Invito Stampa BL Veneto_Venezia_26_03_15_v2

Palazzo Pisani S. Marina, Calle de le Erbe, Cannaregio 6104
New Zealand
Pavilion
Padiglione della
Nuova Zelanda
14th International Architecture
Exhibition – la Biennale di Venezia
alla 14. Mostra Internazionale di
Architettura – la Biennale di Venezia
Last, Loneliest, Loveliest is curated by New Zealand
architect David Mitchell (Mitchell & Stout Architects).
The exhibition proposes a Pacific point of difference
to the trend to architectural homogeneity identified
by the Director of the 14th International Architecture
Exhibition of la Biennale Architettura, Rem Koolhaas,
who has asked curators to address the theme,
‘Absorbing Modernity: 1914–2014’.
“Anyone who travels notices that, more and more,
things seem to be the same,” Mitchell says, but
despite the effects of globalisation, New Zealand’s
architecture is more singular now than it was a
century ago: “What sets it apart is its connection to
the Pacific way of building.”
“Pacific buildings are timber structures of posts
and beams and infill panels and big roofs. It’s a
lightweight architecture that’s comparatively transient.
This architectural tradition was carried by migratory
voyagers through the islands of the Pacific Ocean,
arriving in New Zealand with the Māori 800 years ago.
It survived European colonisation and has adapted to
modernity, rather than being subsumed by it.”
“In a time when influence is instant and everything
seems familiar I think we have become aware that if
anything makes our architecture different, it is the
evolution of the lightweight Pacific tradition. This is
what we want to show in our exhibition.”
Last, Loneliest, Loveliest presents a century-long
architectural journey that begins with the Auckland
War Memorial Museum – a 1920s neo-Classical
monument to New Zealand’s fallen soldiers – and ends
with the pavilion-like extension to the Auckland Art
Gallery (2011) and Shigeru Ban’s ‘Cardboard’ Cathedral
(2013) in post-earthquake Christchurch.
Last, Loneliest, Loveliest è curata dall’architetto
neozelandese David Mitchell (Mitchell & Stout
Architects). L’esibizione propone una visione con
il punto di vista del Pacifico, che si differenzia dal
trend dell’omogeneità architettonica identificata dal
Direttore della Biennale Architettura di quest’anno,
Rem Koolhass, il quale ha chiesto ai curatori di
affrontare il tema, “Absorbing Modernity: 1914–2014”.
“Chiunque viaggi può notare che, sempre di più,
le cose si assomigliano”, sostiene Mitchell. Nonostante
gli effetti della globalizzazione, l’architettura in
Nuova Zelanda è più particolare oggi di quanto non
fosse un secolo fa, e quello che la contraddistingue
è, secondo Mitchell, la sua relazione con il modo di
costruire del Pacifico.
“Gli edifici del Pacifico sono strutture di pali
in legno, travi, pannelli e grandi tetti. Si tratta di
un’architettura leggera che, se messa a confronto,
sembra transitoria. Questa tradizione architettonica
è stata portata da viaggiatori che migravano tra le
isole dell’oceano Pacifico, ed è arrivata in Nuova
Zelanda con i Māori 800 anni fa. È sopravvissuta alla
colonizzazione Europea e si è saputa adattare alla
modernità, invece che esserne inglobat”.
“In un periodo in cui i condizionamenti sono
istantanei e tutto sembra familiare, penso che siamo
diventati consapevoli che se c’è qualcosa che rende
la nostra architettura diversa, è l’evoluzione della
tradizione Pacifica dell’architettura leggera. Ed è
questo che vogliamo mostrare nella nostra esibizione”.
Last, Loneliest, Loveliest presenta un viaggio
architettonico lungo un secolo che comincia con il
War Memorial Museum di Auckland – un monumento
neoclassico del 1920 in onore ai caduti di guerra –
e termina con il padiglione a estensione dell’Auckland
Art Gallery (2011) e la Cattedrale di “Cartone” di
Shigeru Ban (2013) nella Christchurch del dopo
terremoto.
The exhibition
La mostra
1.
Whatarangi Carved by Tristan Marler. A whatarangi
is a raised up pātaka or storehouse; reversing the
colonial curatorial model, this whatarangi contains
a model of Auckland Art Gallery, itself a storehouse
of cultural treasures.
1.
Whatarangi Scolpito da Tristan Marler. Un
whatarangi è un pātaka o magazzino rialzato;
capovolgendo il modello del curatore coloniale,
questo whatarangi contiene al suo interno un
modello dell’Auckland Art Gallery, di per sé un
magazzino di tesori culturali.
2.Oceania A work by artist Kim Meek showing
migratory routes connecting the islands of the
South Pacific.
2.Oceania Un’opera dell’artista Kim Meek che
presenta le rotte migratorie che collegano le
diverse isole del Sud Pacifico.
3.Tent The images on the panels of the ‘tent’
illustrate the Pacific lightweight construction
tradition and its evolution in New Zealand.
3.Tent Le immagini sui pannelli di “Tent” illustrano la
tradizione architettonica leggera del Pacifico e la
sua evoluzione in Nuova Zelanda.
4.Auckland Art Gallery Toi o Tāmaki A new Pacific
pavilion (2011) sits next to a Renaissance-style
chateau (1887).
4.Auckland Art Gallery Toi o Tāmaki Un nuovo
padiglione Pacifico (2011) è collocato di fianco a uno
chateau in stile Rinascimentale (1887).
5.Christchurch Transitional ‘Cardboard’ Cathedral
(2013) An example of Shigeru Ban’s recovery
architecture, the temporary cathedral is a light and
flexible structure built in response to the recent
Christchurch earthquakes.
5.Cattedrale temporanea di “Cartone” di
Christchurch (2013) Esempio dell’architettura di
recupero di Shigeru Ban, la cattedrale temporanea
è una struttura leggera e flessibile costruita in
risposta ai recenti terremoti di Christchurch.
6.Tower With its post-tensioned beams, this small
tower demonstrates the new timber technology
being developed after the Christchurch earth­
quakes. Models and panels by Frances Cooper
present an alternative vision for waterfront living
in New Zealand.
6.Tower Con le sue travi post-tese, questa piccola
torre dimostra la nuova tecnologia del legno
sviluppata dopo i terremoti di Christchurch. Modelli
e pannelli di Frances Cooper propongono un
approccio alternativo alle abitazioni sul lungomare
in Nuova Zelanda.
Creative Director / Il Direttore Creativo
David Mitchell (Mitchell & Stout Architects)
6
Creative Team / Il Team Creativo
Julie Stout, Julian Mitchell, Ginny Pedlow, Chia-Lin Sara Lee,
Claire Natusch (Mitchell & Stout Architects); Rau Hoskins
(DesignTRIBE; Department of Architecture, Unitec, Auckland);
Rick Pearson (Pearson & Associates Architects); Mike Austin
(Department of Architecture, Unitec, Auckland); Frances Cooper
(Athfield Architects, Auckland)
5
4
Commissioner / Il Commissario
Tony van Raat, Department of Architecture, Unitec, Auckland
Client / Il Cliente
3
The New Zealand Institute of Architects www.nzia.co.nz
2
1
Visit the exhibition website
Visitare il sito dell’esibizione
venice.nzia.co.nz