&K Rapporto di Previsione 2014-2016 Sommario e Conclusioni Luglio 2014 Ufficio Analisi Economiche AFO_cop_07-2010.indd 1 14/07/10 10.28 AfO - Rapporto di previsione 07/2014 Sommario e Conclusioni Sommario e conclusioni Quadro d’assieme 1. Questo Rapporto potrebbe intitolarsi “Aspettando Godot”, in cui l’agognato personaggio non è altri che la crescita della nostra economia, ma anche dell’intera area dell’euro. Infatti, seppure all’orizzonte si vedono molte schiarite, sia sul piano economico che finanziario, una ripresa vera e decisa stenta a manifestarsi, con il rischio che la soluzione dei più acuti problemi che soffocano la nostra economia sia rinviata. Per le banche ciò significa che l’iceberg dei crediti dubbi permane difficile da sciogliere, il che rende difficile la navigazione. In un tale contesto è necessario che la politica economica dia una decisa spinta a questa fase di passaggio, tale che la baseline di questo Rapporto (Pil a +0,3% nel 2014 e +1,3, +1,4% in seguito) venga almeno sostituito dal nostro scenario più favorevole (mezzo punto percentuale di crescita in più per ciascun anno). 2. In Europa, in questo clima di incertezza e di bassa crescita purtroppo si staglia sempre più minacciosa l’ombra della deflazione. L’inflazione al consumo punta testardamente al ribasso e a maggio di quest’anno ha segnato il nuovo minimo dello 0,5%, quasi 1 punto percentuale meno di un anno prima, con i paesi del gruppo Gipsi (Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna e Italia) che in media segnano variazioni negative dei prezzi. A fronte di questa minaccia è intervenuta prontamente la BCE che dopo aver ridotto ai valori minimi il tasso di intervento (e posto su valori negativi il tasso di remunerazione delle riserve bancarie in eccesso), da un lato ha lanciato una nuova serie di operazioni “eccezionali” di rifinanziamento (le TLTRO) e dall’altro ha aperto alla possibilità di acquisto diretto sul mercato delle Asset Backed Securities (ABS). Al di là dei giudizi sull’efficacia di tali misure sembra importante sottolineare che esse ribadiscono in maniera chiara che la BCE così come è pronta a contrastare una crescita eccessiva dei prezzi, parimenti è pronta ad intervenire con ogni mezzo per evitare una riduzione degli stessi. Il mercato sembra aver capito e apprezzato tale volontà, anche se risulta chiaro a tutti che l’efficacia di tali manovre è limitata dalla scarsa cooperazione che la politica monetaria riceve dal versante della politica fiscale e dalla politica economica più in generale. 3. Se l’azione della BCE è essenziale per ridurre i rischi di deflazione e per contenere la segmentazione ancora presente nei mercati finanziari, tuttavia bisogna anche considerare gli effetti negativi che un basso livello dei tassi ha sullo sviluppo del redditività bancaria: tassi di mercato monetario troppo bassi, come quelli attuali, impediscono alle banche di prezzare i servizi di liquidità forniti tramite l’intermediazione dei depositi e quindi riducono il reddito sulla classica attività di intermediazione degli impieghi e dei depositi. Da un esercizio svolto nel secondo capitolo del rapporto si evince come il costo della raccolta bancaria che è sempre stato inferiore ai tassi di mercato è oggi superiore per tutti i settori bancari nazionali dell’area dell’euro, con uno spread che esprime il diverso merito di credito dei titoli sovrani 3 AfO - Rapporto di previsione 07/2014 Sommario e Conclusioni dei diversi paesi: nella media dei primi mesi del 2014, esso è pari ad 1,1 punti percentuali per le banche italiane, a 6 decimi per quelle spagnole e a 4 decimi per quelle tedesche. 4. Altra ricaduta sull’attività bancaria dell’azione della BCE riguarda l’equilibrio tra gli impieghi e le fondi stabili di raccolta, quello che viene chiamato funding gap: la riduzione di tale divario, in un contesto di perdurante bassa produzione di risparmio e di abbondante liquidità, potrebbe interrompersi. 5. Secondo il nostro esercizio di previsione, condotto come di consueto insieme agli Uffici Studi delle principali banche operanti in Italia, sia che Godot si materializzi e soprattutto sia che non lo faccia, l’incidenza del rischio continuerà a condizionare pesantemente, oltre che l’evoluzione dell’attività, anche quella della redditività della gestione. Nel triennio 2014-2016, il volume degli accantonamenti sarà pari al 65% del risultato di gestione, facendo sì che nella media del periodo di previsione il ritorno medio annuo per gli azionisti risulterà pari all’1,7% con un valore di “uscita” pari al 2,5% nel 2016: non sembra necessario giustificare un giudizio di insoddisfazione per tale livello di redditività. Si può invece rammentare come tale risultato, insoddisfacente, possa essere ottenuto solo a patto di non derogare da una rigida politica di controllo dei costi: nel nostro scenario centrale, infatti, il totale dei costi è previsto ridursi per 1,5 mld nel triennio di previsione arrivando a rappresentare il 54% del totale dei ricavi. Possibili via di fuga legate alla sola migliore dinamica dei ricavi purtroppo non sembrano al momento percorribili: secondo le nostre simulazioni anche se nel biennio 20152016 il Pil italiano crescesse del 2%, il livello del Roe aumenterebbe fino a toccare un valore del 3,1%, in linea con il valore medio del primo biennio di crisi, 2008-2009, ma inferiore di oltre 3 volte al dato pre-crisi. Ambiente macroeconomico: andamenti e prospettive Gli andamenti: quadro reale 6. Nei sei mesi che ci separano dall’ultimo Rapporto, gli sviluppi macroeconomici internazionali sono stati moderatamente positivi. Tuttavia, le nostre attese di crescita rimangono sostanzialmente in linea con lo scenario descritto a dicembre poiché molti sono ancora i rischi che avvolgono lo scenario. 7. La rivolta in Iraq e le tensioni tra Russia e Ucraina potrebbero avere effetti negativi sul prezzo del petrolio dal prossimo inverno. L’effetto del tapering sta obbligando molte economie emergenti ad adottare politiche monetarie restrittive, che avranno impatti negativi sulla crescita. Gli Stati Uniti oscillano tra alti e bassi, ma sullo sfondo degli sviluppi congiunturali non emergono soluzioni incisive di lungo periodo. Nell’area dell’euro la recessione è finita, ma la ripresa è molto lenta e non uniforme. In Italia il Pil si è nuovamente contratto; per il momento segnali positivi arrivano essenzialmente dagli indicatori di fiducia, mentre gli hard data (pil, produzione, occupazione) continuano a stentare. 4 AfO - Rapporto di previsione 07/2014 Sommario e Conclusioni 8. La graduale riduzione delle immissioni di liquidità da parte della Fed sta provocando un deflusso di capitali da molti paesi emergenti, con conseguente svalutazione delle rispettive valute. Per far fronte a questi movimenti avversi, alcuni di questi paesi stanno adottando politiche monetarie restrittive, che avranno effetti negativi sui consumi. 9. La situazione è resa ancora più negativa dal rallentamento dell’economia cinese, che non aiuta le esportazioni di questi paesi. Proprio quest’aspetto rappresenta una grossa incognita nello scenario che ci apprestiamo a delineare. Negli ultimi tre trimestri il tasso di crescita del Pil cinese è passato dal 7,8 al 7,4%, in rallentamento ma soprattutto abbondantemente sotto al 10% registrato nel 2010. 10. Nell’ultimo trimestre del 2013 il Pil Usa è cresciuto del 2,6% in ragione d’anno; mentre nel primo trimestre di quest’anno si è contratto del 3%. L’interpretazione di questi andamenti non è semplice. Da una parte, per molti osservatori l’ultimo dato negativo è dovuto semplicemente ad un clima più freddo del previsto, che ha bloccato la produzione per alcuni giorni. Al netto di quest’aspetto, l’economia Usa già da qualche trimestre dovrebbe aver imboccato il sentiero della ripresa. Di opinione contraria sono Krugman e Stiglitz, che invece hanno subito sposato l’interpretazione offerta da Larry Summers. Secondo il professore di Harvard ci sono concrete possibilità che l’economia statunitense sia caduta in una stagnazione che potrebbe durare molti anni. 11. I timori di Summers sono forse eccessivi, ma le preoccupazioni non mancano. L’andamento incerto dell’economia Usa dipende in primo luogo dalla debolezza dei consumi. Dal terzo trimestre del 2009 al primo trimestre del 2014 questa componente è cresciuta in media del 2,2%; andamento che come detto anche nei Rapporti precedenti è notevolmente inferiore al 3,5% registrato nel periodo 1996-2007. A incidere positivamente sui consumi delle famiglie concorrono sia gli effetti ricchezza, derivanti dalla ripresa del mercato azionario e di quello immobiliare, sia la riduzione dell’indebitamento, giunto al 103% del reddito disponibile (130% nel 2007). Le spinte negative arrivano invece dal mercato del lavoro. Se da una parte il tasso di disoccupazione è sceso dal 10 al 6,3% nel periodo post-crisi; dall’altra il tasso di partecipazione è sceso dall’80 al 76,4%. 12. Nell’area dell’euro la ripresa, iniziata nel secondo trimestre del 2013, continua ma a tassi molto bassi. Il passo è talmente lento che il Centre for Economic Policy Research (CEPR) ha deciso di non dichiarare ancora finita la recessione. In questo scenario di luci e ombre, le nostre attese di crescita rimango relativamente contenute. Tra gli aspetti positivi, la riduzione delle tensioni finanziarie e il passaggio da una politica fiscale restrittiva a una quantomeno neutrale dovrebbero sostenere la domanda interna. Gli aspetti negativi, però, sono ancora molti. Tra i principali preoccupano l’andamento dei consumi e delle esportazioni. Inoltre, la riduzione dell’inflazione, inizialmente positiva per i consumi, se mutasse in deflazione potrebbe rappresentare un ulteriore freno per l’economia europea. Questo sia per l’incentivo 5 AfO - Rapporto di previsione 07/2014 Sommario e Conclusioni a posticipare le scelte di acquisto sia per l’aumento dell’indebitamento, sia pubblico che privato, in termini reali. 13. I problemi evidenziati per l’area dell’euro in Italia, purtroppo, si aggravano e si cumulano ai nodi di lungo periodo. La crescita è stata leggermente positiva nell’ultimo trimestre del 2013, ma è tornata negativa nel primo di quest’anno. Le notizie meno incoraggianti arrivano dagli investimenti, che hanno perso il 4,4% in ragione d’anno. Rispetto al picco pre-crisi, il loro valore è inferiore di oltre il 25%. La bassa domanda e l’elevata capacità inutilizzata ci spinge a credere che, anche nei prossimi trimestri del 2014, la dinamica di questa voce sarà contenuta. 14. Le esportazioni sono cresciute del 3,1% in ragione d’anno, in lieve rallentamento rispetto al 5% del quarto trimestre 2013. Le importazioni sono aumentate di appena l’1%, consentendo così alla bilancia commerciale di contribuire positivamente alla variazione del Pil per circa 0,6 punti percentuali. Il nostro export sembra comunque frenato dall’esiguo recupero di competitività internazionale, visibile nell’andamento del tasso di cambio reale, non solo nei confronti della Germania ma anche rispetto agli altri paesi dell’Europa mediterranea. 15. L’andamento dei consumi privati rappresenta una delle poche note positive. Questa voce, nel primo trimestre 2014, ha registrato una crescita pari allo 0,3% in ragione d’anno, contribuendo positivamente alla variazione del Pil per 0,2 punti percentuali. Inoltre, tra febbraio e maggio, la fiducia delle famiglie è notevolmente migliorata, con l’indice che ne sintetizza il suo andamento passato da 97,5 a 106,9, valore più alto da gennaio 2010. Le politiche monetarie e i tassi di interesse 16. A partire da giugno la BCE si è decisamente aggiunta al club degli innovatori nelle politiche monetarie: ora accanto all’Abenomics e al tapering, possiamo contare sulle annunciate TLTROs e sulle ulteriori strumentazioni che la banca centrale europea è disposta a mettere in campo per sconfiggere il nemico della deflazione. L’analisi dei risultati ottenuti finora dall’Abenomics può essere utile per cercare di capire come le novità introdotte dalla Bce potranno influire sulle scadenti performance dell’economia europea. Se si guarda agli ultimi dati non si può che riconoscere il pieno successo, almeno finora, della nuova strategia espansiva dell’autorità di policy giapponese: l’economia, infatti, sta sperimentando una forte riduzione del tasso di cambio verso i propri partner commerciali, un aumento del tasso di inflazione e, infine, e forse più importante, un tasso di crescita dell’economia superiore anche a quello americano. Da tale esperienza può essere utile trarre almeno due conclusioni con diretti riferimenti alla situazione in Europa: la prima è che il buon risultato giapponese è figlio dell’operare sincrono e armonico delle due leve di politica economica, quella fiscale e monetaria, mentre la battaglia contro deflazione in Europa sembra destinata a pesare unicamente sulla BCE; la seconda che gli attuali deludenti dati europei fanno capire perché le 6 AfO - Rapporto di previsione 07/2014 Sommario e Conclusioni recenti decisioni della BCE siano state varate con il consenso unanime del Board, cioè anche dei membri tedeschi. 17. E possiamo a questo punto venire a descrivere le novità introdotte dalla BCE: prima però l’analisi dei rendimenti sui tassi futures a 3 mesi porta a concludere che l’azione della BCE era ampiamente anticipata, e auspicata, dal mercato. Tale fatto non vuol dire che il governatore Draghi si sia mosso a traino degli operatori ma piuttosto che egli abbia creato consenso, anche attraverso una serie di anticipazioni, rispetto alle future mosse che la Bce si accingeva a fare. Detto questo il pacchetto di proposte convenzionali e non convenzionali della BCE presenta tre elementi che più di altri hanno attirato l’attenzione dei commentatori: i tassi di interesse negativi sui depositi in eccesso rispetto alle esigenza di riserva presso la BCE, le TLTROs e il rilancio dei lavori preparatori per l’avvio degli acquisti sul mercato delle ABS. Riguardo ai tassi negativi, l’attuale ammontare di depositi “aggredibili” sembrerebbe indicare che tale misura “punitiva” possa avere oggi impatti decisamente meno importanti di quelli che avrebbe avuto due anni fa: tuttavia essa può avere un effetto di disincentivo per il futuro verso comportamenti di tesaurizzazione da parte delle banche dei paesi core in caso di tensioni finanziarie, evitando così di aggravare un fattore di pro-ciclicità in un momento di stress per il settore finanziario europeo. 18. Tassello rilevante della strategia espansiva della BCE sono senz’altro da considerare i rifinanziamenti a lungo termine denominati TLTROs in cui la T (di targeted) iniziale serve a ricordare che il loro scopo precipuo è quello di favorire una ripresa del credito o per lo meno della propensione delle banche a concedere credito. Sull’efficacia di tale misura tuttavia bisogna considerare che oggi le condizioni di liquidità del settore bancario europeo non sembrano rappresentare più un fattore di freno verso l’offerta di credito come invece risultavano essere quando si sono svolte le due aste LTRO: ciò è testimoniato, oltre che dalle risposte alla Banking Lending Survey, dal fatto stesso che il “debito residuo” di quest’ultimi ammonti attualmente a 433 mld di euro dai 1200 iniziali. D’altro canto a favore di un effetto espansivo sull’offerta di credito, soprattutto se accompagnata da una ripresa congiunturale, va considerata la lunghezza dell’orizzonte temporale del rifinanziamento (4 anni) e il valore estremamente contenuto del loro costo (0,25%). In ogni caso secondo le nostre stime l’ammontare potenziale di TLTRO potrà collocarsi tra 1600 e 1900 mld di euro, di cui una parte sarà utilizzata per chiudere gli ammontari residui di LTRO. 19. Decisamente più dirompenti potrebbero, invece, essere gli effetti dell’ultimo elemento del pacchetto di interventi della BCE: l’acquisto diretto sui mercati delle ABS. In effetti tale misura potrebbe avere un effetto decisamente più certo sulla dinamica del credito bancario in quanto consentirebbe non solo di aumentare la liquidità dell’attivo ma anche di meglio gestire il rischio di credito e ridurre per tale via la vera causa che limita oggi l’offerta di credito da parte delle banche. Ovviamente vanno attentamente valutati i rischi, ciò spiega perché il 5 giugno non è stato annunciato l’avvio degli acquisti ma solo la decisione di 7 AfO - Rapporto di previsione 07/2014 Sommario e Conclusioni “intensificare i lavori preparatori” e spiega anche perché “l’Eurosistema prenderà in considerazione l’acquisto di ABS semplici e trasparenti aventi come attività sottostanti crediti verso il settore privato non finanziario dell’area dell’euro”. C’è da dire che tale approccio è sicuramente positivo per l’operatività di quei settori bancari più rivolti verso l’attività tradizionale e verso la clientela di piccole medie dimensioni come possono essere le banche italiane e spagnole. Le prospettive 20. Le nostre stime prevedono un incremento del tasso crescita dell’economia internazionale nel prossimo triennio, anche se leggermente meno pronunciato di quello ipotizzato a dicembre 2013. La crescita in Giappone toccherà un picco quest’anno (+2,5%), per poi tornare su valori più contenuti (1,4-1,5%). Il ritmo di crescita dei paesi in via di sviluppo si stabilizzerà intorno al 5%. 21. Secondo le nostre previsioni l’economia Usa crescerà del 2,1% quest’anno, per poi accelerare al 2,9 e 2,8% nel biennio successivo. La politica monetaria continuerà a favorire la ripresa, anche se inizierà gradualmente a rientrare dall’impostazione estremamente permissiva degli ultimi anni. Il tasso di policy salirà allo 0,5% nel 2015 e all’1% nel 2016. In linea con l’evoluzione del Pil, il tasso di inflazione passerà dall’1,5% del 2013 all’1,9% del 2016; tornando così vicino all’obiettivo di medio periodo della Banca centrale. Tassi a breve in rialzo e crescita nominale più alta spingeranno il tasso benchmark Usa dal 2,7% di quest’anno al 4,1% del 2016. 22. Anche nell’area dell’euro, nonostante le criticità evidenziate, le attese di base propendono per una crescita che dovrebbe tornare su valori superiori all’1%. Dopo la contrazione del 2013, nelle nostre stime il Pil crescerà dell’1% nell’anno in corso, per poi accelerare nel biennio successivo fino a toccare l’1,6% nel 2016. L’inflazione scenderà poco sotto il punto percentuale nel 2014, ma successivamente risalirà fino all’1,9%. Questi andamenti saranno supportati da una politica monetaria che rimarrà molto espansiva per tutto il triennio di previsione. Il tasso di policy della BCE stazionerà al minimo storico dello 0,15% fino a metà del 2016. Solo negli ultimi sei mesi della finestra di previsione ipotizziamo due lievi rialzi. Il tasso benchmark, grazie anche alle misure non convenzionali di politica monetaria messe in campo dalla BCE, scenderà di 3 decimi nell’anno in corso (2,4%), ma poi si porterà verso il 4% nella media del 2016, in linea con l’ipotizzata ripresa economica. 23. il prezzo del petrolio scenderà leggermente rispetto ai massimi registrati negli ultimi anni, fino a stabilizzarsi intorno ai 96$ al barile nel 2016. Le recenti misure adottate dalla BCE e l’impegno a combattere con estrema fermezza eventuali rischi deflazionistici, ci spingono a ipotizzare un tasso di cambio che passerà dall’1,35 del 2014 all’1,25 del 2016, anche in considerazione del profilo di politica monetaria delineato per la FED. Le prospettive: il quadro macroeconomico interno 8 AfO - Rapporto di previsione 07/2014 Sommario e Conclusioni 24. Nel 2014 la crescita dell’Italia tornerà positiva, ma solo di 3 decimi di punto (cfr. Tavola A). Le nostre attese di ripresa, descritte nel Rapporto di dicembre, sono state freddate dal dato negativo registrato nel primo trimestre di quest’anno. Tuttavia, la battuta d’arresto dovrebbe essere solo temporanea e la crescita annuale dello 0,3% è compatibile con un’evoluzione congiunturale pari allo 0,3% negli altri tre trimestri del 2014. Nel 2015 e nel 2016 la crescita raggiungerà, rispettivamente, l’1,3 e l’1,4%. 25 La ripresa, seppur modesta sarà guidata dalla spesa privata. I consumi delle famiglie, dopo un fiacco 0,2% nel 2014, cresceranno dello 0,9% nel 2014 e dello 0,7% nel 2015. Tale andamento è supportato da un leggero recupero sia del reddito disponibile reale sia della ricchezza finanziaria. Proprio l’incremento del reddito disponibile reale consentirà di mantenere la propensione al consumo stabile all’89,5%. Tavola A Italia - Scenario di base: principali variabili 2013 2014 2015 2016 Crescita reale Pil (var %) -1,9 0,3 1,3 1,4 Deficit/Pil (in %) -3,0 -2,9 -2,2 -1,4 Debito/Pil (in %) 132,6 135,1 133,8 130,9 Prezzi al consumo (NIC) 1,2 0,9 1,3 1,5 Prezzo del petrolio (in $) 108,7 104,5 96,5 95,9 Tasso riferim. BCE (*) 0,6 0,24 0,15 0,31 Tasso medio Btp (*) 4,3 3,2 3,2 4,0 Tasso sugli impieghi (**) 3,8 3,8 3,7 3,8 Tasso sulla raccolta (*) 2,0 1,6 1,6 1,7 Impieghi a residenti (PA e sett.privato)*** -3,0 0,6 1,6 2,6 Sofferenze lorde (***) 24,7 17,4 8,9 3,9 Raccolta da residenti -1,3 -0,3 2,2 1,3 Depositi da residenti (PA e sett.privato)*** 1,9 1,0 2,7 1,0 Obbligazioni in euro non IFM (***) -9,8 -4,1 0,6 2,2 Margine d'interesse*** 0,4 -11,0 2,9 1,6 Margine d'intermediazione*** 1,1 1,9 1,6 3,2 Costi operativi*** -4,5 -1,9 -1,1 -0,5 Risultato lordo di gestione*** 10,6 7,6 5,2 7,8 Costo Oper./Marg.Interm. (in %) 59,4 57,2 55,6 53,7 Utile netto (Mld) -22,3 2,9 6,7 9,8 Utile netto (Roe) **** -6,1 0,8 1,8 2,5 (*) media annua. (**) relativo alle famiglie e alle società non finanziarie. (***) var % (****) nel 2011 il valore al netto delle rettifiche su avviamento è pari a Fonte: Istat, Banca d'Italia, BCE e ns. previsioni 26. Gli investimenti, dopo una variazione nulla nel 2014, cresceranno del 2,9 e del 3,1% negli ultimi due anni di previsione. La componente più dinamica sarà quella riferita ad 9 AfO - Rapporto di previsione 07/2014 Sommario e Conclusioni attrezzature e macchinari; mentre la ripresa degli investimenti in costruzioni sarà più lenta, a motivo di un mercato immobiliare ancora debole. 27. Nel nostro scenario, le esportazioni italiane torneranno a registare andamenti sostenuti, dopo il dato deludente del 2013 (appena +0,1% la variazione annuale). Le vendite all’estero dei nostri beni e servizi cresceranno del 3,6% quest’anno; per poi accelerare fino al 5,6% nel 2016. La ripresa dei consumi interni riporterà la dinamica delle importazioni in territorio positivo. Complessivamente il contributo della domanda estera rimarrà positivo e nell’ordine di 0,3-0,5 punti percentuali nel triennio di previsione. Di conseguenza, il saldo di parte corrente della bilancia dei pagamenti passerà dall’1 al 3,3% del Pil nel periodo 2013-2016. 28. Sul fronte dei prezzi, l’incidenza dei costi del lavoro sul prodotto dovrebbe subire un netto rallentamento. Il Clup scenderà dall’1,7% del 2013 allo 0,6% del 2015, per poi registrare un lievo incremento pari a circa due decimi di punto nel 2016. Questo andamento fornirà un contributo positivo al recupero di competitività dell’Italia. Nel nostro scenario i rischi di deflazione non si concretizzano. L’inflazione, dopo essere scesa allo 0,9% nel 2014, crescerà a tassi superiori al punto percentuale nel biennio 2015-2016. La componente core dovrebbe evidenziare una dinamica più sostenuta. 29. Prevediamo che gli effetti della ripresa sul mercato del lavoro saranno ritardati e contenuti. Il tasso di disoccupazione continuerà a crescere anche nel 2014 (12,5%); mentre nel 2015 scenderà solo marginalmente. Il tasso di occupazione passerà dal 55,6% del 2013 al 55,9% del 2016. La forza lavoro registrerà solo un piccolo incremento nel 2015. La finanza pubblica 30. Nel nostro scenario i principali indicatori di finanza pubblica dovrebbero registrare sostanziali miglioramenti nel triennio di previsione. Il deficit pubblico passerà dal -3% del Pil del 2013 al -1,4% del 2016. La spesa per interessi dovrebbe ridursi di 4 decimi di punto, passando dal 5,3 al 4,9% del Pil. In termini strutturali il miglioramento sarà pari a sei decimi di punto (-1,1% nel 2013 vs. -0,5% nel 2016). Tali previsioni sono di natura tendenziale, ovvero non tengono conto di ulteriori manovre di finanza pubblica che sono già previste dal Governo nel Programma di stabilità, ma per le quali non abbiamo naturalmente informazioni di dettaglio. Sulla base delle stime disponibili, l’impatto di tali misure dovrebbe essere pari a 0,6 punti percentuali cumulati nel 2016. Ne consegue che, se nel nostro scenario incorporiamo queste cifre, l’Italia potrà raggiungere il pareggio di bilancio in termini strutturali nel 2016, nel quadro di una riprogrammazione degli obiettivi che dovrà essere definita in autunno anche a valle del dibattito in corso sul tema della flessibilità di bilancio. 31. Il saldo primario continuerà ad evidenziare andamenti positivi. La differenza tra entrate e uscite pubbliche (al netto negli interessi sul debito) passerà dal 2,2 al 3,5% del Pil nel triennio di previsione. A partire dal 2015 anche l’andamento del rapporto debito pubblico e pil dovrebbe diventare positiva, tornando a flettere. Dopo aver toccato un picco pari al 135,1% nel 2014, questo rapporto dovrebbe scendere al 133,8% nel 2015 e al 130,9% nel 2016. 10 AfO - Rapporto di previsione 07/2014 Sommario e Conclusioni Industria bancaria: andamenti e prospettive Gli andamenti 32. Nei primi mesi del 2014 ha cominciato ad attenuarsi il trend di riduzione del credito all’economia anche se la variazione annua permane ancora significativamente negativa: in buon recupero appare la dinamica dei prestiti alle imprese, che comunque presentano i valori negativi più accentuati, mentre solo lieve appare il recupero di dinamica per i prestiti alle famiglie, che comunque scendevano di meno. Se confrontati a livello europeo si registra un gap negativo di crescita compreso tra 0,5 (per le famiglie) e 2,1 punti percentuali (per le imprese), gap completamente spiegato dalla minore dinamica economica italiana: se, infatti, si considera l’input di credito per unità di prodotto allora la dinamica italiana appare migliore di quella media europea, soprattutto per il credito alle famiglie che, peraltro, evidenzia vivaci ritmi di recupero per quel che concerne i flussi lordi di nuovi finanziamenti nei primi mesi del 2014. 33. Tale risultato deve essere ancor più apprezzato se si pensa che le banche italiane oltre a dover fronteggiare, a causa della più bassa crescita economica, un rischio di credito superiore alla media di area hanno dovuto anche fare i conti con la crisi dei debiti sovrani che ha notevolmente impattato sul costo della raccolta e quindi sul costo degli impieghi. Una analisi sul costo medio della raccolta per i principali settori bancari europei mostra come fatto specifico italiano che se nel periodo pre-crisi le banche italiane presentavano i costi di raccolta più contenuti, nella media dei primi 4 mesi del 2014 presentano il costo della raccolta più alto: più precisamente le nuove risorse costano in media 1,6 punti percentuali alle banche italiane, 4 decimi in più delle banche spagnole e 7 in più di quelle tedesche. Ovviamente tale peggioramento ha influenzato il costo del credito. Ma dall’analisi emerge anche uno spunto generale che mostra come l’attuale politica di bassi tassi di interesse della BCE, pur obbligata, metta sotto pressione i margini di redditività di tutte le banche europee, rendendo impossibile prezzare i servizi di liquidità svolti dalla raccolta tramite depositi e riducendo, di conseguenza, i margini sulla classica intermediazione dei depositi e degli impieghi. 34. Per spiegare il basso tono della congiuntura creditizia bisogna far riferimento al debole stato della domanda di credito e all’elevato rischio dell’attività di prestito. Va detto, però, che gli ultimi dati al riguardo sembrano indicare primi segnali, ovviamente da confermare, di miglioramento per entrambe le componenti. L’indicatore del tono della domanda di credito alle imprese dell’indagine Banking Lendig Survey riferiti all’Italia, mostra negli ultimi dati non solo una ripresa quantitativa, ma anche un miglioramento della qualità della domanda stessa con un evidente recupero, soprattutto nell’ultimo trimestre, della domanda di credito per investimenti e una riduzione di quella per ristrutturazione dello stesso rapporto di finanziamento 11 AfO - Rapporto di previsione 07/2014 Sommario e Conclusioni 35. Tale miglioramento della qualità della domanda del credito è importante anche per l’evoluzione futura del rischio dell’attività di prestito. Per intanto i dati del primo trimestre del 2014 sembrano confermare il principio di riduzione del rischio di credito che si era materializzato nell’ultimo trimestre del 2013: a marzo il tasso decadimento importi (trimestrale ed espresso in ragione d’anno), per il totale dei debitori residenti risultava pari al 2,6%, di 3 decimi inferiore al dato di un trimestre prima e di un anno prima. Un forte miglioramento si è registrato per quanto riguarda i crediti alle imprese che erano quelli che più degli altri avevano subito la maggiore crescita del rischio di credito; da notare che il rischio sui crediti alle famiglie consumatrici sembra essere tornato coerente con i dati precrisi. 36. La raccolta bancaria sembra adeguarsi alle ridotte esigenze di finanziamento dell’attività di prestito presentando nei primi mesi del 2014 tassi di crescita negativi . All’interno di questa dinamica generale si nota una riduzione dell’ampia divergenza che ha caratterizzato negli ultimi anni l’andamento dei depositi e delle obbligazioni. Anche se molto debole, la crescita del funding è risulta sufficiente per continuare a ridurre il gap di risorse rispetto all’erogazione di prestiti a residenti: a maggio il funding gap si commisurava a 10,2 punti percentuali, in miglioramento di oltre 4 punti percentuali rispetto ad un anno prima e valore più contenuto dall’inizio del nuovo millennio. Le prospettive 37. Nel nostro scenario i tassi d’interesse a breve termine dovrebbero rimanere su livelli molto bassi per tutto il triennio di previsione, con un leggero aumento che si manifesterà solo a partire dalla seconda metà del 2016. Il tasso Eurepo a 3 mesi aumenterà gradualmente dallo 0% del 2013 allo 0,4% del 2016. Un andamento leggermente meno ripido caratterizzerà il tasso Euribor a 3 mesi, che passerà dallo 0,2 allo 0,5% nello stesso periodo. Di conseguenza, il differenziale tra questi due tassi si ridurrà a un decimo di punto. Nel quadro ipotizzato, i tassi di interesse sul debito pubblico registreranno un altro anno di riduzione per poi risalire leggermente in linea con l’evoluzione della politica monetaria e della congiuntura reale. Il tasso sui Bot scenderà allo 0,6% nel primo anno di previsione, per poi risalire leggermente nei successivi due: + 0,7 nel 2015 e +0,8% nel 2016. Il tasso sui BTP riporterà una significativa riduzione nell’anno in corso, pari a circa 110 punti base rispetto al 2013. Nel biennio 2015-2016 risalirà di circa 8 decimi di punto, chiudendo al 4% nella media del 2016. Tali andamenti sono compatibili con un azzeramento del differenziale tra il BTP e il benchmark europeo a fine periodo. Il differenziale rispetto al Bund passerà da 270 a 83 punti base nel periodo 2013-2016, evidenziando un netto calo. 38. Passando ai tassi bancari, secondo il nostro esercizio di previsione il costo della raccolta dovrebbe continuare a ridursi. Il tasso sui depositi passerà dall’1,1 del 2013 allo 0,9% del 2016, segnando un punto di minimo nell’anno in corso (0,8%). Il tasso sulle obbligazioni 12 AfO - Rapporto di previsione 07/2014 Sommario e Conclusioni scenderà fino al 2015, quando toccherà il 3,1%, segnando una riduzione di circa 3 decimi rispetto al 2013. Nell’ultimo anno di previsione, invece, questo tasso risalirà al 3,3%. Nel complesso il costo della raccolta scenderà dal 2 all’1,7%. Il tasso medio sugli impieghi dovrebbe rimanere sostanzialmente costante nel triennio di previsione. In particolare, il tasso sugli impieghi alle famiglie passerà dal 4 al 3,9% nel primo anno di previsione, rimarrà su questo livello nel 2015 e aumenterà di un decimo nel 2016. Il tasso alle imprese passerà dal 3,6% al 3,7% nel periodo 2013-2016. Alla luce di queste evoluzioni, nel nostro scenario lo spread sui tassi bancari aumenterà di 3 decimi di punto nella finestra di previsione, passando da 1,8 a 2,1 punti percentuali. Nel prossimo triennio, il mark-up passerà da 3,6 a 3,3 punti percentuali, coerentemente al previsto rialzo dei tassi. Da notare che nel nostro scenario il mark-down, anche se in miglioramento, rimarrà comunque negativo (-0,5 punti percentuali nel 2016). Di conseguenza le banche continueranno a non riuscire a prezzare i servizi di liquidità offerti. 39. In un quadro a spinte contrastanti lo sviluppo dell’attività bancaria rimarrà contenuto ed inferiore al previsto tasso di crescita dell’economia. Se a frenare la crescita concorreranno al solito i vincoli regolamentari e la moral suasion tesa a ridurre lo squilibrio tra le fonti di finanziamento e il volume di prestiti che si era creato negli ultimi anni, questa volta spinte positive verranno dai primi segnali di inversione del ciclo del rischio creditizio, correlato alla ripresa dell’economia italiana, e dall’azione della BCE con il piano anti deflazionistico presentato a giugno. A tal riguardo riteniamo che le aste TLTROs dovrebbero agire prevalentemente modificando le convenienze della politica di funding delle banche, mentre più incerti da quantificare sono gli effetti espansivi sullo sviluppo dell’attività di credito che, di conseguenza, continuerà a dipendere prevalentemente dall’evoluzione della domanda e dalla rischiosità della stessa. 40. Data la rilevanza dell’azione della BCE, nel capitolo di commento alle previsione specifichiamo le nostre ipotesi riguardo il flusso di rifinanziamento verso le banche italiane. In primo luogo, poiché il “debito residuo” di LTRO è pari a 175 mld di euro, prevediamo che 35 verranno restituiti entro dicembre di quest’anno e i rimanenti 140 al marzo del 2015. A questo punto la potenziale domanda di nuovi fondi TLTRO è composta da due parti: una fissa iniziale, da raccogliere tra settembre e dicembre di quest’anno, che, secondo le nostre stime, risulta pari a 75 mld di euro, una seconda, invece vincolata all’incremento della consistenza di impieghi a famiglie e imprese, che secondo le nostre stime determinerà fondi TLTRO per ulteriori 190 mld di euro. Quindi sommando i flussi in uscita con quelli in entrata, possiamo stimare che il rifinanziamento a lungo termine delle banche italiane presso la BCE aumenterà al 2016 per oltre 80 mld di euro. 41. Se, in assenza di miglioramenti decisi della domanda e del suo grado di rischiosità, il flusso di TLTRO sembra poter incidere parzialmente sulle dinamiche di crescita dell’attività bancaria, sembra, invece, destinato ad influenzare la dinamica del funding delle banche, riducendo il tasso di crescita della raccolta presso residenti: secondo le nostre stime questa 13 AfO - Rapporto di previsione 07/2014 Sommario e Conclusioni dovrebbe crescere ad un tasso medio annuo dell’1%, inferiore sia alla crescita del prodotto che degli impieghi. In questo modo nel triennio di previsione il gap di risorse rispetto agli impieghi dovrebbe allargarsi di quasi 1,1 punti percentuale, annullando parte dei miglioramenti registrati nel 2013. 42. Tale volume di risorse dovrebbe riuscire a coprire almeno parte del flusso di nuovi impieghi che dopo essere tornati in territorio positivo per quest’anno dovrebbero in seguito espandersi ad un tasso medio del 2,1%, valore superiore a quanto previsto in precedenza. Particolarmente dinamici dovrebbero risultare i prestiti alle imprese e i mutui per l’acquisto di abitazioni, che nel biennio 2015-2016 dovrebbero crescere ad un tasso medio del 3%; il credito al consumo e gli altri prestiti alle famiglie, invece, dopo una buona ripresa per quest’anno in seguito dovrebbero aumentare ad un tasso medio del 2,2%. 43. A favorire la ripresa del credito, oltre che la maggiore domanda collegata alla crescita economica, anche un miglioramento della qualità del nuovo credito. A partire da quest’anno il tasso decadimento numeri dovrebbe iniziare il processo di ritorno alla normalità, soprattutto attraverso una significativa riduzione del rischio del credito alle imprese che tuttavia rimarranno l’unico settore con valori ancora non allineati a quelli pre-crisi. Per il complesso del portafoglio crediti a residenti a fine 2016 può essere dato quasi per raggiunto l’obiettivo di un ritorno alla normalità. 44. Con i soliti ritardi tale riduzione del nuovo rischio si dovrebbe trasferire sullo stock di sofferenze, la cui crescita dovrebbe rallentare lungo tutto l’orizzonte di previsione, andando sotto la doppia cifra nel 2015 ed aumentando del 3,9% nel 2016. In questo modo nel 2016 il rapporto sofferenze/impieghi dovrebbe tendere a stabilizzarsi intorno al 10,2%, valore comunque superiore di 2,1 punti percentuali rispetto al dato del 2013 e soprattutto nuovo massimo storico dell’indice di rischio. 45. In questo rapporto di previsione confermiamo le basse prospettive di redditività dell’attività bancaria già espresse nel precedente rapporto di previsione: nel triennio di previsione il Roe dovrebbe risultare in media pari all’1,7% non solo molto distante dai livelli pre-crisi, ma anche dai bassi valori raggiunti nel primo triennio di crisi. La deludente prospettiva di redditività è determinata sia da un perdurante peso del costo del rischio e sia da un bassa dinamica dei ricavi, che riescono a malapena a tenere il passo della crescita della nostra economia. A supporto della redditività va invece citato un notevole sforzo di efficientamento sia relativamente alle spese del personale e sia, soprattutto, agli oneri di struttura. 46. Il reddito netto da interessi non riuscirebbe a fornire un impulso positivo alla redditività bancaria perché schiacciato da una bassa dinamica dei volumi intermediati e dalla politica dei bassi tassi di interessi della BCE: nel complesso del triennio di previsione dalla margine denaro dovrebbero venire risorse per 1,7 mld di euro. Tale previsione riduce le già scarne prospettive contenute nel nostro precedente Rapporto. In linea con il miglior clima sui 14 AfO - Rapporto di previsione 07/2014 Sommario e Conclusioni mercati finanziari, decisamente più profittevole risulterebbe l’attività di servizio da cui deriverebbero maggiore risorse per 3,5 mld di euro nel triennio. Al risultato complessivo concorrono tutte le principali voci dell’aggregato degli altri ricavi anche se il contributo maggiore viene dai ricavi da servizi che da soli spiegano oltre la metà del miglioramento dei margini della categoria. 47. Grazie ai ricavi non da interesse il margine di intermediazione può segnare una buona crescita nel triennio di previsione, acquisendo risorse aggiuntive per oltre 5 mld di euro ad un tasso di crescita medio prossimo al 2% annuo. Dinamica positiva rispetto alla cadute degli ultimi anni ma comunque debole e solo capace di stare al passo con la deludente crescita prevista per l’economia italiana. Come accennato, tale capacità di resistenza è determinata principalmente dalla crescita dei ricavi diversi dagli interessi il cui peso sul totale dovrebbe crescere dal 56,2% del 2013 al 57,0% del 2016, valore che rappresenta un nuovo massimo storico. 48. Proprio per la difficoltà di uno sviluppo significativo dei ricavi non si potrà recedere da una attenta e serrata politica di controllo e riduzione dei costi, così come del resto fatto negli ultimi anni. Nel nostro scenario il volume dei costi è atteso contrarsi per 1,5 mld di euro nel triennio di previsione, ad un ritmo medio annuo dell’1,2%. Di conseguenza secondo le nostre stime il rapporto costi/ricavi dovrebbe diminuire, nel complesso del periodo di previsione di quasi 6 punti percentuali, toccando nel 2016 il livello del 53,7%, valore coerente con il livello di efficienza economica del periodo pre-crisi. La riduzione è tratto comune delle diverse componenti dei costi, anche se secondo le nostre stime i recuperi maggiori avverrebbero dal lato delle spese diverse dal personale, indicando chiaramente un cambio di strategia in termini di presenza sul territorio e di canali distributivi. In particolare nel presente scenario assumiamo che nel triennio di previsione il numero di sportelli diminuisca dai quasi 32 mila del 2013 ai 30 mila del 2016. In base a tale ipotesi prevediamo che le spese diverse dal personale diminuiscano al ritmo medio annuo dell’1,7%, liberando risorse per 1 mld nel triennio. Coerentemente a tale strategia, anche le spese del personale sono previste in diminuzione. In particolare il numero dei dipendenti dovrebbe continuare a contrarsi di quasi 1,5 punti percentuali per ciascuno dei tre anni di previsione. Combinata con una crescita dei redditi unitari, comunque contenuta, il costo del personale dovrebbe ridursi ad un ritmo medio dello 0,6% all’anno, determinando un risparmio di risorse per 400 mln di euro. 49. In questo scenario, alle luce delle dinamiche del rischio di credito descritto in precedenza e del clima di rasserenamento sui mercati finanziari, disegniamo finalmente una riduzione delle somme accantonate a fronte dei rischi dell’attività bancaria: riduzione che seppur significativa continuerà a mantenere alta l’incidenza delle rettifiche sia sui flussi reddituali delle banche che sugli aggregati patrimoniali di riferimento. Secondo le nostre stime, dopo le rilevanti operazioni di pulizia svolte negli ultimi periodi, il flusso di accantonamenti su crediti diminuirà di quasi 15 mld nel triennio di previsione. Anche scontando tale riduzione, al 2016 l’incidenza di tali rettifiche sul totale dei crediti a residenti, 15 AfO - Rapporto di previsione 07/2014 Sommario e Conclusioni risulterebbe pari allo 0,8%, la metà di quanto registrato nel 2013, ma ancora di 3 decimi superiore ai valori registrati nel periodo pre-crisi. Quindi possiamo parlare di miglioramento significativo, ma non ancora di ritorno alla normalità. Considerando anche gli accantonamenti sulle altre componenti dell’attivo, la distruzione di risorse per accantonamenti e rettifiche dovrebbe commisurarsi a quasi 69 mld di euro nell’insieme del triennio, cioè al 63% del risultato di gestione dell’attività bancaria, incidenza in forte riduzione rispetto all’esperienza dell’ultimo triennio, ma ancora pari al doppio di quanto verificato nei periodi pre-crisi. 50. Il peso del rischio, seppur in diminuzione, è destinato a condizionare ancora il quadro di redditività complessiva delle nostre banche. La sintesi operata dal classico indicatore Roe rende piuttosto bene la particolarità del momento: l’indice di redditività dovrebbe quest’anno ritornare in territorio positivo, dopo la perdita del 2013, attestandosi però al di sotto dell’1%, per poi “crescere” in due anni al valore del 2,5% del 2016, valore che seppur in ripresa, rimane ancora significativamente minore del benchmark negativo del 3,1%, formato dalla media di redditività registrato nel triennio 2008-2010: solo per confronto nella media del periodo 2000-2007 il Roe risultava pari all’8,8%. Dunque seppur si assiste a qualche schiarita in un quadro sino ad ora fosco, la redditività delle banche italiane rimane largamente insufficiente: pesano l’eredità della recessione, sotto forma di un elevato ammontare di crediti problematici da gestire e da spesare, pesa il nuovo mood rispetto al debito che limita la crescita dell’attività bancaria e anche il corso della politica monetaria che, seppur indispensabile per evitare rischi deflazionistici, tuttavia limita le possibilità di sviluppo del reddito da attività tradizionali delle banche. Ma soprattutto pesano le prospettive della nostra economia che seppur in miglioramento rimangono ancora estremamente fragili. Gli scenari alternativi 51. Come consuetudine l’edizione di luglio di questo Rapporto affianca allo scenario base – che è quello a cui l’Ufficio Analisi Economiche dell’ABI e gli Uffici Studi delle principali banche attribuiscono le più alte probabilità di realizzazione – due scenari alternativi che disegnano due profili simmetrici di deviazione nei tassi di crescita del prodotto: in questa edizione del rapporto si valutano i rischi, e le opportunità, per gli aggregati bancari di una crescita del prodotto più bassa/alta dello 0,5% all’anno. Nella Tavola B vengono riportati, sia per lo scenario “favorevole” che per quello “sfavorevole”, le dinamiche dei principali indicatori considerati che formano l’area dei possibili risultati intorno allo scenario base. 52. Il profilo di maggiore o minore crescita viene veicolato principalmente per il tramite di una minore crescita internazionale che impatta in prima battuta sulla crescita delle nostre esportazioni e da qui si trasferisce alle altre componenti della domanda, determinando la riduzione/aumento della crescita interna così come progettato. In cifre nello nel caso dello scenario sfavorevole, quest’anno la crescita dovrebbe rimanere negativa per 2 decimi di punto e poi aumentare sempre al di sotto del punto percentuale nel biennio finale di previsione. Decisamente più reattiva, ovviamente, risulta la dinamica della nostra economia 16 AfO - Rapporto di previsione 07/2014 Sommario e Conclusioni nello scenario ottimista che quest’anno dovrebbe aumentare dello 0,8% e in seguito crescere costantemente su valori prossimi al 2%. 53. Il peggioramento/miglioramento del ciclo economico esercita effetti significativi sui saldi di finanza pubblica. Se il Pil andrà peggio dello scenario di base il saldo tra entrate e uscite pubbliche sarà negativo per 2 punti di Pil nel 2016; nella situazione opposta sarà invece negativo per 8 decimi di punto. Va rimarcato che in ogni caso è assicurata la riduzione del disavanzo pubblico. Per quanto riguarda il rapporto debito/Pil, questo esercizio dimostra ancora una volta l'importanza della crescita per la sostenibilità delle finanze pubbliche. Nello scenario positivo, infatti, il rapporto tra queste due grandezze diminuirebbe di 6 punti percentuali nel triennio di previsione, mentre nello scenario negativo si delinerebbe solo una stabilizzazione dell’incidenza del debito sul Pil. Tavola B Italia - Due scenari alternativi Scenario SFAVOREVOLE 2014 2015 2016 Scenario FAVOREVOLE 2014 2015 2016 Crescita reale Pil*** -0,2 0,7 0,9 0,8 1,9 1,9 Deficit/Pil (in %) -3,1 -2,6 -2,0 -2,7 -1,8 -0,8 Debito/Pil (in %) 127,0 136,1 136,2 134,8 134,1 131,4 Prezzi al consumo*** 0,9 1,1 1,2 1,0 1,5 1,8 Prezzo del petrolio (in $) 99,3 85,1 78,0 109,6 107,9 113,9 Tasso riferim. BCE (*) 0,1 0,0 0,2 0,3 0,3 0,5 Tasso medio Btp (*) 3,4 3,4 4,4 2,9 3,0 3,7 Tasso sugli impieghi (**) 3,7 3,6 3,8 3,8 3,8 3,9 Tasso sulla raccolta 1,6 1,5 1,7 1,7 1,6 1,8 Impieghi a residenti (PA e sett. privato)*** 0,2 0,6 0,9 1,1 2,7 4,4 Sofferenze lorde*** 17,9 10,2 6,0 16,9 7,6 1,9 Raccolta da residenti -1,0 1,7 -0,1 0,3 2,6 2,6 Depositi da residenti (PA e sett.privato)*** 0,7 2,8 0,3 1,2 2,5 1,7 Obbligazioni in euro non IFM (***) -6,0 -1,9 -1,3 -2,2 3,0 5,7 Margine d'interesse*** 1,9 1,2 0,1 3,8 2,1 0,7 Margine d'intermediazione*** 1,0 0,7 2,7 2,9 2,6 3,6 Costi operativi*** -2,1 -1,5 -0,3 -1,7 -0,6 -0,7 Risultato lordo di gestione*** 5,6 3,6 6,7 9,6 6,8 8,9 Costo Oper./Marg.Interm. (in %) 57,6 56,3 54,6 56,8 55,0 52,7 Utile netto (Mld) 1,7 5,0 7,7 4,2 8,4 11,9 Utile netto (Roe) **** 0,5 1,3 2,0 1,1 2,2 3,0 (*) media annua. (**) relativo alle famiglie e alle società non finanziarie. (***) var %. Fonte: ns. previsioni 54. Venendo alle variabili bancarie, le differenze di crescita delineano scenari molto diversi per quanto riguarda la crescita degli impieghi a residenti: se è vero che in ogni caso la crescita del credito tornerà ad essere positiva è anche vero che nel caso dello scenario negativo tale dinamica risulterà molto debole e pari ad un valore cumulato di quasi 2 punti 17 AfO - Rapporto di previsione 07/2014 Sommario e Conclusioni percentuali nel triennio di previsione; se, invece, consideriamo l’ipotesi di crescita più favorevole la crescita cumulata nel triennio supererebbe il valore dell’8%. Decisamente diversificata appare anche la qualità degli attivi nei due scenari: nello scenario negativo le sofferenze dovrebbero crescere mediamente dell’11,4% all’anno, mentre in quello positivo tale incremento risulterebbe limitato ad un ritmo medio dell’8,8%. Di conseguenza al 2016 il rapporto sofferenze/impieghi sarebbe pari al 10,9% nello scenario peggiore e al 9,5% in quello più positivo, con in più il fatto che in quest’ultimo scenario l’incidenza delle sofferenze sugli impieghi tenderebbe a diminuire già nell’ultimo anno di previsione. 55. La raccolta bancaria reagirebbe nella stessa direzione della domanda di impieghi anche se con una intensità meno evidente: nella media del triennio di previsione la raccolta dovrebbe aumentare del 2% all’anno nello scenario positivo, contro un valore medio di appena 2 decimi di punto nello scenario negativo; questa minore reattività dipende principalmente dalla domanda di depositi a causa sia del più basso livello dei tassi di mercato monetario, sia dell’aumento dell’incertezza. 56. La maggiore domanda di impieghi e la migliore performance dei mercati finanziari, determinano una migliore dinamica dei ricavi bancari nello scenario positivo: nel complesso del triennio di previsione il margine di intermediazione dovrebbe crescere mediamente del 3% all’anno, contro una crescita dell’1,5% nel caso dello scenario negativo. Maggiormente reattiva appare la componente non da interessi. Grazie a tale crescita, e nonostante una, marginale, maggiore crescita dei costi, il cost income ratio dovrebbe diminuire in maniera vistosa nel caso che lo scenario positivo dovesse verificarsi: a fine periodo di previsioni il totale dei costi dovrebbe rappresentare il 52,7% del totale dei ricavi bancari; anche nel caso dello scenario negativo l’indice di efficienza dei costi dovrebbe comunque mantenere il suo profilo discendente solo che in questo caso nel 2016 esso si dovrebbe collocare al 54,6%, di 2 p.p. al di sopra di quanto registrato nello scenario positivo 57. Per quanto visto finora, giunti alla riga finale del conto economico non possiamo che registrare importanti variazioni nel livello della redditività che tuttavia non modificano il giudizio complessivo di insufficienza. Nello scenario positivo il flusso cumulato nei tre anni di previsione degli utili netti dovrebbe sfiorare i 25 mld di euro, contro un valore prossimo ai 15 mld di euro nello scenario peggiore. In termini di Roe, la ripresa della redditività dovrebbe condurre ad un valore del 3,1% nel 2016 nel caso dello scenario positivo o limitarsi ad un valore del 2% nel caso dello scenario negativo; sono differenze importanti nell’arco di un triennio, ma anche nello scenario migliore il livello finale di redditività continua a rimanere contenuto tanto da riuscire a recuperare a malapena i livelli del 2008, primo anno di crisi sia finanziaria che di redditività per le banche italiane. 18
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