
“riunioni dei lettori” ci guardavamo
con l’aria un po’ smarrita di chi pensava che le lezioni fossero troppo alte ed
i concetti molto lontani dalla nostra
esperienza. Don Ambrogio ci ha insegnato molto: ha letto, spiegato, approfondito, talvolta ha intonato e salmodiato pur di rendere accessibile a tutti
qualche passaggio difficile. Ci ha insegnato il senso del celebrare, il compito dei vari ministri e l’importanza
dell’assemblea, la cifra del nostro partecipare alla Santa Messa. Ci ha ricordato che è sempre e comunque il Signore che ci chiama e che nel suo
nome diventiamo una comunità di persone, piccole e grandi, radunate nella
casa del Padre a condividere il dono
dell’Eucaristia.
Grazie don Ambrogio per averci annunciato il Vangelo ed averci accompagnato nella nostra ricerca di fede.
Il Gruppo Liturgico
È bello entrare nella nostra chiesa: lo
sguardo si sofferma sui segni, sulle
luci, sui colori. È pulita, ordinata, ci
sono i fiori... è come entrare in una
casa accogliente.
In questi anni molto è stato fatto per
renderla così! Il nuovo impianto di
riscaldamento a pavimento, le belle
porte a vetrata, il rifacimento del coro
e molto altro anche nelle pertinenze
esterne e dell’oratorio. Ci sono voluti
soldi, tempo, pazienza e buona volontà per superare insieme i disagi e far
quadrare i conti. La chiesa è la casa del
popolo di Dio: don Ambrogio, insieme alla comunità, se ne è preso cura.
Grazie per aver condiviso fatiche e
preoccupazioni.
La Commissione Affari Economici
Auguri, Don Ambrogio!
Grazie da tutta la comunità
per il cammino fatto insieme!
Intervista a
Samuele Zanin
così, secondo me. La cosa che mi
manca di più, però, soprattutto in
questo periodo è proprio l’oratorio,
questo oratorio qua. Comunque sia,
alla fine la mia vocazione è nata qui,
in questo oratorio e in questa chiesa... Quindi, ogni tanto, le radici chiamano! Per questo sono particolarmente contento di poter vivere ancora una volta l’oratorio feriale proprio
qui.
Un anno a Venegono per imparare
il valore del silenzio insieme
Lo scorso settembre ben due giovani
della nostra Comunità, Giorgio
Minotti e Samuele Zanin, hanno
mosso i primi passi lungo il cammino di formazione che porta a diventare sacerdoti. Questo inizio di giugno, in una luminosa domenica pomeriggio, ci regala una frizzante
chiacchierata con Samuele al baretto
dell’oratorio San Pio X. E la promessa di Giorgio per un’intervista
al più presto!
È trascorso quasi un anno dal tuo
ingresso a Venegono, come ricordi
quel giorno?
L’ingresso ufficiale in Seminario è
stato il 19 settembre 2013 e di quella
giornata, stranamente, mi sembra di
ricordare tutto... Ricordo bene anche
i giorni immediatamente precedenti:
che emozione camminare per i corridoi di Venegono e sentirsi dire “Questa sarà la tua casa per i prossimi 7
anni” e poi aprire per la prima volta
la porta della mia camera! Un aneddoto: immagina don Luca (vicerettore
del Seminario, ndr) che raduna noi
‘nuovi’ all’interno di un quadrato
tracciato dalle piastrelle sul pavimento e con la massima serietà ci
suggerisce di restare fermi lì, per non
perderci, dato che non conoscevamo
abbastanza gli ambienti... Ci abbiamo impiegato quasi un’ora prima di
capire che ci stava evidentemente
prendendo in giro, nessuno osava
disobbedire al Vicerettore proprio il
primo giorno! Quella sera a cena
eravamo tutti zitti, ma col sorriso da
un orecchio all’altro. Atmosfera silenziosa ma carica di emozione: ecco,
per me ‘seminario’ significa ‘felicità’... Per ora, almeno. Speriamo di
poter continuare così!
Sei cambiato da allora?
Credo di sì, però la bellezza di poter
tornare quest’anno a Molinello per
l’oratorio feriale sta proprio in questo: c’è la curiosità di vedere in cosa
sono cambiato. (Sorride) Già nell’aiutare con l’organizzazione, noto
tante piccole sfumature di novità,
principalmente in me. Stare in seminario mi ha fatto conoscere, non ho
mai riflettuto tanto su me stesso quanto in quest’ultimo anno... E questa
cosa mi ha stravolto! Ho imparato a
conoscermi, ora so più chi sono... E
sento che la mia vocazione cresce di
pari passo. So che in futuro potrebbero arrivare momenti di crisi o battute d’arresto, ma per il momento
desidero solo che continui a crescere... Perché sento che questa cosa mi
fa bene.
Raccontaci la tua giornata tipo
Urca, dipende! Dal lunedì al sabato
sveglia alle 6.30, il lunedì e la domenica si può dormire fino alle 7.15...
Subito lodi, meditazione, messa; 8.30
colazione e poi si fila a lezione fino
a mezzogiorno e mezza. Dopo pranzo abbiamo a disposizione un paio
d’ore per riposare, poi si studia fino
all’ora di cena. Le attività serali sono
diverse a seconda del giorno: possono esserci testimonianze, oppure la
proiezione di un film... Per quanto
riguarda le materie di studio, sia io
che Giorgio siamo nel fatidico e grandioso – oserei dire mitico – corso
propedeutico: un anno di lezioni per
chi alle scuole superiori non ha frequentato il Liceo... Un anno di tempo
per studiare greco, latino, filosofia e
letture filosofiche! (Ride) Rido perché so che appena torno mi aspetta
l’ultimo esame...
La prima cosa che vedi la mattina
quando spalanchi la finestra?
Ah, io ho la fortuna di trovarmi davanti il Monte Rosa... Bellissimo!
Accompagnato dall’aria fresca che ti
arriva dritta in faccia, poi... Un vero
spettacolo! Anche se a volte, lo ammetto, nonostante tutto riesco a rimanere mezzo addormentato...
Una cosa, se c’è, che davvero ti
manca dallo scorso settembre
Ammetto che ci sono un po’ di cose
che mi mancano, ed è giusto che sia
Una cosa che invece solo in seminario sei riuscito a scoprire?
Urca, oh… Almeno la metà di me
stesso! E l’amore per la preghiera.
(Si fa serio) Sembra scontato, ad un
ragazzo che sceglie di entrare in seminario deve piacer pregare almeno
un po’… Ma quando si è dentro a
Venegono è tutta un’altra storia! Il
silenzio nella preghiera è una cosa
sorprendente. Io son sempre stato
uno che ha fatto: fare, fare, fare… In
seminario, invece, ho imparato a stare. Son due cose molto diverse! La
bellezza dello stare insieme, delle
relazioni… Raggiunge l’apice nei
momenti di meditazione. Il silenzio
ha sempre valore, anche quanto ci
sembra di non pensare a nulla. Ha
senso fatto in solitudine, ma ha senso
soprattutto quando è condiviso da
tante persone insieme: ecco la bellezza dei momenti di meditazione
mattutina.
Quando hai cominciato a sentire
la vocazione sacerdotale?
Fino all’anno scorso avrei risposto
di aver trovato la mia vocazione in
seconda superiore, quando ho cominciato a seguire un cammino di
discernimento vocazionale per adolescenti; l’anno trascorso in Seminario mi ha insegnato però che la vocazione è tutta questione di continuità,
va coltivata quotidianamente, non si
finisce mai di cercare e di scoprire.
L’estate si avvicina: cosa ti aspetta?
Tutto giugno e luglio sarò qui con
voi per l’oratorio feriale, non mi stancherò mai di ripeterlo. Poi qualche
settimana di relax in famiglia…
Un augurio per la nostra comunità?
Rimanete solari come siete già! Se io
sono felice, è perché voi siete così, lo
devo a voi… Rimanete spettacolari.
Giulia Riva
Mostra itinerante
“E vide che era cosa molto buona - il dono
della vita, la vita come dono”
presso l'ex Seminario di Seveso
In preparazione di Expo 2015: la proposta di un
rapporto equilibrato uomo-creato nella prospettiva
di una nuova “ecologia dell’uomo”
Per iniziativa del Decanato di Seveso e della Zona Pastorale
di Monza/Brianza è stata allestita dal 1° maggio presso il
Centro Pastorale Ambrosiano di Seveso (l’ex Seminario
Arcivescovile di San Pietro Martire) la mostra E vide che
era cosa molto buona - il dono della vita, la vita come
dono, con il Patrocinio della Diocesi di Milano, della CEI
e della Libreria Editrice Vaticana.
La mostra ha come riferimento base il testo del cardinale
Angelo Scola,“Cosa nutre la vita?” ed un filo conduttore
tratto dal racconto biblico della creazione, dove il creato è
raccontato non come qualcosa di dovuto ma di donato e di
cui l’uomo diventa il custode. Dio infatti affida il creato alla
signoria, custodia e cura dell’uomo perché da esso tragga
ciò di cui ha bisogno per vivere; ma, molto di più, ha a cuore
il suo destino e arriva a donare se stesso attraverso l’Eucaristia. Da questa logica di Dio – logica del dono di sé –
l’uomo è introdotto “nella logica del dono come legge della
vita. L’esistenza umana acquista allora una forma
eucaristica”.
In un tempo nel quale il mondo non è più percepito come
opera di Dio e la natura “una grammatica da Lui scritta e una
dimora a noi affidata perché sia coltivata e custodita” (Papa
Francesco, Lumen Fidei), la mostra vuol essere un contributo alla riflessione avviata dal card. Scola sui temi al
centro di EXPO Milano 2015 – alimentazione, energia,
pianeta, vita – con lo sguardo rivolto a quel rapporto
equilibrato uomo-creato che scaturisce dall’appagamento
dei bisogni dell’uomo “in una prospettiva di compimento
integrale dell’esistenza, che non può essere affrontata con
una misura puramente quantitativa “ (card. Scola, “Cosa
nutre la vita?”).
Si tratta, ed è il messaggio centrale della mostra di una
dimensione di quella più integrale “ecologia dell’uomo” di
cui parla Benedetto XVI nella Caritas in veritate, “la
Chiesa ha una responsabilità… difendere la terra, l’acqua,
l’aria come doni della creazione appartenenti a tutti. Deve
proteggere soprattutto l’uomo contro la distruzione di se
stesso. È necessario che ci sia qualcosa come un’ecologia
dell’uomo”.
L’ideazione e l’allestimento della mostra sono stati possibili per l’impegno e la passione educativa di un numeroso
gruppo di persone di tutte le comunità del Decanato che –
insieme ad alcuni componenti della commissione per l’animazione sociale – hanno cominciato tre anni fa a proporre
in occasione della grande festa popolare di “Calendimaggio”
l’allestimento di una mostra, quale strumento significativo
per la missione e per sostenere la vita stessa delle comunità
del territorio. Una proposta a cui partecipano attivamente i
componenti di gruppi, aggregazioni e movimenti ecclesiali
presenti sul territorio, che in questo modo realizzano quella
“pluriformità nell’unità” a cui spesso ci richiama il nostro
Arcivescovo. Ed ogni anno è un’esperienza imprevedibile.
Quest’anno in particolare il “gruppo di lavoro mostre” del
Decanato ha trovato oltre al consueto e attento sostegno del
Decano, don Flavio, un nuovo “compagno” nel cammino di
preparazione, il Vicario episcopale della nostra Zona, mons.
Patrizio Garascia, che è venuto a risiedere nell’ex seminario di Seveso. Davvero convinto della preziosità dello
strumento educativo della mostra, ci ha seguiti
con passione, “sfidandoci” a lavorare perché la
mostra diventi un appuntamento “tradizionale”
di ogni anno, così che
segni il cammino delle
nostre comunità.
Più precisamente, quest’anno quando ci si è trovati per confrontarci su cosa fare
per il prossimo Calendimaggio abbiamo cominciato ad
azzardare l’ipotesi di costruire noi una mostra invece che
sceglierne una tra quelle bellissime già pronte. E questo
perché tutti eravamo stati toccati dal discorso di
sant’Ambrogio del nostro cardinale Arcivescovo. Con la
sua ricchezza di prospettive, ci è parso bello poterlo valorizzare e presentare a tutti.
In tale impegno ci siamo resi conto che dovevamo farci
aiutare da chi già viveva l’esperienza della costruzione di
una mostra, e dunque abbiamo chiesto la collaborazione di
Itaca (che aveva messo a disposizione le due mostre precedenti) e così abbiamo invitato Eugenio Dal Pane ad una
cena e da lì è “partito tutto”.
Una delle cose più significative dell’iniziativa della mostra
è proprio il gruppo numeroso di persone che si rendono
disponibili a fare da guida e ad allestire concretamente la
mostra. Queste persone compiono un vero cammino di
approfondimento del tema e vivono questo servizio come
occasione anzitutto per loro stessi, per rendere testimonianza della loro fede. Il compito della guida è fondamentale,
perché è la mediazione necessaria perché i contenuti della
mostra vengano compresi e accolti.
L’augurio condiviso con mons. Patrizio e don Flavio è che
questo semplice strumento diventi una grande occasione di
incontro e di evangelizzazione per comunicare ciò di cui
noi stessi viviamo, e cioè Gesù Cristo, convinti come siamo
che, come dice il nostro Arcivescovo nel discorso di
sant’Ambrogio, “è Lui la risorsa permanente di rinnovamento dell’umano. Perché Lui, Gesù Cristo, ha vissuto
pienamente l’esperienza dell’umano, ed è in Lui che trova
vera luce il mistero dell’uomo”. A questo scopo, il “gruppo
di lavoro mostre” del Decanato proporrà alle Parrocchie
della zona di prevedere nell’ambito della buona stampa un
piccolo spazio per il catalogo e per i testi di riferimento
della mostra, utili per la formazione di un giudizio sulle
tematiche al centro del prossimo Expo, ma anche per
affrontare le vicende chiave dell’attualità “attingendo”
all’insegnamento della Chiesa e all’esperienza di testimoni
autorevoli.
Sabino Illuzzi
Commissione per l’animazione sociale - Decanato di Seveso
Con te la tua chiesa abbraccia
tutti
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Le parrocchie di S. Stefano e S. Pio X di Cesano Maderno
hanno intrapreso alcune opere di straordinaria manutenzione: S. Stefano la guglia e la facciata della chiesa, S. Pio
X le aule dell’oratorio e la casa parrocchiale. L’impegno
economico è stato rilevante e serve un aiuto.