Osservatorio Fillea Grandi Imprese e Lavoro Newsletter Costruzioni e Grandi Imprese 24 – 31 gennaio 2014 A cura di Alessandra Graziani1 e Giuliana Giovannelli2 Congiuntura: legislazione: zone franche urb.: infrastrutture: legno filiera: infrastrutture: estero: sicurezza: un codice ad hoc per il partenariato pubblico privato (Edilizia e Territorio, 27.01.14) 182 milioni alla Sicilia (sito internet edilportale, 27.01.14) Ponte, conto da 300 mln per lo Stato (Milano Finanza, 28.01.14) il (non) riciclo del legno (La Stampa, 29.01.14) Gottardo, patto Italia-Svizzera (Il Sole 24 Ore, 29.01.14) Gran Bretagna locomotiva d’Europa (Il Sole 24 Ore, 29.01.14) bocciati dal Consiglio d’Europa (Avvenire, 30.01.14) Grandi imprese delle costruzioni: ZH Construction: Alpi: Ikea: fallita, colpo agli artigiani (L’Adige, 27.01.14) sindacati, si a 100 licenziamenti volontari (Corriere Romagna, 27.01.14) fatturato record a 28,5 mld (Milano Finanza, 29.01.14) Rapporti e studi: Banca d’Italia: Istat: I bilanci delle famiglie italiane nell’anno 2012 (Comunicato Banca d’Italia, 27.01.14) clima di fiducia delle imprese gennaio 2014 (Comunicato Istat, 29.01.14) Eventi: Klimahouse. 2014. Fiera internazionale per l’efficienza energetica, Bolzano, 23-26 gennaio 2014 Cons. Sup. LL PP, Il Bim e il sistema delle costruzioni. Innovazione sostenibile, Roma, 31 gennaio 2014 Congiuntura legislazione (27.01.14): Sfruttare l'occasione delle direttive per l'riorganizzare e semplificare gli appalti, mettendo fine alla pioggia di correzioni abbattutasi negli ultimi due anni sul codice, che ha reso difficile inserire le novità anche agli addetti ai lavori. È la proposta che viene dall'Autorità di vigilanza. In vista del recepimento delle Direttive Ue approvate il I5 gennaio. l’Authority ha già avviato un tavolo di confronto con il Dipartimento delle Politiche comunitarie e si avvia a sondare umori e desiderata di imprese, stazioni appaltanti e altri operatori del settore con un ciclo di audizioni al via il 28 gennaio. Una prima proposta concreta riguarda il partenariato pubblico privato. L'occasione è offerta dalla direttiva concessioni, novità assoluta per l'Europa. "Siamo immaginando di proporre una disciplina totalmente autonoma per tutte le figure normative riconducibili al partenariato pubblico privato - dice Sergio Gallo, vicepresidente dell'Autorità e coordinatore delle iniziative relative al recepimenti delle direttive -, Lo sbocco potrebbe essere addirittura un codice autonomo che includa anche i nuovi istituti previsti come il partenariato per l'innovazione''. No solo. E’ indispensabile - dice Gallo - anche rafforzare l'attenzione e le misure relative ai contratti di servizi e forniture che ormai superano il 50% deI fatturato relativo agli appalti. Insomma: codice e Autorità sono nati quando i lavori pubblici rappresentavano il cuore, la parte più significativa degli appalti. ma ora non è più così. Un compito delicato rispetto alla peculiarità del sistema italiano riguarda il recepimento delle novità introdotte dalle direttive con l’obiettivo di rendere più rapide le procedure di gara e più semplice l'affidamento dei contratti da parte delle Amministrazioni. Due esempi per tutti: la drastica riduzione dei tempi minimi per la presentazione delle offerte e l'allargamento delle maglie per la trattativa privata, "Le Direttive puntano sempre ad accelerare i tempi e liberalizzare le procedure mutuando gli esempi dei Paesi del Nord Europa, L'Italia da questo punto di vista è diversa. perché deve fare i conti con una criminalità organizzata che fà degli appalti uno dei suoi territori d'elezione - aggiunge il vicepresidente - . La liberalizzazione senza un adeguato meccanismo di controllo di legalità da noi non può funzionare, Per stare ai fatti, di recente mi ha lasciato molto perplesso anche la scelta di innalzare a un milione di euro la soglia per la procedura negoziata senza bando (l'80% del mercato) a fronte di una regolamentazione del settore che continua a essere invèce ipertrofica, Sono due aspetti in forte contraddizione che bisognerebbe affrontare. Altro aspetto che sarà possibile revisionare con l'occasione delle direttive sono il sistema di qualificazione e la disciplina di subappalto. In Nord Europa non esiste un sistema di qualificazione come il nostro. Si va gara per gara. Forse non è il caso di smontare il sistema delle Soa, ma si può almeno migliorarlo sotto il profilo dell'indipendenza delle società. Quanto ai subappalti, " la mia posizione personale è che proprio in nome di un maggiore controllo di legalità sarebbe bene anticipare alla fase dell'offerta l'indicazione dei subaffidatari ". (MAURO SALERNO) zone franche urbane (27.01.14): Il Ministero dello Sviluppo economico ha stanziato 182 milioni di euro in favore delle micro e piccole imprese localizzate nelle Zone Franche Urbane (ZFU) della Regione Sicilia. Il Bando (Decreto direttoriale 23 gennaio 2014) prevede la concessione di agevolazioni sotto forma di esenzioni fiscali e 1 2 politiche [email protected] [email protected] contributive in favore di imprese di micro e piccola dimensione localizzate nelle Zone Franche Urbane di: Aci Catena, Acireale, Bagheria, Barcellona Pozzo di Gotto, Castelvetrano, Catania, Enna, Erice, Gela, Giarre, Lampedusa e Linosa, Messina, Palermo (Brancaccio), Palermo (porto), Sciacca, Termini Imerese (inclusa area industriale), Trapani, Vittoria. Al Bando, che attua il DM 10 aprile 2013, sono allegati l’elenco delle sezioni censuarie con i confini delle ZFU e il facsimile del modulo di domanda. (…) Ricordiamo che le Zone Franche Urbane sono aree circoscritte, all’interno dei Comuni, nelle quali le piccole e micro-imprese godono di esenzioni fiscali e contributive. Possono beneficiare delle agevolazioni le imprese di micro e piccola dimensione, già costituite e regolarmente iscritte nel Registro delle imprese alla data di presentazione dell’istanza. Possono accedere alle agevolazioni anche gli studi professionali e, più in generale, i professionisti purché svolgano la propria attività in forma di impresa e siano iscritti, alla data di presentazione dell’istanza di agevolazione, al Registro delle imprese. Pochi giorni fa sono stati pubblicati i Bandi relativi alle ZFU delle Regioni Calabria e Campania e della provincia di Carbonia-Iglesias. (Rossella Calabrese) infrastrutture (28.01.14): Costerà caro l'addio al Ponte sullo Stretto di Messina, forse anche più caro di quanto immaginato finora. Il perché è presto detto: oltre alle penali da centinaia di milioni di euro pretese dai costruttori, al conto si potrebbe aggiungere anche quanto richiesto dalla società promotrice dell'opera, la Stretto di Messina. Si tratta della spa pubblica costituita nel 1981 per occuparsi della realizzazione del Ponte, controllata dall'Anas e partecipata anche da Ferrovie dello Stato e dalle Regioni Calabria e Sicilia. Dopo la decisione di non realizzare più il collegamento sospeso sullo Stretto, la società è stata messa in liquidazione e come commissario liquidatore nella primavera del 2013 è stato nominato l'ex capo di gabinetto del ministero dell'Economia Vincenzo Fortunato. Ora, secondo quanto risulta a MF Milano Finanza, Stretto di Messina avrebbe avanzato al ministero delle Infrastrutture la richiesta di indennizzo per la caducazione dei contratti, così come previsto dall'articolo 34 della legge 221 del 2012, che ha stabilito appunto che l'opera non si sarebbe più costruita. E il conto ammonterebbe a più di 300 milioni di euro, cui andrebbe aggiunta una maggiorazione del 10%, come previsto appunto dalla legge 22.11.2012. AI di là delle indiscrezioni di certo per ora c'è che nei documenti presentati all'assemblea per l'approvazione del piano di liquidazione si legge che «si ritiene pienamente recuperabile (realizzabile) il valore dei cespiti capitalizzati relativi all'investimento principale, per l'insorgere in capo a SdM di un diritto all'indennizzo a seguito della caducazione ex lege del rapporto concessorio» . Un indennizzo che, da quanto sembrerebbe dalla lettura del piano presentato ai soci, non verrebbe comunque utilizzato per i rimborsi pretesi dal consorzio Eurolink (guidato da Impregilo), che ha promosso due giudizi contro Stretto di Messina, né per quelli richiesti dalle altre società con cui erano stati siglati dei contratti. Sempre nei documenti per l'assemblea dello scorso novembre si legge infatti che la Stretto di Messina non prevede di accantonare somme per gli eventuali indennizzi legati ai «rapporti pendenti di SdM», in quanto «si giudica che tali indennizzi debbano trovare tutti copertura nelle risorse pubbliche individuate dalla normativa stessa>;. Non è tutto. li commissario liquidatore ha anche avviato una serie di iniziative per ottenere altre risorse: innanzitutto ha sollecitato il versamento di oltre 20 milioni di euro di crediti fiscali (vantati per anni tra il 2004 e il 2009) e di circa 20 milioni di contributi pubblici assegnati per la progettazione preliminare e non ancora erogati. Insomma, se si dovessero davvero pagare alla Stretto di Messina tutti questi denari e in più rimborsare le società di costruzione, l'addio all'opera potrebbe costare davvero caro; senza contare quanto già speso negli anni passati per arrivare fino alla stesura del progetto definitivo. D'altro canto, nella storia infinita del Ponte sullo Stretto gli interrogativi non riguardano solo quanto costerà l'avergli detto addio ma anche i tempi che saranno necessari per chiudere definitivamente la vicenda. Infatti, sebbene la legge che ha stabilito lo stop all'opera preveda che le attività di liquidazione di Stretto di Messina debbano durare un anno, nei documenti della società in liquidazione si legge che, pur essendo stato formalmente rispettato nelle previsioni, questo termine viene considerato «inadeguato». (LUISA LEONE) legno filiera (29.01.14): Vorrei aggiungere qualcosa alla lettera firmata da Cesare Simonetti e pubblicata nelle Lettere al direttore della Stampa di venerdì 24 gennaio. Il signor Simonetti definisce «decisioni criminali» la combustione del legno nelle centrali elettriche. lo non arrivo a tanto, posso però dire che la combustione delle biomasse verdi è sicuramente causa del rincaro delle bollette dell'energia elettrica, di ostacolo all'attività di aziende, come la mia, che riciclano il legno, di danno a uno dei settori più fiorenti del made in Italy quale è quello dei mobili, per non parlare del mancato rispetto di una direttiva Ue. E mi spiego. In Italia secondo una diréttiva Ue tutto il legno di seconda mano dovrebbe essere destinato prioritariamente alle aziende che lo riciclano, e, solo in subordine, alla combustione. Succede esattamente il contrario. Questo avviene da anni e nel silenzio perché non c'è controllo e perché non è stata decisa alcuna sanzione per chi non rispetta la direttiva Ue. Succede anche che lo Stato paghi l'energia prodotta bruciando il legno destinato al riciclo a un prezzo più alto di quello di mercato, scaricando la differenza sulla bolletta. Mentre le centrali a biomasse ingoiano, e ben pagate, milioni e milioni di tonnellate di legno, le aziende come la mia che, invece di bruciarlo, fanno rivivere il legno trasformandolo in pannelli che diventeranno mobili, si trovano a corto di materia prima, e se non la trovano in Italia devono ricorrere all'estero. Dalla mia azienda escono pannelli realizzati esclusivamente con legno post consumo. E' così da vent'anni: per i nostri pannelli con i quali riforniamo molti dei grandi nomi di un settore vanto del made in Italy, non un albero viene abbattuto: è per questo che possono fregiarsi del marchio «pannello ecologico». Le mie presse chiedono ogni anno più di un milione di tonnellate di legno post consumo e tre milioni di tonnellate è il fabbisogno di tutto il settore in Italia; non solo facciamo sempre più fatica a rifornirci, dobbiamo anche subire prezzi più elevati perché si privilegiano le centrali elettriche a legna che pagano di più. (ALESSANDRO SAVIOLA) infrastrutture (29.01.14): Il completamento del corridoio ferroviario Italia-Svizzera, denominato Alptransit, con le opere necessarie a dare piena operatività al tunnel di base del Gottardo, la cui apertura è prevista nel 20l6-20l7, può diventare un volano di sviluppo economico, ma anche di salvaguardia ambientale, per l'intera area trasfrontaliera. E di tutte le infrastrutture previste, l'adeguamento alle nuove necessità della linea Bellinzona-Luino-Gallarate è la chiave di volta. In questo senso la firma di ieri, a Berna, tra Svizzera e Italia sul finanziamento delle opere di ampliamento per il corridoio quattro metri sull'asse ferroviario del San Gottardo è da salutare con soddisfazione da parte italiana. In base all'accordo, siglato dal ministro Maurizio Lupi e dalla collega elvetica Doris Leuthard, la Svizzera metterà a disposizione 120 milioni di euro per gli adeguamenti delle sagome sulla linea di Luino e l'Italia investirà 40 milioni di euro sulla linea Milano-Chiasso. La realizzazione di un corridoio quattro metri lungo l'asse del San Gottardo aprirà ulteriori segmenti di mercato al traffico merci su rotaia, migliorandone la produttività. In particolare, la realizzazione di questi interventi infrastrutturali permetterà di modificare radicalmente il modello d'esercizio ferroviario sull'asse Italia-Svizzera. Corridoio quattro metri significa realizzare opere ferroviarie in grado di garantire che le linee del corridoio del Gottardo consentano il trasporto di semirimorchi e unità di carico con un profilo in altezza di quattro metri, su treni lunghi almeno 700 metri. L'adeguamento della linea Luino-Gallarate è quello che offre le maggiori opportunità di sviluppo: dopo l'apertura del tunnel di base del Gottardo, il transito via Luino presenterà una pendenza fino al 12 per mille e sarà pertanto l'unica vera ferrovia di pianura sul corridoio Genova-Rotterdam, dove basterà una sola macchina per trainare un treno di 2mila tonnellate. Sulla linea di Chiasso, invece, permarranno delle pendenze dal 17 al 21 per mille nella zona di Chiasso e Mendrisio. L'accordo Italia-Svizzera riguarda, in particolare, il finanziamento delle opere di ampliamento previste per i due valichi ferroviari di Chiasso e di Luino di collegamento da Basilea al Nord Italia. In base all'intesa l'Italia investirà 40 milioni di euro sulla tratta Milano-Chiasso che fa parte del corridoio strategico Rotterdam-Genova. La Svizzera verserà un contributo a fondo perduto da 120 milioni di euro per gli adeguamenti delle sagome delle gallerie sulla linea di Luino, percorso alternativo per il trasporto delle merci. L'adeguamento permetterà il passaggio di carichi merci con altezza agli angoli di quattro metri e l'uso di treni merci della lunghezza di 750 metri. La realizzazione di questi due corridoi è un elemento centrale della politica di trasferimento del traffico dalla strada alla rotaia. In gioco ci sono benefici per l'ambiente, generati dallo spostamento delle merci dalla gomma al ferro, che uno studio Bocconi quantifica in 600 milioni di euro in termini di minore inquinamento atmosferico e acustico ma anche di diminuzione degli incidenti stradali. «Oggi è come se si stesse completando un'autostrada dalla quale, per arrivarci o per uscirci, bisognerà percorrere una mulattiera», ricorda il presidente della Camera di commercio di Varese, Renato Scapolan. È interesse sia dell'Italia sia della Svizzera che ciò non avvenga. L'accordo di Berna lo conferma. (Marco Morino) estero (29.01.14): «And the winner is....il Regno Unito!».L'immaginaria gara disputata dai grandi partner dell'Unione per la palma da attribuire al miglior tasso di crescita l'ha vinta Londra, a mani basse. Il sospetto s'è fatto ieri matematica certezza con il comunicato dell'ufficio nazionale di statistica (Ons) che ha fissato in più 1,9 per cento, la progressione dell'economia del Regno nel 2013, la più alta dal 2007 ad oggi. Nessun Paese dell'Unione può vantare una performance che un anno fa gli economisti inglesi neppure immaginavano. La Gran Bretagna pareva afflitta da dinamiche recessive lente da risolvere per un Paese deciso a correggere il disavanzo pubblico con una gigantesca manovra sul lato della spesa. Tanta austerità non è bastata per frenare la ripresa, sulla scia di consumi interni in espansione e un boom immobiliare largamente maturato a Londra, locomotiva di un Paese che per il resto ha capacità assai più modeste. A quota 1,9%, l'Ons è arrivata ipotizzando con ragionevole certezza che l'ultimo trimestre del 2013 si sia chiuso a più 0,7%, appena al di sotto del consenso degli analisti che avevano indicato 0,8. La mini-frenata è da attribuire al cattivo tempo che ha pesato sulle costruzioni (meno 0,3), settore capace di contribuire per almeno 1'8% al pil di Sua Maestà. Fetta significativa, ma nulla a che vedere con i servizi che rappresentano l'80% dell'economia. La crescita è stata, in questo caso, dello 0,8% mentre il manifatturiero è progredito dello 0,7. «Tutto ciò conferma – ha commentato il Cancelliere dello Scacchiere George Osborne - che il nostro piano di lungo periodo sta funzionando. II lavoro non è finito e abbandonare oggi la strada intrapresa comporta grandi rischi». In altre parole non si allarga la borsa, i tagli alla spesa pubblica continueranno secondo un mantra da cui, il governo di David Cameron, non ha mai deviato. Le prospettive per il 2014 sono altrettanto buone. Lo suggeriscono gli analisti delle maggiori banche, lo dice anche il Fondo monetario che ha corretto al rialzo le sue previsioni immaginando un più 2,4% che era, fino a poco tempo fa, solo la stima di Goldman Sachs. Chi non è del tutto convinta di una dinamica tanto virtuosa è la Banca d'Inghilterra che ha dovuto smentire se stessa rinunciando ad alzare i tassi nonostante siano state centrate entrambe le condizioni che aveva posto nella forward guidance, ovvero la comunicazione ai mercati sulle intenzioni dell'istituto centrale. L'inflazione è al target del 2%, la disoccupazione è al 7,1% a ridosso di quel 7% che la BCE, nell'agosto scorso, aveva immaginato di poter raggiungere solo a fine 2015. La caduta così rapida del tasso di persone senza lavoro non ha origini del rutto chiaro, mentre per il governatore della Banca d'Inghilterra la produttività debole resta elemento sufficiente per non cambiare le scelte di politica monetaria. Mark Carney è stato ancor più esplicito dicendo che tassi bassi sono destinati ad essere un elemento più presente del passato nel quadro economico del Regno. E tanto è bastato per ridare fiducia ai britannici convinti come mai prima d'ora di essere usciti dal tunnel della crisi. (Leonardo Maisano) sicurezza (30.01.14): Lotta alla povertà, pensioni minime inadeguate e sicurezza sul posto di lavoro: questi i tre fronti principali sui quali l'Italia non è riuscita a mettere in atto politiche in grado di garantire condizioni di vita dignitose. A esprimere l'impietoso giudizio è il rapporto del Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d'Europa reso noto ieri. Le principali violazioni dei principi della Carta sociale si riferiscono all'inadeguatezza delle politiche messe in atto per gli anziani, per combattere l'esclusione sociale e per la tutela dagli incidenti sul lavoro. Secondo il Comitato, infatti, l'Italia non ha leggi specifiche che assicurino agli anziani di non essere discriminati, a causa della loro età. Soprattutto viene giudicato «inadeguato» da Strasburgo il livello minimo dell'assegno di pensione, visto che nel 2011 ammontava ad appena 520 euro al mese contro i 666 euro (cioè il 50% del reddito medio calcolato da Eurostat) ritenuti il minimo indispensabile dal Comitato. Ma l'Italia non riesce a garantire bene neanche i diritti dei lavoratori. Il Comitato denuncia, come già nel 2009, la mancanza di una politica nazionale coerente in materia di sicurezza, come purtroppo sembra indicare anche la frequenza degli incidenti. Questa politica andrebbe definita, attuata e riesaminata periodicamente consultando le organizzazioni patronali e sindacali. Il Consiglio d'Europa segnala infine «l'aumento della povertà nel Paese, i relativamente bassi sforzi di spesa per disoccupazione ed esclusione sociale, oltre che i moderati effetti ottenuti con i trasferimenti sociali». (…) (Francesco Riccardi) Grandi imprese delle costruzioni ZH Construction (27.01.14): Alla già lunga lista di concordati preventivi e fallimenti che stanno mettendo in ginocchio centinaia di piccole imprese e artigiani subappaltatori e fornitori e migliaia di lavoratori, si è aggiunto in questi giorni il crac del colosso edile altoatesino Zh Generai Construction Company di Campo Tures. La Zh registra nell'ultimo bilancio debiti per quasi 104 milioni di euro. Di essi, 45 milioni sono verso i fornitori, tra i quali vi sono almeno una decina di aziende trentine che vantano crediti complessivi per quasi 5 milioni. Così i crediti totali bloccati ai fornitori trentini superano i 150 milioni. Tuttavia a Bolzano le imprese che erano subappaltatrici di Zh in cantieri pubblici sono state in parte pagate direttamente dal committente, cioè dall'ente pubblico. Questa misura, più volte annunciata dall'assessore provinciale Mauro Gilmozzi, in Trentino non è ancora operativa. L'unico intervento finora previsto da noi sulle imprese beffate dai «furbetti del concordato » è l'anticipo diretto da parte dei consorzi di garanzia fidi del credito riconosciuto nella procedura concordataria. Il plafond messo a disposizione dalla Provincia è di lO milioni e le richieste sono già una valanga. La Zh, nata nel 2008 dalla fusione della Zimmerhofer e della Hobag, ha chiuso il 2012 con un valore della produzione in drastico calo, dai 110,8 milioni dell'anno prima a 78,3 milioni (nei conti consolidati con le partecipate si scende da 120,6 a 79,2 milioni), in pratica un terzo in meno. L'esercizio si chiude con un rosso record di 68,8 milioni, che salgono a 69,2 nel consolidato. ll 22 aprile dell'anno scorso Zh presenta al tribunale di Bolzano domanda di concordato «in bianco», cioè con riserva di presentare il piano concordatario. Con la domanda, però, si bloccano i pagamenti ai fornitori e molti dei cantieri in corso, tra i quali il centro acquatico di Baselga di Pinè, dove però è in corso anche una controversia con il committente, cioè il Comune. Ma il piano concordatario poi presentato non ha convinto i creditori. ll l7 dicembre il tribunale dichiara l'inammissibilità del concordato e il fallimento dell'azienda. Gli addetti totali del gruppo Zh che rischiano il posto di lavoro sono oltre 130. Secondo il bilancio consolidato 2012, i debiti totali della Zh ammontano a 103,8 milioni, 24 milioni in più del 2011. Di essi, oltre 38 milioni sono con le banche, tra le quali Sparkasse, Cariparma, Hypo Alpe Adria e Mediocredito Trentino Alto Adige, e 44,8 milioni con i fornitori. I creditori di Zh sarebbero circa 500. Tra essi c'è almeno una decina di imprese trentine, dagli impianti idraulici a quelli elettrici esposte ciascuna per cifre di alcune centinaia di migliaia di euro, fino al mezzo milione. Nel caso di appalti pubblici, però, gli artigiani dopo un mese dallo stop del cantiere hanno ricevuto, per i lavori fatti, il pagamento direttamente dal committente, cioè dall'ente pubblico. «Una norma precisa in questo senso in Trentino non c'è ancora - osserva il segretario della Fillea Cgil Maurizio Zabbeni - Dal tavolo appalti della scorsa estate è venuta invece la modifica al regolamento provinciale sugli appalti che prevede la verifica delle fatture pagate ai subappaltatori prima di pagare lo stato di avanzamento lavori alla ditta appaltatrice». «Tuttavia prosegue Zabbeni non tutti i Comuni prima di pagare verificano che l'appaltatrice abbia pagato i subappalti e più volte dobbiamo sollecitare la Provincia a intervenire. Da tempo come sindacato chiediamo la centrale unica degli appalti pubblici». (FRANCESCO TERRERI) Alpi (27.01.14): I lavoratori dell'Alpi dicono sì al licenziamento, ma solo se volontario, ed annunciano uno sciopero per lunedì. Ieri Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil, hanno spiegato la posizione dei dipendenti dell'azienda modiglianese, in seguito alla conferma da parte della direzione aziendale della volontà di procedere a 242 licenziamenti sulle 560 unità totali attualmente in forza. Un taglio dell'organico che dovrebbe essere completato nel giro di due anni e che dovrebbe partire con 100 procedure di mobilità da aprirsi subito. «Nell'incontro istituzionale nella sede della Provincia di Forlì-Cesena del 21 gennaio scorso –scrivono i rappresentanti delle tre sigle sindacali Domenico Parigi, Carlo Bassini e Angelo Rossi – la direzione aziendale Alpi ha comunicato la propria disponibilità all'utilizzo degli ammortizzatori sociali idonei a praticare l'ipotesi di percorso prescritto presso le istituzioni, a condizione che i lavoratori in esubero siano licenziati nei numeri previsti dalla procedura di mobilità e comunque fissando come esigenza prioritaria il numero inderogabile di 100 unità iniziali, comunicando la disponibilità a distribuire la fuoriuscita dei lavoratori nei due anni». In pratica 242 licenziamenti in due anni con 100 da realizzarsi a breve. «L'assemblea dei lavoratori (che si è svolta giovedì ndr) -prosegue la nota ribadisce la necessità di utilizzare gli ammortizzatori sociali idonei, vincolando la gestione degli esuberi al criterio della non opposizione al licenziamento (volontarietà) incentivato, escludendo di fatto i criteri di legge 223/91 che l'Azienda pretende qualora i volontari non fossero sufficienti. Riteniamo che queste richieste possano trovare accoglimento contestualmente alla riorganizzazione dell'azienda». (…) Ikea (29.01.14): Nonostante il rallentamento in alcuni mercati chiave come Italia e Spagna, Ikea ha registrato nel corso del 2013 (l'anno fiscale termina il 31 agosto) un aumento delle vendite del 3,2%, beneficiando della ripresa statunitense e dell' espansione nei paesi emergenti. In aumento anche l'utile netto, cresciuto ad agosto del 3,1% a 3,3 miliardi, mentre i ricavi hanno raggiunto il nuovo record di 28,5 miliardi contro i 27,6 registrati nel 2012. Il colosso dell'arredamento svedese ha anche confermato l'ambizioso obiettivo di raddoppiare le vendite a 50 miliardi di euro entro il 2020. Per quanto riguarda le aree geografiche, Russia e Cina hanno contribuito in maniera determinante ai risultati, mentre la società ha guadagnato punti importanti negli Stati Uniti e in Polonia. Deludente invece la performance dell'Europa del sud, dove Ikea ha perso terreno. Rapporti e studi Banca d’Italia (27.01.14): L’abitazione di residenza risulta di proprietà per il 67,2 per cento delle famiglie, mentre è in affitto per il 21,8, occupata a uso gratuito per il 7,4, in usufrutto per il 3,3 e a riscatto per il restante 0,3 per cento. (…) Rispetto alla precedente indagine, si è ridotta la quota di famiglie in proprietà (-1,2 punti percentuali) a fronte di un aumento di quelle in affitto e in usufrutto (0,7 e 0,5 punti percentuali ciascuno). La riduzione nella diffusione della proprietà dell’abitazione di residenza a partire dal 2008 è in controtendenza rispetto all’andamento registrato negli ultimi 30 anni, che evidenzia una progressiva riduzione delle famiglie in affitto a fronte di una maggiore diffusione della proprietà. (…) Il valore medio dell’abitazione di residenza si è ridotto rispetto alla scorsa rilevazione di circa 27 mila euro (da 227.800 a 200.669 euro); in particolare, il valore al metro quadrato è sceso di circa il 9 per cento, passando da 2.189 a 1.996 euro27. (…) Nel 2012 l’affitto medio pagato dalle famiglie è diminuito di circa il 5 per cento rispetto alla precedente rilevazione, ed è pari a 4.172 euro all’anno; il rendimento lordo per il proprietario, mediamente pari al 3,2 per cento, è invece leggermente aumentato indicando che la diminuzione degli affitti è stata in media minore di quella dei valori delle case. (…) Dal 1991 il numero di annualità, in termini di reddito familiare medio, necessarie per l’acquisto dell’abitazione di residenza è cresciuto di quasi il 60 per cento (da 4,2 nel 1991 a 6,6 nel 2012). (…) Nel 2012 circa il 10 per cento delle famiglie italiane sperimenta un disagio economico connesso con la spesa per l’abitazione (sotto forma di affitto pagato o rata del mutuo) superiore al 30 per cento del reddito familiare30. Rispetto al 2010 tale quota è salita di quasi due punti percentuali. (…) Istat (29.01.14): A gennaio 2014 l’indice composito del clima di fiducia delle imprese italiane (Iesi, Istat economic sentiment indicator), espresso in base 2005=100, cresce a 86,8 da 83,8 di dicembre. L’andamento dell'indice complessivo rispecchia un miglioramento significativo della fiducia delle imprese del settore dei servizi di mercato e di quelle del commercio al dettaglio; risulta invece in diminuzione la fiducia delle imprese manifatturiere e delle imprese di costruzione. A gennaio 2014 l’indice del clima di fiducia delle imprese di costruzione scende a 76,5 da 82,2 di dicembre; peggiorano sia i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione sia le attese sull’occupazione (i saldi scendono da -42 a -49 e da -21 a -23, rispettivamente). L’indice del clima di fiducia sale da 81,3 a 84,1 nell’ingegneria civile ma scende da 70,4 a 63,8 nella costruzione di edifici e da 96,2 a 83,7 nei lavori di costruzione specializzati. I giudizi sugli ordini peggiorano in tutti i settori delle costruzioni: in particolare, nella costruzione di edifici il saldo scende da -47 a 58, nell’ingegneria civile da -23 a -24 e nei lavori di costruzione specializzati da -38 a -51; le attese sull’occupazione migliorano nell’ingegneria civile (da -16 a -11), peggiorano nei lavori di costruzione specializzati (da -17 a -23) e rimangono stabili nella costruzione di edifici (a -25).
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