Le relazioni tra UE e ECOWAS: Un tour d'horizon 24 March 2014 ABSTRACT This paper analyzes the impact of the action of the European Union on developing countries from the point of view of EU’s influence on the regional integration processes: specifically, it will examine the relations between EU and the Economic Community of West African States (ECOWAS). ECOWAS is an organization considered as one of the pillars of the African Economic Community, founded Author: Liboria Maggio to reach a “collective self-sufficiency” for its member states by creating a trade and economic union. Language: Italian Keywords: ECOWAS EU-ECOWAS relations ISSN: 2281-8553 © Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie LIBORIA MAGGIO Ph.D. in International Economic Law (EuroMediterranean School of Law and Politics, University of Lecce), MA in International Relations. [email protected] Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie 2 1. INTRODUZIONE La costruzione dell’Unione Europea (UE) ha ispirato molti sistemi di integrazione regionale in altre parti del mondo. La “replicabilità” di tale processo è, pertanto, una questione importante e assolutamente attuale. Il “modello UE” è l'unico accordo esistente che si è esteso al di là di obiettivi meramente economici e, inoltre, la politica esterna dell'Unione Europea ha dato priorità al sostegno dell'integrazione regionale al di fuori dei confini europei, soprattutto nei Paesi in Via di Sviluppo (PVS). Pertanto, replicare un modello così complesso, quale quello di integrazione regionale UE, su ampia scala, rappresenta un'operazione complessa da attuare, poiché esso è il prodotto di un contesto peculiare e di una combinazione di particolari condizioni politiche, economiche, sociali -, uniche in Europa e non emerse altrove. In questo scritto sarà analizzato l’impatto dell’Unione Europea sui PVS, dal punto di vista della sua influenza sui processi di integrazione regionale: in particolare, sarà fatta una disamina delle relazioni intercorrenti tra UE e Comunità Economica degli Stati dell'Africa Occidentale (in inglese: Economic Community of West African States – ECOWAS). ECOWAS è un’organizzazione considerata uno dei pilastri della African Economic Community e fondata allo scopo di raggiungere una “collective selfsufficiency”1 per i suoi Stati membri, attraverso la creazione di un’unione economica e commerciale. La costruzione da parte dell’Unione Europea di un sistema di relazioni con gli altri attori della Comunità Internazionale, primi fra tutti quelli delle regioni ad essa più prossime, ha concorso, in modo viepiù fondamentale, alla creazione di un’identità internazionale stabile che fa dell’Unione una cosiddetta “potenza civile”2. “Europa potenza civile” significa che 1 African Union, “Profile: Economic Community of West African States (ECOWAS)”, 18 Novembre 2010, consultabile a: http://www.africaunion.org/Recs/ECOWASProfile.pdf 2 L'origine della nozione di potenza civile è www.istituto-geopolitica.eu l’UE fa, con mezzi peculiari e innovativi, politica internazionale. E ciò avviene attraverso le proprie politiche comuni, da quella commerciale a quella agricola, a quella della cooperazione allo sviluppo; attraverso la promozione di strumenti, diversi dalla guerra, quali la democrazia, lo stato di diritto, la tutela dei diritti umani, lo sviluppo della società civile; la promozione del regionalismo nel mondo, stimolando attivamente l’integrazione, non solo economica ma anche politica e possibilmente democratica degli Stati in macro-regioni del globo. Infine, dal punto di vista della governance internazionale, l’Unione Europea promuove la difesa del diritto internazionale, l’appoggio alle Nazioni Unite, lo sviluppo di istituzioni internazionali virtuose e il ricorso al multilateralismo per la gestione delle relazioni internazionali. tradizionalmente ricondotta ad un breve saggio di François Duchêne del 1973 dal titolo La Comunità e le incertezze dell'interdipendenza. Secondo l’Autore, «l'interesse della Comunità Europea come gruppo civile di paesi dotati di potere economico ma relativamente sprovvisti di forze armate è per quanto possibile quello di addomesticare le relazioni tra gli Stati, comprese quelle tra i proprî membri e quelle con gli Stati al di fuori delle proprie frontiere. Questo significa cercare di dare ai problemi internazionali il senso di responsabilità comune e le strutture di politica contrattuale che sono state in passato associate quasi esclusivamente alla politica interna e non a quella estera». Pertanto, secondo questa accezione, il neoregionalismo, ovvero la «aggregazione economica, commerciale, sociale e politica tra Stati confinanti», costituisce la chiave di volta di questa alterazione dell'anarchia internazionale che, senza implicare uno Stato globale, ipotizza un addomesticamento del rapporto tra Stati che corrisponde ad un replicare in altre regioni del mondo il modello europeo. [cit., Duchêne F., 1973, pp. 1920]. Per un approfondimento, si veda: L. MAGGIO, La politica Euro-Mediterranea nel contesto della Politica Estera di Sicurezza e di Difesa dell’Unione Europea, in S. CAFARO (a cura di), Le relazioni euro-mediterranee. Dai primi accordi all’Unione per il Mediterraneo, ESI, Napoli, 2013, pp. 123-155 (e la bibliografia ivi citata). www.geopolitica-rivista.org Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie 3 2. ECOWAS: COME NASCE E COSA RAPPRESENTA Sebbene ECOWAS sia stata istituita ufficialmente solo nel 1975, ci sono stati diversi eventi che hanno preceduto la firma del Trattato istitutivo a Lagos. All’ex presidente liberiano William Tubman è attribuita l'idea della creazione di una comunità economica dell'Africa Occidentale, la quale condusse alla firma di un accordo tra Costa d'Avorio, Guinea, Liberia e Sierra Leone nel febbraio 1965: tale accordo fu, però, una mera formalità, piuttosto che una chiamata effettiva all'azione3. In seguito, il Generale Gowon della Nigeria ed il Generale Eyadema del Togo riformularono il progetto originale nell'aprile 1972 ed elaborarono una proposta per una nuova organizzazione, la quale venne sottoposta tra luglio e agosto 1973 a dodici Paesi in Africa Occidentale, anche al fine di valutare il loro interesse ed, eventualmente, suscitare il loro sostegno. Il progetto di trattato venne ulteriormente esaminato in una riunione di potenziali Stati membri a Lomé (Togo) nel dicembre 1973, in una riunione di esperti e giuristi ad Accra (Ghana) nel gennaio 1974 ed in una riunione dei Ministri a Monrovia (Liberia) nel gennaio 1975. Infine, il 28 maggio del 1975, quindici Paesi dell'Africa Occidentale riuniti a Lagos (Nigeria) firmarono il Trattato ECOWAS, noto anche come il Trattato di Lagos4. Questi quindici Paesi erano Benin, Burkina Faso (allora conosciuto come Alto Volta), Costa d'Avorio, Gambia, Ghana, Guinea, Guinea-Bissau, Liberia, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria, Senegal, Sierra Leone e Togo. Il Trattato era destinato a promuovere la cooperazione e l'integrazione all'interno di Africa Occidentale ed, eventualmente, istituire un'unione economica e monetaria5. 3 G. DUFRENOT, On the Way to a Single Currency for ECOWAS Countries?, in Revue Grain de Sel, 51, 2011, pp. 9-10; D.E. KODE, Towards A Monetary Union in the Economic Community of West African States (ECOWAS): Prospects and Challenges, 2006, consultabile a: http://wiredspace.wits.ac.za/handle/10539/1748. 4 I protocolli d'intesa furono definiti in dettaglio il 5 novembre 1976, a Lomé. 5 Capo Verde è diventato membro dell’organizzazione a partire dal 1976, mentre nel dicembre 2000 la Mauritania ha deciso unilateralmente di ritirarsi. Il Trattato di Lagos è consultabile a: www.istituto-geopolitica.eu Il 24 luglio 1993 gli Stati membri ECOWAS hanno firmato un trattato rivisto. In conformità con il testo del trattato riveduto, tutte le convenzioni dell’Organizzazione, i protocolli, le decisioni e le risoluzioni fatte sulla base del trattato del 1975 sarebbero dovute rimanere valide ed applicate, ad eccezione di quelle che erano in contrasto con il nuovo trattato. Le revisioni presentate nella versione del 1993 del trattato sono state fatte con i due obiettivi fondamentali di accelerare l'integrazione della politica economica e di migliorare la cooperazione politica. Per accelerare l'integrazione economica, il trattato ha delineato i passi necessari per la creazione di un mercato ed una moneta comuni. Tali obiettivi possono essere raggiunti attraverso lo sviluppo monetario e finanziario della macroregione, la promozione di attività che garantiscano la convertibilità delle monete e l'istituzione di un’area monetaria comune. Per raggiungere l'obiettivo di migliorare la cooperazione politica, il nuovo trattato ha stabilito la creazione di un Parlamento, di un Consiglio economico e sociale e di una Corte di Giustizia ECOWAS, sostitutiva del tribunale esistente e votata a far rispettare le decisioni comuni. Il trattato ha, inoltre, formalmente statuito la responsabilità per gli Stati membri di prevenire e risolvere i conflitti regionali, ulteriormente formalizzata in occasione del Vertice ECOWAS del dicembre 1999, durante il quale l’Organizzazione ha approvato un protocollo supplementare per la creazione di un meccanismo per la prevenzione, gestione e risoluzione dei conflitti, il peacekeeping e la sicurezza6. Anche se gli organi di governo di ECOWAS sono cambiati lungo il corso della sua storia, il trattato del 1993 elenca otto istituzioni: l'Autorità dei Capi di Stato e di Governo, il Consiglio dei Ministri, il Parlamento, il Consiglio Economico e Sociale; la Corte di Giustizia, il Segretariato, il Fondo per la Cooperazione e lo Sviluppo e le Commissioni Tecniche Speciali. Ogni istituzione ha assegnati una serie di compiti e determinati poteri, http://www.comm.ecowas.int/sec/index.php? id=about_a&lang=en L. F. DAMPHA, Nationalism and Reparation in West Africa, L’Harmattan, Parigi, 2003, pp. 119-133. 6 Il “Protocol relating to the mechanism for conflict prevention, management, resolution, peacekeeping and security” è consultabile a: http://www.comm.ecowas.int/sec/? id=ap101299&lang=en. www.geopolitica-rivista.org Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie 4 ma l'Autorità dei Capi di Stato e di Governo è l'istituzione suprema. Sin dalla sua creazione, ECOWAS ha dovuto misurarsi con molteplici sfide politiche, economiche e in termini di sicurezza, derivanti dall’incapacità dei suoi Stati membri di affrontarle singolarmente, in termini di risorse, know-how e sistemi di governance. Infatti, basti pensare che i quindici Paesi che compongono la membership di ECOWAS sono classificati tra i più poveri del mondo e sono caratterizzati da deboli “capacità statali”. ECOWAS è stato istituito principalmente per il raggiungimento di obiettivi economici di «harmonization and coordination of national policies»7; tuttavia, i firmatari del Trattato hanno proclamato di aderire a principi quali «solidarity and collective self-reliance, nonaggression between Member States, maintenance of regional peace, and stability and security»8. Il Trattato, inoltre, invita i suoi membri a perseguire la «recognition, promotion, and protection of human and people’s rights in accordance with provisions of the African Charter on Human and Peoples' Rights», promuovendo, in tal senso, gli obiettivi che storicamente sono stati ricercati dai suoi Stati membri. Principale obiettivo di ECOWAS è promuovere la cooperazione e l’integrazione economica, al fine di creare un'unione economica e monetaria, avente lo scopo di favorire la crescita economica e lo sviluppo in Africa Occidentale. Nell’ambito della membership ECOWAS, bisogna distinguere sette Paesi membri dell’Union économique et monétaire ouest-africaine (UEMOA), un’organizzazione di otto Stati dell’Africa Occidentale costituita nel 1994, avente lo scopo di promuovere l’integrazione tra Paesi che condividono una moneta unica, il CFA franc. In termini di risultati, i Paesi UEMOA stanno lavorando per una maggiore integrazione regionale con tariffe esterne unificate diverse da quelle ECOWAS. Si tratta di un’unione doganale e monetaria che ha avviato politiche strutturali e settoriali regionali, adottate in seguito da ECOWAS. Inoltre, in ambito ECOWAS, vi è una West African Monetary Zone (WAMZ), che comprende un gruppo di cinque Paesi (prevalentemente anglofoni), i quali prevedono di introdurre una 7 Il Trattato ECOWAS è consultabile http://www.comm.ecowas.int/sec/index.php? id=treaty&lang=en 8 ibidem www.istituto-geopolitica.eu a: moneta comune, l'Eco, entro l'anno 2015. WAMZ è stata costituita nel 2000 allo scopo di creare una moneta forte e stabile che possa competere con il CFA franc, anche se l'obiettivo finale prefissato è la fusione di Eco e CFA franc, al fine di dare a tutti dei Paesi dell'Africa Occidentale una moneta unica. 3. ALLE ORIGINI DELLE RELAZIONI TRA UE ED ECOWAS La storia delle relazioni tra UE ed ECOWAS ha avuto inizio nel 1975, anno in cui venne firmato il Trattato di Lagos. Tuttavia, precedentemente alla costituzione di ECOWAS, alcuni dei suoi attuali Stati membri (in particolare Paesi francofoni quali Benin, Costa d'Avorio, Mali, Mauritania, Niger, Senegal e Togo), riuniti nella Associated African States and Madagascar, erano stati attivamente coinvolti in un “regime di associazione”, in base a quanto sancito dal Trattato di Roma del 1957, base giuridica delle relazioni tra ex colonie francesi e belghe con la Comunità Economica Europea (CEE)9. Nel Trattato di Roma, infatti, seppur non ci fosse alcun riferimento ad una politica di cooperazione o di assistenza, erano state introdotte alcune importanti disposizioni: il Titolo IV intitolato “Associazione dei Paesi e dei territori d’oltremare” (ex artt. 131-136 Trattato CEE). In queste disposizioni è possibile intravedere l’origine di alcuni elementi formali e sostanziali che poi si concretizzeranno nei diversi tipi di trattati, di cooperazione e di associazione, attraverso quali la CEE/UE dagli anni ‘60 ad oggi ha condotto la propria politica di cooperazione allo sviluppo. Scopo primario di tali relazioni era la 9 L’articolo 227 (riformulato nel Titolo IV del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea – TFUE – artt.198-204) paragrafo II del Trattato di Roma afferma che: «Per quanto riguarda i dipartimenti francesi d’oltremare, le disposizioni particolari e generali del presente Trattato riguardanti: libera circolazione delle merci, agricoltura (escluso l’articolo 40 paragrafo 4), liberalizzazione dei servizi, regole di concorrenza, misure di salvaguardia (articoli 109 H e 226) e le istituzioni; sono applicabili fin dall’entrata in vigore del Trattato». www.geopolitica-rivista.org Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie 5 necessità di mantenere ed intensificare legami di natura economica e politica, al fine di assicurare all’Europa una posizione di primo piano in un’area strategica quale quella affacciata sul Mediterraneo10. L’inizio di tale processo, si può ricondurre alla Dichiarazione di Schuman del 1950, in cui ci fu il primo riferimento a ciò che diverrà con il tempo la politica di sviluppo della CEE. In questa infatti si manifesta apertamente il desiderio che l’Europa, ancora non esistente come Comunità, realizzasse tra i «suoi compiti essenziali» lo «sviluppo del continente africano»11. La necessità di introdurre il Titolo IV nel Trattato era stata determinata dal bisogno di conciliare la creazione di un mercato comune europeo con i differenti tipi12 di «relazioni 10 Il Trattato di Roma si colloca in un contesto sostanzialmente di stampo coloniale o di recente decolonizzazione e le relazioni a cui si fa riferimento sono, in sostanza, accordi bilaterali preesistenti. In esso però sono da rintracciare in nuce le premesse del dialogo che solo più tardi darà vita a relazioni economiche e politiche formalizzate da una serie di accordi e dalla predisposizione, da parte europea, di una vera e propria “politica mediterranea”. F. MARTINES, La politica di cooperazione allo sviluppo della CEE, in Rivista Italiana di Diritto Pubblico Comunitario, 1991, pp. 403 e ss.; M. HOLLAND, The European Union and the Third World, New York, Palgrave, 2002; M. REISEN, ‘The enlarged European Union and the Developing World: What Future?' in A. MOLD (a cura di), EU Development policy in a changing world; Challenges for the 21st century, Amsterdam; Amsterdam University Press, 2007, pp. 29-65. 11 Dichiarazione Schuman, 9 maggio 1950: «Questa produzione sarà offerta al mondo intero senza distinzione né esclusione per contribuire al rialzo del livello di vita e al progresso delle opere di pace. Se potrà contare su un rafforzamento dei mezzi, l’Europa sarà in grado di proseguire nella realizzazione di uno dei suoi compiti essenziali: lo sviluppo del continente africano». 12 La Francia, nell’ambito generale dell’Unione francese, aveva previsto, come stabilito della Costituzione della Quarta Repubblica, la creazione di Dipartimenti e Territori d’oltremare, facenti parte integrante della Repubblica francese insieme al territorio metropolitano ed i Territori e Stati associati, che invece non ne facevano parte. Questi ultimi infatti erano, i primi, territori in amministrazione fiduciaria www.istituto-geopolitica.eu particolari»13 che gli Stati membri intrattenevano con alcuni Paesi e territori non europei, non ancora indipendenti per il loro passato coloniale. L’art. 131 enunciava i principi guida dei rapporti tra la Comunità e i Paesi associati, elencati in una lista allegata al Trattato. Secondo questo l’obiettivo dell’associazione sarebbe stato «promuovere lo sviluppo economico e sociale dei Paesi e territori e l’instaurazione di strette relazioni economiche tra essi e la Comunità nel suo insieme» e inoltre veniva sottolineato che bisognasse «favorire gli interessi degli abitanti di questi Paesi e territori e la loro prosperità in modo da condurli allo sviluppo economico, sociale e culturale che essi attendono». La cooperazione allo sviluppo della Comunità Europea affonda, pertanto, le sue radici nell’associazionismo14, il tradizionale rapporto creato e utilizzato dalle madrepatrie per preservare l’influenza sulle proprie colonie, pur concedendo diversi gradi di autonomia. Questo aspetto è confermato dalla fermezza della Francia, che, all’epoca, stava organizzando la gestione dei suoi ex possedimenti coloniali e voleva appunto inglobare i propri territori d’oltre mare nella nascente Comunità, la quale aveva preteso l’inserimento di questo insieme di articoli nel testo dell’accordo, come condicio sine qua non per la firma del Trattato. Così, il primo raggruppamento dei Paesi e territori dell’ONU, i secondi, erano Stati indipendenti la cui situazione giuridica derivava, per ciascuno degli Stati associati, specificatamente dall’atto con cui venivano definiti i rapporti con la Francia (art.61 della Costituzione francese del 1946). Tra gli altri Paesi fondatori della Comunità, come Belgio, Olanda e Italia vi erano relazioni che andavano dal legame coloniale, come il Congo belga, a situazioni di autonomia articolari, come le Antille olandesi, fino all’ amministrazioni fiduciaria dell’ONU, situazione della Somalia. È evidente da questa breve descrizione quanto potessero essere differenti i rapporti stabiliti tra le ex potenze coloniali europee e i Paesi che, chi prima chi dopo, erano prossimi all’indipendenza. 13 Art. 131 Trattato CEE. 14 L’associazionismo è presente nella Costituzione Francese del 1946. Vd. supra, nota 11. www.geopolitica-rivista.org Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie 6 d’oltremare, elencati nell’allegato IV del Trattato, comprese principalmente le ex colonie francesi dell’Africa Occidentale ed 15 Equatoriale . D’altra parte, i Paesi del Commonwealth Britannico membri di ECOWAS (Gambia, Ghana, Nigeria e Sierra Leone) non presero parte al programma di cooperazione CEE fino al 1973, anno di ingresso del Regno Unito nella Comunità Europea. Per quanto concerne l'attività delle ex-colonie nel programma di cooperazione comunitario antecedente il 1973, essa era stata caratterizzata da una situazione di “dominio” del programma di sviluppo francese16. In ragione di ciò, l'inclusione dei Paesi del Commonwealth si rese necessaria, stante la preoccupazione britannica di inserire “sotto l'ombrello CEE” le banane e lo zucchero tra le proprie preferenze commerciali speciali e di estendere la propria assistenza ad alcune excolonie, oltre il sostegno bilaterale17. Solo con il Trattato di Maastricht del 1992 viene aggiunto al Trattato della Comunità Europea il titolo XVII, dedicato interamente alla cooperazione allo sviluppo. Nei Trattati istitutivi, infatti, non era prevista l’istituzione di una vera e propria politica comune volta alla promozione dello sviluppo dei Paesi poveri e quindi il Trattato sull’Unione Europea (TUE) apporta un’innovazione di indubbio rilievo. Questa, in realtà, deriva da un’attività di semplice “codificazione” del legislatore, che ha fissato in materia di cooperazione allo sviluppo 15 Con il Trattato di Roma, del 1957, si associarono alla CEE i paesi: dell’Africa Occidentale francese (Dahomay, Guinea, Costa d’Avorio, Mauritania, Niger, Senegal, Sudan, Alto Volta), dell’Africa Equatoriale francese (Cameroon, Chad, Congo francese, Gabon, Ubangi-Chari), gli altri territori francesi (Autonoma Repubblica del Togo, Madagascar, Comorre, Polinesia francese, Algeria, Reunion, Guyana, Martinique, Guadalupe, St.Pierre e Miquelon, Somalia francese, Nuova Caledonia), e Congo, Ruanda-Urundi, Somalia e Nuova Guinea. 16 M. HOLLAND, op. cit., 2002. 17 Commissione Europea, The European Union and the African, Caribbean and Pacific countries (ACP countries): http://europa.eu/legislation_summaries/development/a frican_caribbean_pacific_states/ www.istituto-geopolitica.eu un insieme di norme, risultato di un processo già compiutosi, seppur non terminato. A partire dalla costituzione di ECOWAS nel 1975, le relazioni con la Comunità Europea sono state caratterizzate da intese di politica commerciale e di cooperazione allo sviluppo, così come previsto dagli accordi di partenariato che la Comunità (poi Unione) ha concluso con i Paesi in Via di Sviluppo (PVS) dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP)18. L'ACP attualmente comprende 79 Paesi (48 africani, 16 dei Caraibi e 15 del Pacifico). Tali relazioni sono oggi disciplinate dall'accordo di partenariato ACP-UE firmato a Cotonou (Benin) nel giugno 2000 ed entrato in vigore nel 200319. Altri negoziati correlati comprendono l'Accordo di Georgetown sulla Organizzazione degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (Paesi ACP), l'Accordo di Cotonou, e un Accordo di cooperazione per l'integrazione regionale. Circa un mese dopo la firma del trattato originale nel 1975, ECOWAS è diventata membro del cosiddetto “Gruppo ACP”. Questo Gruppo è stato creato durante i negoziati di Georgetown nel 1975 ed è composto da altre organizzazioni regionali di Stati africani, insieme a quelle di Caraibi e Pacifico. Questo Accordo amplia l'obiettivo ECOWAS di integrazione economica in Africa 18 S. ZOUHON-BI, L. NIELSEN, The Economic Community of West African States Fiscal Revenue Implications of the Prospective Economic Partnership Agreement with the European, in World Bank Policy Research Working Paper 4266, June 2007, consultabile a: http://elibrary.worldbank.org/doi/book/10.1596/18139450-4266; A. OYEJIDE, D. NJINKEN, African preparation for trade negotiations in the context of the ACP-EU Cotonou Partnership Agreement, African Economic Research Consortium (AERC), 2002, consultabile a: http://dspace.cigilibrary.org/jspui/bitstream/12345678 9/32049/1/SP37.pdf?1 19 Si veda, infra, parag. 6 ACP-EEC, Agreement amending the partnership agreement between the members of the African, Caribbean and Pacific group of states, of the one part, and the European Community and its member states, of the other part, signed in Cotonou on 23 June 2000 ACP/CE/2005/en. www.geopolitica-rivista.org Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie 7 Occidentale, attraverso il suo obiettivo di una maggiore integrazione nell'economia mondiale. Il 23 giugno 2000, ECOWAS, insieme agli altri membri del “Gruppo ACP”, ha firmato un Trattato con l'Unione europea (UE) a Cotonou, Benin. Questo Trattato, che è conosciuto come Accordo di Cotonou, ha sostituito la precedente Convenzione di Lomé, un accordo commerciale e di aiuto tra la Comunità Europea e gli Stati ACP20. L'Accordo di Cotonou è entrato in vigore il 1° aprile 2003, sulla base dei quattro principi fondamentali di uguaglianza dei partner e responsabilità delle strategie di sviluppo, la partecipazione, il dialogo e gli obblighi reciproci, la differenziazione e la regionalizzazione. La versione originale dell'accordo ha facilitato l'UE negli scambi con i Paesi ACP, su base non reciproca, il che significa che i Paesi ACP hanno accesso esentasse ai mercati dell'Unione Europea, ma l'Unione Europea paga le tasse per entrare nei mercati dei Paesi ACP. La non-reciprocità a vantaggio dei Paesi africani in Via di Sviluppo entrava, però, in conflitto con le politiche dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). Pertanto, nel 2005, con la revisione dell'Accordo di Cotonou, una disposizione è stata formalmente aggiunta, al fine di sostituire la clausola di non-reciprocità 20 La Convenzione di Lomé è stato il principale strumento di gestione del partenariato tra Comunità Europea/Unione Europea e Paesi ACP dal 1975 al 2000. La Convenzione fu firmata a Lomé nel febbraio 1975 ed è stata rinnovata più volte. Sarebbe più corretto parlare di Convenzioni di Lomé, al plurale, poiché la Convenzione è stata rinnovata diverse volte: Lomé II (1980), Lomé III (1985), Lomé IV (1990), Lomé IV bis (1995). Nel 2000 la Convenzione è stata sostituita dalla Convenzione di Cotonou. Sul tema, si veda: E. GRILLI, The European Community and the Developing Countries, Cambridge University Press, Cambridge, 1993; J.M. PALAYET, Da Lomé I a Cotonou: morte e trasfigurazione della Convenzione CEE/ACP, in Il primato sfuggente: L'Europa e l'intervento per lo sviluppo (1957-2007), a cura di Elena Calandri, Franco Angeli, Milano, 2009; J. RAVENHILL, Collective Clientelism: The Lomé Conventions and North-South Relations, Columbia University Press, New York, 1985. www.istituto-geopolitica.eu in un vero accordo di partenariato economico, a partire dal 200821. L’Accordo di Cotonou deve essere rinnovato ogni cinque anni dal 2000, in conformità con quanto stabilito dal Trattato. ECOWAS e UEMOA hanno, inoltre, firmato un accordo di cooperazione per l'integrazione regionale il 5 maggio 2004, presso la Segreteria ECOWAS ad Abuja (Nigeria). Tale accordo ha lo scopo di migliorare il coordinamento e l'armonizzazione dei programmi ECOWAS ed UEMOA e delle aree di interesse comune. L’accordo, in versione modificata, è entrato in vigore nel luglio 2008. 4. RELAZIONI UE-ECOWAS: MODELLI D’INTEGRAZIONE A CONFRONTO Esiste una certa somiglianza tra ECOWAS ed Unione Europea con riferimento agli obiettivi ed alla modalità di cooperazione per l'integrazione regionale tra i Paesi membri, anche se la storia della loro costituzione differisce alquanto. A differenza del modello ECOWAS, in cui tutti i Paesi membri si sono riuniti in una sola volta (tranne Capo Verde che ha aderito nel 1976) per costituire un accordo economico, sono solo sei i Paesi firmatari originari della Comunità Europea, mentre i restanti 22 Paesi hanno aderito in epoche diverse tramite il processo di allargamento e la strategia di adesione22. Da più parti si è spesso sostenuto che l'integrazione nei Paesi dell'Africa Occidentale sia stata ampiamente influenzata dal processo di integrazione europeo, 21 El H. A. DIOUF, L’Afrique et le droit à la différence dans les négociations commerciales internationales. OMC, APE, intégration régionale, L’Harmattan, Parigi, 2009. 22 O. ALABA, EU-ECOWAS EPA: Regional Integration, Trade Facilitation and Development in West Africa, Trade Policy Research and Training Programme (TPRTP), University of Ibadan, Nigeria A Draft Paper for presentation at the GTAP conference, United Nations Economic Commission for Africa (UNECA), Addis Ababa, Ethiopia, Maggio 2006, consultabile a: https://www.gtap.agecon.purdue.edu/resources/downl oad/2599.pdf. www.geopolitica-rivista.org Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie 8 soprattutto grazie all’impegno attivo dell'Unione Europea, quale esportatrice del suo modello di integrazione regionale23. Una sostanziale differenza tra le due esperienze, tuttavia, risiede nella loro performance nel corso degli anni. Infatti, essa è un portato del livello di sviluppo delle loro membership, ma soprattutto dell’impegno verso il raggiungimento dei propri obiettivi. A differenza di quanto accaduto in ambito UE, l'impegno in ambito ECOWAS è risultato essere molto basso e gli obiettivi prefissati non sono mai stati soddisfatti. Ad esempio, la liberalizzazione degli scambi all'interno della regione ECOWAS è stata generalmente bassa e inefficace24 e lo stesso vale per il protocollo ECOWAS sulla libera circolazione delle persone, il diritto di soggiorno e di stabilimento, approvato nel 197925. Per quasi tutti i Paesi ECOWAS, l'UE è il principale partner commerciale26. Questa forte dipendenza dal mercato europeo è in gran parte dovuta ai legami storici di questi Paesi ed alla natura dei loro scambi commerciali, che spesso ha reso il loro commercio dipendente27. La struttura economica dei Paesi dell'Africa Occidentale è in gran parte dominata dal settore agricolo e da quello minerario. L’agricoltura contribuisce per circa il 25% al PIL subregionale, mentre il settore minerario rappresenta il 23% del PIL; d’altra parte, il commercio costituisce circa il 15% del PIL 28. La maggior parte dei Paesi ECOWAS tende ad essere altamente specializzato nel commercio di alcuni prodotti-chiave come il petrolio e alcuni prodotti agricoli non trasformati, come il caffè e il cotone. ECOWAS è il più grande partner commerciale nell’ambito della cooperazione regionale dell'UE. Essa rappresenta circa il 40% del totale degli scambi regionali UE, considerati per macro-regioni29. Dei quindici Paesi ECOWAS, dodici di essi sono classificati come Least Developed Countries (LDCs), mentre tre sono non-LDCs30. I Paesi non-LDCs della regione sono Nigeria, Ghana e Costa d'Avorio. Questi Paesi, insieme al Senegal, sono quelli che hanno il maggior peso nelle relazioni commerciali con l'UE. Le principali esportazioni dell'Africa Occidentale verso l’UE sono l'olio dalla Nigeria (50% delle esportazioni africane occidentali) ed i prodotti agricoli tropicali (cacao, banane, ananas, legno), per lo più provenienti dalla Costa d'Avorio e dal 23 K. SMITH, European Union Foreign Policy in a changing World, Cambridge Polity Press (2nd edition), Cambridge, 2008; M. OGBEIDI, Comparative Integration: A brief analysis of the European Union (EU) and the Economic Community of West African States (ECOWAS), The Journal of International Social Research Vol. 3 Num. 10 Inverno 2010. 24 UNCTAD, Economic Development in Africa Report: Strengthening Regional Economic Integration for Africa's Development, UNITED NATIONS CONFERENCE ON TRADE AND DEVELOPMENT New York e Ginevra 2009, UNCTAD/ALDC/AFRICA/2009. 25 S. ZOUHON-BI, L. NIELSEN, op. cit., 2007. 26 EUROSTAT, Africa-EU. Economic indicators, trade and investment, 2010. Dati consultabili a: http://epp.eurostat.ec.europa.eu/statistics_explained/in dex.php/Africa-EU__economic_indicators,_trade_and_investment. 27 L. FONTAGNE’ et al., An Impact Study of the EUACP Economic Partnership Agreements (EPAs) in the Six ACP Regions, Commission of the European Union - Directorate General for Trade, Finale Report 2008, N° Trade SPECIFIC CONTRACT N° SI2.453.883 Implementing Framework Contract N° TRADE/05/H3/01/1c, consultabile a: http://trade.ec.europa.eu/doclib/docs/2008/march/trad oc_138081.pdf; C. GREENIDGE, The African Caribbean and Pacific Group of States; Experience of Partnership with the European Union, in M. LISTER (a cura di), European Union Development Policy, Macmillan Press Limited, Londra, 1998, pp. 39-63. 28 ECOSTAT, 2010 Data and statistics - ECOWAS National Accounts, consultabile a: http://www.ecostat.org/en/NationalAccounts/National_Accounts/Tables1.pdf. 29 EUROSTAT, op. cit., 2010. 30 Human Development Report, Overcoming barriers: Human mobility and development, United Nations Development Programme, Palgrave Macmillan, New York, 2009. 5. SISTEMA ECONOMICO E COMMERCIALE TRA ECOWAS ED UE www.istituto-geopolitica.eu www.geopolitica-rivista.org Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie 9 Ghana31, mentre il Senegal è noto esportatore di arachidi32. Per quasi tutti i Paesi, le principali voci di importazione dall’UE sono costituite da attrezzature pesanti, prodotti chimici e tessili, gomma e prodotti della metallurgia. 6. UE-ECOWAS: I NEGOZIATI “EPA” Come accennato in precedenza, le relazioni UE-ECOWAS sono regolate da accordi tra Unione Europea e il gruppo di Stati ACP. Al fine di raggiungere i loro obiettivi, i loro rapporti sono stati storicamente formalizzati da una serie di convenzioni. Per quanto concerne le relazioni UE-ECOWAS, si deve fare riferimento alla Convenzione di Lomé (19752000) e all’Accordo di Cotonou (2000-2020). Le convenzioni di Lomé (1975-2000) sono costituiti da quattro regimi di convenzioni: da Lomé I, firmato nel febbraio 1975 a Lomé (Togo), a Lomé IV, concluso nel 2000. La Convenzione di Lomé è un accordo commerciale e di aiuto tra la CE/UE e il gruppo di Paesi ACP. La prima Convenzione di Lomé è stata elaborata per fornire un nuovo quadro di cooperazione: caratteristica fondamentale è la clausola di non-reciprocità, che consente libero accesso al mercato europeo delle esportazioni ACP, consentire a questi Stati di mantenere barriere tariffarie nei confronti di merci europee. Sono stati, inoltre, introdotti i cosiddetti sistemi STABEX e SYSMIN, progettati per compensare i Paesi ACP per la carenza di proventi dall’esportazione di prodotti agricoli e dall’attività dell'industria mineraria, a causa di fluttuazioni dei prezzi o di fornitura di materie prime33. 31 Commissione Europea, Fact sheet on the interim Economic Partnership Agreements WEST AFRICA: IVORY COAST AND GHANA, Novembre 2011, consultabile a: http://trade.ec.europa.eu/doclib/docs/2009/january/tra doc_142191.pdf. 32 J. BERGTOLD et al., Lomé to Cotonou Conventions: Trade Policy Alternatives for the Senegalese Groundnut Sector, Journal of Agricultural Economics, Volume 33, number 3. 2005. pp. 315. 33 ACP-EEC, 1975 Lome 1 Convention, ACP-EEC Convention 1975. www.istituto-geopolitica.eu La Convenzione di Lomé ha rappresentato un vero e proprio impegno per un partenariato paritario tra Europa e Paesi ACP34. Un’analisi critica dell’accordo/convenzione commerciale, tuttavia, mostra una perpetuazione della disparità di potere contrattuale nelle relazioni tra le due parti. Ad esempio, la clausola di nonreciprocità è sempre stata orientata verso il soddisfacimento degli interessi di esportazione delle imprese europee35 ed il negoziato per la Convenzione di Lomé era esso stesso un riflesso del potere sulle materie prime del Terzo Mondo, che l’UE ha mantenuto pressoché intatto, attraverso il suo accesso privilegiato a questi prodotti, dovuto ai trascorsi coloniali dei suoi membri36. Tuttavia, la Convenzione di Lomé è stata considerata come il segno distintivo della politica dell’UE verso il Terzo Mondo e la più istituzionalizzata forma di dialogo e partenariato. Essa ha segnato una peculiare progressione da un regime di associazione a quello che potrebbe essere chiamato un forum di partenariato e di cooperazione37. È stato anche sostenuto da alcuni studiosi che la Convenzione di Lomé abbia rappresentato l’accordo più importante per l'intera Africa subsahariana38. L’Accordo di Cotonou (2000-2020) è il più recente accordo nella storia della cooperazione 34 M. HOLLAND, op.cit., 2002. 35 J. ORBIE, A Civilian power in the World: Instrument and Objective in European Union External Policies, in J. ORBIE (a cura di), Europe's Global Role: External Policies of the European Union, Ashgate, Aldershot, 2008, pp. 1-34. 36 R. GIBB, Post-Lomé: the European Union and the South, Third World Quarterly, Volume 21, Number 3, 2000, pp. 457-481. 37 S. HURT, Co-operation and coercion? The Cotonou Agreement between the European Union and ACP states and the end of the Lomé Convention, Third World Quarterly, 24: 1, 2003, pp. 161-176; M. HOLLAND, op.cit., 2002. 38 G. CRAWFORD, The EU and Democracy promotion in Africa: High on Rhetoric, Low on Delivery, in A. MOLD, Mold, (a cura di), EU Development policy in a changing world; Challenges for the 21st century, Amsterdam University Press, Amsterdam, 2007, pp. 169-197. www.geopolitica-rivista.org Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie 10 allo sviluppo ACP-UE. Esso si basa su quattro principi fondamentali: partnership, partecipazione, dialogo e rispetto degli obblighi reciproci, differenziazione e regionalizzazione (ACP-CEE, 2000)39. Uno dei cambiamenti radicali ed elemento cardine dell'accordo riguarda la cooperazione commerciale tra gli Stati ACP e l’UE. Ciò non sorprende, poiché l’UE ha competenze esclusive in materia commerciale e si è dotata dello strumento della Politica Commerciale Comune, fondamentale per le sue politiche esterne40. La caratteristica più evidente del nuovo framework di cooperazione è il fatto che le preferenze commerciali non reciproche siano state sostituite da un nuovo sistema di Accordi di Partenariato Economico (in inglese: Economic Partnership Agreements - EPAs). Gli EPAs rappresentano azioni volte alla creazione di una zona di libero scambio (in inglese: Free Trade Area - FTA) tra l'UE ed i Paesi ACP41. Gli EPAs sono una risposta alle continue critiche che gli accordi commerciali preferenziali non reciproci e discriminanti, predisposti dall'UE, sono incompatibili con le norme OMC. Inoltre, molti studiosi hanno sostenuto che le preferenze commerciali non fossero abbastanza “generose” per un sostanziale decollo economico42 e che solo un ACP-EEC, 2000 The Cotonou Agreement: Partnership Agreement between the members of the African, Caribbean and Pacific group of states of the one part, and the European Community and its member states, of the other part, signed in Cotonou, Benin on 23 June 2000, consultabile a: http://ec.europa.eu/europeaid/where/acp/overview/cot onou-agreement/. 40 S. LIGHTFOOT, EU and Economic Conditionality Free trade out of poverty?, Lecture Notes March 2010, consultabile a: http://www.trialog.or.at/images/doku/lightfoot_eudev-policy-after-enlargement.pdf; J. ORBIE, op. cit., 2008; C. BRETHERTON e J. VOGLER, The European Union as a Global Actor, Routledge, Oxon, 1999. 41 ACP-EEC, 2000 The Cotonou Agreement, op. cit. 42 Commissione Europea, Green Paper on Relations between the European Union and the ACP Countries on the Eve of the 21st Century. Challenges and options for a new partnership, Luxembourg: Office for Official Publications of the European successo limitato fosse stato raggiunto in termini di promozione dello sviluppo nei Paesi ACP. Pertanto, in che modo gli EPAs realmente influiscono sulle relazioni UE-ECOWAS? I negoziati EPAs tra ECOWAS ed Unione Europea sono stati avviati a Bruxelles nel 200243. Tuttavia, i negoziati sono stati finora inconcludenti a causa di alcune preoccupazioni circa la possibilità che gli EPAs possano generare profondi squilibri commerciali nelle economie dell'Africa Occidentale, così come la sostituzione della produzione locale e regionale con importazioni europee44 ed il calo dei dazi all'importazione, dovuto all’eliminazione delle tariffe preferenziali45. In particolare, la condizione di reciprocità, implicita nel contratto, prevede che entro il 2020, i Paesi ECOWAS debbano aprire le proprie economie alle importazioni provenienti dai Paesi UE. Ciò potrebbe inevitabilmente portare a fenomeni quali “trade diversion”, “trade creation”, perdite di ricavi commerciali e 46 deindustrializzazione . 43 39 www.istituto-geopolitica.eu 44 45 46 Communities, Brussels 20.11.1996, consultabile a: http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do? uri=COM:1996:0570:FIN:EN:PDF. Economic Commission for Africa, ACP and African Union, EPA Negotiations: African Countries Continental Review Report, 19 Febbraio 2007, consultabile a: http://www.africaunion.org/root/au/AUC/Departments/TI/EPA/DOC/C omprehensive_Review_of_EPAs_Negotiatons_in_Afr ica_ACP___Final_Report.pdf R. PEREZ e S. NJUGUN-KARINGI, How to Balance the Outcomes of the Economic Partnership Agreements for Sub-Saharan African Economies?, The World Economy, Vol. 30, No. 12, Dicembre 2007 pp. 1877-1899. M. BUSSE et al., The Impact of ACP/EU Economic Partnership Agreements on ECOWAS Countries: An Empirical Analysis of the Trade and Budget Effects, HWWA - Hamburg Institute of International Economics Prepared for the Friedrich-Ebert-Stiftung, Hamburg, 2004, consultabile a: http://beta.epa.ecowas.int/download/English/epa_imp act_studies/ecowas/Impact%20of%20EPA%20on %20ECOWAS.pdf S. ZOUHON-BI, L. NIELSEN, op. cit., 2007; A. ADENIKINJU e O. ALABA, EU-ACP Economic Partnership Agreements: Implication for Trade and Development in West Africa Trade, Policy Research www.geopolitica-rivista.org Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie 11 In uno studio sull’impatto dei negoziati EPA tra UE ed ECOWAS, R. Lang ha evidenziato che Ghana e Guinea-Bissau potrebbero perdere fino al 20% delle loro entrate di bilancio, in caso di una piena liberalizzazione delle importazioni UE47. Sebbene il crollo delle entrate tariffarie sia stato considerato più alto in Nigeria in termini assoluti, Ghana e GuineaBissau saranno i più colpiti. In uno studio simile sull’impatto degli EPAs in sei regioni ACP, Fontagné et a.l48 hanno stimato che le esportazioni ACP verso l'UE saranno del 10% circa più alte con gli EPAs rispetto all’opzione GSP/EBA49. Nella media dei Paesi ACP si and Training Programme (TPRTP) University of Ibadan Ibadan, Nigeria - Draft Paper for Presentation at the Silver Jubilee Meeting of WIDER-UNU, Helsinki, Finland, 2005, consultabile a: http://www.hubrural.org/IMG/pdf/adenikinju_alaba.p df. 47 R. LANG, A partial equilibrium analysis of the impact of the ECOWAS-EU Economic Partnership Agreement, Annual Conference on Global Economic Analysis, 2006, United Nations Economic Commission for Africa. 48 L. FONTAGNE’ et al., op. cit., 2008, pp.6-7. 49 GSP è acronimo di “Generalized System of Preferences”, in italiano “Sistema di Preferenze Generalizzato”. Per quanto concerne l’Unione Euorpea, si tratta di un accordo commerciale attraverso il quale l’UE fornisce un accesso preferenziale al mercato europeo ai PVS, sotto forma di tariffe ridotte per l’entrata nel mercato europeo dei loro beni. Attualmente è implementato da un Regolamento del Consiglio applicabile fino al 1° gennaio 2014 e copre tre diversi regimi di preferenze: 1) la disposizione EBA (Everything But the Arms Initiative), che fornisce l’accesso libero da quote e imposte a tutti i prodotti dei 49 Paesi meno sviluppati del globo; 2) il modello GSP, che prevede preferenze per 176 Paesi e territori in via di sviluppo su oltre 6200 linee tariffarie; 3) il regime speciale di incentivazione dello sviluppo sostenibile ed il buon governo, conosciuto come GSP+ (GSP plus), che offre ulteriori riduzioni tariffarie per sostenere i PVS vulnerabili nella ratifica ed attuazione delle convenzioni internazionali in quelle aree. L’obiettivo primario dichiarato del GSP è di contribuire alla riduzione della povertà ed alla promozione dello sviluppo sostenibile e del buon governo. L’idea alla base del GSP è che le tariffe preferenziali per le esportazioni verso il mercato europeo permettano ai PVS di partecipare in maniera più completa al www.istituto-geopolitica.eu prevede una perdita di circa il 70% dei ricavi tariffari sulle importazioni UE nel lungo periodo. La regione più colpita potrebbe essere proprio ECOWAS. L'implicazione di una perdita nei ricavi tariffari si tradurrebbe in vincoli di bilancio pubblico e potrebbe, pertanto, porre grandi sfide di sviluppo per i Paesi ECOWAS. Tuttavia, Costa d’Avorio e Ghana hanno concordato e approvato un interim EPA con l'UE nel dicembre 200750. Questi negoziati sono stati principalmente messi in atto perché completi EPAs regionali non potevano essere concordati. D’altra parte, la Nigeria ha rinunciato ad un interim EPA. Al momento, il Paese può solo beneficiare del tradizionale “Generalised System of Preferences”. Ciò è molto meno vantaggiosa rispetto alle clausola di non-reciprocità di Lomé, poiché il GSP copre un minor numero di prodotti e ha norme d’origine più severe51. Sebbene il Governo nigeriano abbia per due volte chiesto di essere collocato nel regime GSP+, l'Unione Europea ha respinto tale richiesta per ragioni meramente politiche52. Il resto della regione dell'Africa Occidentale è in gran parte costituita da Paesi meno commercio internazionale e generare ulteriori entrate dall’esportazione per sostenerli nello sviluppo dell’occupazione e dell’industria e nella riduzione della povertà. Sul tema: J. NGUYEN, The Generalized System of Preferences, The George Washington University, Dicembre 2008, consultabile a: http://internationalecon.com/students/JNguyen.pdf. 50 Commissione Europea, op. cit., January 2009. 51 S. HURT, op. cit., 2003. 52 C. NWOKE, EU-ECOWAS Economic Partnership Agreement: Nigeria's role in securing developmentfocus and regional integration, Prepared for presentation at the 2009 African Economic Conference, organized by the African Development Bank and the Economic Commission for Africa, on the theme "Fostering Development in an Era of Financial and Economic Crisis", Addis Ababa, Ethiopia, 11th-13th November, 2009, consultabile a: http://www.afdb.org/fileadmin/uploads/afdb/Documen ts/Knowledge/2009%20AEC-%20EU-ECOWAS %20Economic%20Partnership%20Agreement %20Nigeria%27s%20Role%20in%20ensurnig %20Development-Focus%20and%20Regional %20Integration.pdf. www.geopolitica-rivista.org Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie 12 sviluppati53. Essi hanno la possibilità di non negoziare in quanto hanno accesso al regime di franchigia doganale con l'Unione Europea nell'ambito del regime EBA54. L’EBA è l'elemento di differenziazione dell’Accordo Cotonou nell’approccio ai Paesi LDC e nonLDC. Per questi Paesi, non sono previsti ulteriori benefici oltre l'EBA, fatta eccezione per il supporto tecnico e finanziario previsto dagli EPAs55. Così, il loro livello di impegno per la ratifica di un EPA completo è marginale. Bisogna, inoltre, sottolineare che i piccoli vantaggi che potrebbero derivare dal regime EBA, dovrebbero svanire come conseguenza dei negoziati EPAs56. Inoltre, la natura controversa del regime EBA dovuta alla sua istituzione unilaterale lo rende meno attrattivo57. A. Flint ha sostenuto che «the EU has highlighted further problems facing policymakers»58, attraverso la divisione tra Paesi LDC e non-LDC. Ciò è molto indicativo delle relazioni UE-ECOWAS. 53 Commissione Europea, op. cit., January 2009. 54 J. ORBIE, op. cit., 2008; S. BILAL, EU Bilateral and Regional Agreements - The Case of Free Trade Agreements, European Centre for Development Management (ECDPM) 14 March 2007 Brussels, consultabile a: http://www.ecdpm.org/Web_ECDPM/Web/Content/D ownload.nsf/0/B5C2BB7A3F1396BAC12572AD004 2F2C5/$FILE/Bilal%20-%20EU%20FTAs%20EPAs.pdf. 55 A. ADENIKINJU e O. ALABA, op. cit., 2005. 56 D. KOHNERT, EU-African Economic Relations: Continuing Dominance, Traded for Aid?, GIGA Research Programme German Transformation in the Process of Globalization Institute of Global and Area Studies Number 82, 2008, consultabile a: http://mpra.ub.uni-muenchen.de/9434/. 57 S. BILAL, The Future of ACP-EU Trade Relations: An Overview of the Forthcoming Negotiations, ECDPM-ODI Discussion Paper No. 1 2002, consultabile a: http://www.ecdpm.org/Web_ECDPM/Web/Content/D ownload.nsf/0/2CDBD690383CB882C1256CAA004 CA7AC/$FILE/DP%20ECDPM-ODI%2002-01esb.pdf. 58 A. FLINT, Marrying poverty alleviation and sustainable development An analysis of the EU-ACP Cotonou Agreement, Journal of International Relations and Development (2008) 11, pp.55-74, a p.60. www.istituto-geopolitica.eu Da quanto sopra, è percepibile che gli EPAs avranno un ruolo significativo nel far sì che ECOWAS non sia più il principale partner delle politiche di sviluppo UE. Prima dei negoziati EPAs, i Paesi ECOWAS non avevano avuto un grande successo nell’ampliare in modo significativo il commercio tra gli Stati membri ed il commercio intra-regionale resta in percentuale molto più basso del commercio totale dell’integrazione regionale africana59. Con la nuova strategia EPA, votata a negoziati unilaterali, il miglioramento del commercio tra Stati membri è ulteriormente compromesso60. In modo conciso, i meccanismi previsti dagli EPAs possono essere dannosi per l’integrazione regionale. Per le relazioni UE-ECOWAS, i due principi di reciprocità e più profonda integrazione regionale rischiano, pertanto, di implicare direzioni diverse61. 7. CONCLUSIONI La “Aid For Trade Initiative” è stata istituita nell'ambito del Doha Round allo scopo di aiutare tutti i Paesi a beneficiare degli scambi, cioè per massimizzare i profitti derivanti dal commercio internazionale. Eppure, la domanda e la capacità di assorbire “aid for trade” supera ancora le risorse disponibili62. La “EU Aid for Trade Strategy” adottata nell'ottobre 2007 conferma l'impegno europeo a fornire 2 miliardi di euro all'anno in “Trade Related Assistance” e di aumentare la spesa per la più ampia “Aid for Trade Agenda”63. Tuttavia, un’analisi di “Aid 59 UNCTAD, op. cit., 2009. 60 A. BORRMANN et al., EU/ACP Economic Partnership Agreements: Impact, Options and Prerequisites, Hamburg Institute of International Economics (HWWA), Germany Intereconomics, May/June 2005, consultabile a: www.intereconomics.eu/downloads. 61 R. LANG, op. cit., 2006. 62 World Bank, Aid for Trade: Competitiveness and Adjustment, Joint Note by the Staffs of the IMF and the World Bank April 12, 2005, consultabile a: http://siteresources.worldbank.org/INTRANETTRAD E/News%20and%20Events/20465048/AidforTradeCompetitivenessandAdjustment.pdf. 63 European Centre for Development Policy Management, Mechanisms for delivery of EU Aid for www.geopolitica-rivista.org Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie 13 for Trade” evidenzia come i donatori abbiano onorato le proprie promesse, semplicemente applicando le regole di monitoraggio OMCOCSE modificati, senza avviare nuovi progetti64. Pertanto, per i Paesi ECOWAS, i cui capacity building e vincoli dal lato dell’offerta sono stati un fattore importante in una situazione di mancanza di competitività e relativamente scarsa performance commerciale e di crescita65, “Aid for Trade” può essere significativo solo se tradotto in un autentico nuovo aiuto per ricorrere ad esso. Inoltre, la questione della promozione della democrazia nelle relazioni UE-ECOWAS è, al momento, più della retorica che vera e propria realizzazione. Secondo G. Crawford, infatti, gli interessi dell’UE in Africa sono meno concentrati sulla promozione della democrazia e molto più su ciò che è percepito come fardello e sulle minacce alla sicurezza dell'Europa, derivanti da instabilità politica e conflitti nella regione66. I negoziati EPAs per stabilire una zona di libero scambio tra UE ed ECOWAS, in linea con l'Accordo Cotonou, per un periodo di 12 anni, hanno avuto, ed hanno tuttora, significative implicazioni sulle economie dei Paesi ECOWAS. Data la struttura dei flussi commerciali dei Paesi ECOWAS, nell’ambito della quale il commercio manifatturiero pesa per circa il 75% delle esportazioni UE verso ECOWAS, la piena liberalizzazione delle loro economie si potrebbe, a ragione, tradurre in perdite di entrate, deindustrializzazione e rendere i Paesi più vulnerabili nello scacchiere dell’economia globale . Inoltre, bisognerà nel lungo periodo verificare se i negoziati EPAs possano generare scambi commerciali che si traducano in sviluppo e riduzione della povertà in Africa Occidentale. La cooperazione commerciale su cui si fondano tali negoziati simboleggia, in principio, l'integrazione regionale, ma la sua strategia di accordi di partenariato economico ad interim tra i singoli Paesi della regione ed EBA per i Paesi meno sviluppati incoraggia, nella pratica, quello che sembra essere un dannoso unilateralismo. Trade to ACP regions, Maastricht (Netherlands), July 2009, consultabile a: http://www.ecdpm.org/Web_ECDPM/Web/Content/D ownload.nsf/0/BD9FF8D2C7E27540C12576B500466 58E/$FILE/Brief%20-%20AfT%20delivery %20mechanisms%20at%20regional%20level_draft %20for%20mtg.doc%20%5BCompatibility%20Mode %5D.pdf. 64 M. BRÜNTRUP e P. VOIONMAA, Aid for Trade an opportunity for re-thinking aid for economic growth, International Centre for Trade and Sustainable Development, Trade Negotiations Insight, Vol. 9, No. 2, February 2010, consultabile a: http://ictsd.org/i/a4t/71130/. 65 African Union, AU COMMISSION'S PROPOSAL ON THE WTO "AID FOR TRADE" INITIATIVE, African Union Addis Ababa, ETHIOPIA, 2006, consultabile a: http://www.africaunion.org/root/AU/Conferences/Past/2006/April/TI/P ROPOSAL_OF_THE_ %20AU_COMMISSION_ON_AID_TRADE.pdf. 66 G. CRAWFORD, The European Union and Democracy Promotion in Africa: The Case of Ghana, The European Journal of Development Research, Volume 17 Number 4, 2005, pp. 571-600. www.istituto-geopolitica.eu www.geopolitica-rivista.org
© Copyright 2025 ExpyDoc