Il titolo di questo libro e i colori di copertina volutamente richiamano quelli del libro+CD Nicola Arigliano. My name is Pasquale Biografia per interviste di Ernesto De Pascale e Michele Manzotti con la discografia di Luciano Ceri (Stampa Alternativa, 2003) Le trascrizioni delle interviste contenute tra i #Tribute di questo libro sono tratte da uno speciale radiofonico andato in onda su Controradio Firenze il 12 febbraio 2012 nel primo anniversario della scomparsa di Ernesto De Pascale © 2014 Editrice ZONA edizione elettronica riservata È VIETATA qualsiasi riproduzione o condivisione di questo file senza autorizzazione dell’editore My name is Ernesto di Antonella De Pascale con Antonello Anzani ISBN 978-88–6438-478-8 © 2014 Editrice ZONA Piazza Risorgimento 15 - 52100 Arezzo telefono 338.7676020 segreteria telefonica 0575.081353 www.editricezona.it - [email protected] ufficio stampa: Silvia Tessitore – [email protected] progetto grafico: serafina [email protected] si ringrazia per la collaborazione: CyPlanet srl Stampa: Digital Team – Fano (PU) Finito di stampare nel mese di luglio 2014 ©MY 2014 Editrice ZONA NAME IS ERNESTO NO GURUelettronica , NO METHOD, NO TEACHER edizione riservata da un’idea di Antonella De Pascale una storia a più voci di Antonello Anzani È VIETATA qualsiasi riproduzione o condivisione di questo file © 2014 Editrice ZONA edizione elettronica riservata senza autorizzazione e priva della numerazione di pagina dell’editore È VIETATA qualsiasi riproduzione o condivisione di questo file senza autorizzazione dell’editore ZONA INDICE E come Essenza, di Antonella De Pascale 3 MY NAME IS ERNESTO una storia a più voci di Antonello Anzani 13 Capitolo 1. Matteo 15 Tom Waits. Foreign Affairs, di Ernesto De Pascale 16 #Tribute. Quel che pochi sanno Antonella De Pascale 21 #Tribute. Ernesto e io Antonello Anzani 25 Capitolo 2. Ernesto 28 #Tribute. Da un’intervista radiofonica a Bernardo Lanzetti 31 #Tribute. Un privilegio conoscerti Dorothea Bruno 32 #Tribute. Attraversarsi a vicenda David Matrisciano 33 Capitolo 3. Caffè Giurovich 35 Ashley Hutching, di Michele Manzotti 36 #Tribute. Hai fissato da Bob? Michele Manzotti 40 © 2014 Editrice ZONA edizione elettronica riservata È VIETATA qualsiasi riproduzione o condivisione di questo file senza autorizzazione dell’editore #Tribute. Con sicura maestria Luigi Viva 41 Non per un dio ma nemmeno per gioco, di Ernesto De Pascale 42 Capitolo 4. Blues italiano 43 © 2014 Editrice ZONA edizione elettronica riservata #Tribute. Deep into your eyes Dario Lombardo 50 #Tribute. Da un’intervista radiofonica a Gegè Telesforo 51 Capitolo 5. Controradio 53 #Tribute. No guru, no method, no teacher Giulia Nuti 60 #Tribute. Da un’intervista radiofonica ad Alessandro Bergonzoni 60 Capitolo 6. Verso il centro 62 #Tribute. Da un’intervista radiofonica a Bruno Casini 72 #Tribute. La missione della radio Roberto Terzani 76 MY NAME IS ERNESTO Una storia per immagini 79 È VIETATA qualsiasi riproduzione o condivisione di questo file senza autorizzazione dell’editore Capitolo 7. On air 115 #Tribute. Di là dal vetro Fabrizio Berti 118 #Tribute. Da un’intervista radiofonica a Enzo Gentile 124 Capitolo 8. Giurovich again 126 © 2014 Editrice ZONA edizione elettronica riservata #Tribute. È andata in un altro modo Paolo Boschi 136 #Tribute. Un’intervista mai trasmessa Massimo Altomare 136 #Tribute. Sempre al mio fianco Ernesto Bassignano 137 Capitolo 9. Mandela Forum 138 #Tribute. Un colpo di genio da maestro Silvano Martini 144 #Tribute. Da un’intervista radiofonica a Renzo Arbore 144 Capitolo 10. Tom Waits 146 #Tribute. Ernesto il performer Franco Godi 153 #Tribute. Da un’intervista radiofonica a Franco Godi 154 #Tribute. La passione di Ernesto Massimo Ghiacci 155 È VIETATA qualsiasi riproduzione o condivisione di questo file senza autorizzazione dell’editore Capitolo 11. In treno 156 Grazie Ernesto, di Alberto “Bobby Soul” De Benedetti 160 #Tribute. “Rimpianti? Nessuno” Pierluigi Tabasso 166 #Tribute. Da un’intervista radiofonica a Alberto “Bobby Soul” De Benedetti 167 © 2014 Editrice ZONA edizione elettronica riservata Capitolo 12. My name is 169 Nella notte 175 Ultimi messaggi in bottiglia 181 Ode a Ernesto, di Franco Carratori 182 È VIETATA qualsiasi riproduzione o condivisione di questo file senza autorizzazione dell’editore Il Popolo del Blues 183 E COME ESSENZA di Antonella De Pascale A pochi mesi dalla morte di Ernesto, l’ho sognato, viaggiava, era felice, si muoveva da un luogo all’altro allegramente indaffarato con i suoi due telefoni e la scaletta degli impegni giornalieri scolpita nella mente. La sua vita era un viaggio, ogni arrivo determinava nuove partenze, anche se questo avveniva nella stessa giornata e nella stessa città dove aveva deciso di tornare a vivere e lavorare, Firenze. Spesso durante il giorno, io stessa lo rincorrevo da un luogo a un altro, magari semplicemente per un caffè, o per portargli un libro arrivato al nostro vecchio indirizzo, ma lui puntualmente mi rimandava l’appuntamento di luogo e ora. In questo libro ho voluto raccontare una delle tante giornate di Ernesto in modo un po’ particolare. Ho fortemente voluto e perseguito la realizzazione di un lavoro che raccontasse mio fratello Ernesto nella sua essenza, e non che parlasse di lui e di tutto ciò che ha fatto nella vita. Probabilmente carente, non dettagliato e privo di quella grande miniera di conoscenza musicale che è stata la sua vita. Ma non di questo mi premeva raccontare, piuttosto del percorso umano di mio fratello, percorso che vado scoprendo ancora oggi, raggiunta da messaggi di gratitudine e di stima nei suoi confronti da parte di colleghi giornalisti, musicisti e di quei tanti che a lui riconoscono il merito di averli stimolati, indirizzati, convinti. Il mistero è che tanti di loro non hanno fatto in tempo neanche a incontrarlo. Questo lavoro è stata dunque l’occasione, per me sorella, di esplorare un mondo sconosciuto, il mondo di mio fratello Ernesto De Pascale. Ho chiesto aiuto a un amico, una persona che, come tante altre, lo stimava e l’ha seguito per ben ventisei anni nelle sue attività e progetti: Antonello Anzani, qui nel ruolo inconsueto di editor, Antonello, uno dei tanti incontri di Ernesto, Antonello con cui ho condiviso la fatica della costruzione e che ha saputo tessere il racconto per come io l’ho immaginato. Leggero, diretto, a volte rude, ma tenero. Spero che ciò che abbiamo realizzato sia in grado di raccontare ciò che Ernesto era e non solo quello che faceva, di immergervi nel racconto affettuoso © 2014 Editrice ZONA edizione elettronica riservata È VIETATA qualsiasi riproduzione o condivisione di questo file senza autorizzazione dell’editore e nei ricordi degli amici e di chi lo ha conosciuto. Le persone menzionate e le storie riportate sono autentiche, anche se – esclusivamente per mia scelta e mia personale fantasia – la vita di Ernesto è stata trasformata in un romanzo. Così, dalla penna di Antonello è nato il personaggio di Matteo L. che in una giornata di follia esplorerà la vita e racconterà il “personaggio” Ernesto. Ringrazio tutti per aver così generosamente contribuito a questo libro, fornendoci, attraverso interviste, scritti e quant’altro, il materiale per raccontare questa storia. Abbiamo utilizzato tutto questo materiale plasmandolo e adattandolo alla forma e ai tempi della narrazione, cercando di non toccare quelle emozioni e quell’affetto che tutti hanno riposto nelle loro parole: abbiamo rispettosamente adattato i loro ricordi. In alcuni casi ci siamo presi la libertà di far incontrare e comportare da amici persone che probabilmente non si sono mai viste nella realtà. Speriamo non ce ne vogliano, in fondo il loro mancato incontro è un puro dettaglio. Hanno tutti fatto parte della vita di Ernesto. Il nostro privilegio è stato raccogliere queste parole e farle camminare insieme, in questo libro che è il romanzo di Ernesto. © 2014 Editrice ZONA edizione elettronica riservata È VIETATA Grazie a tutti da parte mia, da parte nostra. qualsiasi riproduzione Dunque, buon viaggio. o condivisione di questo file senza autorizzazione dell’editore Dedico questo libro: a mio padre Andrea, che ci ha trasmesso valori etici, morali e di grande onestà intellettuale; © 2014 Editrice ZONA edizione elettronica riservata a mio fratello Ernesto, che mi ha trasmesso l’importanza della cultura come segno di unicità in qualsiasi ambito della vita io avessi voluto operare; a mia madre Costanza, creativa inespressa, che mi ha trasmesso gusto, eleganza e classe. È VIETATA qualsiasi riproduzione o condivisione di questo file senza autorizzazione dell’editore Il coraggio è fatto di determinazione, di motivazione, di analisi obiettiva del mercato e/o del territorio, il coraggio è fatto di ascolto, poi di saper credere che il proprio sogno si possa realizzare. Ma il sogno deve avere contorni definiti, reali, deve tenere in considerazione tutto e tutto avere una cornice di realtà. In questi anni ho imparato il coraggio della verità, colui che dice la verità si assume sempre un grosso rischio e vive dentro di sé, spesso, un conflitto interno. Sono arrivata a realizzare il mio sogno: la biografia di mio fratello Ernesto, per come l’ho immaginata sin dall’inizio, ora è qui, nelle vostre mani. L’intento che ci ha guidati in quest’opera è quello di poter istituire due premi per giovani artisti emergenti del blues, dai 19 ai 25 anni, e dar loro la possibilità di incidere il primo CD. My name is Ernesto una storia a più voci di Antonello Anzani © 2014 Editrice ZONA edizione elettronica riservata Rimpianti? Nessuno. Nessun rimpianto perché poi scopri che una cosa bella vive anche da sola e questa sensazione più volte mi appare chiara. È come aver inciso un grande disco che adesso è di tutti. Ernesto De Pascale È VIETATA qualsiasi riproduzione o condivisione di questo file senza autorizzazione dell’editore CAPITOLO 1. MATTEO Il treno scivola sui binari, nessun rumore all’interno. La metafora del viaggio ne risente nel suo aspetto più romantico. Il caratteristico rumore dei punti di giunzione, gli scarti laterali. Nulla, tutto calibrato e ottimizzato. In fondo si chiama Freccia Rossa: Red Arrow, non c’è niente da fare, in inglese appare più romantico. Parla di avventure, di grandi spazi, di musica che esce dall’anima. Red Arrow, Broken Arrow, Neil Young: mitico. Broken Arrow, quante località con questo nome, una si trova poco distante una città che già dal nome è musica: Tulsa, J. J. Cale. Quand’è che li ho sentiti la prima volta? Me ne sono innamorato subito. Mi rivedo nella mia stanza da adolescente inquieto, in piena notte ad ascoltare quelle voci che mi raccontavano storie e mi svelavano un mondo magico. Che nostalgia, e non solo dei miei sedici anni. Era l’epoca di Rai Stereonotte, una religione più che una trasmissione radio. Voci amiche e poi la voce amica più amica delle altre, un po’ Lupo Solitario, il Wolfman Jack di American Graffiti. Quella voce della notte aveva un nome: Ernesto De Pascale. Era il mondo analogico, niente Facebook, Twitter eccetera, le persone dovevi conoscerle sul serio, le foto le vedevi solo sul giornale. Tutto era più magico, più indefinito. Le storie che Ernesto (a forza di ascoltarlo finivi per pensare di essergli amico) raccontava con la sua caratteristica cadenza fiorentina ci tenevano inchiodati ai brani che proponeva. Poi niente più Sterenotte, poi finì tutto. Peccato. – Lei si ferma a Firenze? – mi chiede la signora seduta di fronte a me, siamo nei posti centrali della carrozza, ci sono i tavolini fra i sedili contrapposti, sul tavolino ho sparso: i miei giornali, un paio di riviste musicali, ovviamente, un libro, gli occhiali, lo smartphone, il tablet, insomma è come se pensassi di prenderci la residenza, in questo vagone. – Sì... – speriamo si accontenti, ho voglia di stare per conto mio, ma il treno a volte rende incontenibili. – Cosa va a farci di bello: lavoro, turismo? – avrei voglia di diventare scostante e volgare, ma poi cedo alla buona educazione e mi limito a rispondere. © 2014 Editrice ZONA edizione elettronica riservata È VIETATA qualsiasi riproduzione o condivisione di questo file senza autorizzazione dell’editore – Vado a un concerto, stasera, un grande artista americano – rispondo con un sorriso forzato. – È un appassionato di musica? No, è puro masochismo, verrebbe da rispondere, ma poi, al solito mi escono altre parole. – La seguo fin da ragazzo, mi ci ha fatto appassionare un giornalista che seguivo molto alla radio – dico facendo finta di credere che alla signora interessi qualcosa. – È mai stato prima a Firenze? – continua implacabile. – No, è la prima volta, per questo ho deciso di arrivare molto prima del concerto, vorrei girare un po’, e poi sa, quel giornalista che le dicevo vive a Firenze, mi piacerebbe riuscire a incontrarlo, farci due chiacchiere, sono più di vent’anni che ci penso... quando ho visto che c’era questo concerto, non so perché, ho collegato le due cose e ho deciso di provarci, al più mi manderà al diavolo. – Ma non credo, da come ne parla sembra una persona dotata di grande personalità, magari gli fa piacere. Non crede? – mi sorride come volesse consolarmi di quella che sa già essere un’amara delusione. Le sue parole risuonano nelle mie orecchie come un “non ci pensare proprio”. – Sono andato a scovare anche degli articoli suoi, su quest’artista – dico prendendo un giornale di qualche anno fa – anzi se non le dispiace vorrei leggerlo – facendo chiaramente intendere di non voler essere più disturbato. – Prego, s’immagini – fa la signora tuffando il viso tra le pagine di un romanzo rosa, quelli che si comprano in stazione all’inizio di un viaggio. Io prendo il giornale e m’immergo nella lettura. © 2014 Editrice ZONA edizione elettronica riservata È VIETATA qualsiasi riproduzione o condivisione di questo file senza autorizzazione dell’editore TOM WAITS, FOREIGN AFFAIRS DI ERNESTO DE PASCALE Tom Waits, che a 35 anni si lamenta ancora dei propri dannati problemi con l’alcool, ha la ferma convinzione che Los Angeles sia rimasta negli anni: “Una bagnarola carica di rifiuti dell’esercito della salvezza”. Tutta la vita di Tom Waits non sembra altro che una collana di aneddoti uno dietro l’altro, in fila; come perle. Tom risiede ormai da lungo tempo al Tropicana Hotel in Sunset Boulevard dove una volta divideva le sue poche cose con la nota cantante losangelina Rickie Lee Jones. “Ci siamo lasciati – dice – perché lei voleva la metà dei soldi che vincevo ai cavalli per sé!!”. E nonostante il dramma d’amore Waits ha composto per lei una delle sue più belle ballate: Burma-shave. Tom è un personaggio simpatico allo sguardo, con un pizzetto che lo fa sembrare un folletto e una coppola perennemente calata sugli occhi. Così racconta la sua gioventù: “A 9 anni scimmiottavo sul pianoforte le smorfie di Ray Charles, a 15 mi ero già stancato del rock & roll e a 18 anni aspettavo davanti gli studi Universal qualcuno che avesse bisogno di questa brutta faccia per comparsa. Mi ricordo che una volta Francis Ford Coppola mi guardò a lungo e se ne andò, eppure non ero ancora nessuno. Chissà, se avessimo fatta amicizia forse non sarei mai neanche diventato un musicista, perché la musica è solo una parte di tante sensazioni che vivo di seguito”. Continua a ruota libera Tom Waits: “Al liceo mi piacevano le ragazzine secchine o slavate che ti fanno fare delle figure poco piacevoli. Poi, quando cominciai a frequentare i locali notturni i miei gusti si spostarono verso un tipo di donna più abbondante e compiacente. L’importante – e questo lo scoprii presto e da solo – era non tornare a casa in solitudine, perché il blues, la tristezza cioè, è sempre dietro l’angolo”. Le canzoni di Tom sono, non solo piene di immagini reali, ma di personaggi che forse oggi lo stanno ancora maledicendo, come ad esempio la “Muriel” che lo sorreggeva nei momenti duri: “Muriel ora te ne sei andata ma ti aspetterò al solito bar...” (da Foreign Affairs). “Sono orgoglioso di poter affermare che Hollywood non è Los Angeles e che se la popolazione sta lentamente diminuendo, è perché non vi sono personaggi all’altezza di quelli di una volta, che la possono popolare”. Un’affermazione che racchiude tanta tristezza. Così continua Tom, specificando quanto sopra accennato: “Rickie Lee Jones è stata una delle ultime poche grandi donne in circolazione. Abbiamo avuti molti problemi insieme, alcuni li abbiamo superati altri sono © 2014 Editrice ZONA edizione elettronica riservata È VIETATA qualsiasi riproduzione o condivisione di questo file senza autorizzazione dell’editore stati talmente insormontabili che non abbiamo potuto fare a meno di litigare fino a separarci. Adesso lei sta con un altro, un giovincello, un ricco sfondato. Ecco quali sono i giovani di Hollywood, rammolliti che non valgono un centesimo bucato”. Una volta Tom Waits, stanco delle mille domande di un intervistatore particolarmente noioso così lo liquidò, rimandandolo alla redazione del «Los Angeles Times»: “Vai in giro a dire a tutte le belle donne, che Tom Waits le aspetta tutte le sere al temine del suo spettacolo. Per loro non ho mai sonno. E se dovessi essere andato via, dici loro che mi aspettino dinanzi l’entrata dell’hotel Tropicana. Il portiere le lascerà entrare senza fare storie”. Tom Waits è veramente un personaggio da film, uno di quelli che non molla e vive una leggenda, la sua leggenda, attimo dopo attimo, rendendola sempre più affascinante e reale.1 © 2014 Editrice ZONA edizione elettronica riservata Grande! Mi sembra di sentirne la voce, mentre leggo. Mi guardo intorno, vorrei condividere questo momento ma vedo solo volti di persone assorte nei propri pensieri. La signora di fronte a me è ancora intenta alla lettura. Guardo fuori mentre la “voce dal nulla” annuncia il prossimo arrivo nella stazione di Firenze Santa Maria Novella. Metallica, fredda impersonale, la voce dal nulla mi riporta alla realtà. Mi alzo, prendo la borsa dal portabagagli (sono sempre più stretti, questi portabagagli!), ripongo le mie masserizie e mi avvicino al portello della carrozza. Confesso, sono un po’ emozionato. Per il concerto tanto atteso o per la decisione di incontrare De Pascale? Una bella lotta. Sceso dal treno mi avvio verso uno dei bar della stazione, ho bisogno di un caffè. Mi accoglie una musica familiare e una voce ancor più familiare parla del concerto di stasera. Chissà perché quando ascoltiamo la radio abbiamo sempre la sensazione che chi parla si rivolga direttamente solo a noi. La voce la conosco bene, anche se sono anni che non la sento più tanto spesso, ma non c’è dubbio chi parla è Ernesto De Pascale, ne sono certo! È VIETATA qualsiasi riproduzione o condivisione di questo file senza autorizzazione dell’editore 1. Tratto da un appunto di Ernesto De Pascale per una possibile trasmissione su Tom Waits, forse andata in onda. I brani di Tom Waits richiamati in scaletta sono: Burma-shave (in Foreign Affairs); Ol’55 (in Closing Time); Fumblin’ with the blues (in Heart of Saturday Night); Opening montage (colonna sonora di Un sogno lungo un giorno - One from the heart); Jersey girl (in Heartattack and vine). Non poteva non essere coinvolto! Un momento, di che radio si tratta? Magari loro sanno come rintracciarlo. – Scusi come si chiama la radio che stiamo ascoltando? – mi rivolgo alla cassiera. – Controradio – mi risponde svogliata. – Un caffè – mi affretto a dire, magari vedendo che consumo non mi manda maledizioni. Vado verso il banco e benedicendo la tecnologia prendo lo smartphone, sì il segnale c’è. Una veloce ricerca e mi appare il link al sito di Controradio, clicco su contatti, ecco l’indirizzo e i numeri di telefono, un fantastico copia incolla e lo trasferisco nelle note. Bevo il caffè. Uscendo dal bar digito il numero trovato e aspetto con la pancia in subbuglio. Sento una voce: – Pronto, Controradio – ecco, mo’ che dico? – Buongiorno, mi scusi. Avrei bisogno di un’informazione – sindrome PaoloVillaggio, secchezza delle fauci. – Mi dica pure – la voce è cortese. – Mi chiamo Matteo L., potrei parlare con Ernesto De Pascale? – lo dico tutto d’un fiato prima che mi penta. – Mi dispiace – ecco ora so di essere veramente a Firenze, la cadenza è inequivocabile – Ernesto non c’è. – Sa come potrei fare per rintracciarlo? Avrei bisogno di parlagli – il tono della mia voce deve trasmettere l’ansia di una situazione di vita o di morte, perché mi sento rispondere: – Non saprei che dirle, ma aspetti, le passo Fabrizio che le saprà dare delle indicazioni senz’altro. – Vorrei darle un bacio. – Pronto – una voce maschile interrompe i miei pensieri, deve essere Fabrizio. – Pronto mi chiamo Matteo L., avrei bisogno di incontrare Ernesto – mi preparo alla trafila di domande: perché, percome eccetera. – Guarda, io lo vedo sicuramente più tardi perché facciamo la trasmissione insieme – mi fa lui di getto. – Il Popolo del Blues! – dico istintivamente, sono preparato. – Esatto, la conosci? – mi chiede Fabrizio. – L’ho sentita qualche volta in podcast o in streaming, non vivo a Firenze – dico quasi vergognoso. – Sei un musicista? – mi fa lui incuriosito. © 2014 Editrice ZONA edizione elettronica riservata È VIETATA qualsiasi riproduzione o condivisione di questo file senza autorizzazione dell’editore – Un appassionato, seguo Ernesto dai tempi di Stereonotte – il tremore sta passando, mi sento più tranquillo e sicuro – sono a Firenze per Tom Waits e ho pensato di fare un saluto a Ernesto – facendo intendere una conoscenza che non c’è. – Guarda, se vuoi – mi fa – puoi vedere al Caffè Giurovich, in pratica è il suo ufficio, ti conviene farci una scappata così magari lo incontri e mangi anche qualcosa di buono. – Puoi darmi l’indirizzo? o come si fa ad arrivarci dalla stazione? – chiedo speranzoso, ormai sono lanciatissimo come un novello Indiana Jones. – L’indirizzo – pausa, sta probabilmente cercando – viale don Minzoni, poi il Caffè lo vedi... Come andarci ti conviene chiedere lì vicino. – Grazie, sei stato gentilissimo, grazie di nuovo, ciao – come fargli capire che emozione mi ha dato? – Ciao, ciao – e si interrompe la comunicazione. Mi guardo intorno, vedo un vigile, provo a chiedere. Mi indica una fermata d’autobus, devo prendere il numero 1, poi scendere e fare un pezzo a piedi. Mi dà indicazioni precise, anche su come procurarmi il biglietto. Poi il caos. Ecco la parola giusta per descrivere Firenze in quell’aria fresca di primo mattino. Invasa da turisti sciamanti che per le vie del centro la riempiono di parole e risate, scattando foto quasi a ogni singola pietra. Intorno a me tutti hanno fretta, o almeno così sembra, sono come un fiume in piena che travolge ciò che incontra. Eccomi alla fermata dell’autobus. Come si chiama questa piazza? Voglio fissare tutti i particolari di quest’avventura. Eccola lì, la targa: Largo Alinari, la grande dinastia di fotografi, dovrei farci un salto, magari un’altra volta. Finalmente arriva il bus, sono a bordo. Quando vado in una città nuova, che non ho mai visto, mi piace mescolarmi con la gente del luogo e il posto più intimo è proprio l’autobus. A volte fin troppo intimo, e allora preferisco andare a piedi. Conto le fermate e domando ai vicini, per scendere nel posto giusto. Mi accorgo che sto muovendomi, per così dire, all’antica: chiedo alle persone, eppure ho due navigatori in borsa. Però così è più piacevole. Piazza della Libertà, ci sono. I motori accesi riempiono l’aria di un cupo rimbombo, marmitte roventi rigurgitano gas quando le vetture aspettano ferme ai semafori, pronte al balzo per riprendere la corsa. Devo andare di là, sì. Ed eccomi in viale don Minzoni. Laggiù, l’insegna del Caffè Giurovich. © 2014 Editrice ZONA edizione elettronica riservata È VIETATA qualsiasi riproduzione o condivisione di questo file senza autorizzazione dell’editore DA UN’INTERVISTA RADIOFONICA A BERNARDO LANZETTI [musicista e cantautore] #TRIBUTE Bernardo, cominciamo dal tuo ricordo di Ernesto, da come vi siete conosciuti? Allora, guarda, mi è stato dato il contatto da Gigi Cavalli Cocchi, che è mio collega, sia prima coi Mangala Vallis e attualmente con i C.C.L.R. Io avevo elaborato due lavori particolari, uno era un CD di blues e l’altro un tributo a Bob Dylan, e mi è stato consigliato per la serietà e per la competenza. Effettivamente, io ricordo la volta che ci siamo incontrati, c’eri anche tu la prima volta che ci siamo visti. E, niente, diciamo, quasi subito mi sono accorto che era una persona preparatissima, ma nel tempo che poi è seguito ha continuato a sorprendermi e devo dire che è la persona più rock che io abbia mai conosciuto, cioè nel senso di “rock” come cultura. Ha approfondito tutti gli aspetti, mentre di solito la gente si ferma alla copertina del disco, a ascoltare la canzone. Lui è sempre andato più in profondità a vedere cosa c’era dietro le quinte. E un giorno gli ho detto “come fai a essere così?”, mi dice “ho studiato” (ride. N.D.S). E quindi è stato veramente, veramente forte da questo punto di vista. E poi abbiamo avuto modo di lavorare insieme, lui sempre presente. Lo cerchi e se non può risponderti, poi ti richiama. Diciamo, nell’ambiente era senz’altro una figura singolare e unica. L’ambiente, diciamo, della musica, dei promotori legati alla musica, è piuttosto improvvisato e piuttosto amatoriale in fondo, anche se, magari, ci sono dei soldi implicati e, invece, lui aveva una serietà e una nobiltà, rispetto all’arte, che dalla musica che lui andava a trattare io ne ho avuto benefici enormi. Devo dire che sono stato parecchio male, un paio di mesi, dopo la sua scomparsa e ho fatto fatica a riprendermi, perché per la prima volta avevo trovato veramente un fratello di sangue, per quanto riguarda gli aspetti, diciamo, di una cultura, se vogliamo dire, del ’900 traghettata nel nuovo millennio. © 2014 Editrice ZONA edizione elettronica riservata È VIETATA qualsiasi riproduzione o condivisione di questo file senza autorizzazione dell’editore E, diciamo, questa collaborazione poi anche dal punto di vista produttivo si è trasformata in una collaborazione fruttuosa. Non solo, ma, secondo me, lui continua a collaborare con me, pur non essendo qua, diciamo, su questo pianeta, perché è incredibile che nell’ultimo anno io abbia avuto modo di percorrere una strada sempre in discesa e quindi io, dentro al mio cuore, gli sarò sempre grato. Ogni volta che mi succede qualcosa, una telefonata improvvisa da Londra, un articolo così entusiasta sul mio lavoro, penso sempre che sia stato un qualcosa preparato da Ernesto. Grazie mille, Bernardo. Oh, perbacco, potrei dirne ancora tante, però, devo dire, vorrei chiudere dicendo che mi manca tantissimo. © 2014 Editrice ZONA #T UN PRIVILEGIO CONOSCERTI Dorothea edizione Bruno [insegnante] elettronica riservata RIBUTE La mattina del 13 febbraio 2011 ero nel mio studio davanti al computer con il cellulare pronto per chiamare una certa persona. Un amico. Il mio amico Ernesto De Pascale. Era il suo compleanno. Anche l’anno prima lo avevo chiamato. Ero stata la seconda, non me ne voglia l’autrice di questa meravigliosa storia, a fargli gli auguri. Sua madre soltanto era arrivata prima di me! Che onore, pensai e che piacere. Ma il piacere di fare gli auguri a un amico è normale. Era sempre un piacere parlare con Ernesto. In quei pochi minuti ci si raccontavano le nostre cose, stringevamo le nostre vite in poche frasi, stando attenti a dirsi il più possibile, io sempre con la paura di rubargli il tempo. Lui, invece, incuriosito come sempre, mi chiedeva cosa facevo e io raccontavo, gli spiegavo. Non era facile perché temevo il suo commento e il suo giudizio. Ma poi sentivo il sorriso nelle sue parole. Come quando gli chiedevo se sapesse niente di una notizia che per me era un’anteprima. E lui sorrideva sornione. Sapeva già tutto. E vedendo la mia piccola delusione sorrideva ancora di più e si continuava a parlare. Indagava sulla mia attività, mi faceva domande. E io imparavo. Ho imparato molto da Ernesto De Pascale. Prima di tutto il rispetto che ci è dovuto come esseri umani e che dobbiamo a nostra volta nella professione di ufficio stampa o di operatore nell’organizzazione degli eventi. Il rigore nelle cose del lavoro come della vita. Il tempo è importante È VIETATA qualsiasi riproduzione o condivisione di questo file senza autorizzazione dell’editore e non va sprecato. La precisione nel delineare un concetto. Trovavo, quello che mi diceva, sempre giusto e io ne facevo un mio intimo modello di riferimento. Quando lavoravo con lui, Bruno Casini, autore insieme a lui del libro, e Michele Manzotti, alla stesura del secondo volume di Anni di Musica, lo temevo. Avevo capito che detestava l’approssimazione, il pressapochismo di chi si accontenta. Per esempio, Ernesto detestava i puntini di sospensione che io amavo usare spesso. E ci sto molto attenta a non usarne più. Aveva ragione. I puntini di sospensione denotano mancanza di autorevolezza di chi scrive e sono irrispettosi nei confronti di chi legge. “Mi piace come lavori. Ho visto quello che fai e mi piace”, mi aveva detto dopo una delle riunioni in via Niccolini con tutto lo staff del libro. Una delle poche persone che mi abbiano apprezzato in tutta la mia vita. Diventammo amici. La mattina del 13 febbraio ero sulla sua pagina Facebook con il suo numero, pronta a chiamarlo. Leggendo gli auguri che ormai dalla mezzanotte arrivano dagli amici me ne colpì uno, quello di un amico e collega comune, Stefano, che diceva così: “Un privilegio conoscerti”. Ciao Ernesto. Che strano, perché scrivere questo, pensai e guardai gli altri messaggi. Il cellulare era pronto con il suo numero. A poco a poco tutto fu chiaro. Google confermò quello che non avrei proprio mai voluto sapere. Era successo nella notte del suo compleanno. Il mio amico Ernesto non mi avrebbe risposto più. Ma c’è sempre nelle cose che faccio, nel lavoro e nella vita. Nelle relazioni con gli uomini che sono sempre più difficili. Ernesto resta una voce che mi mette in guardia. E un punto di riferimento. Anche adesso mi sembra che da dietro la spalla destra legga quello che scrivo. Spero gli piaccia. Grazie Ernesto, un vero privilegio conoscerti. © 2014 Editrice ZONA edizione elettronica riservata È VIETATA qualsiasi riproduzione o condivisione di questo file senza autorizzazione dell’editore ATTRAVERSARSI A VICENDA # TRIBUTE David Matrisciano [musicista] Ci siamo attraversati a vicenda, come del resto accade tra anime vaganti. Qualche briciola del suo sorriso sornione e il suo elevato rigore tecnico e artistico hanno formato un mix di elettriche pulsioni, scatenando la mia profonda stima nei suoi riguardi. Tu, dallo sguardo tenero e placcato di severità, mi hai sottratto ad attimi di vacua banalità per dirigermi verso lidi fascinosi fatti di musica allo stato puro, la stessa musica che t’ha forgiato e t’ha reso più forte. Ernesto, ti sono riconoscente per l’humus che mi hai generosamente donato, e su cui ho piantato lacrime felici (con te tra i protagonisti). Avrei voluto conoscere meglio te, ma ho finito per “accontentarmi” della tua essenza. © 2014 Editrice ZONA edizione elettronica riservata È VIETATA qualsiasi riproduzione o condivisione di questo file senza autorizzazione dell’editore NO GURU, NO METHOD, NO TEACHER # TRIBUTE Giulia Nuti [musicista, giornalista] Con Ernesto accanto, e grazie a Ernesto, per la prima volta mi sono seduta dietro il microfono di una radio, ho ascoltato un disco per recensirlo, ho intervistato qualcuno. Mi ha coinvolto in tutto e per tutto in quella sua avventura e marchio che era – ed è – Il Popolo del Blues, che tutt’oggi vive attraverso il sito internet www.ilpopolodelblues.com, il programma radio su Controradio che va in onda il sabato sera dalle 21.00 alle 22.30 e la domenica pomeriggio alle 15.30 alle 17.30, e tutte le diverse attività che coinvolgono le persone che gli erano più vicine. Verrebbe da definirlo maestro per tutte le cose che mi ha insegnato, dal punto di vista pratico e umano. La definizione, tuttavia, non gli sarebbe piaciuta per niente. Non voleva essere maestro di nessuno. Anzi, si affrettava a correggere chiunque lo apostrofasse, seppur scherzosamente, in tal modo. Molti sono coloro che ricordano Ernesto ancora oggi per ciò che da lui hanno appreso, eppure il suo motto in materia, preso in prestito da Van Morrison e che aveva scelto di riportare anche all’interno del libretto del suo primo album solista, Morning Manic Music, parlava molto chiaro: no guru, no method, no teacher. © 2014 Editrice ZONA edizione elettronica riservata È VIETATA qualsiasi riproduzione o condivisione di questo# Tfile DA UN’INTERVISTA RADIOFONICA AD ALESSANDRO BERGONZONI senza autorizzazione [comico, scrittore, autore e attore di teatro] dell’editore Siamo qui per Ernesto De Pascale Blues Revue in compagnia di AlesRIBUTE sandro Bergonzoni, celebre attore italiano e caro amico di Ernesto, con il quale ha condiviso numerose esperienze comuni, tra cui ricordo un divertentissimo cortometraggio, se non sbaglio. Buonasera Alessandro. Ciao, buonasera. Certo, sì, un corto che è andato al Festival Torino Giovani e si chiamava Chi ha ucciso il maiale?, un’operazione pionieristica, che comunque ci ha dato la possibilità di pensare insieme a un momento cinematografico, e che sarà, diciamo così, il piccolo piedistallo per un film futuro che farò nel 2013. Quindi, diciamo, con Ernesto avete condiviso tante cose: l’amicizia e l’umorismo, mi sembra di capire. Ma guarda, sicuramente abbiamo condiviso anche delle spallate. La spallata che cos’è? È una specie di vicinanza di colpo che ci si dà quando uno racconta la storia a un altro. Lui mi raccontava la musica, insieme a Riccardo Rodolfi, perché erano esperti, me la traducevano. E io gli davo la spallata un po’ nell’arte, gli davo la spallata un po’ nel tema del teatro. E alle volte si chiacchierava e si andava a cercare quello che c’era sotto la neve, quello che c’era sotto la terra, la roba sepolta. Il piacere era quello di andare a vedere quello che non si guardava ed Ernesto era un buono speleologo. © 2014 Editrice ZONA edizione elettronica riservata Avevate quindi anche un background comune, diciamo. In qualche modo il vostro lato artistico si incontrava. Ma certamente, perché avevamo un cordone ombelicale che ci univa e ci teneva. E allora io penso che esista la possibilità di pensare le persone anche quando queste persone sembra non lavorino più, non producano più, non pensino più. Io credo che allora si seminò, e allora si va a vedere anche che cosa si è seminato. È un gioco. Non deve fare né paura, né terrore, né rendere infantili: è un gioco. E tutte le cose sono fatte di questo. È VIETATA Senti, qualsiasi hai qualche episodioriproduzione particolare che ti ricordi insieme a Ernesto che vorresti condividere con gli altri ascoltatori? guarda, io non amo la metodica, di non amo i ricordi intesi file nel senso oMacondivisione questo televisivo, radiofonico o giornalistico. Però sicuramente una cosa che mi ha fatto e che mi lasciò divertito fu quando facemmo quest’intervista insieme a senza autorizzazione Maria Cassi, a Firenze, dove Ernesto, c’era un pezzo anche su internet, non faceva altro che ridere e non faceva altro che guardarmi in una condizione esasperata di abbandono,dell’editore perché non riusciva più a risalire l’intervista e nemmeno a quello che doveva dire. Allora mi piaceva questa sua apnea; sembrava che fosse completamente sommerso dall’acqua. Grazie mille Alessandro. Buon lavoro, grazie. Chiamatemi quando volete. Ciao Ernesto, ciao. My name is Ernesto una storia per immagini © 2014 Editrice ZONA edizione elettronica riservata È VIETATA qualsiasi riproduzione o condivisione di questo file senza autorizzazione dell’editore È ANDATA IN UN ALTRO MODO #TRIBUTE Paolo Boschi [presidente Apogeo a Firenze, scrittore e analista d’arte contemporanea] Poi, come succede nella vita, è andata in un altro modo. Così, fra i miei ricordi di Ernesto c’è tutta la musica che mi ha raccontato, i dibattiti, la naja, i Lightshine e, se ci penso, il fatto che ogni volta che l’ho visto usciva da qualche parte. Come è uscito di scena troppo presto, e di tante cose che si diceva di fare insieme c’è rimasta almeno una jam mostruosa in cui rappava e rideva. © 2014 Editrice ZONA #T Uedizione N’INTERVISTA MAI elettronica TRASMESSA riservata RIBUTE Massimo Altomare [ musicista, cantante, autore e produttore] Penso che Ernesto, così come ha vissuto, con la voracità che lo portava a interessarsi di mille cose e la velocità che imprimeva alle sue cose, allo stesso modo ha voluto andarsene. Per lui la vita è (non a caso uso il presente) qualcosa da bruciare in fretta e senza preoccuparsi delle conseguenze. Non riusciva fare solo una cosa, a concentrarsi su un’unica fase. Quello che mi manca di Ernesto è senz’altro un livello di comunicazione che era determinato da un a nostra affinità dovuta al suo essere profondamente artista, prima che critico e giornalista e dalla mia sensibilità verso le persone creative. Mi manca la qualità dei nostri discorsi, una visione della vita in qualche modo cinica e pragmatica che lo ha portato, ritengo, anche a delle rinunce per la sua autonomia. Una persona non asservita. La sua grande cultura musicale così precisa, riusciva sempre a dirmi le cose che mi necessitavano in quel momento. Una fonte inesauribile. Da questo punto rivista mi ha dato molto e mi manca molto. Mi dispiace non abbia avuto quanto meritava, avrebbe dovuto avere mezzi più importanti e sufficienti a realizzare le cose che aveva in testa, lo avrebbe meritato. È VIETATA qualsiasi riproduzione o condivisione di questo file senza autorizzazione dell’editore La sua grande capacità di mettere insieme team vincenti, su progetti che precorrevano i tempi: il rhythm’n’blues di Hypnodance, lo spettacolo Il grande Fred su Buscaglione, e tutti gli altri che ha fatto nel tempo, Arigliano, a esempio. Sono la dimostrazione di una grande propensione a mettere insieme le persone e le risorse giuste per progetti importanti e interessanti. Esattamente quello che fa un grande produttore. Mi sarebbe piaciuto che oggi avesse dei successori, ma ho sempre avuto la sensazione che lui stesso non è stato mai interessato. L’ultima volta che ci siamo visti fu in occasione del mio disco del 2010, alla fine di gennaio 2011 lui volle fare un’intervista per la sua trasmissione Il Popolo del Blues, che però non passò mai né sono mai riuscito ad avere. Fu quello il nostro ultimo momento insieme. © 2014 Editrice ZONA edizione elettronica riservata #T SEMPRE AL MIO FIANCO RIBUTE Ernesto Bassignano [cantautore, giornalista, conduttore rediofonico e produttore] È VIETATA qualsiasi riproduzione o condivisione di questo file senza autorizzazione dell’editore Ho avuto pochi omonimi e tantomeno appassionati e capaci come De Pascale. Ogni volta che ho avuto bisogno d’un complice puro e onesto e spassionato l’ho trovato al mio fianco. Come me Ernestone era musico, produttore, talent scout e cantautore. Come me dedicava alla buona cultura più di metà della sua vita ammazzandosi di fatica fisica e mentale. Di tutti gli esperti di canzone d’autore era il più esperto. Non ha mollato mai fino a poche ore dal momento in cui si è esaurito. Ciao amico mio, ciao complice inesausto. Non so gli altri ma io ti avrò sempre al mio fianco. ULTIMI MESSAGGI IN BOTTIGLIA Ho sempre ammirato la tua determinazione, per la tua vita, per quello che dovevi fare, e la tua correttezza verso te stesso e verso gli altri. Tu dicevi sempre tutto quello che pensavi, senza pensare a quello che comportava, tu hai vissuto una bellissima vita, hai fatto quello che volevi fare, la musica. Vivevi per il tuo lavoro e per la tua musica, come i tuoi viaggi, New York, l’America, Londra. La radio era quello che ti apparteneva di più, tu eri in quell’attimo importante per il mondo e davi agli altri tutte le tue conoscenze. Ma era anche bello vederti al pianoforte suonare. Hai fatto una bella vita, breve, ma intensa. [Laura Mauric] © 2014 Editrice ZONA edizione elettronica riservata Ascoltare un vecchio brano e non poterne condividere con te il piacere è uno di quegli attimi in cui verrebbe la voglia di buttare tutto per aria, caro Ernie. Ma so che tu non lo vorresti e stringiamo i denti, e andiamo avanti seguendo la traccia e il rigore che hai lasciato. Avanti sempre, avanti comunque. Music will kee. Buon compleanno dal tuo Capone Bros minore, c’è chi ha scritto che il rock and roll è bello perché ti fa sentire come se fossi sempre alle superiori, questa è l’esatta sensazione che ho sempre avuto nel vivere questi anni con te, ci rivedremo da qualche parte, intanto che tu metti un disco di Doris Duke, io porto una bottiglia di sidro bello fresco. [Giovanni de Liquori] È VIETATA qualsiasi riproduzione o condivisione di questo file senza autorizzazione Si conclude, per ora, questo breve pezzo di viaggio, dove tutti voi, personaggi e interpreti, avete ascoltato, rincorso, amato Ernesto. Voi amici, dell’editore colleghi, ascoltatori occasionali, musicisti, avete saputo cogliere il senso profondo che attraverso la musica lui vi voleva trasmettere, “vivete solo e comunque in nome della vostra Passione: la musica”. Ernesto rimane tra di noi con la sua energia, con tutto quello che ha fatto per poter lasciare dentro a ognuno un messaggio: Anima Soul, Work in Project. La radio è accesa, è notte e molti di noi forse sono già pronti ad ascoltare una nuova puntata. Il nuovo programma di Ernesto è su una nuova frequenza, sintonizzatevi. [Antonella De Pascale] Ideato da Ernesto De Pascale, il programma Il Popolo del Blues nasce nel 1995 per le frequenze di Controradio Firenze, a seguito delle incessanti richieste a tornare ai microfoni da parte dei più fedeli ascoltatori di RaiStereonotte, la storica trasmissione di cui Ernesto è stato tra i conduttori più amati, distinguendosi appunto per la predilezione del blues. In breve tempo, Il Popolo del Blues è divenuto un vero e proprio marchio di fabbrica, le cui attività sono cresciute in vari campi, rispecchiando l’ecletticità del suo fondatore. © 2014 Editrice ZONA edizione elettronica riservata È VIETATA qualsiasi riproduzione o condivisione di questo file Il Popolo del Blues continua a essere un programma radiofonico, in senza autorizzazione onda su Controradio Firenze il sabato dalle 21 alle 22.30 e la domenica dalle 15.30 alle 17.30, condotto da Fabrizio Berti, Michele Manzotti e Giulia Nuti [FM 93,6 +dell’editore 98.9 - www.controradio.it]. Il Popolo del Blues è oggi un’associazione culturale - composta da Laura Mauric, Antonella De Pascale, Michele Manzotti, Fabrizio Berti, Giulia Nuti, Giovanni de Liguori, Piero Ferretti - che si occupa di custodire l’archivio di Ernesto, divulgarne i contenuti e valorizzare tutte le attività legate alla sua figura. Il Popolo del Blues è anche una testata giornalistica on line www.ilpopolodelblues.com - e un’etichetta discografica, e si occupa di uffici stampa e comunicazione musicale [Premio Piero Ciampi di Livorno, Porretta Soul Festival, Torrita Blues Festival, Esoteric Recordings]. © 2014 Editrice ZONA edizione elettronica riservata È VIETATA qualsiasi riproduzione o condivisione di questo file senza autorizzazione dell’editore www.editricezona.it [email protected]
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