Periodico di informazione di Humanitas Gavazzeni Anno XIV Numero 2 Novembre 2014 Grandi azioni in piccoli gesti Dinamica, creativa, multidisciplinare. È la medicina oggi fatta di procedure, interventi, cure e attenzione alla persona Radiologia interventistica, operazione accuratezza Menopausa, quell’antipatico squilibrio Alimentazione sana: chi ben comincia è a metà dell’opera Dormire bene per vivere meglio Dopo una frattura, recuperare si può, si deve Le relazioni pericolose tra diabete e obesità Velocità e precisione per un lavoro di squadra Infarto, conoscere per prevenire Se l’ingranaggio si inceppa Prelevare un tessuto per analizzarlo, risolvere il malfunzionamento di un organo, trattare un tumore. Procedure assimilabili a piccoli interventi chirurgici che richiedono grande tecnica, creatività ed esperienza supportati da strumentazioni e materiali innovativi. È la Radiologia Interventistica, una branca della Diagnostica per Immagini sviluppata in ospedali all’avanguardia come Humanitas Gavazzeni. Radiologia interventistica, operazione accuratezza N CARTA DI IDENTITA’ La Radiologia Interventistica costituisce una branca specialistica della Radiologia che raccoglie il complesso di manovre e procedure invasive percutanee, compiute sotto la guida delle tecniche di diagnostica per immagini (RX, ecografia,TC), rivolte alla diagnosi e/o alla terapia delle malattie. Effettua procedure quali: • prelievi da organi profondi a scopo diagnostico • iniezioni di mezzi di contrasto o farmaci in organi/cavità profonde • terapia delle neoplasie attraverso il posizionamento di aghi • evacuazione di cavità (drenaggi) • “idraulica” vascolare, biliare, urologica, enterale • trattamento di stenosi, occlusioni, dilatazioni • embolizzazione (occlusione) vascolare • posizionamento di devices intravascolari (cateteri per infusione, filtri) 2 HUMANITASGAVAZZENI - NOVEMBRE 2014 ell’immaginario collettivo la Radiologia è considerata una branca della Medicina estremamente tecnica ma statica, tesa alla produzione di immagini diagnostiche attraverso Raggi X (radiografie e TC), ultrasuoni (ecografia) o campi elettromagnetici (Risonanza Magnetica). Vero, certo, ma sempre più spesso la Radiologia, al passo con i progressi Enzo Angeli della Medicina e con la ricerca di cure e terapie, è dinamica, creativa e multidisciplinare. Con gli occhi e la guida di queste stesse tecnologie è infatti possibile eseguire manovre assimilabili a piccoli interventi chirurgici, attraverso accessi cutanei minimi con fini estremamente vari come, ad esempio, prelevare un tessuto per analizzarlo, risolvere il malfunzionamento di un organo, trattare un tumore non aspor- tabile chirurgicamente. Ne parliamo con Enzo Angeli, responsabile della Diagnostica per Immagini di Humanitas Gavazzeni. Dottor Angeli, possiamo dire che il “perno” attorno a cui ruota la Radiologia Interventistica, centrale per definire una diagnosi o iniziare una procedura di trattamento, è l’ago? Direi di sì. La Radiologia Interventistica offre la possibilità tecnica di effettuare in modo rapido, sicuro e minimamente invasivo, diversi interventi. Ad esempio, prelevare un campione di tessuto, iniettare un farmaco in un organo, posizionare un catetere di drenaggio in un ascesso o cavità profonda, occludere un’arteria sanguinante o riaprire un condotto vascolare ostruito, trattare un varicocele; sempre iniziando dall’utilizzo di un ago. L’ago permette di oltrepassare la barriera cutanea in maniera agevole e sicura e, successivamente, prelevare liquidi, cellule o tessuti, iniettare farmaci o mezzi di contrasto per diagnostica; ed essere il preludio al posizionamento di sonde, cateteri e altri strumenti negli organi e nelle strutture vascolari. Centrale è quindi la precisione del gesto, la capacità di noi radiologici interventisti di guidare questi strumenti all’interno dell’organismo manovrandoli dall’esterno e osservandone la progressione e il corretto posizionamento su un monitor. Nella massima sicurezza per le persone. Solitamente quando diciamo a un paziente che dobbiamo “posizionare un ago”, abbiamo una reazione di spavento; ma si tratta di procedure generalmente poco invasive, non dolorose né pericolose, di natura routinaria se effettuate con esperienza e professionalità. L’utilizzo principale di questa specializzazione della radiologia è nel campo delle malattie oncologiche. Gli agoaspirati e le agobiopsie con guida ecografica e TC (Tomografia Computerizzata), rappresentano quantitativamente il maggior numero di procedure di radiologia interventistica a supporto dell’oncologia. In Humanitas Gavazzeni ne eseguiamo circa 500 l’anno. L’ago aspirato consente il prelievo di liquidi e materiale cellulare (analisi citologica), mentre l’agobiopsia consente il prelievo di piccole “carote” o frustoli di tessuto per un’analisi istologica. Le patologie sono soprattutto quelle della tiroide, della mammella, dei linfonodi ma anche di organi più profondi come fegato, rene, polmone. Si tratta di una diagnostica invasiva generalmente eseguibile in regime ambulatoriale, con una semplice anestesia locale. Altre procedure più complesse di trattamento richiedono invece il ricovero del paziente e, talora, la collaborazione di altri specialisti quali l’anestesista. Il tumore al fegato è una neoplasia su cui la radiologia interventistica offre un forte contributo nella gestione della malattia. Di fronte a un tumore in fase iniziale, che non supera i 4-5 cm, le tecniche di radiologia interventista possono fare molto per “distruggere” definitivamente i tessuti malati del fe- gato. Di fronte a un piccolo epatocarcinoma è possibile utilizzare l’alcolizzazione (in regime ambulatoriale), ma ancor più valida è la termoablazione con radiofrequenza che viene invece eseguita su pazienti ricoverati. Altre tecniche efficaci sono l’embolizzazione e la chemioembolizzazione: utilizzando un piccolo catetere si entra nel ramo arterioso che porta il sangue al tumore e vi si inietta materiale embolizzante e/o farmaci per cercare di distruggere la massa tumorale. Come dice la parola stessa, si “interviene” anche in sala operatoria, oppure su richiesta di altri specialisti per risolvere problematiche in urgenza. In alcuni casi programmiamo interventi in sala operatoria a fianco del chirurgo generale per trattare - letteralmente “cuociamo” il tumore scaldandolo dopo averlo infilzato con un apposito ago a radiofrequenza - piccole lesioni tumorali epatiche non asportabili chirurgicamente; in altri casi urgenti di pazienti ricoverati o del Pronto Soccorso, ef- fettuiamo procedure di occlusione vascolare per bloccare emorragie arteriose in atto. “Piccole” operazioni all’interno di un grande lavoro di squadra che spesso coinvolge chirurghi generali, vascolari, toracici, traumatologi, urologi che chiedono allo specialista radiologo interventista tempestività e esperienza ma anche una buona dose di creatività per risolvere, di volta in volta, il problema. UNITI PER COMBATTERE IL CANCRO La multisciplinarietà è nel Dna di un ospedale moderno. La Diagnostica per Immagini con la Radiologia Interventistica, insieme alla Medicina Nucleare, alla Radioterapia, al Laboratorio di Analisi sono i principali servizi di cui fruiscono gli oncologi nel lavoro di squadra quotidiano di lotta al cancro: affrontare il problema di un paziente a 360°, avanzare proposte, sviscerare dubbi, analizzare e cercare soluzioni anche innovative, sempre nel rispetto delle linee guida e dei protocolli medici e ospedalieri, per cure sempre migliori. In Humanitas Gavazzeni l’impostazione di lavoro è questa. Lavorano insieme specialisti in gruppi multidisciplinari che mettono al centro il singolo paziente affetto da una patologia tumorale. Si chiamano: GIOT - Gruppo Interdisciplinare Oncologia Toracica - e si occupa delle patologie toracopolmonari, Per saperne di più Gruppo di Senologia che segue le patologie della sull’Area Oncologica mammella, Gruppo di Patologia Prostatica che ha in www.humanitasgavazzeni.it carico tutte le problematiche legate alla prostata, Gruppo di Patologia Gastrointestinale incentrato sulle malattie tumorali del tratto gastroenterico e Gruppo di Patologia Tiroidea. HUMANITASGAVAZZENI - NOVEMBRE 2014 3 SPUNTI PER UNA COLAZIONE DOLCE La prima colazione è fondamentale per la dieta quotidiana. Permette di introdurre i nutrienti necessari a far ripartire il metabolismo dopo la notte di riposo e di mantenere alti i livelli di attenzione aiutando l’organismo a controllare il senso di fame. Alimentazione sana: chi ben com incia... è a metà dell’opera U ALIMENTI E NUTRIENTI Sono fonti di • carboidrati complessi: pane, fette biscottate, biscotti, cereali, crackers • proteine: latte, yogurt, prosciutto, formaggi, uova • zuccheri semplici: marmellata, miele, frutta fresca, spremute, succhi, cioccolato • grassi polinsaturi (grassi vegetali): frutta secca oleosa • grassi animali: latte, yogurt, burro, prosciutto, formaggio 4 HUMANITASGAVAZZENI - NOVEMBRE 2014 n libro, un film, “Colazione da Tiffany”, un’immagine che da decenni è simbolo di moda ed eleganza: Audrey Hepburn in abito da sera che scende da un taxi alle prime ore della mattina e si ferma davanti la vetrina della gioielleria più famosa del mondo con in mano un sacchetto di carta che contiene cappuccio e brioche; e di fronte a quelle scintillanti vetrine fa colazione. Anche il suo personaggio, strampalato e originale come Truman Capote l’aveva creato, iniziava però la giornata con il rito della colazione. Perché la mattina, per far ripartire il nostro organismo e riattivare il nostro metabolismo che durante la notte si è fermato, bisogna mangiare. “Durante la notte, con il digiuno, si modificano i nostri parametri biochimici che ‘si addormentano’. Svegliarsi significa riattivare il metaStefania Setti bolismo, riaccendere tutti gli organi - spiega Stefania Setti, medico nutrizionista e responsabile dell’Ambulatorio di Nutrizione Clinica e Dietologia di Humanitas Gavazzeni -. Fare colazione significa introdurre nel nostro organismo nutrienti, in particolare carboidrati ovvero zuccheri, che entrano in circolo piano piano nell’arco della mattinata e ci permettono di mantenere alti i livelli di attenzione evitando di arrivare affamati a pranzo”. UN AIUTO PER CONTROLLARE IL SENSO DI FAME Fare colazione aiuta a dare il ritmo alla giornata e a gestire meglio il senso di fame e di sazietà. “Fare una colazione corretta e bilanciata nei nutrienti permette di mantenere il più possibile costante il livello della glicemia e evitare sbalzi importanti che possono causare cali di attenzione, perdita di concentrazione e senso di stanchezza; nel lungo periodo può anche verificarsi intolleranza glucidica, soprattutto se c’è una familiarità e quindi una predisposizione, che nel tempo può addirittura degenerare nel diabete mellito” aggiunge la dottoressa Setti. Sono però parecchie le persone che, per i più svariati motivi, saltano la colazione e non sentono il bisogno di mangiare la mattina. “Il nostro organismo riesce ad adattarsi e si abitua a non fare colazione, pertanto è più difficile riprendere questa importante abitu- dine alimentare - dice Sabrina Oggionni, dietista di Humanitas Gavazzeni -. Però si può e si deve fare, iniziando gradualmente con un biscotto o una fetta biscottata, un cracker se si ama il salato, un pezzo di pane bianco o integrale, ma anche un po’ di frutta fresca o uno yogurt”. Anche il burro è fonte di vitamina D essendo un grasso animale, e ogni tanto possiamo metterlo in tavola ma sempre con moderazione”. Se si è intolleranti al latte e quindi al lattosio, esistono valide alternative: latte delattosato (dove il lattosio è stato già scisso in zuccheri più semplici ed è facile da assorbire) oppure latte di soia o riso, addizionati di calcio proprio per pareggiare il latte vaccino e che, peraltro, non contengono colesterolo di cui è ricco invece il latte. COLAZIONE ITALIANA E INTERNAZIONALE Insomma la questione è trovare il modo di iniziare la giornata dando da mangiare al nostro cervello e al nostro organismo. In Italia per le nostre abitudini alimentari, la colazione è sostanzialmente dolce. In molti altri paesi invece la colazione è decisamente più corposa e consistente, ovvero a base di car- SPUNTI PER UNA COLAZIONE SALATA • un toast con una fettina di prosciutto oppure formaggio, una spremuta di arancia o pompelmo • uova, anche strapazzate ma non fritte, con pane tostato e una spremuta di arancia o pompelmo QUOTA CALORIE E NUTRIENTI La colazione dovrebbe coprire il 15-20% del nostro fabbisogno calorico giornaliero, che si va ad aggiungere al 40% del pranzo, al 30-35% della cena, e al 5 + 5 % degli spuntini a metà mattina e pomeriggio. La quota principale di nutrienti forniti dalla colazione è rappresentata dai carboidrati complessi (fette biscottate o biscotti, cereali). Sabrina Oggionni Trattandosi di zuccheri a lento rilascio, questi entrano in circolo gradualmente mentre gli zuccheri semplici (marmellata o frutta) danno energia immediata. C’è poi una quota di proteine e calcio che arriva dal latte o dallo yogurt. “Fare colazione è un modo per introdurre, anche in un regime di dieta controllata, che esclude ad esempio formaggi, attraverso latte o yogurt, la vitamina D fondamentale per assorbire il calcio - spiega la dottoressa Oggionni -. È liposolubile e quindi viene assorbita con i grassi; meglio quindi introdurre a colazione un latte non del tutto scremato. • caffè o the con latte o yogurt +fette biscottate o pane con un velo di marmellata o miele o biscotti secchi o torte semplici tipo margherita + frutta fresca (succo al 100% o spremuta o frutto) • latte o yogurt (sono l’uno l’eventuale alternativa dell’altro) con cereali, meglio se integrali. Ai cereali possono essere aggiunti frutta fresca a pezzi, frutta secca oleosa (noci, nocciole o mandorle) oppure frutta secca disidratata (prugne secche, albicocche disidratate, uvetta) • centrifugato di frutta e verdura fresca con pane tostato o fette biscottate boidrati, ma anche di proteine quali ad esempio uova, prosciutti e formaggi; cosa che “autorizza” a saltare il pranzo. “Fare una colazione sostanziosa può essere una buona scelta se, durante le nostre giornate, finiamo per non pranzare - commentano Setti e Oggionni -. Di certo è sconsigliato fare una colazione frugale, un pranzo frugale e poi una cena abbondante. E’ vero che recuperiamo i nutrienti che non abbiamo assunto durante la giornata, ma andare a dormire appesantiti non fa bene: i carboidrati si depositano in misura maggiore come grassi, la digestione è più difficile e si hanno ripercussioni anche sul riposo. Meglio concludere la giornata con una cena leggera, che è sufficiente se iniziamo a nutrire il nostro organismo fin dalla mattina”. HUMANITASGAVAZZENI - NOVEMBRE 2014 5 È il più diffuso dei problemi al cuore e può essere prevenuto con un corretto stile di vita e una costante attività fisica. Cure tempestive possono consentire, a chi è stato colpito da un infarto, di riprendere le proprie abitudini quotidiane. Infarto, conoscere per prevenire L’ importanza della prevenzione è un concetto noto sin dagli albori della pratica medica. Oggi, pur potendo contare su tecniche sempre più innovative, precise e mininvasive, abitudini dannose e stili di vita non corretti continuano a minare la salute del nostro cuore facendo crescere, anziché diminuire, il numero delle patologie cardiovascolari. Come l’infarto, un iniziale “malessere” che può tradursi in un dramma ma che, riconosciuto per tempo, può essere curato. “Se una coronaria si chiude - spiega Bruno Passaretti, responsabile dell’Unità Operativa di Riabilitazione di Humanitas Gavazzeni - la porzione di cuore che viene da essa nutrita soffre e poi muore. Questo processo avviene in 6 ore ed è questo il tempo massimo entro cui bisogna intervenire: se si arriva tardi i benefici di un intervento possono, purtroppo, esBruno Passaretti sere molto limitati”. COME SI RICONOSCE L’INFARTO Per quanto non si possa generalizzare, il dolore tipico dell’infarto è caratterizzato da un senso di oppressione o stringimento che può generarsi al centro o sul lato sinistro del petto. Può irradiarsi a tutte e due le braccia o a una sola, in genere quella sinistra. Il dolore può salire fino alla mascella, scendere a livello dello stomaco o irradiarsi sul dorso. “Il dolore - precisa Antonino Pitì, responsabile 6 HUMANITASGAVAZZENI - NOVEMBRE 2014 pena il paziente arriva in struttura. “Il tempo più importante, quello sul quale l’ospedale può fare poco - prosegue il responsabile di Cardiologia - è il cosiddetto “ritardo decisionale”, il tempo che il paziente utilizza per decidere di rivolgersi a un medico. Se la decisione viene presa subito, le possibilità di intervenire sul’infarto sono ottime; se invece si lasciano trascorrere ore prima di prendere una decisione, diventa difficile riuscire a salvare la parte del cuore colpita”. Arrivato in ospedale, dopo che l’infarto è stato diagnosticato e comunicato ai medici dagli addetti del 112 (ex 118), il paziente viene portato in sala angiografica per una coronarografia. «La coronaria viene riaperta utilizzando un minuscolo palloncino, poi viene installato uno stent, una piccola protesi metal- Guido Belli lica che tiene aperta la coronaria nel punto occluso - spiega Guido Belli, responsabile del Laboratorio di Emodinamica di Humanitas Gavazzeni -. Seguiranno cure farmacologiche a base di farmaci antiaggreganti per dell’Unità Operativa di Cardiologia di Humanitas Gavazzeni - è dovuto al fatto che le cellule del cuore stanno soffrendo. Il dolore è il campanello d’allarme, il segnale che c’è qual- Antonino Pitì cosa che non va e che bisogna chiamare il 112 (ex 118) per verificare se sia in atto o meno un infarto”. IL FATTORE TEMPO È CRUCIALE Sei sono le ore a disposizione per agire. Pertanto le unità coronariche degli ospedali si sono dotate di strumentazioni che consentono di riaprire le coronarie nel più breve tempo possibile, iniziando l’intervento ap- impedire che lo stent si richiuda. Nell’arco di un anno le cellule della parete della coronaria ricopriranno interamente lo stent e la situazione potrà dirsi stabilizzata”. Ma non bisogna comunque abbassare la guardia. CENTRALE LO STILE DI VITA La prevenzione è fondamentale per contenere gli infarti. “Tutti - sottolinea il dottor Passaretti - sia chi ha subito un infarto sia chi è considerato a rischio devono adottare uno stile di vita corretto, con un’alimentazione sana accompagnata da una buona attività fisica, e tenere sotto controllo pressione, colesterolo, sovrappeso, sedentarietà, diabete; fattori di rischio che si aggiungono a quelli non modificabili come familiarità e inquinamento ambientale. E abolire il fumo”. RISPETTARE IL CUORE Sul fronte del mantenimento del fisico non servono grandi sforzi. Anzi, sforzi troppo intensi e prolungati vanno evitati se non sono supportati da adeguati allenamenti. “Bisogna rispettare il cuore, imparare ad ascoltarlo - dice Pietro Agostini, fisiatra di Humanitas Gavazzeni -. Quando si ha un affanno intenso e il cuore batte in maniera eccessiva, bisogna concedergli riposo. Questo rispetto è ancor più importante per chi ha una patologia in atto”. Per mantenere in salute il cuore qualsiasi movimento va bene, salire le scale come camminare. “Noi seguiamo anche una metodologia che prevede un’attività fisica a sforzo moPietro Agostini derato, fino a quando cioè non viene il fiatone che impedisce di parlare - spiega il dottor Agostini -, per 30 minuti ogni 48 ore. Se si riesce a mantenere questo impegno nel tempo, senza interruzioni, si può ridurre di molto il rischio d’infarto e anche del 50% la possibilità di recidiva”. PAROLA D’ORDINE: RIABILITAZIONE La riabilitazione è fondamentale per le persone che hanno subito un infarto, perché riduce le possibilità di recidiva e migliora la qualità della vita. I MAC, acronimo di Macroattività Ambulatoriale Complessa, rappresentano la modalità di trattamento riabilitativo del paziente post infarto promossa dalla Regione Lombardia e adottata da Humanitas Gavazzeni. È un sistema che prevede che i pazienti che hanno avuto un infarto si rechino in ospedale – per un certo periodo, tutti i giorni per un paio d’ore – per partecipare a un programma riabilitativo focalizzato all’intervento preventivo sui fattori di rischio. Non si tratta dunque solo di fare attività fisica ma, anche, di essere sottoposti a visite e controlli da parte di specialisti quali dietologi, psicologi e, se necessario, diabetologi. In questo ambito i medici provvedono anche a “tarare” il dosaggio dei farmaci sulla risposta alle cure del singolo paziente. PENSARE POSITIVO Se si è stati colpiti da un infarto, è importante affrontare la nuova vita con positività. E non è solo una questione di umore. “È provato – spiega Agnese Rossi, psicologa di Humanitas Gavazzeni – che coloro che affrontano con un approccio positivo e collaborante la malattia cardiaca e lo stile di vita che ne segue, hanno una mortalità inferiore rispetto a quelli che, invece, affrontano la riabilitazione con scarsa motivazione. E’ indubbio che chi accetta in modo attivo la malattia, con il desiderio di essere protagonista della propria salute, è maggiormente disposto a modificare abitudini alimentari scorrette, a svolgere esercizi fisici con Agnese Rossi gratificazione, ad avere una vita relazionale e sociale più dinamica, dando maggiore fiducia al proprio corpo e progettando cambiamenti costruttivi del proprio stile di vita. Tutti questi comportamenti agiscono su una migliore prognosi e su una migliore qualità della vita. Prendersi cura degli aspetti emotivi è fondamentale per questi pazienti al fine di raggiungere un completo benessere psico-fisico”. Per saperne di più sul Centro Cardio www.humanitasgavazzeni.it HUMANITASGAVAZZENI - NOVEMBRE 2014 7 Oltre il 40% degli italiani ha problemi legati a disturbi del sonno, spesso non diagnosticati. Risolverli significa riacquistare salute e benessere. La vita della donna è segnata da alcune modificazioni del corpo che possono condizionare personalità e modo di vivere. Fastidi, disturbi, problematiche che meritano attenzione e che, se affrontate per tempo e con le dovute conoscenze, possono essere ben gestite e controllate. Menopausa, quell’antipatico squilibrio I SINTOMI disturbi vasomotori (vampate di calore, sudorazioni notturne) disturbi del sonno irritazione vaginale, prurito e irritazione vulvare cefalea irritabilità disturbi dell’umore (ansia e depressione) senso di affaticamento ridotta capacità di concentrazione diminuzione della memoria insonnia dolori articolari tensione mammaria osteoporosi N on è una malattia ma per le donne finisce spesso per esserlo. La menopausa è una condizione naturale della donna che segna l’interruzione della produzione ormonale e, quindi, la fine della vita riproduttiva naturale. Gestirla al meglio è la richiesta che le donne fanno alla Medicina per risolvere i mille fastidi che porta con sé. “Squilibro è la parola che meglio riassume questo passaggio obbligato della vita della donna che avviene attorno ai 50-55 anni, ma la cui insorgenza si sta abbassando - spiega Marcella Montini, endocrinologa di Humanitas Gavazzeni -. I trattamenti ormonali (estrogeni e/o Marcella Montini progesterone) (TOS) che agiscono come sostituto degli ormoni che il corpo non produce più, possono essere utilizzati sia per trattare i sintomi climaterici sia per prevenire l’osteoporosi”. Se una donna è in menopausa precoce e non ci sono controindicazioni come, ad esempio, un pregresso cancro della mammella, “è fondamentale iniziare una terapia ormonale sostitutiva personalizzata per ridurre sintomi e complicanze - aggiunge la dottoressa Montini -. La terapia dovrebbe essere mantenuta almeno fino all’età della menopausa naturale con una rivalutazione periodica”. Con la menopausa è ancora più importante tenere sotto controllo il peso, il fumo, la sedentarietà, l’ipertensione. Adottare uno stile di vita corretto e un’alimentazione sana possono essere d’aiuto. “Pochi grassi, molta acqua, poco zucchero che innalza la glicemia e gli sbalzi 8 HUMANITASGAVAZZENI - NOVEMBRE 2014 d’umore - dice Stefania Setti, medico nutrizionista di Humanitas Gavazzeni -. E’ consigliabile ridurre caffeina, the, cioccolato e bevande alcoliche che disturbano anche il sonno; e aumentare e rendere costante l’attività fisica per almeno 30 minuti al giorno”. RINFORZARE IL FISICO “Bisogna muoversi poiché la contrazione muscolare rappresenta uno stimolo meccanico sull’osso che invece, per fattori ormonali, tende a diventare più fragile. In generale l’esercizio terapeutico si può ricondurre a due tipi di attività - spiega Maria Elena Abati, medico fisiatra di Humanitas Gavazzeni -: l’attività aerobica di impatto (con carico sulle gambe e sui piedi come la corsa, lo step) e l’attività di resistenza o forza, ovvero l’allenamento segmenta- Maria Elena Abati rio (esercizi con pesi, macchine o elastici). Questi diversi tipi di allenamento aiutano a ridurre la perdita di massa ossea a livello della colonna e/o del collo del femore, in forma diversa a seconda del tipo di esercizio svolto. Camminare soltanto non basta; serve invece camminare a velocità sostenuta, fare jogging o associare il cammino alla salita delle scale o allo step. Meglio abbinare più tipologie di allenamento: esercizi a impatto medio-alto + rinforzo muscolare + esercizi per l’equilibrio. L’insieme ha un effetto positivo sia sul femore sia sulla nostra colonna vertebrale”. Dormire bene per vivere meglio L e nostre giornate non sono più regolate dalla luce e dal buio, nonostante il nostro orologio biologico continui a essere impostato su questi due parametri e le nostre attuali abitudini di vita riducano sempre più il tempo dedicato al sonno. Ma dormire è indispensabile per il buon funzionamento del nostro organismo e delle nostre facoltà mentali. “Sonno e veglia rappresentano due processi base della vita - dice Paola Merlo, responsabile dell’Unità Operativa di Neurologia di Humanitas Gavazzeni mondi differenti, dotati di con- Paola Merlo trolli e funzioni indipendenti, regolati dal ritmo circadiano (dal latino ‘circa diem’, circa un giorno). La successione dei periodi di sonno e di veglia ha e dovrebbe avere un intervallo regolare e costante”. Dormire poco o male certamente riduce le capacità di attenzione e concentrazione, ma se questa può essere una condizione temporanea, legata ad alcune condizioni specifiche del nostro vivere quotidiano, tuttavia può anche essere legata a diverse patologie, non solo in ambito neurologico. Fondamentale, pertanto, è la valutazione multidisciplinare del disturbo del sonno che vede coinvolti non solo i neurologi ma anche pneumologi, geriatri e altri specialisti. Tutto ciò per evitare ‘il fai da te’ e individuare la corretta causa del disturbo. L’importanza di questa patologia ha portato Humanitas Ga- vazzeni ad attivare un nuovo Ambulatorio dedicato alla “Patologia del Sonno”. UN AMBULATORIO DEDICATO “Intervenire sulla regolamentazione del sonno è un’opera di prevenzione e Medicina che realizza il benessere completo della persona - spiega Emilio Ubiali, neurofisiologo, consulente della Neurologia di Humanitas Gavazzeni -. Mediamente, in età adulta, le ore di sonno necessarie per stare bene sono 8-9 e diminuiscono con l’aumentare dell’età. Disturbi del sonno possono essere causati da abitudini sbagliate, semplici quindi da superare, ma anche da vere e proprie patologie (il non dormire ma anche il dormire nei momenti sbagliati e troppo)”. Capire la natura del disturbo che causa un mancato riposo è fondamentale per poter individuare la terapia adeguata. “Ogni caso è a sé; in genere viene effettuata una visita neurologica con colloquio sonnologico e test specifici - continua il dottor Ubiali - e, se neces- Emilio Ubiali sario, eventuali esami strumentali”. “La valutazione trasversale e multidisciplinare - aggiunge la dottoressa Merlo - è il connotato essenziale di questo progetto che vuole fornire una visione globale del problema per poter fornire ai soggetti interessati ogni tipo di indicazione e cura, non necessariamente farmacologica”. I DISTURBI PIU’ FREQUENTI Insonnia con disturbi dell’addormentamento e del mantenimento del sonno: è determinata da stati psicopatologici quali il disturbo d’ansia e dell’umore e da svariate altre cause fra le quali anche malattie internistiche Ipersonnia con eccessiva sonnolenza diurna ed eccessiva durata del sonno: è causata da lesioni post traumatiche, malattie neurodegenerative geneticamente determinate, disturbi respiratori e internistici Sindrome delle apnee ostruttive di origine neurologica e roncopatie Sindrome delle gambe senza riposo: l’impossibilità di mantenere ferme le gambe durante l’addormentamento Narcolessia, spesso confusa con l’epilessia: è caratterizzata da improvvisi addormentamenti con paralisi del sonno e caduta a terra improvvisa Paralisi del sonno, mioclono notturno Parasonnie: malattie che si verificano soprattutto nell’infanzia come sonnambulismo, somniloquio, risvegli terrifici, bruxismo HUMANITASGAVAZZENI - NOVEMBRE 2014 9 Le malattie proctologiche sono in forte crescita perché l’età media delle persone sale. Grazie alle moderne strumentazioni diagnostiche è possibile individuarle e risolverle migliorando la qualità di vita. In tutto il mondo obesità e diabete di tipo 2 sono in aumento e rientrano a pieno titolo tra le malattie cronico-degenerative che maggiormente influenzano la salute. L’approccio terapeutico è sempre più multidisciplinare. Le relazioni pericolose tra diabete e obesità È un rapporto molto stretto quello che lega obesità e diabete, al punto che da qualche anno si parla di “diabesità”, parola che accomuna queste due patologie in un’unica malattia. Il controllo dei livelli di glicemia (lo zucchero nel sangue), entro valori normali è affidato a un’azione efficiente dell’insulina ma, in presenza di obesità, questa azione è deficitaria dato che l’eccesso di tessuto adiposo determina insulino-resistenza, Giuseppe Marinari cioè una minore efficacia nell’azione dell’insulina nei tessuti periferici. La resistenza periferica all’insulina è, a sua volta, responsabile di iperinsulinemia (elevati livelli di insulina nel sangue), spesso inefficace nel controllare la glicemia e causa di molte gravi malattie collegate all’obesità. Oltre il 20% dei soggetti obesi è affetto da diabete di tipo 2, e sono pochi i soggetti affetti da diabete di tipo 2 non obesi. IL CONTRIBUTO DELLA CHIRURGIA BARIATRICA “Si tratta di un tema di grande attualità - spiega Giuseppe Marinari, responsabile della sezione di Chirurgia bariatrica di Humanitas Gavazzeni e direttore del Centro di Obesità - tanto che sia le linee guida americane del 2013, redatte da dietologi, endocrinologi e chirurghi dell’obesità, sia il NI- 10 HUMANITASGAVAZZENI - NOVEMBRE 2014 occhi, reni, cuore, arti CE (National Institute of Care and Excelleninferiori e sistema ce) nel 2014, hanno esteso le indicazioni di nervoso che possono chirurgia dell’obesità anche a chi soffre di invalidare in modo diabete e obesità di I grado, cioè con un BMI grave la persona macompreso fra 30 e 35: è una vera rivoluzione lata. Sicuramente se culturale, perché si vuole aggredire la malatquesti danni sono già tia già nel suo primo manifestarsi”. presenti non possono Dopo un intervento di chirurgia bariatrica Rosa Miranda Testa infatti la vita di un malato obeso affetto da essere eliminati ma, con la remissione della diabete 2 cambia radicalmente: per tutti c’è malattia, si può fermare la loro progressione”. una forte riduzione della terapia per il dia- In Humanitas Gavazzeni la condivisione e la bete e, in più del 50% dei casi, si possono eli- gestione del malato affetto da diabesità è un percorso di terapia e cuminare completamente i farmaci. ra ben delineato; “Il diabete di tipo 2 incide molto sulla Le proiezioni non è così però a qualità della vita di una persona - agdell’Organizzazione livello nazionagiunge Rosa Miranda Testa, endoMondiale della Sanità le. “Per diversi crinologa di Humanitas Gavazzeni prevedono per il 2015 circa 2,3 motivi, la te- per la necessità dell’utilizzo conmiliardi di individui in sovrappeso, più rapia chirurtinuo a volte di più farmaci, e per i di 700 milioni di obesi e più di 300 gica non è possibili danni che può causare a milioni di diabetici. In Italia sono proponibile a almeno 3 milioni le persone che tutti i teorici hanno problemi di diabete e circa candidati, ma 1 milione che non sanno di manca ancora essere malate. una scelta terapeutica profondamente condivisa da tutte le diverse specialità coinvolte - conclude Giuseppe Marinari vale a dire endocrinologi, diabetologi, nutrizionisti e chirurghi. E’ importante mantenere alta l’attenzione su questo problema per non restare indietro nell’assistenza e nella ricerca”. Se l’ingranaggio si inceppa L’ aspettativa di vita che cresce porta con sé molti vantaggi ma anche qualche fastidio dal punto di vista della salute. Numerose sono infatti le malattie di natura funzionale che sorgono in età avanzata, dovute per lo più al logorio di alcune parti del nostro organismo. “Gli specialisti che si occupano delle malattie che colpiscono colon, retto e ano - dice il dottor Paolo Ubiali, responsabile di Chirurgia Generale di Humanitas Gavazzeni, Unità operativa all’interno della quale è stata creata un’èquipe di Proctologia - sono tra gli specialisti che più hanno la possibilità di incidere sulla qualità di vita di persone che, nonostante la non più giovane età, desiderano vivere una vita norPaolo Ubiali male”. TERAPIE MEDICHE, CHIRURGICHE E RIABILITATIVE Tra le patologie trattate dai proctologi ve ne sono alcune molto diffuse e facili da individuare come le emorroidi, le ragadi e le fistole e altre invece diagnosticabili solo con esami più specifici, e che possono richiedere interventi più complessi. “Si tratta di problematiche che riguardano la salute dell’apparato pelvico e del retto - sottolinea il dottor Sergio Agradi, proctologo della nuova équipe di Humanitas Gavazzeni - quali la stipsi, l’incontinenza urinaria o fecale, l’ostruita defecazione e i prolassi. In tutti Sergio Agradi questi casi il nostro apporto può essere di tipo clinico, chirurgico o semplicemente riabilitativo”. Una diagnostica sempre più precisa e potente consente di scegliere tra diversi percorsi di cura. “Fino a qualche anno fa - precisa il dottor Giuseppe Calabrò Giuseppe Calabrò, che si occupa in particolare della diagnostica proctologica - venivano operati, ad esempio, tutti i soggetti che presentavano problemi di mancata evacuazione. Oggi siamo in grado di verificare se la stipsi sia dovuta a un malfunzionamento dell’intestino, cosa che non richiede un intervento chirurgico, o se si tratti piuttosto di un problema di tipo meccanico, per il quale possiamo intraprendere una semplice terapia riabilitativa”. Durante la visita proctologica il primo esame che viene eseguito è l’anoscopia o rettoscopia, eseguita in Humanitas Gavazzeni con un supporto video. Altri esami strumentali importanti per definire una diagnosi proctologica sono la manometria anorettale, l’ecografia transanale e la pelvigrafia, con cui si può valutare la funzionalità dell’apparato sfinteriale e dei canali dell’ano e del retto e visualizzare la dinamica evaPAVIMENTO PELVICO, cuativa nel suo insieme. PROBLEMI SOPRATTUTTO IN ROSA Dal punto di vista degli interLe problematiche proctologiche più complesse – in venti chirurgici, invece, i più primo luogo i prolassi – riguardano soprattutto le donne diffusi sono quelli eseguiti (70-75%). Se gli uomini possono infatti soffrire solo di con le tecniche Starr e Tranprolasso rettale, le donne sono soggette anche a quelli star “con cui viene asportata e vescicali e uterini. Una disparità strutturale data dal ricucita la mucosa oggetto del fatto che l’organismo femminile non dispone della prolasso, che ostruisce il retto prostata che, per come è posizionata, fornisce un valido - spiega il dottor Agradi -. A sostegno a tutto il piano perineale, evitando che questo questi si affianca la tecnica si rilasci verso il basso. Non solo: il canale anale e rettale Pops, eseguita in laparoscodell’uomo e della donna sono anatomicamente diversi, pia, con cui vengono eliminainoltre il pavimento pelvico delle donne che hanno ti i prolassi. Il tutto in tempi avuto gravidanze risulta essere più “accidentato” e, molto brevi, intervenendo in quindi, più soggetto a problematiche di natura un unico ambito e con una proctologica. sola operazione”. HUMANITASGAVAZZENI - NOVEMBRE 2014 11 muscolari e una perdita di funzione permanente e completa, con un impatto sull’autonomia del paziente particolarmente grave”. Quando un paziente anziano si rompe il femore, la questione che si trova davanti il chirurgo ortopedico è se sia possibile intervenire con una protesi o se sia invece necessario effettuare un intervento più complesso. Ricominciare a camminare, riconquistare sicurezza, riprendere le proprie abitudini. Oggi interventi chirurgici e percorsi riabilitativi consentono anche alle persone anziane di superare una frattura agli arti. Compresa una delle più ‘pesanti’, quella al femore. SPERIMENTARE NUOVE METODICHE Dopo una frattura, recuperare si può, si deve P CADUTE, FATTORI DI RISCHIO • precedenti cadute • paura di cadere • polifarmacoterapie e assunzione di alcune categorie di farmaci • alterazione della mobilità • alterazione della vista • isolamento sociale da PNLG, Linee guida delle cadute da incidente domestico negli anziani 12 HUMANITASGAVAZZENI - NOVEMBRE 2014 rocurarsi una fattura. Succede, e molto, anche all’interno delle nostre case, soprattutto a persone anziane. Si chiamano “incidenti domestici” e rappresentano per la sanità una delle maggiori cause di invalidità momentanea (o addirittura permanente) e di ricovero, causando a chi ne è colpito anche un senso di insicurezza psicologica. I dati dicono che un terzo delle persone con oltre 60 anni sia a rischio di caduta per la combinazione di diversi fattori, legati da una parte all’invecchiamento e dall’altra a situazioni ambientali non corrette. Per le donne c’è anche l’aggravante dell’osteoporosi che rende le ossa progressivamente più fragili. “La popolazione è sempre più longeva, nel 2050 una persona su cinque avrà più di 60 anni, e il problema va affrontato sia sul fronte della prevenzione sia sul fronte dell’intervento medico sanitario appropriato - dice Flavio Cividini, responsabile dell’Unità Operativa di Traumatologia di Humanitas Gavazzeni - . Le cadute dell’anziano hanno implicazioni varie e complesse all’interno delle quali le fratture degli arti inferiori e superiori rappresentano un’ampia percenFlavio Cividini tuale, stimabile attorno al 20%”. Parliamo soprattutto di fratture di femore (80.000 all’anno in Italia sopra i 65 anni) ma anche dell’anca, dell’arto superiore (omero, ulna), del polso, della colonna vertebrale su cui oggi la chirurgia propone interventi che si prefiggono di riattivare la funzionalità e la mobilità dell’organismo nei tempi più brevi possibili. RIMETTERE IN SESTO IL FEMORE “Operiamo un paziente con una frattura di femore rapidamente, entro le 48 ore, come raccomanda peraltro il Ministero della Salute, per ridurre i rischi e le possibili complicanze. Il nostro obiettivo però è anche permettere al paziente di stare seduto o in piedi quanto prima e recuperare rapidamente la capacità di deambulare - spiega il dottor Cividini -. L’allettamento e l’immobilità possono provocare una diminuzione delle forze “La frattura trattata con la protesi ha un decorso più veloce e il malato cammina poi in tempi rapidi, mentre la frattura che interviene in maniera più importante sul femore richiede una sintesi con chiodo e quindi un periodo di tempo di almeno 60 giorni in cui il paziente è praticamente bloccato a letto aggiunge il responsabile dell’Unità Operati- dice il dottor Cividini -. Il nostro compito è va di Traumatologia di Humanitas Gavazze- far capire all’anziano che, invece, potrà recuni -. Stiamo applicando una nuova metodi- perare la sua autonomia. Ecco perché cerca, PFNA con cementazione, che dovrebbe chiamo di effettuare interventi chirurgici raconsentire un recupero decisamente più ve- pidi, precoci, che permettano di recuperare loce del paziente. E i primi interventi stanno la capacità di camminare velocemente e, quindi, di vivere bene”. dando buoni risultati”. Cercare sempre nuove tecniche per accorciare i tempi di permanenza a letto è un LA CENTRALITÀ obiettivo costante di medici e specialisti. DELLA RIABILITAZIONE “Direi che è centrale soprattutto per questo La fase della riabilitazione è quindi imporparticolare tipo di paziente. Quando un an- tantissima e fondamentale per tornare in ziano cade e ha una frattura imporforma. tante, quale può essere appun“La menomazione e disabilità da Per saperne di più to quella del femore, diventa patologia traumatica o degenerafragile dal punto di vista tiva degli arti rappresentano un sull’Area Ortopedica psicologico: pensa di non settore di intervento ben consowww.humanitasgavazzeni.it poter più essere autonomo, lidato della Medicina Riabilitatidi essere di peso ai familiari e va - spiega Michele Albano, requesto genera una sindrome sponsabile della Riabilitazione Ordepressiva particolarmente grave topedica e Sportiva di Humanitas Ga- vazzeni -. Il programma riabilitativo, in particolare per la frattura di femore, coinvolge il paziente dall’immediato post operatorio alla dimissione ed è fortemente influenzato dallo stato mentale, dalla mobilità e dalla funzionalità prima dell’infortunio. Questi sono Michele Albano infatti parametri utili per valutare il tipo di percorso riabilitativo da impostare, individuando le potenzialità da sfruttare. Il paziente deve tornare a camminare e a svolgere le sue attività quotidiane il prima possibile per prevenire e contrastare anche i rischi legati all’intervento chirurgico e all’immobilizzazione, come la trombosi venosa profonda e le piaghe da decubito, limitando così le complicanze polmonari”. MANTENERSI IN FORMA PER MIGLIORARE FORZA E EQUILIBRIO Muoversi aiuta a migliorare la forza muscolare, la coordinazione e l’equilibrio. Prima di intraprendere qualsiasi attività, anche sportiva, è bene sottoporsi a una visita specialistica (fisiatrica e cardiologica) per escludere quelle condizioni patologiche, soprattutto a carico del sistema cardio circolatorio, che potrebbero esporre a un sovraccarico funzionale e all’insorgere di patologie spesso gravi. L’attività fisica aiuta infatti a mantenere la funzionalità del sistema muscolo scheletrico. Se non ci sono controindicazioni, fare una camminata ogni giorno evita la rigidità articolare che spesso, nelle persone anziane, è una conseguenza dell’artrosi. “Effettuare programmi di riabilitazione preventiva rappresenta una possibilità terapeutica soprattutto quando, alla base, ci sono patologie di natura ortopedica o quando l’attività sportiva che si vuole praticare richiede una preparazione particolare - precisa il dottor Albano, fisiatra -. In una prima visita raccogliamo la storia del paziente, registriamo gli eventuali trattamenti farmacologici ed effettuiamo una valutazione di natura posturale. Se riscontriamo alterazioni segmentali e della deambulazione e deficit di forza, prescriviamo un trattamento riabilitativo per correggere lo schema del passo rendendolo funzionale e per garantire la stabilità attraverso esercizi propriocettivi che riducono il rischio di cadute. A questo si affianca un lavoro di rinforzo muscolare laddove si presentano deficit motori”. HUMANITASGAVAZZENI - NOVEMBRE 2014 13 Humanitas Gavazzeni Informazioni utili Non si può prescindere dal Laboratorio Analisi nel percorso di diagnosi e cura delle malattie. Oggi tecnologie avanzate permettono di eseguire più esami a partire da un unico prelievo. ter contare anche su un sistema di segnalazione del personale del Laboratorio nel caso di risultati dubbi o che richiedono un ricontrollo immediato. COORDINAMENTO E RICERCA Velocità e precisione per un lavoro di squadra RISPARMIARE TEMPO CON IL REFERTO ON LINE Sul sito www.humanitasgavazzeni.it è possibile visionare, scaricare e stampare il referto di ogni esame diagnostico eseguito. Il servizio è gratuito e sicuro, ha validità medico legale e sostituisce in tutto e per tutto il referto cartaceo che, comunque, può essere sempre ritirato in ospedale. Attivare il servizio referto online è semplice: basta registrarsi presso gli sportelli dell’accettazione e compilare un modulo su cui è riportato il regolamento. Per visionare il referto dalla home page del sito di Gavazzeni www.humanitasgavazzeni.it, è necessario cliccare sulla voce “Referto online” e inserire il PIN numerico e il codice identificativo consegnati al momento della registrazione. Quando il referto è pronto online, il paziente viene avvisato tramite email e, a richiesta, anche con un SMS telefonico. 14 HUMANITASGAVAZZENI - NOVEMBRE 2014 I l Laboratorio Analisi è un servizio ‘cardine’ per il funzionamento di un ospedale. Un medico arriva infatti a stilare una diagnosi e approntare un percorso di cura sulla base di dati che arrivano da quest’area strategica dove biologi e tecni- Claudia Filippi ci, utilizzando strumentazione all’avanguardia, analizzano i contenuti dei campioni provenienti sia dal Centro prelievi che dai reparti di degenza. Un lavoro accurato che si svolge in tempi decisamente brevi. “I campioni (sangue, liquidi biologici) spiega Claudia Filippi, responsabile del Laboratorio Analisi di Humanitas Gavazzeni -, vengono dotati di un’etichetta ‘barcode’ già al momento del prelievo, contenente tutte le informazioni necessarie: generalità del paziente e tipologia di analisi richiesta. Da questo momento tutto è automatizzato: il software del laboratorio legge il ‘barcode’ e carica la richiesta sullo strumento che deve eseguire l’esame richiesto. Lo stesso strumento, una volta eseguita l’analisi, trascrive in automatico i risultati sul sistema che gestisce il referto”. Un meccanismo creato per evitare errori di lettura o trascrizione, e gestito con accortezza dal team del Laboratorio: due volte al giorno gli strumenti vengono sottoposti a controlli di qualità interni, utilizzando campioni dai risultati già noti che consentono di verificare se la lettura, di volta in volta, è corretta. A questi si aggiunge la Verifica Esterna di Qualità (VEQ) disposta mensilmente dalla Regione Lombardia per valutare tutti i laboratori del territorio. PIÙ ANALITI PER OGNI PROVETTA La strumentazione in dotazione al Laboratorio Analisi di Humanitas Gavazzeni permette di eseguire numerosi esami su una sola provetta. “Se una volta, per effettuare più E proprio sulle risposte, cioè sui referti, punta la qualità del servizio. In primo luogo sulla predisposizione dello stesso referto, sul quale vengono riportati non solo i risultati dell’ultimo esame, ma anche quelli dei prelievi precedenti. “Un aspetto importante, perché l’andamento nel tempo dei dati di laboratorio, molto spesso, è utile per meglio valutare l’evoluzione delle condizioni cliniche del paziente e/o la risposta alla terapia”, sottolinea la responsabile del Laboratorio. In secondo luogo, sulla comunicazione. Per il paziente significa poter accedere al suo referto online (vedi box), per gli specialisti dell’ospedale e i medici coinvolti nella lettura dell’esame, po- Il Laboratorio Analisi, pur nella sua autonomia, mantiene un filo diretto con la sede centrale di Humanitas di Rozzano (Milano). “I laboratori dei due ospedali sono collegati online e molte delle procedure di tipo analitico sono praticamente sovrapponibili - precisa Alessandro Montanelli, coordinatore dei Laboratori Analisi cliniche di Humanitas -. Per questo possiamo ragionare in comune, con il supporto di piattaforme tecnologiche identiAlessandro Montanelli che, come se fossimo un unico grande laboratorio. Un vantaggio anche dal punto di vista delle diverse sperimentazioni in atto a livello di Gruppo: ognuno può fare la sua parte e dare il suo distinto apporto a livello di ricerca clinica”. IL NUOVO PARCHEGGIO DI HUMANITAS GAVAZZENI 328 posti auto, di cui 7 riservati a utenti disabili, sono a disposizione di chi si reca in ospedale o al vicino campus scolastico a prezzi calmierati. La tariffa oraria del parcheggio è di 1 euro e le frazioni (scadenzate a 20 minuti) sono fissate a 30 centesimi; esiste anche una tariffa a prezzo fisso di 6 euro per una fascia oraria compresa tra le 6 e le 12 ore, e una tariffa a 10 euro per una fascia oraria compresa tra le 12 e le 24 ore. I pazienti in cura presso i reparti di oncologia, radioterapia e dialisi sono esentati dal pagamento del biglietto di ingresso. Gli utenti con problemi di deambulazione possono usufruire, gratuitamente, di un servizio di trasporto di cortesia dal parcheggio agli ingressi degli edifici dell’ospedale. analisi, erano necessarie più provette - dice la dottoressa Filippi -, oggi grazie all’elevata integrazione delle tecnologie possiamo caricare un grosso numero di reattivi e eseguire più esami utilizzando una piccola quantità di sangue. Un vantaggio soprattutto per il paziente, che in un’unica soluzione può avere più risposte sottoponendosi a un piccolo prelievo”. Centralino Tel. 035.4204.111 Ambulatori, Laboratorio e Radiologia Senza appuntamento Laboratorio di analisi cliniche ed elettrocardiogramma Servizio Sanitario Nazionale Edificio C – piano terra: da lunedì a sabato: 7-10.30 Privati: Edificio D – piano terra: da lunedì a sabato: 7-10.30 Su appuntamento Visite ambulatoriali, esami strumentali e di radiologia: accettazione da lunedì a venerdì: 8-18; sabato: 8-12 Per prenotazioni Servizio Sanitario Nazionale: Edificio C – piano terra: da lunedì a venerdì: ore 8-16 Privati: Edificio D – piano terra: da lunedì a venerdì: 8-19; sabato: 8-12 Radiologia: Edificio C – primo piano: prenotazione da lunedì a venerdì: ore 8-16 accettazione da lunedì a venerdì: ore 8-19 accettazione sabato: ore 8-12, Edificio C – piano terra Tel. 035.4204.300 - Fax 035.4204.330 Prenotazioni on line Compila il modulo disponibile sul sito www.humanitasgavazzeni.it cliccando in home page “Prenotazioni on line”. Per annullare appuntamenti e prenotazioni Telefonare al numero 035.4204.004 e lasciare un messaggio nella segreteria telefonica. Referti Referti Online Il servizio, sicuro, semplice, veloce e gratuito, permette di consultare e stampare i referti dei propri esami di laboratorio via web o email. Per info: www.humanitasgavazzeni.it Ritiro Referti Servizio Sanitario Nazionale: Edificio C – piano terra: da lunedì a venerdì: 8-16; sabato: 9-12 Privati: Edificio D – piano terra: da lunedì a venerdì: 8-19; sabato: 8-12 È importante ricordare che per la prima data di disponibilità degli esami indicata sul pro-memoria in possesso di ogni paziente, il referto potrà essere ritirato solo a partire dal pomeriggio di quello stesso giorno (dalle ore 14), o dal mattino del giorno seguente. Medicina Nucleare e Radioterapia Informazioni, prenotazioni e accettazione Edificio D – piano –1: Medicina Nucleare: da lunedì a venerdì: ore 8.30-16.30 Tel. 035.4204.300 - Fax. 035.4204.440 E-mail: [email protected] Radioterapia: da lunedì a venerdì: ore 8.30-16.30 Tel. 035.4204.315 - Fax. 035.4204.440 E-mail: [email protected] Servizio Check-up Informazioni, prenotazioni e accettazione Edificio D – piano terra: da lunedì a venerdì: 8-16 Tel. 035.4204.364 - Fax 035.4204.499 E-mail: [email protected] Servizio di odontoiatria Informazioni, prenotazioni e accettazione Edificio C: piano -1, da lunedì a venerdì: ore 8-20 Tel. 035.4204.900 Accettazione Ricoveri Servizio Sanitario Nazionale: Edificio C – piano –1: da lunedì a venerdì: ore 7-15; sabato: ore 8-12 domenica, presso il Pronto Soccorso: ore 8-12 Privati: edificio A – piano terra: da lunedì a venerdì: 8-16 Accettazione Pre ricoveri Servizio Sanitario Nazionale: Edificio C – piano –1: da lunedì a venerdì: ore 7-15 Privati: edificio D – piano terra: da lunedì a venerdì: 8-16 URP Da lunedì a venerdì: 9 - 12.30 Tel. 035.4204.261 - Fax 035.4204.962 E-mail: [email protected] Via M. Gavazzeni 21 - 24125 Bergamo Ufficio stampa: Tatiana Debelli [email protected] Anno XIV - numero 2 - Novembre 2014 Autorizzazione del Tribunale di Bergamo N.42 del 27 settembre 2001 Direttore responsabile: Mario Galli Direttore comunicazione: Walter Bruno Redazione: Tatiana Debelli, Monica Florianello, Luca Palestra Grafica: Pierluigi Nava, G&R Associati Immagini: Archivio Humanitas Gavazzeni, Sergio Agazzi, Gianfranco Rota, Shutterstock Stampa: Litostampa Istituto Grafico srl, Bergamo HUMANITASGAVAZZENI - NOVEMBRE 2014 15
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