Grifone ** ISSN 1974-3645 Bimestrale dell’ENTE FAUNA SICILIANA “associazione naturalistica di ricerca e conservazione” - ONLUS ADERENTE ALLA FEDERAZIONE NAZIONALE PRO NATURA 30 giugno 2014 ANNO XXIII n. 3 (123) Presentazione degli atti della 2nd Djerba International Mediterranean Environment Sustainability Conference I Città della Scienza di Tunisi, 3 maggio 2014 l 3 maggio 2014, nella sede della Città della Scienza di Tunisi, ha avuto luogo la presentazione degli atti della 2nd Djerba International Mediterranean Environment Sustainability Conference (IMESC), tenutasi nell’isola tunisina nell’aprile del 2012. di Alfredo Petralia da anni ormai è improntata anche alla ricerca di contatti e collaborazioni con la sponda sud del mediterraneo. La conferenza, in tal senso, come del resto lo stesso incontro di Tunisi, ci ha visti insieme ad amici libici e tunisini, sia nella organizzazione, che nel suo svolgimento. Questi concetti sono evidenziati nella prefazione, redatta in arabo e in inglese, che Foto ricordo di alcuni partecipanti al meeting di Tunisi. (da destra): Abubaker apre il volume degli atti Swehli, Università di Tripoli, Libia; Mounir Majdoub, Segretario di Stato per e che qui viene ripor- l’Ambiente della Repubblica di Tunisia; Monia Arouji, Ambasciatrice della Cultura della regione siciliana; Abdallah Mugrbi, Università di Tripoli, Libia; tata. Messaoud Yamoun, Presidente della Association Mémoire de la Terre “L’obiettivo raggiun- de Tunisie; Giorgio Sabella, Università di Catania; Abdelhamid Karem (e L’ingresso principale della avveniristica Città della Scienza di Tunisi to della pubblicazione figlio), già funzionario della Direction Generale des Forêts di Tunisi; Pietro degli atti della 2nd Djerba Pitruzzello, Direttore dell’Ecomuseo dei Monti Climiti di Melilli (SR). Per l’Ente Fauna Siciliana, che ne è International Mediterranean stata co-ispiratrice e co-organizzatrice, Environment Sustainability Conference, occupano di ambiente, della mobilità di queste iniziative rappresentano nuove fasi tenutasi nell’isola tunisina dal 22 al 25 apri- studenti e ricercatori universitari: tutto ciò del suo impegno editoriale ed una ulteriore le 2012, rappresenta indubbiamente una è stato realizzato con azioni di reciproco testimonianza della sua proiezione verso tappa importante dell’impegno finalizzato sostegno attraverso una triangolazione le tematiche ambientali dell’area mediter- a rafforzare i rapporti di collaborazione tra basata anche, come elemento di coagulo, su rapporti di solida amicizia. ranea nel suo complesso. quanti si sono prodigati per la sua realizLa conferenza, della quale in questo Si tratta di una visione incorporata nel- zazione. volume sono contenuti i contributi presenlo stesso statuto dell’associazione e che Si tratta di rapporti che si sono sviluppati tati dai partecipanti, rappresenta dunque caratterizza quindi la nostra azione, che nel tempo, in particolare tra un punto di arrivo di questo itinerario di ambienti universitari di Tripo- collaborazione che si è sviluppato e conli, Catania e Tunisi insieme solidato nel tempo. anche a settori dell’associaRivolgiamo dunque il più sentito ringrazionismo ambientalista e ad ziamento a tutti coloro che hanno contribuito importanti istituzioni delle in vario modo alla organizzazione della tre sedi. Conferenza, agli autori di comunicazioni Queste relazioni hanno e a tutti coloro che ci hanno inviato i testi all’attivo numerose iniziative contenuti nel presente volume. di cooperazione, prevalenMa questa pubblicazione rappresenta, temente nel campo della altresì, un impegno a continuare su un ricerca ambientale, della cammino che non è unicamente connotato formazione post laurea, dei da aspetti scientifici. Il contesto che esso collegamenti tra docenti attraversa ha caratteristiche culturali che Un momento del meeting di Tunisi. (da sinistra) Il Segretario di Stato Mr. universitari e tra membri di attengono ad una visione più ampia: quella Mounir Majdoub durante il suo intervento. Accanto, Alfredo Petralia e associazioni ed enti che si della condivisione di un percorso storico Messaoud Yamoun. Grifone 30 giugno 2014 irreversibile verso l’intesa e la integrazione tra i popoli e le culture che si affacciano sul mediterraneo. Significativo è il fatto che la Conferenza si sia tenuta nel corso di una fase epocale travagliata, ma ricca di speranza per le genti che vivono intorno al “mare nostrum” e per le quali auspichiamo un futuro di pace nel segno della solidarietà. È questo il senso profondo che abbiamo inteso attribuire alla Conferenza e questo volume ne è una testimonianza. La presentazione del volume (che contiene 32 contributi scientifici, una documentazione fotografica e il documento conclusivo della conferenza, oltre alle relazioni sulla attività della nostra associazione nel periodo 2011-2013) è avvenuta alla presenza del Segretario di Stato per l’Ambiente della Tunisia Mr. Mounir Majdoub, che ha avuto parole di apprezzamento e di vivo interesse per l’iniziativa come anche per il proseguimento del lavoro intrapreso assicurando il suo sostegno. Il meeting di Tunisi è stato coordinato da Messaoud Yamoun, Presidente della Association Mémoire de la Terre de Tunisie, con la quale l’Ente Fauna Siciliana condivide un protocollo di collaborazione che ha dato luogo a numerose iniziative comuni inclusa l’organizzazione della Una nuova legge regionale per le aree protette? di Marco Mastriani G iorno 4 giugno 2014, presso l’Assemblea Regionale Siciliana, si è svolta in IV Commissione Ambiente e Territorio la seduta n° 123, con la numerosa partecipazione di associazioni ambientaliste, direttori dei parchi regionali e altre realtà regionali rappresentative di associazioni di categoria, alla presenza dell’Assessore Regionale al Territorio e Ambiente, Dott.ssa Maria Rita Sgarlata, il Capo di Gabinettto dell’Assessore Regionale, Dott. Carmelo Frittitta e i deputati regionali componenti della medesima commissione regionale. Per l’associazione regionale di ricerca e conservazione Ente Fauna Siciliana era presente Marco Mastriani, componente della giunta regionale. Tema della discussione la modifica e/o l’abrogazione delle leggi regionali vigenti in materia di istituzione di parchi e riserve regionali, con discussione di tre nuovi disegni di legge, di iniziativa parlamentare, presentati in commissione. 2 In margine al meeting di Tunisi: l’azione della squalamina 2nd IMESC e lo stesso incontro tunisino di maggio. Presente, insieme ad altre autorevoli partecipazioni, il Prof. Abubaker Swehli, responsabile delle relazioni internazionali dell’Università di Tripoli, anch’egli co-organizzatore della conferenza di Djerba. Da parte siciliana rappresentavano l’Ente Fauna Siciliana i consiglieri dell’associazione Alfredo Petralia (che ha svolto la relazione di presentazione degli atti) e Giorgio Sabella docente dell’Università di Catania; presente Pietro Pitruzzello, Direttore dell’Ecomuseo dei Monti Climiti di Melilli ed uno dei coordinatori della conferenza di Djerba. Il fisico catanese Fulvio Frisone (accompagnato dalla sua simpatica mamma) ha presentato una sua interessante ricerca (v. riquadro). Ma l’incontro è stato anche l’occasione per il lancio di un progetto di “gemellaggio triplo” fra tre zone umide delle due sponde del mediterraneo: Vendicari (Sicilia), il complesso umido di Farwa (Libia) e la laguna di Ras ‘Rmel (Tunisia). Un’iniziativa simbolica tesa a rafforzare quelle relazioni trilaterali tra libici, tunisini e siciliani cui abbiamo fatto cenno: relazioni in cui l’associazione ha creduto e che intende proseguire. Questa sintesi presenta i risultati ottenuti analizzando il comportamento degli squali ad una profondità compresa tra 5.000 e 7.000 metri di profondità. Si è verificato come la dimensione in lunghezza così come lo spessore della pelle aumentino: questo si spiega facilmente con la diminuzione a quelle profondità della temperatura e con l’aumento della pressione. È stato anche notato che nella Fossa delle Marianne, questi animali hanno sviluppato un senso di aggressività in modo esponenziale e hanno anche sviluppato il loro senso dell’orientamento. La squalamina è un derivato dalla cartilagine di squalo con azione antinfiammatoria, antibatterica, antimicotica e antiangiogenesi. Chimicamente esso è un aminosterolo. La via di somministrazione finora studiata è per dosi endovenose di 20-40 mg. L’effetto anti-angiogenico è attribuito all’alterazione che la sostanza induce per l’espressione di integrine e citoscheletro. È anche riportato un effetto inibitorio sui canali ionici della membrana. Precedentemente testato nella fase 1 nel campo dell’oncologia, non ha rivelato gravi eventi avversi e si pensa che sia generalmente ben tollerato; si tratta quindi di una sostanza che non ha una tossicità particolare. Estratti di cartilagine di squalo contenenti squalamina sono commercializzati come integratori alimentari, anche in Italia. La molecola è in fase di studio clinico da almeno 4 anni e sul sito clinicaltrials.gov 4 sono stati riferiti gli studi di fase II, che sono stati resi disponibili dallo sponsor (Genaera Corporation). Non esistono, inoltre, recenti pubblicazioni in materia. I disegni di legge in questione sono i seguenti: 1) Ddl n° 647 denominato “Disposizioni relative alle Aree protette e ai Siti della Rete Natura 2000 in Sicilia”; 2) Ddl n° 192 denominato: “Istituzione del sistema regionale delle aree naturali protette. Norma a sostegno della partecipazione delle popolazioni locali alla gestione dei parchi e a sostegno dello sviluppo delle attività ecocompatibili”; 3) Ddl n° 463 denominato: “Norma in materia di aree protette”. Sotto diversi aspetti e punti di vista, tutte e tre le proposte normative si pongono l’obiettivo di modificare, integrare e in parte sostituire la normativa vigente in materia di parchi e riserve, che ad oggi fa riferimento fondamentalmente alle leggi regionali 98/81 e 14/88 e successive modifiche e integrazioni. Marco Mastriani ha fatto rilevare che ad oggi, alle associazioni ambientaliste invitate a partecipare non è mai pervenuta nessuna proposta di legge e quindi chiaramente, pur ringraziando la commissione regionale per la convocazione, ha evidenziato come per esprimere un parere e/o un suggerimento sulle iniziative di legge parlamentare sia necessario avere i testi su cui discutere. Sarà interesse dell’associazione, una volta avviata una discussione interna fra i soci e rappresentanti, far pervenire alla Regione Siciliana un documento ufficiale che esplichi la posizione ed eventuali proposte da parte dell’Associazione Naturalistica di Ricerca e Conservazione Ente Fauna Siciliana. Marco Mastriani ha colto l’occasione per porre all’attenzione alcune problematiche inerenti le aree protette già istituite, con particolare riferimento al ritardo in merito all’applicazione dei tickets d’ingresso nelle riserve naturali, già oggetto di discussione e di emanazione di diverse leggi regionali e decreti presidenziali, che ad oggi, a distanza di anni, rimangono totalmente inapplicate e disattese. La loro applicazione, non solo consentirebbe di avere all’interno delle aree protette una fruizione orientata da parte dei visitatori, ma darebbe una possibilità concreta agli enti gestori di poter disporre di risorse economiche utili a potenziare i servizi di tutela, conservazione, fruizione e valorizzazione delle riserve naturali. Altro grave problema riguarda i piani territoriali dei Parchi regionali ed i piani di gestione e di utilizzo delle riserve naturali, che nonostante precise disposizioni di legge, rimangono, a tutt’oggi, disattesi. Mastriani, nel suo intervento, ha anche evidenziato l’interruzione della procedura istitutiva del Parco Nazionale degli Iblei, approvato con legge finanziaria nazionale nell’anno 2009 e di cui ad oggi non si hanno più notizie. Purtroppo sono tante le criticità e i ritardi da parte dell’amministrazione regionale, che dovrebbe concentrare maggiormente la propria azione nel riuscire, intanto, a far applicare le leggi esistenti. Noi, come associazione ambientalista, daremo sempre il nostro contributo costruttivo, al fine di tutelare, conservare e valorizzare l’immenso patrimonio ambientale e naturalistico della nostra regione. di Fulvio Frisone 3 30 giugno 2014 La caccia al pesce spada con la feluca nello stretto di Messina Un’attività di pesca tradizionale ad un grande predatore pelagico mediterraneo di Maurizio Siracusa S tudi autorevoli affermano che circa il 90% dei grandi predatori oceanici sono già stati catturati dall’uomo. Secondo previsioni della FAO il consumo di pesce pro-capite nell’Unione Europea continuerà ad aumentare; ciò determinerà un’ulteriore pressione sugli stock ittici nei prossimi decenni. La causa del depauperamento delle risorse marine è stato ed è determinato da vari fattori tra cui la pesca industriale, che causa un sovrasfruttamento della risorsa senza possibilità di rigenerazione naturale della stessa. Ancora adesso sopravvivono metodi di caccia tradizionali ai grandi pelagici mediterranei come il tonno (Thunnus thynnus) ed il pesce spada (Xiphias gladius), considerati sostenibili e la cui storia e valenza culturale sono millenarie. Notizie della caccia al pesce spada riferibili al Mediterraneo sono già riportate da Aristotele (384-322 sec. a. C.). Sisci, nel suo testo “Caccia al pesce spada” riporta che le più antiche testimonianze sulla pesca del pesce spada nello Stretto di Messina risalgono ad un periodo compreso fra il XVII ed il XV sec. a. C. Nei pressi dell’attuale centro di Messina sono stati rinvenuti resti di un villaggio preistorico (età del bronzo) con ossa di pesci spada e tonni utilizzati per il pasto oltre ad ami di osso idonei alla loro cattura. Anche in epoca così antica il pesce spada era noto non soltanto nello Stretto di Messina; gli Egizi, ad esempio, già lo conoscevano. Un bassorilievo, datato circa 3.500 anni fa, raffigura i preparativi per la partenza di una spedizione navale verso la “terra di Punt”. Vi si notano una nave del XV sec. a. C. e nel mare sono rappresentati diverse specie di pesci, tra cui anche un pesce spada. Nello Stretto di Messina la pesca di questo pesce era nota ai tempi di Omero (X-IX sec. a. C.); era praticata dai Tirreni presenti all’epoca nel Mediterraneo occidentale. Omero parla della caccia ai “delfini”, ai “cani”, “lupi” e alle altre “grandi belve” che vivono intorno alla rupe di Scilla. Tra questi “animali” vanno inclusi anche i pesci spada, considerati per diversi millenni tra i più Veduta dello Stretto di Messina (foto M. Siracusa). “feroci abitatori dei mari” (!). Sempre lo stesso Sisci, nel III sec. d. C., cita Ateneo che parla del piacevolissimo sapore di questo “cane marino”, raffigurato anche negli scenari di pesca con la lenza, con l’arpione, con le reti e con le vaschette, in cui si trovano un rematore e un lanciatore. “Sebbene la fiocina cada in mare, essa non viene smarrita, essendo costituita per metà di quercia e per l’altra metà di pino: la quercia a causa del suo peso specifico affonda e fa galleggiare il pino e così la si rintraccia facilmente. Talvolta il rematore resta ferito, anche stando entro la barca tanto che questa pesca, data la forza dell’animale, somiglia, alla caccia del cinghiale.” Questo tipo di pesca si ripete ogni primavera lungo lo Stretto: vedette poste ad altezze fino a 100 m hanno il compito di avvistare la preda e mandare con banderuole, gesti e voci convenzionali segnali ai pescatori in attesa sulle feluche. Per segnalare la posizione del pesce, esse utilizzano frasi particolari: “va terra”, “va intra”, “di suso”, “di terra”. La modulazione della voce è un’affascinante armonia di suoni: passa da una tonalità all’altra come se stia interpretando un dramma; infatti dal tenero “va fora” si arriva a toni quasi drammatici quando la preda è vicina all’imbarcazione e il fiocinatore si prepara a colpire. Quando la barca è a portata di tiro, “’u lanzaturi”, con rapidità e precisione estrema, sferra il colpo con una lancia che ha Grifone un’asta di legno e un arpione di ferro (“u ferru”) con punta a quattro alette che si aprono dentro la preda. Colpito il pesce, l’asta si stacca e la punta legata ad una corda (“a caloma”) rimane conficcata, mentre il pesce tenta di liberarsi fino a che, completamente dissanguato, viene issato sulla barca. A volte prima di morire il maschio, se in coppia e la femmina è già stata uccisa, può infilzare la stessa barca con tutto il pescatore (un caso è documentato a Palmi negli anni Sessanta). Come tutti i momenti dell’intera caccia un particolare unico è il gergo usato dai pescatori, che sembra parlino greco, “perché il pesce non vuole sentire altro linguaggio o ripetono formule magiche per ammaliarlo”. Per circa due secoli storici, naturalisti, filosofi, linguisti hanno scritto al fine di chiarire quello che era ritenuto un fatto misterioso e fonte di inquietanti interrogativi: sono atti di stregoneria, adoperati per “incantare” e rendere docile la preda, oppure “questa ha il senso dell’udito e un’intelligenza tale da distinguere anche il greco dalle altre lingue”. Placido Reina nel 1658 rilevò che “i termini manosto (va fuori), stinghela (viene a terra), manano (va a destra), mancato (va a sinistra), derivano certamente dalla lingua greca e vengono adoperati più per vaghezza della caccia che per necessità”. Tanto vago e attraente questo “rivirtimentu”da indurre per tutto il Settecento e l’Ottocento viaggiatori di ogni paese europeo a venire nel Sud Italia per fare esperienze uniche ed esaltanti. Per l’irlandese Brydonne la pesca di questo pesce è una vera e propria “caccia alla balena in miniatura”. Feluche e “luntri”, oltre al tradizionale albero del “faleri” e alla passerella per il fiocinatore, dopo il 1955 vengono dotati di motore. Sono, comunque, sempre strutturati, armati e attrezzati in maniera tale da operare in reciproca intesa sia tra loro, sia con la vedetta che individua la preda e impartisce comandi in un linguaggio tutto convenzionale che consiste in un misto di “greco corrotto e calabrese” (nel versante calabrese dello Stretto). “L’uomo non è fatto per la sconfitta. L’uomo può essere ucciso ma non vinto”. Forse questa alta considerazione dell’essere uomo che lungo lo Stretto suscita attrazione e interesse per la pesca del pesce Grifone 30 giugno 2014 4 campioni analizzati, sono presenti solo in soprattutto le funzioni riproduttive. Queste spada che tra i pescatori locali è chiamato tracce. Per la prima volta vengono invece sostanze sono in grado di mimare gli ormo“u pisci”, “u cavaleri”. riportati dati relativi alla contaminazione da ni endogeni compromettendo le capacità Il pescatore sa bene che il suo rapporto polibromodifenileteri. riproduttive, alterando il sistema immunidi forza con il mare non è alla pari; per Le principali priorità per la gestione di tario e causando anomalie morfologiche e questo, “ lontano dal mondo della terra che queste sostanze nel Mediterraneo sono funzionali dello sviluppo (es. ermafroditinutre e nella quale il corpo trova sepoltura, rappresentate dall’adozione di una legi- smo) nelle popolazioni selvatiche. il pescatore non ha altro ricorso se non slazione dell’Unione Europea (REACH) Sono fra i più comuni contaminanti all’ordine divino … necessario per venire in materia di sostanze chimiche e dalla presenti nel Mediterraneo. Studi recenti, in aiuto della debolezza dell’uomo”. ratifica e implementazione della Conven- basati sul monitoraggio dei livelli ormonali e La quantità di immagini sacre nelle feluche zione di Barcellona per la protezione del sull’istologia delle gonadi, segnalano il pee la quantità di feste religiose nei paesi dei Mar Mediterraneo. sce spada come una specie potenzialmenpescatori calabresi e siciliani testimonia la Nella seconda parte dello studio è inve- te “a rischio”. Sono state, infatti, rilevate in frequenza e l’antichità del legame degli uoce riportata una revisione della letteratura individui di pesce spada mediterraneo, mimini con il divino. Inoltre la croce tracciata scientifica recente sulla contaminazione croscopicamente classificati come maschi, sulla testa del pesce spada richiama segni potenziali alterazioni riproduttive, simili rinvenuti su cocci del basso tra cui casi di inversione sessuale neolitico nella regione delle Porte (14%) e presenza di cellule gerdi Ferro sul Danubio ed a Mozia. minali femminili. Queste ricerche Nella sua arcaicità, rimanda rappresentano un segnale delle simbolicamente a un “rituale propossibili alterazioni del sistema fondamente legato alla morte e riproduttivo nei predatori terminali. alla caccia”. I distruttori endocrini, analizzati Il pescatore, tracciandola spein questo studio, sono noti per ra di scongiurare il pericolo della le loro capacità di bioaccumulo “mala” morte, della morte in mare, nella catena alimentare marina; senza fiori né sepoltura, con tutti i pesci, in particolare, paragonati i mezzi, religiosi e non, che può. ad altre specie, sempre utilizzate Perché, sempre “megghiusemnell’alimentazione umana, conpripariti” chi muriri”. Chi lavora in tengono livelli relativamente più mare soffre, ma è un uomo come alti di questi composti. dicono gli inuit. Questo rito e le Un’esposizione cronica, attranumerose simbologie arcaiche verso consumo di pesce, a livelli testimoniano un legame ancora Cardatura del pesce spada (www.guesthousemessina.it). elevati di contaminanti può rapprepresente tra “natura e uomo”. sentare un significativo fattore di Il pesce spada è una specie rischio per la salute dell’uomo. Lidi elevato valore commerciale. cata et al. 2005 raccomandano un Lo stock del Nord dell’Atlantico consumo controllato di grandi peè attualmente classificato come lagici (nel caso specifico il tonno) “Endangered A1bd”, secondo i nelle donne incinte, adolescenti ed criteri della IUCN, a causa anche anziani per limitare l’assunzione di dell’eccessivo sfruttamento della mercurio a cui queste categorie risorsa. Non sono disponibili dati sono più sensibili. per l’area mediterranea (Data Deficent); tuttavia viene considerato “a rischio” sempre per l’eccessivo sovrautilizzo degli stock. La specie BIBLIOGRAFIA nel suo complesso è comunque valutata come “Least Concern”, AA. VV., 1985 - La Cultura del con popolazioni in declino. mare. 1985. – Gangemi Editore, Reggio Calabria. Viene utilizzato anche come Caccia al pesce spada con la feluca ai nostri giorni (www.guesthousemessina.it). Cantarella G., 1991 - La pesca del “specie sentinella” ai fini della pesce spada nello stretto di Messina. valutazione dell’esposizione agli chimica della fauna marina del Medi- – In: Calabria Sconosciuta, anno XIV, aprileagenti inquinanti persistenti; costituendo terraneo, ai fini di raccogliere dati sulla giugno 1991. una parte importante dell’alimentazione Licata P., Trombetta D., Cristani M., Naccari presenza di sostanze chimiche tossiche umana, rappresenta una delle principali vie C., Martinop D., Calò M., Naccari F., 2005. di sintesi e sul loro bioaccumulo nelle di esposizione a contaminanti. Heavy metals in caught in the Straits of Messina catene alimentari. Scopo della ricerca è In una ricerca effettuata dall’Università (Sicily, Italy). – Enviromental Monitoring and stato quello di valutare l’inquinamento da Assessment, 107: 239-248. di Siena, con la collaborazione del Prof. composti organoclorurati e perfluorurati, Safina C. 1996 - Xiphias gladius (North Focardi, è stata evidenziata la presenza sostanze con probabili, o provate, proprietà Atlantic stock). – In: IUCN 2013. IUCN Red di composti organoclorurati e perfluorurati di distruttori endocrini nel pesce spada. List of Threatened Species. Version 2013.2. persistenti con concentrazioni comparabili I distruttori endocrini (Endocrine Disrup- <www.iucnredlist.org>. Downloaded on 11 ai livelli riportati in bibliografia. L’elevata ting Chemicals), gruppo eterogeneo di so- February 2014. concentrazione del pp’DDE (metabolita Sisci R., 1984 - Caccia al pesce spada. stanze, sono capaci di agire negativamente intermedio del DDT) è stata invece attriWWF - World Wide Fund for Nature (già sulla salute della specie umana, mammiferi buita ad un massiccio utilizzo locale di World Wide Fund) Italia, 2006 – Contaminamarini e terrestri, uccelli e pesci interferenquesto insetticida avvenuto nel passato. zione chimica nel Mediterraneo: il caso del do con il sistema endocrino, influenzando pesce spada. I composti perfluorurati, rinvenuti in tutti i 5 30 giugno 2014 2° Congresso Internazionale “Speciation and Taxonomy” Grifone attualità di ordinamento tassonomico da parte del Dr. Alberto Ballerio (Brescia) dal titolo “Current topics in Zoological Nomenclature: ZooBank, Electronic Publications and Taxonomic Vandalism”. In questa sessione sono stati presentati alcuni lavori scientifici da soci dell’Ente Fauna Siciliana. Nel pomeriggio i lavori sono proseguiti con una sessione prevalentemente malacologia (Current knowledge in the study di Ignazio Sparacio of marine and continental Molluscs) coordinata dal prof. Salvatore Giacobbe (Università di Messina) e dal Presidente della Società Italiana di Malacologia, Dr. Paolo Russo. iodiversity Journal è una rivista Domenica 18 maggio, i lavori si sono scientifica internazionale, pubblicata a conclusi a Castelbuono nei locali del Museo Naturalistico F. Minà Palumbo dove i partePalermo dalla casa editrice Edizioni Dacipanti sono stati accolti con la solita cortesia naus dal 2010 con cadenza trimestrale. e disponibilità dal Direttore del Museo Prof. Gli articoli, in inglese, oltre che stampati Rosario Schicchi. sono inseriti on-line nel sito della rivista In totale sono stati presentati 45 con(http://www.biodiversityjournal.com) e sono tributi che saranno pubblicati negli atti del open access, cioè si possono consultare e congresso come numero monografico della scaricare gratuitamente per favorire una rivista Biodiversity Journal. Sono state regirapida e uniforme diffusione della cultura strate oltre 200 presenze in rappresentanza naturalistica. del mondo scientifico italiano europeo ed I lavori finora pubblicati sono tutti di noteextraeuropeo. vole rilevanza scientifica ed a firma di numeTutti hanno partecipato con notevole rosi autori italiani, europei ed extraeuropei. interesse ed entusiasmo; importante e qualiLa rivista viene consultata e letta in tutti i ficata la presenza di numerosi appassionati, paesi del mondo. Gli argomenti spaziano in naturalisti, colleghi universitari e degli amtutti i campi delle scienze naturali: sistematiNel pomeriggio, dopo i saluti del Prof. At- bienti museali. Molti i colleghi provenienti da ca e tassonomia, ecologia, scienze forestali tilio Carapezza, Presidente Società Siciliana paesi europei (Giulio Cuccodoro, Museum ed agrarie, genetica molecolare, protezione di Scienze Naturali, si è svolta la sessione d’Histoire Naturelle de Genève, Suisse; dell’ambiente, etc. La rivista pone particoladedicata alla Botanica (Speciation and Rostislav Beckchiev, National Museum of re attenzione ai problemi della conoscenza taxonomy in vascular plants) coordinata Natural Hystory of Sofia, Bulgaria; Rumyae della protezione del peculiare patrimonio dal Prof. Francesco M. Raimondo (Univer- na Kostova, University of Sofia, Bulgaria; di biodiversità della nostra Sicilia. Christoph Bückle, University Dal 16 al 18 maggio 2014 si è of Tübingen, Germany, David svolto in Sicilia, tra Cefalù e CastelMisfud, University of Malta) e buono, il 2° Congresso Internaziodal Nordafrica (Saïd Nouira, U. nale “Speciation and Taxonomy”, R. Biodiversité et Biologie des organizzato dalla rivista Biodiversity Population, Faculté des ScienJournal, con la collaborazione di ces, Université el Manar de numerose istituzioni scientifiche Tunis, Tunisie; Yamoun Mesed associazioni, fra le quali l’Ente saoud, Association Mémoire de Fauna Siciliana. la Terre de Tunisie; Khaled S. L’apertura del congresso è avEtayeb, Zoology Department, venuta venerdi 16 maggio 2014 alle Faculty of Science, University ore 9.00 presso la Sala Consiliare of Tripoli, Libia). “Le Capriate” del comune di Cefalù. Il ristorante “Oktober Fest” Dopo i saluti di rito, sono cominciati i di Cefalù e i locali del Museo di lavori con la sessione “Biodiversità I partecipanti al II International Congress on Speciation and Taxonomy. Castelbuono sono stati utilizzati e società civile”, che ha dimostrato come intervallo “gastronomico” come i diversi settori naturalistici possano sità di Palermo) e dal Prof. Werner Greuter tra le varie sessioni. essere utilizzati con successo nella vita (Herbarium Mediterraneum Panormitanum). Nonostante le numerose difficoltà, anNella mattina di sabato 17 maggio, sem- che questo 2° congresso si è potuto realizdi ogni giorno nell’ottica di uno sviluppo sostenibile e realmente rispettoso del pre nella Sala Consiliare “Le Capriate” del zare nel migliore dei modi possibile, grazie territorio. In particolare si è parlato di lotta comune di Cefalù, si è svolta la sessione all’impegno di tutto lo staff editoriale di BJ biologica con l’esempio della “biofabbrica “zoologica” (Evolutionary phenomena (I. Sparacio, M. Stella Colomba, F. Liberto, di Ramacca, Catania” (F.C. Calanna, M. as the basis of modern systematics of M. Bellavista, S. Giglio, A. Reitano) e al Cimino & G. Greco, Ente Sviluppo Agricolo, animal species) cordinata dal Prof. Pietro sostegno di numerosi amici e colleghi, tra i Regione Sicilia), di “Cambiamenti climatici e Alicata (Università di Catania) e dal Dr. Ro- quali vanno ricordati, in particolare, tutti gli fonti di energia alternativa” (A. Milone & S. berto Poggi (Museo Civico di Storia Naturale amici della Società Malacologica Italiana, Pitruzzella, Università di Palermo), di “Uti- di Genova). La presentazione dei lavori è lo staff dell’Orto Botanico di Palermo e i lizzazione dell’entomofauna negli studi di stata preceduta da due importanti comunica- colleghi dell’Ente Fauna Siciliana, che rinimpatto ambientale” (G. Sabella, Università zioni: un lettura del Prof. Alessandro Minelli graziamo nelle persone di G. Sabella e A. di Catania), e della “Concezione delle nuove (Università di Padova) dal titolo “Speciation: Petralia per gli utili suggerimenti e l’impegno città e il riciclaggio dei rifiuti” (S. Nicosia, the origin of species or the fading out of the profuso nelle varie fasi organizzative di species?” e una comunicazione sulle recenti questo evento. Università di Palermo). Cefalù - Castelbuono 16-18 maggio 2014 B Grifone 30 giugno 2014 Omaggio al Prof. Ali El Hili Ecologue Faculté des Sciences de Tunis Université Tunis El Manar di Said Nouira Traduzione dal francese di Giorgio Sabella Scompare Ali El Hili una tra le più eminenti figure storiche fondatrici dell’ambientalismo scientifico e militante della Tunisia. È stato un amico dell’Ente Fauna Siciliana più volte invitato in Sicilia in occasione di seminari e convegni organizzati dalla nostra Associazione. Lo ricordiamo con stima per il suo ruolo in difesa della natura nel contesto mediterraneo (ndr). I l professore Ali El Hili ci ha lasciato la mattina del 19 ottobre 2013; è stato sepolto nel cimitero del suo villaggio natale, Chergui nelle isole di Kerkennah il 20 ottobre. Che Dio lo accolga nel suo Vasto Paradiso! Come accademico, il professor Ali El Hili, fisico di formazione, ha svolto nel corso della sua carriera l’insegnamento e la ricerca con competenza e rigore scientifico. Tuttavia, l’uomo è più conosciuto, sia a livello nazionale che internazionale, per la sua passione per la natura e gli uccelli e la sua determinazione e per l’impegno nella tutela dell’ambiente. In questo contesto, il Prof. Ali El Hili, allora direttore dell’Istruzione Superiore e della Ricerca Scientifica del Ministero della Pubblica Istruzione, dal 1968 ha incoraggiato lo studio degli uccelli sostenendo pienamente gli ornitologi francesi che lavoravano in Tunisia ed ha contribuito notevolmente al successo della stazione ornitologica di Radès. Egli ha inoltre contribuito nel 1970 alla creazione della Associazione tunisina per la Protezione della Natura e dell’Ambiente (ATPNE) prima ONG tunisina realmente interessata alla fauna selvatica ed alla conservazione della natura. Successivamente, nel 1975, promosse la creazione dell’associazione “Les Amis des Oiseaux” (AAO), dove il Prof. Ali Hili ha contribuito alla formazione di giovani ornitologi, alla conoscenza degli uccelli e soprattutto ha sostenuto la protezione della fauna selvatica in generale e degli uccelli in particolare. Inoltre, come membro del Consiglio Superiore della Caccia da oltre 30 anni, il professor Ali El Hili ha potuto apportare delle modifiche e dei miglioramenti importanti alla regolamentazione della caccia, rendendo questa regolamentazione un potente strumento per la protezione delle specie della fauna selvatica. In tale contesto, ha anche contribuito alla formazione e riqualificazione delle guardie forestali e dei guardiacaccia, fornendo attrezzature di campo, binocoli e guide per il riconoscimento degli uccelli. Grazie alla sue molteplici attività ed ai Il Prof. Ali El Hili suoi contatti con le autorità, fu in grado di fermare i massacri causati dalla cattura, il traffico e la distruzione dei rapaci a Capo Bon, noto e privilegiato corridoio migratorio degli uccelli. Tuttavia, la sua più grande “battaglia” fu quella per la protezione della popolazione tunisina dell’Ubara (Chlamydotis ondulata) massacrata dagli emiri dei paesi del Golfo. Le attività del Prof. Ali El Hili non si sono limitate alla protezione degli uccelli. Come isolano e naturalista, era particolarmente interessato all’ecologia degli ecosistemi insulari. Come presidente del Comitato Nazionale MAB fino al 2001, fu in grado di mobilitare la comunità scientifica per formare un team interdisciplinare che si dedicò, dal 1978, alla ricerca su tutte le componenti dell’ambiente naturale: la geologia, il suolo, le risorse idriche, la fauna e la flora sia terrestri che marine delle isole tunisine, in particolare Kerkennah, Zembra e la Galite. Questi lavori hanno consentito la pubblicazione di decine di articoli scientifici di alto livello su vari taxa (molluschi, artropodi, pesci, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi), su varie tematiche (sociologia, archeologia, geologia, idrologia, fisiologia, genetica, botanica, ecologia, etc.) e su svariate problematiche (inquinamento, antropizzazione, gestione, etc.) e di preparare relazioni ed expertises sui vari aspetti di questi ecosistemi. Egli ha anche formato un gran numero di giovani ricercatori che hanno ottenuto posizioni prestigiose in questi settori. Infatti, le borse di studio per giovani studenti, i molti progetti (MAB 7, WWF, Life, etc.) elaborati e coordinati dal Prof. El Hili e le spedizioni organizzate dal AAO, hanno permesso ad un gran numero di ricercatori di avere opportunità uniche per condurre ricerche in questi vari ambiti. Il patriottismo del Prof. Ali El Hili si rivela nelle sue varie iniziative e nella sua grande passione non solo nella conoscenza della biodiversità e degli ecosistemi, elementi chiave per la protezione della natura tunisina, ma anche nella formazione di competenze tunisine in vari settori della ricerca scientifica. Anche se è difficile censire tutti il lavori svolti dai ricercatori tunisini nel quadro delle iniziative e dei progetti coordinati dal Prof. Ali El Hili nelle sue molteplici funzioni e responsabilità (Preside della Facoltà di Scienze di Tunisi, Direttore Generale della Fondazione nazionale per la ricerca scientifica, Presidente del Comitato MAB, presidente della AAO, etc.), è chiaro che questi lavori hanno portato ad una migliore comprensione della biodiversità, delle risorse 6 naturali e del patrimonio culturale della Tunisia. In questo contesto, gli studi sugli ambienti insulari, le conoscenze sugli ecosistemi sensibili e le azioni condotte dal Prof. Ali El Hili hanno contribuito notevolmente alla istituzione dei parchi nazionali di Zembra, dell’Ichkeul di Chambi e di Bou Hedma ed è grazie ad una sua iniziativa, nella sua qualità di presidente del Comitato Nazionale MAB, che questi parchi nazionali sono stati classificati nel 1997 dall’UNESCO-MAB Riserve della Biosfera, considerando che la Tunisia, fino ad ora, è l’unico paese arabo che ospita quattro Riserve della Biosfera. Inoltre, le numerose partecipazioni del Prof. Ali El Hili a riunioni organizzate da vari dipartimenti, agenzie e organizzazioni in relazione all’ambiente (Ministero dell’Ambiente, Agricoltura, DGF, APAL, ANPE, etc.) ed a varie commissioni di lavoro e di riflessione sono sempre state caratterizzate dalla rilevanza dei suoi interventi che spesso disturbavano i burocrati, ma il cui impatto è stato spesso determinante nell’orientare le scelte e le decisioni. A livello internazionale, la sua partecipazione alla Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo (Rio de Janeiro, 1992) è stato un evento eccezionale in seguito al quale egli ha pubblicato un importante articolo che esprime il punto di vista dei paesi del Sud (a fianco di un colloquio con Francisco di Castri) sulla rivista “la Recherche” nel settembre 1992. Le conoscenze acquisite dal Prof. Ali El Hili nel campo della ornitologia ed ecologia, non solo come un dilettante, ma come un vero e proprio specialista partecipando egli stesso a vari lavori di ricerca sul campo, o esaminando una ricca letteratura antica e recente su vari aspetti della natura e del patrimonio culturale (inclusi gli storici arabi e cronisti del Medioevo), o al fianco di eminenti ricercatori e specialisti tunisini e stranieri di varia provenienza, gli hanno permesso di pubblicare diversi articoli scientifici sulla avifauna, di contribuire alla stesura di un importante libro sugli uccelli della Tunisia, di scrivere un gran numero di relazioni ed expertises, di redigere una guida dei nomi di uccelli e animali selvatici in arabo, frutto di una ricerca molto dettagliata e minuziosa ed inoltre di organizzare e partecipare a numerosi seminari scientifici nazionali ed internazionali con delle comunicazioni e delle conferenze su argomenti spesso inediti. Nel campo dell’educazione ornitologica ed ambientale, ha elaborato un gran numero di manifesti e di materiali audio-visivi. Ha anche allestito una fototeca che illustra tutti gli ecosistemi tunisini dall’estremo nord all’estremo sud nella loro diversità biologica. Questa ricca produzione oggi è un vero e proprio patrimonio che merita di essere tutelato e valorizzato. Per il suo patriottismo, la sua intelligenza, le sue idee, la sua lungimiranza, il suo approccio, la sua saggezza, la sua professionalità, il suo rigore scientifico, le sue grandi qualità umane, la sua infinita generosità, la sua modestia, la sua passione per gli uccelli e la natura, la sua lealtà e il suo amore sconfinato per la Tunisia e per la sua terra di origine, il Prof. Ali El Hili era un uomo eccezionale, un “taxon raro ed endemico di elevato valore”. Egli diceva spesso: “La fisica, la mia specialità; l’ambiente la mia passione”. Sarà sempre presente tra noi. Possa la sua anima riposare in pace. 7 Sistemi evolutivi per fronteggiare la crisi di Paolo Pantano N egli ultimi anni vi è stata un’evoluzione, un’interazione ed a volte un’integrazione dei vari sistemi adatti e compatibili per fronteggiare, o quantomeno smorzare, la crisi sistemica, e quindi anche economica ed ambientaleclimatica, in atto. I tentativi di analisi sono stati numerosi ed articolati e spesso ci siamo soffermati sugli effetti senza ben valutare le cause che l’hanno scatenata, ma ora vi è il pericolo contrario, cioè di accanimento diagnostico, vi è quindi la necessità, oltre alla doverosa e razionale ricerca, quantomeno di accompagnare i punti di criticità, o, meglio ancora, di mettere in atto rimedi e soluzioni. Le considerazioni qui di seguito esposte cercano di tener conto di quanto sostenuto, del dibattito ancora in corso e delle possibilità e delle opportunità concrete per arginare la crisi e costruire una ripresa possibile ed efficace. A questo proposito, uno dei beni a cui possiamo affidarci è la nostra creatività ed è su questa che dobbiamo basarci per introdurre innovazioni che non portino solo nuove tecnologie, ma anche, e soprattutto, elaborino nuovi modelli economici che tengano conto della decrescita dei rendimenti marginali della produttività degli attuali sistemi di produzione. CULTURA DELLA SOSTENIBILITà Per un primo approccio, ci viene incontro il World Watch Institute, che dedica il suo annuale rapporto alle soluzioni per passare da una cultura del consumo ad una della sostenibilità. La nostra Terra è sotto stress, il cambiamento globale dell’ambiente dovuto alle attività antropiche viola ampiamente i limiti della sicurezza, comporta una perdita continua di biodiversità ed il ciclo dell’ozono è oltre il limite. Autorevoli scienziati ci avvertono che siamo ben oltre i “confini planetari”. Un abitante degli Stati Uniti consuma, oggi, quanto 2 europei, 6 cinesi, 22 indiani o 70 kenioti. La crescita illimitata ed indifferenziata oltrepassa i limiti fisici del nostro pianeta. Dobbiamo recuperare il tempo per riflettere e trovare soluzioni a tutto questo. Bisogna conoscere bene quale è, in sostanza, la relazione tra ambiente fisico e comportamenti, bisogna recuperare la dimensione culturale del nostro tempo e quale rapporto vi è tra essa e la sostenibilità del consumo e del bisogno. Stiamo consumando tutto il capitale naturale che il pianeta ci ha messo a disposizione ed abbiamo esaurito tutta la capacità di autorigenerazione che il nostro mondo ci dona. Abbiamo utilizzato tutta l’acqua che si ricarica nelle falde, l’erba prodotta dai pascoli, i raccolti delle terre in una folle corsa all’iperconsumo ed al sovraconsumo e quindi alla distruzione progressiva del nostro capitale naturale. Il concetto di produzione è stato falsato; si produce per il consumo non per il bisogno, tutto ciò va contro le più elementari regole economiche ed ecologiche. 30 giugno 2014 I calcoli diffusi dal Global Footprint Network mostrano che gli esseri umani vivono al di là delle risorse ecologiche messe a disposizione dal nostro pianeta e ricerche aggiornate dimostrano che il crescente consumo di risorse ecologiche sta spingendo il mondo sempre più velocemente verso il deficit ambientale. Ogni anno il Global Footprint Network calcola l’impronta ecologica dell’umanità. Questa valutazione viene utilizzata per determinare come noi, come comunità globale, facciamo crescere il nostro deficit ecologico annuale, cioè quando la domanda di risorse inizia a superare le disponibilità rinnovabili naturali. Allo stato attuale l’umanità eccede nell’uso della sua carta di credito ecologica e può farlo solo liquidando il capitale naturale del pianeta. Continuare su questa strada porta all’esaurimento di risorse come le foreste e le terre agricole sulle quali si basa tutta la nostra economia. L’Overshoot (il sovraconsumo) é stato definito “il più grande problema che dobbiamo affrontare”. Pur essendo ancora poco noto al pubblico, le cause e gli effetti dell’overshoot sono tanto semplici quanto significativi. In ogni dato anno, se l’umanità consuma più cibo di quanto produce, ha bisogno di dar fondo alle riserve; se gli alberi vengono tagliati più velocemente della loro ricrescita, le foreste diventano più piccole dell’anno prima. Il consumo di risorse dell’umanità cresce, e, di conseguenza, il nostro stile di vita attuale sta esaurendo il capitale naturale terrestre, e ciò rappresenta una seria minaccia per il futuro dell’umanità. Attualmente, l’impronta ecologica dell’umanità é almeno del 35% più grande della biocapacità del pianeta. In altre parole c’é bisogno di un anno e quattro mesi affinché la Terra rigeneri ciò che usa in un singolo anno. Ogni anno, a partire dalla metà degli anni ‘80, il nostro deficit ecologico ha contribuito ad aumentare il debito ecologico globale. Uscire dal debito e fermare il sovraconsumo significa riportare la domanda entro livelli sostenibili per il nostro pianeta. Mezzi di valutazione come l’impronta ecologica, che confronta la nostra domanda con le capacità naturali di fornire risorse, ci possono aiutare ad equilibrare il nostro bilancio ecologico, che possiamo soddisfare riducendo la domanda, consumando meno risorse pro-capite, incrementando l’efficienza nell’uso delle risorse, incrementando gli ecosistemi strategici per i rifornimenti. Intraprese insieme queste azioni possono aiutarci a proteggere sia la biodiversità, che a fermare il sovraconsumo. GREEN ECONOMY e BLUE ECONOMY Secondo l’economista Luciano Gallino, l’economia della sostenibilità necessità ancora di percorrere molta strada se vuole contrastare efficacemente i problemi ambientali, fra cui il Grifone riscaldamento globale. Dalla green economy partono delle proposte per uscire dalla crisi che fronteggiamo da alcuni anni e che continueremo purtroppo a combattere: ecoinnovazione; efficienza energetica ed eco-riqualificazione edilizia; sviluppo delle rinnovabili; gestione e riciclo dei rifiuti; bioagricoltura; mobilità sostenibile. Sono queste le macroaree di intervento. La green economy è un processo reale ormai in corso. L’inerzia di vecchi e consolidati modelli di produzione e consumo influenzano, purtroppo, ancora gran parte dei decisori politici, che stentano a capirne la potenzialità. Eppure, la green economy è uno dei pochi settori in crescita, e non solo in Italia. Graziano Pini, in un recente saggio, afferma che la blue economy può essere considerata in parte un’evoluzione della green economy ed offre delle opportunità con la creazione di nuove imprese e nuovi posti di lavoro. Gunter Puali, il fondatore della blue economy, ha previsto in 10 anni, 100 innovazioni e 100 milioni di nuovi posti di lavoro ed asserisce che la blue economy affronta le problematiche della sostenibilità al di là della semplice conservazione, lo scopo, infatti, non è investire di più nella tutela dell’ambiente, ma di spingersi verso la rigenerazione, affinché tutti possano beneficiare dell’eterno flusso di creatività ed abbondanza della natura. E’ un sistema di pensiero e di azione complesso in cui la dimensione economica della proposta parte sempre dal livello sociale e globale della condizione della persona, sia dei paesi dove avviene la produzione, sia dei paesi ove avviene il consumo di beni prodotti. Non si basa solo sull’innovazione, ma anche su nuovi modelli produttivi che cambiano il nostro modo di guardare alla produzione, alla distribuzione e ai consumi. I prodotti migliori devono essere anche i più economici. Anni fa alcune piccole aziende innovatrici iniziarono a sostituire i tensioattivi petrolchimici con ingredienti biodegradabili: gli acidi grassi dell’olio di palma. Ben presto tutti i maggiori produttori cavalcarono la biodegradabilità con il risultato che grandi aree di foresta pluviale furono convertite a colture intensive di palma da olio distruggendo l’habitat dell’orango, dello scimpanzè e di moltissime altre specie, che in pochi anni sono risultate a serio rischio di estinzione. La palma produce frutti che hanno un nocciolo duro ed una polpa morbida composta per il 40-65% da olio. L’olio ricavato è inviato in occidente e bruciato in centrali a biomassa per ricavare energia elettrica incentivata con tariffe promozionali nate per sostituire petrolio, metano o carbone. Insomma alla fine, l’energia “pulita” dell’Occidente è responsabile della distruzione della foresta pluviale indonesiana, che assorbe fortemente le emissioni di anidride carbonica, e in più pregiudica la sopravvivenza dell’orango. L’uso perverso dei CDM (clean devolement mechanism) previsto dal Protocollo di Kyoto segue un percorso, ancora più inquietante. Il CDM consiste nell’applicazione di tecnologie a basso impatto nei paesi in via di sviluppo, con la finalità di ridurne le emissioni. La riduzione conseguita è riconosciuta a chi realizza il progetto e ne ricava un attestato che certifica il risparmio di emissioni di anidride carbonica, che può essere “venduto” sul mercato. Questo certificato, denominato CER (riduzione certificata delle emissioni), vale una tonnellata di biossido di carbonio. In questi anni i “cacciatori del verde” stanno intercettando discariche esaurite dell’Africa, per la costruzione di generatori di biogas. Per questo si elabora un progetto, magari parzialmente finanziato con fondi internazionali, e lo si invia per l’approvazio- Grifone 30 giugno 2014 ne agli organismi competenti internazionali che si occupano di cambiamenti climatici. I certificati CER sono venduti a qualche proprietario di acciaierie, centrali termoelettriche, impianti chimici o cartiere: insomma, tutte quelle lavorazioni che sono per legge costrette a ridurre le emissioni. Acquistando il CER “prodotto” in Africa l’imprenditore può continuare a emettere una pari quantità di biossido di carbonio, avente come limite solo quello fissato dal cosiddetto Piano Nazionale delle Autorizzazioni. Il CER potrebbe anche essere trattato come una speculazione finanziaria: un Fondo speculativo concentra gli acquisti di CER per trattenerli e decidere di farne crescere il prezzo, stabilendo poi quando metterli in vendita per massimizzarne il guadagno. Questi CER sono supportati da contratti di garanzia, esattamente omologhi ai CDS (Credit Default Swap) dei titoli pubblici. Ciò che acquistiamo deve contribuire alle esigenze di tutti; i prodotti e i servizi che acquistiamo regolarmente devono contribuire alla costruzione di un capitale umano e creare nuovi posti di lavoro. È un approccio completamente nuovo di cui abbiamo urgente bisogno. Oggi tutto quello che i governi e le dirigenze riescono ad immaginare sono austerità e tagli dei costi, ma tutto questo non è sostenibile. Dobbiamo evolvere, come fa la natura. Questo è il messaggio che viene dalla natura. La natura è un’incredibile fonte di ispirazione perché dimostra che col tempo è sempre possibile evolvere verso il meglio. In natura tutti contribuiscono al meglio delle loro possibilità e se parliamo di materie prime non esistono scarti o inquinamento. O meglio, ciò che è scarto per qualcuno è sempre materia prima e fonte di energia per qualcun altro. In questo modo ci rendiamo conto che possiamo sfruttare a cascata nutrienti, energia e materiali. La natura dimostra come semplificare il modo in cui produciamo e consumiamo. Pensiamo a quanti apparecchi utilizziamo attualmente, ma che non servono. La natura insegna come farne a meno. La natura è basata su un sistema a cascata interconnesso e insegna a fare molto di più con meno, ad eliminare anche quello che ci sembra indispensabile come tutte quelle apparecchiature che continuiamo a utilizzare e gettare via. Il concetto stesso di rifiuto è un’invenzione umana. Nei sistemi naturali nessuno produce qualcosa che non serve a nessuno. Ci chiamiamo Homo sapiens sapiens, ma forse dovremmo definirci in altro modo. Grifone 8 o stampa t a c i n u m Co iana una Sicil a F e t n ’E dell Organo Bimestrale dell’Ente Fauna Siciliana “Associazione naturalistica di ricerca e conservazione” N. 3/93 reg. stampa - Tribunale di Siracusa Direttore responsabile Corrado Bianca Responsabile di redazione Giorgio Sabella Comitato di redazione Fabio Amenta, Marco Mastriani, Messaoud Yamoun, Paolo Pantano, Alfredo Petralia, Abubaker Swehli, Paolino Uccello. Redazione e Amministrazione Via Angelo Cavarra, 184 - Noto (SR) Tel. 338 4888822. Versamenti sul c/c postale n. 11587961 intestati a: Ente Fauna Siciliana - Noto oppure tramite bonifico al codice IBAN IT24 F076 0117 1000 000 1 1587 961 Sito: www.entefaunasiciliana.it - E-mail: [email protected] Realizzazione e stampa: Incendi, è ora di dire basta Non possiamo e non dobbiamo assistere inermi alla devastazione del nostro patrimonio boschivo e naturale. Puntualmente, in Sicilia, ogni stagione estiva vanno in fumo migliaia di ettari di aree protette ed aree boschive senza che nessun responsabile di questi reati venga assicurato alla giustizia. Non è possibile che, a fronte di migliaia di roghi dolosi, i delinquenti che compiono questi reati non paghino. Coloro che compiono questi reati devono essere considerati alla pari dei mafiosi, o degli assassini e come tali vanno perseguiti. Perché tutto ciò non avviene? Perché non c’è un coordinamento interforze atto a reprimere questo reato? Eppure i danni derivanti dagli incendi sono incalcolabili, sia dal punto di vista ambientale che economico. Altro aspetto del problema è quello di individuare le responsabilità politiche di chi, con una discutibilissima riforma del personale della Forestale, ha reso impossibile attivare in tempi ragionevoli il servizio antincendio (dal 15 maggio), così come previsto dalla L.R. 14/2006. Questo servizio di fatto è iniziato impiegando una piccola parte del personale solo a fine giugno, quando gli incendi hanno già percorso gran parte del territorio ed utilizzando per lo spegnimento solo mezzi aerei costosissimi. Bisogna individuare i responsabili di questi ritardi che hanno lasciato incustodito il territorio regionale. Non possono pagare sempre i cittadini onesti che si vedono incenerire il proprio territorio. È ora che vengano individuati i responsabili e che finalmente qualcuno paghi per i danni subiti. Chiediamo che la tutela del patrimonio boschivo e naturale venga inserita fra le priorità dell’agenda politica regionale e che, qualora ce ne fosse bisogno, anche le associazioni ambientaliste, con propri uomini e professionalità, possano dare il loro contributo, così come previsto dal progetto regionale “Guardaboschi” basato sul volontariato ed a costo zero, soppresso senza motivazione, forse perché stava dando dei risultati nella prevenzione degli incendi. Il Segretario Regionale Corrado Bianca Due Elle Grafica & Stampa - SR - [email protected] - Tel. 339 7708276 Sarà effettuata, anche quest’anno, dall’Ente Fauna Siciliana in collaborazione con l’Ente gestore della R.N.O. “Oasi Faunistica di Vendicari”, il Dipartimento Regionale Azienda Foreste Demaniali, la ricerca per l’accertamento della ovodeposizione negli arenili di Vendicari di Caretta caretta. La ricerca, che viene svolta dal 1994, sarà effettuata dai volontari dell’Ente Fauna Siciliana in collaborazione con il Dipartimento di Biologia “M. La Greca” dell’Università di Catania e la Stazione Zoologica “A. Dorhn” di Napoli, che curano l’aspetto scientifico e l’elaborazione dei dati rilevati. Il progetto di ricerca si svolgerà dal 1° luglio al 15 settembre 2014 e consisterà nella perlustrazione mattutina degli arenili della Riserva Naturale di Vendicari. Oltre alla perlustrazione degli arenili, verranno effettuate misurazioni della temperatura dell’aria, del suolo e dell’acqua, con la necessaria strumentazione tecnica messa a disposizione dall’Ente Gestore. Hanno collaborato a questo numero - Salvatore ARCIDIACONO, Segretario Sezione di Catania, E.F.S. - Longino CONTOLI AMANTE, già Docente Università della Tuscia di Viterbo, Ricercatore del CNR. - Marco MASTRIANI, Segretario Sezione di Siracusa, E.F.S. - Said NOUIRA, Université el Manar de Tunis, Tunisie. - Paolo PANTANO, Consigliere Regionale E.F.S. - Alfredo PETRALIA, Consigliere Regionale E.F.S. - Maurizio SIRACUSA, Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche ed Ambientali, Università di Catania. - Ignazio SPARACIO, Managing editor Biodiversity Journal - Emanuele UCCELLO, Direttore della Biblioteca Naturalistica “Bruno Ragonese”. 9 30 giugno 2014 Recensioni a cura di Corrado Bianca Titolo Autore Editore Pagine Anno Dizionario dell’estinzione Giuliano Cannata Nda Press 296 2012 Futuro dell’umanità, ecologia, evoluzione: sui due recenti libri di Cannata L a gattina in calore (93-94) non sa di Cannata; invita i maschi (che esplorano il suo territorio) con richiami odorosi ed acustici; alla fine del periodo, prima di affrontare una gravidanza ardua, stentata e perigliosa, spesso eroica, potrà essere incinta da padri tutti differenti ma, o singoli esploratori o vincitori di zuffe, o furbi opportunisti, di norma non sconfitti; così, la selezione si concilia con la diversificazione delle proposte evolutive della prole. Due libri a raffica, molto… uguali, del prof. G. Cannata: “Si spegne signori si chiude” e “Dizionario dell’estinzione” [fra le pagine di quest’ultimo], dal titolo non rispondente al testo, che non ha la praticità concreta ed operativa del dizionario, né un’analisi ecologica e genetica quantitativa, necessaria quando si tratti di estinzione. Richiesto, ne ho riferito al Consiglio scientifico di Legambiente; torno sull’argomento per senso di dovere; per me, il nostro ambientalismo esige una corretta informazione, per una vera cultura popolare dell’ambiente, da secoli carente in Italia ed oggi più che mai essenziale, per una vera uguaglianza e, in fondo, per la stessa democrazia. Cannata dagli anni ’90 ad oggi, passa dalla constatazione del rallentamento della crescita demografica mondiale all’ipotesi che ciò preluda ad una diminuzione demografica, all’ipotesi della probabile estinzione della nostra specie, in un volo molto più pindarico che pitagorico. L’autore (il quale, peraltro, invoca (sic!) una “… conoscenza … rigorosa, senza confusioni verbali …”); si concede personalissime definizioni di termini che dall’origine hanno, per i competenti, un ben preciso contenuto concettuale, ardite e forse indebite equivalenze [la “… non crescita …” vuol dire ”… lo stato stazionario …” ?], un continuo, ossessivo richiamo ad un’antropologia “culturale” che sfiora l’antropocentrismo, sino a lasciarsi sfuggire accenni verso la “razza superiore” ed il ”superuomo”; persino la citazione ed interpretazione incompleta, o discutibile, dei classici da Lucrezio a Monod, per il quale “necessità” è, invero, il vaglio selettivo. Varie asserzioni in campo genetico, etologico, ecologico, evoluzionistico mancano di adeguati dati, strumenti metodologici (dalle apparenti venialità – Homo senza maiuscola – a molto di più) e concettuali e, insomma, di un’analisi scientifica seria (l’incorretta lettura di termini e concetti come “carrying capacity”, ”autopoiesi”, la … disinvolta, personalissima accezione di sistema dissipativo, di istinto, di selezione ecc). E poi: gran parte dell’antiselezionismo di Cannata sembra poggiare su gatte, gattoni e gattini; ma…selvatici o domestici o … liberi cittadini? Anche in questo caso, se non un solo “… maschio dominante …”, di norma vi sono alcuni maschi subordinati senza prole; in generale, in biologia, mai dire “mai” o ”sempre”…! Opera, di fatto, letteraria (forse, non so, anche d’arte letteraria) cui tutto pare concesso. Così (fior da fiore), Cannata sogghigna con sufficienza verso il “… buonsenso della biologia …”, i “… bravi neopositivisti …”, i ”… neodarwinisti …”, ”… certi etnologi …” ecc.; ignora che, in biologia, mai dire “mai”, o “sempre”; confonde il benessere, l’opulenza ed il divertimento con la felicità; afferma che “Tutti i problemi di ingiustizia, di scarsità, di bisogni insoddisfatti, di sottosviluppo che affliggono il mondo sono già stati risolti, e per sempre, a livello tecnico e di risorse” e “… non vale più la pena di dover battersi .. contro molte delle ingiustizie … e degli sprechi, e gli abusi …” e che “La guerra è d’un colpo impossibile.” Rivela che “la vita è solo nel futuro” e che “il tempo senza uomini non ha dimensione reale”; rinunzia persino alla comprensione razio- Grifone nale dei fenomeni (“… niente … autorizza … a cercare ragioni strutturali per una realtà culturale …”); azzarda la diagnosi di una “… fine di emigrazioni massice …” ecc. … Ma i testi di Cannata, caratterizzati da avverbi enfatici e recisi, da asserzioni drastiche, magniloquenti, ampollose, apodittiche, tanto da non ammettere replica e, già solo per questo, non molto scientifiche, potrebbero poi disinformare il lettore ambientalista medio. Circa il suo tema: “Si tratta, da qualsiasi punto di vista, del fatto più rivoluzionario della storia umana, di tutte le storie … Il fatto mio personale … di averlo … descritto già a partire dal 1990 …”: Un po’ di presunzione? Di norma, le specie assestano, dopo un po’, la crescita intorno alla “K”. Il fenomeno, in senso ecologico, è quasi un’ovvietà; tutte le popolazioni di successo, incontrano, prima o poi, un qualche fattore limitante che ne rallenta prima, e ne arresta la crescita. Un calo demografico non è sinonimo di tendenza all’estinzione; può esserlo di livellamento verso la capacità portante dell’ambiente. Cannata valuta “la diminuzione” in base ai soli numeri di individui, mentre, in ecologia, contano assai di più le biomasse e, soprattutto, l’impatto funzionale (ad es. energetico) sull’ambiente. Per Cannata la diminuzione può mitigare l’impatto ambientale antropico; ma questo dipende soprattutto dalla cosiddetta “impronta ecologica”; in vari taxa un calo numerico si è accompagnato ad un crescente impatto sull’ambiente, tramite aumento delle dimensioni. Gli uomini, oggi, stanno di continuo incrementando il proprio impatto individuale e globale sulla biosfera. Almeno per ora, in tal senso, non si può parlare di diminuzione. Peraltro, l’attuale crisi di estinzione accelerata ad opera dell’Uomo non significa affatto che tutte le specie non “… asservite…” siano state ”…cancellate od estinte…”; rassegnarsi a tale ipotetico fatto compiuto può voler dire non lottare più per la difesa della biosfera non antropizzata. Cannata sembra affermare che la “CO2” da sola esprima l’impronta ecologica, dimenticando l’uso dell’energia e delle sue fonti, l’antropizzazione del territorio, lo sfruttamento dei mari, le alterazioni ecologiche ecosistemiche e tassonomiche (e. g.: estinzioni), la distruzione della biodiversità ecc. Anche ammesso, e non concesso, che la produzione di CO2 pro capite diminuisca, ciò non comporta affatto, di per sé, il calo dell’impronta ecologica. Ancora: Cannata cita “…la copertura vegetale … in crescita strutturale…”, ma tale espressione è troppo generica, dal punto di vista ecologico; mettere insieme foreste primarie e piantagioni artificiali iperproduttive, più dannose che utili alla biosfera, significa cadere nella trappola pubblicitaria delle compagnie produttrici di Grifone 30 giugno 2014 10 polpa da carta, olio di palma, ecc. Un aspetto particolarmente cruciale in Cannata: l’approccio semplicisticamente monolitico verso “l’Uomo” e ”l’umanità”, trascurando le differenze e disuguaglianze tra i popoli, risulta, a ben vedere, del tutto incompatibile con un’interpretazione evoluzionistica, per me fondamentale, dell’Uomo e del suo ambiente. Egli, non potendo negare l’evoluzione, l’annega nell’onnipotenza di un … caso - senza - necessità, attraverso rigide posizioni antiselezioniste (in chi ha pure contribuito a “Dalla parte di Darwin” …!) che “griderebbero vendetta” al cospetto dello stesso. Il ruolo della selezione naturale circa l’evoluzione è confermato invece da un secolo e mezzo di ricerca evoluzionistica seria; senza il ruolo del vaglio ambientale non si può comprendere scientificamente l’evoluzione; quale che sia la fonte di variabilità, la selezione naturale resta l’unica forza orientativa credibile e non finalistica dell’evoluzione. Cannata sembra associare il concetto di selezione a quello di finalismo; è un equivoco nel quale sono caduti in parecchi, favorito anche dalla scelta darwiniana di un termine un poco ambiguo (al quale fece appunto seguire l’aggettivo “naturale”), nonché da esempi di selezione artificiale; ciò ha ingenerato sino ad oggi molta confusione nonché ottuse e tragiche strumentalizzazioni, come quella nazista; la selezione naturale si distingue da quella artificiale proprio per non essere finalizzata, ma rispondente ad obbiettive caratteristiche ambientali. Circa, poi, la nostra specie, i meccanismi evolutivi stocastici valgono ben poco, soprattutto in un mondo globalizzato, ove l’isolamento, non solo genetico, ma soprattutto culturale non esiste più. Cannata sinonimizza la selezione naturale e la selezione sessuale, che non fa parte solo del vaglio ambientale, ma pure del riconoscimento specie – specifico. Cannata, con robusto ottimismo di fondo (nonostante le apparenze del titolo e del testo, come acutamente rileva Vittorio Cogliati Dezza), negando l’aumento, sulla biosfera, dell’impatto antropico, esorcizza in fondo i limiti della crescita, quasi che, tutto sommato, sia un bene che tutta la biosfera sia destinata a riassumersi nella nostra specie, con la definitiva esclusione degli “altri” viventi e degli ambienti per noi impraticabili; con ciò, sottintendendo che, se l’ambiente si riassume nell’Uomo e se questi ha ormai risolto, almeno in potenza, tutti i suoi problemi, la questione ambientale è pure in fondo già risolta e non merita più di tanto la nostra attenzione. Vedendolo come creazione culturale, rinuncia, in fondo, al concetto stesso di “ambiente” come entità distinta, altra, pur se non autonoma, rispetto al vivente; dunque, anche all’ambientalismo scientifico. Il concetto che l’Uomo non faccia parte della natura è implicito quando si scrive di “… fine dell’evoluzione naturale…” e ”… esplosione di quella artificiale …”. La sua visione del rapporto “Uomo – altra natura”, profondamente idealistica in senso filosofico, risulta in sostanza “proprietaria”, nel senso che ci potrebbe riguardare, dell’altro”, solo ciò che ci interessa: “Questo mondo selvaggio che tanto amiamo, che tanto ci commuove [… ?! …], per alcuni aspetti non esiste (abisso marino nerissimo), per altri non è assolutamente fruibile, godibile, dagli esseri umani, se non a patto di artificializzarlo: non è umanitario [sic!] ” Sarò retrogrado e banale, ma, per me, solo accettando l’altro, il diverso, in particolare in chiave ambientalistica, si può evitare la solitudine ed accettare se stessi. Longino Contoli Amante Dal “Giornale di Bordo” dell’Associazione 8 maggio 2014 A Siracusa, presso gli Uffici della SOAT, firmato il progetto su “Itinerari naturalistici degli Iblei”. Presenti per l’E.F.S. il Segretario Regionale Corrado Bianca, il Vice Segretario Paolino Uccello e il Consigliere Regionale Marco Mastriani. 16 giugno 2014 Riunione a Catania, presso l’ex Dipartimento di Biologia Animale dell’Università di Catania, per discutere dei disegni di legge sui Parchi e le Riserve Regionali. Hanno partecipato il Presidente E.F.S. Pietro Alicata, il Segretario Regionale Corrado Bianca ed i Consiglieri Regionali Alfredo Petralia, Giorgio Sabella e Marco Mastriani. 2 maggio 2014 Nell’ambito del progetto “Intercultura” tra il Liceo Statale “M. Raeli” di Noto ed un Istituto superiore di Istanbul (Turchia), visita guidata della R.N.O. Vendicari organizzata dall’Ente Fauna Siciliana. Ha guidato il gruppo il Consigliere Regionale Fabio Amenta. 3 maggio 2014 Presentazione a Tunisi, presso la Città della Scienza, del volume che raccoglie gli Atti del Convegno di Djerba (Tunisia) del 2012 alla presenza del Ministro dell’Ambiente della Tunisia. Per l’Ente Fauna Siciliana erano presenti i Consiglieri Regionali Alfredo Petralia e Giorgio Sabella. 3 maggio 2014 Assemblea dei Soci della Sezione di Noto E.F.S., presso il Centro Informativo E.F.S. di Noto. 31 maggio 2014 Conferenza, presso il Centro Informativo E.F.S. di Noto, sulla R.N.O. Vendicari (Cittadella). Ha tenuto la conferenza Pino Iuvara, Segretario della Sezione di Noto. 4 giugno 2014 Riunione a Palermo, convocata dalla IVa Commissione Territorio e Ambiente, sui disegni di legge sui Parchi e le Riserve Regionali. Presente per l’E.F.S. il Consigliere Regionale Marco Mastriani. 5 giugno 2014 Si riunisce a Palazzo Ducezio di Noto, il Comitato Scientifico del Premio Marcello La Greca “Grifone d’Argento”, per la designazione del premiato per l’anno 2014. 16 giugno 2014 Presentazione e firma, a Catania presso l’Aula Magna del Rettorato dell’Università di Catania, del progetto “Gettiamo un ponte di amicizia con i paesi del Mediterraneo”. 17 giugno 2014 Si svolge a Noto, presso il Centro Informativo dell’Ente Fauna Siciliana, la conversazione del Prof. Abubaker Swehli dell’Università di Tripoli, dal titolo “Libia: ambiente e società”. 22 giugno 2014 Inaugurata presso il Centro Informativo dell’Ente Fauna Siciliana la mostra fotografica di Pino Iuvara, Segretario della Sezione di Noto, dal titolo “I miei amici con le ali”. 25 giugno 2014 Si riunisce a Catania, presso l’ex Dipartimento di Biologia Animale dell’Università di Catania, la Giunta Regionale aperta ai Segretari di Sezione ed ai Responsabili di Settore. 11 Attività delle Sezioni a cura di Emanuele Uccello Domenica 6 luglio 2014 R.N.O. Cava Grande del Cassibile - sentiero “Scala Mastra Ronna” (escursione di media difficoltà) Guida: Marco Mastriani; Raduno: ore 9.00 c/o Piazza San Giovanni (Siracusa); Rientro: ore 21.00 circa; Indicazioni: pranzo a sacco, costume da bagno, scarpe da trekking; Contributo: Euro 12 (Euro 11 soci) che comprendono aperitivo e bagno in piscina; Info: 347/9585052 [email protected] (sez. di Siracusa). All’interno della Riserva Naturale Orientata “Cava Grande del Cassibile” esistono diversi punti di accesso che consentono di raggiungere il fondovalle costeggiando le pareti della cava. Uno dei sentieri più agevoli è quello di “Mastra Ronna” che, costeggiando il lato settentrionale della cava, consente di arrivare fino al laghetto grande (“Uruvu a campana”), godendo della bellezza panoramica rappresentata dalle forre del canyon. Il sentiero, raggiungibile dalla strada provinciale Cassibile-Cugni Stallaini-Canicattini Bagni, inizia in contrada Cunziaria e fra la vegetazione si inoltra all’interno della cava. Nel pomeriggio si raggiungerà il vicino Agriturismo Stallaini per assistere al Workshop “LAP-IDèO” (scultura in pietra calcarea all’interno di un’antica cava di pietra, volgarmente “pirrera”) per poi, al tramonto, fare bagno in piscina con cocktail. Domenica 13 Luglio 2014 R.N.O. Pantalica – Acque ed acquedotti (I) (escursione di media difficoltà) Guida: Concetto Giuliano; Raduno: ore 8.30 c/o Piazza Melbourne (Floridia); Rientro: ore 12.30 circa; Indicazioni: Cappellino, costume da bagno, scarpe da trekking, acqua, torcia elettrica; Contributo: Euro 5 (Euro 4 soci); Info: 338/9595568 [email protected] (sez. di Floridia). Le profonde valli dell’Anapo e del Calcinara uniscono la suggestione di antiche e antichissime tracce di storia ad una sorprendente flora e fauna collinare e ripale. In questi luoghi, oggi ricchi di biodiversità, sin dal XIII secolo a. C. si stabilirono popolazioni indigene di immigrazione italica (i Siculi), che qui rimasero isolati a causa dell’arrivo dei Greci in Sicilia. In questa porzione dei monti Iblei, denominata Pantalica, forse dall’arabo: Buntarigah (grotte), oggi riserva naturale, probabilmente tra 1250 e il 700 a. C., si sviluppò una sorta di stato monarchico autoctono; la grande civiltà indigena di re Hyblon, che venne comunque in seguito distrutta dai conquistatori greci lasciando a testimonianza solo l’immensa e importantissima necropoli, che conta circa cinquemila tombe. Un’altra importante emergenza archeologica del sito è l’acquedotto Galermi, risalente alla dominazione greca, fatto costruire dal tiranno Gelone, utilizzando come mano d’opera gli schiavi cartaginesi catturati a seguito della vittoria di Imera del 480 a. C. La grandiosa opera capta le acque dei fiumi Anapo e Calcinara ed altri piccoli corsi, conducendo le acque fino alla città di Siracusa, distante oltre 30 km. Si consiglia il costume da bagno (facoltativo) per i guadi. Domenica 20 luglio 2014 Noto “Risalita del torrente Santa Chiara” (escursione di media difficoltà) Guida: Marco Mastriani; Raduno: ore 8.30 c/o Piazza San Giovanni (Siracusa); Rientro: ore 14.00 circa; Indicazioni: costume da bagno, scarpe chiuse e/o da fiume; Contributo: Euro 5 (Euro 4 soci); Info: 347/9585052 [email protected] (sez. di Siracusa). Il torrentismo, o trekking acquatico, è una delle attività più interessanti e emozionanti che si può 30 giugno 2014 svolgere nei mesi estivi all’interno delle cave iblee. Nel comprensorio di Noto, alla confluenza della Cava San Giovanni Lo Vecchio e della valle Santa Chiara, scorrono le acque del torrente Santa Chiara, affluente del fiume Asinaro, fra una vegetazione ripale a platano orientale ed esemplari di macchia mediterranea. Lo scorrere dell’acqua ha causato nei secoli l’erosione del calcare, formando delle vere e proprie marmitte che spesso consentono ai visitatori di poter fare un bagno circondati dalla natura. L’alto indice di biodiversità e la loro bellezza rendono questi luoghi unici e di grande fascino naturale. In alcuni anni, quando la portata del torrente è abbondante, lungo il percorso si può incontrare una cascata alta diversi metri. Grifone Domenica 17 agosto 2014 Siracusa “Capo Ognina” (escursione di lieve difficoltà) Guida: Marco Mastriani; Raduno: ore 9.00 c/o Piazza San Giovanni (Siracusa); Rientro: ore 14.00 circa; Indicazioni: costume da bagno, pinne, maschera e tubo; Contributo: Euro 5 (Euro 4 soci); Info: 347/9585052 [email protected] (sez. di Siracusa). Il sito costiero di Ognina (SR), luogo di grande fascino e bellezza paesaggistica, racchiude al suo interno importanti testimonianze archeologiche risalenti già al periodo preistorico. A partire dagli anni ‘60, interessanti studi furono condotti dal noto archeologo subacqueo G. Kapitaen, il quale ipotizzava che nei secoli precedenti il livello del mare fosse più basso rispetto all’attuale, identificando una differente linea di costa. Di notevole interesse è l’isolotto di Ognina, che, fra le sue limpide acque, nasconde i resti di una tomba preistorica della media età del bronzo, con dromos, la cui volta è franata. La vicina torretta di avvistamento di Ognina, ristrutturata nel 2002 ed edificata agli inizi del XV sec. d. C. testimonia l’importanza costiera del sito. Evidenti tracce della presenza dell’uomo rimangono visibili sull’isolotto. Domenica 27 Luglio 2014 R.N.O. Cava Grande del Cassibile – Uruvu tunnu Scala Castiddanu (II) (escursione di media difficoltà) Guida: Concetto Giuliano; Raduno: ore 8.30 c/o Piazza Melbourne (Floridia); Rientro: ore 12.30 circa; Indicazioni: Cappellino, costume da bagno, scarpe da trekking, acqua, torcia elettrica; Contributo: Euro 5 (Euro 4 soci); Info: 338/9595568 [email protected] (sez. di Floridia). La Riserva Naturale Orientata Cavagrande del Fiume Cassibile, ricca di rilevanze paesaggistiche, antropologiche, idrogeologiche, archeologiche e speleologiche, si estende per circa 2.700 ettari. L’attraversamento di questo territorio da parte del fiume Cassibile (l’antico Kacyparis greco) nel corso dei millenni, ha creato una serie di profondi canyon con un complesso sistema di piccole cascate e invasi naturali nel fondovalle, localmente detti uruvi. Uno dei più spettacolari è il cosiddetto “Uruvu Tunnu”. Durante l’escursione lo raggiungeremo percorrendo un vero tratto montuoso della Cava Grande del Cassibile, posto tra i rilievi dei Cugni e di Petracca a nord, e della Serra Porcari ed i rilievi collinari di Giordano a sud, in cui le pareti cominciano ad essere molto acclivi, scoscese e, in certi tratti, anche a strapiombo. Si parte dal tratto che dai pressi della S.P. 4 (Avola - Manghisi) incontra una stradina sterrata che conduce ad una grande masseria abbandonata. Da questa si arriva ad un cancello (che viene aperto in estate) dove potremo prendere visione di una mappa della riserva. Continuando, dopo aver percorso la “Scala Prisa”, incontreremo una piccola diga di sbarramento da cui parte un’imponente opera di canalizzazione (saia), costruita nel 1912 e chiamata appunto “Prisa”, che conduce le acque prelevate dal fiume in una lunghissima condotta sotterranea lunga 9 km, che costeggia buona parte della Cava Grande finendo poi in un bacino artificiale di cava ENEL. Si consiglia il costume da bagno (facoltativo) per attraversare i guadi. Domenica 14 settembre 2014 “R.N.O. Oasi faunistica di Vendicari, da Eloro a Cittadella dei Maccari” (escursione di lieve difficoltà) Guida: Marco Mastriani; Raduno: ore 8.30 c/o Piazza San Giovanni (Siracusa); Rientro: ore 18.00 circa; Indicazioni: pranzo a sacco, costume da bagno, scarpe da trekking, cappellino; Contributo: Euro 5 (Euro 4 soci); Info: 347/9585052 [email protected] (sez. di Siracusa). All’interno della Riserva Naturale Orientata “Oasi Faunistica di Vendicari” è possibile percorrere un sentiero costiero e retro-dunale che consente ai visitatori di poter visitare da nord a sud l’intera riserva naturale. Partendo dal confine nord, dove sono visibili i resti del parco archeologico di Eloro con le fondamenta dalla torre Stampace, torre di avvistamento costiera, inizia il sentiero che porta alla affascinante spiaggia di Calamosche, al complesso della tonnara con la visita alle ex case dei pescatori (oggi ecomuseo e centro visitatori), all’impianto dei primi del 1900 per la lavorazione, conservazione e inscatolamento del tonno, ai magazzini della tonnara e alla torre Vendicari, realizzata in periodo spagnolo e di recente ristrutturata. Proseguendo lungo il sentiero si costeggiano in successione Pantano Grande, Pantano Roveto, Pantano Sichilli e Scirbia, fino ad arrivare a Cittadella dei Maccari, che costituisce il confine meridionale della riserva naturale. Domenica 3 agosto 2014 Buccheri “Gole della Stretta” (escursione di media difficoltà) Guida: Marco Mastriani; Raduno: ore 8.30 c/o Piazza San Giovanni (Siracusa); Rientro: ore 14.00 circa; Indicazioni: costume da bagno, scarpe chiuse e/o da fiume; Contributo: Euro 5 (Euro 4 soci); Info: 347/9585052 [email protected] (sez. di Siracusa). Il comune più alto del tavolato ibleo è Buccheri che, con il Monte Lauro, raggiunge 986 metri sul livello del mare. Sul versante nord del paese si sviluppa una valle a forma di “U”, profonda oltre 100 metri, erosa nei secoli dalle acque del torrente Mazzarino. Molte di queste cave si sono formate geologicamente durante l’ultima glaciazione di Wurm, avvenuta nel Pleistocene, iniziata 110.000 anni fa e terminata circa 9.700-9.600 anni fa. La vegetazione ripale è ricca di esemplari di platano orientale, ormai raro in Sicilia, che riesce a sopravvivere soltanto in alcuni aree molto circoscritte. Grande emozione suscita il camminare all’interno di queste gole di calcare, con lo scorrere dell’acqua che offre scenari di incomparabile bellezza naturale. Domenica 28 settembre 2014 Parco Regionale dell’Etna - “Sentiero natura Monte Nero degli Zappini” (escursione di media difficoltà) Guida: Marco Mastriani; Raduno: ore 8.30 c/o Piazza San Giovanni (Siracusa); Rientro: ore 18.00 circa; Indicazioni: pranzo a sacco, scarpe da trekking, cappellino; Contributo: Euro 5 (Euro 4 soci); Info: 347/9585052 [email protected] (sez. di Siracusa). Il Parco Regionale dell’Etna, con il vulcano attivo più alto d’Europa, rappresenta certamente una delle mete più suggestive ed affascinanti che si possano visitare in Sicilia e in Europa. Nel comune di Ragalna, sul versante meridionale dell’Etna si apre il sentiero “Monte Nero degli Zappini”, che fu il primo sentiero natura realizzato all’interno del parco regionale. Lungo il percorso di 4 km si possono osservare diversi tipi di colate laviche antiche e recenti, hornitos, formazioni boschive naturali e artificiali con esemplari di pini di particolare bellezza e imponenza. Il sentiero parte dal pianoro ovest di Monte Vetore a 1.740 metri s.l.m., antica bocca eruttiva oggi completamente ricoperta da pini. Lungo il tragitto si incontra la “Grotta di Santa Barbara”, antica tacca della neve che serviva appunto per la conservazione e commercializzazione della stessa. Grifone Grifone 30 giugno 2014 Etnobotanica. 37 di Salvatore Arcidiacono Il bastone di San Giuseppe M aria di Nazareth, futura madre di Gesù, visse nel tempio fino all’età di nove anni. Successivamente, quando raggiunse i dodici anni e restò incinta dello Spirito Santo, il sommo sacerdote Zaccaria si adoperò a cercarle un degno sposo. Orbene, poiché c’era in prospettiva la venuta del Re dei re, per il quale era prevista un’ascendenza regale, egli convocò tutti i discendenti del sovrano Davide, invitandoli a venire nel luogo sacro, muniti di un bastone che avrebbero personalizzato, contrassegnandolo. Il giorno successivo Zaccaria si rivolse ai convenuti annunziando che l’Altissimo avrebbe segnalato la scelta facendo fiorire il bastone precedentemente consegnato. La fioritura straordinaria interessò quello di Giuseppe, il quale venne designato padre putativo di Nostro Signore. Stante questi fatti, narrati dall’apocrifo protovangelo di Giacomo, è accaduto che nella tradizione popolare siciliana siffatta sacra infiorescenza è stata identificata con quella dell’Asfodelo mediterraneo (Asphodelus ramosus), alla cui pianta viene perciò assegnato il nome dialettale di Vastuni di sangniuseppi. L’Asfodelo mediterraneo è una robusta pianta erbacea perenne, provvista di un vistoso ceppo di foglie basali, al centro del quale emerge un asse fiorifero ramificato, recante una densa e vistosa pannocchia di fiori, con petali bianchi percorsi da una venatura rosata. Le radici della pianta sono tuberizzate e ricche di sostanze amidacee. Essa cresce nelle garighe e nelle praterie aride, formando vasti popolamenti, aventi uno splendido effetto decorativo. L’ambiente secco dei luoghi sul quale cresce l’Asfodelo favorisce sovente gli incendi, i quali distruggono la parte aerea della pianta, ma lasciano indenni le radici tuberizzate; il che comporta la immediata rinascita del vegetale. Da siffatta proprietà rigeneratrice deriva il nome asfodelos, dato dagli antichi greci alla pianta ed ai terreni su cui vive: a = non, sfodos = cenere e elos = valle; cioè “valle di ciò che non incenerisce”. Le relazioni fra l’uomo e l’Asfodelo non si limitano a quelle fitonimiche, finora prese in esame, ma interessano anche altri rapporti immateriali ed alcune interazioni materiali. Intanto c’è da dire come, in Sicilia, fino ad un passato non eccessivamente lontano, molta gente che non poteva accedere a costose risorse alimentari, usava cibarsi delle sue nutrienti radici tuberizzate, dopo averle nettate dal terriccio, lavate e cotte alla brace. In effetti, siffatto impiego alimentare non è stato esclusivo dell’Isola, ma è esteso a diversi paesi mediterranei. Da questa destinazione alimentare, congiunta all’amenità delle praterie di asfodeli, è probabile che sia sorta la leggenda dei Campi Elisi. Si tratta di un aspetto della mitologia dell’antica Grecia, in cui c’era il convincimento 12 che le anime dei morti sopravvivessero in un mondo sotterraneo – l’Ade – e che qui continuassero a nutrirsi. In particolare, in questo mondo occulto, le anime venivano ripartite secondo due destinazioni: quelle degli empi precipitavano nel Tartaro, dove avrebbero sofferto la fame, e quelle delle persone buone, che venivano accolte fra le distese di asfodeli, dette per l’appunto Campi Elisi, dove avrebbero goduto di appaganti visioni floreali cibandosi delle radici della pianta. L’appetibilità dei tuberi di Asfodelo non è limitata agli umani in carne ed ossa, o in semplice spirito, ma la troviamo anche in certi animali. Transitando in un’area su cui prospera la pianta in questione si scorgeranno numerose fossette nel terreno; sono gli scavi compiuti dagli istrici con l’intenzione di assaporare il cibo da loro desiderato. Ritornando alla nostra Isola, c’è il convincimento, fra i contadini, che l’Asfodelo (detto anche Purrazzu) possa pronosticare il raccolto annuale del frumento secondo la seguente logica: quando la pianta è abbondantemente fruttificata (‘ngranata) significa che si avrà una altrettanta allegazione nelle spighe del grano. Da qui il detto “l’annata si ni va appressu li purrazza”. Passando ora agli impieghi materiali, osserviamo che in Sicilia lo scapo che sorregge l’infiorescenza, precedentemente accennata, quando secca, può essere usato per ricavarne particolari turaccioli adatti a tappare il foro del bummulu (contenitore dell’acqua, in terracotta) attraverso i quali è possibile bere il liquido in esso contenuto, oppure chiudere le aperture delle girbe di pelle di capra (utri) con cui si trasportava il mosto. Anche le foglie, che sono piuttosto larghette, trovano una destinazione rurale. Con esse si fanno le coperture delle cavagne contenenti la ricotta. Infine, c’è pure un impiego sanitario. Il succo ricavato dallo schiacciamento dei tuberi ha alcune funzioni terapeutiche; può servire a disinfettare le eventuali ferite che colpiscono gli animali al pascolo, a cicatrizzare le piaghe che insorgono sulla groppa della bestie da soma od a sanare i tagli effettuati nella castrazione dei maiali. Il 16 giugno u.s. ha avuto luogo, nell’Aula Magna del Rettorato dell’Università di Catania, alla presenza delle massime autorità accademiche, del v. Prefetto di Catania e del delegato dell’Università di Tripoli, la presentazione del progetto “Gettiamo un Ponte di Amicizia coi i Giovani del Mediterraneo”, che si propone di incoraggiare rapporti di amicizia e di fiducia, centrando l’attenzione sulle giovani generazioni dei paesi che si affacciano sul mediterraneo, con l’obiettivo di favorire l’integrazione culturale e contribuire alla costruzione di un’area di pace e di condivisione tra i popoli che vivono intorno al “mare nostrum”. Il progetto consiste nella creazione e nella offerta di borse per stage di studio mirate a sostenere l’accesso di giovani dell’area sud del mediterraneo ad opportunità di formazione o di perfezionamento presso dipartimenti universitari o altre istituzioni a ciò disponibili. L’Ente Fauna Siciliana è sostenitrice del progetto in partenariato con l’Unione Exallievi di Don Bosco della Salette, il Kiwanis Club Catania Etna, il Kiwanis Club Mediterraneum e Sud & Dintorni, tutte associazioni catanesi. Per il 2014 saranno offerte 6 borse-stage di un mese presso l’Università di Catania ad altrettanti giovani laureati dell’Università di Tripoli (Libia). Memorandum applicativi sono stati siglati tra le associazioni sostenitrici e l’Università di Catania (per gli aspetti formativi e di studio) e tra le stesse e l’Ente Regionale per il Diritto allo Studio Universitario di Catania (per l’accoglienza degli stagisti). Il progetto è implementabile e aperto alla partecipazione di nuovi sostenitori che ne condividano lo spirito e le finalità.
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