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Il monte Arci (OR)
Mappa generale
Premessa Dovunque andiamo abbiamo l’abitudine di raccogliere le brochure turistiche,
quando le troviamo. Di solito presso musei e strutture ricettive si trovano anche quelle
riguardanti le zone circostanti e vale la pena di conservarle in previsione di visite future. Da
poco, riordinando uno scaffale ne ho ritrovato una intitolata “Pau. Il paese dell’ossidiana”
Sul dorso vi si racconta la storia di questo materiale vulcanico non proprio diffusissimo, è una
sorta di vetro naturale reperibile in vari colori, ma il più diffuso è il nero. Nell’età della pietra
veniva usato per fabbricare piccole armi, utensili e monili, e se opportunamente tagliato vi si
ricavavano vere e proprie lame, che montate su appositi supporti in legno, costituivano le
prime falci per l’agricoltura. Sul lato dritto del foglio invece è rappresentata una bella mappa
originalmente disegnata, che evidenzia numerosi punti d’interesse del territorio
prevalentemente boschivo che da Pau sale sul monte Arci.
Ogni minerale ha la sua mappatura chimica, una sorta di impronta digitale che lo rende unico e
tramite la quale è possibile risalire al luogo d’origine. Questa sorta di carta d’identità ha
permesso di ricostruire l’eccezionale mobilità dell’ossidiana di Pau. Essendo abbastanza rara e
reperibile solo in poche località del Mediterraneo, è stato possibile accertare che quella del
Monte Arci è stata esportata in quantità considerevoli in Corsica, in Toscana, in Liguria, e in
Francia lungo tutta la costa mediterranea fino a Marsiglia. Invece tramite la così detta
archeologia sperimentale, recente disciplina che studia applicandole le tecnologie del passato,
ne sono stati ricostruiti i metodi di lavorazione. Sul luogo di raccolta gli scalpellini specializzati
allo scopo, abbozzavano dei blocchi semilavorati aventi le dimensioni di un piccolo melone.
Conservando il cuore delle pietre grezze e scartando l’involucro già deteriorato dal tempo o che
inglobava delle impurità. I nuclei di materia semilavorata venivano poi spediti ai luoghi di
utilizzo, dove venivano rifiniti secondo le esigenze locali. Stiamo parlando di sette, ottomila
anni fa, e pensare ad una filiera industriale già così organizzata, fa riflettere su quanto la storia
conosciuta sia ancora carente.
Con la scoperta dei metalli l’ossidiana cadde in disuso come materia prima per utensili, ma la
raccolta è continuata per farne monili e portafortuna, come con qualunque altra pietra dura.
Una antica leggenda radicata ancora oggi, vuole che sia un potente rimedio contro il
malocchio.
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Il monte Arci (OR)
Pau come la vicinissima e ben più grande Ales, si trova nella sub regione sarda conosciuta
come Marmilla. Nome che deriva da mammella, per la forma quasi perfettamente tondeggiante
delle colline che la compongono. Sul limite settentrionale questi rilievi assumono forme ancora
più particolari. Alcuni diventano veri e propri altipiani, come la famosa Giara di Gesturi. Altri
rimangono tondeggianti ma si raggruppano in un vero e proprio massiccio nel caso del vasto
monte Arci. Ricoperto da fitte boscaglie formate da quasi tutte le essenze arboree rinvenibili
sull’isola, costituisce di per se un ampio comprensorio degno di visita. Da sempre è stata ed è
tuttora, anche una delle zone più fertili, grazie all’abbondanza d’acqua ed evidentemente alla
ricchezza mineralogica del terreno. I paesi della Marmilla hanno una lunga storia, nel medio
evo facevano parte del Giudicato di Arborea che si è distinto tra gli altri per l’intelligenza e
lungimiranza della sua più famosa reggente, la giudicessa Eleonora. Oggi sono ordinati e ben
tenuti, per esempio Pau che a prima vista è poco più di un pugno di case ha un museo, una
bella chiesa, un camping (purtroppo al momento chiuso) e dei campi da tennis tenuti molto
meglio dell’immancabile campo di calcio.
Tutta l’area si presta a brevi e piacevoli gite, a portata di mano dato che si trova pressoché al
centro dell’isola, ed è ben servita dall’asse viario principale, E’ ricca di sorgenti e di rilievi
alberati raggiungibili con salite mai troppo impervie. Costituisce quindi una piacevole e fresca
variante al caos estivo delle coste.
25/04/14 venerdì Partiamo per PAU, la si raggiunge venendo da Cagliari lungo la SS 131
dopo circa 68 km, girando a destra per Ales, allo stesso bivio che a sinistra conduce invece ad
Uras. Pranziamo dopo aver dato una rapida occhiata alla localizzazione del museo
dell’ossidiana (A - 39°47'33.92"N - 8°48'11.14"E). E’ facile trovarlo perché si trova di
fronte alla chiesa parrocchiale di san Giorgio verso la fine del paese in direzione Villa Verde.
Subito fuori dal paese giriamo a sinistra e affrontiamo la prima salita del monte Arci,
raggiungendo in breve la Mitza Mereu (B - 39°48'37.82"N - 8°46'43.58"E), mitza
significa sorgente e qui è possibile rifornirsi d’acqua grazie ad un comodo rubinetto dotato di
porta gomma. La rete di strade è stretta ma asfaltata e in bune condizioni, in corrispondenza
della fontana però termina a meno di non voler proseguire a piedi lungo un sentiero
ombreggiato. Ma si può far manovra, anche con un mezzo di 7 metri, torniamo indietro e
seguendo la cartina raggiungiamo il camping Sennisceddu (C - 39°48'9.92"N 8°46'16.38"E) che purtroppo troviamo chiuso, uno sbrigativo cartello avverte che lo resterà
“fino a nuova riapertura”. Comunque parcheggiamo e facciamo una passeggiata seguendo la
strada fin tanto che termina la recinzione del camping. In questo punto c’è un sentiero dove
l’ossidiana è affiorante, che gira intorno alla struttura ricettiva e rende possibile aggirarla
completamente in senso antiorario, per tornare al parcheggio. Il sentiero è ampio e fittamente
ombreggiato.
Quindi torniamo in paese per la visita al museo. Trattandosi di un museo scientifico è
indispensabile farsi accompagnare della guida, altrimenti sembrerebbe una mera raccolta di
pietre tutte uguali, senza capirne la storia e l’importanza.
In serata risaliamo verso il camping e strada facendo abbiamo la pessima idea di andare a
visitare la chiesa campestre di Santa Prisca. Non riusciamo a raggiungerla perché ad una
deviazione sulla sinistra la strada diventa ripida e sterrata. Allora proseguiamo lungo la strada
asfaltata, che però finisce senza preavviso nel nulla, senza possibilità di inversione. Guidare
per qualche chilometro a marcia indietro un mezzo di mt 6,70 x 2,20 non è facile, ma con
l’aiuto dell’esperienza e di qualche imprecazione ogni tanto, si può fare. Completata senza
danni la digressione raggiungiamo nuovamente l’ingresso del camping, dove troviamo altri due
camper che intendono pernottare. Da notare che il piazzale è piuttosto in pendenza, ed è
difficile raddrizzare il mezzo anche con l’ausilio dei cunei, tuttavia la notte trascorre tranquilla
e in perfetto silenzio.
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Il monte Arci (OR)
Viabilità locale
26/04/14 sabato Dal camping saliamo fino a località Le Leccete (D - 39°48'56.04"N 8°45'58.99"E) la strada è asfaltata quasi fino alla fine, l’ultimo pezzo sterrato di 1-2
chilometri però si mantiene ben percorribile. All’arrivo un largo spazio simile ad una pista
d’aeroporto, permette di parcheggiare ovunque si voglia. Probabilmente si tratta di una striscia
taglia fuoco, una di quelle zone disboscate che il corpo forestale traccia nei boschi per rompere
il fronte di eventuali incendi. Lasciamo il camper e ci addentriamo nel bosco verso ovest, lungo
un ampio sentiero fittamente ombreggiato, che probabilmente rimane fresco anche in piena
estate considerato che ci troviamo a circa settecento metri di altitudine. Raggiungiamo il
rifugio Beda Manca (E - 39°48'43.15"N - 8°45'25.38"E) è una costruzione in pietra che si
affaccia su un panorama vastissimo. Da cui si domina la parte settentrionale del Campidano,
con al centro Oristano, verso sud il capo San Lorenzo e il monte Arcuentu e verso nord Badde
Urbana che si eleva sopra a Santu Lussurgiu. Proseguendo il sentiero nuovamente verso
l’interno del bosco ma verso sud, è possibile tornare al parcheggio chiudendo una sorta di
anello. L’escursione è veramente alla portata di tutti, ha uno sviluppo di 3,5 Km (un ora di
cammino andando tranquilli) e un dislivello di un centinaio di metri.
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Il monte Arci (OR)
Tracciato escursione a piedi
Pranziamo e nel pomeriggio ci avviamo verso Ales per visitare il museo del giocattolo
tradizionale sardo. Si trova nella la frazione Zeppara (F - 39°46'29.16"N - 8°49'51.98"E) e
anche questo è da visitarsi accompagnati dalla volenterosa guida, altrimenti sarebbe
impossibile capire l‘uso e assistere alle dimostrazioni di funzionamento dei numerosi giocattoli
popolari. Sono tutti realizzati con materiali poverissimi, gli unici che erano reperibili nelle
campagne, un tempo anche piuttosto isolate dai centri urbani maggiori. Per ogni tipologia,
bambole, armi, animali, mezzi di trasporto, sono stati ricostruiti i prototipi partendo dalle
forme più semplici e via via a quelle più elaborate e rifinite. Una semplice canna diventava un
cavallo, uno straccio una bambola, una tavola di legno di scarto un fucile. Una sezione a parte
mostra quelli che non erano proprio giocattoli, ma piuttosto passatempi dei pastori adulti,
costretti a trascorrere lunghe giornate in completa solitudine. Vi si trovano flauti costruiti con
le canne (le famose launeddas) trappole per la cattura di piccoli animali, giochi di abilità.
Proprio di fronte al museo si trova la graziosa chiesa di San Simeone che vale certamente una
visita.
Torniamo ad Ales e visitiamo la Cattedrale c’è un comodo parcheggio presso la guardia
medica (G - 39°46'11.59"N - 8°49'1.18"E). Pur essendo questa località poco più di un
grande paese, è la sede storica di una importante diocesi. La sua chiesa ha una forma
particolare, relativamente semplice all’esterno e molto elaborata con marmi policromi barocchi
all’interno. Un grande sagrato recentemente ristrutturato la completa sul davanti.
Ormai sappiamo che la viabilità del Monte Arci è scorrevole e comodamente asfaltata, quindi
torniamo a pernottare, ma questa volta direttamente al grande striscione delle Leccete, che
nella parte alta è perfettamente pianeggiante. Silenzio assoluto durante la notte. Il tempo è
peggiorato e una vicina cima si chiama significativamente “Punta su Ventosu” ma noi siamo
protetti dagli alti lecci che fanno da bordo al piazzale e il vento lo si sente appena.
27/04/14 domenica Purtroppo il tempo è decisamente brutto, ci svegliamo con la pioggia e
al sorgere del sole si forma una fitta nebbia. La prima parte del percorso di discesa è sterrata,
anche se breve, e uno degli inconvenienti più antipatici dei camper è che si impantanano
facilmente. Quindi dopo una breve colazione sloggiamo alla svelta. Raggiungiamo il paese di
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Il monte Arci (OR)
Morgongiori, lungo la strada che ci riporterà sulla SS 131 e dove sappiamo trovarsi il terzo
museo della zona, quello dell’arte tessile, ma lo troviamo chiuso. Facciamo qualche rapida
intervista e scopriamo che la proprietaria è deceduta e pertanto probabilmente non verrà mai
più riaperto. La visita della vicina chiesa ci consola parzialmente.
Purtroppo il tempo non si aggiusta e decidiamo di accorciare la gita, per pranzo siamo a casa.
26 aprile 2014
Il museo dell’ossidiana
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Il monte Arci (OR)
Il museo del giocattolo tradizionale
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Il monte Arci (OR)
Senza parole
Affioramenti di ossidiana
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Il monte Arci (OR)
La Giara vista dal monte Arci
Ciclamini
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Il monte Arci (OR)
Verso Beda Manca
Belvedere del rifugio
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Il monte Arci (OR)
Rifugio Beda Manca
Qualche furto
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Il monte Arci (OR)
La cattedrale di Ales
La cattedrale di Ales
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