Lo studio come problema di educazione. Fenomenologia e

Le Mani
1949, terracotta dipinta, ottone, cm 35 x 29 x 9
Le mani è un soggetto evoluto in un genere, i Teatrini, che
compare nella terracotta nel 1944, in Solo con i cerchi, e che
il pensiero di Melotti annuncia con disegni del 1927 e del
1930-34.
[...]
Le mani si compone in una scatola di terracotta, il modello elementare dello spazio - “scatole di vento” le chiamava
Carlo Belli. All’interno, si svolge una scena in due tempi: due
mani sospese in una nuvola rossa; il simulacro di un viso che si
para su una lastra di ottone issato su una doppia asta.
4. Come nelle romanze senza parole il çontrappunto e l’armonia, così nel teatro del sordo le situazioni e i gesti sono
ben detti.
L’opera sostanzia la stratificazione dei valori formali che si
accostano insieme nell’arte di Melotti con la sua maturità:
scultura, colore, musica, poesia.
Le mani rilevate sul rosso si stanno forse scaldando da una
vampa di calore; a distanza di un ampio intervallo, un volto
corruga l’espressione sulla lastra. La distanza tra le due parti che riverberano nel vuoto si misura in un quieto quanto
sensibile e bilanciato silenzio. Soliloquio, raccoglimento, si
esprimono in un contenitore metafisico come su una pagina
delle sue poesie.
La lastra di metallo, futura protagonista delle sculture di ottone, introduce una voce di forza e timbro pari al croma della
pasta rossa. I due diversi modi di risonanza, con l’eco cantabile evocata nel sospeso della scatola, intonano quel tipo di
musica desiderato da Melotti per un Teatrino: il Lieder.
3. Sulla scena le parole si mutano in simboli e questi inventano un loro dramma (a parte).
5. Il rumore, entrato di prepotenza nella musia, non arriva
all’eremo del sordo, fossile sentimentale.
6. L’aria di pietra nella quale gli dèi recitano più, il deserto
sotto il quale dormono le antiche città, le tebaidi abbandonate, i muti campi di sterminio, teatri inaudibili.
7. Nelle teatrali iniziazioni totemiche il gesto privo del verbo
si volgeva ai sordi.
8. Per la naturale inclinazione dell’uomo verso le cose negate, il sordo ama il teatro.
9. Nella scena muta, la stanza, le pareti, gli oggetti si agitano.
[…] 1
L’ artista informa con esattezza intorno al fatto che i Teatrini
non sono opere d’arte espressionista.
Come i Lieder, essi hanno a che fare con l’età del Romanticismo. Manifestano effetti narrativi di interiorità ed esteriorità, creano tensione emotiva e poetica. Il suono di un teatrino lieder è la melodia, con un riscontro anche popolare.
La maggior parte delle volte, però (v. Teatrini 1950.18, 19) la
semplice melodia cede alla scansione del contrappunto che
salda differenti momenti del racconto al magistero compositivo basale di Melotti. E’ qui che si annida la radice della formulazione spaziale di Melotti, quella futura delle sculture di
ottone. Qui è il punto di svolta dei Teatrini di Melotti rispetto
a quelli del suo ispiratore in questo genere di scultura, Arturo
Martini. La semplice visione di un interno a prospettiva lineare semplice dei Teatrini di Martini ha guadagnato in Melotti
una distesa spaziale complessa che, come in de Chirico, è il
segreto di uno spazio metafisico.
Lo scritto Per il teatro del sordo descrive in 10 proposizioni
quella che si può supporre come la metrica dei Teatrini. Vale
sempre come segno distintivo dell’artista la scelta di un registro sonoro che si ascolta vedendo (Il “teatro del sordo”:
Melotti giocava volentieri il vezzo del sordo a comando, secondo le circostanze):
1 F. Melotti. Per il teatro del sordo, A. M. Hammacher, Melotti,
Electa, Milano, 1975, p. 208. In F. Melotti, Linee, Adelphi, Milano, 1981,
pp. 56-57