Misure meccaniche e termiche Misure di temperatura e determinazione sperimentale della prontezza di uno strumento del primo ordine Ing. Matteo Scaccabarozzi [email protected] Scopo del laboratorio 2 Scopo dell’esercitazione è la determinazione sperimentale della prontezza di uno strumento del primo ordine: Termocoppia Perché? Perché nella misura di quantità variabili nel tempo insorgono una serie di problemi legati alle caratteristiche degli strumenti. E’ necessario indagare se un determinato strumento è valido per misure dinamiche prontezza. Prima di determinare la prontezza dello strumento, impariamo ad eseguire una misura di temperatura con una termocoppia. © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio La termocoppia 3 Il funzionamento di una termocoppia si basa sull'effetto termoelettrico, che comprende tre separati effetti: effetto Peltier effetto Thomson effetto Seebeck: se si crea un circuito chiuso (come nella figura qui sotto) con fili di due materiali diversi A e B, giuntati in due punti posti a temperature diverse T1 e T2, si crea circolazione di corrente, oppure se si apre il circuito, si crea una differenza di potenziale V. Quest'ultimo è l'effetto che si sfrutta per la realizzazione delle termocoppie. © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio La termocoppia: proprietà 4 Per la realizzazione delle termocoppie si sfruttano 5 proprietà, che permettono di realizzare circuiti elettrici "reali". Proprietà 1: Variazioni di temperatura sui fili A e B non influenzano la fem se i giunti rimangono a T1 e T2 e se i conduttori A e B sono di due materiali perfettamente omogenei. T3 A T4 T1 T2 B T5 femAB (T1 T2 ) © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio La termocoppia: proprietà 5 Proprietà 2 L’introduzione di un terzo metallo C in una termocoppia A e B non modifica la fem se le nuove giunzioni sono isoterme (T3=T3) e T1 e T2 sono invariate. A T1 T3 T2 T3 B B T4 fem (T1-T2) C Questa proprietà permette di inserire uno strumento di misura della fem nel circuito. © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio Leggi e proprietà delle termocoppie 6 Proprietà 3 Corrisponde alla legge 2, inserendo il materiale C in una delle due giunzioni: l’introduzione di un terzo metallo C in una giunzione a T1 di una termocoppia non modifica la fem se le nuove giunzioni sono isoterme a T1. A T3 T1 T4 T2 C T1 B fem (T1-T2) T5 Questa proprietà è utilizzabile sia per inserire uno strumento di misura nel circuito sia per saldare o brasare i giunti della termocoppia (introducendo quindi un terzo metallo di apporto). © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio La termocoppia: proprietà 7 Proprietà 4 Se la termocoppia A e C con i giunti a T1 e T2 genera la fem EAC e la termocoppia B e C con i giunti a T1 e T2 genera la fem EBC, allora la termocoppia A e B con i giunti T1 e T2 genera la fem EAB=EAC+EBC. A T1 C EAC + C - C T2 T1 B ECB + A T1 - B B + EAC+ECB © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio T2 - B T2 La termocoppia: proprietà 8 Proprietà 5 (legge delle temperature intemedie) Se la termocoppia A e B con i giunti a T1 e T2 genera la fem E12 e con i giunti a T2 e T3 genera la fem E23, allora essa genera E13=E12+E23. A T1 B E12 + A - B T2 T2 B E23 + - B T3 A T1 - B B + T3 E12+E23 Esistono tabelle e grafici dei poteri termoelettrici delle diverse termocoppie riferiti a 0°C. © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio Utilizzo della termocoppia 9 Scopo della prima parte dell’ esercitazione è quello di acquisire conoscenze sui sensori di temperatura, ed in particolare sulle termocoppie e termoresistenze. Il primo passo consiste nel leggere il segnale di una termocoppia direttamente, attraverso la misura della differenza di potenziale sul giunto freddo: dopo aver imposto un gradino di temperatura noto, si valuterà la risposta dello strumento. © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio Utilizzo della termocoppia 10 L’uscita dello strumento è una tensione, quindi, conoscendo il legame che esiste tra differenza di temperatura ai capi della termocoppia e la f.e.m. generata, è possibile risalire al DT. Dall'osservazione della risposta della termocoppia si noterà una certa "inerzia" a raggiungere il valore finale della misura. Questo fenomeno, chiamato prontezza verrà valutato nella seconda parte dell’esercitazione. © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio Utilizzo della termocoppia 11 Le tensioni misurate non permettono di risalire alla temperatura iniziale e finale del gradino imposto perché sono proporzionali alla differenza di temperatura tra i due giunti della termocoppia, è necessario quindi conoscere la temperatura di uno dei giunti per poter risalire alla temperatura del giunto di misura. E’ importante notare che dalla tensione misurata non è possibile neppure risalire al gradino di temperatura imposto, in quanto la curva di taratura non è in genere lineare. Soluzioni: 1. Impongo al giunto di riferimento la temperatura di 0°C 2. Determino la temperatura di riferimento con un altro strumento, ad esempio una temroresistenza. © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio Utilizzo della termocoppia: giunto di riferimento a temperatura 0°C imposta 12 Il metodo piu’ accurato per avere un giunto di riferimento a temperatura nota, e in particolare di 0 °C, è quello di creare un bagno in cui coesistano in equilibrio di acqua liquida e ghiaccio. Questo riferimento è estremamente accurato e stabile nel tempo, anche se non di semplice realizzazione al di fuori delle condizioni di laboratorio. In alternativa è possibile utilizare un “forno termostatico” in grado di mantenere la temperatura di 0 °C, con elevata accuratezza. © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio Utilizzo della termocoppia: giunto di riferimento a temperatura 0°C imposta 13 Resta un ultimo problema legato al fatto che i morsetti del sistema di acquisizione sono in realtà due altri giunti tra materiali diversi, e se si trovano a temperature differenti producono un ulteriore effetto che inficia la misura; non sarebbe quindi rispettata la seconda legge delle termocoppie. Elettricamente isolante, ma con una buona conduzione termica Per ovviare a questo problema, di solito viene inserito un elemento che garantisce che i due morsetti siano alla stessa temperatura; i giunti saranno quindi detti isotermi. © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio Utilizzo della termocoppia: giunto di riferimento a temperatura ambiente nota 14 Si supponga di costruire il circuito di misura come quello mostrato a sinistra, in cui il giunto di riferimento è a temperatura Tref nota (ad es. temperatura ambiente). Sarà quindi possibile ricavare T1 nella seguente maniera: dalla tabella della termocoppia si trova la fem relativa alla Tref, si somma il valore della fem misurata, e infine si cerca in tabella la T1 relativa a questa fem. Il circuito però prevede ancora due termocoppie; si può però semplificare il circuito ad una sola termocoppia, aprendo uno dei due giunti e collegando le estremità direttamente ai morsetti del multimetro. In questo modo si porta il giunto di riferimento a Tref in corrispondenza dei morsetti. Rimane comunque da conoscere la temperatura Tref; nel caso odierno questa viene misurata tramite una termoresistenza. © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio Lettura della tabella di taratura della termocoppia 15 Problema: si vuole determinare la temperatura T1, nota la temperatura Trif del giunto di riferimento, e nota la lettura in tensione in uscita dalla termocoppia VL. Soluzione: è necessario trovare dalla tabella dei potenziali termoelettrici della termocoppia il valore Vrif corrispondente a Trif. Noto che VL=(V-Vrif), si può quindi ottenere quindi V=VL+Vrif, ovvero la tensione che leggerebbe una termocoppia con giunto di riferimento a 0 °C. Ed infine si può ricavare la temperatura T1 cercando il valore di tensione V nella tabella dei potenziali termoelettrici (che sono riferiti a 0°C). © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio Lettura della tabella di taratura della termocoppia 16 Esempio: Trovare la temperatura corrispondente ad un ∆V=0.00128 V La tensione letta è corrispondente ad una T=20+5= 25° C NB: NELL’IPOTESI CHE IL GIUNTO FREDDO SIA A T=0°C © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio Lettura della tabella di taratura della termocoppia © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio 17 La termoresistenza 18 Principio di funzionamento: Il principio fondamentale alla base delle termoresistenze è semplice: una resistenza varia il proprio valore al variare della temperatura. Esistono molti tipi di termoresistenze, realizzate in differenti materiali, con caratteristiche di sensibilità, fondo scala, accuratezza differenti. La resistenza è in se piuttosto fragile e pertanto va protetta con opportuni contenitori. Una delle termoresistenze più comuni è la Pt100, la sigla rivela che si tratta di una resistenza di platino con valore nominale di 100 a una temperatura di 0 °C. © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio La termoresistenza: collegamenti © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio 19 Esperienza di laboratorio – prima parte 20 Misurare con la termoresistenza la temperatura ambiente, ed assumerla pari a quella di riferimento, ovvero dei morsetti del multimetro (si ricorda che misura = numero+udm+incertezza!); riscaldare una resistenza riscaldante alimentandola con una tensione costante, e lasciare andare a regime (5-10 min); misurare con la termocoppia la temperatura della resistenza riscaldante (si ricorda che misura = numero+udm+incertezza!); © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio Esperienza di laboratorio – prima parte 21 Calcolo dell’incertezza: Termocoppia: consultare la tabella dei potenziali termoelettrici e considerare l'indicazione "limits of error" come accuratezza; dei due numeri indicati, considerare il maggiore. La termocoppia del laboratorio è di classe "standard". Termoresistenza: la termoresistenza del laboratorio è di classe B (nel range -50 °C/+500 °C). Si riportano di seguito le tabelle per il calcolo delle accuratezze. Calcolare l'incertezza a partire dall'accuratezza, con i = a / © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio 3 Esperienza di laboratorio – prima parte Misurando il valore di resistenza assunta dal termistore, è possibile leggera in tabella in corrispondente valore di temperatura © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio 22 Modello termodinamico della termocoppia Consideriamo una termocoppia il cui giunto caldo, inizialmente alla temperatura To, venga posto in un sistema con una gas a temperatura Tgas, l'equanzione di bilancio termico che esprime la variazione della temperatura della sonda nel tempo è espressa da: Ts = temperatura istantanea della sonda m = massa giunto caldo termocoppia c = calore specifico giunto caldo A = superficie giunto caldo h = coefficiente di scambio termico per convezione definendo il tempo caratteristico tc della sonda come: Adimensionalizzando: la soluzione dell'equazione differenziale del 1° ordine è: © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio 23 T gas Tsonda Modello di uno strumento del primo ordine x( t ) Funzione di trasferimento 24 y(t) INGRESSO USCITA esempio: x(t) temperatura [°C] y(t) tensione [V] esempio di comportamento reale 1,5 x(t) y(t)/k x(t),y(t)/k MODULAZIONE 1 0,5 0 0 1 2 -0,5 -1 SFASAMENTO -1,5 tempo © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio 3 Modello di uno strumento del primo ordine 25 E’ ora possibile definire la sensibilità statica (k) come rapporto tra b0 e a0 la costante di tempo () come rapporto tra a1 e a0 b0 a1 dVout Vout Tin a0 dt a0 b0 a1 k ; a0 a0 k dVout Vout kTin dt Facile vedere il significato fisico di k. E’ semplicemente la sensibilità in condizioni statiche (dVout=0 k=Vout/Tin). © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio Modello di uno strumento del primo ordine 26 In questo laboratorio si analizzerà uno strumento del primo ordine (termometro) il cui comportamento viene descritto da un’equazione differenziale del tipo: dVout a1 a0Vout b0Tin dt TIN che può così essere riscritta, dividendo per a0: b0 a1 dVout Vout Tin a0 dt a0 dove Tin è la grandezza in ingresso (in) Vout è la grandezza in uscita (out) © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio [°C] STRUM. VOUT [V] Modello di uno strumento del primo ordine 27 Nota importante sulle unità di misura: Tin per misure di temperatura è espressa in [°C] Vout, grandezza in uscita dallo strumento può essere in [V] per una termocoppia o in [Ω] per una termoresistenza. Nel laboratorio in oggetto, la centralina di acquisizione dei dati NON provvede anche alla conversione in [°C] della misura in uscita dello strumento. Pertanto la sensibilità statica k andrà ricavata dalla tabella della termocoppia utilizzata. © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio Modello di uno strumento del primo ordine 28 dVout Vout kTin dt MODULAZIONE + SFASAMENTO MODULAZIONE La sensibilità statica influisce sul segnale in uscita (Vout) variando in modulo il segnale in ingresso (Tin), la costante di tempo influisce oltre che sul modulo anche sul ritardo che il segnale subisce © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio Modello di uno strumento del primo ordine: risposta al gradino 29 Uscita dello strumento kTamb+kΔT Vout GRADINO IMPOSTO Gradino di Temperatura imposto RISPOSTA DELLO STRUMENTO kΔT kTamb t=0 Tempo Temperatura ambiente Risposta dello strumento: t tc Vout kTamb kDT 1 e © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio Modello di strumento: risposta al gradino Forma adimensionalizzata: 30 Vout kTamb 1 e kDT t tc Da ciò si deduce che per t=tc, ovvero t/tc=1 Vout kTamb t 1 1 1 e 0.632 tc kDT © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio Determinazione della prontezza: 1° metodo 31 Uscita dello strumento qi Vout Risposta dello strumento q0 kqis crescente kΔT 63.2% t=0 63.2% t=tc t=tc Vout 63.2% t=tc tempo Mi serve conoscere solo il tempo t per cui si raggiunge il 63.2% del salto. © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio Determinazione della prontezza: 1° metodo 32 Vantaggi: immediatezza, necessita di una sola misura Svantaggi: poco accurato perchè è difficile determinare l'istante t=0 © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio Determinazione della prontezza: 2° metodo 33 Si utilizzano molte misurazioni e le si interpola con una retta in scala logaritmica. (comando REGR.LIN in Excel) Scrittura in forma logaritmica: Vout kTamb kDT 1 e Vout kTamb V kTamb 1 e 1 out e kDT kDT definendo ora Vout kTamb Z log e 1 kDT © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio Determinazione della prontezza: 2° metodo segue quindi che t dZ 1 Z tc dt tc retta t-Z © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio pendenza della retta 34 Determinazione della prontezza: 2° metodo 35 Vout kΔT Vout © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio Determinazione della prontezza: 2° metodo 36 Vantaggi: più accurato perchè • usa più punti • non dipende dalla determinazione di t=0 © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio Determinazione della prontezza: 3° metodo 37 Interpolazione con una curva esponenziale: temperatura prevista per uno strumento del 1° ordine Vout 1°ordine= k Tamb + k ΔT(1-e-t/tc)) temperatura misurata Vout misurata L’interpolazione si esegue nel senso dei minimi quadrati: la curva interpolante è quella che minimizza l’errore quadratico medio (tra temperatura teorica e temperatura sperimentale). eqm V N © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio out misurata Vout1 ordine 2 N Determinazione della prontezza: 3° metodo 38 Per ricercare il valore di tc migliore si può procedere per tentativi, oppure si può utilizzare una funzione automatica come il "Risolutore" di Excel, oppure la funzione fminsearch di Matlab. 1.2 1 0.8 Serie1 0.6 Serie2 0.4 0.2 0 1 229 457 685 913 1141 1369 1597 1825 2053 2281 2509 2737 © Misure e Tecniche Sperimentali – laboratorio
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