CHIESA E RIVOLUZIONE FRANCESE CHIESA E RIVOLUZIONE FRANCESE. Bibliografia • 1) G. Mar>na, Storia della Chiesa, vol. 2, Brescia 1998. • 2) G. Mar>na, Storia della Chiesa, vol. 3, Brescia 1998. • 3) R. Ago – V. VidoMo, Storia Moderna, Roma-‐Bari 2004. • 4) G. Filoramo – G. Menozzi, Storia del cris>anesimo, L’età moderna, Roma-‐Bari 1997. Sommario • • • • • • 1) L’età dell’assolu>smo (‘600-‐’700) 2) Rapporto tra stato e Chiesa 3) La Chiesa nell’età dell’assolu>smo 4) L’Illuminismo. 5) La Rivoluzione Francese 6) Alcune conclusioni. • La rivoluzione francese è l’avvenimento che segna il confine tra storia moderna e storia contemporanea. • Il conceMo di rivoluzione: accelerazione di dinamiche già in aMo. • L’accelerazione e la radicalità del cambiamento è tale per cui si entra in un’altra epoca: c’è un prima e un dopo la rivoluzione francese. • Es: la seconda guerra mondiale (Prima della guerra… Il Dopoguerra…). Un passo indietro… A) PRIMA DELLA RIVOLUZIONE: L’ETÀ DELL’ASSOLUTISMO O ANCIEN RÉGIME (“L’ANCIEN RÉGIME ET LA REVOLUTION”, A. DE TOCQUEVILLE) • Assolu>smo: punto di arrivo di un processo iniziato nel tardo medioevo: loMa tra i monarchi degli Sta> Nazionali (Francia, Spagna, Inghilterra) e la nobiltà. • I re vogliono accentrare il potere nelle loro mani a discapito dell’aristocrazia. • I Sovrani vogliono diventare, da primi inter pares tra i nobili, MONARCHI ASSOLUTI del loro STATO. • Assoluto = absolutus = sciolto. • Questo perché non essendoci una chiara dis>nzione tra diriMo privato e diriMo pubblico i sovrani consideravano i loro regno come una proprietà privata. L’assolu>smo realizzato: • In FRANCIA, SPAGNA e INGHILTERRA abbiamo la viMoria della monarchia sulla nobiltà: i sovrani, tol> di mezzo gli avversari più pericolosi, riescono a spazzare via tuk gli altri elemen> che limitavano la loro autorità(assemblee locali, Sta> Generali e parlamen>) e a concentrare nelle loro mani tuMo il potere. • In FRANCIA questo processo storico è molto chiaro e inizia sin dal Trecento e ha successo grazie all’alleanza tra i sovrani e la borghesia. • In SPAGNA e in INGHILTERRA il successo della monarchia è dovuto alle ricchezze accumulate grazie alle scoperte oltremare e ai for>ssimi dissensi interni alla nobiltà. L’assolu>smo mancato: • Anche nell’impero tedesco abbiamo i tenta>vi degli Asburgo di fare del potere imperiale una monarchia assoluta. • Il tenta>vo però fallisce e assis>amo al processo opposto. • I prìncipi si svincolano dall’autorità imperiale trasformando gli an>chi feudi in sta> sovrani. • L’imperatore è solo un’autorità formale. La religione come strumento di potere. • I Sovrani dei paese caMolici (Francia e Spagna) difendono formalmente la Chiesa per avere l’appoggio delle gerarchie ecclesias>che e dei fedeli, di faMo cercano di toglierle potere e di soMomeMerle. • Nei paesi protestan> (Inghilterra, Olanda, paesi scandinavi e principa> protestan> tedeschi) il problema era stato risolto alla fonte perché il principe/sovrano era anche capo della Chiesa. LA CHIESA NELL’ETÀ DELL’ASSOLUTISMO • -‐ La società è ufficialmente cris>ana. • -‐ La Chiesa è soggeMa a molte pesan> catene (le catene che la legano sono d’oro… ma non per questo cessano di essere catene). • -‐ La Chiesa è appesan>ta dalla “spirito terreno”. Situazione dell’Europa tra ‘600 e ‘700. • Nel corso del Seicento la Francia tenta di raggiungere l’egemonia su tuMa l’Europa; l’Inghilterra e l’Olanda invece loMano per la padronanza sul mare e per estendere il loro impero coloniale. • • Nella seconda metà del Seicento la Francia di Luigi XIV afferma la sua potenza in Europa e riesce ad akrare nella propria scia persino l’Inghilterra (alleanza tra la dinas>a caMolica degli Stuart e il Re Sole). • L’esasperazione di fronte ai con>nui soprusi del monarca francese, l’unione personale di Olanda e Inghilterra nella persona di Guglielmo d’Orange, l’aumentata potenza asburgica in seguito all’allontanata minaccia turca, alla fine del Seicento rovesciano la bilancia, dando origine a un nuovo equilibrio europeo, fondato sull’influsso dell’Austria e dell’Inghilterra accanto a quello della Francia. L’alleanza tra il trono e l’altare. • Principio fondamentale che ispira l’assolu>smo: • deve regnare un perfeMo parallelismo fra l’ordine poli>co-‐civile-‐ temporale e quello spirituale-‐religioso-‐soprannaturale. • Il principio non va inteso come una neMa separazione tra le due sfere ma come una strekssima collaborazione delle due società, che derivano dallo stesso principio e tendono a un solo fine: il bene dell’uomo. • La società civile tende ad assumere alcuni trak sacri propri della società religiosa (re per diriMo divino) e questa a sua volta adoMa i mezzi legali del potere temporale (inquisizione, prigioni diocesane per imporre il rispeMo dei precek religiosi). • TuMo ciò che è permesso o proibito nell’ordine religioso, deve essere permesso e proibito nell’ordine civile, tranne qualche rara eccezione. RAPPORTI TRA STATO E CHIESA. SECC. XVII-‐XVIII. 1) DiriMo divino dei re. 2) L’unità poli>ca si fonda sull’unità religiosa. 3) La religione caMolica è religione di Stato 4) Dovere del re è difendere e promuovere la religione. 5) Le leggi civili sono in armonia con le leggi canoniche. 6) Uso della coercizione da parte dell’autorità ecclesias>ca 8) Organizzazione cris>ana del lavoro 9) Alla Chiesa è riconosciuto il monopolio dell’assistenza e dell’istruzione. • 10) Le immunità. • • • • • • • • 1) DIRITTO DIVINO DEI RE. • Il sovrano ha la sua autorità solamente da Dio, senza mediazioni. • Il re è il luogotenente di Dio in terra, immagine vivente di Dio e siede sul trono di Dio. • La cerimonia della consacrazione regale, con le unzioni e le invocazioni, aveva questo significato: l’incoronazione acquistava un caraMere superiore a quello umano. • Questo era vero sopraMuMo in Francia e in Inghilterra dove, secondo un’an>chissima tradizione, i Sovrani avevano il potere di guarire, aMraverso il loro tocco, le scrofole, un >po di tubercolosi. Tale capacità era data loro da Dio al momento dell’incoronazione ( per approfondire: “I re taumaturghi”, Marc Bloch, 1924 Einaudi). • Delle sue decisioni il sovrano doveva rendere conto solo a Dio, quindi ai suddi> non restava che l’ubbidienza cieca. 2) L’UNITÀ POLITICA SI FONDA SULL’UNITÀ RELIGIOSA. • Non si concepiva la possibilità di uno Stato poli>camente unito ma religiosamente diviso. Si riteneva infak che l’unico vincolo che potesse unire efficacemente popolazioni che avevano abitudini differen> e che non sen>vano ancora la partecipazione ad un iden>co patrimonio spirituale, fosse la religione. • Chi non professava la religione dominante era privo non solo dei dirik poli>ci (esclusione da ogni incarico pubblico) ma anche dei dirik civili (libertà di domicilio, di transito, di professione, di proprietà). Esempio: gli ebrei erano tenu>, a una certa ora, a rientrare nel gheMo. • Questo avviene sia nei paesi protestan> che in quelli caMolici. 3) LA RELIGIONE CATTOLICA È RELIGIONE DI STATO • Lo stato assoluto nei paesi caMolici riconosce la religione caMolica coma la sola vera religione, e la Chiesa come società sovrana, almeno entro cer> limi>. • Il potere poli>co tendeva, sempre di più, a restringere ques> limi>. • Trono e altare sono allea> e lega> assieme. 4) DOVERE DEL RE È DIFENDERE E PROMUOVERE LA RELIGIONE. • Il Sovrano difende la religione, impedendo il proseli>smo ere>co, vietando i libri contrari alla religione. • I delik contro la religione non sono considera> solo come lesivi del sen>mento religioso di una larga parte dei ciMadini ma sono anche un’offesa al patrimonio spirituale della nazione. Sono vis> come un deliMo di lesa maestà e, nello stesso tempo, come un’ingiuria al Signore il cui onore lo stato ha il dovere di difendere. 5) LE LEGGI CIVILI SONO IN ARMONIA CON LE LEGGI CANONICHE. • • • • • Lo stato riconosce le leggi della Chiesa, da ad esse la sua sanzione e concede l’appoggio del braccio secolare per imporne coakvamente l’esecuzione. Spesso lo Stato assume nella sua legislazione la legge canonica. Esempio: è punito per legge chi non rispeMa i precek ecclesias>ci (è vietato tenere aper> negozi e boMeghe e diver>rsi in pubblico durante le funzioni sacre, si punisce chi non osserva la dovuta riverenza in chiesa). Esempio 2: dalla fine del Seicento, alla censura ecclesias>ca sulla stampa si antepone quella statale. Un libro passa primo dalla censura di Stato poi, se approvato, viene esaminato da quella ecclesias>ca. Risultato: mol> libri innocui sono censura> perché pericolosi per il potere poli>co. Come spesso avveniva lo Stato dell’Ancien Règime usa la religione come paravento per estendere il suo controllo sulla società. 6) USO DELLA COERCIZIONE DA PARTE DELL’AUTORITÀ ECCLESIASTICA • L’inquisizione è l’esempio >pico della tendenza ad applicare alla società religiosa i mezzi della società civile dell’epoca. • L’autorità ecclesias>ca aveva a diposizione un corpo di polizia, anche se minuscolo e poco efficiente, e delle proprie prigioni. • Non erano del tuMo rari i casi di applicazioni di pene fisiche. • Esempio. Nella diocesi di Foligno nel 1568 è emanato un ediMo contro i bestemmiatori. Se il peccatore era un nobile veniva condannato a pagare 25 scudi (aumenta> di 50 e 100 in caso di recidiva), se plebeo era condannato a rimanere davan> alla chiesa con le mani legate un giorno intero la prima volta, la seconda a essere frustato per tuMa la ciMà, la terza volta ad avere la lingua perforata e alla detenzione in galera. Probabilmente l’applicazione dell’ediMo sarà stata quasi nulla: esso è tuMavia importante come segno di una mentalità. UN ESEMPIO DI RIGIDITÀ E RIGORISMO. • Una disposizione adoMata da pio V (1566) STABILIVA CHE: un medico non può visitare un malato per più di volte se ques> non si è confessato perché chi non ha bisogno del medico spirituale non ha bisogno nemmeno di quello corporale. I doMori che disobbedivano erano espulsi dall’ordine e dovevano pagare una multa sala>ssima. BenedeMo XIII va oltre e aggiunge la scomunica (1725). Il legame tra Stato e Chiesa è tale che la norma viene assunta nei regolamen> di tuk gli ospedali. 8) ORGANIZZAZIONE CRISTIANA DEL LAVORO. • Tuk gli ar>giani per poter lavorare erano iscrik a una corporazione, la quale tutelava gli interessi degli iscrik (i semplici salaria> erano lascia> a se stessi). • Il fine della corporazione era impedire la concorrenza tra i suoi iscrik e garan>re così certe retribuzioni e certe condizioni di lavoro. • Non si poteva accedere all’organizzazione senza una esplicita professione di fede e si era obbliga>, pena l’esclusione, a partecipare alle cerimonie religiose della propria corporazione (ognuna aveva una sua cappella). 9) ALLA CHIESA È RICONOSCIUTO IL MONOPOLIO DELL’ASSISTENZA E DELL’ISTRUZIONE. • Fino al SeMecento inoltrato lo stato non si interessa dell’istruzione, la quale resta in mano ai religiosi dei vari ordini. • Lo stesso vale per le università, le quali, fino a Napoleone, rimangono un’is>tuzione essenzialmente ecclesias>ca. • L’analfabe>smo era al 90 % ma quel po’ che veniva faMo era per merito esclusivo delle is>tuzioni ecclesias>che. • Gli ospedali e l’assistenza ospedaliera erano essenzialmente di per>nenza religiosa perché considerata emanazione della carità cris>ana. 10) IL PROBLEMA DELLE IMMUNITÀ • -‐ IMMUNITÀ reali • -‐ IMMUNITÀ locali • -‐ IMMUNITÀ personali LE IMMUNITÀ REALI • I beni ecclesias>ci sono esen> da tasse, e resi inalienabili (la cosiddeMa “manomorta”) per eliminare ogni pericolo di diminuzione e per fronteggiare a sufficienza i vas> compi> sociali riserva> alla Chiesa. • Il rovescio della medaglia: gli abusi. • Spesso gli ecclesias>ci fanno passare il loro patrimonio personale come beni degli en> religiosi. • Grande diffusione dell’esenzione perché mol> si fanno tonsurare solo per non pagare le tasse sul loro patrimonio. • Con il tempo i carichi fiscali aumentano su un gruppo sempre più ristreMo di ciMadini e lo stato perde progressivamente entrate fiscali. LE IMMUNITÀ LOCALI • DiriMo di asilo dentro gli edifici ecclesias>ci. (si vedano nei “Promessi Sposi” i casi di Fra Cristoforo e Renzo). Is>tuto di origine tardo romana. Le IMMUNITÀ PERSONALI • Gli ecclesias>ci erano esen> dal servizio militare e dalla giurisdizione dei tribunali ordinari. • La Chiesa considerava l’immunità necessaria per lo svolgimento delle sue akvità mentre lo Stato e i sovrani miravano al potere assoluto e tolleravano sempre meno ques> intralci alla loro giurisdizione LE IMMUNITÀ: CONCLUSIONI. • LA Chiesa commeMe l’errore, come nel basso medioevo, di combaMere con il potere temporale per difendere preroga>ve largamente superate. • La Chiesa, d’altra parte, lo faceva per difendere la propria autonomia dalle intromissioni del potere secolare. • Questo >more non era infondato dato che lo Stato voleva avere un potere assoluto. UNA CHIESA CONTROLLATA DALLO STATO. • L’ancien règime, come abbiamo visto, si fonda sull’alleanza tra il TRONO e L’ALTARE. L’appoggio del braccio secolare alla Chiesa è, però, accompagnato da un minuzioso controllo da parte dello Stato sulle akvità della Chiesa. • Se nel ‘600 tra Stato e Chiesa c’è un effekvo rapporto di collaborazione, nel corso del SeMecento lo stato cessa di collaborare Chiesa ma non cessa di controllarla, anzi alcuni Sta> tenteranno di dar vita a vere e proprie Chiese nazionali (Giuseppe II nei domini asburgici, 1765-‐1780). LE TEORIE GIURISDIZIONALISTE • Giuseppe II tenta di realizzare le teorie giurisdizionaliste: teorie che aMribuivano ampie preroga>ve allo Stato nelle materie ecclesias>che. • Esse si sviluppano gradualmente dalla fine del medioevo a tuMo il SeMecento. I giurisdizionalis> volevano dare allo Stato diversi compi>: il potere di riformare la Chiesa; il diriMo di nomina dei vescovi e parroci; la disciplina del clero e dei fedeli e il diriMo di riformare il culto. • I principali esponen> in Italia di questa corrente di pensiero sono PAOLO SARPI e LUDOVICO ANTONIO MURATORI. • I sovrani si appoggiano a queste idee perché: volevano estendere il loro potere su tuk gli aspek della vita dei suddi>; volevano risolvere i problemi finanziari dei loro sta> a spese della Chiesa; erano convin> che a loro fosse affidata la missione di rinnovare la Chiesa ed eliminare gli abusi del clero. UNA CHIESA MONDANIZZATA. • Nonostante il concilio di Trento fosse intervenuto su mol> problemi nella vita ecclesiale rimangono ancora notevoli difficoltà. • Vi sono comunque mol> segni di vitalità: Segni di vitalità nella Chiesa del Sei-‐ SeMecento… • 1) SAPPIAMO CHE QUASI TUTTI I FEDELI SI ACCOSTAVANO AI SACRAMENTI ALMENO A PASQUA. • 2) GRANDI ESEMPI DI SANTITÀ: San Francesco di Sales, Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, San Giovanni della Croce e San Vincenzo de’ Paoli. 3) NASCONO NUOVI ISTITUTI RELIGIOSI: • • • • • San Vincenzo de’ Paoli fonda i LAZZARISTI, una “società” di sacerdo> dedita alle missioni popolari e alla formazione del clero. Sant’Alfonso Maria de’ Liguori fonda LA CONGREGAZIONE DEL SS. REDENTORE, dedicata essenzialmente alle missioni popolari nel Mezzogiorno d’Italia, ancora ignoran> e abbandonate dal clero illuminista. Le MISSIONI POPOLARI potevano essere penitenziali o cateche>che e si svolgevano nelle campagne, in genere da seMembre ad aprile, quando i contadini erano meno assilla> dai lavori nei campi Le MISSIONI PENITENZIALI erano condoMe dai GESUITI e avevano come scopo la confessione. Erano occasioni molto speMacolari, che spesso si concludevano con la flagellazione in pubblico dell’oratore, imitato talora dagli uomini presen> ai quali erano distribui> strumen> di penitenza. Le MISSIONI CATECHETICHE erano più sobrie ed erano condoMe dai LAZZARISTI. Lo scopo era di insegnare gli elemen> essenziali del cris>anesimo (l’ignoranza era molto grande nelle campagne). LA SOCIETÀ TRA SEI E SETTECENTO: • Abbiamo due caste: • Un piccolo gruppo di privilegia>, nei quali il benessere economico è accompagnato da una larga immoralità e da uno scekcismo sempre più forte a(almeno a par>re dal ‘700). Una casta ricca e sicura di sé, poco o nulla sensibile alla diffusa sperequazione sociale e al pauperismo. • Il secondo gruppo con>ene la stragrande maggioranza della popolazione, la quale si trova in uno stato di miseria cronica. UNA CHIESA RICCA. • Anche la Chiesa è divisa in due: alto e basso clero. • Abbiamo una Chiesa molto ricca, specialmente per quanto riguarda l’alto clero. • I papi, condividendo la mentalità del tempo, pensavano di rafforzare la loro autorità con il fasto. • I cardinali godevano di ricche pensioni e di ricchi benefici. • Le curie dei vescovi seguivano, nel loro piccolo, l’esempio della corte pon>ficia e dei nobili locali. • Questo perché era diffuso un certo “trionfalismo”, si riteneva il successo terreno uno dei segni della vera Chiesa. LO STATO DEL CLERO • La formazione del clero lasciava a desiderare, il decreto triden>no sui seminari venne applicato con ritardo. Nell’Italia centrale, per esempio, solo aMorno alla metà del ‘600. • In Francia nel 1798, 32 diocesi erano ancora senza seminario. • L’alto clero era formato quasi esclusivamente da nobili • Anche se numerosissimi (per il ‘700 sono sta> s>ma> 1 parroco ogni 50 abitan>) i parroci si dedicavano poco alla cura d’anime. • La maggior parte aveva intrapreso la vita sacerdotale per interesse, inerzia o pigrizia. Si accontentava di celebrare la messa e passava la giornata oziando. Farsi prete, per quei tempi, significava garan>rsi una posizione sicura (va ricordato che le condizioni di vita delle classi meno abbien> erano terribili). • Non mancano ovviamente sacerdo> e vescovi san> (Carlo Borromeo) che si scagliano contro questa situazione. • Nei monasteri femminili, nonostante le deliberazioni conciliari, non si ferma il fenomeno della monacazione coaMa (v. Virginia de Leyva, la monaca di Monza). L’ILLUMINISMO. • IL MOVIMENTO SI DIFFONDE A PARTIRE DAGLI ANNI ’30 DEL ‘700. • 1) Fede nella ragione, unica via verso la verità e la felicità. • 2) Nasce una visione del diriMo naturale ben diversa di quella concepita da San Tommaso d’Aquino. Priva di qualsiasi rapporto con la fede, la ragione umana da vita a un sistema assolutamente certo, che non ha alcun rapporto con Dio, con la rivelazione, con la Chiesa. • 3) Fiducia nella natura umana. • L’uomo in se è buono, non è corroMo dal peccato, non ha bisogno di essere salvato. Lasciato a se stesso l’uomo conquisterà la felicità, scoprirà la verità e seguirà ciò che è bene. • 4) Disprezzo del passato. Gli illuminis> considerano il passato l’età delle tenebre, esaltano il presente e il futuro come l’età dei lumi. • 5) La Chiesa ha la responsabilità di aver tenuto la società nelle tenebre. L’uomo da libero è divenuto schiavo di una rivelazione trascendente. APPLICAZIONE CONCRETA DI QUESTI • 1) Nella religione. SVILUPPI • Ogni religione posi>va, ogni rivelazione, ogni dogma, ogni is>tuzione che si aMeggi a mediatrice tra uomo e Dio è rifiutata. • Nasce il DEISMO: é negato ogni intervento divino nel mondo (Dio ha abbandonato l’uomo dopo la creazione), mentre è soMolineato l’aspeMo e>co della religione. • Nasce l’ATEISMO. 2) Nella morale. • Essa non si fonda più sulla legge naturale, manifestazione della divina legge eterna, ma come una esigenza della ragione e della volontà umana. 3) Economia. • Essa è una scienza reMa da leggi necessarie come, la fisica e l’astronomia: basta scoprirle e rispeMarle per assicurare l’ordine economico. • Ogni intervento statale in economia è un errore e produrrebbe danni sicuri (nei domini asburgici, durante il regno di Maria Teresa D’Austria, si riducono i vincoli della servitù della gleba per aumentare la produkvità dei contadini). 4) In poli>ca. • Il sovrano deve assicurare la felicità dei suoi suddi>. L’assolu>smo si evolve e il sovrano cerca di imporre la propria autorità, non come un mero arbitrio, ma come un’esigenza della ragione, necessaria per il bene dei suddi>. • Il dispo>smo illuminato mol>plica gli interven> dello Stato sulla società ma insieme tende a rendere tuk i suddi> uguali davan> alla legge eliminando i privilegi (nobiltà soMoposta a tasse, loMa alle immunità ecclesias>che, educazione soMraMa alla Chiesa, etc.). LA RIVOLUZIONE FRANCESE. • Nella seconda metà del SeMecento in vari Sta> europei (paesi asburgici, la Spagna di Carlo III, Prussia, Regno di Napoli, Regno di Sardegna) si sviluppano una serie di riforme socio-‐poli>che imposte dai tempi. • La Francia, dove pure l’illuminismo aveva salde radici, rimase estranea ad ogni riforma, senza avver>rne l’urgenza e la necessità. • La Rivoluzione Francese non nasce con lo scopo di distruggere la Chiesa: le sue cause sono poli>che, sociali, economiche e solo in parte filosofiche e religiose. • La rivolta, che si proponeva inizialmente la fine dell’assolu>smo e delle struMure a questo legate, assume abbastanza presto aspek an>religiosi, prima con il tenta>vo di creare una Chiesa nazionale indipendente dalla Santa Sede, poi davan> al fallimento di questo esperimento, si trasformò in un tenta>vo di scris>anizzazione: il primo esempio di tuMa una serie di sforzi compiu> in questo senso nell’OMo e nel Novecento. • • • • • LA CRISI FINANZIARIA E GLI STATI GENERALI. Alla grave crisi finanziaria del regno e di fronte al fallimento di tuk i tenta>vi di imporre le tasse al clero e alla nobiltà, Luigi XVI (1774-‐1792) decide di convocare per il maggio del 1789 gli Sta> generali (assemblea dei rappresentan> della nobiltà, del clero e del “terzo stato”). Su una popolazione di 25 milioni di persone il Terzo stato rappresentava il 98% della popolazione. L’1,5 % erano nobili (400 mila) mentre il clero contava circa 130 mila unità (0,5%). La maggioranza assoluta dei rappresentan> era favorevole al cambiamento ma il sistema di voto era per ordine e non per testa. Sui 296 deputa> del clero abbiamo 47 vescovi e 208 parroci. La prevalenza del basso clero permeMe l’alleanza con il Terzo stato e la proclamazione dell’Assemblea nazionale con sistema di voto per testa. RIFORME CIVILI. • -‐ L’abolizione dei dirik feudali e della servitù della gleba (4 agosto 1789); • -‐ La dichiarazione dei dirik dell’uomo e del ciMadino (26 agosto 1789) • -‐ L’abolizione delle discriminazioni civili verso protestan> ed ebrei (seMembre 1791). ALLE RIFORME CHE RICONOSCEVANO I I DIRITTI CIVILI SI AFFIANCANO PRESTO UNA SERIE DI PROVVEDIMENTI ANTI-‐ECCLESIASTICI: • -‐ Incameramento dei beni del clero (2 novembre). • -‐ Soppressione degli ordini religiosi (13 febbraio 1790). • -‐ Cos>tuzione civile del clero (12 luglio 1790): elezione popolare di parroci e vescovi senza alcuna conferma o inves>tura da parte del papa; s>pendio statale. Erano in tal modo consacra> alcuni dei principi del Gallicanesimo ecclesias>co (la tendenza verso una Chiesa nazionale al prezzo di una larga subordinazione della Chiesa allo stato). • -‐ Imposizione al clero di un giuramento di fedeltà alla cos>tuzione (27 novembre 1790). Tuk i vescovi (tranne 7) rifiutarono e fuggirono all’estero, metà del basso clero invece acceMò. La Francia si divise in pre> cosDtuzionali e pre> refraGari. Questo ebbe come grave conseguenza per la rivoluzione stessa lo schierarsi di gran parte del clero nel par>to controrivoluzionario. • PIO VI (1775-‐1779) il 10 marzo e il 10 aprile condanna la cos>tuzione civile del Clero: tuk i cos>tuzionali sono sospesi a divinis. LA FUGA DEL RE E LA GUERRA. • Nel fraMempo il re viene arrestato dopo il suo tenta>vo di fuga (20-‐21 giugno 1791). Lo scisma religioso e la fuga del re minano gli elemen> portan> del consenso e dell’iden>tà collekva del popolo francese. • La «nazione» veniva privata del suo tradizionale punto di riferimento unitario: il re. Poterono così svilupparsi le ipotesi di un regime poli>co alterna>vo, democra>co e repubblicano. • Questo faMore porta, ben presto, alla divaricazione fra modera> e radicali e al loro insanabile contrasto. • L’Assemblea cos>tuente viene sciolta e sos>tuita con l’Assemblea legisla>va (seMembre 1791). • L’Assemblea dominata dai Girondini dichiara guerra all’Austria (20 aprile 1792), la quale aveva minacciato più volte la Rivoluzione. • La Francia sconfigge l’esercito austro-‐prussiano a Valmy (20 seMembre 1792): cominciava così la serie di viMorie militari che diffonde la rivoluzione in tuMa Europa. I MASSACRI DI SETTEMBRE. • L’eccitazione di quei giorni, la convinzione di dover scoprire ed eliminare ogni presunto traditore, l’an>clericalismo che si faceva sempre più vivo per la fuga di mol> nobili e pre> all’estero, provoca dal 2 al 4 seMembre 1792 a Parigi il massacro di oltre un migliaio di sospek, già prigionieri nelle carceri. Tra i massacra> si contano circa 300 sacerdo>. • Dal tenta>vo di fondare una Chiesa nazionale si passa alla loMa aperta contro la religione, si vuole scris>anizzare la Francia. LA TERZA ASSEMBLEA: LA CONVENZIONE NAZIONALE (1792-‐1795). • • • • • • • • La convenzione abolisce la monarchia e instaura la repubblica. Il 21 gennaio 1793 Luigi XVI (l’unto del signore, il re taumaturgo, monarca per diriMo divino) viene ghiglioknato. Dal 1793 al 1794 abbiamo il cosiddeMo “ Terrore” (instaurazione di una diMatura in nome del popolo e della libertà). Periodo di auten>ca persecuzione, tra l’altro, di sacerdo> e religiose. Si mol>plicarono le esecuzioni di sacerdo> e monache. Dal novembre 1793 a Notre-‐Dame si celebra la festa della Dea Ragione. Dal 1794 si celebra il culto dell’Essere Supremo e si stabilisce un nuovo calendario (Nevoso, Piovoso, Ventoso, Germinale…) con lo scopo di eliminare ogni traccia dell’an>ca religione dalla vita quo>diana, sos>tuendo, fra l’altro, la festa delle decadi alla domenica Dopo l’esecuzione di Robespierre (28 luglio 1794) la persecuzione si mi>ga ma non cessa. Si calcola che soMo il Terrore sono state condannate a morte 15000 persone mentre 30000 furono uccise nelle esecuzioni di massa. IL DIRETTORIO (1795-‐1799) • Mol> pre> refraMari sono deporta> alla Guyana dove trovano la morte per malaka, altri sono annega> in massa a Nantes o imprigiona> su vecchie navi ormeggiate nei por>. • Anche la Chiesa cos>tuzionale era aMaccata. Le autorità esercitavano for> pressioni sui sacerdo> cos>tuzionali affinché rinunciassero al loro ministero. IL GENERALE NAPOLEONE • Dal 1792 la Francia, in guerra con Austria e Prussia, era riuscita a occupare l’aMuale Belgio. • Nel 1796 il giovane Napoleone prese il comando dell’armata che doveva invadere l’Italia. • Sconfik gli austriaci i francesi occuparono la Romagna e chiesero al papa di esortare i caMolici ad acceMare il regime repubblicano. • PIO VI esortò i caMolici francesi ad obbedire al governo repubblicano ma insieme li esortava a non prestare alcuna fede a chiunque proponesse una doMrina diversa da quella proposta dalla Santa Sede. • Nel febbraio 1797 con la pace di Tolen>no Bonaparte impone alla Chiesa la rinuncia ad Avignone, alle legazioni Emiliane e Romagnole, ad Ancona e impone la consegna di molte opere d’arte. • Sempre nel 1797 con la pace di Campoformio il Belgio e la Francia passavano soMo il controllo francese mentre la Repubblica di Venezia diventava austriaca. LA REPUBBLICA ROMANA. • Lo scoppio di disordini e la morte durante i combakmen>, di un generale francese, danno il pretesto al DireMorio di intervenire e nel febbraio del 1798 le truppe francesi conquistano Roma. • Dopo la proclamazione della repubblica romana (20 febbraio) il papa è deportato nel Delfinato dove morirà un anno dopo (agosto 1799). PIO VII. • Come da indicazioni di Pio VI il conclave per l’elezione del suo successore si >ene a Venezia su suolo asburgico. • Viene eleMo Barnaba Chiaramon>, vescovo di Imola, con il nome di Pio VII. • Il nuovo papa è conscio della necessità di un rinnovamento intelleMuale e religioso, di una Chiesa più distaccata dal potere temporale e più sollecita della sua missione religiosa. Si dimostra infak, pur nella fermezza dei principi, moderato conciliante. PIO VII E NAPOLEONE. • Bonaparte, nel fraMempo, tornato rapidamente dall’EgiMo, aveva conquistato il potere in Francia (colpo di stato del 18 brumaio = 9 novembre 1799, is>tuzione del consolato). • Comprendendo la sterilità della loMa contro la Chiesa avanza subito dopo la presa del potere una proposta di conciliazione. • Il primo console Bonaparte voleva guadagnarsi il favore di quella parte di popolazione affezionata al caMolicesimo e servirsi della religione per il suo tornaconto. • Pio VII, pur agendo con prudenza, vedeva nella nuova situazione la possibilità di ridare libertà alla Chiesa in Francia. IL CONCORDATO DEL 1801 • Si giunge quindi al concordato tra consolato e Chiesa CaMolica: • Il caMolicesimo è riconosciuto come la religione della maggioranza dei francesi. • “Tuk” i vescovi era invita> alle dimissioni. • I vescovi sarebbero sta> nomina> dai Consoli e insedia> dal papa. • I vescovi avrebbero nominato i parroci. • I vescovi avrebbero giurato fedeltà alla Francia. • La Chiesa acceMava l’incameramento dei suoi beni. • Per la Chiesa e per il pontefice è un sacrificio acceMare questo accordo ma la Chiesa si assicurava la libertà di culto. • Da parte sua Napoleone poteva u>lizzare il pres>gio guadagnato con questa mossa per farsi eleggere console a vita. • NAPOLEONE IMPERATORE E PIO VII PRIGIONIERO. Nonostante ciò ci fu un progressivo irrigidimento del neoimperatore (2 dicembre 1804). Nel 1808 le truppe francesi occuparono Roma. • Napoleone anneMe lo Stato Pon>ficio (1809) e viene scomunicato. Il papa viene arrestato e condoMo in Francia. • Nel 1813 il papa è costreMo a firmare un nuovo concordato che pra>camente lo pone alla mercé di Napoleone. Il pontefice, però, tre giorni dopo si pente e straccia l’accordo. • In seguito all’esilio dell’imperatore all’isola d’Elba il papa torna a Roma (24 maggio 1814) dove trovano accoglienza anche la madre dell’imperatore (Le>zia), Paolina Bonaparte e alcuni fratelli dell’imperatore. L’ITALIA DURANTE LA TEMPESTA NAPOLEONICA. • Nel 1810 vengono soppressi gli ordini maschili e femminili. Mol> ecclesias>ci, obbliga> a prestare giuramento di fedeltà a Napoleone, si rifiutarono e vennero deporta> in Corsica. • I seminari erano chiusi e le diocesi senza il loro vescovo esiliato erano governate alla bell’e meglio LA RIVOLUZIONE FRANCESE: CONSEGUENZE. • La rivoluzione non ha faMo che accelerare un’evoluzione già in corso («TuMo quello che la rivoluzione ha faMo, non ne dubito, si sarebbe faMo anche senza di essa», Alexis De Tocqueville). • La rivoluzione ha distruMo in gran parte le struMure poli>che-‐sociali-‐economiche dell’ancien règime, e ha geMato le basi di una nuova società che ha cercato di aMuare i principi e gli ideali che si erano anda> lentamente elaborando nel SeMecento. LA RIVOLUZIONE FRANCESE: ASPETTI POSITIVI. • 1) UGUAGLIANZA. • Fine dei dirik dei privilegi feudali di cui godevano i nobili. Ha fine il sistema del privilegio fondato sul sangue e codificato dalle leggi e subentra quello fondato sul censo e non sanzionato dalla legge. • Fine delle discriminazioni di caraMere confessionale . • Gli ecclesias>ci hanno gli stessi dirik e doveri degli altri ciMadini. LA RIVOLUZIONE FRANCESE: ASPETTI POSITIVI. • 2) LIBERTÀ («il potere di fare tuMo ciò che non nuoce agli altri», art. 4 “Dichiarazione dei dirik dell’uomo”). • Il principio trova applicazione nella poli>ca dove al diriMo divino dei re succede la sovranità popolare ( il re non sarà più tale per diriMo divino ma lo sarà «per volontà delle nazione»). La monarchia si riduce ad un mero simbolo della nazione. • Libertà di opinione e di stampa. • Libertà in campo religioso («nessuno deve essere molestato per le sue opinioni, anche religiose», art. 10 “Dichiarazione dei dirik dell’uomo”). • Dal libero confronto delle opinioni ci si aMende un più agevole conseguimento della verità. • Nell’economia, ai privilegi e ai monopoli delle vecchie corporazioni, subentra la libertà di inizia>va e di commercio. LA RIVOLUZIONE FRANCESE: ASPETTI NEGATIVI. • Chi reagisce contro un abuso, difficilmente si ferma al giusto equilibrio: la rivoluzione, nel giusto sforzo di demolire il regime di privilegio e di arbitrio, ha finito per esasperare i princìpi di uguaglianza e di libertà, senza riuscire sempre a contemperarli con gli altri aspek della realtà e facendo di essi un mito, un assoluto. • I cos>tuen> francesi consideravano la natura umana in sé e per sé incorroMa, pronta sempre a cogliere la verità e a seguire il bene, aprendo così le porte ad eventuali abusi a danno dei deboli. LA RIVOLUZIONE FRANCESE: ASPETTI NEGATIVI. • Al nuovo regime valoriale si somma la rivoluzione industriale che, iniziata aMorno alla metà del ‘700, esplode all’inizio dell’OMocento. • La rivoluzione industriale, sos>tuendo la macchina all’uomo, dava origine all’industria e al capitalismo moderno, creava un nuovo regime di privilegio e di arbitrio. • L’astraksmo del nuovo regime toglieva agli oppressi ogni possibilità di redenzione. • La rivoluzione industriale e la rivoluzione francese confluendo insieme portarono all’individualismo e alla miseria del proletariato. L’INDIVIDUALISMO: ESASPERAZIONE DEL PRINCIPIO DI UGUAGLIANZA. • Soppressione delle corporazioni di mes>ere: • Ogni contraMo s>pulato tra datore di lavoro e operaio è valido, se lo stato intervenisse tra le par> sarebbe un’indebita violazione della libertà. • Gli operai restano abbandona> a se stessi: senza la difesa dell’associazionismo professionale cadono in balia degli imprenditori. IL LAICISMO. • La libertà di culto e di opinione si trasformò in aperta loMa contro il caMolicesimo e la Chiesa. Questo perché: • La Chiesa occupava nell’ancien règime una specialissima posizione; • Per l’intolleranza >pica di quan> negano una verità assoluta. LA SOCIETÀ LIBERALE • NEL SISTEMA CHE SI AFFERMA DOPO LA RIVOLUZIONE affermazioni e tesi conciliabili con il cris>anesimo, o auten>camente cris>ane, sono spogliate della loro base cris>ana. • Nel liberalismo abbiamo una maggiore difesa della dignità umana, un valore auten>co e giusto. • La dignità umana però e tuk i valori che ne derivano sono separa> dalle loro fondamenta trascendentali e pertanto sono di nuovo minaccia>. • LA SOCIETÀ MODERNA (dal RINASCIMENTO alla RIVOLUZIONE FRANCESE) esalta la legikma autonomia delle singole akvità umane. • Con la rivoluzione francese e il nuovo regime che si stabilisce questo principio viene estremizzato. • La filosofia, che non si fonda più sulla fede, porta al RAZIONALISMO, il quale esclude la possibilità di ogni altra forma di conoscenza. • La poli>ca assume come fine immediato, e cioè il bene comune temporale, mentre quello soprannaturale non è nemmeno preso in considerazione. Essa non traendo la sua gius>ficazione dalla Chiesa, si trasforma nel laicismo, che esclude ogni influsso della Chiesa sulla società e dalla poli>ca ogni considerazione religiosa. CONSEGUENZE DELLA RIVOLUZIONE NEI CONFRONTI DELLA CHIESA. • Perdita della ricchezze e della potenza temporale che la Chiesa possedeva. • L’incameramento dei beni ecclesias>ci avvenuto in Francia nel novembre del 1789 fu solo il primo esempio di un processo che si ripete per tuMo l’800 in Europa e al di là dell’Oceano.
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