scarica copia in pdf - Ente Fauna Siciliana

Grifone
** ISSN 1974-3645
Bimestrale dell’ENTE FAUNA SICILIANA
“associazione naturalistica di ricerca e conservazione” - ONLUS
ADERENTE ALLA FEDERAZIONE NAZIONALE PRO NATURA
30 giugno 2014
ANNO XXIII n. 3 (123)
Presentazione degli atti della 2nd Djerba International
Mediterranean Environment Sustainability Conference
I
Città della Scienza di Tunisi, 3 maggio 2014
l 3 maggio 2014, nella sede della
Città della Scienza di Tunisi, ha avuto luogo
la presentazione degli atti della 2nd Djerba
International Mediterranean Environment
Sustainability Conference (IMESC), tenutasi nell’isola tunisina nell’aprile del 2012.
di Alfredo Petralia
da anni ormai è improntata
anche alla ricerca di contatti e
collaborazioni con la sponda
sud del mediterraneo. La conferenza, in tal senso, come
del resto lo stesso incontro
di Tunisi, ci ha visti
insieme ad amici libici
e tunisini, sia nella organizzazione, che nel
suo svolgimento.
Questi concetti
sono evidenziati nella
prefazione, redatta in
arabo e in inglese, che Foto ricordo di alcuni partecipanti al meeting di Tunisi. (da destra): Abubaker
apre il volume degli atti Swehli, Università di Tripoli, Libia; Mounir Majdoub, Segretario di Stato per
e che qui viene ripor- l’Ambiente della Repubblica di Tunisia; Monia Arouji, Ambasciatrice della
Cultura della regione siciliana; Abdallah Mugrbi, Università di Tripoli, Libia;
tata.
Messaoud Yamoun, Presidente della Association Mémoire de la Terre
“L’obiettivo raggiun- de Tunisie; Giorgio Sabella, Università di Catania; Abdelhamid Karem (e
L’ingresso principale della avveniristica Città della Scienza di Tunisi
to della pubblicazione figlio), già funzionario della Direction Generale des Forêts di Tunisi; Pietro
degli atti della 2nd Djerba Pitruzzello, Direttore dell’Ecomuseo dei Monti Climiti di Melilli (SR).
Per l’Ente Fauna Siciliana, che ne è International Mediterranean
stata co-ispiratrice e co-organizzatrice, Environment Sustainability Conference, occupano di ambiente, della mobilità di
queste iniziative rappresentano nuove fasi tenutasi nell’isola tunisina dal 22 al 25 apri- studenti e ricercatori universitari: tutto ciò
del suo impegno editoriale ed una ulteriore le 2012, rappresenta indubbiamente una è stato realizzato con azioni di reciproco
testimonianza della sua proiezione verso tappa importante dell’impegno finalizzato sostegno attraverso una triangolazione
le tematiche ambientali dell’area mediter- a rafforzare i rapporti di collaborazione tra basata anche, come elemento di coagulo,
su rapporti di solida amicizia.
ranea nel suo complesso.
quanti si sono prodigati per la sua realizLa conferenza, della quale in questo
Si tratta di una visione incorporata nel- zazione.
volume
sono contenuti i contributi presenlo stesso statuto dell’associazione e che
Si tratta di rapporti che si sono sviluppati tati dai partecipanti, rappresenta dunque
caratterizza quindi la nostra azione, che
nel tempo, in particolare tra un punto di arrivo di questo itinerario di
ambienti universitari di Tripo- collaborazione che si è sviluppato e conli, Catania e Tunisi insieme solidato nel tempo.
anche a settori dell’associaRivolgiamo dunque il più sentito ringrazionismo ambientalista e ad ziamento a tutti coloro che hanno contribuito
importanti istituzioni delle in vario modo alla organizzazione della
tre sedi.
Conferenza, agli autori di comunicazioni
Queste relazioni hanno e a tutti coloro che ci hanno inviato i testi
all’attivo numerose iniziative contenuti nel presente volume.
di cooperazione, prevalenMa questa pubblicazione rappresenta,
temente nel campo della altresì, un impegno a continuare su un
ricerca ambientale, della cammino che non è unicamente connotato
formazione post laurea, dei da aspetti scientifici. Il contesto che esso
collegamenti tra docenti attraversa ha caratteristiche culturali che
Un momento del meeting di Tunisi. (da sinistra) Il Segretario di Stato Mr.
universitari
e tra membri di attengono ad una visione più ampia: quella
Mounir Majdoub durante il suo intervento. Accanto, Alfredo Petralia e
associazioni ed enti che si della condivisione di un percorso storico
Messaoud Yamoun.
Grifone
30 giugno 2014
irreversibile verso l’intesa e la integrazione
tra i popoli e le culture che si affacciano sul
mediterraneo.
Significativo è il fatto che la Conferenza
si sia tenuta nel corso di una fase epocale
travagliata, ma ricca di speranza per le
genti che vivono intorno al “mare nostrum”
e per le quali auspichiamo un futuro di pace
nel segno della solidarietà.
È questo il senso profondo che abbiamo
inteso attribuire alla Conferenza e questo
volume ne è una testimonianza.
La presentazione del volume (che
contiene 32 contributi scientifici, una documentazione fotografica e il documento
conclusivo della conferenza, oltre alle relazioni sulla attività della nostra associazione
nel periodo 2011-2013) è avvenuta alla
presenza del Segretario di Stato per l’Ambiente della Tunisia Mr. Mounir Majdoub,
che ha avuto parole di apprezzamento e di
vivo interesse per l’iniziativa come anche
per il proseguimento del lavoro intrapreso
assicurando il suo sostegno.
Il meeting di Tunisi è stato coordinato
da Messaoud Yamoun, Presidente della
Association Mémoire de la Terre de Tunisie, con la quale l’Ente Fauna Siciliana
condivide un protocollo di collaborazione
che ha dato luogo a numerose iniziative
comuni inclusa l’organizzazione della
Una nuova legge
regionale per
le aree protette?
di Marco Mastriani
G
iorno 4 giugno 2014, presso l’Assemblea Regionale Siciliana, si è svolta
in IV Commissione Ambiente e Territorio
la seduta n° 123, con la numerosa partecipazione di associazioni ambientaliste,
direttori dei parchi regionali e altre realtà
regionali rappresentative di associazioni
di categoria, alla presenza dell’Assessore
Regionale al Territorio e Ambiente, Dott.ssa
Maria Rita Sgarlata, il Capo di Gabinettto
dell’Assessore Regionale, Dott. Carmelo
Frittitta e i deputati regionali componenti
della medesima commissione regionale.
Per l’associazione regionale di ricerca
e conservazione Ente Fauna Siciliana era
presente Marco Mastriani, componente
della giunta regionale.
Tema della discussione la modifica e/o
l’abrogazione delle leggi regionali vigenti
in materia di istituzione di parchi e riserve
regionali, con discussione di tre nuovi disegni di legge, di iniziativa parlamentare,
presentati in commissione.
2
In margine al meeting di Tunisi:
l’azione della squalamina
2nd IMESC e lo stesso incontro tunisino
di maggio. Presente, insieme ad altre
autorevoli partecipazioni, il Prof. Abubaker Swehli, responsabile delle relazioni
internazionali dell’Università di Tripoli,
anch’egli co-organizzatore della conferenza di Djerba.
Da parte siciliana rappresentavano
l’Ente Fauna Siciliana i consiglieri dell’associazione Alfredo Petralia (che ha svolto
la relazione di presentazione degli atti) e
Giorgio Sabella docente dell’Università
di Catania; presente Pietro Pitruzzello,
Direttore dell’Ecomuseo dei Monti Climiti
di Melilli ed uno dei coordinatori della conferenza di Djerba.
Il fisico catanese Fulvio Frisone (accompagnato dalla sua simpatica mamma)
ha presentato una sua interessante ricerca
(v. riquadro).
Ma l’incontro è stato anche l’occasione
per il lancio di un progetto di “gemellaggio
triplo” fra tre zone umide delle due sponde
del mediterraneo: Vendicari (Sicilia), il complesso umido di Farwa (Libia) e la laguna
di Ras ‘Rmel (Tunisia).
Un’iniziativa simbolica tesa a rafforzare
quelle relazioni trilaterali tra libici, tunisini e
siciliani cui abbiamo fatto cenno: relazioni
in cui l’associazione ha creduto e che intende proseguire.
Questa sintesi presenta i risultati ottenuti analizzando il comportamento degli squali ad una
profondità compresa tra 5.000 e 7.000 metri di
profondità. Si è verificato come la dimensione
in lunghezza così come lo spessore della pelle
aumentino: questo si spiega facilmente con la diminuzione a quelle profondità della temperatura
e con l’aumento della pressione. È stato anche
notato che nella Fossa delle Marianne, questi
animali hanno sviluppato un senso di aggressività
in modo esponenziale e hanno anche sviluppato
il loro senso dell’orientamento. La squalamina è
un derivato dalla cartilagine di squalo con azione
antinfiammatoria, antibatterica, antimicotica e
antiangiogenesi.
Chimicamente esso è un aminosterolo. La via di
somministrazione finora studiata è per dosi endovenose di 20-40 mg. L’effetto anti-angiogenico è
attribuito all’alterazione che la sostanza induce per
l’espressione di integrine e citoscheletro. È anche
riportato un effetto inibitorio sui canali ionici della
membrana. Precedentemente testato nella fase 1
nel campo dell’oncologia, non ha rivelato gravi
eventi avversi e si pensa che sia generalmente ben
tollerato; si tratta quindi di una sostanza che non
ha una tossicità particolare. Estratti di cartilagine
di squalo contenenti squalamina sono commercializzati come integratori alimentari, anche in Italia.
La molecola è in fase di studio clinico da almeno 4
anni e sul sito clinicaltrials.gov 4 sono stati riferiti gli
studi di fase II, che sono stati resi disponibili dallo
sponsor (Genaera Corporation). Non esistono,
inoltre, recenti pubblicazioni in materia.
I disegni di legge in questione sono i
seguenti:
1) Ddl n° 647 denominato “Disposizioni
relative alle Aree protette e ai Siti della Rete
Natura 2000 in Sicilia”;
2) Ddl n° 192 denominato: “Istituzione
del sistema regionale delle aree naturali
protette. Norma a sostegno della partecipazione delle popolazioni locali alla gestione
dei parchi e a sostegno dello sviluppo delle
attività ecocompatibili”;
3) Ddl n° 463 denominato: “Norma in
materia di aree protette”.
Sotto diversi aspetti e punti di vista, tutte e tre le proposte normative si pongono
l’obiettivo di modificare, integrare e in parte
sostituire la normativa vigente in materia di
parchi e riserve, che ad oggi fa riferimento fondamentalmente alle leggi regionali
98/81 e 14/88 e successive modifiche e
integrazioni.
Marco Mastriani ha fatto rilevare che ad
oggi, alle associazioni ambientaliste invitate
a partecipare non è mai pervenuta nessuna
proposta di legge e quindi chiaramente, pur
ringraziando la commissione regionale per
la convocazione, ha evidenziato come per
esprimere un parere e/o un suggerimento
sulle iniziative di legge parlamentare sia
necessario avere i testi su cui discutere.
Sarà interesse dell’associazione, una volta
avviata una discussione interna fra i soci e
rappresentanti, far pervenire alla Regione
Siciliana un documento ufficiale che esplichi
la posizione ed eventuali proposte da parte
dell’Associazione Naturalistica di Ricerca e
Conservazione Ente Fauna Siciliana.
Marco Mastriani ha colto l’occasione per
porre all’attenzione alcune problematiche
inerenti le aree protette già istituite, con
particolare riferimento al ritardo in merito
all’applicazione dei tickets d’ingresso nelle
riserve naturali, già oggetto di discussione
e di emanazione di diverse leggi regionali e
decreti presidenziali, che ad oggi, a distanza
di anni, rimangono totalmente inapplicate
e disattese. La loro applicazione, non solo
consentirebbe di avere all’interno delle aree
protette una fruizione orientata da parte
dei visitatori, ma darebbe una possibilità
concreta agli enti gestori di poter disporre
di risorse economiche utili a potenziare i
servizi di tutela, conservazione, fruizione e
valorizzazione delle riserve naturali.
Altro grave problema riguarda i piani territoriali dei Parchi regionali ed i piani di gestione e di utilizzo delle riserve naturali, che
nonostante precise disposizioni di legge,
rimangono, a tutt’oggi, disattesi. Mastriani,
nel suo intervento, ha anche evidenziato
l’interruzione della procedura istitutiva del
Parco Nazionale degli Iblei, approvato con
legge finanziaria nazionale nell’anno 2009
e di cui ad oggi non si hanno più notizie.
Purtroppo sono tante le criticità e i ritardi
da parte dell’amministrazione regionale,
che dovrebbe concentrare maggiormente
la propria azione nel riuscire, intanto, a far
applicare le leggi esistenti. Noi, come associazione ambientalista, daremo sempre
il nostro contributo costruttivo, al fine di
tutelare, conservare e valorizzare l’immenso
patrimonio ambientale e naturalistico della
nostra regione.
di Fulvio Frisone
3
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La caccia al pesce spada con la
feluca nello stretto di Messina
Un’attività di pesca tradizionale ad un grande
predatore pelagico mediterraneo
di Maurizio Siracusa
S
tudi autorevoli affermano che
circa il 90% dei grandi predatori oceanici
sono già stati catturati dall’uomo. Secondo
previsioni della FAO il consumo di pesce
pro-capite nell’Unione Europea continuerà
ad aumentare; ciò determinerà un’ulteriore
pressione sugli stock ittici nei prossimi decenni. La causa del depauperamento delle
risorse marine è stato ed è determinato da
vari fattori tra cui la pesca industriale, che
causa un sovrasfruttamento della risorsa
senza possibilità di rigenerazione naturale
della stessa.
Ancora adesso sopravvivono metodi di
caccia tradizionali ai grandi pelagici mediterranei come il tonno (Thunnus thynnus)
ed il pesce spada (Xiphias gladius), considerati sostenibili e la cui storia e valenza
culturale sono millenarie. Notizie della caccia al pesce spada riferibili al Mediterraneo
sono già riportate da Aristotele (384-322
sec. a. C.).
Sisci, nel suo testo “Caccia al pesce
spada” riporta che le più antiche testimonianze sulla pesca del pesce spada nello
Stretto di Messina risalgono ad un periodo
compreso fra il XVII ed il XV sec. a. C. Nei
pressi dell’attuale centro di Messina sono
stati rinvenuti resti di un villaggio preistorico
(età del bronzo) con ossa di pesci spada
e tonni utilizzati per il pasto oltre ad ami di
osso idonei alla loro cattura.
Anche in epoca così antica il pesce
spada era noto non soltanto nello Stretto
di Messina; gli Egizi, ad esempio, già lo
conoscevano. Un bassorilievo, datato circa
3.500 anni fa, raffigura i preparativi per la
partenza di una spedizione navale verso la
“terra di Punt”. Vi si notano una nave del
XV sec. a. C. e nel mare sono rappresentati
diverse specie di pesci, tra cui anche un
pesce spada.
Nello Stretto di Messina la pesca di questo pesce era nota ai tempi di Omero (X-IX
sec. a. C.); era praticata dai Tirreni presenti
all’epoca nel Mediterraneo occidentale.
Omero parla della caccia ai “delfini”, ai
“cani”, “lupi” e alle altre “grandi belve” che
vivono intorno alla rupe di Scilla. Tra questi
“animali” vanno inclusi anche i pesci spada, considerati per diversi millenni tra i più
Veduta dello Stretto di Messina (foto M. Siracusa).
“feroci abitatori dei mari” (!).
Sempre lo stesso Sisci, nel III sec. d. C.,
cita Ateneo che parla del piacevolissimo
sapore di questo “cane marino”, raffigurato anche negli scenari di pesca con la
lenza, con l’arpione, con le reti e con le
vaschette, in cui si trovano un rematore e
un lanciatore. “Sebbene la fiocina cada in
mare, essa non viene smarrita, essendo
costituita per metà di quercia e per l’altra
metà di pino: la quercia a causa del suo
peso specifico affonda e fa galleggiare il
pino e così la si rintraccia facilmente. Talvolta il rematore resta ferito, anche stando
entro la barca tanto che questa pesca, data
la forza dell’animale, somiglia, alla caccia
del cinghiale.”
Questo tipo di pesca si ripete ogni primavera lungo lo Stretto: vedette poste ad
altezze fino a 100 m hanno il compito di
avvistare la preda e mandare con banderuole, gesti e voci convenzionali segnali ai
pescatori in attesa sulle feluche.
Per segnalare la posizione del pesce,
esse utilizzano frasi particolari: “va terra”,
“va intra”, “di suso”, “di terra”. La modulazione della voce è un’affascinante armonia
di suoni: passa da una tonalità all’altra
come se stia interpretando un dramma;
infatti dal tenero “va fora” si arriva a toni
quasi drammatici quando la preda è vicina
all’imbarcazione e il fiocinatore si prepara
a colpire.
Quando la barca è a portata di tiro, “’u
lanzaturi”, con rapidità e precisione estrema, sferra il colpo con una lancia che ha
Grifone
un’asta di legno e un arpione di ferro (“u
ferru”) con punta a quattro alette che si
aprono dentro la preda. Colpito il pesce,
l’asta si stacca e la punta legata ad una
corda (“a caloma”) rimane conficcata,
mentre il pesce tenta di liberarsi fino a che,
completamente dissanguato, viene issato
sulla barca. A volte prima di morire il maschio, se in coppia e la femmina è già stata
uccisa, può infilzare la stessa barca con
tutto il pescatore (un
caso è documentato
a Palmi negli anni
Sessanta).
Come tutti i momenti dell’intera caccia un particolare unico è il gergo usato dai
pescatori, che sembra parlino greco,
“perché il pesce non
vuole sentire altro
linguaggio o ripetono
formule magiche per
ammaliarlo”.
Per circa due secoli storici, naturalisti, filosofi, linguisti
hanno scritto al fine
di chiarire quello che
era ritenuto un fatto
misterioso e fonte di inquietanti interrogativi: sono atti di stregoneria, adoperati
per “incantare” e rendere docile la preda,
oppure “questa ha il senso dell’udito e
un’intelligenza tale da distinguere anche il
greco dalle altre lingue”.
Placido Reina nel 1658 rilevò che “i
termini manosto (va fuori), stinghela (viene
a terra), manano (va a destra), mancato
(va a sinistra), derivano certamente dalla
lingua greca e vengono adoperati più per
vaghezza della caccia che per necessità”.
Tanto vago e attraente questo
“rivirtimentu”da indurre per tutto il Settecento e l’Ottocento viaggiatori di ogni
paese europeo a venire nel Sud Italia per
fare esperienze uniche ed esaltanti. Per
l’irlandese Brydonne la pesca di questo
pesce è una vera e propria “caccia alla
balena in miniatura”.
Feluche e “luntri”, oltre al tradizionale
albero del “faleri” e alla passerella per il
fiocinatore, dopo il 1955 vengono dotati di
motore. Sono, comunque, sempre strutturati, armati e attrezzati in maniera tale
da operare in reciproca intesa sia tra loro,
sia con la vedetta che individua la preda e
impartisce comandi in un linguaggio tutto
convenzionale che consiste in un misto di
“greco corrotto e calabrese” (nel versante
calabrese dello Stretto).
“L’uomo non è fatto per la sconfitta.
L’uomo può essere ucciso ma non vinto”.
Forse questa alta considerazione dell’essere uomo che lungo lo Stretto suscita attrazione e interesse per la pesca del pesce
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campioni analizzati, sono presenti solo in soprattutto le funzioni riproduttive. Queste
spada che tra i pescatori locali è chiamato
tracce. Per la prima volta vengono invece sostanze sono in grado di mimare gli ormo“u pisci”, “u cavaleri”.
riportati dati relativi alla contaminazione da ni endogeni compromettendo le capacità
Il pescatore sa bene che il suo rapporto
polibromodifenileteri.
riproduttive, alterando il sistema immunidi forza con il mare non è alla pari; per
Le principali priorità per la gestione di tario e causando anomalie morfologiche e
questo, “ lontano dal mondo della terra che
queste sostanze nel Mediterraneo sono funzionali dello sviluppo (es. ermafroditinutre e nella quale il corpo trova sepoltura,
rappresentate dall’adozione di una legi- smo) nelle popolazioni selvatiche.
il pescatore non ha altro ricorso se non
slazione dell’Unione Europea (REACH)
Sono fra i più comuni contaminanti
all’ordine divino … necessario per venire
in materia di sostanze chimiche e dalla presenti nel Mediterraneo. Studi recenti,
in aiuto della debolezza dell’uomo”. ratifica e implementazione della Conven- basati sul monitoraggio dei livelli ormonali e
La quantità di immagini sacre nelle feluche
zione di Barcellona per la protezione del sull’istologia delle gonadi, segnalano il pee la quantità di feste religiose nei paesi dei
Mar Mediterraneo.
sce spada come una specie potenzialmenpescatori calabresi e siciliani testimonia la
Nella seconda parte dello studio è inve- te “a rischio”. Sono state, infatti, rilevate in
frequenza e l’antichità del legame degli uoce riportata una revisione della letteratura individui di pesce spada mediterraneo, mimini con il divino. Inoltre la croce tracciata
scientifica recente sulla contaminazione croscopicamente classificati come maschi,
sulla testa del pesce spada richiama segni
potenziali alterazioni riproduttive,
simili rinvenuti su cocci del basso
tra cui casi di inversione sessuale
neolitico nella regione delle Porte
(14%) e presenza di cellule gerdi Ferro sul Danubio ed a Mozia.
minali femminili. Queste ricerche
Nella sua arcaicità, rimanda
rappresentano un segnale delle
simbolicamente a un “rituale propossibili alterazioni del sistema
fondamente legato alla morte e
riproduttivo nei predatori terminali.
alla caccia”.
I distruttori endocrini, analizzati
Il pescatore, tracciandola spein questo studio, sono noti per
ra di scongiurare il pericolo della
le loro capacità di bioaccumulo
“mala” morte, della morte in mare,
nella catena alimentare marina;
senza fiori né sepoltura, con tutti
i pesci, in particolare, paragonati
i mezzi, religiosi e non, che può.
ad altre specie, sempre utilizzate
Perché, sempre “megghiusemnell’alimentazione umana, conpripariti” chi muriri”. Chi lavora in
tengono livelli relativamente più
mare soffre, ma è un uomo come
alti di questi composti.
dicono gli inuit. Questo rito e le
Un’esposizione cronica, attranumerose simbologie arcaiche
verso consumo di pesce, a livelli
testimoniano un legame ancora Cardatura del pesce spada (www.guesthousemessina.it).
elevati di contaminanti può rapprepresente tra “natura e uomo”.
sentare un significativo fattore di
Il pesce spada è una specie
rischio per la salute dell’uomo. Lidi elevato valore commerciale.
cata et al. 2005 raccomandano un
Lo stock del Nord dell’Atlantico
consumo controllato di grandi peè attualmente classificato come
lagici (nel caso specifico il tonno)
“Endangered A1bd”, secondo i
nelle donne incinte, adolescenti ed
criteri della IUCN, a causa anche
anziani per limitare l’assunzione di
dell’eccessivo sfruttamento della
mercurio a cui queste categorie
risorsa. Non sono disponibili dati
sono più sensibili.
per l’area mediterranea (Data Deficent); tuttavia viene considerato
“a rischio” sempre per l’eccessivo
sovrautilizzo degli stock. La specie
BIBLIOGRAFIA
nel suo complesso è comunque
valutata come “Least Concern”,
AA. VV., 1985 - La Cultura del
con popolazioni in declino.
mare. 1985. – Gangemi Editore, Reggio Calabria.
Viene utilizzato anche come
Caccia al pesce spada con la feluca ai nostri giorni (www.guesthousemessina.it).
Cantarella G., 1991 - La pesca del
“specie sentinella” ai fini della
pesce spada nello stretto di Messina.
valutazione dell’esposizione agli
chimica della fauna marina del Medi- – In: Calabria Sconosciuta, anno XIV, aprileagenti inquinanti persistenti; costituendo
terraneo, ai fini di raccogliere dati sulla giugno 1991.
una parte importante dell’alimentazione
Licata P., Trombetta D., Cristani M., Naccari
presenza di sostanze chimiche tossiche
umana, rappresenta una delle principali vie
C.,
Martinop D., Calò M., Naccari F., 2005. di sintesi e sul loro bioaccumulo nelle
di esposizione a contaminanti.
Heavy metals in caught in the Straits of Messina
catene alimentari. Scopo della ricerca è
In una ricerca effettuata dall’Università
(Sicily, Italy). – Enviromental Monitoring and
stato quello di valutare l’inquinamento da Assessment, 107: 239-248.
di Siena, con la collaborazione del Prof.
composti organoclorurati e perfluorurati,
Safina C. 1996 - Xiphias gladius (North
Focardi, è stata evidenziata la presenza
sostanze con probabili, o provate, proprietà Atlantic stock). – In: IUCN 2013. IUCN Red
di composti organoclorurati e perfluorurati
di distruttori endocrini nel pesce spada.
List of Threatened Species. Version 2013.2.
persistenti con concentrazioni comparabili
I distruttori endocrini (Endocrine Disrup- <www.iucnredlist.org>. Downloaded on 11
ai livelli riportati in bibliografia. L’elevata
ting Chemicals), gruppo eterogeneo di so- February 2014.
concentrazione del pp’DDE (metabolita
Sisci R., 1984 - Caccia al pesce spada.
stanze, sono capaci di agire negativamente
intermedio del DDT) è stata invece attriWWF
- World Wide Fund for Nature (già
sulla salute della specie umana, mammiferi
buita ad un massiccio utilizzo locale di
World Wide Fund) Italia, 2006 – Contaminamarini e terrestri, uccelli e pesci interferenquesto insetticida avvenuto nel passato.
zione chimica nel Mediterraneo: il caso del
do con il sistema endocrino, influenzando pesce spada.
I composti perfluorurati, rinvenuti in tutti i
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30 giugno 2014
2° Congresso Internazionale
“Speciation and Taxonomy”
Grifone
attualità di ordinamento tassonomico da parte del Dr. Alberto Ballerio (Brescia) dal titolo
“Current topics in Zoological Nomenclature:
ZooBank, Electronic Publications and Taxonomic Vandalism”. In questa sessione sono
stati presentati alcuni lavori scientifici da soci
dell’Ente Fauna Siciliana.
Nel pomeriggio i lavori sono proseguiti
con una sessione prevalentemente malacologia (Current knowledge in the study
di Ignazio Sparacio
of marine and continental Molluscs)
coordinata dal prof. Salvatore Giacobbe
(Università di Messina) e dal Presidente
della Società Italiana di Malacologia, Dr.
Paolo Russo.
iodiversity Journal è una rivista
Domenica 18 maggio, i lavori si sono
scientifica internazionale, pubblicata a
conclusi a Castelbuono nei locali del Museo
Naturalistico F. Minà Palumbo dove i partePalermo dalla casa editrice Edizioni Dacipanti sono stati accolti con la solita cortesia
naus dal 2010 con cadenza trimestrale.
e disponibilità dal Direttore del Museo Prof.
Gli articoli, in inglese, oltre che stampati
Rosario Schicchi.
sono inseriti on-line nel sito della rivista
In totale sono stati presentati 45 con(http://www.biodiversityjournal.com) e sono
tributi
che saranno pubblicati negli atti del
open access, cioè si possono consultare e
congresso come numero monografico della
scaricare gratuitamente per favorire una
rivista Biodiversity Journal. Sono state regirapida e uniforme diffusione della cultura
strate oltre 200 presenze in rappresentanza
naturalistica.
del mondo scientifico italiano europeo ed
I lavori finora pubblicati sono tutti di noteextraeuropeo.
vole rilevanza scientifica ed a firma di numeTutti hanno partecipato con notevole
rosi autori italiani, europei ed extraeuropei.
interesse
ed entusiasmo; importante e qualiLa rivista viene consultata e letta in tutti i
ficata
la
presenza
di numerosi appassionati,
paesi del mondo. Gli argomenti spaziano in
naturalisti, colleghi universitari e degli amtutti i campi delle scienze naturali: sistematiNel pomeriggio, dopo i saluti del Prof. At- bienti museali. Molti i colleghi provenienti da
ca e tassonomia, ecologia, scienze forestali
tilio Carapezza, Presidente Società Siciliana paesi europei (Giulio Cuccodoro, Museum
ed agrarie, genetica molecolare, protezione
di Scienze Naturali, si è svolta la sessione d’Histoire Naturelle de Genève, Suisse;
dell’ambiente, etc. La rivista pone particoladedicata alla Botanica (Speciation and Rostislav Beckchiev, National Museum of
re attenzione ai problemi della conoscenza
taxonomy in vascular plants) coordinata Natural Hystory of Sofia, Bulgaria; Rumyae della protezione del peculiare patrimonio
dal Prof. Francesco M. Raimondo (Univer- na Kostova, University of Sofia, Bulgaria;
di biodiversità della nostra Sicilia.
Christoph Bückle, University
Dal 16 al 18 maggio 2014 si è
of Tübingen, Germany, David
svolto in Sicilia, tra Cefalù e CastelMisfud, University of Malta) e
buono, il 2° Congresso Internaziodal Nordafrica (Saïd Nouira, U.
nale “Speciation and Taxonomy”,
R. Biodiversité et Biologie des
organizzato dalla rivista Biodiversity
Population, Faculté des ScienJournal, con la collaborazione di
ces, Université el Manar de
numerose istituzioni scientifiche
Tunis, Tunisie; Yamoun Mesed associazioni, fra le quali l’Ente
saoud, Association Mémoire de
Fauna Siciliana.
la Terre de Tunisie; Khaled S.
L’apertura del congresso è avEtayeb, Zoology Department,
venuta venerdi 16 maggio 2014 alle
Faculty of Science, University
ore 9.00 presso la Sala Consiliare
of Tripoli, Libia).
“Le Capriate” del comune di Cefalù.
Il ristorante “Oktober Fest”
Dopo i saluti di rito, sono cominciati i
di Cefalù e i locali del Museo di
lavori con la sessione “Biodiversità I partecipanti al II International Congress on Speciation and Taxonomy.
Castelbuono sono stati utilizzati
e società civile”, che ha dimostrato
come intervallo “gastronomico”
come i diversi settori naturalistici possano sità di Palermo) e dal Prof. Werner Greuter tra le varie sessioni.
essere utilizzati con successo nella vita (Herbarium Mediterraneum Panormitanum).
Nonostante le numerose difficoltà, anNella mattina di sabato 17 maggio, sem- che questo 2° congresso si è potuto realizdi ogni giorno nell’ottica di uno sviluppo
sostenibile e realmente rispettoso del pre nella Sala Consiliare “Le Capriate” del zare nel migliore dei modi possibile, grazie
territorio. In particolare si è parlato di lotta comune di Cefalù, si è svolta la sessione all’impegno di tutto lo staff editoriale di BJ
biologica con l’esempio della “biofabbrica “zoologica” (Evolutionary phenomena (I. Sparacio, M. Stella Colomba, F. Liberto,
di Ramacca, Catania” (F.C. Calanna, M. as the basis of modern systematics of M. Bellavista, S. Giglio, A. Reitano) e al
Cimino & G. Greco, Ente Sviluppo Agricolo, animal species) cordinata dal Prof. Pietro sostegno di numerosi amici e colleghi, tra i
Regione Sicilia), di “Cambiamenti climatici e Alicata (Università di Catania) e dal Dr. Ro- quali vanno ricordati, in particolare, tutti gli
fonti di energia alternativa” (A. Milone & S. berto Poggi (Museo Civico di Storia Naturale amici della Società Malacologica Italiana,
Pitruzzella, Università di Palermo), di “Uti- di Genova). La presentazione dei lavori è lo staff dell’Orto Botanico di Palermo e i
lizzazione dell’entomofauna negli studi di stata preceduta da due importanti comunica- colleghi dell’Ente Fauna Siciliana, che rinimpatto ambientale” (G. Sabella, Università zioni: un lettura del Prof. Alessandro Minelli graziamo nelle persone di G. Sabella e A.
di Catania), e della “Concezione delle nuove (Università di Padova) dal titolo “Speciation: Petralia per gli utili suggerimenti e l’impegno
città e il riciclaggio dei rifiuti” (S. Nicosia, the origin of species or the fading out of the profuso nelle varie fasi organizzative di
species?” e una comunicazione sulle recenti questo evento.
Università di Palermo).
Cefalù - Castelbuono 16-18 maggio 2014
B
Grifone
30 giugno 2014
Omaggio al
Prof. Ali El Hili
Ecologue
Faculté des Sciences de Tunis
Université Tunis El Manar
di Said Nouira
Traduzione dal francese di Giorgio Sabella
Scompare Ali El Hili una tra le più eminenti figure storiche fondatrici dell’ambientalismo scientifico e militante della Tunisia.
È stato un amico dell’Ente Fauna Siciliana
più volte invitato in Sicilia in occasione
di seminari e convegni organizzati dalla
nostra Associazione. Lo ricordiamo con
stima per il suo ruolo in difesa della natura
nel contesto mediterraneo (ndr).
I
l professore Ali El Hili ci ha lasciato la
mattina del 19 ottobre 2013; è stato sepolto
nel cimitero del suo villaggio natale, Chergui
nelle isole di Kerkennah il 20 ottobre. Che Dio
lo accolga nel suo Vasto Paradiso!
Come accademico, il professor Ali El Hili,
fisico di formazione, ha svolto nel corso della
sua carriera l’insegnamento e la ricerca con
competenza e rigore scientifico. Tuttavia,
l’uomo è più conosciuto, sia a livello nazionale
che internazionale, per la sua passione per la
natura e gli uccelli e la sua determinazione e
per l’impegno nella tutela dell’ambiente.
In questo contesto, il Prof. Ali El Hili, allora
direttore dell’Istruzione Superiore e della Ricerca Scientifica del Ministero della Pubblica
Istruzione, dal 1968 ha incoraggiato lo studio
degli uccelli sostenendo pienamente gli ornitologi francesi che lavoravano in Tunisia ed
ha contribuito notevolmente al successo della
stazione ornitologica di Radès. Egli ha inoltre
contribuito nel 1970 alla creazione della Associazione tunisina per la Protezione della Natura
e dell’Ambiente (ATPNE) prima ONG tunisina
realmente interessata alla fauna selvatica ed
alla conservazione della natura.
Successivamente, nel 1975, promosse la
creazione dell’associazione “Les Amis des
Oiseaux” (AAO), dove il Prof. Ali Hili ha contribuito alla formazione di giovani ornitologi,
alla conoscenza degli uccelli e soprattutto ha
sostenuto la protezione della fauna selvatica
in generale e degli uccelli in particolare. Inoltre,
come membro del Consiglio Superiore della
Caccia da oltre 30 anni, il professor Ali El Hili
ha potuto apportare delle modifiche e dei miglioramenti importanti alla regolamentazione
della caccia, rendendo questa regolamentazione un potente strumento per la protezione
delle specie della fauna selvatica. In tale
contesto, ha anche contribuito alla formazione
e riqualificazione delle guardie forestali e dei
guardiacaccia, fornendo attrezzature di campo,
binocoli e guide per il riconoscimento degli
uccelli. Grazie alla sue molteplici attività ed ai
Il Prof. Ali El Hili
suoi contatti con le autorità, fu in grado di fermare i massacri causati dalla cattura, il traffico
e la distruzione dei rapaci a Capo Bon, noto e
privilegiato corridoio migratorio degli uccelli.
Tuttavia, la sua più grande “battaglia” fu quella
per la protezione della popolazione tunisina
dell’Ubara (Chlamydotis ondulata) massacrata
dagli emiri dei paesi del Golfo.
Le attività del Prof. Ali El Hili non si sono
limitate alla protezione degli uccelli. Come isolano e naturalista, era particolarmente interessato all’ecologia degli ecosistemi insulari. Come
presidente del Comitato Nazionale MAB fino
al 2001, fu in grado di mobilitare la comunità
scientifica per formare un team interdisciplinare
che si dedicò, dal 1978, alla ricerca su tutte le
componenti dell’ambiente naturale: la geologia,
il suolo, le risorse idriche, la fauna e la flora
sia terrestri che marine delle isole tunisine,
in particolare Kerkennah, Zembra e la Galite.
Questi lavori hanno consentito la pubblicazione
di decine di articoli scientifici di alto livello su
vari taxa (molluschi, artropodi, pesci, anfibi,
rettili, uccelli e mammiferi), su varie tematiche
(sociologia, archeologia, geologia, idrologia,
fisiologia, genetica, botanica, ecologia, etc.)
e su svariate problematiche (inquinamento,
antropizzazione, gestione, etc.) e di preparare
relazioni ed expertises sui vari aspetti di questi
ecosistemi. Egli ha anche formato un gran numero di giovani ricercatori che hanno ottenuto
posizioni prestigiose in questi settori. Infatti,
le borse di studio per giovani studenti, i molti
progetti (MAB 7, WWF, Life, etc.) elaborati e
coordinati dal Prof. El Hili e le spedizioni organizzate dal AAO, hanno permesso ad un gran
numero di ricercatori di avere opportunità uniche per condurre ricerche in questi vari ambiti.
Il patriottismo del Prof. Ali El Hili si rivela
nelle sue varie iniziative e nella sua grande
passione non solo nella conoscenza della biodiversità e degli ecosistemi, elementi chiave per
la protezione della natura tunisina, ma anche
nella formazione di competenze tunisine in vari
settori della ricerca scientifica.
Anche se è difficile censire tutti il lavori svolti
dai ricercatori tunisini nel quadro delle iniziative
e dei progetti coordinati dal Prof. Ali El Hili nelle
sue molteplici funzioni e responsabilità (Preside
della Facoltà di Scienze di Tunisi, Direttore
Generale della Fondazione nazionale per la
ricerca scientifica, Presidente del Comitato
MAB, presidente della AAO, etc.), è chiaro
che questi lavori hanno portato ad una migliore
comprensione della biodiversità, delle risorse
6
naturali e del patrimonio culturale della Tunisia.
In questo contesto, gli studi sugli ambienti
insulari, le conoscenze sugli ecosistemi sensibili e le azioni condotte dal Prof. Ali El Hili
hanno contribuito notevolmente alla istituzione
dei parchi nazionali di Zembra, dell’Ichkeul di
Chambi e di Bou Hedma ed è grazie ad una
sua iniziativa, nella sua qualità di presidente
del Comitato Nazionale MAB, che questi parchi nazionali sono stati classificati nel 1997
dall’UNESCO-MAB Riserve della Biosfera,
considerando che la Tunisia, fino ad ora, è
l’unico paese arabo che ospita quattro Riserve
della Biosfera.
Inoltre, le numerose partecipazioni del
Prof. Ali El Hili a riunioni organizzate da vari
dipartimenti, agenzie e organizzazioni in relazione all’ambiente (Ministero dell’Ambiente,
Agricoltura, DGF, APAL, ANPE, etc.) ed a
varie commissioni di lavoro e di riflessione sono
sempre state caratterizzate dalla rilevanza dei
suoi interventi che spesso disturbavano i burocrati, ma il cui impatto è stato spesso determinante nell’orientare le scelte e le decisioni. A
livello internazionale, la sua partecipazione alla
Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente
e Sviluppo (Rio de Janeiro, 1992) è stato un
evento eccezionale in seguito al quale egli ha
pubblicato un importante articolo che esprime il
punto di vista dei paesi del Sud (a fianco di un
colloquio con Francisco di Castri) sulla rivista
“la Recherche” nel settembre 1992.
Le conoscenze acquisite dal Prof. Ali El Hili
nel campo della ornitologia ed ecologia, non
solo come un dilettante, ma come un vero e
proprio specialista partecipando egli stesso a
vari lavori di ricerca sul campo, o esaminando
una ricca letteratura antica e recente su vari
aspetti della natura e del patrimonio culturale
(inclusi gli storici arabi e cronisti del Medioevo),
o al fianco di eminenti ricercatori e specialisti
tunisini e stranieri di varia provenienza, gli
hanno permesso di pubblicare diversi articoli
scientifici sulla avifauna, di contribuire alla
stesura di un importante libro sugli uccelli della
Tunisia, di scrivere un gran numero di relazioni
ed expertises, di redigere una guida dei nomi
di uccelli e animali selvatici in arabo, frutto di
una ricerca molto dettagliata e minuziosa ed
inoltre di organizzare e partecipare a numerosi
seminari scientifici nazionali ed internazionali
con delle comunicazioni e delle conferenze
su argomenti spesso inediti. Nel campo
dell’educazione ornitologica ed ambientale,
ha elaborato un gran numero di manifesti e
di materiali audio-visivi. Ha anche allestito una
fototeca che illustra tutti gli ecosistemi tunisini
dall’estremo nord all’estremo sud nella loro
diversità biologica. Questa ricca produzione
oggi è un vero e proprio patrimonio che merita
di essere tutelato e valorizzato.
Per il suo patriottismo, la sua intelligenza, le
sue idee, la sua lungimiranza, il suo approccio,
la sua saggezza, la sua professionalità, il suo
rigore scientifico, le sue grandi qualità umane,
la sua infinita generosità, la sua modestia, la
sua passione per gli uccelli e la natura, la sua
lealtà e il suo amore sconfinato per la Tunisia
e per la sua terra di origine, il Prof. Ali El Hili
era un uomo eccezionale, un “taxon raro ed
endemico di elevato valore”. Egli diceva spesso: “La fisica, la mia specialità; l’ambiente la
mia passione”. Sarà sempre presente tra noi.
Possa la sua anima riposare in pace.
7
Sistemi evolutivi per
fronteggiare la crisi
di Paolo Pantano
N
egli ultimi anni vi è stata un’evoluzione, un’interazione ed a volte un’integrazione dei
vari sistemi adatti e compatibili per fronteggiare,
o quantomeno smorzare, la crisi sistemica,
e quindi anche economica ed ambientaleclimatica, in atto.
I tentativi di analisi sono stati numerosi ed
articolati e spesso ci siamo soffermati sugli
effetti senza ben valutare le cause che l’hanno
scatenata, ma ora vi è il pericolo contrario,
cioè di accanimento diagnostico, vi è quindi
la necessità, oltre alla doverosa e razionale
ricerca, quantomeno di accompagnare i punti
di criticità, o, meglio ancora, di mettere in atto
rimedi e soluzioni.
Le considerazioni qui di seguito esposte
cercano di tener conto di quanto sostenuto,
del dibattito ancora in corso e delle possibilità
e delle opportunità concrete per arginare la crisi
e costruire una ripresa possibile ed efficace. A
questo proposito, uno dei beni a cui possiamo
affidarci è la nostra creatività ed è su questa che
dobbiamo basarci per introdurre innovazioni che
non portino solo nuove tecnologie, ma anche, e
soprattutto, elaborino nuovi modelli economici
che tengano conto della decrescita dei rendimenti marginali della produttività degli attuali
sistemi di produzione.
CULTURA DELLA SOSTENIBILITà
Per un primo approccio, ci viene incontro il
World Watch Institute, che dedica il suo annuale rapporto alle soluzioni per passare da una
cultura del consumo ad una della sostenibilità.
La nostra Terra è sotto stress, il cambiamento globale dell’ambiente dovuto alle attività antropiche viola ampiamente i limiti della
sicurezza, comporta una perdita continua di
biodiversità ed il ciclo dell’ozono è oltre il limite.
Autorevoli scienziati ci avvertono che siamo
ben oltre i “confini planetari”. Un abitante degli
Stati Uniti consuma, oggi, quanto 2 europei, 6
cinesi, 22 indiani o 70 kenioti. La crescita illimitata ed indifferenziata oltrepassa i limiti fisici del
nostro pianeta. Dobbiamo recuperare il tempo
per riflettere e trovare soluzioni a tutto questo.
Bisogna conoscere bene quale è, in sostanza,
la relazione tra ambiente fisico e comportamenti,
bisogna recuperare la dimensione culturale del
nostro tempo e quale rapporto vi è tra essa e la
sostenibilità del consumo e del bisogno.
Stiamo consumando tutto il capitale naturale che il pianeta ci ha messo a disposizione
ed abbiamo esaurito tutta la capacità di autorigenerazione che il nostro mondo ci dona.
Abbiamo utilizzato tutta l’acqua che si ricarica
nelle falde, l’erba prodotta dai pascoli, i raccolti
delle terre in una folle corsa all’iperconsumo
ed al sovraconsumo e quindi alla distruzione
progressiva del nostro capitale naturale. Il concetto di produzione è stato falsato; si produce
per il consumo non per il bisogno, tutto ciò va
contro le più elementari regole economiche ed
ecologiche.
30 giugno 2014
I calcoli diffusi dal Global Footprint Network
mostrano che gli esseri umani vivono al di là delle risorse ecologiche messe a disposizione dal
nostro pianeta e ricerche aggiornate dimostrano
che il crescente consumo di risorse ecologiche
sta spingendo il mondo sempre più velocemente
verso il deficit ambientale.
Ogni anno il Global Footprint Network calcola l’impronta ecologica dell’umanità. Questa
valutazione viene utilizzata per determinare
come noi, come comunità globale, facciamo
crescere il nostro deficit ecologico annuale, cioè
quando la domanda di risorse inizia a superare
le disponibilità rinnovabili naturali. Allo stato
attuale l’umanità eccede nell’uso della sua carta
di credito ecologica e può farlo solo liquidando
il capitale naturale del pianeta. Continuare su
questa strada porta all’esaurimento di risorse
come le foreste e le terre agricole sulle quali si
basa tutta la nostra economia.
L’Overshoot (il sovraconsumo) é stato
definito “il più grande problema che dobbiamo
affrontare”. Pur essendo ancora poco noto al
pubblico, le cause e gli effetti dell’overshoot
sono tanto semplici quanto significativi. In ogni
dato anno, se l’umanità consuma più cibo di
quanto produce, ha bisogno di dar fondo alle
riserve; se gli alberi vengono tagliati più velocemente della loro ricrescita, le foreste diventano
più piccole dell’anno prima. Il consumo di risorse
dell’umanità cresce, e, di conseguenza, il nostro
stile di vita attuale sta esaurendo il capitale
naturale terrestre, e ciò rappresenta una seria
minaccia per il futuro dell’umanità. Attualmente,
l’impronta ecologica dell’umanità é almeno del
35% più grande della biocapacità del pianeta.
In altre parole c’é bisogno di un anno e quattro
mesi affinché la Terra rigeneri ciò che usa in
un singolo anno. Ogni anno, a partire dalla
metà degli anni ‘80, il nostro deficit ecologico
ha contribuito ad aumentare il debito ecologico
globale. Uscire dal debito e fermare il sovraconsumo significa riportare la domanda entro
livelli sostenibili per il nostro pianeta. Mezzi
di valutazione come l’impronta ecologica, che
confronta la nostra domanda con le capacità
naturali di fornire risorse, ci possono aiutare
ad equilibrare il nostro bilancio ecologico, che
possiamo soddisfare riducendo la domanda,
consumando meno risorse pro-capite, incrementando l’efficienza nell’uso delle risorse,
incrementando gli ecosistemi strategici per i
rifornimenti. Intraprese insieme queste azioni
possono aiutarci a proteggere sia la biodiversità,
che a fermare il sovraconsumo.
GREEN ECONOMY e BLUE ECONOMY
Secondo l’economista Luciano Gallino,
l’economia della sostenibilità necessità ancora
di percorrere molta strada se vuole contrastare
efficacemente i problemi ambientali, fra cui il
Grifone
riscaldamento globale.
Dalla green economy partono delle proposte per uscire dalla crisi che fronteggiamo
da alcuni anni e che continueremo purtroppo a
combattere: ecoinnovazione; efficienza energetica ed eco-riqualificazione edilizia; sviluppo
delle rinnovabili; gestione e riciclo dei rifiuti;
bioagricoltura; mobilità sostenibile. Sono queste
le macroaree di intervento. La green economy
è un processo reale ormai in corso. L’inerzia
di vecchi e consolidati modelli di produzione e
consumo influenzano, purtroppo, ancora gran
parte dei decisori politici, che stentano a capirne
la potenzialità. Eppure, la green economy è uno
dei pochi settori in crescita, e non solo in Italia.
Graziano Pini, in un recente saggio, afferma
che la blue economy può essere considerata
in parte un’evoluzione della green economy ed
offre delle opportunità con la creazione di nuove
imprese e nuovi posti di lavoro. Gunter Puali,
il fondatore della blue economy, ha previsto in
10 anni, 100 innovazioni e 100 milioni di nuovi
posti di lavoro ed asserisce che la blue economy
affronta le problematiche della sostenibilità al di
là della semplice conservazione, lo scopo, infatti,
non è investire di più nella tutela dell’ambiente,
ma di spingersi verso la rigenerazione, affinché
tutti possano beneficiare dell’eterno flusso di
creatività ed abbondanza della natura. E’ un
sistema di pensiero e di azione complesso in
cui la dimensione economica della proposta
parte sempre dal livello sociale e globale della
condizione della persona, sia dei paesi dove
avviene la produzione, sia dei paesi ove avviene il consumo di beni prodotti. Non si basa
solo sull’innovazione, ma anche su nuovi modelli produttivi che cambiano il nostro modo di
guardare alla produzione, alla distribuzione e ai
consumi. I prodotti migliori devono essere anche
i più economici. Anni fa alcune piccole aziende
innovatrici iniziarono a sostituire i tensioattivi
petrolchimici con ingredienti biodegradabili: gli
acidi grassi dell’olio di palma. Ben presto tutti i
maggiori produttori cavalcarono la biodegradabilità con il risultato che grandi aree di foresta
pluviale furono convertite a colture intensive di
palma da olio distruggendo l’habitat dell’orango,
dello scimpanzè e di moltissime altre specie,
che in pochi anni sono risultate a serio rischio di
estinzione. La palma produce frutti che hanno un
nocciolo duro ed una polpa morbida composta
per il 40-65% da olio. L’olio ricavato è inviato in
occidente e bruciato in centrali a biomassa per
ricavare energia elettrica incentivata con tariffe
promozionali nate per sostituire petrolio, metano
o carbone. Insomma alla fine, l’energia “pulita”
dell’Occidente è responsabile della distruzione
della foresta pluviale indonesiana, che assorbe
fortemente le emissioni di anidride carbonica, e
in più pregiudica la sopravvivenza dell’orango.
L’uso perverso dei CDM (clean devolement mechanism) previsto dal Protocollo di Kyoto segue
un percorso, ancora più inquietante. Il CDM
consiste nell’applicazione di tecnologie a basso
impatto nei paesi in via di sviluppo, con la finalità
di ridurne le emissioni. La riduzione conseguita è
riconosciuta a chi realizza il progetto e ne ricava
un attestato che certifica il risparmio di emissioni
di anidride carbonica, che può essere “venduto”
sul mercato. Questo certificato, denominato
CER (riduzione certificata delle emissioni), vale
una tonnellata di biossido di carbonio. In questi
anni i “cacciatori del verde” stanno intercettando
discariche esaurite dell’Africa, per la costruzione
di generatori di biogas. Per questo si elabora un
progetto, magari parzialmente finanziato con
fondi internazionali, e lo si invia per l’approvazio-
Grifone
30 giugno 2014
ne agli organismi competenti internazionali che
si occupano di cambiamenti climatici. I certificati
CER sono venduti a qualche proprietario di acciaierie, centrali termoelettriche, impianti chimici
o cartiere: insomma, tutte quelle lavorazioni che
sono per legge costrette a ridurre le emissioni.
Acquistando il CER “prodotto” in Africa l’imprenditore può continuare a emettere una pari
quantità di biossido di carbonio, avente come
limite solo quello fissato dal cosiddetto Piano
Nazionale delle Autorizzazioni. Il CER potrebbe
anche essere trattato come una speculazione
finanziaria: un Fondo speculativo concentra
gli acquisti di CER per trattenerli e decidere di
farne crescere il prezzo, stabilendo poi quando
metterli in vendita per massimizzarne il guadagno. Questi CER sono supportati da contratti di
garanzia, esattamente omologhi ai CDS (Credit
Default Swap) dei titoli pubblici.
Ciò che acquistiamo deve contribuire alle
esigenze di tutti; i prodotti e i servizi che acquistiamo regolarmente devono contribuire alla
costruzione di un capitale umano e creare nuovi
posti di lavoro. È un approccio completamente
nuovo di cui abbiamo urgente bisogno. Oggi
tutto quello che i governi e le dirigenze riescono
ad immaginare sono austerità e tagli dei costi,
ma tutto questo non è sostenibile.
Dobbiamo evolvere, come fa la natura.
Questo è il messaggio che viene dalla natura.
La natura è un’incredibile fonte di ispirazione
perché dimostra che col tempo è sempre possibile evolvere verso il meglio. In natura tutti
contribuiscono al meglio delle loro possibilità
e se parliamo di materie prime non esistono
scarti o inquinamento. O meglio, ciò che è
scarto per qualcuno è sempre materia prima
e fonte di energia per qualcun altro. In questo
modo ci rendiamo conto che possiamo sfruttare
a cascata nutrienti, energia e materiali. La natura dimostra come semplificare il modo in cui
produciamo e consumiamo. Pensiamo a quanti
apparecchi utilizziamo attualmente, ma che non
servono. La natura insegna come farne a meno.
La natura è basata su un sistema a cascata
interconnesso e insegna a fare molto di più con
meno, ad eliminare anche quello che ci sembra
indispensabile come tutte quelle apparecchiature che continuiamo a utilizzare e gettare via.
Il concetto stesso di rifiuto è un’invenzione
umana. Nei sistemi naturali nessuno produce
qualcosa che non serve a nessuno.
Ci chiamiamo Homo sapiens sapiens, ma
forse dovremmo definirci in altro modo.
Grifone
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Organo Bimestrale dell’Ente Fauna Siciliana
“Associazione naturalistica di ricerca e conservazione”
N. 3/93 reg. stampa - Tribunale di Siracusa
Direttore responsabile Corrado Bianca
Responsabile di redazione Giorgio Sabella
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Paolo Pantano, Alfredo Petralia, Abubaker Swehli, Paolino Uccello.
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Sito: www.entefaunasiciliana.it - E-mail: [email protected]
Realizzazione e stampa:
Incendi, è ora di dire basta
Non possiamo e non dobbiamo assistere inermi alla devastazione del nostro patrimonio boschivo
e naturale. Puntualmente, in Sicilia, ogni stagione estiva vanno in fumo migliaia di ettari di aree
protette ed aree boschive senza che nessun responsabile di questi reati venga assicurato alla
giustizia. Non è possibile che, a fronte di migliaia di roghi dolosi, i delinquenti che compiono
questi reati non paghino. Coloro che compiono questi reati devono essere considerati alla pari
dei mafiosi, o degli assassini e come tali vanno perseguiti. Perché tutto ciò non avviene? Perché
non c’è un coordinamento interforze atto a reprimere questo reato? Eppure i danni derivanti
dagli incendi sono incalcolabili, sia dal punto di vista ambientale che economico. Altro aspetto
del problema è quello di individuare le responsabilità politiche di chi, con una discutibilissima
riforma del personale della Forestale, ha reso impossibile attivare in tempi ragionevoli il servizio
antincendio (dal 15 maggio), così come previsto dalla L.R. 14/2006. Questo servizio di fatto
è iniziato impiegando una piccola parte del personale solo a fine giugno, quando gli incendi
hanno già percorso gran parte del territorio ed utilizzando per lo spegnimento solo mezzi aerei
costosissimi. Bisogna individuare i responsabili di questi ritardi che hanno lasciato incustodito
il territorio regionale. Non possono pagare sempre i cittadini onesti che si vedono incenerire il
proprio territorio. È ora che vengano individuati i responsabili e che finalmente qualcuno paghi
per i danni subiti. Chiediamo che la tutela del patrimonio boschivo e naturale venga inserita fra le
priorità dell’agenda politica regionale e che, qualora ce ne fosse bisogno, anche le associazioni
ambientaliste, con propri uomini e professionalità, possano dare il loro contributo, così come
previsto dal progetto regionale “Guardaboschi” basato sul volontariato ed a costo zero, soppresso senza motivazione, forse perché stava dando dei risultati nella prevenzione degli incendi.
Il Segretario Regionale
Corrado Bianca
Due Elle Grafica & Stampa - SR - [email protected] - Tel. 339 7708276
Sarà effettuata, anche quest’anno, dall’Ente
Fauna Siciliana in collaborazione con l’Ente
gestore della R.N.O. “Oasi Faunistica di Vendicari”, il Dipartimento Regionale Azienda Foreste
Demaniali, la ricerca per l’accertamento della
ovodeposizione negli arenili di Vendicari di Caretta caretta.
La ricerca, che viene svolta dal 1994, sarà
effettuata dai volontari dell’Ente Fauna Siciliana
in collaborazione con il Dipartimento di Biologia
“M. La Greca” dell’Università di Catania e la
Stazione Zoologica “A. Dorhn” di Napoli, che
curano l’aspetto scientifico e l’elaborazione dei
dati rilevati.
Il progetto di ricerca si svolgerà dal 1° luglio
al 15 settembre 2014 e consisterà nella perlustrazione mattutina degli arenili della Riserva
Naturale di Vendicari.
Oltre alla perlustrazione degli arenili, verranno effettuate misurazioni della temperatura
dell’aria, del suolo e dell’acqua, con la necessaria strumentazione tecnica messa a disposizione
dall’Ente Gestore.
Hanno collaborato a questo numero
- Salvatore ARCIDIACONO, Segretario Sezione di Catania,
E.F.S.
- Longino CONTOLI AMANTE, già Docente Università della
Tuscia di Viterbo, Ricercatore del CNR.
- Marco MASTRIANI, Segretario Sezione di Siracusa, E.F.S.
- Said NOUIRA, Université el Manar de Tunis, Tunisie.
- Paolo PANTANO, Consigliere Regionale E.F.S.
- Alfredo PETRALIA, Consigliere Regionale E.F.S.
- Maurizio SIRACUSA, Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche ed Ambientali, Università di Catania.
- Ignazio SPARACIO, Managing editor Biodiversity Journal
- Emanuele UCCELLO, Direttore della Biblioteca Naturalistica
“Bruno Ragonese”.
9
30 giugno 2014
Recensioni
a cura di Corrado Bianca
Titolo
Autore
Editore
Pagine
Anno
Dizionario dell’estinzione
Giuliano Cannata
Nda Press
296
2012
Futuro dell’umanità, ecologia,
evoluzione: sui due recenti
libri di Cannata
L
a gattina in calore (93-94) non
sa di Cannata; invita i maschi (che esplorano il suo territorio) con richiami odorosi
ed acustici; alla fine del periodo, prima di
affrontare una gravidanza ardua, stentata
e perigliosa, spesso eroica, potrà essere
incinta da padri tutti differenti ma, o singoli
esploratori o vincitori di zuffe, o furbi opportunisti, di norma non sconfitti; così, la
selezione si concilia con la diversificazione
delle proposte evolutive della prole.
Due libri a raffica, molto… uguali,
del prof. G. Cannata: “Si spegne signori
si chiude” e “Dizionario dell’estinzione”
[fra le pagine di quest’ultimo], dal titolo
non rispondente al testo, che non ha la
praticità concreta ed operativa del dizionario, né un’analisi ecologica e genetica
quantitativa, necessaria quando si tratti di
estinzione.
Richiesto, ne ho riferito al Consiglio
scientifico di Legambiente; torno sull’argomento per senso di dovere; per me, il
nostro ambientalismo esige una corretta
informazione, per una vera cultura popolare dell’ambiente, da secoli carente in
Italia ed oggi più che mai essenziale, per
una vera uguaglianza e, in fondo, per la
stessa democrazia.
Cannata dagli anni ’90 ad oggi, passa
dalla constatazione del rallentamento della
crescita demografica mondiale all’ipotesi
che ciò preluda ad una diminuzione demografica, all’ipotesi della probabile estinzione della nostra specie, in un volo molto più
pindarico che pitagorico. L’autore (il quale,
peraltro, invoca (sic!) una “… conoscenza
… rigorosa, senza confusioni verbali …”);
si concede personalissime definizioni di
termini che dall’origine hanno, per i competenti, un ben preciso contenuto concettuale, ardite e forse indebite equivalenze
[la “… non crescita …” vuol dire ”… lo stato
stazionario …” ?], un continuo, ossessivo
richiamo ad un’antropologia “culturale” che
sfiora l’antropocentrismo, sino a lasciarsi
sfuggire accenni verso la “razza superiore”
ed il ”superuomo”; persino la citazione ed
interpretazione incompleta, o discutibile,
dei classici da Lucrezio a Monod, per il
quale “necessità” è, invero, il vaglio selettivo.
Varie asserzioni in campo genetico, etologico, ecologico, evoluzionistico mancano
di adeguati dati, strumenti metodologici
(dalle apparenti venialità – Homo senza
maiuscola – a molto di più) e concettuali
e, insomma, di un’analisi scientifica seria
(l’incorretta lettura di termini e concetti
come “carrying capacity”, ”autopoiesi”, la
… disinvolta, personalissima accezione di
sistema dissipativo, di istinto, di selezione
ecc).
E poi: gran parte dell’antiselezionismo
di Cannata sembra poggiare su gatte,
gattoni e gattini; ma…selvatici o domestici
o … liberi cittadini? Anche in questo caso,
se non un solo “… maschio dominante …”,
di norma vi sono alcuni maschi subordinati
senza prole; in generale, in biologia, mai
dire “mai” o ”sempre”…!
Opera, di fatto, letteraria (forse, non
so, anche d’arte letteraria) cui tutto pare
concesso.
Così (fior da fiore), Cannata sogghigna
con sufficienza verso il “… buonsenso della
biologia …”, i “… bravi neopositivisti …”,
i ”… neodarwinisti …”, ”… certi etnologi
…” ecc.; ignora che, in biologia, mai dire
“mai”, o “sempre”; confonde il benessere,
l’opulenza ed il divertimento con la felicità;
afferma che “Tutti i problemi di ingiustizia,
di scarsità, di bisogni insoddisfatti, di sottosviluppo che affliggono il mondo sono già
stati risolti, e per sempre, a livello tecnico
e di risorse” e “… non vale più la pena di
dover battersi .. contro molte delle ingiustizie … e degli sprechi, e gli abusi …” e che
“La guerra è d’un colpo impossibile.” Rivela
che “la vita è solo nel futuro” e che “il tempo
senza uomini non ha dimensione reale”;
rinunzia persino alla comprensione razio-
Grifone
nale dei fenomeni (“… niente … autorizza
… a cercare ragioni strutturali per una realtà
culturale …”); azzarda la diagnosi di una
“… fine di emigrazioni massice …” ecc. …
Ma i testi di Cannata, caratterizzati
da avverbi enfatici e recisi, da asserzioni
drastiche, magniloquenti, ampollose, apodittiche, tanto da non ammettere replica e,
già solo per questo, non molto scientifiche,
potrebbero poi disinformare il lettore ambientalista medio.
Circa il suo tema: “Si tratta, da qualsiasi
punto di vista, del fatto più rivoluzionario
della storia umana, di tutte le storie … Il fatto
mio personale … di averlo … descritto già a
partire dal 1990 …”: Un po’ di presunzione?
Di norma, le specie assestano, dopo un po’,
la crescita intorno alla “K”. Il fenomeno, in
senso ecologico, è quasi un’ovvietà; tutte le
popolazioni di successo, incontrano, prima
o poi, un qualche fattore limitante che ne
rallenta prima, e ne arresta la crescita.
Un calo demografico non è sinonimo
di tendenza all’estinzione; può esserlo di
livellamento verso la capacità portante
dell’ambiente.
Cannata valuta “la diminuzione” in
base ai soli numeri di individui, mentre, in
ecologia, contano assai di più le biomasse
e, soprattutto, l’impatto funzionale (ad es.
energetico) sull’ambiente. Per Cannata la
diminuzione può mitigare l’impatto ambientale antropico; ma questo dipende soprattutto dalla cosiddetta “impronta ecologica”;
in vari taxa un calo numerico si è accompagnato ad un crescente impatto sull’ambiente, tramite aumento delle dimensioni.
Gli uomini, oggi, stanno di continuo incrementando il proprio impatto individuale
e globale sulla biosfera. Almeno per ora, in
tal senso, non si può parlare di diminuzione.
Peraltro, l’attuale crisi di estinzione
accelerata ad opera dell’Uomo non significa affatto che tutte le specie non “…
asservite…” siano state ”…cancellate od
estinte…”; rassegnarsi a tale ipotetico fatto
compiuto può voler dire non lottare più per
la difesa della biosfera non antropizzata.
Cannata sembra affermare che la “CO2”
da sola esprima l’impronta ecologica, dimenticando l’uso dell’energia e delle sue
fonti, l’antropizzazione del territorio, lo
sfruttamento dei mari, le alterazioni ecologiche ecosistemiche e tassonomiche (e. g.:
estinzioni), la distruzione della biodiversità
ecc. Anche ammesso, e non concesso, che
la produzione di CO2 pro capite diminuisca,
ciò non comporta affatto, di per sé, il calo
dell’impronta ecologica.
Ancora: Cannata cita “…la copertura
vegetale … in crescita strutturale…”, ma
tale espressione è troppo generica, dal
punto di vista ecologico; mettere insieme
foreste primarie e piantagioni artificiali
iperproduttive, più dannose che utili alla
biosfera, significa cadere nella trappola
pubblicitaria delle compagnie produttrici di
Grifone
30 giugno 2014
10
polpa da carta, olio di palma, ecc.
Un aspetto particolarmente cruciale in
Cannata: l’approccio semplicisticamente
monolitico verso “l’Uomo” e ”l’umanità”,
trascurando le differenze e disuguaglianze
tra i popoli, risulta, a ben vedere, del tutto
incompatibile con un’interpretazione evoluzionistica, per me fondamentale, dell’Uomo
e del suo ambiente.
Egli, non potendo negare l’evoluzione, l’annega nell’onnipotenza di un …
caso - senza - necessità, attraverso rigide
posizioni antiselezioniste (in chi ha pure
contribuito a “Dalla parte di Darwin” …!)
che “griderebbero vendetta” al cospetto
dello stesso.
Il ruolo della selezione naturale circa
l’evoluzione è confermato invece da un
secolo e mezzo di ricerca evoluzionistica
seria; senza il ruolo del vaglio ambientale
non si può comprendere scientificamente
l’evoluzione; quale che sia la fonte di variabilità, la selezione naturale resta l’unica
forza orientativa credibile e non finalistica
dell’evoluzione.
Cannata sembra associare il concetto
di selezione a quello di finalismo; è un
equivoco nel quale sono caduti in parecchi, favorito anche dalla scelta darwiniana
di un termine un poco ambiguo (al quale
fece appunto seguire l’aggettivo “naturale”),
nonché da esempi di selezione artificiale; ciò ha ingenerato sino ad oggi molta
confusione nonché ottuse e tragiche strumentalizzazioni, come quella nazista; la
selezione naturale si distingue da quella
artificiale proprio per non essere finalizzata,
ma rispondente ad obbiettive caratteristiche
ambientali.
Circa, poi, la nostra specie, i meccanismi evolutivi stocastici valgono ben poco,
soprattutto in un mondo globalizzato, ove
l’isolamento, non solo genetico, ma soprattutto culturale non esiste più.
Cannata sinonimizza la selezione naturale e la selezione sessuale, che non fa
parte solo del vaglio ambientale, ma pure
del riconoscimento specie – specifico.
Cannata, con robusto ottimismo di fondo (nonostante le apparenze del titolo e
del testo, come acutamente rileva Vittorio
Cogliati Dezza), negando l’aumento, sulla
biosfera, dell’impatto antropico, esorcizza
in fondo i limiti della crescita, quasi che,
tutto sommato, sia un bene che tutta la
biosfera sia destinata a riassumersi nella
nostra specie, con la definitiva esclusione
degli “altri” viventi e degli ambienti per noi
impraticabili; con ciò, sottintendendo che,
se l’ambiente si riassume nell’Uomo e se
questi ha ormai risolto, almeno in potenza,
tutti i suoi problemi, la questione ambientale
è pure in fondo già risolta e non merita più
di tanto la nostra attenzione. Vedendolo
come creazione culturale, rinuncia, in fondo, al concetto stesso di “ambiente” come
entità distinta, altra, pur se non autonoma,
rispetto al vivente; dunque, anche all’ambientalismo scientifico. Il concetto che l’Uomo non faccia parte della natura è implicito
quando si scrive di “… fine dell’evoluzione
naturale…” e ”… esplosione di quella artificiale …”.
La sua visione del rapporto “Uomo –
altra natura”, profondamente idealistica
in senso filosofico, risulta in sostanza
“proprietaria”, nel senso che ci potrebbe
riguardare, dell’altro”, solo ciò che ci interessa: “Questo mondo selvaggio che tanto
amiamo, che tanto ci commuove [… ?! …],
per alcuni aspetti non esiste (abisso marino
nerissimo), per altri non è assolutamente
fruibile, godibile, dagli esseri umani, se non
a patto di artificializzarlo: non è umanitario
[sic!] ”
Sarò retrogrado e banale, ma, per me,
solo accettando l’altro, il diverso, in particolare in chiave ambientalistica, si può evitare
la solitudine ed accettare se stessi.
Longino Contoli Amante
Dal “Giornale
di Bordo”
dell’Associazione
8 maggio 2014
A Siracusa, presso gli Uffici della SOAT,
firmato il progetto su “Itinerari naturalistici
degli Iblei”. Presenti per l’E.F.S. il Segretario Regionale Corrado Bianca, il Vice
Segretario Paolino Uccello e il Consigliere
Regionale Marco Mastriani.
16 giugno 2014
Riunione a Catania, presso l’ex Dipartimento di Biologia Animale dell’Università di Catania, per discutere dei
disegni di legge sui Parchi e le Riserve
Regionali.
Hanno partecipato il Presidente
E.F.S. Pietro Alicata, il Segretario Regionale Corrado Bianca ed i Consiglieri
Regionali Alfredo Petralia, Giorgio Sabella e Marco Mastriani.
2 maggio 2014
Nell’ambito del progetto “Intercultura”
tra il Liceo Statale “M. Raeli” di Noto ed
un Istituto superiore di Istanbul (Turchia),
visita guidata della R.N.O. Vendicari organizzata dall’Ente Fauna Siciliana. Ha
guidato il gruppo il Consigliere Regionale
Fabio Amenta.
3 maggio 2014
Presentazione a Tunisi, presso la
Città della Scienza, del volume che
raccoglie gli Atti del Convegno di Djerba
(Tunisia) del 2012 alla presenza del
Ministro dell’Ambiente della Tunisia. Per
l’Ente Fauna Siciliana erano presenti i
Consiglieri Regionali Alfredo Petralia e
Giorgio Sabella.
3 maggio 2014
Assemblea dei Soci della Sezione di
Noto E.F.S., presso il Centro Informativo
E.F.S. di Noto.
31 maggio 2014
Conferenza, presso il Centro Informativo E.F.S. di Noto, sulla R.N.O. Vendicari
(Cittadella). Ha tenuto la conferenza Pino
Iuvara, Segretario della Sezione di Noto.
4 giugno 2014
Riunione a Palermo, convocata dalla
IVa Commissione Territorio e Ambiente, sui
disegni di legge sui Parchi e le Riserve Regionali. Presente per l’E.F.S. il Consigliere
Regionale Marco Mastriani.
5 giugno 2014
Si riunisce a Palazzo Ducezio di Noto,
il Comitato Scientifico del Premio Marcello
La Greca “Grifone d’Argento”, per la designazione del premiato per l’anno 2014.
16 giugno 2014
Presentazione e firma, a Catania presso
l’Aula Magna del Rettorato dell’Università
di Catania, del progetto “Gettiamo un ponte
di amicizia con i paesi del Mediterraneo”.
17 giugno 2014
Si svolge a Noto, presso il Centro
Informativo dell’Ente Fauna Siciliana, la
conversazione del Prof. Abubaker Swehli
dell’Università di Tripoli, dal titolo “Libia:
ambiente e società”.
22 giugno 2014
Inaugurata presso il Centro Informativo dell’Ente Fauna Siciliana la mostra
fotografica di Pino Iuvara, Segretario
della Sezione di Noto, dal titolo “I miei
amici con le ali”.
25 giugno 2014
Si riunisce a Catania, presso l’ex
Dipartimento di Biologia Animale dell’Università di Catania, la Giunta Regionale
aperta ai Segretari di Sezione ed ai Responsabili di Settore.
11
Attività delle
Sezioni
a cura di
Emanuele Uccello
Domenica 6 luglio 2014
R.N.O. Cava Grande del Cassibile - sentiero “Scala
Mastra Ronna”
(escursione di media difficoltà)
Guida: Marco Mastriani;
Raduno: ore 9.00 c/o Piazza San Giovanni (Siracusa);
Rientro: ore 21.00 circa;
Indicazioni: pranzo a sacco, costume da bagno,
scarpe da trekking;
Contributo: Euro 12 (Euro 11 soci) che comprendono
aperitivo e bagno in piscina;
Info: 347/9585052 [email protected] (sez.
di Siracusa).
All’interno della Riserva Naturale Orientata “Cava
Grande del Cassibile” esistono diversi punti di accesso che consentono di raggiungere il fondovalle costeggiando le pareti della cava. Uno dei sentieri più agevoli
è quello di “Mastra Ronna” che, costeggiando il lato
settentrionale della cava, consente di arrivare fino al
laghetto grande (“Uruvu a campana”), godendo della
bellezza panoramica rappresentata dalle forre del
canyon. Il sentiero, raggiungibile dalla strada provinciale Cassibile-Cugni Stallaini-Canicattini Bagni, inizia
in contrada Cunziaria e fra la vegetazione si inoltra
all’interno della cava. Nel pomeriggio si raggiungerà il
vicino Agriturismo Stallaini per assistere al Workshop
“LAP-IDèO” (scultura in pietra calcarea all’interno di
un’antica cava di pietra, volgarmente “pirrera”) per
poi, al tramonto, fare bagno in piscina con cocktail.
Domenica 13 Luglio 2014
R.N.O. Pantalica – Acque ed acquedotti (I)
(escursione di media difficoltà)
Guida: Concetto Giuliano;
Raduno: ore 8.30 c/o Piazza Melbourne (Floridia);
Rientro: ore 12.30 circa;
Indicazioni: Cappellino, costume da bagno, scarpe
da trekking, acqua, torcia elettrica;
Contributo: Euro 5 (Euro 4 soci);
Info: 338/9595568 [email protected] (sez. di Floridia).
Le profonde valli dell’Anapo e del Calcinara uniscono
la suggestione di antiche e antichissime tracce di storia
ad una sorprendente flora e fauna collinare e ripale.
In questi luoghi, oggi ricchi di biodiversità, sin dal XIII
secolo a. C. si stabilirono popolazioni indigene di immigrazione italica (i Siculi), che qui rimasero isolati a
causa dell’arrivo dei Greci in Sicilia. In questa porzione
dei monti Iblei, denominata Pantalica, forse dall’arabo:
Buntarigah (grotte), oggi riserva naturale, probabilmente tra 1250 e il 700 a. C., si sviluppò una sorta di
stato monarchico autoctono; la grande civiltà indigena
di re Hyblon, che venne comunque in seguito distrutta
dai conquistatori greci lasciando a testimonianza solo
l’immensa e importantissima necropoli, che conta circa
cinquemila tombe. Un’altra importante emergenza archeologica del sito è l’acquedotto Galermi, risalente alla
dominazione greca, fatto costruire dal tiranno Gelone,
utilizzando come mano d’opera gli schiavi cartaginesi
catturati a seguito della vittoria di Imera del 480 a. C.
La grandiosa opera capta le acque dei fiumi Anapo e
Calcinara ed altri piccoli corsi, conducendo le acque
fino alla città di Siracusa, distante oltre 30 km. Si
consiglia il costume da bagno (facoltativo) per i guadi.
Domenica 20 luglio 2014
Noto “Risalita del torrente Santa Chiara”
(escursione di media difficoltà)
Guida: Marco Mastriani;
Raduno: ore 8.30 c/o Piazza San Giovanni (Siracusa);
Rientro: ore 14.00 circa;
Indicazioni: costume da bagno, scarpe chiuse e/o
da fiume;
Contributo: Euro 5 (Euro 4 soci);
Info: 347/9585052 [email protected] (sez.
di Siracusa).
Il torrentismo, o trekking acquatico, è una delle
attività più interessanti e emozionanti che si può
30 giugno 2014
svolgere nei mesi estivi all’interno delle cave iblee.
Nel comprensorio di Noto, alla confluenza della
Cava San Giovanni Lo Vecchio e della valle Santa
Chiara, scorrono le acque del torrente Santa Chiara,
affluente del fiume Asinaro, fra una vegetazione
ripale a platano orientale ed esemplari di macchia
mediterranea.
Lo scorrere dell’acqua ha causato nei secoli l’erosione del calcare, formando delle vere e proprie
marmitte che spesso consentono ai visitatori di poter
fare un bagno circondati dalla natura.
L’alto indice di biodiversità e la loro bellezza rendono
questi luoghi unici e di grande fascino naturale. In
alcuni anni, quando la portata del torrente è abbondante, lungo il percorso si può incontrare una cascata
alta diversi metri.
Grifone
Domenica 17 agosto 2014
Siracusa “Capo Ognina”
(escursione di lieve difficoltà)
Guida: Marco Mastriani;
Raduno: ore 9.00 c/o Piazza San Giovanni (Siracusa);
Rientro: ore 14.00 circa;
Indicazioni: costume da bagno, pinne, maschera
e tubo;
Contributo: Euro 5 (Euro 4 soci);
Info: 347/9585052 [email protected] (sez.
di Siracusa).
Il sito costiero di Ognina (SR), luogo di grande fascino
e bellezza paesaggistica, racchiude al suo interno
importanti testimonianze archeologiche risalenti già
al periodo preistorico. A partire dagli anni ‘60, interessanti studi furono condotti dal noto archeologo
subacqueo G. Kapitaen, il quale ipotizzava che nei
secoli precedenti il livello del mare fosse più basso
rispetto all’attuale, identificando una differente linea di
costa. Di notevole interesse è l’isolotto di Ognina, che,
fra le sue limpide acque, nasconde i resti di una tomba
preistorica della media età del bronzo, con dromos, la
cui volta è franata. La vicina torretta di avvistamento di
Ognina, ristrutturata nel 2002 ed edificata agli inizi del
XV sec. d. C. testimonia l’importanza costiera del sito.
Evidenti tracce della presenza dell’uomo rimangono
visibili sull’isolotto.
Domenica 27 Luglio 2014
R.N.O. Cava Grande del Cassibile – Uruvu tunnu
Scala Castiddanu (II)
(escursione di media difficoltà)
Guida: Concetto Giuliano;
Raduno: ore 8.30 c/o Piazza Melbourne (Floridia);
Rientro: ore 12.30 circa;
Indicazioni: Cappellino, costume da bagno, scarpe
da trekking, acqua, torcia elettrica;
Contributo: Euro 5 (Euro 4 soci);
Info: 338/9595568 [email protected] (sez. di
Floridia).
La Riserva Naturale Orientata Cavagrande del Fiume
Cassibile, ricca di rilevanze paesaggistiche, antropologiche, idrogeologiche, archeologiche e speleologiche,
si estende per circa 2.700 ettari.
L’attraversamento di questo territorio da parte del
fiume Cassibile (l’antico Kacyparis greco) nel corso
dei millenni, ha creato una serie di profondi canyon
con un complesso sistema di piccole cascate e invasi
naturali nel fondovalle, localmente detti uruvi. Uno dei
più spettacolari è il cosiddetto “Uruvu Tunnu”.
Durante l’escursione lo raggiungeremo percorrendo
un vero tratto montuoso della Cava Grande del Cassibile, posto tra i rilievi dei Cugni e di Petracca a nord,
e della Serra Porcari ed i rilievi collinari di Giordano a
sud, in cui le pareti cominciano ad essere molto acclivi,
scoscese e, in certi tratti, anche a strapiombo. Si parte
dal tratto che dai pressi della S.P. 4 (Avola - Manghisi)
incontra una stradina sterrata che conduce ad una
grande masseria abbandonata.
Da questa si arriva ad un cancello (che viene aperto
in estate) dove potremo prendere visione di una
mappa della riserva. Continuando, dopo aver percorso la “Scala Prisa”, incontreremo una piccola diga
di sbarramento da cui parte un’imponente opera di
canalizzazione (saia), costruita nel 1912 e chiamata
appunto “Prisa”, che conduce le acque prelevate dal
fiume in una lunghissima condotta sotterranea lunga
9 km, che costeggia buona parte della Cava Grande
finendo poi in un bacino artificiale di cava ENEL. Si
consiglia il costume da bagno (facoltativo) per attraversare i guadi.
Domenica 14 settembre 2014
“R.N.O. Oasi faunistica di Vendicari, da Eloro a Cittadella dei Maccari”
(escursione di lieve difficoltà)
Guida: Marco Mastriani;
Raduno: ore 8.30 c/o Piazza San Giovanni (Siracusa);
Rientro: ore 18.00 circa;
Indicazioni: pranzo a sacco, costume da bagno,
scarpe da trekking, cappellino;
Contributo: Euro 5 (Euro 4 soci);
Info: 347/9585052 [email protected] (sez.
di Siracusa).
All’interno della Riserva Naturale Orientata “Oasi Faunistica di Vendicari” è possibile percorrere un sentiero
costiero e retro-dunale che consente ai visitatori di
poter visitare da nord a sud l’intera riserva naturale.
Partendo dal confine nord, dove sono visibili i resti
del parco archeologico di Eloro con le fondamenta
dalla torre Stampace, torre di avvistamento costiera,
inizia il sentiero che porta alla affascinante spiaggia
di Calamosche, al complesso della tonnara con la
visita alle ex case dei pescatori (oggi ecomuseo e
centro visitatori), all’impianto dei primi del 1900 per
la lavorazione, conservazione e inscatolamento del
tonno, ai magazzini della tonnara e alla torre Vendicari,
realizzata in periodo spagnolo e di recente ristrutturata. Proseguendo lungo il sentiero si costeggiano
in successione Pantano Grande, Pantano Roveto,
Pantano Sichilli e Scirbia, fino ad arrivare a Cittadella
dei Maccari, che costituisce il confine meridionale
della riserva naturale.
Domenica 3 agosto 2014
Buccheri “Gole della Stretta”
(escursione di media difficoltà)
Guida: Marco Mastriani;
Raduno: ore 8.30 c/o Piazza San Giovanni (Siracusa);
Rientro: ore 14.00 circa;
Indicazioni: costume da bagno, scarpe chiuse e/o
da fiume;
Contributo: Euro 5 (Euro 4 soci);
Info: 347/9585052 [email protected] (sez.
di Siracusa).
Il comune più alto del tavolato ibleo è Buccheri che,
con il Monte Lauro, raggiunge 986 metri sul livello
del mare.
Sul versante nord del paese si sviluppa una valle a
forma di “U”, profonda oltre 100 metri, erosa nei secoli
dalle acque del torrente Mazzarino.
Molte di queste cave si sono formate geologicamente
durante l’ultima glaciazione di Wurm, avvenuta nel
Pleistocene, iniziata 110.000 anni fa e terminata circa
9.700-9.600 anni fa.
La vegetazione ripale è ricca di esemplari di platano
orientale, ormai raro in Sicilia, che riesce a sopravvivere soltanto in alcuni aree molto circoscritte.
Grande emozione suscita il camminare all’interno
di queste gole di calcare, con lo scorrere dell’acqua
che offre scenari di incomparabile bellezza naturale.
Domenica 28 settembre 2014
Parco Regionale dell’Etna - “Sentiero natura Monte
Nero degli Zappini”
(escursione di media difficoltà)
Guida: Marco Mastriani;
Raduno: ore 8.30 c/o Piazza San Giovanni (Siracusa);
Rientro: ore 18.00 circa;
Indicazioni: pranzo a sacco, scarpe da trekking,
cappellino;
Contributo: Euro 5 (Euro 4 soci);
Info: 347/9585052 [email protected] (sez.
di Siracusa).
Il Parco Regionale dell’Etna, con il vulcano attivo
più alto d’Europa, rappresenta certamente una delle
mete più suggestive ed affascinanti che si possano
visitare in Sicilia e in Europa. Nel comune di Ragalna,
sul versante meridionale dell’Etna si apre il sentiero
“Monte Nero degli Zappini”, che fu il primo sentiero
natura realizzato all’interno del parco regionale. Lungo
il percorso di 4 km si possono osservare diversi tipi di
colate laviche antiche e recenti, hornitos, formazioni
boschive naturali e artificiali con esemplari di pini di
particolare bellezza e imponenza. Il sentiero parte dal
pianoro ovest di Monte Vetore a 1.740 metri s.l.m.,
antica bocca eruttiva oggi completamente ricoperta da
pini. Lungo il tragitto si incontra la “Grotta di Santa Barbara”, antica tacca della neve che serviva appunto per
la conservazione e commercializzazione della stessa.
Grifone
Grifone
30 giugno 2014
Etnobotanica. 37
di Salvatore Arcidiacono
Il bastone di
San Giuseppe
M
aria di Nazareth, futura madre di
Gesù, visse nel tempio fino all’età di nove anni.
Successivamente, quando raggiunse i dodici
anni e restò incinta dello Spirito Santo, il sommo sacerdote Zaccaria si adoperò a cercarle
un degno sposo.
Orbene, poiché c’era in prospettiva la
venuta del Re dei re, per il quale era prevista
un’ascendenza regale, egli convocò tutti i
discendenti del sovrano Davide, invitandoli a
venire nel luogo sacro, muniti di un bastone
che avrebbero personalizzato, contrassegnandolo. Il giorno successivo Zaccaria si rivolse ai
convenuti annunziando che l’Altissimo avrebbe
segnalato la scelta facendo fiorire il bastone
precedentemente consegnato. La fioritura
straordinaria interessò quello di Giuseppe,
il quale venne designato padre putativo di
Nostro Signore.
Stante questi fatti, narrati dall’apocrifo
protovangelo di Giacomo, è accaduto che
nella tradizione popolare siciliana siffatta sacra
infiorescenza è stata identificata con quella
dell’Asfodelo mediterraneo (Asphodelus ramosus), alla cui pianta viene perciò assegnato
il nome dialettale di Vastuni di sangniuseppi.
L’Asfodelo mediterraneo è una robusta
pianta erbacea perenne, provvista di un vistoso
ceppo di foglie basali, al centro del quale emerge un asse fiorifero ramificato, recante una
densa e vistosa pannocchia di fiori, con petali
bianchi percorsi da una venatura rosata. Le
radici della pianta sono tuberizzate e ricche di
sostanze amidacee. Essa cresce nelle garighe
e nelle praterie aride, formando vasti popolamenti, aventi uno splendido effetto decorativo.
L’ambiente secco dei luoghi sul quale cresce l’Asfodelo favorisce sovente gli incendi, i
quali distruggono la parte aerea della pianta,
ma lasciano indenni le radici tuberizzate; il che
comporta la immediata rinascita del vegetale.
Da siffatta proprietà rigeneratrice deriva il
nome asfodelos, dato dagli antichi greci alla
pianta ed ai terreni su cui vive: a = non, sfodos
= cenere e elos = valle; cioè “valle di ciò che
non incenerisce”.
Le relazioni fra l’uomo e l’Asfodelo non si
limitano a quelle fitonimiche, finora prese in
esame, ma interessano anche altri rapporti
immateriali ed alcune interazioni materiali.
Intanto c’è da dire come, in Sicilia, fino
ad un passato non eccessivamente lontano,
molta gente che non poteva accedere a costose risorse alimentari, usava cibarsi delle
sue nutrienti radici tuberizzate, dopo averle
nettate dal terriccio, lavate e cotte alla brace.
In effetti, siffatto impiego alimentare non è
stato esclusivo dell’Isola, ma è esteso a diversi
paesi mediterranei.
Da questa destinazione alimentare, congiunta all’amenità delle praterie di asfodeli, è
probabile che sia sorta la leggenda dei Campi
Elisi. Si tratta di un aspetto della mitologia
dell’antica Grecia, in cui c’era il convincimento
12
che le anime dei morti sopravvivessero in un
mondo sotterraneo – l’Ade – e che qui continuassero a nutrirsi. In particolare, in questo
mondo occulto, le anime venivano ripartite
secondo due destinazioni: quelle degli empi
precipitavano nel Tartaro, dove avrebbero
sofferto la fame, e quelle delle persone buone,
che venivano accolte fra le distese di asfodeli,
dette per l’appunto Campi Elisi, dove avrebbero goduto di appaganti visioni floreali cibandosi
delle radici della pianta.
L’appetibilità dei tuberi di Asfodelo non
è limitata agli umani in carne ed ossa, o in
semplice spirito, ma la troviamo anche in certi
animali. Transitando in un’area su cui prospera
la pianta in questione si scorgeranno numerose
fossette nel terreno; sono gli scavi compiuti
dagli istrici con l’intenzione di assaporare il
cibo da loro desiderato.
Ritornando alla nostra Isola, c’è il convincimento, fra i contadini, che l’Asfodelo (detto
anche Purrazzu) possa pronosticare il raccolto
annuale del frumento secondo la seguente
logica: quando la pianta è abbondantemente
fruttificata (‘ngranata) significa che si avrà una
altrettanta allegazione nelle spighe del grano.
Da qui il detto “l’annata si ni va appressu li
purrazza”.
Passando ora agli impieghi materiali, osserviamo che in Sicilia lo scapo che sorregge
l’infiorescenza, precedentemente accennata,
quando secca, può essere usato per ricavarne
particolari turaccioli adatti a tappare il foro del
bummulu (contenitore dell’acqua, in terracotta)
attraverso i quali è possibile bere il liquido in
esso contenuto, oppure chiudere le aperture
delle girbe di pelle di capra (utri) con cui si
trasportava il mosto.
Anche le foglie, che sono piuttosto larghette, trovano una destinazione rurale. Con esse
si fanno le coperture delle cavagne contenenti
la ricotta. Infine, c’è pure un impiego sanitario. Il
succo ricavato dallo schiacciamento dei tuberi
ha alcune funzioni terapeutiche; può servire a
disinfettare le eventuali ferite che colpiscono gli
animali al pascolo, a cicatrizzare le piaghe che
insorgono sulla groppa della bestie da soma
od a sanare i tagli effettuati nella castrazione
dei maiali.
Il 16 giugno u.s. ha avuto luogo, nell’Aula Magna del Rettorato dell’Università di Catania, alla presenza delle massime autorità accademiche, del v. Prefetto di Catania e del delegato dell’Università di
Tripoli, la presentazione del progetto “Gettiamo un Ponte di
Amicizia coi i Giovani del Mediterraneo”, che si propone di
incoraggiare rapporti di amicizia e di fiducia, centrando
l’attenzione sulle giovani generazioni dei paesi che si
affacciano sul mediterraneo, con l’obiettivo di favorire
l’integrazione culturale e contribuire alla costruzione di
un’area di pace e di condivisione tra i popoli che vivono
intorno al “mare nostrum”.
Il progetto consiste nella creazione e nella offerta di borse per stage di studio mirate a sostenere l’accesso di giovani
dell’area sud del mediterraneo ad opportunità di formazione o di
perfezionamento presso dipartimenti universitari o altre istituzioni a
ciò disponibili.
L’Ente Fauna Siciliana è sostenitrice del progetto in partenariato con l’Unione Exallievi di Don Bosco della Salette, il Kiwanis Club
Catania Etna, il Kiwanis Club Mediterraneum e Sud & Dintorni, tutte associazioni catanesi.
Per il 2014 saranno offerte 6 borse-stage di un mese presso l’Università di Catania ad altrettanti giovani laureati dell’Università di
Tripoli (Libia).
Memorandum applicativi sono stati siglati tra le associazioni sostenitrici e l’Università di Catania (per gli aspetti formativi e di studio)
e tra le stesse e l’Ente Regionale per il Diritto allo Studio Universitario di Catania (per l’accoglienza degli stagisti).
Il progetto è implementabile e aperto alla partecipazione di nuovi sostenitori che ne condividano lo spirito e le finalità.