02_9475_INTERVISTA:Saggi_Artisti 1-08-2014 16:39 Pagina 22 Conversazione tra Kenro Izu e Claudia Fini Claudia Fini Caro Kenro, è un piacere per Fondazione Fotografia presentare a Modena il frutto della lunga ricerca al- gior parte del tempo, libero di fotografare ovunque volessi. Nel 1997, quando l’ondata dei turisti ha iniziato a riversarsi ad la quale ti sei dedicato per oltre trent’anni, visitando i luoghi più suggestivi e spirituali del mondo. Cosa ti ha portato Angkor Wat, il mio lavoro era ormai quasi concluso. Ero un passo avanti rispetto al turismo di massa! In altri luoghi, come a scegliere i monumenti antichi come tema principale del tuo lavoro? alle piramidi di Giza in Egitto, ho cercato tutt’intorno un punto da dove fosse possibile scattare evitando di includere Kenro Izu Sono molto onorato per questa retrospettiva dedicata ai miei 33 anni di viaggi e foto, ed esprimo tutta la le persone nell’immagine. E ho scelto il tempo giusto per far sì che l’immagine, come ho detto, sembrasse scatta- mia gratitudine a Fondazione Fotografia Modena. ta 3000 anni fa. Nella maggior parte dei casi evitare la presenza di persone è semplicemente questione di tempo e Nel 1979 sono stato in Egitto per la prima volta e ho fotografato alcuni siti celebri come Giza, Sakkara e Luxor. Tor- di pazienza. Aspetto la luce, la nuvola, l’ombra, l’assenza di figure umane… a volte possono volerci dei giorni. nato a New York, ho sviluppato le pellicole 4x5 e le ho stampate. Fra le tante, sono rimasto affascinato da una foto in particolare, che era riuscita a catturare la forte aura spirituale del luogo. Era l’immagine della piramide a gradoni di CF La sensazione di meraviglia e il piacere della scoperta sembrano due elementi ricorrenti nel tuo lavoro. Li ritieni Sakkara. Sembrava che le sue pietre emanassero una luce abbagliante proveniente dall’interno. Da allora l’architet- importanti nel tuo processo creativo? E quanto lo sono nella percezione dell’osservatore? tura sacra in pietra è diventata il mio soggetto preferito; ho così iniziato la mia ricerca di luoghi ricchi di energia spi- KI Quando scatto non tengo conto del punto di vista dell’osservatore. Per quanto mi riguarda, apprezzo molto la sen- rituale, per visitarli e fotografarli uno ad uno. Appena ne ritraevo uno, sembrava che quello mi indicasse naturalmente sazione di meraviglia e il piacere della scoperta, anche se questi sentimenti non sono importanti quanto il senso del- il successivo; era come se il “sacro spirito” mi guidasse attraverso i luoghi per farmi cogliere più a fondo l’essenza la spiritualità. della spiritualità. CF Molti hanno definito il tuo lavoro “visionario”. Isolate dal loro contesto, sembra che le tue foto disegnino una nuoCF Per portare a termine la serie “Sacred Places” hai viaggiato in tutto il mondo, specialmente nel sud-est asiatico. va topografia e diano corpo al territorio invisibile dello spirito. Sei d’accordo con questa definizione? Ma dei molti monumenti che hai fotografato quasi nessuno si trova in Giappone. Perché? È solo una coincidenza o KI Non ci ho mai pensato. Seguo semplicemente il mio istinto alla ricerca di luoghi sacri in cui avverto la presenza del- il frutto di una scelta precisa? la spiritualità. KI In realtà avevo già visitato e fotografato il Giappone molti anni fa; avevo scattato varie foto alle statue di Buddha 22 scolpite nella roccia o ai Bodhisattva di pietra, ma ho pensato che non fossero immagini sufficientemente forti da po- CF Negli ultimi anni la tua ricerca dei luoghi sacri si è allargata fino a rappresentare le figure umane. Questo interesse ter essere incluse in un’opera così rappresentativa della mia arte. Le ho inserite invece nel volume 30 Year Retro- è uno sviluppo coerente del tuo lavoro precedente o rappresenta un nuovo capitolo? spective, uscito nel 2010 per i tipi di Nazraeli Press. L’altra ragione per cui le immagini del Giappone sono così rare KI Dopo aver fotografato luoghi sacri per molti anni, ho cominciato a sentire che essi trovano il proprio completamento è che lì i luoghi sacri che mi interessano sono troppo protetti, circondati da strutture fisse, ed è impossibile catturare nelle persone che li hanno resi tali e che si sono adoperate per mantenere vivo questo suo carattere di sacralità. La l’atmosfera mistica che vi aleggia. Invece, ad esempio, il sito di Stonehenge nel Regno Unito è delimitato da recin- serie di fotografie scattate in Bhutan è stata intitolata “Bhutan Sacred Within” proprio per indicare che la sacralità si zioni rimovibili che proteggono le formazioni di pietra dai turisti occasionali, ma se richiedi uno speciale permesso ven- trova in coloro che rendono il luogo sacro. Lo stesso vale per il recente lavoro svolto in India dal titolo “India Where gono rimosse e puoi fotografare. Quelle immagini sembrano scattate 3000 anni fa. Prayer Echoes”: le persone e il sito, insieme, rendono il luogo “sacro”. CF Dal 1979 in poi hai fotografato alcuni dei luoghi più noti del pianeta, mete visitate ogni anno da milioni di turisti. Ep- CF Stai partendo per un nuovo viaggio. Di quale tipo di preparazione hai bisogno? Quali sono le tue aspettative? pure nelle tue opere le persone sono quasi del tutto assenti, e non vi è traccia delle infrastrutture moderne che circon- KI Questo viaggio in India (sono in aereo mentre scrivo) riguarda il progetto intitolato “Eternal Light”, costituito da dano quei siti. Sembra che i monumenti stiano isolati, solitari e immersi nel loro ambiente naturale: ci sentiamo gli uni- ritratti del popolo indiano in tre città sacre lungo i fiumi Yamuna e Gange. Ho fotografato le persone nelle diverse fa- ci spettatori di quegli incantevoli scorci. Come ti relazioni con il fenomeno del turismo di massa quando visiti un sito? si delle loro vite, dalla nascita alla morte, fino alla cremazione degli indù. Le foto sono state scattate nelle città sacre, KI In alcuni casi sono stato semplicemente fortunato... come ad Angkor Wat in Cambogia. Quando nel 1993 sono anda- ma ovviamente i soggetti sono per lo più persone ordinarie; e il tema portante è la luce che illumina la vita della gen- to per la prima volta a Siem Reap, c’era ancora la guerra civile e pochissimi turisti visitavano il paese. Ero da solo per la mag- te, quella luce eterna che prende anche il nome di “speranza”. 23 02_9475_INTERVISTA:Saggi_Artisti 1-08-2014 16:39 Pagina 24 Conversation between Kenro Izu and Claudia Fini CF Viaggi sempre da solo, e mai per più di tre settimane. Questo modo di affrontare ogni viaggio secondo uno schema Claudia Fini Dear Kenro, it’s a pleasure for Fondazione Fotografia to held this show in Modena and present the long ricorrente fa parte del tuo processo creativo o si tratta solo di stabilire le condizioni necessarie per poter lavorare? research you have conducted for over thirty years in the most suggestive and spiritual places in the world. What led KI In effetti nella maggior parte dei casi i miei viaggi sono durati quattro o cinque settimane; e ho sempre viaggiato you to choose ancient monuments as the primary topic of your work? da solo. È un processo necessario per innescare una conversazione intima con me stesso sul tema che affronto in Kenro Izu I am honoured to have a retrospective show of the last 33 years of travel and photography. I’d like to ex- ogni singolo progetto. press all my appreciation to Fondazione Fotografia Modena. When I first visited Egypt in 1979, I photographed a few places including Giza, Sakkara and Luxor; then I returned to CF Credi che viaggiare e lavorare con un equipaggiamento così voluminoso e pesante influenzi in qualche modo la New York, developed my 4x5 films and printed them. I was especially captivated by one photograph, which suc- tua visione? ceeded in capturing the strong aura of spirituality of the place: that was the image of the Step Pyramid in Sakkara. The KI Ho sempre cercato di evitare che l’equipaggiamento avesse un impatto sul viaggio e sulla mia idea di fondo; ma stones forming the pyramid seemed to exude glowing light from inside. non posso negare che l’attrezzatura limita in qualche misura le possibilità. Per il progetto corrente, “Eternal Light”, Since then, stone sacred architecture became my favourite topic. I started researching places of sacred and spiritual uso una fotocamera con pellicola di medio formato in modo da poter scattare in condizioni più intime, dove sarebbe nature and started visiting these places one by one, in order to photograph them: it was as though one place natu- impossibile usare la macchina grande. rally led me to the next, very spontaneously… as though the “sacred spirit” were guiding me place after place to invite me reflect deeply on the essence of the spirituality. CF Lavori con attrezzature e tecniche di stampa che sono ormai quasi in disuso. Qual è l’elemento che ancora ti affascina di queste modalità? Hai mai sentito il bisogno di cambiare? CF For the “Sacred Places” series you have travelled all around the world, especially in South East Asia. You pho- KI Mi piace la qualità della stampa al platino, e utilizzando una fotocamera di grande formato ottengo, senza doverli tographed many monuments there, but almost none in Japan. Why? Is it only a coincidence or a precise choice? digitalizzare, negativi delle dimensioni giuste per la stampa a contatto tipica della tecnica al platino. Per riuscire a cat- KI Actually, I visited Japan to take photographs in the early days of my career. I have few images of Buddha turare l’aura di sacralità dei luoghi, la fotocamera di grandi dimensioni e il relativo negativo sono stati essenziali. Ed curved on a cliff, or stone Bodhisattvas, but the images I captured were not strong enough to be included in my è anche un modo per osservare e comunicare con i luoghi sacri, con lo spazio spirituale, è una maniera di concentrare representing work. However, they have been published in my 30 Year Retrospective by Nazraeli Press. The oth- la mente e riuscire a percepire la spiritualità del luogo. D’altra parte, quando per le foto di “Eternal Light” ho avuto bi- er reason for having only few images from Japan is that the sacred places of my interest are overly protected by sogno di una macchina più piccola e agile ho cominciato a usare una fotocamera di medio formato. Ma è ancora una permanent structures, which make it impossible to capture the mystical atmosphere surrounding them. On the fotocamera a pellicola che produce stampe alla gelatina d’argento, un altro processo di stampa classico molto adat- contrary, Stonehenge in UK for instance is fenced by temporary stakes and ropes to protect the site from casu- to secondo me a questo tema specifico. al tourists; but on obtaining a permission, they can be removed and you are allowed to capture images as if they were shot 3,000 years ago. CF Ripensando oggi alla tua lunga carriera, quali autori e opere pensi che abbiano influenzato di più la tua pratica artistica? E c’è ancora qualcuno che consideri un maestro? CF Since 1979, you have photographed some of the most well-known places in the world, destinations visited by mil- KI All’inizio della carriera mi ha molto influenzato Edward Weston, con i suoi paesaggi e le sue nature morte. In se- lions of tourists every year. Despite this, your works show almost no people, no infrastructures, not even a trace of guito Irving Penn è diventato ciò che definisco un maestro; i suoi ritratti e le nature morte sono stati per me una gran- the surrounding contemporary environment. The monuments appear to be there alone, isolated and immersed in a de fonte di ispirazione. natural setting, and we feel to be the only spectators of these enchanting views. How are you dealing with the phenomenon of mass tourism when you approach places? KI In some cases I was simply lucky… as for instance in Angkor Wat, Cambodia. In 1993, when I first visited Siem Reap, Cambodia the civil war was still going on; so there were very few tourists. I was alone most of time, free to 24 25 02_9475_INTERVISTA:Saggi_Artisti 1-08-2014 16:39 Pagina 26 photograph anywhere and whatever I wished. In 1997, by the time I was about to complete the work, the mass of CF You always travel alone and for maximum three weeks. Is this way of approaching every journey with a recurring tourism started to overflow Angkor Wat – but I was already a step ahead! scheme part of the creative process itself, or it’s only about creating the necessary conditions for you to work? In some places as the Giza Pyramids, Egypt I searched around the Pyramids to find a spot where I could avoid hav- KI Generally, my journeys were four to five weeks long and I was always alone. It is a necessary process to trigger ing modern structures in the composition. And I selected the right time to capture it, again as if it were taken 3,000 an intimate conversation with myself about the theme of the current work. years ago. In most cases, to avoid having people in the composition is simply a matter of timing and patience. I could wait for the optimal condition – light, clouds, shadow, and absolute absence of people – as long as three CF Do you think that travelling and working with such a big and heavy equipment may influence your vision? days. KI I have been trying not to let my vision and the equipment of my choice be influenced by the contingencies and difficulties of the travel, but I can not deny that the heavy equipment somewhat limits the possibility of a photog- CF The pleasure of discovery and the feeling of wonder seem to be two recurrent components in your work. Do you rapher. I am working on my current series “Eternal Light” with a medium-format film camera that allows me to shoot consider them important in your creative process? And in the viewer’s experience of your works? in intimate conditions, where the large camera cannot be used. KI When I work I do not consider the viewer’s point but my own one. I value both the pleasure of discovery and the feeling of wonder, even though I consider these feelings not as important as the sense of spirituality. CF You are still working with equipment and printing techniques that are almost out of use. What is still fascinating you in this practice? Did you ever feel the need of any change? CF Your work has been defined as visionary. Isolated from their context, your photographs seem to design a new KI I like the quality of platinum print; using the large camera I can obtain the large negative (without the aid of dig- topography, mapping the invisible territory of the spirit. Do you agree with this definition? italized large negatives) which is needed for the platinum print for the contact printing process. To capture the sacred KI I never thought about this. I follow my instinct in the search of sacred places where I sense and feel the spirituality. atmosphere (air) of the sacred place, the large camera and the large negative have been essential to my vision. You see, to me it is a process of trying to establish a relationship and communicating with the sacred place, the spiritu- CF In recent years your images of sacred places started to include human figures. Do you consider this a consequent al space, in order to concentrate my mind and start to sense the spirituality all around. On the other hand, for my cur- development of your previous work or as a new chapter? rent work “Eternal Light” I opted for a smaller camera because I needed more mobility; that’s why I started using a KI After so many years of photographing sacred places, I began to feel that the “sacred place” is completed by the medium-format camera. But it is still a film camera that produces gelatin silver print, another classic printing people who make the “place” sacred and maintain it scared. Therefore, the series of photographs taken in Bhutan process that I chose for this theme. was named “Bhutan Sacred Within”, meaning that the sacredness is within the people, who make the place sacred. The same is true for the work I recently completed in India entitled “India Where Prayer Echoes”: people and the place together create the “sacred”. CF Looking back at your long career from today’s perspective, which authors and photoworks do you think have influenced the most your art practice? Is there anyone that you still consider to be as a master photographer today? KI In the earlier days of my career, Edward Weston influenced me with his landscape and still life works. And later CF You are embarking on a new journey. What kind of preparation do you need? What are your expectations? Irving Penn became the one I considered the master. His portraits and still lifes were a veritable inspiration to me. KI I am travelling to India (I am writing this interview in a plane now…) to continue my current work “Eternal Light” that portrays the life of people in three sacred cities along the holy rivers of Yamuna and Ganges. I have been photographing people and occasions from birth to death and the cremation of the Hindu faithful. Though these photographs are taken at the sacred cities, obviously the subjects are mostly ordinal people. The true theme is the “light” illuminating their life, an eternal light that might be understood as “hope”. 26 27
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