TTIP - Alessia Mosca

26/09/2014
Ft.com
Intervista al Group Chief Investment Officer di
Generali, Nikhil Srinivasan
Giornalista: In qualità di Chief Investment Officer della compagnia assicurativa italiana
Generali, Nikhil Srinivasan gestisce un portafoglio del valore di € 450 miliardi. Prima di
entrare in Generali lo scorso febbraio, Srinivasan aveva lavorato per la società assicurativa
tedesca Allianz, in Asia e a Monaco di Baviera. Nato a Delhi e naturalizzato singaporiano,
Srinivasan ha studiato all’Università di Cambridge, in Gran Bretagna, e alla Harvard
Kennedy School. Srinivasan, sono ormai sette mesi che Matteo Renzi è Primo Ministro.
Come sta andando secondo lei il processo di riforme che il premier sperava di mettere in
moto, e quali pensa siano le prospettive per l’Italia?
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Nikhil Srinivasan: Negli ultimi sette mesi Renzi ha fatto molto in termini di ciò che
vuole fare e di annuncio del proprio programma: riforma del lavoro, riforma della
giustizia, riduzione delle tasse...quando lei ha parlato di sette mesi sono rimasto un
po’ sorpreso, perché sembra che in realtà sia passato molto più tempo! Penso che
questo sia un governo con una missione: stanno cercando di ottenere dei risultati e
credo sia necessario dar loro del tempo, perché ciò che stanno cercando di fare è
senza precedenti se guardiamo alla storia politica italiana. Ciò di cui la gente non
parla molto è la riforma elettorale, che è fondamentale per tutto quello che questo
governo farà a livello legislativo negli anni a venire. Renzi sta affrontando tutte queste
questioni quasi contemporaneamente, cosa di certo non semplice, e penso che il
governo abbia fatto un ottimo lavoro. Ragionando in una prospettiva di medio-lungo
termine, cinque o dieci anni, posto che riescano a passare tutte queste riforme
avranno ricadute positive sia per chi investe che per chi lavora in Italia.
G: Crede che l’Italia rimanga il grande fattore di rischio all’interno dell’Eurozona?
NS: Non so se lo definirei un “fattore di rischio”. Ritengo che l’Italia abbia dei
problemi, penso che il governo sappia quali sono, e che quello principale sia la
mancanza di crescita economica. Non si può avere quel livello di debito, e di costo
del servizio del debito, senza essere in grado di generare crescita, e penso che il
governo ne sia consapevole: sa che deve generare crescita, e aiutare l’Italia deve
diventare una priorità non solo sua ma dell’intera Eurozona.
G: In qualità di personal assets allocator ha recentemente puntato sul private equity delle
società spagnole a media capitalizzazione. È quindi più ottimista sulla Spagna che sul resto
d’Europa?
NS: Non particolarmente. Quando analizziamo il nostro portafoglio di private equity
tendiamo a guardare dove potrebbero esserci delle opportunità, e credo che le midcap spagnole abbiano semplicemente dimostrato di essere ciò che ritenevamo fosse
una buona opportunità per le medie imprese spagnole. Anche sulla ripresa
dell’Europa siamo stati ottimisti: oltre un anno fa proprio il suo giornale mi aveva
citato circa l’essere positivi sull’azionariato europeo, e credo che questo abbia
pagato per la maggior parte degli investitori.
Penso però che, in mancanza di
crescita, qualsiasi futuro movimento di mercato potrà essere spinto solo dalla politica
monetaria, e abbiamo bisogno di crescita, sia a livello macroeconomico che di
fatturato delle imprese, devono aumentare entrambi.
G: Oltre alle mid-cap spagnole, su che cosa siete ottimisti?
NS: In Europa?
G: No, a livello mondiale.
NS: A livello mondiale mi piacciono Cina e India. Per quanto riguarda la Cina, tutti
mettono in guardia da un rallentamento dell’economia, e l’economia rallenterà, su
questo non vi è dubbio. Ma ciò che la gente dimentica è che quando l’economia
rallenta aumenta l’efficienza, e credo che soprattutto le aziende di stato diventeranno
più efficienti in Cina. Sulla Cina sono quindi ottimista da un punto di vista di mercato
azionario, in prospettiva pluriennale. Sull’India, invece, sono ottimista perché il Primo
Ministro sembra determinato ad agire, a realizzare le infrastrutture e tutte le altre cose
che negli ultimi anni non sono state fatte, quindi sono molto ottimista. In generale
direi che il mondo si trova in una fase di rallentamento della crescita, e in un
momento del genere tutto è relativo.
Penso che la gente sottovaluti il grado di
rallentamento che stiamo affrontando, e non solo in Europa: sappiamo tutti a che
punto è la crescita in Europa, ma penso che il rallentamento della Cina abbia un
effetto a catena, e lo si nota nei prezzi delle commodity, nelle economie del Sud-Est
asiatico, nei mercati emergenti e così via. La mia sensazione è che il mondo rallenterà
ancora per un paio d’anni, e di conseguenza è preferibile operare in mercati in cui
siano in programma riforme a livello nazionale, in cui ci sia qualcosa su cui essere
ottimisti, piuttosto che non basarsi solo su prospettive a livello globale.
G: Tornando all’Italia, il suo è un caso tutto sommato insolito: ci sono molti manager italiani
all’interno di compagnie straniere, ma è difficile trovare il contrario, ossia manager stranieri
ai vertici di compagnie italiane. Percepisce questa inusualità, e pensa che sia
rappresentativo dello stato dell’economia in Italia?
NS: Io non posso parlare della situazione italiana, posso parlare della nostra
compagnia. Generali è sulla scena da circa 180 anni ed è una multinazionale: se
guardo alla distribuzione dei nostri patrimoni, il 75% è fuori dall’Italia, e se guardo al
nostro management committee, la metà non è italiana. Ad essere sincero io sono
l’unico asiatico, ma la metà del committee non è italiana e di questo cambio di
mentalità si deve dare atto al nostro CEO, arrivato un paio d’anni fa. Creo che questo
non aiuti solo Generali, ma spero che gioverà anche all’Italia stessa, perché penso
che sia una realtà economica globale dinamica, e in una realtà di questo tipo ci
dovrebbero essere più stranieri in posizioni apicali. Può darsi che io rappresenti un
caso insolito oggi, ma spero non sarà più così domani.
G: Nikhil Srinivasan, grazie mille.
S: Grazie a lei Sarah.