Federsanità e Fiaso: “Impegno comune per migliorare qualità Ssn

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Federsanità e Fiaso: “Impegno comune per
migliorare qualità Ssn”
I direttori generali di Asl e ospedali riuniti ad Arezzo sotto l’egida delle due
associazioni. Desideri (Federsanità): “Impegno sul territorio e le cronicità”. Ripa
di Meana (Fiaso): “Alzare la qualità del management. Ma stop alla deanziendalizzazione strisciante”. 20 NOV - Assise dei direttori generali Asl ad Arezzo. “I Direttori Generali, ricorda
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“Il Patto per la salute e i probabili sacrifici imposti alla
sanità dalla manovra economica 2015 siano l’occasione
per alzare l’asticella della qualità del management
sanitario e non pretesto per proporre, più o meno
surrettiziamente, l’abrogazione delle Aziende Francesco Ripa di Meana Presidente FIASO,
strutture che non poco hanno contribuito in questi anni
alla sostenibilità del nostro Ssn”.
“La FIASO – ribadisce il suo Presidente- ha sempre
ritenuto che il valore della aziendalizzazione e la qualità
dei manager devono essere misurati valutando i risultati
raggiunti e in un sistema che li riconosca. Da anni la
Federazione di Asl e Ospedali riflette sulla dimensione
ideale delle aziende senza preclusioni, né rispetto ai
processi di riaccorpamento né riguardo a una loro più
capillare distribuzione sul territorio. Ipotizzare però di
ridurre a poche decine le oltre 200 aziende sanitarie ed ospedaliere significa, di fatto, decretarne
l’abolizione, trasformandole in mega-enti a diretta gestione politica anziché manageriale. Gli effetti di questa
operazione priverebbero il sistema di uno spazio di ricerca di soluzioni che tengano conto, contemperandoli,
dei punti di vista di professionisti e cittadini, con il rischio di riportarci indietro, alla crisi degli anni ‘80 ”.
“In tempi di crisi può essere scandaloso non rinunciare a un premio di produttività, come proposto da più di
un Governatore - commentano i Direttori di FIASO e Federsanità ANCI, Nicola Pinelli e Enzo Chilelli - .
Il problema è che questa rinuncia arriva a quasi quindici anni di distanza dall’ultimo adeguamento economico
di Direttori generali, sanitari ed amministrativi e a un susseguirsi di tagli sulla retribuzione base”. “Ricordiamo
che la retribuzione media annua dei Dg è di circa 136 mila euro lordi, inferiore a quella dei loro più stretti
collaboratori, direttori di Unità operative complesse. Così come è distante dai 222 mila euro di retribuzione
media dei manager che nel privato dirigono aziende con fatturati e complessità decisamente inferiori, ma
anche lontana dalle retribuzioni medie dei direttori generali e delle Aziende di Stato”. “Sono numeri da
ricordare non per difesa d’ufficio sindacale, ma per ribadire -sottolineano Chilelli e Pinelli - che proprio
quando le risorse scarseggiano è importante investire nella qualità del management. La stessa che dalla
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Enrico Desideri - Presidente Vicario di Federsanità Anci e Coordinatore
Nazionale Direttori Generali di Federsanità -ritengono che sia quanto mai
urgente compiere uno sforzo di analisi puntuale, documentata, non
autoreferenziale, per meglio analizzare le tematiche che oggi si impongono, con
forza, nel dibattito nazionale ed internazionale”.
“Saranno esaminate, prosegue Desideri, le opportunità offerte dalle nuove
forme organizzative per la presa in carico multiprofessionale ed integrata dei
malati cronici, valorizzando le grandi potenzialità della medicina del territorio e
delle cure rese a domicilio, magari con il supporto di tecnologie innovative per il
monitoraggio dei parametri vitali.
Approfondiremo, prosegue Desideri, l’evoluzione normativa che in questi ultimi 20 anni ha modificato, in
modo rilevante, l’impostazione e l’organizzazione concreta nelle varie esperienze regionali; sarà, infine,
opportunamente esaminato il nuovo profilo e la qualificazione necessaria per le Direzioni delle Aziende
Sanitarie, dando il meritato valore all’esperienza maturata dalle Direzioni Strategiche fino qui, e ciò, alla
luce della preannunciata legge di revisione delle competenze Stato – Regioni, nonché alla luce del continuo
processo di accorpamento degli ambiti territoriali delle Aziende e della prevista istituzione dell’Albo Nazionale
Unico dei Managers della Sanità”.
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nascita delle Aziende sanitarie ha permesso di passare da un’inflazione sanitaria a doppia cifra alla tenuta
dei bilanci contestuale a quella della qualità dell’offerta. Come confermato dall’ultima indagine Bloomberg,
che colloca il nostro Ssn al primo posto in Europa per qualità e sostenibilità economica”.
“All’interno del dibattito sui manager sanitari con i “super stipendi” sopra indicati – concludono Chilelli e
Pinelli -, si inserisce anche la “soluzione”, panacea di tanti mali, ovvero la riduzione delle Aziende sanitarie
(e, quindi, dei manager). Da ultimi, il governatore toscano Enrico Rossi ha annunciato di voler ridurre le
Aziende sanitarie e ospedaliere da 16 a 3, l’assessore alla salute piemontese Antonio Saitta ha detto che 19
Asl sono troppe ed anche il governatore lombardo Roberto Maroni sta pensando ad un ridisegno della sua
sanità. Eppure, esistono molti studi internazionali che escludono la possibilità di recuperare subito risorse da
manovre di questo tipo, all’interno di sistemi organizzativi già complessi, e che prima di vedere vantaggi
economici ci vogliono anni e sacrifici, anni che i sistemi sanitari non sono quasi mai in grado di aspettare,
perché la sanità non si occupa di cose ma di persone”.
Fonte: comunicato stampa
20 novembre 2014
© Riproduzione riservata
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