Torino . Auditorium Rai . Concerti 2013 •2014 23° ica La grande mussegno va sempre a e 20.30 AGGIO 2014 or GIOVEDÌ 22 M GGIO 2014 ore 20.30 A VENERDÌ 23 M Alexander Lonquich direttore e pianoforte Mozart Lunedì 26 maggio 2014 ore 12.30 Auditorium Rai "Arturo Toscanini", piazza Rossaro, Torino Sala di Rappresentanza Conferenza stampa di presentazione de LA STAGIONE DEI VENT'ANNI CONCERTI 2014 - 2015 DELL'ORCHESTRA SINFONICA NAZIONALE DELLA RAI Ventidue concerti per un nuovo viaggio nell’emozione della grande musica, in compagnia di interpreti d’eccezione come Lang Lang, Semyon Bychkov, James Conlon, Renaud Capuçon, Viktoria Mullova, Michele Mariotti, Marc Albrecht, Krassimira Stoyanova, Fabio Biondi, Sol Gabetta, Beatrice Rana, David Garrett e altri. Da settembre 2014 a maggio 2015, anche su Radio3, Rai5 e www.classica.rai.it. 23 ° GIOVEDÌ 22 M AGGIO 2014 or e 20.30 23 ° VENERDÌ 23 M AGGIO 2014 or e 20.30 Alexander Lonquich direttore e pianoforte Alexander Lonquich direttore e pianoforte Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791) Concerto n. 17 in sol maggiore KV 453 per pianoforte e orchestra (1784) Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791) Concerto n. 14 in mi bemolle maggiore KV 449 per pianoforte e orchestra (1784) Durata: 30' ca. Ultima esecuzione Rai a Torino: 27 novembre 2009, Jeffrey Tate, Piotr Anderszewski. Durata: 22' ca. Ultima esecuzione Rai a Torino: 30 gennaio 2004, Jeffrey Tate, Lars Vogt. Allegro Andante Allegretto Wolfgang Amadeus Mozart Sinfonia n. 36 in do maggiore KV 425 Linz (1783) Adagio – Allegro spiritoso Andante Minuetto – Trio Presto Durata: 27' ca. Ultima esecuzione Rai a Torino: 22 aprile 2005, Lü Jia. Wolfgang Amadeus Mozart Concerto n. 22 in mi bemolle maggiore KV 482 per pianoforte e orchestra (1785) Allegro Andante Allegro [Rondò] Durata: 32' ca. Ultima esecuzione Rai a Torino: 15 aprile 1999, Eliahu Inbal, Barry Douglas. Il concerto di giovedì 22 maggio è trasmesso in collegamento diretto su Radio3 alle ore 20.30 per il programma “Radio3 Suite”, in collegamento diretto su Rai5 alle ore 20.30, in streaming audio-video su www.osn.rai.it e www.classica.rai.it. La ripresa televisiva è effettuata dal Centro di Produzione TV di Torino. Allegro vivace Andantino Allegro ma non troppo Wolfgang Amadeus Mozart Sinfonia n. 38 in re maggiore KV 504 Praga (1786) Adagio Andante Finale. Presto Durata: 30' ca. Ultima esecuzione Rai a Torino: 16 dicembre 2005, Gianandrea Noseda. Wolfgang Amadeus Mozart Concerto n. 24 in do minore KV 491 per pianoforte e orchestra (1786) Allegro Larghetto [Allegretto] Durata: 28' ca. Ultima esecuzione Rai a Torino: 4 novembre 1995, Umberto Benedetti Michelangeli, Alexander Lonquich. Il concerto di venerdì 23 maggio è trasmesso in collegamento diretto su Radio3 alle ore 20.30 per il programma “Radio3 Suite”, in streaming audio-video su www.osn.rai.it e www.classica.rai.it e sarà trasmesso in differita su Rai5. La ripresa televisiva è effettuata dal Centro di Produzione TV di Torino. Wolfgang Amadeus Mozart Concerto n. 17 in sol maggiore KV 453 per pianoforte e orchestra Verso la fine Nel 1784 Mozart aveva solo ventotto anni, ma ne dimostrava molti di più: prima enfant-prodige dalla valigia sempre in mano, poi compositore di corte presso l’arcivescovo Colloredo di Salisburgo, e infine musicista indipendente nella Vienna di fine secolo; fin dalla più tenera età era abituato a vivere in lotta contro il tempo. Gli ultimi anni sarebbero stati ancora più frenetici; Mozart avrebbe sentito l’esigenza di sfruttare ogni attimo del suo tempo: le lezioni al mattino, l’inevitabile partecipazione alla mondanità viennese nel pomeriggio e la composizione di notte lasciavano ben poco respiro alla sua salute; senza dimenticare le quotidiane lotte a distanza con il padre, incapace di accettare la condizione ormai indipendente del figlio. Per tre anni Mozart si trovò a boccheggiare tra le visite dei creditori e degli allievi, senza riuscire a imporsi come avrebbe voluto. Il Concerto KV 453, nacque in quell’anno per la pianista Babette Ployer, una delle più dotate allieve del compositore. Quest’opera è generalmente considerata un punto nodale del percorso sviluppato da Mozart nei ventiquattro concerti per pianoforte e orchestra: la sua forma è costruita in maniera articolata, l’integrazione tra solista e orchestra trova una giusta misura, il timbro della strumentazione è curato. Molti passaggi sembrano scivolare inconsapevolmente verso un patetismo tempestoso, non lontano dall’estetica dello Sturm und Drang. L’Allegro si apre con un’esposizione sorprendentemente galante, con i suoi due temi leggiadri e saltellanti. Ma l’emotività intensa non tarda ad affiorare nello sviluppo, dove gli spunti tematici passano in secondo piano per lasciare in rilievo le morbide evoluzioni dell’armonia. L’Andante è la pagina più struggente di tutto il Concerto. Una frase si appoggia su un limpido do maggiore, poi tutto affonda nel silenzio, e una lunga pausa lascia la parola alla riflessione. Ogni conflitto si annulla in un percorso che abbandona la concisione dello stile galante per raggiungere le tinte pre-romantiche della Sonata KV 457 o del Concerto KV 488. Ecco perché l’apparizione del successivo Allegretto ha il sapore di un improvviso ritorno al Settecento: la regolarità e la simmetria sono nuovamente protagoniste, con una serie di variazioni melodiche su un tema dalla fisionomia haydniana. La vera chiusura è affidata a uno scintillante Presto, che sembra trapiantato dalla scena finale di un’opera buffa; e basta lasciarsi sorprendere dalla vivace semplicità di questa pagina conclusiva, per immaginare lo sconforto provato dal pianista viennese Georg Friederich Richter, quando nel 1784, vedendo Mozart aggredire il brano con le sue fragili manine, esclamò: «Oh mio Dio, a me costa tanta fatica sudare per non ottenere alcun successo, e voi, amico, non ne fate che un gioco». Una mecenate viennese La conoscenza di Theresa von Trattner, nel 1784, fu certamente uno degli episodi che contribuirono alla notorietà viennese di Mozart. Seconda moglie dell’editore Johann-Thomas Trattner, Theresa era una donna ben inserita nei salotti della capitale austriaca. Quasi tutto il 1784 fu trascorso dai coniugi Mozart al terzo piano della frequentatissima casa Trattner, vero e proprio crocevia della cultura viennese, nonché sede di una prestigiosa sala da concerto. Fu in questa cornice domestica (teatro, secondo alcuni, anche di una scappatella con la padrona di casa) che Mozart sentì un nuovo impulso per l’attività concertistica: quattro concerti per pianoforte e orchestra nacquero in casa Trattner (il KV 453 e il KV 456 facevano parte del gruppo), e fu tra le mura di quella abitazione che Mozart organizzò, in quell’anno, una sorta di improvvisata stagione concertistica. Andrea Malvano (dagli archivi Rai) Wolfgang Amadeus Mozart Sinfonia n. 36 in do maggiore KV 425 Linz La Sinfonia in do maggiore KV 425 è detta "Linz" perché fu composta per un concerto tenutosi nella città austriaca sotto gli auspici del conte Thun, nel cui palazzo Mozart portò a termine la composizione in pochi giorni. Il 31 ottobre 1783 scriveva, infatti, al padre: «martedì 4 novembre darò qui un concerto, al teatro, e siccome non ho con me nessuna sinfonia, mi sono tuffato, fin sopra la testa, in una nuova, che dev'essere finita prima di allora». Saint-Foix considera giustamente questa Sintonia come il portale d'ingresso nell'«ambito alto e grande del genere sinfonico» cui appartengono la Sinfonia "Praga" KV 503 e le ultime tre Sinfonie del 1788 (KV 543, KV 550 e KV 551 "Jupiter”). La Sinfonia "Linz" è la più 'haydniana' tra quelle di Mozart, e non solo perché si apre, nel modo da Haydn più amato, con un Adagio che, tra ritmi puntati e misteriosi disegni roteanti su se stessi, rappresenta uno stato di incertezza da cui si esce, con effetto di netto contrasto, attraverso le scattanti nervature del primo movimento. Il carattere haydniano sta, qui, nella predominanza dell'interesse umoristico-costruttivo su quello lirico-espressivo: Mozart non lavora con temi dall'ampio respiro cantabile ma rende spiritoso l’Allegro iniziale, intarsiando motivi nervosi, scattanti, la cui vitalità è affidata essenzialmente al ritmo ed alla dinamica, nei contrasti tra piano e forte. L'orchestra viennese viene sfruttata in tutta la ricchezza delle sue articolazioni, gonfiata in sonorità trionfanti cui partecipano trombe e timpani, ridotta a intrecci filiformi, lanciata in furiose galoppate o distesa in movimenti cullanti, dalle linee arrotondate e prive di spigoli. Risate scroscianti, corse e arresti improvvisi, fugaci insinuazioni melodiche e appelli militareschi si susseguono, così, in una varietà di combinazioni timbriche che mostrano a quale livello fosse giunta, in quegli anni, la sensibilità mozartiana per il colorito degli strumenti. Soavità e dolcezza dominano l'Andante in fa maggiore, che accoglie, nell'unità di un discorso rigorosamente deduttivo, momenti molto diversi: già l'esposizione, in cui domina un cullante ritmo di siciliana, acquista, ad un certo punto, un carattere assai più intenso nell'espressione e severo, con un andamento grave e fatale, che sembra anticipare Beethoven. Ma nello sviluppo questa tensione si intensifica, toccando smarrimenti che la tranquillità dell'inizio non lasciava presagire. Il Minuetto unisce due caratteri opposti: da un lato un singolare empito danzante, libero e sciolto; dall'altro una forza militaresca che si sprigiona da brevi effetti di fanfara. Trasformismo che non cessa di riaffermarsi nei magnifico Presto finale, pieno di energia e di vitalità con temi rapidi e sfuggenti, alla maniera di Haydn, sottoposti a complesse elaborazioni: ancora una volta, l'allegria del movimento nasce dal piacere costruttivo. Questa musica ci stupisce per la continuità con cui pochi elementi si moltiplicano e si trasformano, combinandosi in formazioni sempre diverse, sino ad offrire, nella loro effervescenza, alcune evidenti quanto inaspettate anticipazioni rossiniane. Paolo Gallarati (dagli archivi Rai) Wolfgang Amadeus Mozart Concerto n. 22 in mi bemolle maggiore KV 482 per pianoforte e orchestra Tra il 1782 e il 7 aprile 1786, data dell'ultima sua apparizione in veste di solista in un concerto pubblico, la forma del concerto per pianoforte e orchestra fu per Mozart non solo il centro della propria attività compositiva, ma anche la maggiore fonte di guadagno. Egli era ormai l'impresario di se stesso e si trovava a vivere, oscillando continuamente tra euforia e disillusione, la moderna e pericolosa condizione di compositore indipendente. Fin dal momento della rottura con l'arcivescovo Colloredo, Mozart aveva accolto la nuova sfida senza esitazioni e, alla ricerca di mezzi di sostentamento, accanto alla composizione si era avventurato in un'impressionante gamma di attività, spaziando dall'impresariato alle speculazioni commerciali. Un nuovo assetto economico del mondo musicale cominciava a intravedersi e Mozart, al pari di molti compositori minori della sua generazione, ne stava sperimentando le dinamiche e scoprendo le nuove esigenze e possibilità. Al centro di questo nuovo assetto, l'istituzione del concerto pubblico viveva in quegli anni la sua rapida e turbinosa ascesa; un compositore, per guadagnare dal proprio lavoro, poteva ora affittare un grande teatro cittadino (completo di orchestra) come fece Mozart con il Burgtheater di Vienna, oppure una sala più modesta (talvolta in una dimora privata, o in un albergo), reperendo poi un'orchestra semidilettantistica da farvi suonare. Il capitale era assicurato in anticipo dal meccanismo della sottoscrizione, e proprio dalle liste di coloro che offrivano il proprio sostegno economico all'impresa, rispondendo all'avviso pubblicato da un giornale, conosciamo la composizione sociale di diversi concerti pubblici. La serie di concerti su sottoscrizione che Mozart lanciò nel 1784 raccolse, per esempio, 176 aderenti, numero decisamente incoraggiante data la ricchissima offerta di occasioni musicali che Vienna presentava in quel periodo; potrebbe però sorprendere la constatazione che tale pubblico fosse costituito quasi esclusivamente da aristocratici e militari; pressoché indifferente sembra infatti essere rimasta la ricca borghesia cittadina. È proprio per uno di questi concerti su sottoscrizione che fu composto il Concerto in mi bemolle maggiore KV 482 per pianoforte e orchestra; Mozart aveva cominciato, nel 1784, a tenere un catalogo tematico delle proprie composizioni e la data in cui viene registrato il concerto (oggi normalmente indicato come n. 22) è il 15 dicembre 1785. Da una lettera del padre Leopold, datata il 13 gennaio dell'anno successivo, si apprende che nel dicembre 1785 Mozart «ha dato in tutta fretta 3 concerti su sottoscrizione con 120 sottoscrittori [...] e ha per essi eseguito un nuovo concerto per pianoforte in mi bemolle nel quale, cosa inconsueta, ha dovuto ripetere l'Andante». Non si conoscono né le date né i luoghi di tali esibizioni, ma sembra probabile che Mozart abbia eseguito il concerto KV 482 il 23 dicembre 1785 al Burgtheater in occasione del secondo concerto dell'Avvento organizzato dalla Tonkünstlersocietät; l'esecuzione avrebbe avuto luogo tra le due parti dell'oratorio Esther, di Karl Ditters von Dittersdorf. Ma tale concerto non sembrerebbe coincidere con quello descritto da Leopold Mozart: a suggerire il fatto che la vera "prima esecuzione" della composizione abbia avuto luogo tra la data inserita nel catalogo tematico e il concerto del Burgtheater vi è anche la circostanza che, come provano le annotazioni nello stesso catalogo, i concerti KV 466 e KV 467 (n. 20-21) vennero terminati solo il giorno prima della loro esecuzione; sembra pertanto piuttosto strano che Mozart sia venuto meno a questa abitudine proprio nel periodo in cui e più profondamente impegnato nel lavoro di composizione delle Nozze di Figaro (cominciate nell'autunno 1785). Il KV 482 è il primo concerto per pianoforte e orchestra in cui Mozart utilizza due clarinetti al posto dei canonici oboi, e questo conferisce all'orchestra un colore del tutto particolare, ulteriormente accentuato dalla frequente ricerca di insolite e delicate soluzioni timbriche. L'Andantino cantabile, che in maniera del tutto inconsueta interrompe il Rondò finale, è, per esempio, un'oasi di grandissima concentrazione sentimentale, il cui colore strumentale sembra quasi richiamare quello di "Porgi Amor", l'aria della Contessa nel secondo atto delle Nozze di Figaro, anch'essa giocata sul timbro dei clarinetti obbligati. Altrettanto si potrebbe dire per il raccolto e lancinante Andante centrale, la cui sonorità cupa e vagamente preromantica è sottolineata dagli archi tenuti in sordina. Al di fuori di questi momenti di pensoso raccoglimento, la scrittura pianistica è però estremamente virtuosistica, e dimostra quale perfezione Mozart avesse raggiunto nella messa a punto di una forma concertante capace di fondere lo spirito della musica "di società", tesa all'esibizione brillante, con la più profonda soggettività della propria arte. Sergio Bestente (dagli archivi Rai) Wolfgang Amadeus Mozart Concerto n. 14 in mi bemolle maggiore KV 449 per pianoforte e orchestra Dopo i tre lavori scritti sul finire del 1782 e i primi mesi dell'anno successivo, dal febbraio '84 al dicembre '86 e dunque in meno di tre anni, Mozart inanella una serie di dodici Concerti per pianoforte e orchestra. Quanto rende possibile questa ineguagliata vastità di respiro è che ad essa non si accompagna la definizione di uno schema, né la pretesa di fissare l'armonia di proporzioni ogni volta raggiunta in un insieme di regole, da riprendere pacificamente e da replicare. Sulla traccia di poche norme accettate con disinvoltura, ogni Concerto è un organismo a sé, un teatro di conflitti o d'incontri in cui le soluzioni trovate nell’articolare snodi dell'azione o rapporti fra personaggi non ammettono repliche, e impongono sempre nuove e diverse richieste alla fantasia. Così, nonostante il Concerto KV 449 sia il primo della ricordata serie di dodici, alcune delle scelte qui adottate da Mozart non hanno che rari termini di paragone. A cominciare dal tempo ternario voluto per l'iniziale Allegro vivace, una misura insolita e da ritrovare soltanto nelle pagine d'apertura del KV 413 e, per combinazione, del KV 491. Non si tratta di un particolare da poco, se è vero che anche a causa di tale singolarità ritmica il movimento denuncia un'irrequietezza che non si aspetterebbe in un contesto di mi bemolle maggiore. Vi si aggiunge un certo umore scontroso di qualche idea tematica: non tanto della prima, di piglio marziale, quanto dello spunto che subito segue nell'esposizione orchestrale, con un fugace passaggio a do minore e l'arpeggio discendente sulle note staccate dei violini. Altra eccezione alle regole è il secondo tema non nel tono principale ma alla dominante: una consuetudine dell'esposizione di una forma-sonata ma non di un concerto, dove si voleva evitare che grazie a questa modulazione l'orchestra, e quindi uno solo dei due protagonisti, assumesse all'inizio un ruolo troppo rilevante. Rispettoso di una musicale ‘par condicio', Mozart dimostra come le cose non vadano necessariamente così e assegna fin dal suo ingresso al pianoforte un compito altrettanto decisivo, chiamandolo a moderare l'insolenza di qualche estro sinfonico. Ecco allora che, quando nello sviluppo gli strumenti proporranno per tre volte un inciso discendente con trillo d'apertura, sarà il solista a offrire una risposta ai loro interrogativi, a riportare questa agitazione nelle misure dell'equilibrio. Con più o meno successo, se al culmine della ripresa, l'orchestra annuncerà la cadenza solistica ritrovando il piccolo spunto dell'esposizione e il nervosismo che lo distingue. Raccolto e toccato da una sorta di devozione, è il tema ai violini dell’Andantino. Il pianoforte entra decorandolo, ne riempie i vuoti con abbellimenti che sfociano in un lungo arabesco, e quindi riprende dalle viole un accompagnamento di basso albertino. Poi tutto si ripete, ma attraverso una mutazione dell'armonia che testimonia della padronanza di Mozart in questo campo: da si bemolle maggiore siamo passati non alla dominante ma a un inaspettato la bemolle e quindi, poche battute prima della ripresa, a un sorprendente si minore. Dopo la ripresa, un'incantevole inversione dei ruoli: il canto passa ai due oboi e agli archi, vi fa eco la mano destra del pianista mentre alla sinistra è ora la figura del basso albertino. L'Allegro ma non troppo è un rondò-sonata, e dunque l’assai comune fusione di due forme distinte fra loro. Un rondò, per i ritorni del motivo principale in funzione di ritornello e la conseguente divisione del movimento in più couplets; una sonata, per la presenza di due temi nell'esposizione e il prodursi di regioni interpretabili come sviluppo e ripresa. Di più conta, tuttavia, che si tratti di un capolavoro di arguzia e intelligenza, condotto con un senso di continuità che sembra prendersi gioco di ogni didattica ricerca di parti e sezioni. C'è un'aria da opera buffa e insieme un gusto vagamente arcaico per il contrappunto. Ma il bello è che salvo qualche momento, il contrappunto è poco più che una finzione, un gioco allusivo nel fugace apparire di controsoggetti o di entrate canoniche. A chi ha nelle orecchie il Mozart a venire non sfuggiranno due sorprendenti anticipazioni. Come il secondo tema sia già il motivo dell'ultimo movimento, Allegretto, della Sonata KV 570, e come la variante pianistica, in canone fra le due mani, del tema principale (nel primo couplet) faccia ampiamente presagire le volute del clarinetto nel Quintetto KV 581. Ernesto Napolitano (dagli archivi Rai) Wolfgang Amadeus Mozart Sinfonia n. 38 in re maggiore KV 504 Praga Tra Vienna e Praga Nell’ultimo decennio della sua vita (1781-1791) Mozart risedette stabilmente a Vienna. La grande capitale austriaca gli permise di mantenersi come libero professionista della musica, ma proprio al culmine del suo impulso creativo il rapporto con la città divenne problematico: Le nozze di Figaro, rappresentate al Burgtheater il 1° maggio 1786, inizialmente ottennero un successo ragguardevole, ma poco dopo l’aristocrazia cominciò ad allontanarsi dalla musica di Mozart. Il dispiacere causato da questa situazione dovette essere almeno parzialmente placato dall’ammirazione tributatagli dal pubblico di Praga, dove le Nozze stavano riscuotendo un enorme successo. Proprio con l’idea di andare a godere di quel consenso Mozart accettò un invito a Praga e, in previsione del viaggio, nel dicembre del 1786 iniziò a comporre una sinfonia da dedicare alla città che gli dimostrava tanto affetto. Arrivò l’11 gennaio 1787 con la partitura ultimata; il 17 assistette a una rappresentazione delle Nozze e il 19 offrì alla città la sua nuova Sinfonia in re maggiore “Praga”. Il successo fu enorme e la cronaca dell’amico di Mozart Franz Xaver Niemetschek lo riporta senza mezzi termini: “Mai prima d’ora si era visto un teatro così gremito di gente, mai un’estasi così potente e unanime come quella risvegliata dal suo suono divino. Non sappiamo, in effetti, ciò che si deve ammirare di più: se la sua straordinaria composizione o il suo modo eccezionale di suonare”. Alla fine del concerto Mozart si prodigò in alcune improvvisazioni al pianoforte, concluse da una serie di variazioni sull’aria delle Nozze di Figaro “Non più andrai farfallone amoroso”, suscitando “un uragano di applausi”. Il risultato gli valse la committenza di una nuova opera; tornato a Vienna prese accordi con il librettista delle Nozze, l’abate Lorenzo da Ponte, e tra il marzo e l’ottobre del 1787 vide la luce il Don Giovanni, rappresentato al Nationaltheater di Praga il 29 ottobre con enorme successo. La Praga di allora Praga fino al 1784 era divisa in quattro città indipendenti. Solo in quell’anno fu unificata sotto un solo governo. L’aristocrazia boema negli ultimi decenni del Settecento si caratterizzava per idee illuministiche e tendenze nazionalistiche: una delle aspirazioni più significative era quella di avere un grande teatro nazionale, che si concretizzò tra il 1781 e il 1783, quando il conte Nostiz-Rieneck fece costruire il Teatro Nazionale “Nostiz”. Qui furono rappresentati Il ratto dal serraglio (1783), Le nozze di Figaro (1786), Don Giovanni (1787 in prima assoluta, con la presenza in sala di Giacomo Casanova) e La clemenza di Tito (1791) di Mozart. I cartelloni prevedevano anche opere di Paisiello, Salieri, Zingarelli; in particolare l’era dell’opera italiana a Praga fu legata all’impresario Domenico Guardasoni. Il culto per Mozart si radicò a tal punto da costituire un impedimento all’affermazione del romanticismo. Solo nell’Ottocento si tentò di contrastare questo dominio: a Praga visse tra il 1813 e il 1816 Carl Maria von Weber, che seguì l’allestimento di molte opere, tra cui il Fidelio di Beethoven. Cominciarono così anche ad affermarsi il romanticismo e l’astro internazionale della musica del tempo: Gioachino Rossini. La Sinfonia “Praga” La Sinfonia in re maggiore n. 38 è cronologicamente posizionata tra Le nozze di Figaro e il Don Giovanni, e risente chiaramente di modelli musicali propri della musica teatrale. Il primo movimento è una sorta di sinfonia d’apertura operistica, il cui Adagio introduttivo reca non poche affinità con l’ouverture del Don Giovanni; il secondo è a tutti gli effetti una romanza della massima cantabilità; il Finale, con la sua ardita costruzione, rimanda ai concertati conclusivi della tradizione operistica. Adagio - Allegro: l’introduzione lenta crea un accumulo di tensione, con l’alternanza di sussulti drammatici e momenti cantabili, che si risolve nel dinamismo dell’Allegro. Il tema principale viene elaborato fin dalla sua prima presentazione e successivamente, nello sviluppo vero e proprio, l’elaborazione arriva a livelli di complessità mai toccati prima nel sinfonismo di Mozart. Più che dalla potenza delle sonorità orchestrali (usate invero in modo piuttosto discreto), è proprio dall’arditezza della progettazione, dal sovrapporsi dei processi di sviluppo, che deriva la forza dirompente di questo movimento. Andante: la serena cantabilità è il dato più evidente del tempo lento, al centro del quale si annidano però ombre tenebrose, riferibili al clima demoniaco del Don Giovanni. Le dimensioni del movimento sono piuttosto importanti, quasi a voler sopperire l’assenza del Minuetto, al quale Mozart rinuncia sfidando i gusti viennesi del tempo (la sinfonia, come si è detto, è espressamente pensata per la città di Praga). Finale. Presto: l’apertura in un sereno clima da opera buffa (l’idea principale ricorda palesemente il duettino di Susanna e Cherubino delle Nozze di Figaro) contrasta con una tensione costruttiva che anche qui, come nel primo tempo, è altissima. Il tema “buffo” subisce ogni sorta di stravolgimenti emotivi e strutturali, dimostrando come la ricchezza di atteggiamenti espressivi diversi possa convivere con una sostanziale uniformità delle idee musicali. Paolo Cairoli (dagli archivi Rai) Wolfgang Amadeus Mozart Concerto n. 24 in do minore KV 491 per pianoforte e orchestra L’immagine di un Mozart distaccato e apollineo, amata dalle beate serre neoclassiche, non è più prediletta dalla osservazione critica contemporanea. Soprattutto un gruppo di opere, composte in un breve giro di anni tra il 1785 e il 1788, si apre definitivamente ad una idea dal tragico, come il Don Giovanni, il Quintetto in sol minore KV 516, la Sinfonia in sol minore KV 550, la Fantasia in do minore KV 475, o i celeberrimi Concerti pianistici, quello in re minore KV 466, e in do minore KV 491. In particolare quest’ultimo può essere considerato come il modello della produzione preromantica mozartiana. La nuova esegesi ha dimostrato che qui «la musica si scioglie dai ceppi della simmetria e regolarità arcadica e rococò, dalle cadenze e progressioni prevedibili, dalle modulazioni rachitiche» per scoprire un’ansia drammatica che, nel primo tempo, schiude le porte del moderno. Naturalmente gli abissi mozartiani sono sempre bilanciati dalla riemersione di un mondo edenico, rasserenato: ed è ciò che si nota nel Larghetto. Ma l'Allegretto conclusivo rimescola ancora le carte: la piacevolezza e il garbo quasi mondani dell’avvio sono oscurati da fulminei cromatismi e da interne frenesie. E allora l’opera si conclude circolarmente con cupezze subitanee, a conferma che la scelta del do minore non è forse casuale. Mario Messinis (dagli archivi Rai) Alexander Lonquich partecipano al concerto VIOLINI PRIMI *Roberto Ranfaldi (di spalla), °Giuseppe Lercara, °Marco Lamberti, Antonio Bassi, Irene Cardo, Claudio Cavalli, Patricia Greer, Valerio Iaccio, Francesco Punturo, Matteo Ruffo, Lynn Westerberg, Aldo Cicchini. VIOLINI SECONDI Nato a Trier in Germania, nel 1977 ha vinto il Primo Premio al Concorso Casagrande dedicato a Schubert. Da allora ha tenuto concerti in Giappone, Stati Uniti ed Europa. Ha collaborato con direttori d’orchestra quali Claudio Abbado, Kurt Sanderling, Ton Koopman, Emmanuel Krivine, Marc Minkowski e in particolare con Sándor Végh e la Camerata Salzburg, di cui è tuttora regolare ospite nella veste di direttore-solista. Nell’ambito della musica da camera ha collaborato con artisti del calibro di Christian Tetzlaff, Joshua Bell, Heinrich Schiff, Steven Isserlis, Isabelle Faust, Jörg Widmann, Boris Pergamenschikow, Heinz Holliger e Frank Peter Zimmermann e ha ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali quali il "Diapason d’Or", il "Premio Abbiati" e il "Premio Edison". Nel 2003 ha formato, con la moglie Cristina Barbuti, un duo pianistico che si esibisce in Europa. Nei suoi concerti Lonquich appare spesso nella doppia veste di pianista e fortepianista spaziando da C. Ph. E. Bach a Schumann e Chopin. Nel ruolo di direttore-solista collabora stabilmente con l’Orchestra da Camera di Mantova – da ricordare il progetto sull’integrale dei Concerti per pianoforte e orchestra di Mozart - e con l’Orchestra della Radio di Francoforte, la Royal Philharmonic Orchestra, la Deutsche Kammerphilarmonie, la Camerata Salzburg, la Mahler Chamber Orchestra, l’Orchestre des Champs Elysées e la Filarmonica della Scala di Milano. Si esibisce regolarmente per l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, anche come direttore-solista. Negli ultimi anni è apparso al Teatro Carlo Felice di Genova, al Conservatorio e al Teatro alla Scala di Milano, al Teatro La Fenice di Venezia, al Teatro Regio di Parma, al Conservatorio di Torino, al Parco della Musica di Roma. Dopo aver effettuato incisioni per EMI dedicate a Mozart, Schumann e Schubert, ha iniziato una collaborazione con la ECM registrando musiche del compositore israeliano Gideon Lewensohn e un CD con musiche di Fauré, Ravel e Messiaen. Recentemente ha inciso la Kreisleriana e la Partita di Holliger. Svolge un intenso lavoro in campo didattico tenendo masterclass in Europa, Stati Uniti e Australia. Ha collaborato in forma stabile con l’Accademia Pianistica di Imola e la Hochschule für Musik di Colonia. Convinto che il sistema educativo musicale sia da integrare e in parte da ripensare, si è impegnato nella conduzione di laboratori teatrali/musicali. Particolarmente riuscita l’esperienza del laboratorio Kinderszenen dedicato all’infanzia. *Roberto Righetti, Valentina Busso, Jeffrey Fabisiak, Rodolfo Girelli, Alessandro Mancuso, Antonello Molteni, Elisa Schack, Isabella Tarchetti, Demian Baraldi, Marcello Miramonti. VIOLE *Ula Ulijona, Margherita Sarchini, Massimo De Franceschi, Federico Maria Fabbris, Alberto Giolo, Martina Anselmo, Gianni De Rosa, Matteo Giacosa. VIOLONCELLI *Pierpaolo Toso, Giuseppe Ghisalberti, Giacomo Berutti, Pietro Di Somma, Stefano Pezzi, Fabio Storino. CONTRABBASSI *Cesare Maghenzani, Silvio Albesiano, Luigi Defonte, Maurizio Pasculli. FLAUTI *Marco Jorino, Luigi Arciuli. OBOI *Francesco Pomarico, Franco Tangari. CLARINETTI *Cesare Coggi, Graziano Mancini. FAGOTTI *Andrea Corsi, Cristian Crevena. CORNI *Ettore Bongiovanni, Bruno Tornato. TROMBE *Marco Braito, Roberto Rivellini. TIMPANI *Maurizio Bianchini *prime parti ° concertini Ascoltare, conoscere, incontrare, ricevere inviti per concerti fuori abbonamento, scoprire pezzi d’archivio, seguire le tournée dell’Orchestra, avere sconti e facilitazioni. In una parola, diventare AMICI. Sono molti i vantaggi offerti dall’associazione Amici dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai: scegliete la quota associativa che preferite e iscrivetevi subito! Tutte le informazioni e gli appuntamenti sono disponibili sul sito www.amiciosnrai.it o scrivendo a [email protected]. La Segreteria degli AMICI dell’OSN Rai è attiva mezz’ora prima di ogni concerto presso la Biglietteria dell’Auditorium Rai, oppure il martedì e il giovedì dalle 10 alle 12, telefonando al 335 6944539. E IMMAGINI IL SUONO DELL to el cinema mu Capolavori dstra Sinfonica della Rai abiria con l’Orche entenario di C del C in occasione "A.Toscanini" AUDITORIUM RAI - Torino Piazza Rossaro ,30 gio 2014 - ore 20 Giovedì 29 mag aplin 914) di Charlie Ch (1 s" ce Ra to Au aplin "Kid 925) di Charlie Ch (1 o" or ll' de re "La febb Venerdì 6 giugno 0 2014 - ore 20,3 7) di Fritz Lang "Metropolis" (192 ,30 no 2014 - ore 20 Martedì 17 giug "Cabiria" CONVENZIONE OSN RAI - VITTORIO PARK Tutti gli Abbonati, i possessori di Carnet e gli acquirenti dei singoli Concerti per la Stagione Sinfonica OSN Rai 2013/14 che utilizzeranno il VITTORIO PARK DI PIAZZA VITTORIO VENETO nelle serate previste dal cartellone, vidimando il biglietto di sosta nell’apposita macchinetta installata nel foyer dell’Auditorium Toscanini, avranno diritto allo sconto del 25% sulla tariffa oraria ordinaria. PER INFORMAZIONI RIVOLGERSI AL PERSONALE DI SALA O IN BIGLIETTERIA. Le varie convenzioni sono consultabili sul sito www.osn.rai.it alla sezione "riduzioni". Redazione a cura di Irene Sala i Pastrone (1914) di Giovann Sabato 21 giugno "Rapsodia 0 2014 - ore 20,3 di Nino Oxilia Satanica" (1917) BIGLIETTI: : 20 euro a in ogni settore poltrona numerat : 15 euro a in ogni settore poltrona numerat (posti a visibilità otta) leggermente rid LUNEDÌ 2 GIU GNO 2014 ore 20.30 Consiglio Regionale del Piemonte Comitato per la Resistenza e la Costituzione Concerto per la 68ˆ Festa della Repubblica Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai Michele Mariotti direttore Gioachino Rossini Guillaume Tell. Ballabili Pas de six, dall’atto I Pas de trois - Pas de soldats, dall’atto III Giuseppe Verdi Macbeth. Ballabili dall’atto III Antonín Dvořák Sinfonia n. 8 in sol maggiore op. 88 Presentazione di Michele dall’Ongaro I biglietti (massimo 2 per persona), disponibili gratuitamente fino a esaurimento posti, potranno essere ritirati presso la biglietteria dell'Auditorium (via Rossini 15, Torino) dal 27 al 30 maggio 2014 dalle ore 10.30 alle ore 18.30. SINGOLO CONCERTO Poltrona numerata: da 30,00 a 15,00 euro (ridotto giovani) INGRESSO Posto non assegnato: da 20,00 a 9,00 euro (ridotto giovani) BIGLIETTERIA Tel. 011/8104653 - 8104961 - Fax 011/8170861 [email protected] - www.osn.rai.it
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