estratto da dday.it Copia privata legale ma senza compenso Yes, We Can La copia privata sta per diventare legale anche in Gran Bretagna, e senza che venga previsto alcun “compenso per copia privata”, come invece si vuole perseverare a fare nel nostro Paese. Questo in forza di una revisione della normativa sul diritto d’autore, che entrerà in vigore il prossimo 1° giugno. Si tratta di un provvedimento varato dal Governo inglese e dall’ufficio governativo sulla proprietà intellettuale, dopo lunghe ed estensive consultazioni. Sulla pagina web dell’Intellectual Property Office, oltre ai testi di legge, si trovano anche specifiche brochure informative per i consumatori, che chiariscono in maniera cristallina limiti e possibilità offerte dal diritto di copia privata. Un esempio da seguire immediatamente che, forse non a caso, arriva dalla nazione considerata la culla della democrazia; ma anche la nazione in cui politiche culturali più aperte e meno legate a interessi particolari hanno permesso di scrivere, per esempio, la storia della musica degli ultimi cinquanta anni; con buona pace degli autori italiani, piccoli di fronte ai giganti (artistici e commerciali) che la Gran Bretagna ha prodotto in questi decenni. E malgrado non abbiano mai percepito proventi da copia privata, non sembra che gli autori anglosassoni stiano morendo di fame. In Italia, invece, si discute di come aumentare i compensi per copia privata, di quali altre categorie assoggettare, di quanto sia necessario aumentare il prelievo a favore di autori, editori, produttori e interpreti su supporti vergini e apparecchi come smartphone, tablet, TV e così via. Il tutto con SIAE e compagni che sbandierano il vessillo dell’Europa e delle “medie europee”, costruite però “dimenticando” sempre i Paesi che, come la Gran Bretagna, non prevedono alcun compenso per copia privata. In questo contesto il neoministro Franceschini si appresta - si dice questa settimana - a porre la firma sul decreto di adeguamento dei compensi per copia privata. E pare che sarà un adeguamento “pesante” (ben peggiore di quello che avrebbe firmato Bray). Un bivio cruciale per il percorso politico di Franceschini: cambiare passo, disinnescando finalmente gli odiosi compensi; oppure eternare il passato, o addirittura peggiorarlo, cedendo alle pressioni di lobby e burocrati, amplificando ancora una volta la frattura tra cittadini e politica. E pensare che il premier Matteo Renzi proprio oggi è a Londra a lodare le politiche liberiste di Cameron e a creare un asse Roma-Londra critico nei confronti di Bruxelles. Caro Renzi, possiamo sperare che stia veramente cambiando qualcosa? Per dirlo con parole (quasi) sue: Yes, We Can. Gianfranco GIARDINA torna al sommario Microsoft Office per iPad disponibile 17 n.87 / 31 MARZO 2014 Android Wear sistema operativo “indossabile” 18 Smartphone Wiko qualità e prezzi competitivi 23 Tutti i nuovi TV Panasonic Panasonic mostra la gamma TV 2014, la prima senza plasma Il top di gamma 4K AX900 promette una qualità fantastica 02 Non solo 4K in casa LG Tanti TV in arrivo, sia “Ultra” che Full HD 20 HTC One (M8) Prime impressioni 32 06 Facebook MasterCard compra Oculus fa concorrenza per 2 miliardi a PayPal Il social network n.1 entra nel mondo della realtà virtuale. Oculus Rift ora è suo Presentato MasterPass, digital wallet pensato per i pagamenti online. Sarà l’anti-PayPal? 10 13 Galaxy Tab Pro 10.1 Il tablet produttivo 34 100 euro in tasca Che cuffia compro? estratto da dday.it n.87 / 31 MARZO 2014 TV E VIDEO Panasonic ha tolto i veli alla gamma di TV 2014, la prima senza plasma e tutta impostata sulla tecnologia LCD Presentati i TV Panasonic 2014, addio al plasma Il top di gamma è il 4K AX900, punta a offrire le stesse prestazioni del plasma, arriverà a settembre di Paolo CENTOFANTI I AX900, Ultra HD al top Partiamo allora da quest’ultima fascia che si compone come detto di tre serie distinte: AS800, AX800 e AX900, dove la X individua i modelli con pannello 4K. Il nuovo top di gamma è costituito dai TV UltraHD AX900, che saranno disponibili nei tagli di 55, 65 e 85 pollici e che, appunto, hanno il compito di non far rimpiangere l’apprezzatissima tecnologia al plasma. Si tratta di un impegno che Panasonic non prende assolutamente alla leggera, tanto che l’azienda ha voluto sottolineare come i migliori progettisti della divisione Plasma, compresa una dozzina di ingegneri della vechhia divisione Kuro di Pioneer, sono stati messi al lavoro su questi modelli. Per raggiungere questo risultato Panasonic ha torna al sommario l 2014 è per i televisori Panasonic l’anno della svolta: con la decisione di dire addio al plasma è l’ora di puntare tutto su LCD a LED, un impegno testimoniato dalla scelta di introdurre centinaia di modelli, suddivisi in ben 11 serie distinte che coprono praticamente tutte le fasce di prezzo immaginabili. Alcuni arriveranno subito, per altri, come la nuova serie top di gamma, che avrà l’arduo compito di conquistare gli orfani del plasma, occorrerà ancora un po’ di tempo, visto che la disponibilità è al momento prevista per settembre. La nuova gamma di TV è virtualmente suddivisibile in tre fasce principali: i TV entry level, con funzioni smart di base e grande varietà di tagli disponibili, una fascia media con molte delle nuove funzioni più evolute della piattaforma Smart TV e un design via via più curato, e infine la fascia top, composta da tre serie distinte, accomunate dalla stessa linea estetica, soluzioni tecnologiche all’avanguardia e con modelli sia Full HD che 4K. deciso di puntare sulle soluzioni che possono spingere al massimo la qualità di immagine dei TV LCD: retroilluminazione Full LED con local dimming reale a 128 zone e pannello LCD IPS. Solo il modello da 85 pollici, per motivi che non sono stati illustrati, utilizzerà un pannello VA e con local dimming solo a 32 zone. La scelta della tecnologia full LED e del local dimming è dovuta naturalmente alla volontà di offrire un livello del nero e quindi un livello di contrasto che possa avvicinarsi a quello del plasma, ma Panasonic sta lavorando anche sulla colorimetria e la precisione sulle basse luci per arrivare a un look & feel il più vicino possibile a quello della serie reference dello scorso anno, la ZT60. Un confronto di cui Panasonic non ha paura e che ha effettuato davanti ai nostri occhi con un prototipo dell’AX900 e immagini sicuramente in grado di mettere in difficoltà qualsiasi LCD. Di certo, da quello che abbiamo, visto Panasonic è sulla strada giusta: nelle aree scure dell’immagine il nuovo AX900 riesce ad offrire un nero ancora più profondo del plasma e con un buon contenimento dei classici aloni che compiano con il local dimming tra una zona e un’altra. Questi sono ancora presenti, ma probabilmente solo un occhio molto attento riesce a scorgerli. Quello che ci ha più piacevolmente sorpreso, vedendo le due tecnologie una di fianco all’altra, è proprio la resa complessiva dell’immagine dei nuovi LCD, in grado di restituire un impatto davvero molto simile allo splendido plasma ZT60 in termini di “calore” e resa dei colori. Venendo alle altre caratteristiche tecniche della serie top di gamma, i TV AX900 montano un nuovo processore quad core, denominato Quad Core Pro5, che si occupa di gestire il sofisticato local dimming del TV, l’elaborazione dell’immagine, la decodifica del formato HEVC, ma anche la complessa nuova interfaccia a schermo che aggiunge diverse nuove funzionalità, come My Stream, Info Bar e TV Anywhere, a cui abbiamo dedicato un approfondimento nelle pagine seguenti. Il pannello viene pilotato fino a 3000 Hz, valore che nasconde in realtà la combinazione di motion interpolation (chiamata qui 4K Intelligent Frame Creation) e soprattutto backlight scanning. Per quanto riguarda il design, Panasonic lo aveva già mostrato al CES di Las Vegas: rimane la cornice minimale, la particolare base di appoggio frontale che fa apparire il TV come sospeso in un equilibrio impossibile, grazie a un grosso (e pesante) piedistallo che sostiene il TV sul retro. I TV possono essere anche appesi a parete eliminando sia il piedistallo posteriore che la base di appoggio sotto la cornice. Naturalmente abbiamo gli ingressi HDMI 2.0, supporto per segnali 4:4:4, ingresso DisplayPort, USB, webcam integrata a segue a pagina 03 estratto da dday.it n.87 / 31 MARZO 2014 TV & VIDEO Panasonic, gamma TV 2014 segue Da pagina 02 La fascia media è tutta LCD IPS La fascia media è composta interamente da modelli con pannello LCD IPS full HD, che si differenziano per set di funzionalità e dettagli estetici. Stiamo parlando delle serie AS650, AS740 e PANASONIC AS650 torna al sommario PANASONIC AS800 AS750, che proseguono il discorso iniziato con la serie ET degli scorsi anni. Queste serie condividono tutte le stesse caratteristiche di base: pannello LCD IPS, Intelligent Frame Creation a 1200 Hz, 3D, processore dual core. Quello che cambia sono appunto il design, via via più raffinato salendo di categoria, e la completezza delle funzioni. La serie AS650 è il modello di fascia più bassa a includere la nuova interfaccia My Stream e il nuovo servizio TV Anywhere, che consente di vedere canali TV e registrazioni anche fuori casa tramite smartphone e tablet. In più troviamo anche i controlli vocali e la nuova funzionalità Swipe & Share che, oltre alle caratteristiche che già ben conosciamo, sui modelli di quest’anno consente anche di copiare i contenuti del tablet su eventuali supporti di memorizzazione collegati al TV. Questa serie si distingue per la vasta scelta di formati disponibili: 39, 42, 47, 50, 55 e 60 pollici. Le differenze tra le serie AS740 e AS750, entrambe disponibili in tagli da 42, 47 e 55 pollici, oltre che nel design della base, sono nel tuner e nella webcam. Essenzialmente la serie AS740 ha la webcam integrata ma tuner singolo, mentre la PANASONIC AS740 serie AS750 non ha la webcam ma il doppio tuner digitale terrestre DVB-T2 e il doppio tuner satellitare DVB-S2. Anche l’entry level è smart Per finire si passa alle serie base con pannello LCD a LED non IPS: l’AS400, l’AS500 e l’AS600. Qui il dato interessante è che, a parte la serie più base che si può, l’AS400, che ha il solo lettore multimediale, gli altri modelli hanno tutti il Wi-Fi integrato, piattaforma smart con interfaccia My Home Screen, Swipe & Share e Miracast. L’AS600 è il modello più evoluto, con processore dual core e nuova interfaccia My Stream. Tutti questi TV sono disponibili in tagli da 32, 39, 42 e 50 pollici, l’unica eccezione è la serie AS500 che include anche un modello da 24 pollici. A parte la serie AS60, che nonostante le finiture decisamente più “plastiche” ha un design molto simile a quello della serie AS650, gli altri hanno un aspetto decisamente più economico e non molto ricercato. La gamma comprende anche altre serie minori di TV con diversi polliciaggi di cui, però, al momento non abbiamo altri dettagli. PANASONIC AS750 scomparsa per le funzionalità smart TV, doppio tuner digitale terrestre DVB-T2 e doppio tuner satellitare DVB-S2. Un gradino sotto, sempre in ambito Ultra HD 4K, troviamo la serie AX800, che avevamo visto a Las Vegas e di cui emergono maggiori dettagli. Il design non cambia, ma qui i tagli sono da 50, 58 e 65 pollici e la tecnologia di retroilluminazione passa da full LED a LED Edge, sempre con local dimming, ma evidentemente meno sofisticato. Il processore è il nuovo Hexa-Processing Engine e il backlight scanning passa a 2000 Hz. Per il resto le caratteristiche e funzionalità sono simili a quelle della serie top di gamma e i TV sono dotati della nuova certificazione THX 4K display, caratteristica quest’ultima comune alla serie AX900. Per chi è interessato al massimo della qualità in ambito full HD, Panasonic ha realizzato la serie AS800. Stesso design delle serie Ultra HD, retroilluminazione full LED come sul top di gamma e pannello LCD IPS 1080p sono le caratteristiche di rilievo di questa gamma. La serie AS800 è composta da tre modelli, con tagli da 47, 50 e 55 pollici, tutti contraddistinti da local dimming, anche se in questo caso le zone sono decisamente meno rispetto al top di gamma. In particolare i modelli da 47 e 50 pollici hanno, infatti, un controllo su 16 zone, mentre il modello da 55 arriva fino a 32, ma chiaramente siamo lontani dalle 128 zone della seria Ultra HD. Come le due serie superiori, anche per il full HD Panasonic ha implementato quello che chiama Studio Master Drive, essenzialmente quegli accorgimenti per rendere il più possibile aderenti le immagini ai parametri di riferimento per spazio colore e precisione della scala di grigi. Per quanto riguarda le funzionalità, la serie AS800 offre tutte le novità che troviamo sulle serie superiori, inclusa la webcam integrata. estratto da dday.it n.87 / 31 MARZO 2014 TV E VIDEO My Stream, Info Bar e il servizio cloud TV Anywhere sono le principali novità della piattaforma smart TV Panasonic Con Panasonic registrazioni disponibili ovunque Le nuove funzionalità si basano sull’interfaccia My Home Screen dei modelli TV dello scorso anno P Con Info Bar barra delle notifiche sullo schermo del TV Il TV diventa un server Sempre accessibile ovunque L’altra nuova funzionalità si chiama Info Bar e la troveremo esclusivamente sui TV di fascia alta: AS800, AX800 e AX900. Si tratta di una barra con widget e notifiche che compare nella parte bassa dello schermo in modo automatico, sfruttando un sensore di prossimità e la webcam integrata per riconoscere chi sta passando davanti al TV. Oltre a visualizzare informazioni come il Fin qui si tratta di nuovi servizi che sinceramente non sappiamo bene quanto successo potranno riscuotere, a differenza di TV Anywhere, che invece potrà essere sicuramente apprezzato da molti. Già da qualche tempo, Panasonic offre su alcuni TV la possibilità di condividere via DLNA i contenuti registrati su un disco USB collegato al televisore e, addirittura, il canale sintonizzato in quel mo- meteo il calendario e dare accesso rapido alle altre funzionalità smart del TV, il cuore dell’Info Bar è il sistema di notifiche, che consente di visualizzare dei messaggi inviati tramite l’app per smartphone e tablet e il servizio cloud di Panasonic. È possibile inviare l’equivalente di MMS, con foto e brevi clip di 30 secondi e la particolarità sta nel fatto che i messaggi verranno visualizzati solo ai destinatari, sfruttando appunto il riconoscimento facciale. torna al sommario di Paolo CENTOFANTI er la gamma 2014 di TV, Panasonic ha introdotto nuove funzionalità sulla base dell’interfaccia My Home Screen che già trovavamo sui modelli dello scorso anno. Le novità principali di quest’anno si chiamano My Stream, Info Bar e TV Anywhere. My Stream si inserisce nel filone dei motori di raccomandazione dei contenuti e rappresenta la risposta a soluzioni analoghe implementate da concorrenti come Sony e Samsung. Si tratta di un flusso personalizzato di contenuti suggeriti, che viene selezionato in base a chi sta usando il TV e che pesca da tutte le sorgenti disponibili: guida TV, app, ma anche le eventuali periferiche USB collegate al TV. I nuovi TV permettono di creare fino a 6 profili utente e, nel caso dei modelli con webcam integrata, la selezione del profilo corretto avviene automaticamente attraverso il riconoscimento facciale. L’interfaccia è costituita da un vero e proprio stream di miniature che scorre orizzontalmente sullo schermo del TV, creando un deciso colpo d’occhio. Oltre ai contenuti suggeriti, potremo ordinare lo stream anche per preferiti, più popolari, oppure effettuare una ricerca. L’idea è che, naturalmente, più utilizziamo questa funzione, guardiamo contenuti e selezioniamo i preferiti, più l’algoritmo impara a conoscere i nostri gusti e a migliorare i suoi suggerimenti. mento. Con TV Anywhere Panasonic va un passo oltre e rende accessibili i contenuti anche al di fuori delle mura domestiche, trasformado il TV in un vero e proprio server accessibile anche via 3G, utilizzando l’app per smartphone e tablet di accompagnamento. La cosa interessante è che la comunicazione è biunivoca, rendendo così possibile anche programmare la registrazione di eventi da fuori casa, per poi rivederli sempre in streaming su smartphone o tablet, oltre che comodamente sul divano quando torniamo a casa. Anche i canali sintonizzati sul TV con TV Anywhere diventano accessibili all’esterno, oltre ad eventuali contenuti che abbiamo memorizzato sull’hard disk connesso al TV. Tutto quello che serve, oltre naturalmente a una connessione a Internet, è la nuova app per Android e iOS TV Remote 2 e creare un account sul servizio cloud di Panasonic My Home Cloud, necessaria per rendere visibile il TV al di fuori della rete domestica. estratto da dday.it n.87 / 31 MARZO 2014 TV E VIDEO Android sbarca anche sui televisori e Haier è il primo produttore a tagliare questo traguardo, vediamo come First look: come funzionano i TV Android di Haier Con le App del Play Store il TV offre una versatilità irraggiungibile alle altre piattaforme proprietarie torna al sommario Una volta caricate, le app sono comunque accessibili da una facile schermata che raggruppa tutte le app caricate. L’unico limite può essere rappresentato dall’oggettiva impossibilità di utilizzare delle app ottimizzate solo per l’interfaccia touch (come per esempio molti giochi), che di certo con il puntatore a telecomando risulterebbero ingestibili. Potrebbe non essere immediato per l’utente capire bene la doppia logica delle nuove Smart TV di Haier: per accedere alle impostazioni del TV (per esempio le regolazioni di luminosità e contrasto) bisogna essere fuori dall’ambiente smart; le impostazioni invece nell’ambiente Smart sono quelle relative al sistema operativo Android e, quindi, non danno accesso ai settaggi del televisore. Un esempio lampante di questa doppia anima è la regolazione del volume: sul TV (fuori da Android) è possibile regolare un livello di volume che viene poi mantenuto anche all’interno dell’ambiente Smart, ma da dentro Android il volume può essere corretto in attenuazione, operando sempre sullo stesso tasto di regolazione volume del telecomando, come se si operasse su uno smartphone esterno collegato al TV. Il bello è quindi che ogni possessore di smartphone Android può ricreare all’interno del TV uno scenario del tutto simile a quello del proprio telefono, con le medesime app. Abbiamo pro- N di Gianfranco GIARDINA el 2014 tutti i TV di Haier connessi avranno come ambiente “smart” un vero e proprio sistema Android. Questa novità, già annunciata al CES di Las Vegas, sta per arrivare anche in Italia. Abbiamo avuto la possibilità di provare per qualche ora il primo prototipo, non ancora definitivo, ma comunque decisamente stabile, per avere un’idea chiara di come funzionerà il sistema. All’avvio il sistema fa un vero e proprio boot, che dura in realtà solo qualche secondo e, quindi, si posiziona automaticamente sull’ambiente Android. Va detto che - contrariamente a quanto pensato da altri produttori - Haier ha deciso di non far gestire ad Android l’intera logica del TV, tuner compreso, ma di creare un sistema “dual chip”, con l’ambiente Android (in versione 4.2.2 con 2 GB di memoria) solo destinato alla smart TV e una logica tradizionale per le funzioni classiche del TV. Componente fondamentale è il telecomando, un ibrido infrarossi e Bluetooth, che controlla la parte TV in modalità tradizionale, ma che integra un puntatore con accelerometro interno per la navigazione nell’ambiente smart e che ha nella parte posteriore una completa tastiera qwerty per digitare facilmente eventuali testi. La schermata Home dell’ambiente smart TV si presenta come si vede nell’immagine qui affianco: va detto che le traduzioni in italiano sono provvisorie e immaginiamo che alcuni limiti, per esempio negli accapi forzati, verranno rivisti prima del lancio. Nella parte bassa si trovano le app più utilizzate (in una lista che si autocompila), mentre nella parte alta si possono sistemare le app preferite e addirittura ne vengono consigliate alcune da scaricare dal Play Store. Infatti, da buon Android vero e proprio, si possono scaricare tutte le app dallo store di Google: il TV si presenta allo store come fosse un tablet e quindi privilegia le versioni HD delle App. La forza del sistema è tutta lì: il fatto di poter caricare qualsiasi App del Play Store apre a un livello di personalizzazione e di versatilità che nessun altro ecosistema Smart TV proprietario visto fino a oggi può avere. vato a caricarne alcune con grande soddisfazione: è possibile configurare la propria posta elettronica, visualizzare per esempio Google Maps o YouTube, dentro il browser o nelle app specifiche. In particolare il browser (che ovviamente è Chrome) è parso davvero solido e il sistema affidabile, tanto da riuscire a caricare anche velocemente il pesantissimo nuovo sito del Corriere della Sera, che abbiamo voluto usare come benchmark. Nessun problema anche con i video, sempre dal sito del Corriere: il pre-roll pubblicitario viene visualizzato in finestra, ma quando poi parte il video principale, il sistema va automaticamente a tutto schermo, per poi ritornare nella pagina web a fine riproduzione. Una parte integrante di tutto il sistema è la webcam USB innestata (e disinnestabile) nella parte alta dello schermo: funziona da foto-videocamera del sistema Android e quindi può essere utilizzata per scattare foto e girare video, ma anche con qualsiasi app che utilizza la fotocamera di smartphone e tablet, come per esempio Skype. estratto da dday.it n.87 / 31 MARZO 2014 TV E VIDEO Arrivano i TV presentati da LG a Las Vegas, saranno disponibili nei negozi la seconda settimana di aprile LG, prezzi e dettagli della gamma TV per l’Italia Prezzi e dotazioni sono molto interessanti, al top rimane sempre lo splendido TV OLED da 55” di Roberto PEZZALI iamo ai nastri di partenza: i nuovi TV 2014 sono quasi nei negozi e stiamo aspettando i primi campioni per iniziare il classico round di prove dove metteremo a dura prova tutte le ultime novità dei produttori più blasonati. LG ha annunciato la gamma per l’Europa e l’Italia e siamo in grado di dare le prime indicazioni di prezzo e le caratteristiche dei modelli principali. Per i TV il 2014 sarà un anno molto particolare: l’arrivo dei TV 4K ha schiacciato la gamma Full HD verso il basso e, allo stesso tempo, l’evoluzione tecnologica ha portato anche sui TV di fascia media funzioni che prima erano appannaggio dei modelli top: ecco quindi che 3D, Smart TV, PVR e DLNA sono ormai una dotazione obbligata, con prezzi che qualche anno fa erano quasi doppi. LG quest’anno avrà una gamma completa di TV Ultra HD e Full HD, anche se il “principe” resta sempre l’OLED da 55”, ad oggi il TV che offre il miglior nero mai visto su un televisore. Alla presentazione, a Venezia, abbiamo avuto modo di vedere i modelli, di giocare con WebOS e di capire anche quali saranno circa i prezzi delle nuove serie. La gamma si suddivide in due varianti di prodotto: TV Ultra HD, con serie UB, e TV Full HD, con serie LB. Della gamma Ultra HD fanno parte 3 modelli: il top di gamma UB9800, disponibile in tagli dai 65” in su, e le due serie minori UB8500 e UB9500. Tutte le serie avranno in comune il pannello 4K, la piattaforma Smart WebOs e il decoder HEVC a bordo, mentre sarà diverso il comparto audio e il design. Per la serie top UB9800 l’audio è stato realizzato da harman/kardon ed è declinato in due speaker laterali integrati con il corpo e la base, mentre per le due serie UB8500 e UB9500 la parte audio riveste meno importanza, anche se la UB9500 ha una piccola soundbar integrata a S LG LB8700 torna al sommario filo nella cornice. I prezzi vanno dai 1.899 euro per il 49” Ultra HD UB8500 per arrivare ai 2.199 euro del 55” della stessa serie. Per il modello con la soundbar integrata si spende qualcosa in più, arrivando a 2.599 euro. Più costosi i 65”: l’entry level verrà posizionato a 4.490 euro, mentre il top di gamma UB9800 sarà in vendita a 5.499 euro. Per chi invece punta ad un TV più grande LG ha pronto l’84” a 12.900 euro, arriverà a maggio e farà parte della serie UB9800. Costano ovviamente meno le TV Full HD, ma non troppo: le specifiche restano invariate, pannello 4K a parte, quest’anno ci sarà anche il doppio tuner sulle serie top. Il modello top di gamma Full HD LED sarà l’LB8700, che verrà proposto a 1.999 euro nel taglio da 55”: la particolarità di questo TV è la soundbar integrata nella base, un sistema audio da 50 Watt 2.2. Ha una piccola soundbar anche l’LB7300: 1.499 euro nel taglio da 55” e stesse LG LB7300 caratteristiche del modello superiore, anche se con un pannello leggermente diverso e meno sottile. Il vero TV di fascia media sarà, infine, l’LB6700: base in alluminio, cornice sottilissima, 3D e WebOS anche per lui. I primi modelli saranno disponibili nei negozi la seconda settimana di aprile. LG LB6700 estratto da dday.it n.87 / 31 MARZO 2014 TV E VIDEO Comunicate le caratteristiche definitive dei TV che Samsung si appresta a commecializzare in Europa Samsung Smart TV: i modelli della gamma 2014 In arrivo una serie di TV Ultra HD entry level e un modello da 78”, i prezzi sono ancora indicativi di Emanuele VILLA A torna al sommario doppio tuner, remote Smart Touch e processore quad core. Prezzi? UE48HU7500 – 1.999 euro, UE55HU7500 – 2.499 euro, UE65HU7500 – 4.499 euro e UE75HU7500 – 5.999 euro. Ultima linea 4k, prevista solo per il mercato europeo, è l’HU6900, di livello più basso delle altre in quanto a design e per qualche caratteristica tecnica, tra cui l’assenza della decodifica HEVC. Display piatto, 4k con micro dimming, HDMI 2, Smart TV, 3D attivo, doppio tuner, supporto WiFi ed Evolution Kit, il tutto per 1299 euro nella versione da 40’’, 1499 euro per quella da 50’’ e 1999 per il 55’’ (UE55HU6900). Poi si passa all’immensa line up di LED Full HD, che riassumiamo più rapidamente. Il top di gamma è la serie H8000, che in Europa arriverà nei tagli da 48’’, 55’’ e 65’’, è la serie con la base di design e si pone come diretto successore di F8000: la sua caratteristica di punta è il display curvo e dispone, in sostanza, delle medesime tecnologie del top di gamma 4k. I prezzi indicativi dovrebbero essere di 1.799 euro, 2.299 euro e 3.999 euro, a seconda della dimensione dello schermo. Al di sotto, la serie H7000 (H7150 in USA), che ricorda molto da vicino le caratteristiche della serie superiore, ma con display piatto e disponibilità nei tagli di 40’’, 48’’, 55’’ e 60’’ (prezzi non comunicati); la H6500, una linea solo europea con display da 32’’, 40’’, 48’’ e 55’’, la H6400, ovvero il display di gamma media del 2014 (UE48H6400, UE50H6400, UE55H6400, UE60H6400, e UE65H6400) e, poi, i livelli entry con H6200, H5500, H5000 e H4000. distanza di un paio di mesi dal CES di Las Vegas, sono stati resi noti i modelli di Smart TV che Samsung si appresta a commercializzare in Europa, spuntano anche i primi prezzi di listino in Euro. Prezzi che però vanno considerati come indicativi, poiché potrebbero subire delle variazioni nel nostro Paese e non sono confermati da Samsung Italia. Al momento la commercializzazione europea è prevista per aprile/maggio. La line up è, di fatto, quella vista a Las Vegas, con tanto di nuovo telecomando Smart Touch di forma ovale e con pad centrale, tutte le funzionalità Smart di nuova generazione e particolare “focus” sul display curvo e 4k. Ulteriore conferma è l’assenza di una nuova linea di TV OLED, mentre resta un plasma di fascia media senza Smart TV né 3D e che verrà commercializzato solo nel taglio da 64’’ (H5000); il prezzo europeo di quest’ultimo non è ancora annunciato e non è certo che questo modello arrivi anche da noi. Focus ovviamente sul 4k, segmento per il quale Samsung sta lavorando molto anche sotto il profilo dei contenuti; neanche a dirlo, però, la maggior parte di questi sarà disponibile solo in USA (Netflix è prossimo all’avvio dello streaming 4k), mentre è previsto per l’Europa l’acquisto (a parte) dell’Ultra HD Video Pack con hard disk da 1TB e film codificati in HEVC. Tutti i TV 4k della nuova line up supportano HDMI 2.0 e la maggior parte anche HEVC, mentre sono ben poche le novità sotto il profilo Smart TV, con un’interfaccia rivista ma niente di sconvolgente, qui il video che abbiamo girato al CES di Las Vegas. In Europa, al top della gamma 4K troviamo la serie HU8500 (equivalente ad HU9000 in USA), con pannello curvo e previsto nei modelli da 55’’, 65’’ e 78’’ (UE55HU8500, UE65HU8500 e UE78HU8500). Le tecnologie sono ovviamente al top, con Auto Depth Enhancer, PureColor, processore quadcore, doppio tuner, telecomando Smart Touch, Wi-Fi e molto altro: prezzi indicativi sono, a seconda del polliciaggio, 3.499, 4.999 e 7.999 euro. Un gradino sotto abbiamo la serie HU7500, prevista in uscita nei modelli da 48’’, 55’’, 65’’ e 75’’. Si tratta, di fatto, della versione 4k piatta dell’HU8700, che resterà un’esclusiva americana. Tra le sue caratteristiche si segnala il micro dimming, supporto HEVC, HDMI 2, 3D attivo, SAMSUNG HU8550 SAMSUNG H8000 SAMSUNG H7000 estratto da dday.it n.87 / 31 MARZO 2014 TV E VIDEO Philips presenta la nuova collezione di TV: Ultra HD a partire da 42 pollici Philips, dettagli e prezzi dei TV 2014 Previsto anche l’arrivo di un TV Android, disponibile a partire da maggio di Roberto PEZZALI hilips lancia la gamma di TV: tra pochi giorni nei negozi arriverà la collezione 2014 totalmente rivista e con la novità Android, il sistema operativo di Google che verrà interamente integrato nella serie 8000 (disponibile però da maggio). Siamo andati a visionare i primi campioni arrivati in Italia e, in attesa dei poter effettuare dei test approfonditi, abbiamo raccolto i dettagli riguardanti i modelli e i prezzi dei prodotti che arriveranno nel nostro Paese. Tralasciando le serie entry level, l’offerta di Philips si declinerà sulle tre serie 6000, 7000 e 8000, con modelli Full HD che verranno affiancati da soluzioni Ultra HD a partire dal taglio 42”. Nella serie 6000, il modello di partenza per questo viaggio all’interno delle novità è il 6309, uno Smart TV 3D con luce d’ambiente integrata (la tecnologia Ambilight), DVB-T2 e Wi-Fi integrato. Anche per Philips ormai vale la regola del “tutto in tutto” e questo TV di fascia media effettivamente può contare su tutte le funzioni che lo scorso anno erano appannaggio dei modelli top di gamma. Praticamente identico il modello 6609, che può vantare un design leggermente diverso, il tuner DVB-S affiancato al DVB-T e un pannello migliorato: il 6609 sarà disponibile in tagli da 40”, 48” e 55”, con prezzi che andranno dagli 800 euro circa del 40” passando ai 1.000 euro del 48” e ai 1.400 euro del 55”. Questo modello sarà disponibile anche P Il Wall Street Journal svela che il set top box Amazon, pensato per lo streaming video e con cuore Android, sarà arriverà in aprile di Emanuele VILLA PHILIPS 6309 con finitura bianca, e avrà sigla 6719. Interessante anche la serie 7000, modelli sempre Smart TV che verranno venduti con il telecomando Bluetooth, dotato di tastiera (e puntatore, per alcune serie), interamente rivisto nell’ergonomia. Il modello base della serie 7000 è il 7109, disponibile nei due tagli da 42” a circa 1.000 euro e 47” a 1.200 euro circa, mentre il modello a nostro parere più interessante è il 65” 7509, che verrà venduto a circa 2.500 euro che avrà in dotazione anche un subwoofer wireless da posizionare sotto il divano. Top di gamma della serie 7000 il modello 7809, pannello UltraHD: il taglio minimo è quello da 42” (1.500 euro) che sarà affiancato PHILIPS 6609 torna al sommario Amazon Set top box in vendita ad aprile PHILIPS 8159 dal 49” (2.000 euro circa) e dal 55” (2.500 euro). Per finire la Smart TV con Android, serie 8159: arriverà a maggio e ancora non è stato fissato il prezzo, sarà disponibile nei due tagli da 48” e 55”. Android, in questo caso, sarà completamente integrato, un’anticipazione del prodotto l’abbiamo già vista a Las Vegas. Tutti i modelli saranno ovviamente certificati MHP e per i modelli Ultra HD ci sarà l’HDMI 2.0. PHILIPS 7809 Secondo il Wall Street Journal, ad aprile Amazon lancerà il proprio device pensato per lo streaming video, ovvero la risposta del colosso dell’e-commerce ai vari Roku, Chromecast, Apple TV ecc. Tutt’altro che una novità, tra l’altro: il prodotto sarebbe dovuto uscire alla fine dello scorso anno per approfittare della stagione natalizia, ma non meglio specificati problemi produttivi (o di licensing) hanno rinviato più volte il progetto. Il giornale economico statunitense afferma anche che Amazon inizierà a vendere il dispositivo a inizio aprile, sia tramite il proprio sito che attraverso alcuni retailer tradizionali americani, quali Best Buy e Staples. Sempre il Wall Street Journal, afferma che il dispositivo, evidentemente pensato per l’accesso e lo streaming del proprio servizio Amazon Instant Video, sarà basato su Android in maniera del tutto simile a quanto già oggi accade ai tablet (Fire OS) e potrà così avvalersi di app di terze parti per personalizzare l’esperienza d’uso. estratto da dday.it n.87 / 31 MARZO 2014 TV E VIDEO Le nuove TV WebOS di LG saranno disponibili in Italia entro la metà di aprile I TV WebOS sono pronti per l’Italia Mediaset Infinity, Rewind, ChiliTV e Cubovision sono già funzionanti di Roberto PEZZALI W Toshiba presenta le serie di TV L3, W3 e D3, modelli entry level che puntano sulla versatilità di Michele LEPORI setup per il collegamento, dotato anche di funzionalità “input assist”, ovvero un assistente automatico per il collegamento di nuovi prodotti alla TV. Setup, regolazioni, applicazioni, menu a schermo: tutto è cambiato, ma la cosa che più colpisce è che anche chi non ha mai avuto a che fare con una Smart TV in pochi minuti riesce a muoversi agevolmente. Chi temeva che WebOS arrivasse in Italia “dimezzato” può stare tranquillo: le nuove TV sono in fase di certificazione MHP e TivuOn, pertanto Mediaset Infinity, Rewind e applicazioni come ChiliTV e Cubovision sono già pronte e funzionanti. I primi TV con WebOS saranno disponibili nei negozi entro i primi 15 giorni di aprile, insieme alla promozione “in vacanza con LG”, che prevede un soggiorno di 7 giorni per 4 persone per chi acquista almeno un TV della Serie 7. TV E VIDEO Lenovo lancia in Cina un TV che diventa Smart collegando un box esterno Lenovo rende Smart il TV con Tegra K1 Con Tegra K1 e Android 4.4 a bordo si candida come Smart TV al Top di Michele LEPORI L enovo tenta di uscire dal proprio “orticello” (per modo di dire), coltivato per anni con cura a laptop e PC desktop, con Terminator S9, un TV da 50’’ 4K con al suo interno qualcosa di inedito. È il Tegra K1, un gioiellino di casa Nvidia, che Lenovo ha pensato di integrare in un piccolo box chiamato SmartCard, che va ovviamente collegato al TV e che lo rende Smart in tutto e per tutto. Azzardo? Presto per dirlo, ma in un mercato come questo dove la qualità video cede lo scettro alle prestazioni di SoC e schede grafiche, Lenovo potrebbe aver davvero trovato il cavallo di Troia per conquistare anche i più scettici. E sicuramente i più curiosi. Questo piccolo modulo ester- torna al sommario no, collegabile alla TV tramite connettore proprietario a 70 pin, sfoggia anche una USB ed un lettore di SD e promette di regalare le prestazioni necessarie per gestire giochi, app e tutto quanto supportato da Android 4.4. Le due big coinvolte sono ancora restie a fornire info dettagliate e purtroppo non siamo ancora a conoscenza dei numeri che si nascondono dietro a pannello e processore. Sappiamo però che oltre al TV, gli acquirenti troveranno nella scatola anche un telecomando Bluetooth con interfaccia ibrida (touch e pulsanti) che strizza l’occhio anche al Magic Remote di LG. Nell’attesa di capire se e quando in quel di Pechino si deciderà di esportare il prodotto, per ora disponibile solo per il mercato cinese, Lenovo lancia il TV S9 50” ad un prezzo di 6.000 RMB (circa 950 euro) con un supplemento di 1.000 RMB (circa 150 euro) per il Tegra K1. Dopo l’avvento delle piattaforme Smart, i tempi sembrano maturi per portare i TV in una nuova era dominata dalla simbiosi con i computer: solo il successo o il fallimento di questa vera e propria scommessa ci potrà dire se anni di letteratura e cinematografia sci-fi diventeranno una realtà da salotto. Toshiba con la nuova gamma di TV scommette sulla piattaforma smart; la gamma promette di essere abbastanza ampia, da 24 a 48 pollici. La serie D3 ripropone la formula “combo” con lettore DVD integrato e potrebbe essere la soluzione ideale per ambienti come cucine e camere da letto. La serie W3 è, invece ,composta da modelli HD Ready (1366x768 pixel) e sembra essere la soluzione dedicata al cliente non alla ricerca di performance da top di gamma, mentre con L3 Toshiba promette il miglior compromesso in termini di design, contenuti multimediali e qualità, con finalmente il pannello LCD LED a 1080p. Proprio su L3 si concentrano gli sforzi della casa giapponese: si parte dal processore AMR (Active Motion & Resolution) a 200 Hz, per ottenere il massimo da sport, film e gaming e si passa alla possibilità tramite media player di fruire dei contenuti archiviati su HDD o USB, alle molteplici connessioni HDMI, per poi finire con connessione WiFi integrata. Il TV supporta la codifica Dolby Digital Plus ed è dotato di tuner DVB-T2 e DVB-S2. Esteticamente, la gamma L3 2014 proporrà finitura nera, bianca o titanio. ebOS è pronto a sbarcare in Italia. La nuova gamma di Smart TV LG sarà basata sul sistema operativo comprato da HP e che promette di rivoluzionare l’esperienza Smart sulla TV, rendendola più semplice e per tutti. LG, come avevamo già visto a Las Vegas, ha fatto un lavoro eccellente e l’ottimizzazione di WebOS ha fatto si che anche sulle TV di fascia media la sezione Smart sia completa e veloce. All’LG InnoFest di Venezia abbiamo avuto modo di provare la nuova versione italiana di WebOS, ancora in fase beta e con lo store applicazioni disattivato, ma già in configurazione finale per quanto riguarda impostazioni e applicazioni di default. LG ha rifatto tutto: chi possiede un TV degli ultimi anni si troverà di fronte a un’interfaccia totalmente stravolta, a partire dall’amichevole Toshiba L3 Connettività e design per i TV 2014 estratto da dday.it n.87 / 31 MARZO 2014 PEOPLE & MARKET Facebook continua a fare shopping: dopo Whatsapp, tocca a Oculus Facebook compra Oculus per 2 mld Il visore 3D verrà usato per il gaming ma anche per nuovi scopi “social” di Emanuele VILLA C Dopo l’acquisto di Loewe tutto si era arenato Finanziatori senza finanze. Dall’incognita al nuovo annuncio: un nuovo fondo compra tutto trasformare la propria piattaforma web (anche) in un riferimento per il gaming su realtà virtuale. Se la cosa prenderà piede, grazie anche a Rift, gli sviluppatori e i player dovranno per forza passare da Facebook, e l’azienda troverà senz’altro un modo per monetizzare. Ma non si parla solo di gaming: Facebook è il social network per eccellenza, vive di rapporti sociali, di interazioni tra gli utenti. Dopo le chat testuali, le chiamate vocali via web e le videochiamate, i gruppi di discussione e chi più ne ha più ne metta, Facebook vuole rendere il tutto ancor più “engaging” tramite la realtà virtuale. Si possono già immaginare corsi di studio virtuali, dove gli studenti vivranno l’illusione di essere in classe, incontri “faccia a faccia” (per modo di dire) coi propri contatti sparsi per il mondo e via dicendo. Qui a ipotizzare possibili scenari si diventa vecchi, perché non ci sono confini. Diverso, molto diverso, è ipotizzare se la cosa possa avere senso o meno, o se semplicemente l’acquisizione di Oculus non sia altro che una mossa strategica volta a “sottrarre” possibili prede a Google e Apple, che invece potrebbero appropriarsene per potenziare il proprio segmento mobile. Lo vedremo in futuro, quel che è certo è che la realtà virtuale potrebbe giocare un ruolo determinante nel mondo hi-tech del prossimo futuro, più di uno smartwatch o di un braccialetto che ci impone di fare fitness e ci comunica che abbiamo dormito male (come se non lo sapessimo già). PEOPLE & MARKET Non solo “Glass”: Google sta pensando a qualcosa di rivouzionario Google punta anche sulle lenti a contatto Depositato il brevetto di lenti a contatto “smart” per il post-Google Glass di Giuseppe LANDOLFI È spuntato online un brevetto depositato da Google nel 2012 presso l’US Patent & Trademark Office, per le lenti a contatto smart che andranno ad affiancare o sostituire i Google Glass. Il brevetto riguarda i sensori di cui saranno dotate le lenti, che ci permetterebbero di interagire con diversi dispositivi, indossabili o meno, come smartwatch, smartphone, torna al sommario Smart TV, In-Vehicle Infotainment, semplicemente battendo le palpebre. Nello specifico vengono riportati sensori per luce (fotodiodo), pressione, temperatura, conduttività e campo elettrico, più un circuito di controllo. Per quanto riguarda l’alimentazione, il brevetto parla di fonti di energia solare, a radiofrequenza, elettrochimica, temperatura o fonti di alimentazione derivati meccanicamente (sistema MEMs), mentre non viene fatto alcun riferimento alla realtà aumentata. Un progetto molto ambizioso, come da tradizione Google, che potrebbe concretizzarsi ben prima di quanto possiamo immaginare. di Gianfranco GIARDINA A metà gennaio avevamo dato la notizia della conclusione dell’iter di selezione di nuovi investitori da parte di Loewe: una società denominata Panthera avrebbe dovuto acquistare le attività di Loewe. Ma già nelle prime settimane pare che le cose non avessero preso la piega giusta. Dapprima alcuni ritardi, poi possibili frizioni tra gli imprenditori e infine la marcia indietro. Dopo qualche settimana di tensione, arriva però la schiarita: depennata l’ipotesi Panthera, è rientrata in gioco Stargate Capital, un fondo d’investimenti con sede a Monaco che opera da anni con acquisizioni in ambito industriale. Stargate ha acquisto tutte le attività di Loewe e Loewe Opta. Le novità sono due: innanzitutto la produzione resterà lì dov’è sempre stata, a Kronach. E poi nel pacchetto dell’acquisizione rientrano a pieno titolo anche le filiali estere, sulle quali non vi erano certezze. Il CEO di Loewe ha dichiarato di essere certo che l’intervento di Stargate Capital sia nel segno di una strategia di lungo termine, ma i fondi d’investimento traguardano normalmente orizzonti di medio termine, diciamo 3-5 anni, e cercano di costruire le condizioni per una futura cessione a un gruppo industriale. Oltre alla continuità aziendale, Stargate Capital e le banche partner hanno garantito investimenti finalizzati al rilancio del marchio. La nuova società sarà operativa da aprile. ’è chi lo dava per morto, chi non ne ha mai compreso l’utilità e chi pensava sarebbe stato schiacciato di Sony con il Project Morpheus, in realtà Oculus Rift non è mai stato meglio di oggi. Se l’è comprato Zuckerberg per 2 miliardi di dollari in cash e azioni, dimostrando quanto il concetto stesso di realtà virtuale sia un po’ la next big thing dell’universo tecnologico. Ovviamente i motivi che hanno portato Facebook a una decisione del genere (non saranno i 19 miliardi di Whatsapp, ma è pur sempre un capitale enorme) sono diversi, e non necessariamente vincolati allo scopo primario per cui Rift è stato concepito. Ma per capirci qualcosa, comunque, dal gaming si deve partire: Facebook fatica sul mobile, schiacciato dalle piattaforme di Apple e Google che pretendono una percentuale sui proventi delle vendite in-app, ma in passato ha dimostrato più volte di saper attrarre non solo un’infinità di player, ma anche sviluppatori di primo piano verso la propria piattaforma web. L’azienda potrebbe da un lato continuare con il suo attuale modello di business in ambito mobile, derivando cioè i propri introiti dalla raccolta pubblicitaria, ma Riassetto Loewe: non se ne fa nulla Anzi, tutto OK estratto da dday.it n.87 / 31 MARZO 2014 PEOPLE & MARKET Si è svolto a Milano l’evento organizzato da DDay.it e PoliHub Consumer Electronics Lunch PoliHub sostiene l’innovazione Approfittiamo dell’evento per scoprire l’attività di PoliHub e la sua mission L torna al sommario Il fondatore ribadisce: il servizio non cambierà dopo l’acquisizione da parte di Facebook di Paolo CENTOFANTI fine è fornire supporto alle startup altamente innovative in tutto il loro ciclo di vita: dall’ideazione del progetto alla realizzazione, che si può anche avvalere di accordi con i principali fondi di Venture Capital e primari istituti finanziari. In pratica, PoliHub offre alle startup più innovative attività di tutoring a 360° con seminari, laboratori, conferenze e lezioni, assiste nella ricerca degli investitori e permet- te l’accesso a svariati servizi, come quelli di comunicazione, legali, amministrativi e ICT. Inoltre, PoliHub offre anche spazi pensati per le startup all’interno di un nuovo edificio completamente attrezzato per le esigenze di gruppi di lavoro. Da giornalisti abituati a parlare di novità americane, cinesi e, talvolta, giapponesi, è stato davvero piacevole constatare che anche in Italia esista un sottobosco estremamente florido sotto il profilo dell’innovazione tecnologica e che anche qui, a pochi chilometri da casa, per mettere in pratica un’idea, un progetto, una visione hi-tech, i nuovi imprenditori possano chiedere aiuto e sostegno a strutture esperte. Piacevole anche perché i numeri diffusi sono tutt’altro che piccoli: PoliHub ha analizzato 500 idee nel 2012, 200 sono state supportate nello startup e 16 startup sono state incubate nello stesso anno, ma soprattutto sono stati creati 600 nuovi posti di lavoro e 83% delle startup è ancora attiva sul mercato a 12 anni, un risultato degno di nota. Chi ha un’idea e la vuole portare avanti… è avvisato. La prima cosa che hanno pensato in molti leggendo l’annuncio di WhatsApp acquistato da Facebook è stata “addio alla privacy”. Ora il cofondatore Jan Koum torna sull’argomento confermando che la “mission” del servizio non cambia nonostante l’ingombrante nuovo proprietario: “Il rispetto della vostra privacy è scritto nel nostro DNA e abbiamo costruito WhatsApp con l’obiettivo di conoscere il meno possibile di voi” scrive Koum, che ricorda la sua infanzia nell’Ucraina dell’Unione Sovietica, quando il rischio di intercettazioni da parte del KGB era all’ordine del giorno. “Non siete obbligati a dirci il vostro nome e noi non vi chiediamo l’indirizzo email. Non sappiamo il vostro compleanno. Non sappiamo il vostro indirizzo. Non sappiamo dove lavorate. Non sappiamo cosa vi piace, cosa cercate su Internet e non salviamo i dati del GPS. Nessuno di questi dati è mai stato raccolto e memorizzato da WhatsApp, e non abbiamo nessuna intenzione di cambiare tutto ciò”. Continua Koum, dicendo anche che non avrebbe mai accettato la partnership con Facebook se questi valori fossero in discussione. Recentemente WhatsApp ha introdotto delle nuove impostazioni della privacy, che consentono di nascondere il proprio stato e l’ora dell’ultimo accesso. In realtà le maggiori critiche mosse a WhatsApp riguardano lo scarso peso dato alla sicurezza: ancora oggi non è chiaro se e come i messaggi sono criptati in modo sicuro. di Emanuele VILLA o scorso 12 marzo si è tenuto a Milano il Consumer Electronics Lunch, un’iniziativa che PoliHub e DDAY.it hanno dedicato agli studenti del Politecnico e agli Startupper. L’evento, che ha visto gli interventi di Stefano Mainetti, CEO di Polihub, e di Gianfranco Giardina, direttore responsabile di DDAY.it, è stata l’occasione per fare il punto sul mercato della Consumer Electronics, la sua evoluzione negli ultimi anni, i trend in atto e le prospettive future: abbiamo parlato degli ultimi trend di mercato, dall’avanzata inarrestabile dei tablet alla sensoristica, dagli smartwatch all’Internet delle cose, ma anche di com’è cambiato il mercato nel corso del tempo, degli eventi che hanno plasmato il mondo dell’hi-tech, dello stato della Rete in Italia e di potenziali sbocchi futuri.Consumer Electronics Lunch è stata anche l’occasione per conoscere PoliHub, la sua mission, la sua storia e le sua attività. Nel suo intervento, Stefano Mainetti ci ha spiegato che PoliHub è un incubatore, una struttura il cui WhatsApp nessun compromesso sulla privacy estratto da dday.it n.87 / 31 MARZO 2014 PEOPLE & MARKET PayPal ha un concorrente con un nome ben conosciuto da milioni di consumatori: MasterCard MasterPass, la risposta di MasterCard a PayPal Il servizio è disponibile anche in Italia per i clienti delle banche BNL, BPM e Banca Generali di Paolo CENTOFANTI C torna al sommario i sono voluti anni, ma ora anche gli storici attori del mercato dei pagamenti, banche e carte di credito, si stanno muovendo per agganciare la rivoluzione delle nuove forme di pagamento. La carta di credito è da sempre la regina del commercio online, e continuerà a rivestire un ruolo importante, ma è indubbio che servizi come PayPal hanno saputo rivoluzionare, con la loro semplicità, l’esperienza degli acquisti online. Una cosa è digitare ogni volta i dati della propria carta con il solito dubbio sulla sicurezza della transazione, un’altra contare su un servizio di cui ci si fida e che memorizza per noi tali informazioni. Ed è proprio a PayPal che guarda MasterCard con il nuovo servizio MasterPass, che ora è disponibile in Italia per i clienti delle banche BNL, BPM e Banca Generali. Il funzionamento, almeno per l’utente, è davvero simile a quello di PayPal: si tratta di un digital wallet che consente di memorizzare una sola volta le proprie carte di credito e gli indirizzi di spedizione preferiti per i nostri acquisti online. Sui i siti di 3.500 esercenti, ora troviamo tra le opzioni di pagamento, oltre alle carte di credito, anche il bottone MasterPass, attraverso il quale (immettendo username e password) possiamo pagare senza immettere i dati delle nostre carte, in modo del tutto analogo a quanto è possibile fare con il servizio americano. La transazione viene gestita dalla nuova infrastruttura di MasterCard, che naturalmente implementa tutte le misure di sicurezza del caso per proteggere i nostri dati. I vantaggi di MasterPass risiedono essenzialmente nella sicurezza: la creazione del proprio account MasterPass avviene tramite l’home banking della propria banca, il che significa che i dati delle carte di credito di fatto non lasciano mai la banca stessa, che usualmente utilizza, o almeno si spera, sistemi di sicurezza al di sopra di ogni sospetto. Nonostante MasterPass sia stato creato da una società che opera come circuito ben noto di carte di credito, in realtà il servizio è aperto anche a carte di cir- cuiti diversi, come Visa e American Express. Il servizio viene offerto direttamente dalla propria banca, e come abbiamo accennato in apertura oggi viene lanciato da tre banche in Italia, ma sono diverse quelle si stanno attrezzando per offrire MasterPass ai propri clienti nelle prossime settimane. MasterPass, inoltre, non si ferma ai soli acquisti online: il servizio sarà infatti utilizzabile anche all’interno di app di digital wallet per smartphone e per i pagamenti di prossimità in NFC presso i punti vendita fisici. In pratica basterà aggiungere il proprio account MasterPass all’app sullo smartphone per effettuare pagamenti tramite le carte collegate. estratto da dday.it n.87 / 31 MARZO 2014 PEOPLE & MARKET Volvo ha annunciato un progetto pilota che prevede la comunicazione in tempo reale tra auto Volvo Connected Car: sicurezza, poi il resto Prevista anche la condivisione in tempo reale di informazioni sullo stato del manto stradale cellulare, al centro di controllo Volvo. Quest’ultimo individuerà tutte le altre vetture vicine all’area segnalata e invierà loro un avviso istantaneo, in modo da mettere in guardia gli automobilisti che potranno così prevenire un’eventuale situazione critica. L’applicazione sarà comunque calibrata in modo da fornire al guidatore un livello di avviso proporzionato alla velocità del veicolo e alle condizioni stradali in quel preciso momento. Segnalazioni provenienti da una grande quantità di vetture potrebbero in futuro essere usate dagli enti preposti alla manutenzione delle strade per rendere più efficienti e tempestivi gli interventi, specialmente in inverno, a beneficio quindi di tutti gli automobilisti, indipendentemente dalla marca della loro auto. Particolare attenzione è stata rivolta anche alla privacy: le informazioni fornite da ogni veicolo saranno di tipo aggregato e in nessun modo si potrà risalire all’identità dell’utente. Questa sperimentazione rappresenta un tassello importante verso l’obiettivo ambizioso di Volvo di azzerare, entro il 2020, gli incidenti gravi e i decessi nelle sue vetture. Ma non sarà questo l’unico vantaggio: l’auto connessa aiuterà a gestire in maniera intelligente i flussi del traffico e migliorerà in generale il confort al volante. PEOPLE & MARKET Gartner pubblica la proprie previsioni per il 2014: colpisce soprattutto la crescita dei tablet Gartner: mobile a gonfie vele, ma non i PC Crescita modesta degli smartphone, tablet eccellenti e flessione dei PC, ma meno del 2013 L di Michele LEPORI a fotografia scattata dalla società di ricerca Gartner per il mercato mondiale di PC, smartphone e tablet del 2014 è a tinte calde. Per certi aspetti, addirittura bollenti. Sì, perché nonostante il 2013 sia andato negli archivi con un segno positivo del 4,8%, la domanda non sembra proprio avere intenzioni di arenarsi, tanto che le stime parlano di 2.5 miliardi di dispositivi che entreranno nelle case e negli uffici di utenti in tutto il mondo. Di questi, poco meno di 2 miliardi sarà la fetta del solo mercato smartphone trainato dal target medio-basso che la farà da padrone nei mercati emergenti. Ma attenzione, però: gli smartphone, n.1 in volume, cresceranno molto meno dei tablet, che passeranno da 195 milioni a 270 milioni: segno meno, ma ci torneremo meglio più avanti, solo per il mercato PC che scende del 6,6% a prima auto che individuerà un pezzo di strada ad alto rischio scivolamento, lo comunicherà a tutte le altre che sopraggiungeranno di lì a poco. Non solo, tutte le auto che rileveranno lo stesso pericolo, forniranno automaticamente all’intero sistema un layer informativo aggiornato utile alle amministrazioni per intervenire con la manutenzione stradale. È il primo passo verso la connettività globale delle sue automobili, ma ancora una volta, Volvo conferma la sua attenzione innanzitutto verso la sicurezza. La casa automobilistica svedese, insieme alla Swedish Transport Administration (Trafikverket) e alla Norwegian Public Roads Administration (Statens Vegvesen), ha avviato una sperimentazione che ha l’obiettivo di utilizzare le potenzialità del cloud computing per permettere alle automobili vicine di “avvisarsi” reciprocamente su eventuali condizioni difficili del manto stradale, che potrebbero rappresentare un rischio per chi le attraversa. Tale condizione di pericolo viene rilevata dai sistemi elettronici dell’auto che, oltre ad allertare il guidatore con un messaggio specifico sul quadro di bordo, invieranno la relativa informazione, tramite rete mobile torna al sommario contenendo le perdite a doppia cifra dell’anno passato (-11,2%). In una lunga intervista Ranjit Atwal, analista finanziario di Gartner, ci spiega i motivi di questi numeri e individua sostanzialmente due fattori di rilievo: il contenimento delle perdite del mercato PC e l’upgrade - nei mercati emergenti di cui sopra - da dispositivi convenzionali a smart-devices anche di fascia bassa. Il vero punto focale dell’analisi di Atwal risiede però nel confronto PC/tablet e soprattutto sul nuovo modo di intendere e condurre gli acquisti da parte del cliente finale: “Il 2013 ha visto il mercato PC toccare il fondo perché gli utenti hanno gettato definitivamente computer dei quali non avevano più bisogno, ma ciò che emerge dalle analisi degli ultimi 18 mesi è un mercato che ha comprato - e gettato via - diverse tipologie di prodotto sull’onda della ricerca di soluzioni ad hoc per i propri utilizzi” Conseguenze? Il mercato dei tablet cre- scerà del 38,6% su base annua nel solo mercato nordamericano, un record assoluto e che, probabilmente, non si arresterà neanche nel 2015.Tutto rose e fiori, quindi? Non proprio. Due grossi punti interrogativi emergono dall’analisi di Gartner, vale a dire i margini di guadagno sempre più assottigliati e il rischio concreto che, vendendo i propri servizi e prodotti via app o web, i colossi del settore arrivino a tagliar fuori i rivenditori dal processo stesso di vendita. Sempre secondo Gartner, Mountain View e Cupertino sono chiamate, quindi, a dare nuovamente il loro contributo: la prima, alla luce dei numeri di vendita nel mondo mobile e di quelli che si pensa possano fare anche TV, notebook e chromebook, deve rivedere la questione margini con i propri partner mentre la seconda deve fare i conti con un mercato low-end con cui non condivide certo il DNA ma che occupa fette di mercato non più trascurabili. L di Giuseppe PIRÒ estratto da dday.it n.87 / 31 MARZO 2014 PEOPLE & MARKET Il Digital Music Report di IFPI certifica la crescita dello streaming Lo streaming fa crescere la musica Finalmente, il mercato musicale europeo cresce dopo 12 anni di crisi di Paolo CENTOFANTI A PEOPLE & MARKET Arrivano le carte regalo di Google Play A breve saranno disponibili anche in Italia le carte regalo di Google Play, che permetteranno a chi le riceverà di disporre di una cifra da spendere in app, video o musica. Le gift card saranno disponibili negli tagli da 15€, 25€ oppure 50€. Per utilizzarle sarà necessaro avere un account Google Wallet attivo. Google non ha annunciato con precisione quando arriveranno sul mercato ma la pubblicazione dei termini di servizio è un chiaro indice del fatto che non ci vorrà molto. Quella di Google è una mossa strategica che in molti attendevano da tempo: chi non possiede una carta di credito è infatti impossibilitato ad effettuare acquisti, fattore davvero limitante se si considera che ormai migliaia di app e giochi utilizzano microtransazioni in-app per espandere le funzionalità. torna al sommario Per dare stile ai suoi Glass, Google chiede collaborazione al leader mondiale del settore: Luxottica risponde con Ray Ban e Oakley, i suoi brand più forti di streaming che, a livello globale, hanno segnato una crescita del 51% rispetto al 2012. Globalmente i ricavi dell’industria discografica sono saliti del 4,3% nel digitale, ma quelli derivanti dalle vendite dei supporti sono calate dell’11,7%, una cifra importante considerando che il disco fisico vale ancora il 51% del mercato, mentre il digitale (download e streaming) si attesta sul 39% a livello globale. Il resto del mercato oggi è composto per l’8% dai diritti di esecuzione (che comprendono passaggi radio/TV e concerti) e per il 2% dai diritti per lo sfruttamento nelle colonne sonore per il cinema e programmi TV. Nel comparto digitale la parte del leone continua a farla (in termini di ricavi) il download, visto che costituisce ancora il 67% del mercato a livello di incassi per l’industria discografica. Il trend è però quello della crescita dei servizi di streaming. Secondo le stime dell’IFPI sono oggi più di 28 milioni le persone nel mondo che hanno deciso di abbonarsi a un servizio di streaming musicale, un bel passo in avanti rispetto agli 8 milioni del 2010, una crescita che sta cominciando a intaccare il mercato del download che, globalmente, quest’anno è calato del 2,1%. Un gorsso capitolo del rapporto è dedicato a come è cambiato l’ascolto della musica, che ora avviene principalmente tramite gli smartphone. Questo cambiamento è visto da IFPI come una grossa opportunità per l’industria discografica per ribaltare le sue sorti: le tante app per lo smartphone, infatti, offrirebbero altrettante modalità per monetizzare per le etichette discografiche. Da strumenti di marketing come Shazam, ai serivizi di streaming, passando per radio su Internet, store come iTunes e Play Store e i video musicali di YouTube e Vevo. Tutto contribuisce a riportare gli utenti di Internet a “consumare” la musica in modo legale. E forse per IFPI il dato più importante di tutto il rapporto è proprio questo: nel 2013 il 61% degli internauti ha ascoltato musica con servizi legali. Dieci anni fa sembrava una battaglia persa. di Andrea ZUFFI Google è senza dubbio intenzionata a trasformare i suoi Glass in un prodotto di massa. E per realizzare questo sogno ha capito che le specifiche tecniche, per quanto innovative, da sole non bastano: serve un design di successo e una rete di distribuzione solida e radicata nel settore degli occhiali. Dove altro volgere lo sguardo se non sul colosso italiano? Luxottica aggiungerà alla ricetta dei Google Glass gli ingredienti mancanti per farne un prodotto tecnologico più discreto e alla moda. Si vedrà se l’annunciata partnership riuscirà nell’intento di sfatare il mito dei Glass come di una continua versione “beta” per tecno-maniaci disposti a spendere una fortuna per un gadget. Qualche altra perplessità, però, c’è: . In primis il prezzo finale: di quanto scenderà grazie alla produzione massiva? E poi non va trascurato il solito, ma importante tema della privacy. Occhiali alla moda e dall’aspetto più familiare potrebbero renderci ancor più inconsapevoli di quel che succede dietro le lenti del nostro interlocutore. nche se globalmente il mercato della musica ha segnato nel 2013 una lieve battuta di arresto a causa di un forte calo in Giappone, i dati rilasciati da IFPI (International Federation of the Phonographic Industry) nel suo annuale Digital Music Report sono in realtà molto positivi. È soprattutto l’Europa a trainare la ripresa dell’industria discografica, che per la prima volta in 12 anni ha assistito a una crescita nei mercati più importanti: Francia, Germania, Olanda, Regno Unito e persino, udite udite, Italia. Il mercato della musica digitale in Europa è cresciuto infatti nel 2013 del 13,3%, in gran parte spinto dai nuovi servizi Google Glass è italiano grazie a Luxottica estratto da dday.it n.87 / 31 MARZO 2014 PEOPLE & MARKET Un report NPD mostra come i brand cinesi trainino il mercato TV 4K Il mercato 4K cresce: domina la Cina Il mercato ha totalizzato 1,6 milioni di unità nel 2013: buone premesse Continua l’odissea di Mt.Gox, popolare piattaforma di scambio bitcoin ormai in fallimento; finalmente arriva una buona notizia di Massimiliano ZOCCHI I di Vittorio Romano BARASSI sti hanno basi solide nei mercati di riferimento, USA ed Europa, ma la loro leadership potrebbe subire fortemente la concorrenza di prodotti a costo contenuto, come già avvenuto per le tecnologie precedenti il 4K. Come se non bastasse, secondo Paul Gagnon, direttore della ricerca TV di DisplaySearch, il mercato dei TV 4K continua ad avere una crescita interessante, e il calo di costi dei pannelli potrà per- mettere di tagliare i prezzi di vendita, aumentando i volumi. Dalla ricerca emergono anche dati sulle preferenze di polliciaggio: in Cina apprezzano molto i 39”, 50” e 55”. Al di fuori della Cina, invece, l’orientamento è più sui 55” e 65”. Per concludere l’analisi di DisplaySearch, le spedizioni globali di TV nel 2013 sono diminuite del 3% dopo che il 2012 già si era chiuso in calo dell’1%. PEOPLE & MARKET Pebble annuncia dati interessanti per il mercato smartwatch Pebble supera quota 400mila smartwatch Il risultato è eccezionale considerando che il tutto è partito “dal nulla” di Vittorio Romano BARASSI D opo l’annuncio di Android Wear, piattaforma Google esplicitamente pensata per la tecnologia indossabile, il tema smartwatch è tornato sulla bocca di tutti; LG e Motorola, in primis, sono pronte a rendere disponibili i primi prodotti e siamo certi che moltissimi altri competitor stiano lavorando a stretto contatto con Google per lanciare sul mercato più smartwatch di quanti se ne possano immaginare. Quella degli orologi smart è ormai la moda del momento e non bisogna dimenticare come uno dei primi watch a lanciarla sia stato Pebble, dispositivo nato da una raccolta fondi effettuata tramite Kickstarter che ha letteralmente “fatto il botto”. In pochi mesi la startup dietro al progetto torna al sommario Pebble è passata dalla progettazione alla produzione degli 85mila orologi pre-ordinati tramite la raccolta popolare, e in poco più di un anno il giro di affari ha raggiunto dimensioni impressionanti: i Pebble venduti sono oltre 400mila, con profitti arrivati a toccare quota 60 milioni di dollari. L’espansione del mercato degli smartwatch potrà solo far bene a Pebble; l’azienta conta oltre 12mila sviluppatori di app al lavoro sul dispositivo e nello store dedicato si è ormai sfondato il muro delle 1000 applicazioni disponibili. In un’intervista rilasciata a CNNMoney Eric Migicovsky, CEO di Pebble, dice di sognare uno smartwatch in cui tutte le funzioni possano essere gestite esclusivamente tramite lo schermo: che sia già in cantiere un “vero” nuovo Pebble? Fino ieri erano circa 850mila i bitcoin “spariti nel nulla” da Mt.Gox (750mila degli utenti e 100mila di Mt.Gox stessa) mentre oggi, secondo quanto affermato attraverso un comunicato ufficiale, sarebbero stati recuperati ben 199.999,99 bitcoin (circa 120 milioni di dollari al cambio attuale), elemento che porterebbe il bilancio a “soli” 650mila bitcoin persi. Sempre secondo quanto è possibile evincere dal comunicato, i bitcoin recuperati proverrebbero da un vecchio portafoglio di bitcoin del 2011 il quale, evidentemente e per qualche strano motivo, si pensava fosse stato “prosciugato” in modo analogo a quanto successo a tutti gli altri. Attualmente il saldo di Mt.Gox sarebbe di 202mila bitcoin: tutti i bitcoin sarebbero stati trasferiti su appositi e più sicuri wallet offline, operazione questa che dovrebbe mettere al sicuro la società da nuovi (presunti?) attacchi. Se Mt.Gox sia in buona fede oppure no è ancora incerto; gli episodi sono ancora tutt’altro che chiari e quest’ultimo avvenimento, seppur apparentemente positivo (ma bisognerà vedere come saranno gestiti questi 200mila bitcoin), non fa che rendere ancora più complessa la questione. È mai possibile dimenticarsi di un wallet con 120 milioni di dollari dentro? l mercato dei TV 4K ha raggiunto quota 1,6 milioni di unità spedite nel 2013, di cui ben un milione nel solo quarto trimestre. Questi sono i dati raccolti in una recente analisi di mercato da NPD DisplaySearch, divisione di NPD Group. Il dato in evidenza è che questa crescita è guidata dai brand cinesi che da soli hanno coperto l’84% del mercato nel 2013 (80% per il solo quarto trimestre). In un mercato calante da alcuni mesi, dove l’OLED ancora si fa attendere, i TV 4K possono rappresentare una boccata d’ossigeno soprattutto per le aziende, che li posizionano nella fascia di prezzo più alta. Scoprire quindi che il brand cinese Skyworth detiene il primato delle unità spedite nel 2013 a livello mondiale, potrebbe preoccupare i grandi produttori. Que- Mt.Gox trova 200k bitcoin in un wallet estratto da dday.it n.87 / 31 MARZO 2014 MOBILE Satya Nadella presenta Office per iPad, per usarlo al 100% ci vuole Office 365 Office su iPad: va come sul desktop? Microsoft fa un altro passo verso la diffusione di Office su tutti i dispositivi O Samsung S5 Problemi di produzione? Una fonte ritenuta attendibile ha rivelato al quotidiano coreano ETNews.com che Samsung sta incontrando problemi di produzione per il suo Galaxy S5. Le unità disponibili scenderebbero dai 7 milioni previsti a circa 4-5 milioni. Il problema riguarderebbe la nuova fotocamera da 16 Megapixel Isocell, composta da ben 6 elementi e che starebbe dando non poco filo da torcere ai fornitori. Questo perché, per salvaguardare lo spessore del prodotto, i componenti stessi sono “estremamente” microscopici, così come gli spazi di assemblaggio. Le ultime notizie indicano una particolare difficoltà di centraggio delle ottiche, operazione che deve essere molto precisa per evitare distorsioni dell’immagine. Tutto ciò si tradurrebbe in una diminuzione della capacità di fornitura del sensore fotografico al 20-30% delle stime iniziali. Per ora non si parla di un ritardo nel lancio, previsto per l’11 aprile, staremo a vedere se Samsung ci stupirà con uno sprint finale. ffice per iPad è ufficialmente disponibile, gratuito (si fa per dire) e si compone delle tre app separate Word, Excel e Power Point. Ed è, tra l’altro, il primo prodotto “top” presentato da Microsoft sotto la guida di Satya Nadella, in attesa dell’imminente Build dove l’azienda dovrebbe annunciare novità corpose in tutti i settori di competenza (Windows Phone 8.1 senz’altro, ma Windows 9?). Torniamo a Office per iPad: le app sono gratuite, ma come da previsione il loro pieno utilizzo è subordinato a una licenza Office 365; chi non ce l’ha, può comunque utilizzare Office per iPad per la visualizzazione dei documenti Word, Excel e Power torna al sommario Point, ma non ha facoltà di modifica o di creazione degli stessi. Stessa cosa capita anche per la versione iPhone, disponibile da qualche tempo. Come per la versione per smartphone, proveremo Office per iPad a breve, ma da quello che abbiamo visto, l’azienda ha lavorato duramente per rendere l’esperienza Office per iPad più simile possibile a quella per desktop: bello il reflow automatico del testo attorno alle immagini, curata l’interfaccia, decisamente intuitivi i menù e l’accesso I tre telefoni LG L40, L70 e L90, saranno disponibili da fine marzo, prezzi a partire da 99 euro di Matteo ROSELLI alle funzionalità, ma ovviamente non tutto ciò che è possibile fare con la versione “classica” è replicabile su iPad, quanto meno per via dell’interfaccia touch. Merita sicuramente una prova... Clicca qui per scoprire il video di presentazione. MOBILE Costituisce l’offerta base dei tablet “grande” schermo iPad 2 se ne va, torna Retina Disponibile in due versioni C di Paolo CENTOFANTI ome da indiscrezioni, Apple ha deciso di mandare fuori produzione il venerando iPad 2 che, un po’ a sorpresa, era rimasto in gamma con l’annuncio dell’iPad Air e l’uscita dell’iPad di quarta generazione. Proprio quest’ultimo modello torna a catalogo, rimpiazzando l’iPad 2 a parità di prezzo e di fatto costituendo l’offerta base dei tablet Apple “grande” formato. L’iPad di quarta generazione è disponibile in due versioni, Wi-Fi con memoria da 16 GB a 379 € e Wi-Fi + LTE, sempre con memoria da 16 GB, a 499 €. Con questa mossa, l’unico iPad senza Retina display ancora sul mercato è il primo iPad mini a 289 €. L’iPad mini con display retina parte da 389 €, mentre l’iPad Air da 479 €. LG annuncia la disponibilità, entro fine marzo, della serie L III, composta dai modelli L40, L70 e L90, nei colori bianco e nero; i tre telefoni costeranno rispettivamente 99.90 euro, 199.90 euro e 249.90 euro. La gamma L III rappresenta un ulteriore tentativo della casa coreana di conquistare la fascia bassa e media, eventualmente togliendo quote di mercato a Samsung che, a fronte di vendite ancora da record, comincia a sentire il peso della concorrenza. Per fare questo, LG si affida ad alcune caratteristiche dei suoi top di gamma, che comprendono: un’estetica sottile con bordi minimali, lo sblocco Knock On (due tap sul display dello smartphone per risvegliarlo dalla modalità sleep) e la modalità Knock Code (che permette lo sblocco attraverso una serie di tap sul display, formando una password), i display IPS che garantiscono buona qualità visiva, le batterie a lunga durata e, infine, la cover Quick Window che permette di visualizzare le notifiche senza aprire lo sportello. I processori montati nella serie L partiranno dal dual core fino ad arrivare al quad core; tutti i telefoni integreranno l’ultima distribuzione di Android: la 4.4 KitKat. di Emanuele VILLA LG L III In Italia da 99 euro estratto da dday.it n.87 / 31 MARZO 2014 MOBILE Un sistema operativo “indossabile” pensato per dispositivi come gli smartwach Google annuncia l’arrivo di Android Wear I primi prodotti ad integrare il nuovo Android saranno di Motorola e LG di Paolo CENTOFANTI L Microsoft lancia ufficialmente Surface 2 con supporto LTE e 3G Stesso peso e batteria migliorata. Per ora disponibile in USA o aveva preannunciato Sandar Pichai al SXSW ma ci sono volute meno di due settimane: Google ha, infatti, annunciato Android Wear, nuova declinazione del sistema operativo mobile, pensata appositamente per i dispositivi indossabili, a cominciare dagli smartwatch, con i primi modelli compatibili che verranno prodotti da Motorola e LG, rispettivamente con il Moto 360 e il G Watch. Ma cos’è Android Wear? Si tratta di una nuova versione di Android, più snella e pensata come estensione dello smartphone, con un’interfaccia a schermo che mette al centro essenzialmente Google Now. Android Wear Ci saranno i controlli vocali, attivabili con l’ormai canonico “OK Google”, e il supporto per diversi tipi di sensori, ma principalmente Android Wear funzionerà come una sorta di collettore delle informazioni provenienti dalle app presenti sullo smartphone. Si potranno ricevere quindi notifiche, LG G Watch Motorola Moto 360 ma anche controllare smartphone e tablet direttamente dallo smartwatch. Google ha annunciato di essere già al lavoro con marchi come Asus, HTC, LG, Motorola e Samsung e produttori di chipset come Broadcom, Imagination, Intel, Mediatek e Qualcomm, per lo sviluppo di prodotti basati su Android Wear. La prima versione della piattaforma è già disponibile per gli sviluppatori per prendere confidenza, ma il lancio è previsto tra qualche mese, quando arriveranno appunto i primi prodotti di cui al momento non si conoscono ancora le specifiche tecniche. MOBILE Per ora non si conosce il prezzo perché non è ancora presente in Apple Store L’iPhone 5C c’è anche nella variante da 8 GB L’operatore inglese O2 conferma i rumor, cambia solo il taglio di memoria I di Emanuele VILLA rumor sulla commercializzazione di un iPhone 5C da 8 GB si sono intensificati, fino alla conferma da parte dell’operatore inglese O2, che lo affianca alla versione “standard” da 16 GB, iPhone 4S incluso. Sì, perché una voce era quella della sostituzione dell’iPhone 4S con il 5C da 8 GB, ma torna al sommario in realtà tutto farebbe pensare che i due telefoni continuino a coesistere nella gamma Apple almeno fino all’iPhone 6. Al momento il terminale non è ancora disponibile nell’Apple Store e per questo non abbiamo un’idea del prezzo, ma siamo certi che comparirà molto presto. Sotto il profilo hardware, non cambia nulla rispetto al modello standard: il telefono è lo stesso, con gli stessi colori, il display da 4’’ Retina, il processore A6 e la fotocamera da 8 Mpixel, ha una ridotta capacità di storage e punta a conquistare gli utenti più “casual” che non chiedono al telefono più delle funzionalità (e delle app) indispensabili o più comuni. di Massimiliano ZOCCHI Surface 2 è un ottimo prodotto, ma ha sempre avuto il limite dell’assenza di una versione 3G/4G per connessioni anche senza Wi-Fi. Microsoft, che aveva già dichiarato di essere al lavoro su una versione di questo tipo, rompe gli indugi presentando ufficialmente Surface 2 LTE. Previsto, per ora, solo per il mercato degli Stati Uniti via AT&T, ma con possibile estensione al resto del mondo, Surface 2 LTE costa 679 dollari, lo storage è di 64 GB, e Microsoft assicura la stessa durata della batteria (migliorata dunque) e lo stesso peso del modello solo Wi-Fi. Surface 2 LTE funziona con una micro Sim e sono attive le medesime promozioni per i nuovi utenti già attive sul modello Wi-Fi: 200 GB di spazio su OneDrive gratis per due anni e un anno di chiamate Skype illimitate attraverso il Wi-Fi. Inzialmente Surface 2 4G LTE (questo il nome ufficiale) sarà disponibile nei Microsoft Store, sullo store online di Redmond e presso Best Buy. Attendiamo comunicazioni per l’Europa. Surface 2 Arriva il modello con LTE n.87 / 31 MARZO 2014 MOBILE Due le versioni disponibili, da 499 e 599 dollari; una Lite e una più “spinta” con 32 GB 50 Megapixel per Oppo Find 7, è ufficiale Il super-smartphone è potentissimo e ha display HD da 2560 x 1440 pixel di Massimiliano ZOCCHI O e tempi di esposizione fino a 32 secondi, oltre all’ormai immancabile HDR. Find 7 verrà proposto in due versioni. Una denominata Lite equipaggiata con Snapdragon 800 da 2.3 GHz, 2 GB di RAM, 16 GB di storage, batteria da 2.800 mAh e display a 1080p, e una più spinta con Snapdragon 801 da 2.5 GHz, 3 GB di RAM, lo storage aumenta a 32 GB, batteria maggiorata da 3.000 mAh, e lo schermo passa a una risoluzione quad HD da 2.560 x 1.440. Prezzo rispettivamente per le due versioni 499 dollari e 599 dollari. Completano la dotazione di Find 7 lo slot micro-SD fino a 128 GB, slot micro-Sim, ricezione LTE multibanda e il processore audio MaxxAudio. Da segnalare una modalità di ricarica super veloce denominata VOOC che consente di passare da zero al 75 % in soli 30 minuti. Sul lato estetico Oppo propone cover intercambiabili, anche in finto carbonio, l’immancabile Gorilla Glass 3, con un case di titanio e alluminio trattato con cinque strati protettivi. Sul fronte software anche Find 7 si basa su Android 4.3 con la personalizzazione Color Os 1.2 già vista nel predecessore Oppo N1. Disponibilità da metà aprile per la versione Lite e più avanti, maggio o giugno per la versione Premium. MOBILE Funzione di sblocco sicura, comoda e rapida Estratto dal quotidiano online www.dday.it Registrazione Tribunale di Milano n. 416 del 28 settembre 2009 direttore responsabile Gianfranco Giardina editing Maria Chiara Candiago, Simona Zucca, Claudio Stellari, Alessandra Lojacono Editore Scripta Manent Servizi Editoriali srl via Gallarate, 76 - 20151 Milano P.I. 11967100154 Per informazioni [email protected] Per la pubblicità [email protected] ppo Find 7 può davvero scattare foto da 50 Megapixel. Arriva così la conferma ufficiale sulla fotocamera del nuovo smartphone, presentato dall’azienda cinese. Find 7 non ha però un sensore da 50 Megapixel, ma utilizza un CMOS Sony IMX214 da 13 Megapixel e un processore d’immagine Pure Image 2.0. In pratica, il telefono scatta 10 immagini in rapidissima sequenza, sceglie i 4 migliori e sulla base di queste “crea” l’immagine a 50 Megapixel: gli scatti pubblicati finora hanno infatti una risoluzione di 8.160 x 6.120 pixel. Le prime foto dimostrative (pubblicate da Engadget) evidenziano un buon livello del dettaglio, sostanzialmente pari ai cameraphone “top” come Sony Xperia Z1 o Nokia Lumia 1020, ma ovviamente dovremo tornare su questo punto per una prova approfondita. Gli altri dati tecnici dichiarati da Oppo sono il sensore da 1/3,06’’ e l’apertura f/2.0. Altre caratteristiche interessanti sono la possibilità di registrare video in 4K a 30 fps, slow motion fino a 100 fps, torna al sommario LG introduce Knock Code G2 e G Flex i primi prescelti di Massimiliano ZOCCHI ome largamente anticipato, LG introduce l’innovativa funzione di sblocco denominata Knock Code per i possessori di G2 e G Flex. Inizialmente introdotta con G Pro 2, LG ora intende estendere questa novità in tutti i suoi modelli più recenti: la nuova serie G, appunto, la serie F e la serie L III. La nuova modalità di Unlock, lo ricordiamo, consiste nell’effettuare una sequenza da 2 a 8 tocchi (o Knock, appunto) in determinate aree del display con un ordine preciso. Questa tecnica permette di avere oltre 80.000 combinazioni diverse, raggiungendo un livello elevato di sicurezza, nonché, secondo LG, di comodità e rapidità. Citando il CEO Jong-seok Park, rendere disponibile Knock Code a più utenti possibile è la conferma della strada intrapresa dall’azienda: differenziare i propri prodotti partendo dalla User Experience. L’introduzione avverrà tramite un aggiornamento firmware a partire da aprile per mercati selezionati. C Sony e Vueling Prima carta d’imbarco indossabile Ecco la prima app che sostituisce la carta e funge da carta d’imbarco per i voli della compagnia Vueling di Matteo ROSELLI La carta d’imbarco cartacea sarà un vecchio ricordo grazie a Sony e Vueling, compagnia aerea spagnola che offre anche voli da e per l’Italia. Le due aziende hanno collaborato per creare un’applicazione per lo Smartwatch 2 di Sony, che conterrà la carta d’imbarco mediante un codice a barre in 2D, nonché tutte le informazioni relative al volo di riferimento. L’idea è quella di sostituire in tutto e per tutto il documento cartaceo, cosa quanto mai comoda in un momento in cui, tra metal detector, richiesta di documenti e valigie da aprire, perdere qualcosa è un attimo. L’applicazione è disponibile su Play Store da fine marzo in esclusiva per lo Smartwatch Sony. Il servizio offerto da Vueling pone la compagnia aerea in una posizione privilegiata sotto l’aspetto tecnologico rispetto alle concorrenti. D’altro canto Sony, riuscendo ad accaparrarsi un servizio utile come quello offerto da questa applicazione, potrà rappresentare un’ottima soluzione per i clienti abituali di questa compagnia aerea. Se l’esperimento andrà a buon fine, di sicuro non rimarrà isolato. estratto da dday.it estratto da dday.it n.87 / 31 MARZO 2014 MOBILE HTC commercializzerà anche la versione Google Edition, disponibile soltanto per il mercato statunitense Preview del nuovo HTC One M8: bello e ben fatto Ma le novità sono poche e per stupire serve altro Siamo stati al lancio di HTC One M8: materiali pregiati e cura dell’interfaccia e degli applicativi Ma rispetto al vecchio HTC One le novità vere sono poche. Ci ha, invece, incuriositi la custodia di Roberto PEZZALI TC toglie i veli dal nuovo One, uno degli smartphone più attesi dell’ultimo periodo. Nessuna sorpresa ovviamente, il copione era già scritto, ma la curiosità per vedere se HTC aveva tenuto qualche asso nella manica era molta. La scelta di tenere lo stesso nome dice tutto: One M8 è un HTC One migliorato, nulla di più: l’azienda non ha assolutamente stravolto il suo smartphone, ma si è limitata a correggere e limare i piccoli difetti di quello che, a detta di molti, è stato il miglior smartphone del 2013. HTC One M8 entra in un’arena dove ad accoglierlo ci sono già il Sony Xperia Z2 e il nuovo Galaxy S5: stesso processore, lo Snapdragon 801, stessa memoria di 16 GB e stesso sistema operativo Android, anche se personalizzato con interfaccia HTC Sense 6. HTC One M8 è leggermente più grande del modello precedente e in proporzione più leggero (pochi grammi in più ma è più grande), ma nonostante questo la qualità costruttiva e dei materiali non manca di sorprenderci: insieme all’iPhone, l’HTC One è l’unico smartphone che offre quel tocco freddo e piacevole dell’alluminio anodizzato, una finitura preziosa che HTC ha curato in modo particolare e offre in tre diverse colorazioni, nera, silver e gold. Del vecchio “One” spariscono i tasti capacitivi inseriti nel frame per lasciare spazio ai tasti a schermo, mentre appare lo slot per la memoria SD fino a 128 GB che farà la gioia degli affamati di spazio. Sul frontale restano i due speaker stereo, orfani di Beats Audio, ma con la nuova tecnologia Boomsound che aumenta del 20% circa la pressione sonora. La qualità audio, comunque, è tutt’altra cosa anche se l’HTC probabilmente è lo smartphone che nell’ambito della resa “citofonica” suona meglio. Brillante e con un ottimo angolo di visione lo schermo da 5” Full HD, dotato anche di un nuovo controllo per il touch che resta attivo sempre e permette di sbloccare lo smartphone con il doppio tocco (ora LG farà causa a tutti?) e di richiamare tramite una serie di gesture a smartphone bloccato le app più comuni. Altra novità ampiamente annunciata è la fotocamera doppia: al modulo Ultrapixel che resta lo stesso dello scorso anno HTC ha affiancato un torna al sommario H nuovo processore d’immagine e un sensore di profondità che per ogni foto scattata cattura anche una mappa 3D dell’ambiente, permettendo effetti in postproduzione come la scelta del punto di fuoco. Tutte cose belle da vedere ed efficaci, ma il rischio è che all’atto pratico si dimostrino poco fruibili. HTC ha comunque confermato di aver migliorato di gran lunga la fotocamera, e dalle poche foto che siamo riusciti a fare sembra che la resa sulle basse luci sia migliorata, ma ovviamente per una conferma serve una prova vera. Buona anche la camera frontale: 5 Megapixel con lente F2 grandangolare, ottima per le selfie. La novità che ci è piaciuta di più, però, del nuovo HTC è la cover, che abbiamo lasciato volutamente in fondo: HTC ha traforato la cover sfruttando l’effetto schermo / forato per visualizzare notifiche e ora. Una soluzione simpatica e abbastanza pratica, ma anche di questa bisogna verificare l’utilità vera. HTC One sarà disponibile entro fine aprile a 729 euro, un prezzo premium per uno smartphone premium. I materiali sono eccellenti, le funzionalità complete e le performance eccezionali ma nonostante questo è difficile dire “Cambiate il vostro One”, perché alla fine i miglioramenti che segue a pagina 21 HTC One M8 Le nostre prime impressioni estratto da dday.it n.87 / 31 MARZO 2014 MOBILE Smartphone HTC One M8 segue Da pagina 20 HTC ha apportato non sono certo miglioramenti che cambiano il modo di vivere il proprio smartphone. Così come è stato per Samsung e Sony, quella di HTC è una “revisione” del modello già in commercio e l’impressione che ci siamo fatti è che per un produttore legato a un Android è difficile “staccare” i competitor proponendo qualcosa di davvero fuori dal coro, anche perché il sistema operativo è un recinto al di fuori del quale si riesce solo a mettere la testa. HTC, ad esempio, ha aggiunto la camera “3D”, Samsung il sensore di battito cardiaco e Sony la riduzione del rumore hardware, ma si tratta sempre di piccole cose che si aggiungono a un prodotto che sostanzialmente resta uguale agli altri: il sistema operativo è quello e solo Google può effettuare dei cambi radicali. Senza contare poi che parte delle “invenzioni” di un produttore vengono copiate dagli altri (dallo sblocco con il doppio tocco al sensore IR che HTC aveva fatto debuttare sul vecchio One) e che le novità portate da Google al suo OS vengono poi assorbite da tutti i produttori allo stesso modo, senza quindi permettere a nessuno di fare qualcosa di davvero diverso e radicale. HTC ripete l’esperienza dell’anno scorso. Anche quest’anno il suo top gamma sarà venduto in due versioni: una personalizzata dalla stessa azienda taiwanese (con Sense 6.0) e l’altra con interfaccia Google Nexus. Si ripete anche il cosiddetto “blocco regionale” del prodotto Google Edition, che si potrà acquistare soltanto negli USA. Il prezzo fissato è di 699$. La versione “Pure Google” avrà dalla sua il vantaggio degli aggiornamenti, che saranno costanti e duraturi, ma potrebbe perdere tutte le personalizzazioni offerte dall’interfaccia Sense di HTC. Dalle prime immagini sembra però che, a differenza del passato, venga mantenuta qualche funzione presente nel top di gamma originale. Infatti, HTC ha realizzato le applicazioni della nuova Sense 6.0 in modo separato rispetto al firmware del One M8. Questa versione renderà, inoltre, felici gli sviluppatori indipendenti, che potranno creare delle ROM migliori per HTC One con interfaccia Sense. MOBILE Interfaccia simile a Passbook, tante card colorate per le diverse singole funzioni Apple Healthbook fa anche l’esame del sangue L’app Healthbook per iOS 8 misurerà di tutto. Ma con quali strumenti? di Massimiliano ZOCCHI ei giorni scorsi hanno fatto il giro di Internet le immagini (diffuse in esclusiva da 9to5Mac) della ormai famosa app Apple dedicata al fitness & life tracking. Il suo nome sarà Healthbook e avrà un’interfaccia molto simile alla già esistente Passbook, card colorate sovrapposte in verticale, ognuna delle quali richiama una specifica funzione. Apple sembra fare le cose molto sul serio, infatti va al di là del semplice fitness tracker già prodotto da alcune aziende, e aggiunge anche misurazioni della pressione sanguigna, saturazione dell’ossigeno nel sangue, i livelli di zuccheri, l’idratazione, oltre a raccogliere dati sulla nutrizione, N torna al sommario l’attività fisica e l’analisi del sonno. 9To5Mac assicura che gli screenshot in suo possesso derivano da una versione preliminare di iOS 8, la cui beta è attesa per la prossima Worldwide Developer’s Conference. Non è tuttavia chiaro come l’applicazione potrà raccogliere tutti questi dati, se interfacciandosi con diversi dispositivi di terze parti oppure da nuovi prodotti Apple come il tanto atteso iWatch. In particolare ci sono dati molto difficili da raccogliere come quelli derivanti da rilevazioni del sangue e sull’idratazione, per cui sarebbero necessari strumenti appositi. Quel che è certo è che l’app si potrà avvalere del co-processore M7 recentemente introdotto da Cupertino, cosa che già stanno facendo altre compagnie come Fitbit. Questo scoop va ad aggiungersi a una lunga serie di voci sull’argomento, che sono nate quando Apple ha assunto diversi sviluppatori esperti in questo settore, molti dei quali hanno già lavorato su sensori e tracker, aggiungendo credibilità a queste ipotesi. MOBILE LG pensa a un pennino indossabile Qualche tempo fa LG ha registrato un brevetto in merito a una pennetta indossabile come un braccialetto. Ora circolano voci secondo cui questo brevetto potrebbe trasformarsi in un prodotto finito e fungerebbe da accessorio del G Pad 8.3. Non è ancora chiaro se sarà un semplice sostituto delle dita oppure una vera e propria penna dotata di tecnologia Wacom. Le specifiche del G Pad fanno propendere verso la prima scelta. Innovative Curve A smartphone designed to fit you Now It’s All Possible n.87 / 31 MARZO 2014 MOBILE In Francia, l’azienda è il terzo produttore di smartphone per quote di mercato Gli smartphone Wiko ora in Italia Tanta tecnologia a prezzi competitivi Tecnologia avanzata e prezzi competitivi riusciranno a conquistare la massa? di Roberto PEZZALI W iko sbarca ufficialmente in Italia: l’azienda francese produttrice di smartphone ha ufficializzato la sua presenza sul territorio italiano e promette smartphone tecnologicamente avanzati ben costruiti a un prezzo “giusto”. Wiko è una azienda giovane, parla di democratizzazione della tecnologia e di brand “techie”, e forse quest’ultima è proprio la parola giusta per capire quali siano gli obiettivi di questa azienda che in Francia WIKO HIGHWAY rappresenta il terzo produttore di smartphone per quote di mercato. Nella gamma sono presenti smartphone con processore Tegra 4i, processori ecta-core, schermi IPS da 5” Sharp Full HD, fotocamere frontali da 8 MP, dati questi che possono far sorridere lo “smanettone” che sogna lo smartphone più potente al giusto prezzo (e con Android liscio). Basta prendere il modello Wax per capire di cosa stiamo parlando: Wax costerà 200 euro circa e sarà uno smartphone LTE con processore Tegra 4i, il SoC NVIDIA che si pone sullo stesso piano di uno Snapdragon 400. Ha uno schermo IPS da 4.7” HD, fotocamera posteriore da 8 MP con HDR Video continuo grazie all’engine fotografico Chimera, una fotocamera frontale da 5 MP e 1 GB di RAM (4 GB di memoria espandibile). Non male per un prodotto che di listino costa così poco, così come non è male Wiko Highway, 349 euro e disponibilità immediata. Highway ha tutto ciò che un utente evoluto può aspettarsi, display 5” Full HD IPS Sharp, un processore Mediatek WIKO WAX a 8 core Cortex A7, una scocca in vetro e una fotocamera posteriore da 16 MP accompagnata da una 8 MP frontale. A questi due modelli se ne affiancano altri ancora più competitivi, e nel corso dell’anno la gamma diventerà tutta 4G per “democratizzare” anche l’LTE.Wiko saprà conquistare sicuramente quella piccola parte di utenza attenta all’innovazione tecnologica, ma la vera sfida si gioca sulle masse, e qui la partita è molto più dura. LG G2 Mini arriva in Italia a 299 euro Il G2 Mini offre design e tanta qualità, da aprile a un prezzo accessibile L torna al sommario Snapdragon 400, 1 Gb di RAM e fotocamera da 8 MP si piazza sicuramente tra i prodotti più interessanti della fascia media. Da segnalare inoltre la cornice sottile grazie alla quale lo schermo IPS da 4,7” occupa ben il 71% della superficie frontale, e l’implementazione dell’esclusivo codice di sblocco Knock Code. A Barcellona abbiamo avuto modo di provare in anteprima G2 Mini, e rimandiamo direttamente al nostro hands on. Samsung ha svelato i prezzi di Gear 2 e Gear Fit per il mercato asiatico. Si traducono in 299 e 199 dollari di Massimiliano ZOCCHI MOBILE Il fratello minore del G2 di LG era stato presentato lo scorso febbraio al MWC di Massimiliano ZOCCHI G G2 Mini sarà disponibile in Italia da aprile al prezzo di 299 euro. Nel comunicato ufficiale, LG conferma le previsioni del Mobile World Congress 2014, e sceglie una politica di prezzo aggressiva, senza rinunciare al design e a performance che, sebbene non paragonabili a quelle del fratello maggiore, sono comunque degne di nota. Con Android 4.4 KitKat spinto da un processore Samsung Gear Fit costerà 199 dollari Samsung ha comunicato i prezzi di lancio asiatici dei nuovi dispositivi indossabili, che con le dovute conversioni di valuta si traducono in 299 dollari per Gear 2 (prezzo identico al predecessore) e 199 dollari per Gear Fit. Nessuna sorpresa dunque, solo qualche dubbio su Gear Fit, che dovrà affrontare diversi concorrenti nel settore fitness, che spesso hanno un prezzo decisamente più basso. Vedremo se il design e lo schermo curvo convinceranno gli utenti a questa spesa extra e se, una volta confermati i prezzi USA, questi si tradurranno 1:1 in euro. Tabella di marcia anticipata quella di Samsung, che non è solita rivelare prezzi ufficiali con anticipo rispetto alla commercializzazione dei prodotti. La mossa è presumibilmente dovuta alla recente presentazione di Android Wear, cui hanno fatto seguito le presentazioni dei prodotti LG e Motorola. Samsung ha deciso di allontanarsi dallo standard Google per quanto concerne la tecnologia indossabile e di abbracciare il suo Tizen, cosa che la pone in aperta competizione con buona parte dei prodotti “indossabili” che verranno. estratto da dday.it estratto da dday.it n.87 / 31 MARZO 2014 MOBILE I rivoluzionari occhiali sono, al momento attuale, ancora in fase di beta testing Google pubblica i 10 falsi miti di Glass Numerose le preoccupazioni su Google Glass, soprattutto sulla privacy E così arriva una lista di considerazioni per sfatare quelle più diffuse 1 Glass è una distrazione dal mondo reale Twitter ha annunciato l’arrivo di due novità: la prima permetterà di caricare fino a 4 foto per tweet, la seconda di taggare altri utenti di Vittorio Romano BARASSI sia hardware grazie al feedback dei tester. Quando sarà in versione definitiva, farà sembrare questi primi prototipi come i cellulari degli anni ’80 rispetto a quelli moderni. 5 Glass esegue il riconoscimento facciale Google Glass è spento di default e attivato solo quando vuoi, per permetterti di interagire con il mondo reale senza distrarti, come invece accade a volte con pc, smartphone e tablet. Non è vero, Google ha deciso di non includere questa funzione per tutelare la privacy. Se un domani uno sviluppatore dovesse presentare un’app per questo scopo, potrebbe comunque essere respinta. 2 6 Glass è sempre acceso e registra tutto Come ogni telefono cellulare Glass ha lo schermo spento di base e la batteria durerebbe solo 45 minuti se registrasse continuamente. 3 Glass è solo per invasati di tecnologia I Glass Explorers sono stati scelti in maniera varia, hanno lavori normali, studenti, casalinghe, professionisti di ogni genere. Hanno in comune la visione di una tecnologia integrata nella vita comune e spesso dichiarano di usarne meno grazie a Glass poiché la usano in modo più efficiente. 4 Glass è pronto per la commercializzazione Negli ultimi 11 mesi ci sono stati diversi aggiornamenti sia software pesso si dice: non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli. Ma a Mountain View non si ragiona in questi termini, al punto da cercare di contrastare il più possibile le critiche e le dicerie che stanno piovendo su Google Glass. Al momento gli occhiali smart di Big G sono ancora in fase di beta testing per i pochi fortunati che, una volta selezionati, hanno dovuto sborsare la considerevole cifra di 1.500 dollari. È ovvio che a seguito di un tale sforzo economico non faccia piacere essere discriminati, presi in giro o visti di cattivo occhio. Quindi Google, per venire incontro ai suoi tester, ha deciso di pubblicare un decalogo per sfatare i miti più diffusi sui suoi occhiali. torna al sommario Glass copre il tuo occhio Falso, il prisma di Glass è progettato per non interferire con la vista ed è posto in posizione leggermente rialzata sopra l’occhio destro. 7 Glass è il dispositivo di sorveglianza perfetto Per spiare qualcuno ci vorrebbe qualcosa di molto meno visibile e che non necessiti di un pulsante o di un comando vocale per attivarsi. 8 Glass è solo per pochi privilegiati Di sicuro 1.500 dollari sono molti, ma molti tester sono persone comuni che per provare Glass hanno avuto un contributo dal datore di lavoro o anche tramite siti di crowdfunding come Kickstarter. 9 Glass è vietato ovunque S di Massimiliano ZOCCHI Twitter cambia Largo a tag e immagini Essendo simile a uno smartphone, Google Glass ha più o meno gli stessi divieti. Inoltre, il dispositivo può essere montato su normali montature di occhiali ed essere spento all’occorrenza. 10 Glass segna la fine della privacy Le fotocamere ormai sono molto diffuse, anche negli smartphone, e in passato hanno suscitato dubbi simili. Ma basta uno sguardo al web o a YouTube per rendersi conto che queste preoccupazioni si sono rivelate infondate, e anche per Glass sarà così. Di sicuro lo sforzo fatto da Google per riabilitare la reputazione di Glass è considerevole, anche tramite campagne locali e marketing di ogni genere. Nei mesi passati sono stati diversi i casi di divieti negli Stati Uniti, contravvenzioni per uso durante la guida e altri, ma resta il fatto che c’è un vero e proprio buco legislativo in merito. Staremo a vedere quali altre iniziative verranno prese per migliorare l’immagine di questo innovativo dispositivo. Al lancio non dovrebbe mancare molto, lo si attende come sorpresa proprio per il 2014. Twitter è sempre stato considerato come un mezzo estremamente facile e immediato, che puntava tutto sui 140 caratteri dei tweet e si faceva beffe delle funzionalità “avanzate” dei social concorrenti, ma da qualche giorno non è più così. E c’è già chi grida al “disastro”. Qualche giorno fa, infatti, Twitter ha annunciato l’aggiunta di due nuove funzionalità: la prima permette agli utenti di caricare fino a quattro fotografie per tweet contemporaneamente, mentre la seconda aggiunge la possibilità di taggare fino a dieci persone all’interno delle stesse foto, senza compromettere il limite dei 140 caratteri a disposizione. Si tratta di due aggiunte basilari che in molti non hanno affatto apprezzato: l’ondata di fotografie e di tag in arrivo renderà il social network sempre più simile a Facebook, fattore che non piace per niente a una grandissima fetta di utilizzatori. estratto da dday.it n.87 / 31 MARZO 2014 DIGITAL IMAGING Dedicata a un pubblico giovane e social. Sono pronte anche tre lenti Samsung pensa in piccolo: NX mini Una nuova fotocamera a lenti intercambiabili, la più piccola al mondo Si era già vista più di un anno fa, ma solo ora Kodak torna ufficialmente nel mercato delle fotocamere un CMOS retroilluminato (BSI) da 1 pollice e 20.5 Megapixel; la sensibilità massima è da 12800 ISO (si parte da ISO 160) mente è possibile scattare raffiche fino a 6 frame al secondo con un otturatore in grado di chiudersi alla “folle” velocità di 1/16000 di secondo. Possibili le riprese video in Full HD a 30 fps, la memorizzazione avviene su schede microSD e non mancano Wi-Fi e NFC per la rapida condivisione degli scatti. Tramite uno specifico adattatore, sarà inoltre possibile installare su NX mini ognuna delle 15 lenti NX “più grandi”. Samsung non ha ancora comunicato con precisione quando NX mini SMART Camera (disponibile in cinque colorazioni: white, pink, mint green, brown e black) sarà lanciata sui mercati e a quale cifra sarà proposta. DIGITAL IMAGING Vanta un’ampia gamma di accessori e supporti per il posizionamento Arriva a maggio la sportcam 4K Panasonic HX-A500 è una videocamera molto interessante, dal design particolare di V. R. BARASSI P anasonic ce ne aveva dato un assaggio nel corso dello scorso CES 2014 ma ora, a più di due mesi di distanza, ecco arrivare la versione definitiva di quella che è la prima sportcam 4K dell’azienda nipponica. Il design “spezzato” (corpo separato dal gruppo ottico, collegati tramite cavo) è praticamente quello della HX-A100 (che però registra solo in Full HD) nel quale spicca l’aggiunta di un piccolo display da 1.5 pollici - con annessa ridistribuzione dei tasti fisici - inserito per rendere un po’ più moderno l’aspetto della camera. Il dispositivo, denominato HX-A500, ha tutte le caratteristiche che dovrebbe possedere una sportcam degna di questo nome: è in grado di registrare filmati in altissima risoluzione (Ultra HD a er far fronte all’ultima tendenza del momento, quella dei “selfie”, Samsung ha presentato NX mini SMART Camera, la fotocamera mirrorless a lenti intercambiabili più piccola al mondo destinata a un pubblico giovane e social. Il design è minimal: il frontale rifinito in similpelle colorata è dominato dalla lente intercambiabile in formato ridotto (Samsung ne ha presentate tre: NX-M 9 mm F3.5 ED, NX-M 9-27 mm F3.5-5.6 OIS e NXM 17 mm F1.8 OIS) mentre sul retro, oltre a qualche pulsante dedicato alle principali funzioni, c’è un display da 3 pollici e 320x480 pixel di risoluzione “Flip up and Touch”, ossia ribaltabile fino a 180° (quindi perfetto per gli autoscatti) e touchscreen. Il sensore è torna al sommario 3.820x2.160 pixel per 25 frame al secondo) fino a 3 metri di profondità per 30 minuti consecutivamente (certificazione IPX8). C’è anche la possibilità di ridurre la risoluzione di registrazione e dunque si può decidere di filmare a 1080/50p, 720/100p e 480/100p. Come le agguerrite soluzioni analoghe proposte dalla concorrenza, anche HX-A500 potrà vantare una vasta gamma di accessori e di supporti in grado di permettere il suo posizionamento praticamente ovunque. La nuova sportcam di Panasonic arriverà sui mercati nel mese di maggio a un prezzo che dovrebbe essere fissato a 449 euro. Panasonic Camera 4K di Michele LEPORI Dopo la notizia, ad inizio 2012, della chiusura di tante linee produttive Kodak e del licenziamento di 27.000 dipendenti, nessuno immaginava di poter rivedere il brand di Rochester nuovamente attivo sul mercato delle fotocamere ed invece - grazie ai capitali di JK Imaging’s - il CEO di Kodak Antonio Perez lancia il guanto di sfida alle grandi rivali del segmento, Olympus e Panasonic. Buona tecnica e prezzo competitivo sono le chiavi per raggiungere l’agognato successo: al recente evento di presentazione europeo Kodak ha svelato le caratteristiche tecniche della Pixpro S-1 che monta un sensore CMOS da 16 Megapixel su standard micro quattro terzi con scatto continuo a 5 fps e stabilizzazione ottica per scatti in qualità JPEG e RAW. Non manca la possibilità di effettuare riprese a 1080p a 30 fps con encoding in formato H.264 e la possibilità di condividere le proprie creazioni via Wi-Fi integrato. JK Imaging’s è partner di Asia Optical e al momento pensa di lanciare Pixpro S-1 in Estremo Oriente e negli USA ma la presentazione europea lascia aperte le porte alla commercializzazione anche nel Vecchio Continente con i due kit: • Pixpro S-1 bianca o nera con lente zoom 12-45 mm f/3.5-6.3 a 499 $ • Pixpro S-1 bianca o nera con lente zoom 12-45 mm f/3.5-6.3 e 42.5-160 mm f/3.5-5.9 a 599 $ P di V. R. BARASSI Kodak risorge e presenta Pixpro S-1 n.87 / 31 MARZO 2014 GAME & MOVIE Arriva la risposta di Sony all’Oculus Rift studiata per la PlayStation Sony presenta Project Morpheus Sony ha svelato alla GDC il suo casco per la realtà virtuale su console di Vittorio Romano BARASSI N faccia HDMI+USB, si potrà spostare lo sguardo all’interno del mondo virtuale, mentre i movimenti saranno ancora affidati al classico controller DualShock e/o a Move. Presente la funzionalità Social Screen. Sony garantisce che il visore - che integra una nuova tecnologia di audio 3D - è progettato per appoggiarsi delicatamente sul viso dell’utente: non pesa su naso e guance e il ricambio di aria è sufficiente ad impedire che il pannello interno si appanni. Attualmente il prototipo dispone di un lungo cavo di 5 metri ma nel prossimo futuro, una volta messi i paletti sulle principali caratteristiche, Sony punta alla sua Valve ha deciso di eliminare il touchscreen dal suo controller. Largo ai tasti fisici di Vittorio Romano BARASSI totale rimozione; il modello finale sarà dunque wireless. Sony non ha annunciato una data di rilascio (né tantomeno il prezzo) per il visore in questione; i partner che hanno aderito al progetto sono innumerevoli e anche la NASA ha messo gli occhi sul lavoro giapponese. Oculus Rift ha il primo degno rivale; il gioco inzia a farsi davvero interessante. GAME & MOVIE La contromossa di Oculus all’annuncio di Sony non si è fatta attendere Oculus mette in vendita il nuovo Rift DK2 Disponibile il nuovo kit di sviluppo con i miglioramenti mostrati al CES di Vittorio Romano BARASSI A lla GDC 2014 Oculus ha portato una nuova versione di Rift (denominata DK2, che sta per Dev Kit 2) che presenta qualche caratteristica innovativa rispetto ai precedenti modelli, l’ultimo dei el corso della GDC 2014 di San Francisco, Sony ha annunciato il primo prototipo di Project Morpheus, visore virtuale di ultima generazione sul quale l’azienda giapponese è al lavoro da ben tre anni e che d’ora in poi sarà affidato a sviluppatori e beta-tester per il processo di maturazione finale. Il dispositivo, molto bello nel design ma tutt’altro che definitivo, dispone di un pannello Full HD da 5 pollici di diagonale installato davanti agli occhi dell’indossatore (960×1080 per occhio) che garantisce un angolo di visione approssimativo di 90 gradi; il visore è pensato, ovviamente, per PlayStation 4 e funzionerà in connubio con PlayStation Camera, strumento necessario ai fini del preciso tracking (1000 Hz e 3 metri di “campo”) della posizione. Con il visore, che propone un’inter- torna al sommario quali è stato portato solo un paio di mesi fa al CES di Las Vegas, dove ci aveva particolarmente impressionati. La nuova versione del visore (che dovrebbe rispecchiare il 70% della release definitiva) è ora dotata di un doppio schermo OLED a bassa latenza con risoluzione 960x1080 pixel, che dunque riproduce un pannello Full HD esattamente come il concorrente Sony. Il campo visivo però è più ampio: 100 gradi contro i 90 gradi di Project Morpheus. Debutta anche un nuovo sistema di tracking ad infrarossi: la massima precisione è ora il risultato dei parametri registrati dai giroscopi, Valve ripensa il controller Via il touchscreen dagli accelerometri e dalle immagini ricreate dalla nuova videocamera da posizionare dinanzi al visore. Poche le informazioni diramate a riguardo ma, anche in questo caso, le analogie con il sistema Sony sono evidenti. Scende inoltre il peso complessivo del dispositivo: ora è di 440 grammi. La vera notizia è però un’altra: Oculus ha deciso di vendere anche questo secondo Dev Kit. Da ieri sono partiti i pre-ordini e le consegne inizieranno a luglio; il prezzo è stato fissato in 350 dollari americani, 50 in più rispetto al modello originale. Per effettuare il pre-ordine e per tutte le informazioni sul prodotto in questione vi basta andare sul sito ufficiale del progetto. A fine settembre Valve ha presentato al mondo la sua idea di controller da abbinare al mondo dei PC da gioco Steam Machine; questo joypad, sin da subito, ha suscitato scalpore tra i giocatori per via della sua rivoluzionaria impostazione in cui spiccava l’assenza di levette analogiche (sostituite da due trackpad) e la presenza di un grande touchscreen centrale. Valve ha annunciato di aver ripensato in maniera importante al controller presentato nei mesi scorsi e, dopo aver raccolto numerosi feedback da parte di tutti i beta-tester, ha deciso di rivoluzionare ancora una volta il design del joypad. Sul sito ufficiale della software house - anche se ormai tale definizione sta un po’ stretta a Valve - sono apparse le prime immagini del controller 2.0, caratterizzato da un’impostazione decisamente più classica, che i puristi del gaming sapranno sicuramente apprezzare: addio al touchscreen (considerato dai più come poco pratico) e largo ai classici otto tasti fisici, quattro di azione (XYAB in stile Xbox, con tanto di medesima colorazione) affiancati da altri quattro, rappresentanti le altrettanto classiche freccette analogiche. Al centro spicca il logo di Steam che si illumina quando la console è accesa, altra analogia con la console Microsoft. Sarà questa la versione definitiva del controller? estratto da dday.it n.87 / 31 MARZO 2014 GAME & MOVIE Annunciato il nuovo capitolo della famosissima saga videoludica Assassin’s Creed ritorna con Unity Arriverà a fine 2014 e sarà disponibile solo per le console next gen e PC di Vittorio Romano BARASSI N Kotaku, autorevole sito specializzato, il quale ha pubblicato in esclusiva “screenshot rubati” (inviati da un utente anonimo) che mostrano ulteriori dettagli della capitale francese. Assassin’s Creed Unity, lo riperiamo, arriverà entro la fine del 2014 (probabilmente fine ottobre - inizio novembre) solo per PC, PlayStation 4 e Xbox One. Il titolo, infatti, ha seguito un processo di sviluppo esclusivamente pensato per hardware di nuova generazione. Assassin’s Creed Unity - Il primo trailer GAME & MOVIE Sembra interessante e in grado di soddisfare sviluppatori e utenti finali Snowdrop Engine: motore grafico “da paura” Ubisoft mostra a GDC 2014 un diario di sviluppo del nuovo motore grafico di Matteo ROSELLI D urante la GDC 2014, Ubisoft ha mostrato un diario di sviluppo dedicato al suo nuovo motore grafico, denominato Snowdrop Engine. Questo motore, a detta della casa produttrice fran- Snowdrop Engine in video elle scorse settimane ci sono state innumerevoli fughe di notizie a riguardo, ma Ubisoft non si è mai espressa chiaramente fino a quando, attraverso un breve video trailer, ha annunciato Assassin’s Creed Unity, nuovo capitolo di una delle serie di videogiochi più apprezzate della storia che arriverà sui mercati entro la fine dell’anno in corso. Unity è un progetto ambizioso, sul quale il team di sviluppo sta lavorando già da dai tempi di Brotherhood: “sono ormai tre anni che stiamo lavorando al nuovo Assassin’s Creed e, anche se non siamo ancora davvero pronti per mostrarvi la nostra visione per un capitolo veramente nextgen, sembra che i Templari ci stiano costringendo a parlare! Allora ecco per voi una prima anteprima di alcune sequenze di gameplay di Assassin’s Creed Unity. Restate con noi: nei mesi a venire moltissimi dettagli vi aspettano!”. Quella appena citata è l’unica informazione ufficiale dira- mata da Ubisoft, ma il trailer dell’annuncio è molto più chiaro: risulta evidente come il titolo sarà ambientato in Francia durante il 18esimo secolo durante la Rivoluzione Francese. Nel filmato - che si riferisce ad una versione Alpha del gioco - si vede qualche fantastica ambientazione e non si fa fatica a scorgere la cattedrale di Notre-Dame, chiara indicazione di come il titolo sarà largamente ambientato nella Parigi di quei tempi. A conferma di tale tesi ci viene in aiuto torna al sommario cese, sarà in grado di soddisfare sia gli sviluppatori che gli utenti finali. I primi attraverso un facile sistema di modifica che unifica il gioco con l’editor, permettendo di compiere tutte le operazioni in tempo reale; i secondi attraverso una grafica e una fisica mozzafiato. Osservando il video pubblicato da Ubisoft siamo rimasti molto colpiti dalla gestione delle luci (molto realistica) e dalla qualità degli ambienti (definiti e “vivi”). Il paragone con i motori grafici della concorrenza è ancora troppo affrettato, ma non sembra raggiungere l’eccellenza del Fox Engine, che risulta ancora oggi insuperato. Prima di lasciarvi al video, vorremmo concludere con una riflessione: Ubisoft nel corso degli anni ha presentato numerosi Engine che promettevano rivoluzioni grafiche senza precedenti (in giochi come Far Cry 3 o Watch Dogs, per citare solo alcuni esempi) per poi smentire tutto all’ultimo momento, soprattutto per colpa dell’inefficienza delle console. Riuscirà questa volta a mantenere le promesse o dobbiamo aspettarci l’ennesimo downgrade grafico? ZTE FunBox è la console Android più potente Anche ZTE sale sul carro delle miniconsole Android con FunBox. Prezzo contenuto: 80 dollari di Massimiliano ZOCCHI Non si placa il fermento nel mondo delle mini-console Android. ZTE, in collaborazione con The9 Limited, presenta FunBox, ennesimo dispositivo pensato per il casual gaming da salotto. Sul fronte tecnico FunBox è interessante poiché si avvale del SoC Tegra 4 di Nvidia, con CPU quad-core e una GPU GeForce da 72 core, il tutto supportato da 2 GB di Ram DDR3L e 8 GB di memoria Flash. Come connettività troviamo HDMI, ethernet e USB, oltre al Wi-Fi dual band e il Bluetooth. La versione di Android implementata è la 4.3. Secondo il produttore, queste caratteristiche fanno di FunBox la mini-console più performante tra quelle in commercio. ZTE9 Limited (questo il nome della joint venture) dichiara inoltre delle non meglio specificate funzionalità di video chat e video online, che scopriremo solo il giorno del lancio sul mercato. Le vendite, attualmente per il solo mercato cinese, inizieranno il prossimo mese, per un prezzo di circa 80 dollari, con possibilità di scegliere tra 12 colori diversi. La aspettiamo anche in Europa. estratto da dday.it n.87 / 31 MARZO 2014 SMARTHOME Le lampadine LED di LG offrono connessione Wi-Fi Direct e Bluetooth Le lampadine LED intelligenti di LG Ti avvisano delle chiamate e simulano l’alba, funzionano con Android e iOS di Massimiliano ZOCCHI L Google ha annunciato che Google Now è disponibile anche su PC e Mac, come parte integrante del “suo” browser, Chrome sarà riservata una funzione speciale, ovvero il lampeggiare a ritmo di musica. LG dichiara che i suoi bulbi a basso consumo possono durare fino a 10 anni con un utilizzo medio di 5 ore al giorno. Come dicevamo, al momento il lancio è previsto per il solo mercato locale; nessuna informazione per il resto del mondo. PC & MULTIMEDIA Nvidia ha annunciato Titan Z, una scheda grafica “per supercomputer” Da Nvidia ecco Titan Z, scheda da 3000 $ La scheda grafica è dotata di 2 GPU GK110 e di 12 GB di memoria RAM di Paolo CENTOFANTI N el corso della GPU Technology Conference, Nvidia ha annunciato, un po’ a sorpresa, GeForce GTX Titan Z, scheda grafica dalla potenza mostruosa destinata a soddisfare le esigenze dei professionisti del video e anche quelle di qualche ricco appassionato giocatore. Il progetto è nelle ultime fasi di sviluppo e tra un po’ sarà possibile acquistare il top del top di Nvidia ad una cifra spropositata: 2.999 dollari. Per costare come oltre sette PlayStation 4, questa scheda grafica deve necessariamente essere qualcosa di unico ed infatti è così: Nvidia GeForce GTX Titan Z incorpora nello stesso PCB due GPU GK110 da 2880 CUDA core l’una (fanno 5760 in totale!) e ogni GPU è affiancata da ben 6 GB di memoria GDDR5, portando il computo totale a 12 GB. Nvidia non ha rilasciato molte infor- G presenta la nuova linea di lampadine LED denominata Smart Bulb. Disponibili per ora solo nel mercato coreano, per un prezzo di 35.000 won (circa 23 euro l’una), le Smart Bulb sono lampadine LED a basso consumo (10 W) e offrono connettività Bluetooth e Wi-Fi. A differenza del principale sistema concorrente, Philips Hue, la connessione può avvenire anche in maniera diretta (Wi-Fi direct), senza quindi la presenza di un router o un bridge apposito. La gamma si compone di due modelli, uno denominato Color, l’altro DayLight, tuttavia non è chiaro se il primo sarà in grado di riprodurre più colori o uno solo. Ciò che rende Smart queste lampadine sono ovviamente le funzioni avanzate controllabili tramite smartphone. Con l’app dedicata LG Smart Lighting (Android 4.3 e iOS) possiamo controllare l’accensione a distanza (in questo caso si presume che un router sia necessario), oppure la lampadina ci avviserà lampeggiando dell’arrivo di una chiamata o di una notifica. Non manca la possibilità di impostare allarmi e sveglie con la tipica riproduzione dell’alba. Sembra inoltre che, a chi le userà con Android, torna al sommario mazioni sulla scheda grafica in questione, ma è indubbio che tale soluzione sarà prodotta in serie limitata; Nvidia garantisce che la scheda è in grado di raggiungere facilmente gli 8 TeraFLOPS di capacità computazionale, dato che ci fa ipotizzare un leggero downclocking delle GPU installate a bordo (GTX Titan “normale” ha un clock di 889 MHz e oltre 5 TeraFLOPS massimi), forse attuato per ridurre i consumi che altrimenti avrebbero raggiunto e superato fa- Google Now sbarca anche su Chrome cilmente i 430-450 Watt. Il design della scheda è relativamente compatto se si considerano le potenze in gioco; Nvidia è riuscita a contenere lo sviluppo in lunghezza ma per raffreddare meglio le due GPU (altro motivo per l’abbassamento del clock?) e tutta la dotazione di memoria ha scelto di utilizzare un sistema “refrigerante” di corpose dimensioni, provvisto di una sola ventola ma che si sviluppa maggiormente in spessore, occupando tre slot anziché due. Titan Z press conference di V. R. BARASSI Una delle caratteristiche più interessanti degli ultimi smartphone Android è certamente Google Now, sistema “intelligente” per rendere più interattivo il rapporto tra dispositivo e utilizzatore. Fino a poco fa la funzionalità era disponibile solo su smartphone e tablet Android (ma anche iOS tramite app scaricabile dallo Store), ma da adesso è possibile abilitare Now anche su desktop e laptop dotati di browser Chrome. La feature in questione è rimasta in beta-testing per diverse settimane, ma ora sembra pronta per rivolgersi alle masse. Per attivare le notifiche basterà semplicemente accedere in Chrome con le stesse credenziali utilizzate sul proprio smartphone/tablet; se utilizziamo un sistema operativo Windows le notifiche appariranno sulla destra dello schermo “dal basso”, mentre se operiamo da un Mac le schede faranno la loro comparsa sempre dalla porzione destra del pannello, ma “dall’alto”. Per maggiori informazioni su Google Now per il browser Chrome è possibile fare riferimento alla pagina ufficiale di supporto preparata da Google. estratto da dday.it estratto da dday.it Google annuncia ufficialmente l’arrivo in Italia di Chromecast dongle USB e HDMI che sposa smartphone e tablet con il TV di Paolo CENTOFANTI Dopo la nostra anticipazione, ora c’è l’ufficialità: da oggi è possibile acquistare anche in Italia Chromescast, il dispositivo di Google che permette di aggiungere funzionalità smart al TV utilizzando smartphone e tablet. Chromecast è già disponibile sul Play Store è ha in Italia un costo di 35 euro, con evasione degli ordini in 1-2 giorni. Chromecast consente di riprodurre sul TV contenuti da servizi in streaming via Internet, a cominciare da quelli firmati Google e in particolare Play Music e Play Movies, oltre naturalmente a YouTube. Proprio di recente, Google ha rilasciato un SDK che consentirà agli sviluppatori di terze parti di includere il supporto a Chromecast in un numero maggiore di app e Google ha annunciato di essere al lavoro con i fornitori di contenuti locali per portare più servizi sulla chiavetta. Negli Stati Uniti, dove era fino ad oggi disponibile Chromecast, gli utenti potevano ad esempio utilizzare il dispositivo per riprodurre Netflix sul TV utilizzando smartphone e tablet come telecomando; sarebbe interessante se questa possibilità venisse estesa in Italia a servizi come Infinity o Sky Online, vedremo. Nel frattempo vi rimandiamo alla nostra prova di Chromecast per maggiori approfondimenti. torna al sommario HI-FI E HOME THEATER Novità nella gamma stereo di Yamaha con ampli e lettore CD/SACD Yamaha 2100, il sogno si avvicina La coppia ampli/lettore rende la prestigiosa serie 3000 più accessibile di Roberto FAGGIANO L ’arrivo della coppia amplificatore - lettore CD/SACD della serie 3000 aveva fatto sognare gli appassionati del suono e dello stile Yamaha, ma il prezzo proibitivo di quell’accoppiata aveva lasciato molti delusi. Ora Yamaha ha pensato di portare buona parte dei contenuti della serie 3000 nella più accessibile serie 2100. Si tratta dell’amplificatore A-S2100 (1.999 euro) e del lettore CD/SACD CD-S2100 (1.899 euro), una coppia più accessibile nel prezzo ma con buona parte dei contenuti dei modelli top di gamma. Ritroviamo gli scenografici VU - meter dell’amplificatore, la componentistica selezionata, la qualità costruttiva e le possibilità operative. Sull’amplificatore la circuitazione mos-fet nella configurazione bilanciata dei finali di potenza permette di erogare 2 x 90 watt (8 ohm, 0,07 THD) o 2 x 150 watt (4 ohm, 0,07% THD), con ingressi bilanciati per il lettore CD, ingresso per giradischi con testina MM o MC e altri ingressi analogici oltre alla separazione pre/finale. Per la qualità della costruzione basta osservare le foto dell’interno e soppesare i 23,4 kg dell’apparecchio. La finitura è disponibile in colore nero Google Chromecast in Italia a 35 euro n.87 / 31 MARZO 2014 AMPLIFICATORE A-S2100 o argento con fianchetti in legno. Il lettore CD e SACD CD S-2100 va oltre le pure funzioni di riproduzione di supporti fisici perchè ha pure una completa sezione di conversione audio digitale/analogico con ingressi digitali di tipo ottico, coassiale oppure usb per computer. Proprio in questa sezione troviamo impiegati i prestigiosi convertitori Ess ES 9016 a 32 LETTORE CD/SACD CD-S-2100 bit, già impiegati sul top di gamma home theater della stessa Yamaha. Nella costruzione spicca la completa separazione delle alimentazioni per le sezioni analogica e digitale, oltre a una meccanica di rara robustezza. Per sfruttare al meglio l’ingresso usb da pc con musica in alta risoluzione si potrà scaricare l’apposito software sul computer, che prevede l’utilizzo del sofisticato programma professionale Steinberg ASIO 2.3 per ottenere le migliori prestazioni musicali. Anche questo modello è disponibile con finitura nera o argento con fianchetti in legno. n.87 / 31 MARZO 2014 HI-FI E HOME THEATER Arrivano altri 4 sintoamplificatori A/V della nuova gamma 77 Poker Yamaha: la serie 77 è completa Tante novità operative e finalmente il wi-fi integrato nei modelli maggiori di Roberto FAGGIANO D sce a ricreare le migliori condizioni acustiche tramite DSP, grazie a una misurazione più accurata dei suoni riflessi nella fase di calibrazione automaYAMAHA RX-VR577 tica. Sempre sui due modelli maggiori fa il suo esordio il circuito di upscaling video 4K, sempre più utile in vista del massiccio arrivo di televisori 4K sul mercato. gli altri due modelli (477 e 577) si limitano invece al 4K pass-trough. Allargata ai tre modelli maggiori la connessione wi-fi alla rete, molto utile per chi LA APP DI CONTROLLO (PER IOS E ANDROID) abita in vecchi appartamenti dove l’accesso alla rete cablata è in genere in un solo punto. La connessione wi-fi è ampliata anche al wi-fi Direct per una più rapida interattività in mancanza di rete wi-fi casalinga. Nessuna modifica nelle elaborazioni DSP, che rimangono le 17 dei modelli precedenti. Tutti opo il modello base RX-V377, Yamaha completa la gamma 2014 dei propri sintoamplificatori home theater. Le novità sono soprattutto all’interno, con importanti migliorie al circuito di calibrazione automatica YPAO, una nuova app di controllo e finalmente il wi-fi integrato nei tre modelli maggiori. Le novità del circuito di autocalibrazione YPAO si chiamano Volume e RSC (Reflected Sound Control) e sono presenti solo sui modelli 677 e 777. In pratica per la prima novità si tratta di un software integrato nel sistema di calibrazione che regola automaticamente gli sbalzi di volume, specie ai bassi livelli, tenendo conto delle caratteristiche fisiche e acustiche dell’ambiente dove è sistemato l’impianto, in modo da mantenere sempre il migliore equilibrio. L’RSC invece rie- torna al sommario YAMAHA RX-V777 Per Sonos un’app tutta nuova Sonos aggiorna finalmente la datata app per il controllo del suo sistema tramite smartphone e tablet. Disponibile ora la beta per Android di Paolo CENTOFANTI i nuovi modelli sono già compatibili con Spotify e possono riprodurre musica Flac fino a 192 kHz e la musica Apple Lossless. Ampiamente rinnovata la app di controllo già disponibile per Android e iOS, l’interfaccia è ora più intuitiva e più colorata, personalizzabile per grafica e lingua. In breve qui di seguito le caratteristiche dei quattro nuovi modelli; i prezzi non dovrebbero discostarsi da quelli attuali delle corrispondenti versioni 75. • RX-V477: potenza 5 x 115 watt, Airplay, DLNA, 4K Passthrough, 6 HDMI in • RX-V577: potenza 7 x 115 watt, wifi, Airplay, DLNA, 4K Passthrough, 6 HDMI in • RX-V677: potenza 7 x 150 watt, wi-fi, Airplay, DLNA, 4K upscaling, 6 HDMI compatibile 4K e MHL • RX-V777: potenza 7 x 160 watt, wi-fi, Airplay, DLNA, 4K upscaling, 6 HDMI compatibile 4K e MHL Tutti i modelli sono disponibili in versione nera oppure argento. Sonos si è finalmente decisa ad aggiornare l’app per il controllo del suo sistema audio senza fili. Con l’uscita dal mercato del Controller, il telecomando touch del sistema, il controllo dei componenti era stato affidato alle app per smartphone, tablet e PC. L’applicazione però non era più aggiornata da anni (dal 2009 per la precisione) e cominciava a soffrire di un’interfaccia piuttosto datata e non più al passo con la moltitudine di servizi che sono stati via via aggiunti al sistema Sonos. Non è un caso che una delle principali novità della nuova applicazione, disponibile ora in beta pubblica per Android e più avanti per iOS, è proprio la nuova ricerca unificata, che permette di trovare l’artista o il brano che si cerca dovunque si trovi, nella propria libreria o in un servizio di streaming. L’interfaccia è stata nettamente allegerita e resa ancora più semplice da utilizzare, come è possibile vedere in questa galleria di schermate. Nel comunicato stampa che annuncia la nuova app, Sonos parla esplicitamente delle versioni per Android e iOS, oltre che di nuove app per PC e Mac in arrivo più avanti nel corso dell’anno, mentre per il momento non c’è ancora notizia per quanto riguarda il supporto anche della piattaforma Windows Phone. estratto da dday.it La lavatrice intelligente Un concentrato di tecnologia mai visto prima. Classe energetica A+++ -40% Con un consumo energetico annuo di 118 kWh, Intelius è la lavatrice con la maggiore efficienza energetica sul mercato (giugno 2012 – GfK). Haier Smart Technologies Smart Drive Motor® Motore Inverter innestato al cestello della lavatrice per un’ incredibile riduzione delle vibrazioni e della rumorosità. Smart Dosing Grazie al serbatoio per detersivo e ammorbidente, Intelius ne dosa automaticamente la giusta quantità e il risparmio è assicurato! Smart Detecting® Un sistema intelligente di rilevamento della durezza dell’acqua si associa a Smart Dosing per avere un perfetto ciclo di lavaggio. Smart Dual Spray® Due spray intelligenti lavano fibre e pelucchi lasciati sulla guarnizione dopo ogni ciclo di lavaggio. Scopri la nuova INTELIUS. www.haier.it estratto da dday.it n.87 / 31 MARZO 2014 TEST Production. Questo il significato di “Pro”. Grande attenzione al software, per andare oltre la semplice fruizione dei contenuti Galaxy Tab Pro 10.1, Samsung stravolge Android Da poco disponibile, Galaxy Tab Pro è il nuovo tablet Samsung pensato per la produttività Pesa poco, ha una batteria che dura molto e un eccellente schermo. Ma forse serviva più memoria Leggero e potente con buone finiture Galaxy Tab Pro ricalca le linee del Galaxy Note 3: cover posteriore in similpelle (anzi, plastica con effetto pelle), profilo cromato e sottile cornice bianca attorno allo schermo da 10.1”. Nonostante il popolo reclami sempre potenza e risoluzione, sono ben altre le caratteristiche che ci si aspetta da un tablet, ovvero leggerezza e autonomia. E qui Samsung ci ha visto lungo, portando il Galaxy Tab Pro a un peso di 477 grammi per la versione LTE, con una batteria da 8220 mAh che assicura fino a 12 ore di riproduzione video continua e anche 15 ore di navigazione Web. Galaxy Tab Pro 10.1 ricalca la classica struttura dei terminali Samsung: tasto Home con doppio tasto laterale per Multitasking e Back, camera frontale da 2 Megapixel con rilevamento dello sguardo, slot per micro SD sul lato e connessione micro USB sul fondo che funziona anche come porta USB OTG e MHL. Samsung trova spazio anche per due piccoli speaker laterali stereo, ma da un tablet non ci si può aspettare troppo, e per il trasmettitore IR nella parte alta da usare con l’applicazione Remote Control per gestire i dispositivi controllabili da infrarossi. Rispetto al Note 3, la mancanza principale è la porta USB 3.0, che Samsung ha messo anche sul Galaxy S5. Sul retro trova spazio, infine, la camera da 8 Megapixel con flash LED: anche da questa, trattandosi di un tablet, non possiamo aspettarci performance da urlo ma la qualità, come vedremo, è soddisfacente. Android o non Android? Samsung Galaxy Tab Pro ha a bordo Android 4.4.2, ma l’azienda coreana ha profondamente trasformato l’esperienza di base tanto da sollevare qualche perplessità da parte di Google, che ha visto gli interventi di Samsung come troppo invasivi. segue a pagina 33 Samsung Galaxy Tab Pro 10.1 Le nostre impressioni A di Roberto PEZZALI rriva in Italia, dopo il lancio al CES di Las Vegas, la nuova gamma di tablet Samsung, la Pro. Il Galaxy Tab Pro da 10.1 è la versione senza S-Pen del Galaxy Note 10.1, un tablet completo, evoluto, leggero e potente che strizza l’occhio anche all’ambito business grazie alla presenza a bordo di una suite completa di produttività e di Knox, l’ambiente sicuro pensato per unificare l’uso lavoro/tempo libero e proteggere i dati con una codifica in tempo reale. Pro non sta, comunque, per Professional ma per Production: il nuovo Galaxy è un tablet adatto a tutti coloro che vogliono andare oltre la semplice fruizione dei contenuti, non è innovativo per l’hardware (alla fine questi tablet sono un po’ tutti uguali) ma per la parte software, dove Samsung ha davvero cambiato Android per offrire quella che secondo lei è una vera “Tablet Experience”, a discapito forse dell’immediatezza d’uso e dello spazio libero sul device che si riduce a soli 9 GB su una memoria totale di 16 GB. L’azienda coreana ha lavorato bene, anche se il prezzo di listino non è dei più abbordabili: 549 euro per la versione da 16 GB con LTE. Tutte le possibilità offerte dal Galaxy Pro 10 le abbiamo riassunte in un ampio video che potete trovare in questa pagina. torna al sommario estratto da dday.it n.87 / 31 MARZO 2014 TEST Samsung Galaxy Tab Pro 10.1 segue Da pagina 32 Del Galaxy Pro 10.1 colpisce soprattutto il display: con una risoluzione di 2560x1600 Samsung offre una densità di pixel prossima ai 300 ppi con ottima brillantezza. Il segreto è l’utilizzo di uno schermo Super Clear LCD con matrice WRGB, quindi con un subpixel bianco ogni tre subpixel RGB. Il risultato non delude sotto il profilo dell’angolo di visione, della brillantezza e della saturazione cromatica, anche se Samsung forse ha corretto un po’ la risposta per dare l’impressione di una saturazione analoga a quella dei display OLED dei suoi smartphone. Il nero, anche se non è spinto come quello di un OLED, è comunque più che buono. Il display è in formato 16:10, offre una buona leggibilità e nonostante la cornice sottile si impugna decisamente bene. Il processore usato da Samsung è lo Snapdragon 800: processore potentissimo, con modem LTE integrato e GPU Adreno 330, ma l’impressione è che questa potenza sia necessaria per “muovere” l’interfaccia che è comunque più pesante di quella di un tablet Android liscio. Galaxy Tab Pro, anche senza applicazioni aperte, ha infatti moltissimi processi attivi e se proviamo ad esempio ad aprire un’app in finestra, capita anche di attendere qualche secondo prima di vederla apparire. A tratti, con un’interfaccia home molto carica di widget, capita anche di trovarsi di fronte a piccole incertezze o rallentamenti, segno che forse questa nuova shell necessiti ancora di un certo grado di ottimizzazione (o semplicemente di più RAM, ha “solo” 2 GB). Colpisce, invece, l’autonomia: con una grande batteria, il Tab Pro 10.1 supera senza problemi le 10 ore sia in riproduzione video sia in navigazione, e se stiamo attenti riusciamo a raggiungere anche le 15 ore di utilizzo pieno. L’utilizzo della connettività integrata riduce l’autonomia, ma non di troppo. Nel complesso Tab Pro 10.1 è un buon tablet, anche se pure qui Samsung inizia a mettere troppa carne al fuoco e il rischio è di trovarsi con un sistema appesantito e con l’utente che non capisce bene cosa fare. Magazine UX è piacevole, ma è limitata, non troppo versatile e soprattutto non sostituisce del tutto Android, creando un dualismo non facilissimo da capire. Ottimo l’assortimento di applicazioni, come la possibilità di telefonare con il modello LTE. Il design del Tab Pro 10.1 si rifa a quello del Note 3: cornice bianca intorno al display e profilo cromato. La cover posteriore è “effetto pelle”. torna al sommario Lo stile di Google resta, anche se con le icone modificate, tuttavia all’interno di Galaxy Tab Pro assistiamo davvero allo scontro tra due mondi: da una parte Google con le sue app, dall’altra Samsung con i suoi programmi a volte in perfetta sovrapposizione con quelli di Google. Oltre alle applicazioni installate di default, troviamo tutta la suite di S-App e alcuni applicativi rigorosamente selezionati da Samsung come Flipboard (parte integrante della UX Magazine Interface), Hancom Office per la visualizzazione di documenti e Remote PC per controllare un computer con un tablet in accesso remoto. Le principali novità riguardano però l’interfaccia Home: alle classiche Home Android configurabili con widget e applicazioni, Samsung ha affiancato anche una nuova interfaccia molto simile alla Metro UI di Windows 8 derivata proprio dall’integrazione con Flipboard. La nuova interfaccia vuole essere una vetrina sulle notizie principali, che possono essere integrate con una serie di tile preparate da Samsung. Ogni pagina è configurabile liberamente, in modo facile e veloce, tuttavia il risultato è un tablet che da una parte sembra Android dall’altra Windows 8: Samsung ha scelto la via di mezzo per non allarmare troppo Google, ma a nostro parere sarebbe stato meglio fare una scelta radicale per non offrire all’utente due esperienze utente complementari. A questo si aggiunge poi la possibilità di gestire le applicazioni in finestra e di affiancare due applicazioni sullo stesso schermo, con la stessa logica già vista sul Note 8 e forse più pratica da sfruttare quando si usa una penna come S-Pen. Display eccellente tanta batteria ma prestazioni non sempre brillanti estratto da dday.it n.87 / 31 MARZO 2014 HI-FI E HOME THEATER Una comparativa di cuffie dai prezzi allineati, da usare con lo smartphone o a casa. Ecco i risultati Quattro cuffie sotto i 100 € per chi ama la musica Armati di LG G2 e iPod touch, scopriamo non un vincitore, ma per quali tipi di utente sono più adatte di Roberto FAGGIANO V House of Marley Liberate 100% naturale Nella vasta gamma di modelli ispirata al leggendario musicista giamaicano, le Liberate si collocano a metà strada e sono state presentate al recente CES di Las Vegas. La costruzione vede l’impiego di soli materiali naturali o riciclati come tradizione del marchio: archetto metallico, padiglioni rivestiti in legno e tessuto, imbottiture rivestite di pelle e perfino cavetto di collegamento (non staccabile) rivestito in tessuto; anche la custodia per il trasporto è in tessuto grigio come quello che riveste l’archetto. Nessuna traccia di plastica nemmeno nell’imballo. JBL J55i Buon nome non mente Lo scorso anno il prestigioso marchio di diffusori USA ha esordito nel mondo delle cuffie, nella vasta gamma disponibile il modello in prova è al momento torna al sommario olete ascoltare musica seriamente dal vostro smartphone e desiderate un oggetto ben costruito, duraturo e magari anche bello a vedersi? Se avete 99 euro a disposizione potete seguire questa prova comparativa che ha selezionato quattro cuffie di buon nome e con una certa ambizione, molto diverse tra loro per materiali e finiture ma tutte con solide basi tecniche. I prezzi di listino delle cuffie in competizione sono allineati: House of Marley Liberate (99 euro), Jbl J55i (99 euro), Pioneer SE-MJ751 (100 euro) e Sennheiser HD380 Pro (99 euro). Si tratta quindi di modelli con lo stesso prezzo ma con destinazioni di utilizzo diverse, come vedremo lungo la prova. Pertanto, più che un vincitore, andremo a scoprire per quali tipi di utente risultino più adatte. Riguardo i prezzi bisogna fare molta attenzione a quelli reali di vendita, spesso molto inferiori al listini ufficiali, specie sul web. Tutte le cuffie sono state testate con uno smartphone LG G2 per l’ascolto di musica Flac e con un iPod Touch per i brani in MP3. quello più economico. La cuffia J55i è la versione dotata di comandi e microfono per gli iPhone, in grado anche di cambiare traccia e variare il volume ma il comando di risposta e il microfono funzionano anche con telefoni di altre marche. Per chi volesse risparmiare una ventina di euro è disponibile anche la versione base 55 senza comandi lungo il cavo. La finitura del nostro esemplare è in un vivace abbinamento bianco-arancio: per chi vuole essere più discreto c’è pure la versione tutta nera. I dati tecnici vedono l’impiego di un trasduttore da 40 mm in padiglione chiuso e impedenza di 32 ohm. In dotazione troviamo il cavo di collegamento di tipo piatto anti attorcigliamento e una borsa morbida con chiusura a cerniera e vano interno per il cavo. Per agevolare il trasporto, i padiglioni possono essere ruotati di 90°. Proprio l’analisi di questo meccanismo mette in luce materiali non proprio impeccabili e che potrebbero non sopportare un utilizzo intenso, specie l’archetto mostra alcuni punti deboli da maneggiare con cautela. Lungo l’archetto c’è un inserto elastico in alluminio per dare il giusto punto di pressione sulla testa, piuttosto duro il meccanismo di regolazione per allungare i padiglioni verso le orecchie; altro punto da muovere con cautela. Una volta indossata però la cuffia è molto confortevole, senza eccessi di pressione sulle orecchie ma con un buon grado di isolamento. L’ascolto inizia con brani Flac sullo smartphone LG: molto buona la sensibilità, altrettanto dicasi per l’equilibrio nella risposta in frequenza che non mostra eccessi nè in gamma bassa, né in gamma acuta. La tridimensionalità è più che sufficiente in larghezza, mentre in profondità abbiamo ascoltato di meglio. Chiare e corpose le voci femminili e preciso il dettaglio. La gamma più profonda emerge quando serve, leggermente arretrata ma comunque presente; non eccezionale la dinamica ma forse il nome JBL ci evoca inconsciamente prestazioni più “forti”. Passando all’iPod Touch con brani MP3 viene confermata la sensibilità superiore alla media mentre la qualità della riproduzione risente subito della maggiore compressione dei brani, ci può essere qualche problema di risonanza in gamma bassa ma in linea di massima le prestazioni rimangono più che buone e adeguate al prezzo di listino. Pioneer SE-MJ751 Bassi su misura La gamma di cuffie del marchio nipponico è sterminata, dagli auricolari entry level fino ai modelli professionali da deejay. Il modello in prova si colloca nella fascia medio-alta e con finiture appariscenti ma curate. Questa cuffia si distingue per il look optical con archetto e padiglioni in nero lucido e cuscinetti morbidi in (simil) pelle bianca, un insieme elegansegue a pagina 35 HI-FI E HOME THEATER Prova comparativa cuffie segue Da pagina 34 Sennheiser HD380 Pro Cercasi audiofili Il marchio non necessita presentazioni, è un punto fermo quando bisogna scegliere tra diversi modelli in ogni fascia di prezzo. La HD380 Pro è la cuffia meno recente del confronto, in listino da circa cinque anni; ma in pratica questo dettaglio non ha controindicazioni e anzi il tempo passato si è portato via un bel 40% sul prezzo di listino iniziale per portarla nella fascia sotto i 100 euro. La forma avvol- te che nasconde anche dettagli tecnici esclusivi. In particolare è degno di nota il doppio trasduttore da 40 e 30 mm per migliorare la resa in gamma bassa, sempre per la gamma bassa è disponibile un inedito controllo di livello sul padiglione sinistro. Tra gli altri dati tecnici segnaliamo l’impedenza di soli 16 ohm e la sensibilità di 104 dB/mW. La costruzione appare molto curata e trasmette robustezza, ben scorrevole l’archetto per la regolazione sulla testa e accurato il piccolo gioco per lo scostamento laterale dei padiglioni. Modesta invece la dotazione di accessori: nulla oltre all’indispensabile cavetto di collegamento, nemmeno una modesta bustina in tessuto per il trasporto. Per chi volesse il controllo dello smartphone c’è un’apposita versione per Apple con il suffisso i, che costa però una ventina di euro in più. Il comfort è buono sull’archetto ma i padiglioni tendono a stringere troppo sulle orecchie. Iniziamo l’ascolto con i brani Flac e cominciamo a giocare con il controllo dei bassi: temevamo un eccesso per compiacere il pubblico più giovane e invece dobbiamo portarci quasi al massimo livello per avere il giusto equilibrio, mettendo il controllo al minimo la gamma più profonda quasi scompare. L’ascolto è piacevole ma non riesce a trasmettere tutti i dettagli delle registrazioni, la tridimensionalità ha la giusta profondità ma non esce dai confini delle orecchie in larghezza. Buone le voci femminili e lodevole la dinamica, tuttavia sembra sempre mancare qualcosa e la cuffia non gradisce l’affollamento di strumenti di un’orchestra. Passando ai brani MP3 la situazione migliora e si inizia ad apprezzare la gamma bassa, profonda e controllata anche con i brani rock più pompati; il dettaglio in gamma acuta è molto buono e non si notano eccessi sulle voci o strumenti stridenti. L’ascolto scorre piacevolmente e si resterebbe a lungo in ascolto se le orecchie non iniziassero a reclamare meno pressione. Notevole l’isolamento dai rumori esterni, a prova di treno e metropolitana oppure semplicemente di una famiglia numerosa e rumorosa. torna al sommario n.87 / 31 MARZO 2014 gente del padiglione moltiplica il comfort di utilizzo anche per lunghe sessioni d’ascolto ma il cordone di collegamento spiralato – senza alcun telecomando - aumenta il peso della cuffia. Inoltre è l’unica cuffia della prova ad avere in dotazione il jack più grande, per potersi collegare anche all’impianto stereo. La costruzione vede l’uso di molta plastica, seppure non si notino punti deboli nelle giunzioni e nelle articolazioni. Per il trasporto c’è in dotazione una piccola valigetta semirigida con chiusura zip e maniglietta; per riporre la cuffia però bisogna studiare molto bene la modalità di ripiegamento. ome utilizzo in mobilità vediamo meglio un lungo viaggio in aereo piuttosto che un trasferimento da pendolare. L’isolamento dai rumori esterni infatti è notevole, ideale in aereo ma eccessivo su una metropolitana. L’ascolto con i brani Flac mette subito in luce la qualità generale della registrazione; la minima distorsione e la pulizia dei dettagli invitano ad aumentare il volume, anche se la sensibilità è in linea con i concorrenti. La qualità è quella ottenibile da un ottimo impianto stereo, il che indica la vera destinazione di questa cuffia, molto più adatta all’uso casalingo piuttosto che mobile. Passando ai brani MP3 si nota il grande controllo in gamma bassa, presente ma probabilmente troppo smorzata per il pubblico più giovane. Sull’estremo opposto il dettaglio molto preciso esalta la tridimensionalità senza mai diventare fastidioso o stridente; equilibrate le voci con una lieve preferenza a quelle maschili. Difficile trovare difetti degni di nota, se non tornando a quella gamma bassa troppo smorzata di cui abbiamo già riferito. 40%) a quello di listino e in quel caso il rapporto qualità/prezzo diventa eccellente e può fare la differenza. Magari le aspettative del nome potevano suggerire prestazioni molto rock per i più giovani, ma non è così e non è detto che sia un difetto per un ascolto serio. •La Pioneer SE-MJ751 ha il prezzo di listino di pochissimo più elevato, seppure sul web si possa strappare con uno sconto del 20%, ma è la meno dotata e non ha controlli per lo smartphone. La finitura è curata, l’isolamento elevato e ci sono buone prestazioni sonore ma non basta per vincere il confronto. •La House of Marley Liberate è un modello per il pubblico più giovane, costruita con materiali naturali e ideale per l’ascolto a volume elevato degli MP3; perde dettagli sugli acuti e privilegia la facilità d’ascolto alla precisione. Seppure impreziosita dal telecomando Apple, è penalizzata dal prezzo di vendita praticamente fisso, inoltre è un modello nuovissimo e quindi per adesso non c’è da aspettarsi nessuno sconto. •La Sennheiser HD380Pro è molto diversa dalle altre tre del confronto, ha migliori prestazioni musicali e un’impostazione molto seria se non professionale, con una gamma bassa sin tropo controllata per il pubblico più giovane. Più che per ascoltare musica MP3 da uno smartphone lo vediamo molto meglio nel riprodurre brani Flac da un notebook con un adeguato convertitore esterno, oppure per ascoltare i cd dal lettore casalingo. L’elevato isolamento dall’esterno la rende anche una valida alternativa ai modelli con sistemi di riduzione del rumore, magari per un lungo viaggio in aereo. Vinca la migliore, cioè la … Tirando le somme, promuoviamo la JBL J55i, per chi desidera una cuffia versatile da usare tutti i giorni in mobilità e la Sennheiser HD380Pro per chi ha bisogno di una buona cuffia casalinga. La House of Marley Liberate è una buona scelta ecologica per i fan Apple, mentre la Pioneer ha il plus del controllo sui bassi per una riproduzione su misura, ma il rapporto qualità/prezzo per entrambe è da migliorare. Come premesso in apertura del test, in questa comparativa non c’è una vincente assoluta, anche se ogni lettore potrà trovare il modello più adatto alle sue esigenze e alle abitudini d’ascolto. •La JBL J55i è una buona cuffia, ma avremmo visto volentieri dei materiali migliori e una finitura più curata, va anche detto che il prezzo reale di vendita può essere nettamente inferiore (fino al House of Marley Liberate JBL J55i Pioneer SE-MJ751 Sennheiser HD-380 99 euro 99 euro 100 euro 99 euro Costruzione 8 7 8 8 Portabilità 9 8 8 6 Qualità audio 7 8 7 9 Isolamento 7 8 8 9 Qualità/ prezzo 7 9 7 8 Prezzo estratto da dday.it
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