cerif ricerca 2009-2014 confapi aprile 2014

NOME FILE: CERIF RICERCA 2009-2014 CONFAPI APRILE 2014 pdf
IL PERCORSO DELLE IMPRESE DI FAMIGLIA ITALIANE: USCIRE DALLA CRISI E AFFRONTARE IL NUOVO
PARADIGMA DI BUSINESS DEL TERZO MILLENIO
Claudio Devecchi1
Come stanno affrontando (e superando) la crisi le imprese di famiglia italiane? Sono ancora
sbalordite da una crisi che nessuno in Italia ha voluto, generato o causato. Questa è una crisi importata, è
una crisi di paura. Non è una crisi reale ma puramente finanziaria. Con una classe politica che sinora ha
dato risposte inconsistenti. E' chiaro che se il mio fatturato dipende per il 60% dall'America sono in croce
ma questo lo capisce anche un ragazzino. Ma se il mio fatturato è per il 60% distribuito nel BRIC (Brasile,
Russia, Cina) e in India allora il discorso cambia sostanzialmente e pochi diranno di essere in crisi nera.
Ancora, se il mio fatturato (della specie B2B) è per il 60% fatto nei Paesi Africani che si affacciano sul
Mediterraneo, o nell’Indocina non posso essere in crisi. Quindi tornando alla domanda iniziale: come
stanno affrontando la crisi le imprese familiari italiane? Possiamo rispondere che le migliori stanno usando
le ricette migliori: un po' di taglio ai costi, occhio sempre rivolto ai ricavi e ai prospect, uso oculato degli
ammortizzatori sociali, clima aziendale ispirato alla fiducia, ricorso all'amor proprio ripetendo -come i
rugbysti australiani- "siamo dotati di attributi imprenditoriali robusti", dialogando costantemente con gli
stakeholder e in particolare con le banche; queste ultime devono ricevere costantemente business plan
aggiornati e consuntivi recenti, e così via. Quali sono allora i punti di debolezza delle imprese di famiglia
italiane rispetto a quelle degli altri paesi europei o degli Usa? Parafrasando, il nostro sistema economico è
come una popolazione umana quando scoppia un'epidemia di influenza: c'è chi si ammala subito e muore
in quanto parte già molto debilitato o gravemente malato. E' il caso, ad esempio, di quelle aziende familiari
che sono cronicamente sotto capitalizzate, che lavorano in grandissima parte con i soldi altrui (usando una
leva suicida, pari a 4,5,6 volte l'equity e talvolta ben di più), che guadagnano solo evadendo, che hanno
prodotti/servizi facilmente imitabili ovvero riproducibili all'estero al 20% di quanto costano in Italia.
Impossibile salvarle. Ci sono poi i vecchi e i bambini che sono fisiologicamente più portati a prendere
l'influenza e le connesse complicazioni, se non anticipatamente vaccinati. E' il caso, ad esempio, di aziende
familiari che hanno fatto da poco lo star up e che non hanno dimensioni e know how a sufficienza per
rimanere a galla; ovvero quelle imprese familiari che sfibrate da una competizione ultra trentennale stanno
vivacchiando in condizioni normali; per loro è quasi matematico che in un ambiente che diventa ostile, ci
lasciano la pelle in quanto non hanno riserve (patrimoniali) mancano di flussi di cassa positivi prodotti dalla
gestione caratteristica, hanno una redditività marginale o nulla o negativa. Infine ci sono i "champions",
quelli vaccinati per tempo o con alimentazione sana e fisico robusto perché adottano regole di vita sana e
1
Professore Ordinario di Strategia e Politica Aziendale nell’Università Cattolica di Milano. Nella stessa Università: Presidente e Direttore Scientifico
dell’Associazione per gli Studi Aziendali e Manageriali (ASAM); Amministratore Unico del Centro di Ricerca sulle Imprese di Famiglia (CERIF). Socio in
alcune PMI e Start Up. Vice Presidente Vicario dell’Associazione Italiana Private Banking (AIPB). Consigliere indipendente in Società quotate.
Recentemente ha pubblicato Problemi, criticità e prospettive dell’impresa di famiglia”, Vol. I, Vita & Pensiero, Cattolica University Press, 2007-2013,
pp. 383.
attenta alle tentazioni; questi passano indenni dall'epidemia. Sono le aziende di famiglia che hanno il credo
dell'innovazione, risultano creative, sono ricche perché il padrone invece che comprare la Chaienne investe
in ICT e in ricerca e sviluppo, hanno capito che il loro capitale intellettuale o i loro intangibili rappresentano
la vera ricchezza aziendale e allevano le risorse umane, dedicano loro tempo ed energia, danno fiducia ai
loro dipendenti. E non importa che siano in Italia, in Europa o negli Usa, basta che seguano queste "golden
rules". Quanto durerà ancora la crisi per le imprese tipicamente familiari italiane e quali settori andrà
maggiormente a toccare? Non possiamo dare una data certa e quindi non siamo in grado di dire quanto
durerà; ciò dipende da molti fattori economici, sociali, psicologici, internazionali. Forse per tutto il 2015 e
per il primo trimestre 2016 saremo come nelle attuali condizioni: mercati nervosi, consumatori prudenti,
banche molto selettive nell'erogazione del credito. I settori che producono commodities o che sono
fortemente maturi risultano anche i più deboli. Ma attenzione: dentro a un settore abbiamo visto che ci
sono molte eccezioni, soprattutto di aziende che non risentono così tanto della crisi, perché? Il settore, non
va mai dimenticato, è fatto di tanti comparti, ogni comparto di numerosi mercati ed è lì e non altrove che si
gioca la vera e importante partita contro la crisi. Esiste una ricetta (Best Practices Aziendali) per superare la
crisi? Certo che esiste, noi la chiamiamo "Kit anti-recessione" e come CERIF stiamo incontrando molti
imprenditori a cui spieghiamo cosa fare; ascoltiamo le loro particolari necessità ed elaboriamo, come dei
dress maker, delle soluzioni ad hoc. Devo poi dire che le PMI si sono dimostrate molto reattive, in
particolare le family business hanno una marcia in più. Tale marcia è data dalla presenza del nucleo
familiare che, stringendosi intorno ai loro valori alle loro passioni ai loro sogni, genera una tale forza di
cambiamento-adattamento senza eguali e realmente molte di esse riescono ad essere addirittura proattive.
Le sette parole chiave anti crisi per loro sono: qualità, sostegno al cliente, trasparenza e dialogo con banche
e fornitori, riunioni continue con i dipendenti, ricerca di nuove opportunità di business, veloce
differenziazione del prodotto/servizio, immissione di equity nella società.
Siamo stati gli unici in Italia a monitorare dal 2009 al 2014 le criticità di circa 190 aziende familiari.
Le abbiamo seguite, incontrate, intervistate; con loro abbiamo discusso il modello di business adottato e da
adottare, analizzato il rapporto impresa-famiglia e i cambiamenti da fare, aiutato a decidere l’assetto
economico-patrimoniale e la ristrutturazione del conto economico e dello stato patrimoniale, esaminato e
mappato il livello dei rischi per avere una “eccellente Basilea2”; il tutto è rappresentato nella Tabella 1
“Matrice delle Criticità per le Imprese di Famiglia nel Periodo di crisi 2009-2014”. La lettura “orizzontale” e
“verticale” fornisce numerosi elementi di originalità. Ma dato il limitato spazio limitiamoci in estrema
sintesi ad indicare quali insegnamenti ne abbiamo tratto e quali percorsi gli imprenditori hanno intrapreso.
Primo: la pressione tributaria è molto (troppo) pesante in quanto il prelievo fiscale non consente un
sufficiente autofinanziamento per lo sviluppo aziendale; i consulenti non sempre forniscono soluzioni
adeguate; va scartata l’ipotesi di evasione che pur consentendo “risparmi” d’imposta configura un rischio
(non solo economico-finanziario) che potrebbe pregiudicare la situazione attuale e prospettica. Secondo: il
rischio sistemico valutato attraverso l’analisi sistematica e continua dei fattori esterni influenzanti il
business aziendale è per loro molto elevato e crea un sovraccarico di informazioni difficili da gestire; non
riescono con gli strumenti conosciuti e con i mezzi finanziari a disposizione a valutare l’attrattività del
settore in cui operano soprattutto in termini di futura redditività potenziale; è però fondamentale avere la
mappa dei rischi per predisporre adeguati strumenti assicurativi di tutela dall’evento. Terzo: la riduzione
della redditività del settore nel tempo è sinonimo anche di futuro incerto e porta a depauperare l’impresa
al motto “impresa povera-famiglia ricca” ; ciò genera il problema-dilemma se vendere (e a quanto)
l’impresa di famiglia ovvero riduce lo spazio per i nuovi ingressi in famiglia di giovani eredi. Infine, il quarto
elemento è dato dalla seguente criticità: la gestione della successione e della continuazione. Qui la
successione genera un aumento della complessità relativa alla ripartizione dei diritti e delle responsabilità
che va gestita e non subita; e quando non si è consapevoli delle modalità (per capirci gli strumenti idonei)
per affrontare concretamente questo processo i fattori condizionanti di tale processo successorio
diventano troppo numerosi per essere gestiti ordinatamente; ne deriva -poi- che il fenomeno successorio è
destabilizzante perché non viene considerato in anticipo e quindi affrontato senza alcuna pianificazione.
Avremo occasione nel prossimo futuro di ritornare operativamente e concretamente su queste decisioni.
Tabella 1
Matrice delle criticità per le imprese di famiglia nel periodo di crisi 2009-20142
LE MACRO
ARTEE DI
CRITICITA’
CRITICITA’
2009/2010
2010/2011
2011/2012
2012/2013
2013/2014
60%-82%
Pressione
fiscale
Fonti di
finanziamento
Chiusura capitali
esterni
Rischio
sistemico
Rischio perdita
persone chiave
Pressione
fiscale
Chiusura capitali
esterni
Fonti di
finanziamento
Rischio
sistemico
Rischio perdita
persone chiave
Pressione
fiscale
Pressione
fiscale
Pressione
fiscale
AEP
Chiusura capitali
esterni
Chiusura capitali
esterni
Fonti di
finanziamento
AEP
Fonti di
finanziamento
Fonti di
finanziamento
Chiusura capitali
esterni
AEP
Rischio
sistemico
Rischio perdita
persone chiave
Rischio
sistemico
Rischio perdita
persone chiave
RISK L
Rischio perdita
del fondatore
Rischio perdita
del fondatore +
Rischio operativo
Riduzione redditività del settore
nel tempo
Continuità del
nome della
famiglia
Servizio al cliente
+ Organizz.ne
confusa
Gestione della
successione e
continuazione
Assetti
organizzativi
Rischio
sistemico
Rischio operativo
+ Rischio
tecnologico
Rischio finanziario
+ Rischio perdita
persone chiave
Riduzione redditività del settore
nel tempo
Continuità del
nome della
famiglia
Organizzazione
confusa + Accesso
ai mercati esteri
Trasferimento
della cultura
familiare
Gestione della
successione e
continuazione
Organi (societari
e non) di
governo
Rischio perdita
del fondatore
Rischio perdita
del fondatore
RISK L
Riduzione redditività del settore
nel tempo
Continuità del
nome della
famiglia
Accesso ai
mercati esteri
Riduzione redditività del settore
nel tempo
Formazione del
personale
BUMO
Capacità di
attrarre persone
chiave
Gestione della
successione e
continuazione
Assetti
organizzativi
BUMO
Trasferimento
della cultura
familiare
RIF
57%-71%
51%-57
43%-55%
Riduzione redditività del settore
nel tempo
Capacità di
attrarre persone
chiave
Formazione del
personale
Gestione della
successione e
continuazione
Trasferimento
della cultura
familiare
Assetti
organizzativi
Trasferimento
della cultura
familiare
Gestione della
successione e
continuazione
Trasferimento
della cultura
familiare
Organi (societari
e non) di
governo
RISK L
BUMO
RIF
RIF
Legenda:
AEP
= Assetto Economico-Patrimoniale
RISK L = Livello di Rischio
BUMO = Business Model (Modello di gestione)
RIF
= Rapporti Impresa-Famiglia
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