A F FA R I L E G A L I Lunedì 24 Novembre 2014 V Inchiesta di ItaliaOggi Sette sulla figura che getta un ponte tra le due professionalità Avvocato. Ma anche manager Seimila giuristi d’impresa in cerca di riconoscimento DI GIUSEPPE MANFREDI S ono circa 6 mila. Chiedono da anni il riconoscimento del proprio status professionale. Intanto lavorano fianco a fianco con gli imprenditori, sia come interni sia come consulenti esterni all’azienda, e vanno via via marcando le proprie peculiarità rispetto ai legali. Sono un po’ avvocati, ma anche un po’ manager. Stiamo parlando dei giuristi d’impresa: laureati in giurisprudenza, sovente abilitati all’esercizio della professione per effetto del superamento dell’esame di stato, senza peraltro che Lorenza Morello questo sia necessario per l’espletamento delle proprie funzioni, conoscitori perciò della «res» legale. Non di rado, approdano in azienda dopo un periodo più o meno breve di lavoro in uno studio professionale. Ciò che consente di sfatare subito un concetto del tutto sbagliato: ovvero che il giurista d’impresa si collochi, professionalmente, come antagonista del collega libero professionista. Già qualche anno fa Assonime, all’apertura del dibattito sulla riforma forense, aveva evidenziato la necessità di riconoscere il giurista d’impresa come una figura a se stante nel variegato mondo della consulenza professionale. Un progetto che non è ancora andato in porto ma che nei fatti sembra aver già fatto breccia nelle scelte delle aziende alle prese con una abnorme produzione di norme (euro, subfornitura, riforma delle attività commerciali, imballaggi e rifiuti, per citare solo le più immediate), che incidono pesantemente nella loro vita rendendo sempre più indispensabile ricorrere a una risorsa legale interna. Per Alberto Di Giovanni, imprenditore che da oltre 40 anni è leader nel settore chimico con la Kemia Tau «i campi d’azione dei classici avvocati e dei giuristi d’impresa sono certamente di- Il giurista d’impresa ai raggi X Competenze • stipula di contratti internazionali; • impostazione e negoziazione di accordi in tema di fusioni e acquisizioni, o viceversa di dismissioni; • gestione delle fasi di criticità e di contenzioso interne, per esempio alla gestione del personale o al rapporto dell’impresa con l’Authority; • aggiornamento continuo sui temi del mercato comune e delle politiche comunitarie del lavoro; • consulenza sul processo di liberalizzazione e regolazione dei mercati e sulle norme di procedura sul diritto della concorrenza a livello nazionale, comunitario e internazionale; • analisi della conformità delle strutture aziendali al diritto societario e al mercato mobiliare a livello europeo e internazionale; • tutela giurisdizionale dell’impresa nell’ambito del sistema comunitario; • supervisione legale in sede di stesura del bilancio d’esercizio consolidato di gruppo. Conoscenze Tra le conoscenze specifiche indispensabili per svolgere questa professione rientrano nozioni di diritto amministrativo, bancario, finanziario e tributario, industriale, del lavoro e sindacale, penale in ambito commerciale, pubblico e privato sia nazionale che internazionale. È utile che il giurista d’impresa abbia approfondito temi di macroeconomia, microeconomia, contabilità e gestione aziendale. Deve parlare correntemente la lingua inglese ed essere esperto della contrattualistica internazionale. Tra le competenze trasversali sono utili la facilità relazionale e la capacità di trovare le soluzioni più adatte per sottrarre l’azienda alle conseguenze di alcune azioni, quali outplacement, licenziamenti ecc. Formazione In Italia per svolgere questa professione è richiesta una laurea in giurisprudenza, in economia o in scienze politiche. È possibile completare la propria formazione attraverso un corso di specializzazione post laurea sul tema dei servizi e delle consulenze per le aziende. Dal 2005, esiste in Italia la Scuola nazionale di specializzazione creata dall’Aigi, Associazione italiana giuristi d’impresa in collaborazione con Just Legal Services che offre corsi su competenze, metodologie e conoscenze tecnico-giuridiche, specifiche per svolgere questa professione. Fonte: Università Luigi Bocconi versi ma spesso, per l’esperienza maturata in azienda, in realtà convergenti. Mutano, questo sì, le ottiche dalle quali si affronta un problema. Il giurista d’impresa, innanzitutto, vive e respira Giorgio Grasso ogni giorno un clima che non è quello più “ovattato” dello studio. La sua sede operativa è l’azienda e la sua idea fondante è quella che il bene dell’azienda sia evitare il contenzioso che ci costa tempo e denaro che possiamo investire altrimenti- Attorno a sé ha colleghi dotati di diverse competenze, tutte interattive e connesse tra loro. Lo stesso “prodotto legale” non è, come per lo studio, “il” prodotto, ma “uno” dei prodotti interni dell’azienda, collegato necessariamente agli altri (amministrazione, commerciale eccetera) e dagli altri sovente dipendente. Il giurista, quindi, sbaglierebbe se si sentisse un avvocato in prestito all’azienda; egli è un professionista che ha deciso di realizzare la sua attività e professionalità all’interno della realtà imprenditoriale». «I suoi tempi sono brevi, le sue azioni mirate al bene dell’impresa», fa eco un altro imprenditore, Luciano Donatelli, ceo Platinum Canudilo Group. «Il compito precipuo del giurista d’impresa non è solo quello di risolvere i problemi, ma di anticiparli. Sua cura è quella di prevedere gli sviluppi e la ricaduta che una certa Luciano Donatelli disposizione potrebbe avere sull’azienda. O di valutare ex ante l’importanza e i rischi che presenta una certa clausola inserita o meno in un accordo, con riguardo a criteri di economicità e rispetto del patrimonio che l’azienda gli affida. Dunque una competenza giuridica da costruire con pazienza, lavorando a tutto tondo nel contesto del business che si è chiamati a gestire. Vivendo poi una molteplicità di esperienze e talora concorrendo a creare una casistica che diffi cilmente lo studio può dare». «Nel giurista d’impresa si sposano, in un’unica realtà, le figure del legale e del manager», aggiunge Giorgio Grasso, managing partner Azimut. «L’una, che deve mettere a disposizione la sua conoscenza della legge, la sua capacità di analizzarne i contenuti, la sua intelligenza interpretativa nel Alberto Di Giovanni contesto della problematica aziendale. L’altra, ovvero di gestore della “res privata” che, facendo tesoro dell’analisi giuridica di cui è capace, trasmette scelte e soluzioni dei problemi a lui sottoposti, già preventivamente valutati sotto il profilo del rapporto tra costi che l’azienda sopporterà e benefici che ne trarrà. Sicuramente, comunque, per risolvere il contenzioso la figura dell’avvocato è e resta fondamentale». «Il giurista d’impresa», conclude Lorenza Morello, ceo Morello Consulting ed ella stessa giurista d’impresa, «si presenta perciò sul mercato come una figura professionale che, pur priva di disciplina professionale e di riconoscimento specifico, in contrasto con la maggior parte dei paesi europei che in modo variegato la prevedono, la regolamentano e la considerano indispensabile nella generale economia delle imprese, è in grado di sviluppare una competenza e un know-how interno aziendale di valore difficilmente quantifi cabile. In questo quadro il professionista esterno non perde la sua funzione di consulente ad hoc: anzi, in affiancamento al legale interno, potrà meglio capire aspetti, scelte, mentalità altrimenti per lui inaccessibili». © Riproduzione riservata
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