37th Round Table on current issues of International Humanitarian Law "Conduct of Hostilities: the Practice, the Law and the Future" Sanremo, 4-6 September 2014 Massimo Barra, Member of the Standing Commission of the Red Cross Opening remarks Grazie Presidente, Il mio sarà un breve intervento di saluto, fatto più con il cuore che con la testa, per condividere alcune mie emozioni quando mi trovo ancora una volta in questo nobilissimo consesso in cui si riunisce gente di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, militari, giuristi ed esperti di diritto internazionale umanitario. In genere noi ci riuniamo per “razze” diverse, ognuno con i suoi simili, qui stiamo tutti insieme e questo è un grande added value dell’Istituto e di Sanremo, questo si può fare a Sanremo. E’ difficile farlo in altre parti del mondo. Devo dire, avendo girato il mondo, che forse l’Istituto è più conosciuto all’estero che in Italia. Penso, tuttavia, che il legame tra l’Istituto e la città di Sanremo, confermato dal Sindaco, sia un valore importante da preservare per il futuro, anche in tempi di ristrettezze economiche, e per promuovere la città di Sanremo ed il diritto internazionale umanitario in tutto il mondo. Ho avuto l’onore di partecipare, da giovanissimo pioniere della Croce Rossa Italiana, alla prima ed alla seconda Tavola Rotonda di Sanremo e sono quindi un testimone oculare di come la Tavola Rotonda sia cresciuta in questi anni. Come italiano sono fiero di questa Tavola Rotonda, e lo sono anche come crocerossino per l’opportunità che ci dà di unire il Movimento Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa all’Istituto di Sanremo. Non posso però non essere triste per quello che sta accadendo nel mondo. Ieri sera una professoressa dell’Università di Ginevra mi diceva «c’è il rischio che noi parliamo solo tra di noi, tra persone che capiscono il concetto di diritto internazionale umanitario e poi la maggior parte del mondo se ne stà lontana, non lo capisce e non lo mette in pratica. C’è il rischio che noi diventiamo una sorta di “circolo Pickwick” di persone illuminate, “inspired”, mentre il mondo va tutto in altra direzione». Ed è proprio quello che succede nel mondo oggi; che è successo ieri, l’altro ieri, un mese fà. Non mi sembra infatti che le regole del diritto internazionale umanitario siano esaltate, anzi mi pare succeda l’esatto contrario, che si vada contro tali norme. 1 Chi opera sul terreno si trova di fronte a dei problemi spesso insormontabili. Pensate, ad esempio, al problema dell’accesso alle vittime dei conflitti armati. Recentemente in Siria oltre 30 operatori della Mezzaluna Rossa siriana sono morti mentre portavano soccorso in prima linea. E’ un pedaggio molto pesante, anche perché la distinzione tra coraggio e temerarietà è una distinzione che si fa sempre a posteriori: se è andata bene è stato coraggioso, se è andata male è stato temerario. Come possiamo orientare i nostri volontari? Noi abbiamo 12 milioni di persone che danno il loro generoso contributo nell’arduo compito di prestare soccorso alle persone in situazioni molto difficili. Come li orientiamo? Come possiamo fare in modo che il diritto d’accesso alle vittime dei conflitti venga rispettato? Come ci rapportiamo con i “cattivi”? Che potere abbiamo? Abbiamo un potere? Credo che questa Tavola Rotonda come “leitmotif” debba anche porre la questione del “potere” in mano a chi applica il diritto umanitario, perché il mondo è cambiato, perché esiste internet e tutti possono sapere le cose in tempo reale. Quello che una volta era uno scambio di messaggi cifrati oggi è possibile leggerlo addirittura sul telefono. La gente vede quello che succede, la gente giudica, e per questo quando c’è una violazione del diritto umanitario si indigna. Quale è il nostro atteggiamento? Noi non possiamo limitarci a fare un elenco “notarile” delle violazioni. E se c’è un conflitto tra due parti noi non possiamo essere equidistanti, l’equidistanza o equivicinanza, è un concetto politico non umanitario. Il concetto umanitario di “equidistanza” è nel principio fondamentale di imparzialità, che contiene in sé il principio di proporzionalità. Come l’imparzialità ci guida nell’assistenza alle vittime, allo stesso modo l’imparzialità (e cioè la proporzionalità) ci deve guidare nella denuncia delle violazioni delle Convenzioni di Ginevra che portano quotidianamente nefaste conseguenze per le popolazioni civili che dovrebbero invece essere tutelate da queste violazioni. Come riusciamo noi a rendere “sexy” il diritto umanitario? Come riusciamo a finire sugli smartphone, sui social networks che orientano l’opinione pubblica, dando la possibilità ad ogni cretino di scrivere quello che vuole e di trovare altri paranoici che gli danno ragione? Come ci inseriamo in questo meccanismo? Con i nostri sistemi vecchi? Siamo destinati a fallire. Io credo che in passato si abbia peccato di segretezza, la segretezza in questo mondo attuale è finita e quindi anche il CICR si deve porre il problema del dilemma tra la segretezza ed il rendere pubblico. Fino ad oggi siamo stati molto prudenti per evitare reazioni. Ma con l’opinione pubblica quanto abbiamo guadagnato o perso con la segretezza? In questo mondo non c’è più niente di segreto. Tutti sanno tutto o credono di sapere tutto e noi abbiamo il dovere di esprimere il nostro punto di vista per orientare in maniera efficace l’opinione pubblica. 2 Detto questo, penso che il tema scelto per questa Tavola Rotonda si presta anche ad una riflessione sotto questo angolo che vi invito a fare coraggiosamente perché ne va di mezzo la nostra credibilità futura e la credibilità del mondo. Un’ultima osservazione riguarda la tortura. Io credo che sulla tortura si debba essere molto chiari perché nel terzo millennio la tortura non deve avere diritto di cittadinanza a nessun livello. La tortura provoca delle reazioni dinamiche scomposte, delle reazioni a catena in cui si sa dove si comincia e non si sa dove si finisce. Credo che vada fatta una riflessione sul nostro atteggiamento comune, singolo e/o collettivo nei confronti della tortura, come tra l’altro gia richiamato ultimamente anche da Papa Francesco. 3
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