Poz solo tu rendi facili le cose difficili

Il 26 dicembre
Varese-Sassari al PalaWhirlpool (18.30)
«Poz, solo tu rendi facili le cose diffìcili
Igiovani ti seguono, controlla leparole»
La sera eli Santo Stefano Meo Sacchetti torna a Masnago perla prima sfida contro il "suo" Pozzeeeo
«Se vinci a Brindisi e Caserta credi in te stesso. Noi prosciugati dall'Eurolega e dall'avo" toccato il cielo»
DI FABIO GANDINI
sbarco Dinamo a Masnago, partiamo da questo.
1 Nureyev della pallacanestro
italiana, da tempo, ha smesso
di ballare. L'età, d'accordo,
ma soprattutto quegli infortuni bastardi che prima hanno tolto un sogno a lui e ad una
città intera (anno di grazia 1990
e la finale scudetto persa contro
Pesaro), poi gli hanno definitivamente impedito di continuare a volteggiare.
Questo ballerino massiccio,
buono e serio è oggi un coreografo del parquet, amato ma anche discusso: nessuno halo stesso tocco nell'inscenare un
basket veloce, frizzante e sbarazzino. Ha vinto una Coppa
Italia, ha portato Sassari dove
non era mai arrivata. Pare non
basti più: anche "l'Isola felice"
ha conosciuto l'inedito di critiche e mugugni. Alla vigilia dello
Coach Romeo Sacchetti, in questo
inizio di stagione non vi è stato perdonato nulla: gli anni al vertice hanno cambiato l'ambiente sassarese?
Un po' sì. Raggiunto un risultato, la gente ne aspetta automaticamente un altro. Anche i giornali pretendono di più. Mabisogna guardare ai fatti: a parte il
pessimo terzo quarto di Trento,
le altre partite perse non hanno
visto crolli. In alcune abbiamo
anche tirato per vincere. L'Eurolega è stata difficile, soprattutto fuori casa.
L'esperienza nella massima competizione europea è fi nita presto. Nel
1999, a Varese, giocarla significò
acquisire quelle conoscenze in più
che risultarono decisive nella scalata al titolo. Varrà anche per voi?
È quello che auspico, perché abbiamo preso contatto con un
tipo di pallacanestro che qui si
vede solo ai playoff. Di certo ci
ha prosciugato le energie, fisiche e mentali. Non ne parla mai
nessuno, ma andare in trasferta
dalla Sardegna non è lo stesso
che farlo dal continente. Poi
spero sempre di potermi confrontare con il meglio, ci mancherebbe.
Ci presenti ilmatchdiSantoStefano.
Sarà dura, perché Varese ha trovato la quadra. Vincere a Brindisi ed a Caserta, in quel clima,
crea
consapevolezza.
L'Openjobmetis ha una doppia
dimensione molto pericolosa:
temo i quintetti con Daniel e
Diawara, ma anche quelli "cinque fuori" con Callahan.
Sul "pino" opposto al suo ci sarà
Gianmarco Pozzeeeo, per la prima
volta da allenatore avversario.
Mi farà enorme piacere vederlo.
Ma nulla potrà mai superare il
mio primo ritorno a Varese:
quell'applauso lo porto nel cuoMPozdifinecarrieraaCapo d'Orlando era...
...un giocatore arrivato dalla
Russia in cattive condizioni fisiche. Cercai di farlo giocare molto per recuperare, poi si infortunò e saltò 5 o 6 gare. Fu un momento fondamentale: da fuori
prese consapevolezza della
squadra, capì il valore dei compagni ed al rientro iniziò a servire i suoi "cioccolatini" un po' a
tutti,facendosiamare. Pozzeeeo
rendeva facili le cose difficili,
come del resto Travis Diener:
avevano una visione dellapallacanestro che non si può insegnare.
Lo stessodicedi ispirarsi molto a lei.
E di invidiare ilsuoaplombin panchina. Qualche consiglio?
Ne ha ricevuti anche troppi. Una
cosa, tuttavia, gliela dirò personalmente: sei un esempio, controlla le parole. Dalle labbra di
Gianmarco pende un pubblico
giovane e sensibile: in alcune
conferenze stampa i toni sono
stati troppo alti. Non tutte le
battute che fa devono essere
prese per oro colato.
Restando ai playmaker, esistono
ancora? Il "suo" Dyson, lo stesso
Robinson: talento diverso ma duè
guardie prestate al ruolo. La tendenza è definitiva?
Oggi purtroppo conta soprattutto il fisico. Se ad esso un play
aggiunge anche la visione di gioco, non viene in Italia: va in alta
Eurolega.
Sacchetti un giorno a Varese: utopia?Stiamoprovandoaportarequi
il mare...
Prima di Capo d'Orlando non mi
interessava averlovicino. Ducarello, mio assistente, mi diceva:
vedrai che valore avrà... Aveva
ragione: ti dà delle sensazioni
uniche, alzala qualità della vita,
è diventata la mia unica pretesa.
Mai dire mai, però.
Ricordopiùbellodellasua parentesi varesina?
Le vittorie contro McAdoo e
D'Antoni a Milano e lo scalpo di
Reggio Calabria nei playoff del
1990. Giocavamo bene, ma ci
mancava sempre qualcosa per
vincere.
I suoi auguri di Natale: uno alla Dinamo, uno a Varese, uno alla nostra
pallacanestro.
A noi auguro di essere capaci di
giocare sempre al massimo:
quando ci riusciamo non ce n'è
per nessuno; a Varese dico che
spero di incontrarla ancora nei
playoff. Al basket: cambiate le
regole e fate giocare di più gli
atleti italiani. Per qualche anno
si abbasserà il livello, poi si raccoglieranno i frutti. Ad una condizione, però: i nostri giocatori
devono avere molta più fame. •