protagonista il design

settembre 2014
protagonista
il design
ELLE DECOR
N.9
settembre 2014 ANNO 25 N. 9 € 4,50 Mensile Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art.1, comma 1, DCB Milano
AUT € 9,30/BE € 8,60/CANADA CAD 27/CH CHF 14/CH. CT CHF 13,50/D € 11,20/E € 8,20/F € 8,50/GR € 8,70/LUX € 7,50/NORWAY NOK 95/PTE CONT. € 8,20/UK £ 7,50/USA US $ 22,95
magazine
internazionale
di design e
tendenze
arredamento
e stili di vita
architettura
e arte
abitare interni d’autore
di ieri e di oggi arredati con
pezzi dei grandi maestri
e creazioni delle nuove firme
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storie italiane
raffinati interiors
per un bistrot milanese/
un’architettura di cristallo
per una maison del lusso/
tendenze
Grafismi a colori per
arredi e wallpaper/
progetti silenziosi/
destinazione
Antoine+Manuel/ graphic designer
CHRISTOPHER JENNER/ designer
Antoine Audiau e Manuel Warosz
si sono incontrati nel 1984 a Parigi e da
allora firmano progetti grafici come
Antoine+Manuel (il loro Cartieroscope
è finito in mostra al Grand Palais).
Per loro l’Italia è: “Un affollamento di
cliché, che però poi scopri essere vivi e
reali nel Paese. E ammirazione beata”.
Un affollamento beato la loro raccolta di
immagini-icona (nel disegno che hanno
creato solo per noi). Per Antoine, “le
case dentro i Sassi di Matera”. Manuel:
“Il leone di piazza San Marco a Venezia,
che peraltro non è italiano”. “La facciata
barocca di Santa Croce, a Lecce.
E il caffè in ghiaccio del Salento”.
Un nome? Per Antoine, Sottsass; per
Manuel, Pirandello. Un oggetto di uso
quotidiano? Le lampade di Castiglioni
per Flos. Un’opera d’arte? I marmi
della Collezione Farnese e le Cappelle
Medicee, a Firenze. E infine i capperi:
o meglio, con raffinatezza da gourmet,
i cucunci. www.antoineetmanuel.com
Per Christopher Jenner, designer inglese
(ma nato in Sudafrica), che è anche
direttore creativo dell’Eurostar, per cui
ha appena progettato la biglietteria a St.
Pancras, unendo Art Nouveau e Victorian
Gothic, lo stile francese e quello inglese,
l’identità italiana è fatta a strati. “Strati
di innovazione, ambizioso saper fare, e
bellezza: un esempio scintillante di tutto
quello che è possibile”. Con intrecciata
anche una sensazione di scoramento
e negatività: “Una mancanza di direzione,
l’idea rinunciataria che il meglio è già
stato, è nel passato. Non è vero, e gli
italiani devono credere loro per primi nel
loro essere speciali: come ci crediamo
noi”. L’Italia in un’immagine? “Dettagli
di architettura, dettagli di decorazione
rubati per strada: il pavimento-labirinto
della Cappella Sansevero a Napoli,
portoni e cupole a Roma (foto, interno
del Pantheon), nel ghetto di Venezia
o piazza Castello a Milano, un muro
floreale nella fabbrica Bisazza a Vicenza”.
www.christopher-jenner.com
il bel paese
28elle decor
christopher jenner
antoine+manuel
di Laura Maggi - ha collaborato Lisa Corva
Un collage di immagini e testimonianze per scoprire come ci
vedono artisti, designer, architetti, chef e scrittori stranieri.
Che cos’è quell’italianità che molti ci invidiano? In che cosa viene
identificata? Che cosa si porta nel cuore chi in Italia arriva
per un breve o lungo periodo, anche di lavoro? Ecco il loro parere
elle decor 29
destinazione
CHEICK DIALLO/ designer
È nato in Mali, ha studiato a Parigi, e traduce l’Africa in
sedie, sgabelli e poltrone. L’Italia per lui è il caffè, e una
caffettiera: “Quella di Aldo Rossi, la Cupola, disegnata
per Alessi, che uso ogni giorno”. Ma anche un’opera
d’arte: Spazio di Luce, di Giuseppe Penone, tronchi
d’albero rimodellati. E “la Vespa, perché in Africa è
così che pensiamo all’Italia (foto). Una voce: Pavarotti.
Due città, Venezia, la magia del romantico, e Roma in
un’icona, il Colosseo”. Ma l’Italia è un modo di essere:
“Mi affascina la passeggiata a fine giornata, per vedere
e farsi vedere; il gusto di apparire, di mostrarsi. Non
a caso, in Africa, essere soprannominato l’italiano
vuol dire aver fama di elegante”. [email protected]
NERI & HU/ architetti
L’italianità per Rossana Hu e Lyndon Neri è anche uno
dei loro ultimi progetti: Mercato, proprio in italiano, il
ristorante disegnato per uno chef stellato a Shanghai,
con un decoro raw, ma ispirato a un vero mercato
italiano. Ma siamo in Cina dove la coppia design vive e
progetta. Molti alberghi (dal superchic Waterhouse Hotel
all’ultimo, il restyled Meridien di Zhengzhou) e collezioni
di arredi tradizionali cinesi reinterpretati, in vendita nel
loro concept store Design Republic. L’italianità per loro
è: “Passione. E un’eredità straordinaria di design, moda
e cibo”. Un luogo, un simbolo? “Un architetto mito e i
suoi lavori: Carlo Scarpa (foto, Tomba Brion). Ma anche
piazza Navona a Roma, e il contrasto vincente tra
Bernini e Borromini”. www.neriandhu.com
Karen Chekerdjian vive a Beirut, dove lavora come designer
e progettista di interior, ma ha studiato a Milano, alla Domus
Academy. L’Italia per lei? “La moka Bialetti. Tutta la cultura
del caffè, in effetti. Sono affascinata anche dal caffè sospeso,
l’abitudine tutta meridionale di lasciare in sospeso, al bar,
un espresso pagato per chi arriva dopo di te e non ha soldi.
Un rito di assoluta modernità”. E dell’Italia ama? “Il cibo. Il risotto,
la pasta: segreti e ricette che ho imparato da amici italiani.
Cucino solo italiano!”. Forse non a caso Karen rimane
in cucina, visto che i suoi oggetti design più amati sono proprio
la rivisitazione, con leggerezza, dei vassoi della tradizione
mediorientale; e uno sgabello, Cookie Paper, ispirato
a un pirottino per cupcake, ingrandito, rovesciato e in oro.
www.karenchekerdjian.com
DANIEL LIBESKIND/ architetto
È lui, l’architetto del Jewish Museum a Berlino, del World Trade Center
post 9/11 a New York, ma il suo nome è legato all’Italia. Perché a Milano
ha vissuto (e la ama, soprattutto i suoi cortili nascosti) e perché a Milano
c’è il suo studio italiano, in aggiunta a quello di Manhattan. Dove si
occupa, con il figlio Lev, di design e di nuove architetture, come la Torre
Libeskind di CityLife e il quartiere business di 350mila mq a Roma, con
albergo, ristoranti e due parchi. L’italianità è “una conversazione con un
tassista napoletano. Ma anche le piccole città, dimenticate dai turisti e dal
tempo, un concentrato di storia e cultura, come Prato”. E un
diagramma: “Quello originale della prima pila (nel disegno) di Alessandro
Volta, perché l’Italia è tutta energia nascosta”. www.daniel-libeskind.com
30elle decor
c. Diallo portrait by alan aubry/cg76 - D. Libeskind portrait by Ilan Besor - gettyimages (3)
KAREN CHEKERDJIAN/ architetto
destinazione
Takashi Murakami/ artista
L’artistar è in scena a Milano, nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale con Il ciclo
di Arhat, dove la sua iconografia di margherite sorridenti e occhi ammiccanti cede
il passo a personaggi affranti, monaci addolorati e spauriti. Il tema della società umana,
a lui caro, dopo gli eventi di Fukushima ha mutato registro e ha scelto l’espressione
del dolore (fino al 7/9, www.comune.milano.it/palazzoreale). Sul tema dell’identità
italiana, se l’Oval Buddha Silver che accoglie il visitatore ricorda la perizia di Benvenuto
Cellini, Murakami sottolinea: “Amo il design italiano, in Giappone gode di grande
rispetto”. Legata all’Italia, è la sua riflessione sulla prospettiva: “In Occidente le si dà
molta importanza nella costruzione di una scena pittorica, è una tra le grandi conquiste
del Rinascimento (nel dipinto, P. della Francesca, La flagellazione di Cristo). In Giappone
abbiamo immagini più statiche che si rifanno allo stile tradizionale giapponese.
Io, mediando tra Est e Ovest, faccio nascere il movimento”. Un peccato di gola Italian
style? Prosciutto dop di Parma! www.takashimurakami.com ✚ elledecor.it
Il suo mondo è il vetro, vetro come Liquid Fusion, che è
anche il titolo del suo recente workshop al Domaine de
Boisbuchet. “Sono un italophile, un italofilo”, dichiara
Haigh, newyorkese, ma nato in Inghilterra. “Per me l’Italia
non è solo stile, design, eccellenza del saper fare, ma è una
vera e propria arena di creatività”. Un nome? “Carlo
Scarpa. Il suo approccio multidisciplinare, la sua continua
esplorazione e sperimentazione con i materiali, specie con
il vetro, per Venini (foto). Per me, grande ispirazione, anche
per quello che riguarda il mio GlassLab”. Ovvero il suo
workshop e atelier itinerante che viaggia in un container,
legato al Corning Museum of Glass. Ma l’Italia è anche un
oggetto… “La moka Bialetti. Ma anche il gusto di un
affogato al caffè, o del gelato al pistacchio. E una Vespa
color pistacchio”. E un sogno: “Portare il GlassLab in
Laguna, su una chiatta da ormeggiare nel regno del vetro”.
www.haigharchitects.com, www.cmog.org/glasslab
TONY MANTUANO/ chef
Ovvero il cuoco di Obama (suo fan dai tempi di Chicago). Ed è
proprio a Chicago che lo chef di origini italiane (nonni calabresi,
precisa) ha riaperto il suo ristorante storico, Spiaggia,
che si aggiunge a Terzo Piano, dentro la Modern Wing
dell’Art Institute della città, un progetto di Renzo Piano. L’Italia
è soprattutto… cibo. “Il più semplice: mozzarella, basilico
e pomodori. E il talento di combinare i sapori: tanto che se
assaggi i pomodori da soli, ti scopri a rimpiangere il basilico”,
dice Mantuano, che a ottobre parteciperà al primo Italian
Food&Wine a Chicago, organizzato da Identità golose a Eataly.
E poi il caffè: “Illy, brand che scegliamo da 30 anni. E le tazzine
d’arte che sono, da Spiaggia (foto), nella coffee room, una
piccola collezione: il display è stato curato da un artista dell’Art
Institute”. Infine, una parola cara agli americani: “Sprezzatura:
l’eleganza con nonchalance che per me è l’Italia, e che
è il dress code del ristorante”. www.spiaggiarestaurant.com
32elle decor
gettyimages (2) - DEA PICTURE Library/Alinari/SIAE - t. mantuano portrait by Galdones Photography (2)
PAUL HAIGH/ architetto e designer
destinazione
ANDRÈ ACIMAN/ scrittore
Dell’autore newyorkese (ma nato ad Alessandria d’Egitto), di cui
è uscito per Guanda l’ultimo romanzo, Harvard Square, l’Italia
è iscritta in filigrana nel suo best seller, Chiamami con il tuo nome.
La storia di due ragazzi in un’indimenticabile estate italiana, in Liguria.
“A Bordighera, che ho amato ancora prima di metterci piede: per un
Claude Monet che mi ha portato fin lì (foto, Ville a Bordighera, 1884)”.
Perché l’italianità è svegliarsi al mare: “E camminare su una spiaggia
italiana, una qualsiasi: questo per me è essere tutt’uno con la vita”.
E un sogno: “Ortigia, in Sicilia, che non ho mai visto, ma che so già
che amerò. E che vedrò quest’anno: il mio viaggio del cuore, dopo
il Festivaletteratura di Mantova. Ecco: se devo visualizzare l’Italia,
è in questi due orizzonti di mare”. Ma per Aciman l’Italia è anche
“intensità. Che è poi la modalità di default per qualsiasi cosa:
dalla rabbia all’amore, dalla conversazione al cibo, all’architettura...
L’understatement non appartiene agli italiani”.
ADRIAN PACI/ artista
MARCIO KOGAN/ architetto
Per il progettista brasiliano, nato a São Paulo, dove ha firmato tra
l’altro il super-esclusivo Hotel Fasano, l’Italia è ammirazione per
il mondo del design: “Abbiamo meravigliose architetture qui in Brasile,
ma la produzione di oggetti design è, purtroppo, quasi inesistente.
Non come in Italia, dove si è affermata come un’industria impeccabile,
precisa, senza difetti. Un mondo di cui essere orgogliosi”. L’Italia per
lei è? “Un nome mito: Federico Fellini. E una nave immaginaria, ma
non meno straordinaria: Gloria N.” (foto). Già il transatlantico del film
E la nave va, del 1983. Sceglie Fellini non a caso, visto che nasce
come regista, e presenta i suoi progetti filmandoli. In modo bizzarro:
ha presentato la Toblerone House di São Paulo attraverso gli occhi
e la prospettiva del gatto del padrone di casa. www.studiomk27.com
PETER DUNDAS/ stilista
Per il direttore creativo di Emilio Pucci, il norvegese nato nel 1969 a
Oslo e dal 2008 alla storica maison, l’identità italiana corrisponde
“allo spirito mediterraneo”. “La identifico con il design, la perizia
artigiana, la storia e una generosità dello spirito. Un mix di caos e
ordine, di temperamento e riflessione”. Un’immagine-icona?
“Roma: per i colori, la luce, l’architettura, il cibo e la gente”. Che
cosa ama dell’Italia? “Mi piace il senso di libertà che si respira.
Sono un Sagittario e la libertà per me è essenziale, come
l’ossigeno. Forse è per questo motivo che amo così tanto lavorare
per una casa di moda italiana. Mi lascia spazio, mi incoraggia
persino a divertirmi nel mio lavoro e a celebrare la vita”.
Nella foto, la scala a doppia spirale elicoidale di Giuseppe Momo
per i Musei Vaticani, inaugurata nel 1932.
34elle decor
a. aciman portrait by sigfrid estrada - M. Kogan by Romulo fialdini - p. dunds portrait by sofia sanchez & mauro mongiello
gettyimages (3) - contrasto
Nato in Albania, a Shkoder, nel 1969, ha firmato l’immagine della Decima
Giornata del Contemporaneo organizzata da Amaci, l’associazione dei musei
d’arte contemporanea italiani, che quest’anno si svolgerà l’11 ottobre:
Greeters, due ragazzi che salutano, un fermo-immagine sul tema del viaggio
e del distacco. Ed è anche alla Biennale Architettura, nel Padiglione Albania:
Potential Monuments of Unrealised Futures. Per lui l’Italia è innanzitutto un
ricordo d’infanzia: “Un amico dei miei genitori mi aveva regalato un vecchio
libro in francese con i disegni di Leonardo da Vinci. Non riuscivo a staccarmi
dalle pagine: guardavo e copiavo i disegni. Forse per me l’italianità è questo:
la rapidità di tratto, e la meravigliosa complessità dei disegni di Leonardo
(nella foto, Studio per la Battaglia di Anghiari, 1503-1504)”. Ma se dovesse
visualizzarla? “Un paesaggio di campagna. E i quadri di Giorgio Morandi; il
suo senso di modestia, ma al tempo stesso la sua ricerca di perfezione”.