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di redazione | Pubblicato il 28 Gennaio 2014 10:21
Piccoli tubi di chitosano, sostanza
estratta dai gusci dei crostacei, che
guidano - come attraverso un tunnel - la
ricrescita delle fibre nervose periferiche
dopo una lesione. Lo studio - pubblicato
sulla rivista Biomaterials - ha la firma
del consorzio internazionale Biohybrid
che riunisce centri di ricerca e imprese
distribuiti tra Germania, Spagna,
Portogallo, Israele, Svezia e per l’Italia
l’Università di Torino con il NICO Neuroscience Institute Cavalieri
Ottolenghi e il Dipartimento di Scienze
Cliniche e Biologiche. Il progetto di
ricerca, coordinato dall’Hannover Medical School in collaborazione con l’Università di Torino,
è stato finanziato dall’Unione Europea per un totale di 5,9 milioni di euro e si concluderà nel
2015.
Incidenti sul lavoro, sulla strada o anche in casa possono provocare una lacerazione dei
nervi periferici che
controllano i movimenti e la sensibilità in tutto il corpo. La soluzione ad oggi consiste
nell’unire chirurgicamente i due monconi nervosi lacerati, trapiantando segmenti di nervo
prelevati dallo stesso paziente. In questo modo si fornisce alle fibre nervose che ricrescono
una guida per raggiungere gli organi da loro controllati.
Le protesi nervose in chitosano sono un’alternativa molto promettente: permettono infatti di
evitare l’autotrapianto, fornendo alle fibre nervose un tunnel attraverso il quale ricrescere.
Queste protesi hanno inoltre il vantaggio di essere stabili, biologicamente compatibili, facili
da suturare chirurgicamente, biodegradabili nel medio periodo (il chitosano si dissolve infatti
nel corpo dopo alcune settimane) e assicurano un recupero funzionale dei nervi lesionati
paragonabile a quello degli innesti autotrapiantati. Inoltre, l’ottenimento della materia prima
ha un bassissimo impatto ambientale poiché vengono utilizzati prodotti di scarto
dell’industria alimentare. Trials clinici controllati e multicentrici (in ospedali di diversi paesi
europei) permetteranno di definire in modo preciso le potenzialità di questo nuovo
strumento a disposizione della medicina rigenerativa e della chirurgia ricostruttiva.
30/01/2014 9.30
Crostacei: dal piatto al cervello, il passo non è breve - torinoscienza.it
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CROSTACEI: DAL PIATTO AL CERVELLO, IL PASSO NON È BREVE
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Arriva da granchi e affini un nuovo biomateriale, il chitosano, che offre interessanti speranze nel campo della
medicina rigenerativa neuronale
Un by-pass per il cervello
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D'ora in avanti dovremo guardare con maggior rispetto i granchi che zampettano velocissimi sulla spiaggia, per
non dire dei crostacei che, loro malgrado, finiscono spesso e volentieri nei nostri piatti.
E' grazie a una sostanza estratta dal loro guscio, il chitosano, che si
accendono nuove speranze per la ricrescita delle fibre nervose periferiche
dopo una lesione. In pratica si tratta di realizzare con questo biomateriale dei
microscopici tubi che guidano, come delle gallerie, la rigenerazione dei
nervi periferici.
Lo studio - pubblicato sulla rivista Biomaterials e presentato di recente nel
corso di un Congresso internazionale svoltosi a Torino - ha la firma del
consorzio internazionale Biohybrid che riunisce centri di ricerca e imprese
distribuiti tra Germania, Spagna, Portogallo, Israele, Svezia e per l’Italia
l’Università di Torino con il NICO - Neuroscience Institute Cavalieri
Ottolenghi e il Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche.
Il progetto di ricerca, coordinato dall’Hannover Medical School in collaborazione con l’Università di Torino, è
stato finanziatodall’Unione Europea per un totale di 5,9 milioni di euro e si concluderà nel 2015.
Incidenti sul lavoro, sulla strada o anche in casa possono provocare una lacerazione dei nervi periferici che
controllano i movimenti e la sensibilità in tutto il corpo. A differenza del sistema nervoso centrale, i nervi
periferici mostrano capacità rigenerative. Tuttavia, la rigenerazione dopo una perdita nervosa sostanziale è
molto scarsa e può comunque portare alla perdita di funzionalità del muscolo con il quale interagisce.
Questo problema rende necessario sviluppare terapie innovative nel settore della riparazione e del
recupero dei danni subiti dai nervi periferici.
La soluzione ad oggi consiste nell’unire chirurgicamente i due monconi nervosi lacerati, trapiantando
segmenti di nervo prelevati dallo stesso paziente. In questo modo si fornisce alle fibre nervose che
ricrescono una guida per raggiungere gli organi da loro controllati.
I3P, Incubatore
d'innovazione
I3P è un’iniziativa del
Politecnico di Torino e
dei principali enti territoriali
piemontesi rivolto a chiunque sia
interessato ...
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Da settembre sarà in
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Tesla a campo ultra alto in Italia.
Si apre una nuova ...
Cervello artificiale: ci
siamo quasi
Obiettivo del progetto
Compass
quello
di
ricreare il più complesso e
affascinante organo del nostro
corpo
Le protesi nervose in chitosano sono un’alternativa molto promettente:
permettono infatti di evitare l’autotrapianto, fornendo alle fibre nervose un
tunnel attraverso il quale ricrescere.
Queste protesi hanno inoltre il vantaggio di essere stabili, biologicamente
compatibili, facili da suturare chirurgicamente, biodegradabili nel medio
periodo (il chitosano si dissolve infatti nel corpo dopo alcune settimane) e
assicurano un recupero funzionale dei nervi lesionati paragonabile a quello
degli innesti autotrapiantati.
Altro aspetto di rilevante importanza è che l’ottenimento della materia prima
ha un bassissimo impatto ambientale poiché vengono utilizzati prodotti di scarto dell’industria
alimentare.
Finita la fase delle ricerche in laboratorio, sta per iniziare quella dei test clinici sui pazienti in diversi ospedali
tra Europa e Israele. Si sa che il chitosano ha queste potenzialità di rigenerazione nervosa: adesso dalle
sperimentazioni sui pazienti dovranno arrivare indicazioni più precise riguardo all’applicazione di questa
soluzione. Per esempio, su quali lesioni è più efficace. Difficile dire di preciso quanto dureranno i test: si
prevedono circa tre anni, dopo i quali potrà iniziare la fase di produzione vera e propria e le protesi al
chitosano potranno arrivare nelle sale operatorie degli ospedali di tutto il mondo.
A cura di Redazione Torinoscienza, del 27/01/2014
© Copyright Provincia di Torino | P.IVA: 01907990012
27/01/2014 16.40
Da gusci crostacei materiali per riparare lesioni dei nervi - Medicina - ...
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Studio finanziato da Ue, si concluderà nel 2015
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Crostacei
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Dal guscio dei crostacei potrebbe fornire biomateriale utile alla riparazione delle lesioni nervose. A
dimostrarlo una ricerca coordinata dall'Hannover Medical School in collaborazione con l'Università di
Torino e finanziata dall'Unione Europea per un totale di 5,9 milioni di euro, si concluderà nel 2015. Trials
clinici controllati e multicentrici (in ospedali di diversi paesi europei) permetteranno di definire in modo
preciso le potenzialità di questo nuovo strumento a disposizione della medicina rigenerativa e della
chirurgia ricostruttiva.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Biomaterials, è stato presentato oggi a Torino al 2/o Simposio
Internazionale sulla Rigenerazione dei Nervi Periferici che vede coinvolti 200 scienziati provenienti da
tutto il mondo, impegnati nel settore delle neuroscienze. E' un'occasione per presentare e discutere i più
recenti sviluppi nel campo della rigenerazione dei nervi e dell'ingegneria dei tessuti.
La ricerca ha la firma del consorzio internazionale Biohybrid che riunisce centri e imprese distribuiti tra
Germania, Spagna, Portogallo, Israele, Svezia e per l'Italia l'ateneo torinese con il NICO (Neuroscience
Institute Cavalieri Ottolenghi) e il Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche. Le protesi nervose in
chitosano, ottenibile dall' esoscheletro di crostacei, sono un'alternativa molto promettente. Permettono
infatti di evitare l'autotrapianto, fornendo alle fibre nervose un tunnel attraverso il quale ricrescere. Queste
protesi - dicono gli esperti - hanno inoltre il vantaggio di essere stabili, biologicamente compatibili, facili
da suturare chirurgicamente, biodegradabili nel medio periodo (il chitosano si dissolve infatti nel corpo
dopo alcune settimane) e assicurano un recupero funzionale dei nervi lesionati paragonabile a quello degli
innesti auto trapiantati. Un altro aspetto non secondario è che la materia prima ha un bassissimo impatto
ambientale poiché vengono utilizzati prodotti di scarto dell'industria alimentare.
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA
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24/01/2014 - AL SAN LUIGI UNO STUDIO EUROPEO
L’annuncio oggi a Torino Incontra a 200 esperti provenienti da tutto il mondo
MARCO ACCOSSATO
TORINO
Nasce dal guscio dei crostacei
una speranza nuova per
ricostruire i nervi tranciati da un
trauma. Dalla sostanza (il
chitosano) scartata da gamberi,
scampi, aragoste e granchi
durante la lavorazione
dell’industria alimentare si può
creare una protesi in grado di
indirizzare la ricrescita dei nervi
All’ospedale San Luigi di Orbassano hanno sede il Neuroscience Institute
fino all’organo da ricollegare.
Cavalieri Ottolenghi (Nico) e il Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche,
coordinamento italiano di questo importante studio europeo
Il progetto, sostenuto dall’Unione
Europea con un finanziamento di
5,9 milioni di euro, ha la firma
del consorzio internazionale Biohybrid che riunisce centri di ricerca e imprese distribuite tra Germania,
Spagna, Portogallo, Israele, Svezia e Italia. Nel nostro Paese, presso i laboratori del Neuroscience
Institute Cavalieri Ottolenghi (Nico) e del Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche al San Luigi di
Orbassano c’è - insieme alla Medical School di Hannover - il coordinamento italiano del progetto, affidato
al professor Stefano Geuna.
Spiega il professore: «Incidenti sul lavoro, sulla strada o in casa possono provocare una lacerazione dei
nervi periferici che controllano i movimenti e la sensibilità in tutto il corpo». Di fronte agli infortuni più
gravi, «la soluzione al momento consiste nell’unire chirurgicamente i due monconi nervosi lacerati,
trapiantando segmenti di nervo prelevati dallo stesso paziente». Per salvare una parte del corpo, in
pratica, se ne sacrifica un’altra, meno importante e determinante.
Come nastro isolante che tiene unite due parti di un cavo elettrico interrotto, le protesi in chitosano
formano una specie di tunnel attraverso il quale le fibre nervose ricrescono nella giusta direzione, anche
se - a differenza dei cavi elettrici - il passaggio dell’«energia» non riprende immediatamente.
Il progetto sarà presentato oggi e domani al secondo simposio internazionale sulla rigenerazione dei nervi
periferici in programma a Torino Incontra: 200 scienziati da tutto il mondo saranno impegnati in un
settore delle neuroscienze in grande espansione. «Malgrado i notevoli progressi scientifici raggiunti sottolineano a questo proposito gli organizzatori dell’evento - l’applicazione dell’ingegneria dei tessuti ai
pazienti è ancora limitata. Occorre ottimizzare la ricerca di base in una prospettiva clinica, obiettivo che
richiede un approccio multidisciplinare che coinvolga tutti i pilastri dell’ingegneria dei tessuti: la
microchirurgia, i trapianti, la scienza dei biomateriali e la fisioterapia».
L’utilizzo del guscio dei crostacei - già sperimentato in campo biomedicale per la creazione di speciali
cerotti che agevolano la riparazione dei tessuti - richiederà per la ricostruzione dei nervi una
sperimentazione clinica in più centri italiani e stranieri. Si prevede ci vorranno due o tre anni di studi,
confronti e approfondimenti per poter definire con precisione le potenzialità della nuova protesi, e su
quali lesioni e pazienti sarà possibile ottenere i risultati migliori.
«Queste protesi ottenute dal guscio dei crostacei - spiega ancora il coordinatore italiano del progetto oltre a evitare il ricorso all’autotrapianto hanno il vantaggio di essere stabili, biologicamente compatibili,
facili da suturare chirurgicamente, e biodegradabili». Il chitosano si dissolve infatti nel corpo dopo alcune
settimane «e assicura un recupero funzionale dei nervi lesionati del tutto paragonabile alla tecnica degli
innesti autotrapiantati». La nuova metodica ha inoltre un bassissimo impatto ambientale, poiché sfrutta
prodotti di scarto alimentare destinati allo smaltimento.
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30/01/2014 10.27
T1 CV PR T2
LA STAMPA
VENERDÌ 24 GENNAIO 2014
La storia
LETIZIA TORTELLO
C
i sono fili che si intrecciano, inspiegabili. Che uniscono persone perché
era destino che
andasse così, nell’assurda
roulette della vita. Guillaume
De Talliet, 24 anni, di Annecy,
la vita non l’ha più. È rimasto
schiacciato sotto una slavina,
il 26 dicembre scorso, a Bardonecchia. Una tragedia della
neve, come troppe nelle scorse settimane di questo inverno anomalo, dalle temperature elevate e dalle tante imprudenze sulle piste.
Al gioco di un destino crudele, risponde il coraggio e la
grande generosità di una famiglia. I genitori di Guillaume
hanno dato l’autorizzazione
alla donazione delle ossa del
ragazzo deceduto. Una di
queste, un omero, ha permes-
.
Cronaca di Torino .47
Il regalo di Guillaume
salva la vita a una donna
La famiglia ha autorizzato l’espianto di “tutto ciò che può essere utile”
gg Dossier/Allarme valanghe
Dopo la tragedia
fuoripista vietato
a Bardonecchia
UngiovanefrancesemortoperlaslavinaalMelezet
Damaestridisciedespertiappelliallaprudenza
AMEDEO MACAGNO
Con la neve abbondante è arrivata, purtroppo, anche la
prima vittima. Un giovane
francese è morto sotto una valanga causata da lui stesso
mentre scendeva in «fresca».
Il sindaco di Bardonecchia ha
firmato un’ordinanza per vietare le discese fuoripista. Ma
Aurelio Amerio, della squadra
montagna della Croce Verde
di Torino, fra i primi a intervenire ieri mattina in soccorso al
giovane recuperato sotto una
delle due slavine scese a Bardonecchia, non ha dubbi: «Per
chi non lo sapesse ancora, esiste uno specifico decalogo da
osservare quando si pratica lo
sci o lo snowboard. Sia in pista
che fuori. Per chi ama il “free
ride”, è indispensabile informarsi sulle condizioni meteo e
della neve. Bisogna sapere se
Ci sono regole
da rispettare
Consultare e attenersi
ai bollettini meteo
ci sono divieti specifici oppure
se l’indice valanghe è alto. Nel
caso di pericolo, è imperativo
evitare di uscire dalle piste.
Purtroppo oggi (ieri, ndr)
questo è costato la vita a un
giovane sciatore».
Indice 4 di pericolo
Ancora Amerio: «Quel giovane,
purtroppo, non ha osservato alcune regole che dovrebbero es-
I soccorsi
Cesana
L’elicottero del 118 che ha recuperato lo sciatore francese
morto in ospedale. Al lavoro anche gli alpini della Taurinense
Perfetto l’innevamento anche nelle piste intorno a Cesana, località dove si sta
registrando un notevole afflusso da parte dei proprietari delle seconde case
lo anche gli sciatori più prudenti.
E in questo senso si esprime anche Gian Beppe Gatti, 44 anni di
servizio sugli sci nella Croce Verde: «Di fianco alla biglietteria c’è
un grande pannello elettronico
bilingue, sempre aggiornato sulle
condizioni della neve e del pericolo valanghe. Ieri il pannello segnalava un indice 4. Significa forte pericolo di valanghe. Quindi
nessuno avrebbe dovuto azzardare le discese in fuoripista. Purtroppo non è andata così». Le due
slavine di ieri hanno travolto altrettanti sciatori. Uno, però, non
è sopravvissuto. E in tutta la valle
di Susa non si parla d’altro. «Non
conoscevo quel giovane francese,
con loro l’Arva, l’apparecchio
elettronico che serve, in caso di
incidenti, a localizzare il corpo
sotto la neve. Senza dubbio hanno rischiato e i risultati li abbiamo visti. Ma credo che nella zona
in cui hanno sciato non potessero
mettere in pericolo altre persone. Hanno rischiato, sono stati indubbiamente incoscienti, ma
credo sapessero a che cosa potevano andare incontro e che le
condizioni non erano ottimali».
Il rischio dell’avventura
Secondo le prime ricostruzioni
dei soccorritori, a causare la tragedia non sarebbe stata la scarsa
padronanza degli attrezzi o la po-
IL METEOROLOGO
Neve inconsistente in quota
Da evitare anche le ciaspolate
DANIELE CAT BERRO
I
l prolungato periodo di
tempo anticiclonico, sereno e secco dei primi 20
giorni di dicembre, aveva assottigliato il manto nevoso e
preoccupato gli operatori turistici delle Alpi torinesi, ma
ecco che la neve è tornata in
sto copiosi, con 30-50 cm di neve fresca in media, e punte di
50-70 centimetri in alta Val di
Susa, dove ieri mattina, nel
comprensorio di Bardonecchia, imprudenti sciatori hanno causato il distacco di valanghe di neve umida e pesante, di
cui una mortale.
Questo episodio nevoso, al-
Carniche, dove sono caduti talora oltre 150 cm di neve in un
paio di giorni a quote di 2000
metri.
Già oggi ampie schiarite interessano il Piemonte grazie
alla rotazione dei venti da
Nord-Ovest, tuttavia il sereno
durerà solo poche ore: già domani giungerà dall’Atlantico
Il 26 dicembre scorso
una valanga ha travolto e
ucciso un giovane francese
di Annecy, Guillaume De
Talliet, mentre sciava in
fuoripista al Melezet, a Bardonecchia
1
valvole cardiache, il dottore ha
estratto femori, omeri e parti
delle articolazioni del giovane. Le
ossa sono state sottoposte a esami batteriologici, necessari per
effettuare il trapianto. L’omero di
Guillaume, il dottor Piana l’ha
impiantato questa settimana
nella spalla della donna affetta da
un tumore osseo che - secondo le
previsioni - poteva essere completamente rimosso. Una coincidenza che permetterà alla paziente di recuperare in pieno le
funzionalità della parte malata.
«Torino è la quarta banca
dei tessuti muscolo-scheletrici
– puntualizza Piana – ma non
eravamo finora riusciti a trovare l’osso da impiantare sulla
paziente. Avremmo dovuto
operare con una protesi, meno
duratura».
AL CTO
Il trapianto eseguito
dal medico che aveva
tentato di salvarlo
so di restituire una vita normale a una donna di cinquant’anni malata di cancro, operata tre giorni fa al Cto dallo
stesso medico che soccorse
Guillaume sulle piste.
Il giovane morto sotto la valanga a Melezet
L’incidente
Il medico e gli altri operatori
del 118 hanno provato a rianimare il giovane. Ma Guillaume
non reagiva agli stimoli. Ai fratelli, che erano con lui, non è rimasto altro che chiamare, disperati, i genitori, corsi a Torino da Annecy. Al loro arrivo, la
decisione è stata lucida e ferma: «Autorizziamo l’espianto
di ciò che può essere utile per
aiutare altre persone e salvare
altre vite», hanno detto mamma e papà agli anestesisti dell’ospedale. «Una scelta che la-
Sulla «Stampa»
Per uno strano scherzo del destino il medico che ha cercato di salvargli la vita sulle piste ha compiuto
al Cto l’intervento che è servito ad impiantare su una cinquantenne malata di tumore osseo il suo omero
8
10
ore
pazienti
La durata dell’intervento con
il quale sono stati estratti
femori, omeri e parti delle
articolazioni
del giovane
Coloro che potranno
tornare ad una vita normale
grazie agli organi
donati
da Guillaume
sciò tutti a bocca aperta, un gesto di un’umanità che appartiene
ancora troppo poco alla nostra
cultura», spiega Raimondo Piana, responsabile della Struttura
Complessa Oncologica e Ricostruttiva del Cto.
Il prelievo
Il caso ha voluto che fosse proprio Piana, quella mattina, di turno in Croce Verde a Bardonec-
chia: «Ho soccorso Guillaume,
sperato fino all’ultimo di poterlo
aiutare». Il trauma è stato fatale:
elettrocardiogramma piatto,
elettroencefalogramma piatto
dopo molti tentativi in ospedale.
Si poteva procedere con l’espianto. «E’ stata durissima. L’avevo
soccorso e dovevo operarlo per
l’espianto», spiega il medico. Con
un intervento durato quasi 8 ore,
dopo che erano state prelevate le
Il rammarico del medico
Poi è arrivato l’osso di Guillaume.
«Quasi un miracolo questa storia. Se avessimo più donatori,
migliorerebbe molto certa chirurgia ortopedica». Non si deve
pensare soltanto alle malattie
gravi: «Le articolazioni del ragazzo permetteranno di ricostruire almeno quattro “crociati”», aggiunge il medico. Con un
rammarico nel cuore: «Avrei voluto stringere le mani di questi
genitori straordinari. Guillaume
è stato sfortunato, ma farà del
bene a una decina di pazienti».
Al San Luigi uno studio europeo
Il progetto
Dal guscio dei crostacei
una protesi naturale
per ricostruire i nervi
All’ospedale San Luigi
di Orbassano hanno sede
il Neuroscienze Institute
Cavalieri Ottolenghi
e il Dipartimento di Scienze
Cliniche e Biologiche,
coordinamento italiano
di questo importante
studio europeo
L’annuncio oggi
a Torino Incontra
ai 200 esperti
da tutto il mondo
MARCO ACCOSSATO
Nasce dal guscio dei crostacei una speranza nuova per
ricostruire i nervi tranciati
da un trauma. Dalla sostanza (il chitosano) scartata da
gamberi, scampi, aragoste e
granchi durante la lavorazione dell’industria alimentare si può creare una protesi in grado di indirizzare
la ricrescita dei nervi fino
all’organo da ricollegare.
Il progetto, sostenuto
dall’Unione Europea con un
finanziamento di 5,9 milioni
di euro, ha la firma del consorzio
internazionale
Biohybrid che riunisce centri di ricerca e imprese distribuite tra Germania,
Spagna, Portogallo, Israele,
Svezia e Italia. Nel nostro
Paese, presso i laboratori del
Neuroscienze Institute Cavalieri Ottolenghi (Nico) e del
Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche al San Luigi di Orbassano c’è - insieme
alla Medical School di Hannover - il coordinamento italiano del progetto, affidato al
professor Stefano Geuna.
Spiega il professore: «Incidenti sul lavoro, sulla strada o
in casa possono provocare
una lacerazione dei nervi periferici che controllano i movimenti e la sensibilità in tutto il corpo». Di fronte agli infortuni più gravi, «la soluzione al momento consiste nell’unire chirurgicamente i due
monconi nervosi lacerati, trapiantando segmenti di nervo
prelevati dallo stesso paziente». Per salvare una parte del
corpo, in pratica, se ne sacrifica un’altra, meno importante e determinante.
Come nastro isolante che
tiene unite due parti di un cavo elettrico interrotto, le protesi in chitosano formano una
specie di tunnel attraverso il
quale le fibre nervose ricre-
Test Hiv
1 Da questo mese i me-
dici di famiglia del Distretto
Circoscrizione 5 dell’Asl To2
possono effettuare il test
rapido dell’Hiv. L’iniziativa
coinvolge tutti gli 89 medici dei quartieri Vallette, Lucento, Madonna di Campagna e Borgo Vittoria. «L’introduzione di un test a risposta rapida negli ambulatori dei medici di famiglia
- commenta il dottor Giancarlo Orofino, infettivologo all’Amedeo di Savoia - è
un’arma in più per diagnosticare nuove infezioni».
scono nella giusta direzione,
anche se - a differenza dei cavi elettrici - il passaggio dell’«energia» non riprende immediatamente.
Il progetto sarà presentato
oggi e domani al secondo simposio internazionale sulla rigenerazione dei nervi periferici in programma a Torino
Incontra: 200 scienziati da
tutto il mondo saranno impegnati in un settore delle neuroscienze in grande espansione. «Malgrado i notevoli
progressi scientifici raggiunti - sottolineano a questo proposito gli organizzatori del-
l’evento - l’applicazione dell’ingegneria dei tessuti ai pazienti è ancora limitata. Occorre ottimizzare la ricerca
di base in una prospettiva clinica, obiettivo che richiede
un approccio multidisciplinare che coinvolga tutti i pilastri dell’ingegneria dei tessuti: la microchirurgia, i trapianti, la scienza dei biomateriali e la fisioterapia».
L’utilizzo del guscio dei
crostacei - già sperimentato
in campo biomedicale per la
creazione di speciali cerotti
che agevolano la riparazione
dei tessuti - richiederà per la
ricostruzione dei nervi una
sperimentazione clinica in
più centri italiani e stranieri.
Si prevede ci vorranno due o
tre anni di studi, confronti e
approfondimenti per poter
definire con precisione le potenzialità della nuova protesi,
e su quali lesioni e pazienti
sarà possibile ottenere i risultati migliori.
«Queste protesi ottenute
dal guscio dei crostacei - spiega ancora il coordinatore italiano del progetto - oltre a evitare il ricorso all’autotrapianto hanno il vantaggio di essere stabili, biologicamente
compatibili, facili da suturare
chirurgicamente, e biodegradabili». Il chitosano si dissolve infatti nel corpo dopo alcune settimane «e assicura un
recupero funzionale dei nervi
lesionati del tutto paragonabile alla tecnica degli innesti
autotrapiantati». La nuova
metodica ha inoltre un bassissimo impatto ambientale,
poiché sfrutta prodotti di
scarto alimentare destinati
allo smaltimento.
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Cos’hanno a che fare i gamberetti
con le lesioni nervose? Chi sta
pensando a uno Stamina 2 è
totalmente fuori strada. Questi
sono infatti i due elementi al
centro di un ambizioso progetto
scientifico internazionale, che
punta a ottenere protesi
naturali, costituite da
chitosano, sostanza estratta
dai gusci dei crostacei, in
grado di riconnettere le fibre
nervose periferiche
“spezzate” a causa di un trauma.
Blog dei giornalisti
Anna Masera
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Biohybrid, che coinvolge centri di ricerca e imprese distribuiti tra Germania, Spagna, Portogallo, Israele,
Svezia e, per l’Italia, l’università di Torino con il Nico (Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi) e il
dipartimento di Scienze cliniche e biologiche, sarà presentato oggi al 2° Simposio internazionale sulla
rigenerazione dei nervi periferici, che si chiude domani nel capoluogo piemontese.
L’obiettivo, in linea con l’idea di bioeconomia sostenuta con forza dall’Ue – che infatti ha finanziato il
progetto con quasi sei milioni di euro – è quello di ottenere un biomateriale che possa sostituire le
sostanze chimiche di sintesi per le protesi nervose. La chitina, con cui si ottiene il chitosano, è già
utilizzata per prodotti dietetici e cerotti e si è rivelata efficace anche nel rimarginare le lesioni nervose: “E’
naturale, compatibile con i tessuti del corpo umano, e funziona meglio delle protesi di origine sintetiche.
Queste infatti hanno un alto grado di compatibilità ma, a differenza del chitosano, non favoriscono il
processo rigenerativo dei nervi periferici”, spiega Stefano Geuna, neurologo dell’università di Torino,
che coordina il progetto insieme all’Hannover Medical School.
Ma come si arriva in concreto all’applicazione di questo biomateriale in ambito clinico? “Con il
chitosano, estratto e trattato in modo da poter essere usato in ambito medico, si ottengono
dei tubicini che vengono posizionati dal chirurgo tra i due tronconi del nervo leso, così da
riconnetterlo, fornendo alle fibre nervose una guida attraverso la quale ricrescere”. Queste
protesi hanno inoltre il vantaggio di essere stabili, biologicamente compatibili, facili da suturare
chirurgicamente, biodegradabili nel medio periodo (il chitosano si dissolve infatti nel corpo dopo alcune
settimane) e assicurano un recupero funzionale dei nervi lesionati paragonabile a quello degli innesti auto
trapiantati, usando cioè nervi prelevati da altre parti dell’organismo del paziente.
Ai significativi vantaggi clinici, se ne aggiungono altri legati al processo di fabbricazione, che rendono
molto interessante questo biomateriale. Il chitosano viene infatti estratto utilizzando prodotti di
scarto dell’industria alimentare, con un basso impatto sull’ambiente.
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Il progetto si concluderà nel 2015: finita la fase delle ricerche in laboratorio, sta per iniziare quella dei test
clinici sui pazienti in diversi ospedali tra Europa e Israele. “Sappiamo che il chitosano ha queste
potenzialità di rigenerazione nervosa: adesso dalle sperimentazioni sui pazienti dovranno arrivare
indicazioni più precise riguardo all’applicazione di questa soluzione. Per esempio, su quali lesioni è più
efficace”. Difficile dire di preciso quanto dureranno i test: “Si prevedono circa tre anni, dopo i quali
24/01/2014 16.52
La Stampa - Dai crostacei un biomateriale per riparare le lesioni nervose
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e le2013
protesi al
Gerenza
Dati societari
Stabilimento
arrivare nelle sale operatorie degli ospedali di tutto il mondo”.
In vista dei passi futuri, i responsabili del progetto hanno già chiesto all’Ue di finanziare la fase due
attraverso il programma di sostegno alla ricerca e innovazione Horizon 2020. “Siamo abbastanza
ottimisti, perché la Commissione europea insiste molto sul fatto che la ricerca non sia fine a se stessa, sul
far incontrare laboratorio e industria. Nel nostro caso questo sta diventando realtà”. Anche in mancanza
dei soldi comunitari, si andrà avanti comunque: “L’azienda tedesca ha assicurato che vuole concludere i
test. E in futuro potremmo mettere a punto anche una protesi più sofisticata”.
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Avvenire Home Page > Scienza&Tecnologia > Lesioni nervose, un aiuto dai crostacei
Scienza&Tecnologia
24 gennaio 2014
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Lesioni nervose: da guscio crostacei biomateriale per ripararle
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Lesioni nervose: da guscio crostacei biomateriale per ripararle
15:40 23 GEN 2014
(AGI) - Torino, 23 gen. - Dal guscio
dei crostacei un biomateriale per
riparare le lesioni nervose. E' quanto
illustra uno studio, che sara' discusso
domani a Torino nel 2ˆ Simposio
Internazionale sulla Rigenerazione dei
Nervi Periferici, progetto finanziato
dall'Ue che coinvolge le imprese
biotech e centri di ricerca di sei Paesi
diversi, tra cui il 'Nico Neuroscience
Institute Cavalieri Ottolenghi'
dell'universita' degli Studi di Torino. Un
panel interdisciplinare che coinvolgera'
200 scienziati provenienti da tutto il
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recenti sviluppi nel campo della
rigenerazione dei nervi e
dell'ingegneria dei tessuti. Il progetto
di ricerca, coordinato dall'Hannover
Medical School in collaborazione con
l'universita' di Torino e finanziato
dall'Unione europea per un totale di
5,9 milioni di euro, si concludera' nel
2015. Lo studio - pubblicato sulla rivista 'Biomaterials' - ha la firma del consorzio internazionale
'Biohybrid' che riunisce centri di ricerca e imprese distribuiti tra Germania, Spagna, Portogallo,
Israele, Svezia e per l'Italia l'Universita' di Torino con il Nico - Neuroscience Institute Cavalieri
Ottolenghi e il Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche. "Le protesi nervose in chitosano - si
rileva in una nota dell'ateneo torinese - sono un'alternativa molto promettente: permettono infatti di
evitare l'autotrapianto, fornendo alle fibre nervose un tunnel attraverso il quale ricrescere. Queste
protesi hanno inoltre il vantaggio di essere stabili, biologicamente compatibili, facili da suturare
chirurgicamente, biodegradabili nel medio periodo (il chitosano si dissolve infatti nel corpo dopo
alcune settimane) e assicurano un recupero funzionale dei nervi lesionati paragonabile a quello
degli innesti auto trapiantati". Inoltre - si spiega ancora - l'ottenimento della materia prima ha un
bassissimo impatto ambientale poiche' vengono utilizzati prodotti di scarto dell'industria alimentare.
Trials clinici controllati e multicentrici (in ospedali di diversi Paesi europei) permetteranno di definire
in modo preciso le potenzialita' di questo nuovo strumento a disposizione della medicina
rigenerativa e della chirurgia ricostruttiva. .
.
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Salute: da guscio crostacei biomateriale per lesioni nervose
13:28 23 GEN 2014
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dei crostacei un biomateriale per
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Nervi Periferici, progetto finanziato
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biotech e centri di ricerca di sei Paesi
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Institute Cavalieri Ottolenghi'
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Il progetto di ricerca, coordinato dall'Hannover Medical School in collaborazione con l'universita'
di Torino e finanziato dall'Unione europea per un totale di 5,9 milioni di euro, si concludera' nel
2015. Lo studio - pubblicato sulla rivista 'Biomaterials' - ha la firma del consorzio internazionale
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