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Politiche Economiche Europee – IFIR
Docente: Prof.ssa MG Briotti
Lezione 4 e 5 - 1 e 2 ottobre 2014
Riferimenti bibliografici: A Sapir (2004), capitolo 2 e elementi da capitolo 4.2 e capitolo 5
La coerenza delle politiche economiche (A. Sapir, cap. 2)
Quando le politiche economiche non raggiungono gli obiettivi assegnati: problema di
governance
1) Coerenza a livello di obiettivi e strumenti
2) Coerenza a livello di responsabili politici e di giurisdizioni
3) Coerenza intertemporale
Punto 1)
Crescità stabilità e coesione: confliggono?
Stabilità e crescita: prezzi stabili aiutano a prendere decisioni di lungo periodo (investimenti e
innovazioni)
Politiche di bilancio restrittive? Domanda aggregata? Politiche monetarie restrittive? Costo del
denaro?
Crescita e coesione: politiche regionali di sostegno confliggono con politiche ristrutturazione?
Efficienza complessiva?
Il dibattito ci accompagnerà lungo tutto il corso
Punto 2)
Occorre che le varie entità di governo (sovranazionale /centrale / locale) perseguano le stesse
finalità (cordinamento)
Punto 3)
Coerenza nel tempo => sostenibilità
Deficit bilancio => spinta alla domanda aggregata=> accumulazione debito => instabilità
finanziaria sui mercati => aumento tasso interesse => riduzione investimenti?
La politica dell’Unione in prospettiva
Punto 1) complesso da raggiungere => interessi economici che confliggono (tavoli di
negoziazione – equilibrio politico economico)
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Punto 2) UE sistema di governo a più livelli, locale, nazionale e sovranazionale, che si
ripartiscono gli strumenti della politica economica PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETA’
Punto 3) Miopia dei governi/ instabilità di un governo o dei programmi politici economici
A Sapir (Capitolo 4.2)
Politiche della stabilità macroeconomica in UE: un complesso di norme e di comportamenti
intesi a garantire la stabilità monetaria e la disciplina di bilancio
=> Politica monetaria (SEBC) mantiene inflazione (IPCA) al di sotto ma prossima al 2%
=> Politica di bilancio (nazionale) evita disavanzi e debito pubblico eccessivi secondo parametri
prefissati
Politiche della Coesione in UE: si sostanziano nelle politiche Regionali e nel Welfare State
Stabilità monetaria => Nesso con la volatilità della produzione?
Crea le condizioni per un maggior benessere e per una crescita sostenuta e per garantire la
stabilità della produzione (ciclo congiunturale non troppo erratico)
Prezzi stabili (nominale e relativi) riduconono l’incertezza circa prospettive future favoriscono
decisioni di medio lungo periodo (investimenti e innovazione)
Disciplina di bilancio: Qual è il nesso tra scelte di bilancio e la volatilità della produzione?
Livelli elevati di disavanzo e indebitamento riducono:
(1) i margini di manovra in caso di crisi e fluttuazioni cicliche (es: sostegno reddito)
(2) l’efficacia della politica di bilancio: non credibile- politiche non solvibili- premio al rischio –
spread – maggiore spesa per interessi (es finanziamento in deficit di spesa pubblica)
Quindi:
=> Impedire squilibri del dosaggio delle politiche di bilancio che avrebbero impatto negativo su
inflazione e fluttuazioni produzione
=> Finanze pubbliche solide contribuiscono al risparmio nazionale e quindi investimenti privati
=> e al mantenimento della stabilità dei prezzi
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Compatibilità delle tre finalità economiche principali dell’Unione (A Sapir 2004, cap.5)
crescita stabilità e coesione
=> Crescita stabile e sostenibile ma anche condivisa da tutta la società (coesione e equità)
=> Stabilità macroeconomica come assicurazione dai gravi rischi sistemici che mettano a rischio il
tenore di vita
Enormi progressi nel processo di integrazione europeo
a)
L’Europa ha portato a termine nel 1992 il processo del mercato unico
b)
L’Europa ha realizzato l’Unione Economica e Monetaria
c)
… e ha realizzato un progressivo allargamento (28 SM di cui +10 solo nel 2004!)
d)
L’Europa ha ottenuto risultato importanti in termini di stabilizzazione economica riducendo
il tasso d’inflazione e riducendo i disavanzi pubblici
e)
L’Europa è riuscita a conservare un accettabile grado di coesione sociale
=>
Tuttavia a fronte di questi risultati, la crescita economica europea è rimasta molto lenta,
soprattutto in relazione alla crescita degli Stati Uniti
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Una spiegazione in generale
Nei primi decenni del dopoguerra in Europa il modello di crescita:
Trainata essenzialmente dall’accumulazione dei fattori produttivi e dall’imitazione delle
tecnologie avanzate già adottate negli Stati Uniti.
Modello di impresa: grande impresa verticalmente integrata.
Domanda: prodotti standard di massa
=> consentiva la realizzazione di importanti economie di scala.
Disponibilità finanziarie erano sufficienti (autofinanziamento/credito esterno)
La crescita veloce consentiva il finanziamento di un generoso welfare state che a sua volta
garantiva la coesione sociale.
Il triangolo magico: crescita /stabilità macroeconomica / Stato assistenziale (coesione) =>
Rafforzati a vicenda durante il trentennio di splendore
Successivamente 3 grandi mutamenti:
Evoluzione demografica + progresso tecnologico + mondializzazione
Demografia:
invecchiamento della popolazione => problema di finanziamento stato sociale => La differenza
con USA è anche per i tassi di immigrazione
Tecnologia:
La possibilità di imitazione delle tecnologie è andata esaurendosi perché abbiamo raggiunto la
frontiera tecnologica (fine dell’inseguimento / catching-up)
La domanda non è più standard (differenziazione del prodotto / just in time)
Ritardo Europa rispetto a Usa (TIC) dibattito anni 90 (!)
Globalizzazione:
US => mercati efficienti => maggiore ricchezza e maggiore disparità
UE => stato assistenziale + generoso e mercati – efficienti => minore ricchezza e disparità
Dalla fine anni settanta la congiunzione di: crescita lenta / instabilità macroeconomica (shocks
petroliferi) /sistema previdenziale non finanziato a sufficienza!
Il precedente paradigma / modello di crescita è stato messo in discussione => crescita è trainata
essenzialmente dall’innovazione
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I processi di innovazione richiedono alcuni requisiti su cui l’Europa è in ritardo:
1. un’organizzazione produttiva meno integrata verticalmente – unbundling - mobilità interna ed
esterna delle imprese;
2. una maggiore flessibilità del mercato del lavoro funzionante (efficiente);
3. un maggior ricorso al finanziamento esterno e accessibilità a capitale di rischio
4. una maggiore spesa in ricerca e sviluppo e un maggior livello d’istruzione.
=> Problema di offerta Rapporto Sapir [2004]
=> reticenza da parte dei paesi più grandi della zona euro a liberalizzare i loro mercati del lavoro e
dei prodotti
=> ostacoli all’integrazione
=> frammentazione del mercato dei servizi e dei mercati finanziari
=> incompletezza delle riforme nel settore del mercato dei prodotti e del mercato del lavoro in UE
=> una allocazione più efficiente delle risorse e un’utilizzazione più intensiva dei fattori della
produzione
=> scarsa flessibilità (funzionamento imperfetto) di alcuni mercati,
=> scarsa istruzione e ricerca e sviluppo
Questi ritardi impediscono all’Europa di
a)
cogliere appieno i frutti della rivoluzione nelle tecnologie dell’informazione e della
comunicazione
b)
di cogliere le opportunità del processo di globalizzazione senza subirne i rischi (elevata
concorrenzialità dei mercati e facilità d’entrata)
c)
riformare il welfare state
Mancanza di volontà politica, che impedisce di portare a compimento il processo di
liberalizzazione dei mercati?
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Compatibilità tra stabilità e crescita
In UE a partire dagli anni 90 => Stabilità aumentata: Tassi d’inflazione e disavanzi in flessione
fluttuazioni economiche più contenute ma anche erosione tassi medi di crescita (date)
Al contrario negli US si sono conseguite entrambe
Disavanzi e crescita:
Risanamento di bilancio=> contrazione domanda e crescita
Ma anche maggiore credibilità=> riduzione t. interesse a lunga => sostegno domanda
Effetto finale dipende anche dal livello iniziale di indebitamento
Breve periodo: restrittivo in linea con teoria tradizionale ((Von Hagen et al., 2002 e Perotti, 2002)
Medio periodo? Dipende: aumento imposizione e riduzione investimenti pubblici riduzione tassi di
interesse aumentata stabilità minore rischio paese
Inoltre: rallentamento cominciato con elevati disavanzi…..
Dibattito: effetti keynesiani e non keynesiani delle politiche di risanamento di bilancio - quale
impatto economico?
Risposta difficile: possibile effetto rallentamento- tuttavia correzioni di spesa e impegno forte
politico a risanare i conti pubblici=> le probabilità di successo sono maggiori (EC 2003) ed effetti
non Keynesiani riducono il costo diretto della politica di austerità. Ruolo delle aspettative riduce
l’impatto diretto sulla domanda aggregata (ma se i paesi non avessero risanato le finanze?)
Se la sostenibilità delle finanze è in dubbio …. Possibili effetti non keynesiani
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M. G. Briotti, ECONOMIC REACTIONS TO PUBLIC FINANCE CONSOLIDATION: A SURVEY OF THE
LITERATURE, EUROPEAN CENTRAL BANK OCCASIONAL PAPER SERIES, NO. 38 / OCTOBER 2005
Inflazione e crescita
Politiche monetarie restrittive (dagli anni 80 in poi) effetti negativi sulla crescita solo se non
credibili e con rigidità prezzi e salari. Nel medio periodo=> effetti positivi (Vinals, 1998, 2001)
Volatilità della produzione e inflazione – dati internazionali => relazione inversa
=> L’evidenza empirica conferma l’esistenza di un nesso negativo tra inflazione e crescita del
prodotto
Barro (1996) periodo 1960-1990 analisi per un centinaio di paesi
Andrés et al. 2000 prospettive di crescita e reddito procapite non migliorano entrando nel
processo inflazionistico
Feldstein 1999 evidenti guadagni uscendone
L’inflazione esercita un impatto negativo sulla crescita economica:
Difficile distinguere le variazioni dei prezzi relativi dalle variazioni del livello generale dei prezzi
=> Il risultato è l’allocazione distorta delle risorse e peggioramento dei risultati macroeconomici
complessivi.
Premio per il rischio di inflazione a tassi di interesse nominali => deprime l’accumulazione di
capitale.
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Non indicizzazione del sistema tributario => impatto negativo sull’accumulazione di capitale e
potenziale produttivo di lungo termine dell’economia
Gli ammortamenti non sono indicizzati => distorsione nelle decisioni d’investimento delle imprese
NOTA:
Akerlof et al. (2000) inflazione troppo bassa => perdita di produttività e aumento della
disoccupazione (rigidità salariale)
Svensson (2002) inflazione ma anche andamento della produzione rilevante
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Coesione e crescita: sono compatibili?
Trade off tra equità e efficienza?
Coesione ha interferito con la specializzazione regionale?
Politiche nazionali hanno limitato la mobilità effettiva della manodopera sul territorio?
Politiche assistenziali e non di incentivo => frenano guadagni potenziali di efficienza? (OlandaArancio)
Politiche hanno interferito con il pieno dispiegarsi dei vantaggi del mercato unico e della
liberalizzazione?
E’ possibile che le politiche di coesione abbiano danneggiato la crescita?
Visione contro: I processi di ristrutturazione dell’economia possono produrre vantaggi asimmetrici
fra i territori e attutire queste disuguaglianze può impedire che tali processi di ristrutturazione
vadano a compimento.
“Le politiche adottate a livello dell’Unione, in un certo numero di casi, hanno interferito con la
specializzazione delle regioni consecutiva all’integrazione economica secondo uno schema anche
molto consapevole in quanto miravano in primo luogo a prevenire fenomeni di agglomerazione.
Visione Pro: Azione redistributiva motivata principalmente da principi politici di solidarietà e
coesione
Corrente di pensiero oggi più debole, disaffezione alla solidarietà, prelievo fiscale eccessivo =>
Bisogna trovare altri argomenti
_ effetti aggregati di domanda della spesa
_ possibilità che spese regionali valorizzino risorse poco mobili o non utilizzate o inneschino
processi di crescita cumulativa.
Esista un trade off tra crescita e coesione? No
Costo redistribuzione superato/finanziato dalla crescita aggiuntiva
Stabilità e coesione: processi decisionali nazionali. Riduzione di politiche sociali ma anche di
inflazione
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Visione dominante
Crescita di lungo periodo, che dipenderebbe esclusivamente dalle caratteristiche strutturali
dell’economia e dalla natura dei mercati
La politica macroeconomica, il cui obiettivo prioritario sarebbe soltanto quello di stabilizzare
l’economia e ridurre l’impatto degli shock a breve e medio termine.
L’ipotesi alternativa
Ritiene invece che la politica macroeconomica giochi un ruolo a sostegno della crescita oltre a
stabilizzare e ridurre impatto shocks
Inoltre: politiche macroeconomiche espansive – monetarie e fiscali – per finanziare il costo di
queste riforme perché le riforme strutturali hanno un costo politico e di bilancio significativo
(es. previdenza, ristrutturazioni industriali, modifiche relazioni industriali, riforme fiscali/cuneo
fiscale):
Considerazione: C’è spazio in bilancio per finanziare il costo di riforme? In effetti, PM non si può
più usare (ESCB) e PB ingessata nei paesi con ampi disavanzi (Vincoli di Maastricht)
Nota: Politica monetaria della Fed abbastanza espansiva, il saldo del bilancio federale è passato
da un surplus pari al 2,4% nel 2000 a un deficit del 3,6% nel 2004..
…mentre in Europa consolidamento della finanza pubblica per rispettare i vincoli di Maastricht e
del Patto di Stabilità
Nel dibattito politico-economico: due posizioni istituzionali in aperto contrasto tra loro
=> l’Unione europea chiede il rispetto degli accordi sottoscritti dalla maggioranza dei paesi membri
a favore di una rigorosa gestione della finanza pubblica;
=> gli Stati membri – tra cui l’Italia – chiedono un allentamento dei vincoli assunti e un sostegno
alla ripresa dei loro sistemi produttivi.
IDEALMENTE: riforme strutturali Good times = dividendo della crescita verso bad times…
In alternativa => Revisione del Patto di Stabilità e Crescita allentare i limiti disavanzo per talune
categorie di spesa ad es. maggior spazio per investimenti pubblici (dibattito odierno)
Può l’impostazione della politica economica spiegare il declino relativo dell’Europa?
La stabilità in genere non nuoce alla crescita ma la favorisce.
La debole crescita europea osservata nel medio periodo non è imputabile alla stabilizzazione
economica
=> Stabilità e crescita sono complementari
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Tuttavia non si può escludere che nel breve periodo le politiche di stabilizzazione abbiano avuto
un impatto negativo sui tassi di crescita nel periodo di aggiustamento imposto da Maastricht a
seguito cioè della forte restrizione di bilancio nell’avvicinamento all’Unione economica monetaria.
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