UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI CASSINO E DEL LAZIO MERIDIONALE Sistemi con celle a combustibile Generalità e principio di funzionamento Ossidante Combustibile e- Data di nascita: 1839 Paternità: Sir William Grove Prime applicazioni: anni ‘50-’60 H+ Converte l’energia di un combustibile mediante ossidazione come un motore termico. Trasferisce ioni (positivi o negativi) come una pila o un qualunque altro dispositivo elettrochimico. Combustibile Ossidante Prodotti Elementi della cella a combustibile La reazione elettrochimica che avviene in una cella a combustibile è costituita da due semireazioni, una di ossidazione, nella quale un combustibile si ossida cedendo elettroni ed aumentando il proprio stato di ossidazione, ed una di riduzione, nella quale un ossidante si riduce acquistando gli elettroni ceduti dal combustibile e riducendo il proprio stato di ossidazione. L'elettrolita è l'elemento caratterizzante della cella a combustibile. Può essere solido o liquido e determina la carica degli ioni che, attraverso di esso, migrano da un elettrodo all'altro. Il catalizzatore ha lo scopo di favorire la creazione di ioni e, pertanto, assume un'importanza fondamentale nelle celle a combustibile a bassa temperatura. Gli elettrodi, che devono essere porosi in modo tale da costituire un’interfaccia di tipo trifase in cui vengono a contatto i reagenti, l'elettrolita ed il catalizzatore. Nelle celle a combustibile l'anodo è l'elettrodo negativo presso il quale si verifica l'ossidazione, mentre il catodo è l'elettrodo positivo presso il quale si verifica la riduzione. Nel caso di celle con elettrolita liquido, il catalizzatore ricopre la superficie dei pori degli elettrodi con un film sottile che permette la diffusione dei reagenti. Il rischio da evitare è quello del cosiddetto flooding, cioè allagamento, che consiste in un eccessivo spessore del film e che blocca il funzionamento della cella. Struttura della cella e della pila a combustibile Piatto separatore Pila Catodo Elettrolita Anodo Classificazione Sigla Denominazione AFC Alkaline Fuel Cell PEMFC Proton Exchange Membrane Fuel Cell DMFC Direct Methanol Fuel Cell DEFC Direct Ethanol Fuel Cell PAFC Phosphoric Acid Fuel Cell MCFC Molten Carbonate Fuel Cell DFC Direct Fuel Cell SOFC Solid Oxide Fuel Cell Efficienza teorica 45-65% Elettrolita Temperatura Idrossido di potassio 60-250°C Membrana a scambio di protoni 60-80°C (160 °C) 45-60% Acido fosforico 60-220°C 35-50% Carbonati fusi 600-650°C 45-55% Biossido di zirconio 850-1000°C 45-55% Celle a bassa e media temperatura AFC PEMFC e PAFC Semireazione anodica H2+2OH-→2H2O+2e- Semireazione anodica H2→2H++2e- E°=0 V Semireazione catodica ½O2+H2O+2e-→2OH- Semireazione catodica ½O2+2H++2e-→H2O E°=1,229 V Celle ad elettrolita alcalino Le AFC, messe a punto dall'inglese Bacon alla fine degli anni '50, utilizzano come elettrolita una soluzione alcalina dispersa su una matrice porosa che funge da supporto. Solitamente si tratta di una soluzione di idrossido di potassio (KOH) la cui concentrazione dipende dalla temperatura operativa: se quest'ultima è elevata (T≈250°C) allora è elevata anche la concentrazione (>85%), mentre è più bassa (35-45%) per T≈120°C. Gli elettrodi sono a base di nichel e argento. I catalizzatori possono essere costituiti da metalli nobili, ma anche da materiali assai più economici, come nickel o ossidi metallici. La purezza dei reagenti è molto importante e l'impiego di aria è consentito previa eliminazione del biossido di carbonio che potrebbe reagire con l'idrossido per formare carbonato di potassio: 2 KOH + CO2 → K2CO3 + H2O Il calore che si genera nel funzionamento della cella viene spesso asportato ricircolando e raffreddando all’esterno l’elettrolita. L'avviamento è veloce anche a freddo e sono già stati dimostrati lunghi tempi di vita (10.000-15.000 ore). A causa dell'intolleranza alle impurezze sono usate solo per applicazioni spaziali e militari. Celle con membrana a scambio di protoni Poiché l’unico liquido presente è l'acqua che si forma al catodo, non ci sono problemi di corrosione. La gestione del flusso di acqua è, comunque, un aspetto critico perché bisogna garantire l'umidificazione della membrana solfonica perfluorurata, la cui conducibilità protonica è pressoché proporzionale al contenuto d'acqua, evitando, al tempo stesso, l'allagamento degli elettrodi. Gli elettrodi, depositati sulla membrana, sono costituiti da uno strato diffusivo poroso e conduttivo (grafite + PTFE) e da uno strato catalitico (C/PTFE-catalizzatore). Il catalizzatore utilizzato è il platino, o una sua lega (Pt-Ru, Pt-Sn), che viene avvelenato, in modo permanente, dallo zolfo ed, in modo temporaneo, dal monossido di carbonio eventualmente presenti nel combustibile. In genere il raffreddamento della cella è realizzato mediante piatti di refrigerazione posti tra le celle ed alimentati ad acqua (eventualmente addizionata con liquido anticongelante) che deve essere demineralizzata in modo tale da non condurre corrente elettrica. Esistono anche sistemi di refrigerazione ad aria e ad aria umidificata. Celle con membrana a scambio di protoni Vantaggi: rendimento elettrico elevato (>45%); elevata densità di potenza dello stack (> 1kW/l, >1kW/kg); rapidità di partenza a freddo (tempi dell’ordine del minuto); semplicità costruttiva; assenza di problemi di corrosione. Svantaggi: alto carico di Pt (0,2-0,4 mg/cm2); sensibilità del catalizzatore al CO anche in tracce; necessità di un impianto di raffreddamento per disperdere il calore in eccesso; difficoltà nell'integrazione termica fra sistema di trattamento del combustibile e stack; difficoltà nella gestione dell'acqua prodotta. Applicazioni: sistemi di emergenza (fino a 10 kW); settore residenziale (2-50 kW); settore commerciale (250-500 kW) applicazioni portatili (cellulari, PC, videocamere) applicazioni mobili (veicoli) Celle ad acido fosforico L'elettrolita, disperso su di una matrice porosa di silice (SiO2), è acido fosforico (H3PO4) puro che raggiunge una buona conducibilità ionica intorno ai 150 °C. L'anodo è costituito da Pt (0,10 mg/cm2) legato a PTFE su supporto di carbone e, a bassa temperatura, presenta il rischio di avvelenamento da monossido di carbonio (CO < 1%). Il catodo è analogo, ma con una maggior concentrazione di Pt (0,50 mg/cm2). I piatti bipolari sono in grafite. Grazie alla temperatura più elevata possono utilizzare direttamente il gas prodotto dal reforming di idrocarburi ed il calore prodotto è utilizzabile nel processo stesso di reforming che per utenze termiche esterne (acqua calda igienico sanitaria e riscaldamento domestico). Le PAFC hanno avuto un periodo di discreta diffusione superando una potenza complessiva installata di 100 MW a livello mondiale superiore, con un impianto da 11 MW, alcuni da 5 MW e moltissime unità cogenerative (PC25) da 200 kW elettrici. Tuttavia i produttori di celle a combustibile hanno smesso di investire su questa tecnologia ritenendola meno promettente di altre. Celle ad alta temperatura MCFC Semireazione anodica H2+CO3--→H2O+CO2+2eSemireazione catodica ½O2+CO2+2e-→CO3-- Da evitare la reazione di Boudouard: 2CO→CO2+C(s) SOFC Semireazione anodica H2+O--→H2O+2eSemireazione catodica ½O2+2e-→O-- Celle a carbonati fusi L'elettrolita è una soluzione di carbonati alcalini liquidi (Li2CO3–K2CO3 62-38% su una matrice ceramica porosa di γ-LiAlO2) ad alta conducibilità ionica. L'anodo è in Ni-Cr o Ni-Al, mentre il catodo è in NiO litiato ed il piatto bipolare in leghe metalliche (Incoloy825, acciaio 310S o 316) con materiali protettivi. Vantaggi: catalizzatori economici grazie alla cinetica di reazione più veloce; rendimenti elevati (45-55%); elevata flessibilità nei confronti dei combustibili; possibilità di cogenerazione a temperature d’interesse industriale o di realizzare impianti combinati con turbomacchine. Svantaggi: dissoluzione del catodo in ossido di litio; sinterizzazione dell’anodo di nichel; corrosione dei componenti metallici; costo dei materiali per l'elevata T; scarsa durata; necessità di riciclare CO2 dall’anodo al catodo. Applicazioni: generazione di energia elettrica: cogenerazione ad alta temperatura. Reforming interno Per le celle a carbonati fusi il metano è un diluente, ragion per cui è possibile impiegare gas contenenti metano, ma quest'ultimo attraversa l'anodo senza reagire e senza produrre alcun effetto utile. Ciò non ha una grande importanza quando il combustibile usato è un gas di carbone, mentre richiede un processo di reforming quando il combustibile di partenza è gas naturale. Grazie all'elevata temperatura, una valida alternativa è il ricorso al reforming interno. Il comparto anodico è dotato di un catalizzatore (di solito si tratta di Ni supportato su MgO o su LiAlO2) per la reazione di reforming. L’energia termica richiesta dalla reazione di reforming è fornita dalla semireazione anodica che provvede anche a fornire il vapore necessario. Il risultato è un miglior bilancio termico della cella ed una conversione pressoché totale del metano dato che il progressivo consumo dell'idrogeno sposta continuamente la reazione di reforming verso i prodotti. Ne segue che il sistema è più economico (manca il reformer esterno) e più efficiente. Celle a ossidi solidi L'elettrolita è ossido di zirconio stabilizzato con ossido di ittrio, che, ad alta temperatura, risulta un buon conduttore di ioni ossigeno. L'anodo è un cermet a base di nichel-ossido di zirconio capace di catalizzare il reforming del metano e di inibire la sinterizzazione del metallo, mentre il catodo è in manganito di lantanio drogato con stronzio. Vantaggi: elevata tolleranza alle impurità; mancanza di problemi di evaporazione e perdite di liquido; catalizzatori economici grazie alla cinetica di reazione più veloce; rendimenti elevati (45-55%); elevata flessibilità nei confronti dei combustibili; possibilità di cogenerazione a temperature d’interesse industriale o di realizzare impianti combinati con turbomacchine. Svantaggi: presenza di stress termomeccanici che implicano una maggior difficoltà nella realizzazione dello stack; tempo di avviamento lungo; costi per materiali resistenti alle alte T. Applicazioni: da piccole unità per uso residenziale fino ad impianti da qualche decina di MW per la produzione distribuita di energia elettrica. SOFC tubolari SOFC planari e monolitiche Compatibilità coi combustibili H2 AFC PEMFC PAFC MCFC SOFC combustibile combustibile combustibile combustibile combustibile CO <10 ppm < 1% combustibile combustibile diluente diluente diluente o combustibile combustibile CH4 diluente CO2 0% H2O prodotto diluente diluente prodotto prodotto N2 diluente diluente diluente diluente diluente <1% <0,1% <1 ppm <1 ppm <1 ppm <1 ppm reagente NH3 H2S & COS HCl 0% <50 ppm Fonte ENEA Prestazioni energetiche combustione Energia termica ciclo conversione Energia termodinamico meccanica elettromeccanica conversione elettrochimica Energia chimica Energia elettrica Conversione diretta → l’efficienza può superare quella delle macchine termiche Inoltre: l’efficienza è meno sensibile alla riduzione di carico l’efficienza è poco sensibile alla taglia 50% 60% 40% 50% 30% Efficienza Efficienza 70% 40% 30% 20% 10% 20% MCI 10% 0% 0% 0% MCI TG TV CC FC 20% 40% PEMFC 60% Potenza 80% 100% Prestazioni ambientali 1 H 2 O 2 H 2 O 2 1 CO O 2 CO 2 2 Alta efficienza e prodotti non inquinanti Impatto chimico nullo o ridottissimo Assenza di parti in movimento Silenziosità Alta efficienza e scarico in atmosfera Impatto termico ridotto Emissioni (g/MJ) Autobus 14 12 10 8 6 4 2 0 A= B= C= D= E= A B C D NOx CO Incombusti Particolato E Diesel (1995) MCI a metanolo MCI ad etanolo MCI a gas naturale PAFC e reformer di metanolo Prestazioni impiantistiche potenza richiesta o installata (%) Modularità Ridotto impatto ambientale 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 Facilità di scelta del sito 1 2 3 4 5 tempo 6 7 8 9 Richiesta Convenzionale Pile a combustibile Economia di realizzazione 10 Possibilità di cogenerazione Flessibilità nei confronti del combustibile Capacità di inseguimento rapido del carico Gestione automatizzata Economia di gestione Analisi termodinamica di un sistema reversibile Consideriamo inizialmente la cella a combustibile come un sistema reversibile, isotermo, isobaro e sede di reazione elettrochimica. In tal caso, la variazione di entalpia di una qualsiasi reazione elettrochimica può essere scritta nel modo seguente: H = U p⋅ V =Q− L p⋅ V =T⋅ S − L e− p⋅ V p⋅ V avendo indicato con H l'entalpia, con U l'energia interna, con p la pressione, con V il volume, con Q la quantità di calore scambiato, con L il lavoro, con T la temperatura assoluta e con S l'entropia. Inoltre vale: G = H −T⋅ S H = H o 298 T ∫298 C p dT S= S o 298 T ∫298 Cp dT T con H e S variabili con la temperatura avendo assunto che la capacità termica C p sia indipendente dalla pressione. Per la reazione di formazione dell'acqua: o Δ H 298 =−285,19 kJ / mol Poiché L e =−Δ G l'efficienza risulta: ηrev = −Δ G ΔHo o Δ G 298 =−237,19 kJ / mol L'equazione di Nernst Σ α i A i → Σβ j B j Considerando una generica reazione chimica: in cui Ai sono le specie reagenti e Bj le specie prodotte ed α i e β j i rispettivi coefficienti stechiometrici, si ha: βj Π aB Δ G =Δ G o + R⋅T⋅ln Π a αA Δ G o=−R⋅T⋅ln K j i i essendo K la costante di equilibrio chimico. Indicando con n le moli di elettroni, con F la costante di Faraday (cioè la carica portata da una mole di elettroni) e con E la tensione, ne segue che: potenziale elettrico reversibile L e =−Δ G =n⋅F⋅E in condizioni standard e quindi: − G E= n⋅F Ed infine: o − G R⋅T E = = ln K n⋅F n⋅F o αi Π aA R⋅T E=E + ln n⋅F Π aβB o i i Per la reazione di formazione dell'acqua: o E =1,229 V i Casi particolari dell'equazione di Nernst Sostituendo alle attività le pressioni parziali delle specie gassose, segue che: p H ⋅√ pO R⋅T E =E + ⋅ln n⋅F pH O o 2 2 2 e passando alle frazioni molari: x H ⋅√ x O R⋅T R⋅T E =E + ⋅ln √ P + ⋅ln n⋅F n⋅F xH O o 2 2 2 Qualora l'acqua sia generata allo stato liquido: E =E o + 3⋅R⋅T R⋅T ⋅ln ( P )+ ⋅ln ( x H ⋅√ x O ) 2⋅n⋅F n⋅F 2 2 Infine, per le celle a carbonati fusi: x H ⋅x CO ⋅√ x O R⋅T R⋅T E =E + ⋅ln ( √ P )+ ⋅ln n⋅F n⋅F x H O⋅x CO o 2 2 (C ) 2 2( A) 2 Le irreversibilità Passando ad un sistema reale occorre tener conto delle irreversibilità che hanno, ovviamente, un effetto negativo. La tensione prodotta da una cella a combustibile risulta quindi inferiore a quella data dall'equazione di Nernst. La riduzione di tensione è chiamata polarizzazione ed è riconducibile a tre diverse componenti: polarizzazione ohmica, dovuta alla resistenza interna della cella a combustibile; polarizzazione attivata, dovuta all'energia richiesta per rompere i legami molecolari dei reagenti e quelli tra atomi di reagente e di catalizzatore; polarizzazione concentrata, dovuta alla limitazione della velocità di trasporto di massa che si manifesta nella lentezza della diffusione dei gas negli elettrodi e degli ioni nell'elettrolita: il consumarsi dei reagenti e degli ioni in prossimità dell'elettrodo genera, all'interno della cella stessa, una pila a concentrazione la quale origina una forza controelettromotrice. V = E −Δ V o −Δ V a −Δ V c La legge di Ohm e l'equazione di Tafel La resistenza interna è costituita da una componente relativa alla resistenza dell'elettrolita al passaggio di ioni e da una componente relativa alla resistenza degli elettrodi al passaggio di elettroni. Vale comunque la legge di Ohm e quindi la polarizzazione ohmica varia linearmente con la densità di corrente: Δ V o= I⋅Ro La dipendenza della polarizzazione attivata dalla densità di corrente è espressa da una relazione empirica, valida per polarizzazioni superiori a 50 mV e detta equazione di Tafel: in cui: A=-2,3RTlogjo/nF; Δ V a= A+ B⋅log j B=2,3RT/αnF; α è una costante che rappresenta la frazione di ΔVa che aiuta l'avanzamento della reazione; jo è una costante cinetica correlata alla soglia energetica di attivazione della reazione. La legge di Fick D⋅(c b −c i ) j = n⋅F d ci e l e t t r o d o elettrolita D è il coefficiente di diffusione degli ioni reagenti; ci è la concentrazione degli ioni reagenti e l e t t r o d o cb all'interfaccia elettrolita-elettrodo; cb è la concentrazione degli ioni reagenti all'esterno dello strato di diffusione; d è lo spessore dello strato di diffusione. ci d d n⋅F⋅D⋅c b c i j Se ci=0 allora: j L = → =1− d cb jL L'equazione di Nernst applicata all'elettrolita, rispettivamente per circuito aperto e per circuito chiuso, è: R⋅T⋅ln c b R⋅T⋅ln c i o o e E =E + E =E + n⋅F n⋅F Si crea quindi una pila a concentrazione la cui tensione è: cb j −R⋅T⋅ln 1− R⋅T⋅ln jL ci Δ V c= = n⋅F n⋅F ( ) La polarizzazione complessiva In definitiva la tensione di una cella a combustibile varia con la densità di corrente secondo l'equazione: ( R⋅T⋅ln 1− V = E − I⋅Ro −[ A+ B⋅ln j]+ j jL ) n⋅F che contiene un termine costante, uno lineare, uno logaritmico ed uno esponenziale. Quest'ultimo è trascurabile se non ci si avvicina troppo alla densità di corrente limite: poiché le condizioni operative suggerite dalle case costruttrici sono sempre ben distanti da tale limite, il termine relativo alla polarizzazione concentrata viene spesso omesso. Il termine logaritmico risulta invece più significativo a bassi valori di densità di corrente per poi perdere progressivamente di importanza rispetto al termine lineare. Inoltre, per la sua natura, è fortemente legato alla temperatura e diviene pressoché trascurabile alle alte temperature. Pertanto si assumono spesso come valide le seguenti relazioni: V =a−b⋅j−c⋅ln j e V =a−b⋅j rispettivamente per celle a combustibile a bassa e ad alta temperatura La curva caratteristica L'influenza della temperatura A seguito dell'esistenza delle irreversibilità si definisce un'efficienza di tensione che può essere aumentato agendo sulla temperatura e sulla pressione (oltre che sulla composizione): ηV = V E Il valore della tensione a circuito aperto risulta superiore per le celle a bassa temperatura, ma anche le polarizzazioni risultano superiori. Infatti, oltre alla presenza della polarizzazione attivata, anche la polarizzazione ohmica è maggiore a causa del favorevole effetto della temperatura sulla resistenza ionica dell'elettrolita. 1,3 Reversibile PEMFC MCFC 1,2 AFC PAFC SOFC Tensione [V] 1,1 1 0,9 0,8 0,7 0,6 200 400 600 800 Temperatura [K] 1000 1200 1400 L'influenza della pressione L'influenza della pressione è favorevole sia considerando la tensione reversibile che mettendo in conto le polarizzazioni. Tuttavia l'aumento di tensione con la pressione si smorza rapidamente, mentre le problematiche costruttive aumentano così come aumenta il consumo degli ausiliari. La densità di potenza Stesso effetto ha la pressione sulla densità di potenza. Densità di potenza - Densità di corrente Efficienza - Densità di potenza Utilizzazione Si definisce anche un'efficienza di corrente: ηI = I ⋅ϕ c =η F⋅ϕ c n⋅F⋅v in cui v è la portata molare di combustibile consumato, φ c è l'utilizzazione del combustibile e η F è l'efficienza di Faraday che tiene conto delle diverse reazioni che possono portare all'ossidazione di un combustibile: se un solo tipo di reazione è possibile allora η F è unitaria, ma se possono avvenire reazioni differenti con diverso valore del numero di elettroni coinvolti allora η F è inferiore all'unità. L'apporto di η F è, comunque, generalmente trascurabile, per cui si può porre η I≈φ F. Non tutto il combustibile può essere utilizzato perché un'utilizzazione elevata influisce negativamente sia su E che sul valore della soglia jL alla quale si manifesta la polarizzazione concentrata. Per lo stesso motivo anche l'ossidante non può essere utilizzato integralmente, ma ciò non ha ripercussioni negative sull'efficienza di corrente della cella a combustibile. Unica eccezione sono le PEMFC ad anodo cieco: infatti se una PEMFC viene alimentata con idrogeno puro, all'interno del comparto anodico resta sempre solo e soltanto idrogeno puro e, pertanto, lo si può utilizzare completamente. In realtà ci sono impurezze che via via si accumulano, oltre ad acqua che può giungere dalla membrana, e questo rende necessari degli spurghi periodici. Applicazioni T W MCFC/SOFC Generazione distribuita 0,2÷10 MW PEMFC Trasporti 20÷150 kW tutti i tipi Applicazioni residenziali 0,5÷50 kW PEMFC Applicazioni portatili <1 kW Applicazioni portatili Il settore delle applicazioni portatili è l'ultimo, in termini cronologici, ad aver attratto l'attenzione dei produttori di celle a combustibile: se da un lato l'idea di sostituire le batterie di cellulari e computer portatili è molto attraente ed il mercato molto vasto, dall'altro la densità di accumulo dell'idrogeno ha sempre rappresentato un grosso ostacolo. Il recente interesse alle piccole taglie è connesso sia alla difficoltà, superiore al previsto, di affermazione negli altri mercati, sia alla prospettiva di poter impiegare, almeno nella prima fase di commercializzazione, celle a combustibile a reforming interno di metanolo (DMFC). Applicazioni residenziali Il settore delle applicazioni residenziali ha iniziato a svilupparsi nella seconda metà degli anni '90 in seguito ai buoni risultati della cogenerazione con PAFC (PC25 da 200 kW) ed al crescente sviluppo della tecnologia PEMFC. Si è quindi ritenuto di poter generare acqua calda per usi igienico-sanitari mediante piccole “caldaie” basate su tecnologia PEMFC (3-5 kWe). Più complesso sarebbe il discorso di cogenerare calore ad uso riscaldamento poiché la potenza elettrica coprodotta sarebbe decisamente superiore, intorno ai 30 kW) a quella utilizzabile per un comune uso residenziale. Possono esistere diversi sistemi di gestione della componente elettrica e di quella termica in relazione alla possibilità di connettersi alla rete elettrica ed alla capacità di quest'ultima di assorbire potenza. Proprio questo aspetto viene talvolta indicato come un limite alla massiccia diffusione di questi cogeneratori. Ad oggi l'azienda più avanzata sembra essere la Vaillant (con tecnologia Plug Power), ma esistono molti concorrenti che si rivolgono alla stessa tipologia di celle a combustibile. Il combustibile attualmente disponibile nelle abitazioni è però il gas naturale e questo comporta che il sistema debba includere una sezione di reforming, una di shift ed una di eliminazione del CO residuo. Per questo motivo esistono tentativi di usare tipi diversi di celle a combustibile. Applicazioni residenziali Sistema residenziale da 1 kW (PEMFC) Back-up Burner Hot Water Tank Air Air compressor PEFC Stack Hydrogen Compressed Air Heat Exchanger Reformer Heat Hot Water DC Power Hot Water City Gas Inverter AC Power Trasporti Necessità di un gas ricco di idrogeno: a) sottosistema di processo del combustibile b) accumulo di idrogeno a bordo Pressione di esercizio: a) atmosferica b) ~3 bar con compressore dell'aria Produzione di energia elettrica in corrente continua: a) motore elettrico a corrente continua b) convertitore DC/AC e motore elettrico a corrente alternata Gestione dell'energia: a) batterie di picco b) batterie di recupero Regolazione: a) nessuna regolazione delle celle a combustibile b) gestione del calore, dell'acqua e dei reagenti Celle a combustibile per il settore dei trasporti AFC Basso consumo di combustibile Emissioni inquinanti ridotte o nulle Rumorosità e vibrazioni ridotte Leggerezza e compattezza Flessibilità di prestazioni Facilità di avviamento Ridotta manutenzione Impiego di aria come ossidante Costo contenuto PEMFC PAFC MCFC SOFC Esempi di applicazioni Oltre 50 prototipi 1993 al 2003 (2 tra il 1967 ed il 1993) DAIMLER CRISLER MAZDA OPEL GM HONDA FORD NISSAN Fiat Panda Hydrogen Peso Propulsione Pressione FC Potenza Coppia massima Serbatoio Massima pendenza Accelerazione Velocità massima Consumo medio Autonomia 1.400 kg (Fiat Panda 840-1.090 kg) 3 PEMFC Nuvera + Motore asincrono 1,5 bar Nominale 30 kW (41 CV), massima 60 kW (82 CV) 125 Nm 110 l (2.4 kg @ 350 bar) 23,00% 5 secondi da 0 a 50 km/h 150 km/h limitata a 130 km/h 9-10 g/km > 200 km (in città) Fuel Cell Marathon Ostacoli alla commercializzazione Costo elevato Costo delle membrane Costo del catalizzatore Costo dei componenti esterni, non ancora costruiti ad hoc Durata minore rispetto ai sistemi stazionari Vibrazioni Cicli di funzionamento più critici Difficoltà nella scelta del combustibile accumulato Semplicità: idrogeno gassoso Facilità e rapidità di rifornimento: a) combustibile liquido b) idruro chimico Mantenimento delle infrastrutture: idrocarburo liquido Sicurezza: a) idrocarburo liquido b) idruro Generazione distribuita di energia Necessità di un gas ricco di idrogeno: sottosistema di processo del combustibile Produzione di energia elettrica in corrente continua: sottosistema di trattamento dell’energia prodotta Rilascio di energia termica: sottosistema di recupero dell’energia termica Processo del combustibile Inverter Combustibile Impianto sottoposto Celle a combustibile Energia Meccanica Energia Elettrica Energia Termica Sistemi integrati con microturbine e sistemi cogenerativi FutureGen e SOFC Coal Syngas H2 + CO Hydrogen Central Power SOFC and Hybrids Transportation Fuel Cells Geologic CO2 Sequestration Distributed Generation General Electric Coal Study Coal Raw Syngas Gasifier 55% Net Efficiency (HHV Coal) Water Gas Shift Standard 54% Gas Clean-up With CO2 Separation 53% 52% CO2 Separation 51% 50% Spent Fuel Recycle 49% 48% Steam 47% 0 2 4 6 8 10 12 Steam 14 Fuel Cells Operating Pressure (bar) • 53.4% (HHV) Possible with IGFC • CO2 Separation penalty 2.7 points Generator ST Steam Combustor HRSG Exhaust GT C Air Generator Accumulo dell'energia Fonti rinnovabili (potenza variabile) Utenze (potenza variabile) Accumulo Utenze (combustibile) Fonti fossili e fissili (potenza costante) Impianti di pompaggio Compressed air energy storage Volani Batterie di accumulatori Ultracapacitori Superconduttori Idrogeno Hydrogen Energy Storage Con cella alcalina Con cella polimerica Ad alta temperatura Idrogeno gassoso Idrogeno liquido Idruri metallici Con celle a combustibile Con cicli a vapore H2/O2 Ossigeno gassoso Ossigeno liquido Progetto Prora E' un progetto del CIRA (Centro Italiano per la Ricerca Aerospaziale) e riguarda un velivolo senza pilota capace di volare ad alta quota utilizzando energia solare. Le ali sono ricoperte da pannelli fotovoltaici e durante il giorno parte dell'energia convertita è accumulata mediante idrogeno che viene riutilizzato durante la notte. E le c tr o ly s e r C a r ic o e le ttr ic o S u p e r fic ie F V E le t tr o liz z a to r e F C s ta c k H 2 H 2O S e rb a to i O 2 H 2 P ila a c o m b u s t ib ile O 2 H 2O
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