abstract fasce - Museo Diocesano di Genova

D.I.R.A.A.S.
L’UNIVERSITÀ DI GENOVA PER IL MUSEO DIOCESANO
CONFERENZE
6 novembre 2014 - 15 gennaio 2015 Museo Diocesano, Sala Fieschi, ore 16.00
V ciclo di conferenze
MICHELA FASCE
Analisi della formazione della craquelure sui dipinti su tavola dal XIV al
XVII secolo, fiamminghi e italiani
Lo studio e l’analisi delle forme che assume la craquelure sulle opere policrome, utile per
discriminare la provenienza di un’opera da una determinata scuola pittorica, è la
premessa dell’indagine di questa ricerca. Sono state analizzate novantotto tavole dipinte
conservate nei musei civici genovesi, che coprono quattro secoli, dal XIV al XVII secolo,
di produzione artistica, italiana e fiamminga.
Si è constatato che la problematica della formazione dei cretti era già ben nota agli
autori di ricettari in epoche antiche. In questi manoscritti si individua la preoccupazione
degli autori nell’evitare il fenomeno durante l’esecuzione dei manufatti e nel formulare
consigli per garantire la buona conservazione dell’opera.
In epoca moderna la craquelure viene analizzata nei testi dei critici e dei storici d’arte, i
quali la considerano una forma di degrado che si sviluppa su un dipinto e ne individuano
le cause di formazione: nell’errata stesura dei materiali, nella cattiva conservazione e
negli interventi di restauro.
Per avere uno studio più scientifico e metodologico dei fenomeni chimico-fisici e
ambientali che determinano i fattori di formazione dei cretti, si dovrà aspettare il XX
secolo.
Pionieri in questi studi saranno A.P. Laurie e F. Perez. Il primo, compie esperimenti sulla
formazione dei cretti su opere realizzate appositamente, mentre F. Perez analizza la
pellicola pittorica con la neonata macro fotografia; queste indagini daranno l’impulso allo
studio sistematico della formazione della craquelure a R.H. Marinijssen e G.L. Stout che,
negli anni Sassanta-Settanta del Novecento.
Saranno tuttavia gli studi matematici di S. Bucklow, alla fine degli anni Novanta, che
proveranno a distinguere scientificamente alcune scuole pittoriche in funzione della
formazione dei cretti e le forme delle scaglie.
Risulterà dal suo studio che l’indagine visiva, direttamente sull’opera o tramite immagini
fotografiche, sarà quella che garantisce il migliore successo per il riconoscimento delle
diverse scuole pittoriche attraverso le forme della craquelure.
L’osservazione delle immagini mi ha permesso di individuare che, tra le due scuole, le
differenze di forma delle scaglie erano maggiormente evidenti nei secoli XIV-XV- e prima
metà del XVI. Questo è probabilmente spiegabile dal fatto che i pittori fiamminghi,
all’inizio del XV secolo, cominciano ad utilizzare quasi esclusivamente il medium oleoresinoso; mentre in Italia, tradizionalmente più legata al legante acquoso, questa tecnica
pittorica si affermerà quasi un secolo dopo.
Info
Museo Diocesano di Genova
Via Tommaso Reggio 20r - 16123 GENOVA • Tel. 010 2475127
Mail: [email protected]/[email protected]
www.museodiocesanogenova.it • Seguici anche su Facebook e Twitter
Dalla seconda metà del XVI secolo e l’inizio del XVII secolo le differenze di forma delle
scaglie e dei cretti, riscontrate nei secoli precedenti, diminuiscono, a conferma che
l’utilizzo del legante oleo-resinoso si è affermato anche nella pittura italiana.
L’obiettivo pertanto, è stato raggiunto, ma solo per le opere appartenenti al XIV-XV e
XVI secolo e tramite l’osservazione delle immagini; questo, infatti, è risultato il metodo
più veloce e pratico per ottenere le informazioni sull’appartenenza di un’opera a
un’area geografica piuttosto che a un’altra. Questo procedimento ha comunque il limite
che è applicabile, per un risultato attendibile, solo fino alla prima metà del XVI secolo.
Per quel riguarda il periodo successivo occorre necessariamente fare ricorso anche ad
altri indagini diagnostiche ed è utile confrontare più dati per attribuire un’opera a una
determinata scuola.
La ricerca si è rivelata inoltre utile per la classificazione e la sistematizzazione delle
forme di craquelure in base agli studi più recenti e di aver individuato un metodo
matematico per il riconoscimento delle diverse campiture di colore sui dipinti.