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Rassegna Stampa del 25/06/2014
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INDICE
CONFIMI
25/06/2014 La Repubblica - Torino
"L'arcivescovo ha ragione, pronti a lavorare con lui per un patto"
5
25/06/2014 Metro - Torino
Il monito di Nosiglia a politici e imprenditori
6
25/06/2014 Il Giornale del Piemonte
Le pmi rispondono presente: «Siamo pronte a fare la nostra parte»
7
25/06/2014 L'Arena di Verona
Brevi
8
25/06/2014 La Provincia di Varese
A Tunisi fermi i taxi Loro credevano in noi
9
CONFIMI WEB
24/06/2014 www.lugonotizie.it 10:31
i vertici di Confimi Ravenna incontrano il sindaco di Conselice Paola Pula
11
SCENARIO ECONOMIA
25/06/2014 Corriere della Sera - Nazionale
nuovo Stallo su Alitalia la Scadenza di Metà Luglio
13
25/06/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Club Med, la scelta di Bonomi tra l'Opa e le carte bollate
14
25/06/2014 Corriere della Sera - Nazionale
«Impregilo, il 25% a Wall Street Adesso crescita a doppia cifra»
15
25/06/2014 Il Sole 24 Ore
Mobilità nel pubblico impiego e bonus investimenti: ok ai decreti
17
25/06/2014 Il Sole 24 Ore
Se Roma allunga le scadenze
22
25/06/2014 Il Sole 24 Ore
La flessibilità serve se produce crescita
23
25/06/2014 Il Sole 24 Ore
Il negoziato è sul rientro del debito
25
25/06/2014 Il Sole 24 Ore
Le banche danno credito all'edilizia
27
25/06/2014 Il Sole 24 Ore
L'industrial compact che manca all'Unione
28
25/06/2014 Il Sole 24 Ore
Il «rosso» non è evasione
29
25/06/2014 La Repubblica - Nazionale
Evasione in Italia e capitali all'estero pronta la sanatoria
30
25/06/2014 MF - Nazionale
Starace: più industria e meno fi nanza nella mia Enel
32
SCENARIO PMI
25/06/2014 Corriere della Sera - Nazionale
«L'Italia prosegua con la riduzione del debito»
35
25/06/2014 Il Sole 24 Ore
Meccanica. Alleanza Italia-Germania
37
25/06/2014 Il Sole 24 Ore
Strada aperta ma «made in Europe» lontano
39
25/06/2014 La Repubblica - Roma
"Piccole imprese in crescita ma a Roma pesa la burocrazia"
40
25/06/2014 MF - Nazionale
Nasce il confidi indipendente
41
CONFIMI
5 articoli
25/06/2014
La Repubblica - Torino
Pag. 2
(diffusione:556325, tiratura:710716)
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L'INTERVISTA/ IL PRESIDENTE DELL'ASSOCIAZIONE DELLE PICCOLE IMPRESE SCENDE IN CAMPO
"L'arcivescovo ha ragione, pronti a lavorare con lui per un patto"
"Il rischio che si allarghi la divaricazione tra le due città è assai concreto" "Noi possiamo dare una mano
occupandoci degli imprenditori in crisi"
STEFANO PAROLA
CESARE Nosiglia chiama e l'Api risponde: «Pronti a lavorare da subito con l'arcivescovo per dare vita a un
vero patto sociale e generazionale per lo sviluppo», dice Corrado Alberto, presidente provinciale
dell'associazione delle piccole imprese. E spiega: «Nosiglia ha ragione, Torino è una città piena di
contraddizioni, nella quale il rischio di vedere ancora più divaricate le due città, quella del successo e
dell'emarginazione, si fa ogni giorno più concreto. Noi ci mettiamo a disposizione per evitarlo».
Presidente Alberto, perché serve un patto? «È chiaro che non dobbiamo farci illusioni sul nostro futuro, ma è
altrettanto chiaro che dobbiamo insistere per riprendere la strada del benessere e della crescita. E possiamo
farlo solo lavorando tutti insieme, come chiede l'arcivescovo». Che tipo di collaborazione serve? «Oggi sono
molti i dipendenti che hanno perso il lavoro, ma anche gli imprenditori che sono stati costretti a chiudere.
Come associazione ci mettiamo a disposizione prima di tutto per ascoltare le aziende in difficoltà e per evitare
che le crisi si trasformino in disperazione. Dobbiamo rimettere le imprese nelle condizioni di creare
occupazione».
Il patto di cui parla riguarda anche il rapporto tra imprenditori e lavoratori? «Nelle piccolee medie imprese
esiste un legame diverso rispetto alla grande. In una realtà con 1020 dipendenti non si arriva mai a grandi
conflitti e anzi i lavoratori si rendono conto degli sforzi fatti dall'imprenditore. È un modello che funziona,
andrebbe esportato anche nelle grandi realtà».
Con la ripresa tutto diventerebbe più facile. Arriverà a breve? «Lo spero, ma oggi non vediamo segnali forti
che ci dicono che stiamo andando in quella direzione. Due o tre indicatori positivi ci danno un po' di fiducia,
ma non bastano a tirarci fuori da una situazione critica. Purtroppo il percorso per tornare ai livelli produttivi del
2007 è ancora molto lungo, soprattutto se procediamo con ritmi di crescita così bassi».
Foto: AL VERTICE Corrado Alberto è da pochi mesi alla guida dell'Api di Torino, associazione che riunisce
circa duemila piccole imprese
CONFIMI - Rassegna Stampa 25/06/2014
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25/06/2014
Metro - Torino
Pag. 15
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Il monito di Nosiglia a politici e imprenditori
"Città sfilacciata tra chi ce la fa e chi no". Così l'arcivescovo dal Duomo nell'omelia di San Giovanni
METRO CITTÀ Torino è «una città che tende a sfilacciarsi», in cui «cresce l'indifferenza, se non il fastidio,
verso chi è in difficoltà» e dove «i volti delle fragilità sono sempre più trasversali perchè, ormai, nessuno può
dirsi al sicuro di fronte all'evolversi spesso imprevistodella situazione». Così l'arcivescovo di Torino,
monsignor Cesare Nosiglia nell'omelia della messa in Duomo in occasione della festa di San Giovanni.
«L'impressione è di una città divisa tra punte di successo e altre che possiedono un tessuto economico e
sociale che fatica a reggere la competizione,ma-hasottolineato monsignor Nosiglia - che lotta e guarda al
futuro. La politica, ha poi ammonito Nosiglia, «è chiamata a scelte difficili e impopolari, ma necessarie, frutto
di condivise motivazioni e non di equilibri instabili perchè basati su compromessi. Occorre che la politica
intesa nel senso più nobile del termine, persegua con rigore morale anche l'assegnazione degli appalti
pubblici». L'arcivescovo ha esortato infine imprese e industria a fare la loro parte nel nome della solidarietà
«L'Api è pronta a lavorare da subito con l'Arcivescovo per dare vita a u n patto sociale e generazionale
perlosviluppoedilbenessere della nostra comunità» ha risposto il presidente dell'Associazione piccole e medie
imprese di Torino, Corrado Alberto. Mentre per il presidente del Piemonte Sergio Chiamparino, l'unico modo
per superare lo sfilacciamento della città è perseguire una politica che crei nuovi posti di lavoro.
CONFIMI - Rassegna Stampa 25/06/2014
6
25/06/2014
Il Giornale del Piemonte
Pag. 3
(diffusione:12684, tiratura:39829)
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IL COMMENTO DI API TORINO
Le pmi rispondono presente: «Siamo pronte a fare la nostra parte»
Non certo parole di circostanza, quelle espresse ieri dall'arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia. Frasi tanto
forti e intrise di verità da provocare una immediata reazione da parte degli imprenditori, che si sono sentiti
parte in causa della situazione descritta dall'alto prelato. «Gli imprenditori di Api Torino sono pronti a lavorare
da subito con l'Arcivescovo per dare vita ad un vero patto sociale e generazionale per lo sviluppo e il
benessere della nostra comunità e del territorio» spiega Corrado Alberto, presidente di Api Torino, a quanto
affermato oggi da Monsignor Cesare Nosiglia. «Ha ragione il nostro arcivescovo - dicepoi Alberto -, Torino è
una città piena di contraddizioni, nella quale il rischio di veder ancor più divaricate le due città, quella del
successo e quella dell'emarginazione, si fa ogni giorno più concreto e importante. È proprio per rispondere a
questo rischio che anche Api si mette a disposizione per lavorare insieme a tutti i rappresentanti del territorio
per dare vita ad un futuro diverso». «In questi anni, ancora oggi - aggiunge il presidente di Api -, moltissime
imprese, soprattutto Pmi, hanno chiuso i battenti soffocate dalla crisi. I drammi ricordati dall'arcivescovo sono
stati più volte toccati anche dai nostri imprenditori e dai loro collaboratori. In molte altre occasioni e situazioni,
tuttavia, le aziende continuano a resistere cercando di produrre benessere e occupazione. È partendo
daquesto patrimonio di esperienza e di volontà di andare avanti che il sistema delle Pmi di Api Torino si mette
a disposizione dell'arcivescovo». «È chiaro che non ci dobbiamo fare illusioni sul nostro futuro- conclude
quindi Alberto -, ma è altrettanto chiaro che dobbiamo insistere per riprendere la strada del benessere e della
crescita. E possiamo farlo solo lavorando tutti insieme come ci chiede il nostro Arcivescovo». Twitter:
@marcotraverso75
CONFIMI - Rassegna Stampa 25/06/2014
7
25/06/2014
L'Arena di Verona
Pag. 9
(diffusione:49862, tiratura:383000)
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Brevi
QUESTA MATTINA «ULTIMO NEGOZIO BIO» APRE A PADOVA CON ECORNATURASÌ Questa mattina, a
Padova, apre il primo negozio italiano «Ultimo minuto bio», che commercializza alimentari biologici rimasti
invenduti o prossimi alla scadenza, a prezzo ribassato. L'iniziativa è di consorzio Sefea, società agricola
Kilometri Zero e della veronese EcorNaturaSì. Va.Za. FINANZA POP VICENZA COLLOCA ABS DA 835,4
MILIONI, RICHIESTI DUE MILIARDI Banca Popolare di Vicenza ha collocato integralmente, sul mercato
primario, la tranche senior dell'operazione di cartolarizzazione di mutui ipotecari Berica Abs 3, per un
ammontare di 835,4 milioni di euro. L'operazione, avviata il 19 giugno e chiusa ieri, ha registrato ordini per
circa 2 miliardi. OGGI IN APINDUSTRIA STRUMENTI A SUPPORTO DEL COMMERCIO CON L'ESTERO
«Strumenti a supporto del commercio estero» è il tema dell'incontro che si tiene oggi pomeriggio a partire
dalle 17 nella sala convegni di Apindustria Verona in Via Albere, 21. La partecipazione è libera. Relatori
saranno i consulenti aziendali di Romiri Data Management Srl.
CONFIMI - Rassegna Stampa 25/06/2014
8
25/06/2014
La Provincia di Varese
(diffusione:12000)
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Sport
A Tunisi fermi i taxi Loro credevano in noi
Tifare "da fuori", da lontano, circondato però dal calore di tanti inaspettati, ma comunque appassionatissimi,
sostenitori azzurri. L'insolita serata del nostro Francesco Caielli è trascorsa esattamente così. Francesco,
dove ti trovavi durante Italia-Uruguay?
A Tunisi, a casa di mio suocero, Enrico Ottolini, ex direttore di Api Varese nonché ex assessore alla Cultura
della giunta Fumagalli, che vive in Tunisia, per lavoro, da ormai due anni. Com'è assistere a una partita della
nazionale da un paese straniero?
Effettivamente è molto strano veder giocare i nostri e ascoltare il commento del match in arabo.
L'unica cosa comprensibile, ovviamente, sono i nomi dei giocatori. Però devo anche aggiungere che i
telecronisti qui tifano tutti Italia alla grande. E la gente invece? I tunisini tifano Italia?
Tutti qui a Tunisi tifano Italia, non soltanto i commentatori della tv. Hai qualche curiosità da raccontarci in
proposito?
Sì, pensate che il nostro taxista, Samir, ieri sera ha bloccato il suo mezzo mezz'ora prima delle 18, per poter
assistere alla partita in tv. Mi ha detto "forza azzurri", non è bastato. • S.Ben.
CONFIMI - Rassegna Stampa 25/06/2014
9
CONFIMI WEB
1 articolo
24/06/2014
10:31
www.lugonotizie.it
Sito Web
pagerank: 4
Il sindaco di Conselice, Paola Pula
Per i tradizionali auguri di buon lavoro e per uno scambio sui principali temi di interesse imprenditoriale Primo
tra tutti il progetto Matrix sul quale l'associazione nei mesi scorsi ha pubblicamente espresso il proprio
orientamento e le proprie perplessità, riconducibili non tanto alla contrarietà nei confronti dell'investimento in
quanto tale, ma piuttosto all'inopportunità di localizzare l'impianto in un territorio caratterizzato da una
fortissima vocazione agro-alimentare.
Nei giorni scorsi Gianni Lusa, presidente di CONFIMI Impresa Ravenna, Dante Uttini vice presidente e il
segretario generale Mauro Basurto, hanno incontrato il neo eletto sindaco di Conselice Paola Pula.
E' stato ribadito come non siano in discussione l'esaustività, la completezza e la legittimità degli iter
autorizzativi ottenuti dagli investitori, quanto il metodo utilizzato in fase preparatoria e la carente informazione
preliminare da parte degli organi preposti, che hanno originato aspri contrasti sociali, politici ed economici.
Il presidente Lusa ha analizzato anche l'aspetto relativo alla movimentazione su strada che con la messa in
attività dello stabilimento aumenterà sensibilmente, con un incremento quotidiano stimato di circa 70 mezzi
pesanti: incremento che si andrà inevitabilmente a ripercuotere e a scontrare con i limiti infrastrutturali di un
territorio già in difficoltà.
Al sindaco Pula è stata ribadita l'ulteriore preoccupazione per tutte quelle aziende agroalimentari locali che
operano sui mercati internazionali e che, proprio per questo, vengono valutate in base alle caratteristiche del
territorio di appartenenza, con richieste e capitolati severi in materia di impatto ambientale e, di conseguenza,
con il forte rischio di essere penalizzate dal nuovo contesto che si verrebbe a creare.
L'associazione riscontra con fiducia la massima sensibilità verso il problema da parte del neo eletto sindaco,
così come ribadito in più occasioni durante la recente campagna elettorale, e confida in una significativa
presa di posizione sul tema da parte dell'Unione dei Comuni della Bassa Romagna, unitamente alle varie
istituzioni provinciali.
CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 25/06/2014
11
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
i vertici di Confimi Ravenna incontrano il sindaco di Conselice Paola Pula
SCENARIO ECONOMIA
12 articoli
25/06/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 26
(diffusione:619980, tiratura:779916)
nuovo Stallo su Alitalia la Scadenza di Metà Luglio
A. Bac.
S.o.s. governo. La trattativa sui 2.251 esuberi di Alitalia, previsti dal piano della compagnia emiratina Etihad,
dopo i due incontri della scorsa settimana, langue. Una convocazione da parte dell'azienda, riferiscono fonti
sindacali, dovrebbe, comunque, arrivare per la metà di questa settimana mentre, intanto, si continua a
lavorare sul nodo della ristrutturazione del debito con le banche creditici.
«Sono convinto che è possibile trovare un accordo nell'interesse di tutti», assicura Gian Maria Gros-Pietro,
presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, che è socio di Alitalia (nella foto il Ceo Gabriele Del
Torchio ) e creditore. «Alitalia è una compagnia importante per il Paese, per la nostra industria turistica e per
il business . Abbiamo tutti interesse - spiega il presidente - affinché sia rimessa in condizioni di svolgere il suo
servizio». Ma non c'è tempo da perdere: «Il 31 luglio è una data fissata soprattutto dai gestori di Etihad» dice
Gros Pietro.
Intanto i due tavoli restano aperti. Forse in attesa del governo. Ben lo sa il ministro dei Trasporti, Maurizio
Lupi, che ieri ha ammesso: «Ora, abbiamo il lavoro conclusivo con i sindacati. Interverremo il ministro Poletti
ed io. Ci siamo dati una scadenza che è quella di metà luglio e faremo un approfondimento del piano
industriale che noi riteniamo molto positivo, e affronteremo il tema degli esuberi». I sindacati ci contano per
ottenere qualche strumento in più che consenta di gestire gli esuberi. Aleggia l'idea di una società di servizi
che possa mantenere un legame funzionale con la nuova Alitalia. Sul punto gli arabi sono contrari.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 25/06/2014
13
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
La lente
25/06/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 26
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Club Med, la scelta di Bonomi tra l'Opa e le carte bollate
Fabrizio Massaro
MILANO - Il fondo di private equity Investindustrial di Andrea Bonomi prepara le carte in vista di un'opa sul
Club Med, anche se non è ancora deciso se effettivamente la farà. Gli avvocati sono al lavoro in questi giorni
per ultimare i documenti in modo da essere pronti al lancio di un'offerta da oltre 600 milioni di euro sul 100%
del gruppo turistico, dopo l'aut-aut imposto dalle autorità francesi. Entro lunedì Bonomi dovrà pronunciarsi
sulle intenzioni del suo fondo, visto che la Amf (la Consob francese) lo scorso 27 maggio ha ordinato alla
società finanziaria di indicare entro le ore 18 del 30 giugno se intende lanciare un'opa su Club Med, in
concorrenza con quella, ancora in corso, da 557 milioni di euro della cordata franco-cinese Gallion Invest
composta da Ardian (l'ex Axa private equity), che ha il 9,5%, e dalla conglomerata orientale Fosun, all'8,9%,
insieme con il management del gruppo parigino.
Se Bonomi invece non lanciasse l'opa, per i prossimi sei mesi non potrà più farlo (è la regola del «put up or
shut up», o dentro o fuori). Bonomi però non ci sta e contro la decisione dell'autorità francese di controllo dei
mercati ha presentato un ricorso, che sarà discusso il prossimo 3 luglio, perché ritiene che quel vincolo non
debba essere imposto. Bonomi ha cominciato a scalare Club Med ad aprile, arrivando a metà maggio al
10,6% attraverso la società lussemburghese Strategic Holdings, un ramo della finanziaria di famiglia BIInvest. Investindustrial è invece un fondo guidato da Bonomi che raccoglie capitali anche di altri investitori, in
prevalenza anglosassoni. Alla Amf Strategic Holdings aveva dichiarato di non essere interessata a prendere il
controllo di Club Med ma di voler restare azionista di minoranza, sia pure di peso. La Amf ha però chiamato
in causa Investindustrial in quanto lo ritiene soggetto collegato a Strategic Holdings. Così lo scorso 26
maggio Investindustrial ha dichiarato di poter essere in grado di decidere su un'eventuale opa solo alla fine di
una due diligence su Club Med (partita a inizio giugno) e solo se l'offerta verrà considerata amichevole dal
board della società presieduta e guidata da Henri Giscard d'Estaing, figlio dell'ex presidente francese Valery.
Ora i tempi stringono. Bonomi si ritrova davanti a una scelta: o non lancia l'opa e spera nel giudizio
favorevole della corte d'appello parigina, oppure - per non trovarsi con le mani legate - deve mettere sul piatto
un'offerta più alta dei 17,5 euro di Gallion Invest. E attualmente Club Med in Borsa vale 19 euro, pari a 612
milioni di capitalizzazione. Potrebbe anche accadere che di fronte a una controfferta di Investindustrial la
cordata franco-cinese decida di rilanciare. Questo aiuterebbe Bonomi a tirarsi fuori da una competizione che
non aveva intenzione di avviare.
fabriziomassar0
© RIPRODUZIONE RISERVATA
557
milioni di euro, l'offerta della cordata franco-cinese Gallion Invest per il Club Med. Bonomi ha tempo fino a
lunedì per decidere le proprie mosse
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 25/06/2014
14
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
La scalata La scadenza di fine mese imposta dall'Autorità di mercato francese a Investindustrial
25/06/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 27
(diffusione:619980, tiratura:779916)
«Impregilo, il 25% a Wall Street Adesso crescita a doppia cifra»
Pietro Salini: possiamo confrontarci con nuovi soci, ma non ora Tra i mercati in cui vogliamo crescere ci sono
Australia, Stati Uniti e Medio Oriente
Giovanni Stringa
MILANO - Cresce non solo il flottante ma anche l'azionariato estero in Salini Impregilo, primo gruppo italiano
di costruzioni. Nel collocamento appena concluso - che ha fatto scendere la controllante Salini Costruttori al
60% - gli acquisti sono arrivati soprattutto da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia, oltre all'Italia. I due fronti
anglosassoni, in totale, salgono al 20% del capitale della società, con gli Usa all'8-9% (un quarto del
collocamento) e la Gran Bretagna al 12-13%. Certo, sulle grandi piazze finanziarie come Londra o New York
lavorano investitori da tutto il mondo. E Salini Costruttori, la controllante di famiglia, resta al 60%. E'
comunque plausibile che in quel 40% di flottante si muovano molti investitori internazionali. I numeri arrivano
direttamente dall'amministratore delegato Pietro Salini. Che aggiunge un 8-9% di capitale acquistato dalla
piazza francese.
E' possibile che la vostra controllante scenda ancora?
«Adesso questa non è una necessità. Abbiamo raggiunto tutti gli obiettivi che ci eravamo posti per la
patrimonializzazione del gruppo. In ogni caso, la controllante Salini Costruttori deve gestire la sua quota al
meglio: se si presentano occasioni di crescita non escludiamo l'idea di confrontarci con altri soci, anche se la
cosa non è ora all'orizzonte. Se ci fossero opportunità di aggregazioni con altri operatori, che ci offrono
vantaggi come una migliore distribuzione geografica, allora potremmo prenderle in considerazione. Non è la
nostra quota che fa premio su tutto, bensì lo sviluppo della società. Non stiamo ora esaminando dossier
specifici ma siamo aperti a occasioni per valutare una crescita del gruppo non solo per linee organiche».
Come impiegherete le risorse raccolte con il collocamento chiuso venerdì, in particolare i 165 milioni
dell'aumento di capitale di Salini Impregilo e i 347 milioni incamerati da Salini Costruttori per la vendita delle
azioni?
«Innanzitutto la controllante rimborsa oggi, mercoledì, un debito da 65 milioni verso Salini Impregilo. Quindi le
risorse fresche in mano a quest'ultima salgono da 165 a 230 milioni. Anche in Salini Impregilo uno dei nodi
sarà la diminuzione del debito, con un alleggerimento degli interessi passivi e il rafforzamento della struttura
patrimoniale. L'obiettivo su questo versante è arrivare a un rating "investment grade" entro la fine dell'anno».
E sul fronte della crescita e delle nuove commesse?
«Puntiamo a una crescita del 16% composto all'anno nel mondo, in un mercato che sale del 10% in termini di
infrastrutture. Quanto ai singoli Paesi, intendiamo per esempio insistere sulla piazza australiana e crescere di
peso negli Stati Uniti e in Medio Oriente».
Come sta procedendo la commessa per l'ampliamento del Canale di Panama - in un consorzio italospagnolo
- alle prese con un contenzioso con le autorità locali?
«Abbiamo creato le condizioni per recuperare i soldi portati a perdita in passato e pensiamo che l'opera
possa concludersi in tempi rapidi e il contenzioso possa risolversi velocemente. Vogliamo recuperare quello
che è nostro: una cosa che, se avessimo avuto dimensioni più piccole, non sarebbe stata possibile.
L'ampliamento del Canale di Panama è uno dei 120 cantieri su cui stiamo lavorando, e neanche la
commessa più grande».
E lo stato dell'arte sulla cessione di Todini?
«Sono arrivate diverse richieste di interesse: le stiamo valutando per valorizzare al meglio gli asset in
questione».
Come sono i rapporti tra soci all'interno della sua famiglia?
«Abbiamo fatto tutte le operazioni di patrimonializzazione con l'unanimità in consiglio e in assemblea. In
passato ci sono stati problemi sulle decisioni da prendere, ma sono stati superati. Ciò non toglie che,
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 25/06/2014
15
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
L'intervista Un quarto del collocamento negli Usa, alla Salini Costruttori 347 milioni
25/06/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 27
(diffusione:619980, tiratura:779916)
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 25/06/2014
16
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
comunque, sia più difficile gestire una famiglia di un'azienda».
Anche di un gruppo post-fusione come Salini Impregilo, con le prevedibili duplicazioni di funzioni?
«La nostra è una fusione senza esuberi. Una parte delle possibili duplicazioni viene assorbita dalla crescita
del gruppo, che alimenterà poi le prossime assunzioni: fino a 15 mila in tutto il mondo secondo gli obiettivi del
piano industriale».
Con l'obiettivo di crescere in un mercato di concorrenti stranieri più grandi?
«Siamo un'eccellenza italiana nel mondo e non guardiamo alle altre aziende con sudditanza: essere più
grandi non significa essere più capaci».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: Pietro Salini, amministratore delegato Impregilo
25/06/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 1
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Mobilità nel pubblico impiego e bonus investimenti: ok ai decreti
Nove provvedimenti ancora in attesa - Alle Camere sempre più maxi-decreti
Eugenio Bruno Giorgio Pogliotti
Il capo dello Stato Napolitano ha firmato i decreti per la riforma della Pa e la crescita. Alcune norme sono
state modificate: taglio più soft alle consulenze, ridotte le incompatibilità nelle Authority. Per 3 decreti al
traguardo, 9 sono in attesa di completare l'iter. Mentre aumentano i Dl: 3 al mese e sempre più «maxi».
Servizi e analisi u pagine 5-7
commento di G. Santilli u pag. 5
ROMA
Dopo undici giorni di riunioni, limature e messe a punto il decreto Pa ha tagliato ieri il traguardo della
pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. In una versione ampiamente rimaneggiata rispetto a quella che aveva
avuto l'ok del Consiglio. Non solo perché il decreto legge omnibus licenziato il 13 giugno scorso è stato nel
frattempo spacchettato in due distinti provvedimenti (da un lato pubblica amministrazione e semplificazioni,
dall'altro crescita). Ma anche perché alcune norme sono state modificate, altre rimosse e altre ancora
aggiunte.
Si pensi alla proroga fino al 30 settembre 2014 dei lavori per la seconda tornata dell'abilitazione scientifica
nazionale per i docenti universitari. Il percorso inverso l'ha fatta invece la stretta ulteriore sulle consulenze,
che è uscita dal testo. Senza dimenticare le altre modifiche, come il dimezzamento da 4 a 2 anni
dell'incompatibilità per i membri delle Authority oppure la "salvaguardia" per i dipendenti già in pensione che
ricopre un incarico presso gli organi costituzionali: saranno gli unici infatti a conservare l'incarico nonostante il
divieto contenuto di attribuire incarichi al personale in quiescenza.
Anche nella versione definitiva del decreto si conferma corposo il pacchetto di misure sul pubblico impiego,
finalizzato a favorire il ringiovanimento della Pa. Si interviene anzitutto ponendo il termine del prossimo 31
ottobre (o fino alla naturale scadenza, se anteriore) al trattenimento in servizio: istituto che consente ai
dipendenti pubblici che hanno maturato i requisiti per la pensione di continuare a lavorare per un massimo di
due anni oltre i limiti d'età. È prevista una deroga per i magistrati e per gli avvocati dello Stato che fa salvo
fino al 31 dicembre 2015 il trattenimento in servizio. Diventa più favorevole il criterio di calcolo per il turn over:
resta confermata la percentuale di assunzioni pari al 20% per il 2015, 40% per il 2015 (per raggiungere
progressivamente il 100% nel 2018) che non viene più calcolata con riferimento al numero delle cessazioni e
alla spesa, ma solo rispetto alla spesa. Si semplifica il ricorso alla mobilità: per quella volontaria non servirà
più l'assenso dell'amministrazione di provenienza. L'unico criterio posto, è che l'amministrazione ricevente
abbia un numero di posti vacanti superiore rispetto a quella cedente. Per la mobilità obbligatoria è fissato il
limite di distanza di 50 chilometri tra le amministrazioni. Resta confermato il taglio del 50% di distacchi,
aspettative e permessi sindacali dal prossimo 1° settembre (nella prima versione la scadenza era 1° agosto).
Completa il puzzle del decreto Pa un mini-pacchetto di semplificazioni, tra cui spicca l'impegno a introdurre
un modulo unico per l'edilizia e per l'avvio delle attività produttive, e un maxi-capitolo dedicato ad appalti e
dintorni. Con un occhio di riguardo per l'Expo 2015. Su cui accenderà i suoi fari l'Authority anticorruzione
guidata dall'ex pm Raffaele Cantone che assorbirà i compiti dell'Autorità sui lavori pubblici.
Un accenno lo merita infine la giustizia. Sia quella amministrativa, che sperimenterà il processo telematico,
sia quella civile, che il passaggio al digitale lo realizzerà. Almeno per le cause iscritte dopo il 30 giugno.
SCHEDE A CURA DI
Massimo Frontera,
Alessandro Galimberti,
Giovanni Negri
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 25/06/2014
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La firma del Quirinale. Ritocchi ai testi: taglio soft alle consulenze, meno incompatibilità nelle Authority
25/06/2014
Il Sole 24 Ore
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INVESTIMENTI
Bonus in 3 anni per l'acquisto di macchinari EFFICACIA
ALTA P er il manifatturiero il decreto competitività porta in dote un credito d'imposta del 15% per gli
investimenti delle imprese in macchinari. Investimenti che andranno fatti entro il 30 giugno 2015, mentre si
potrà usufruire del beneficio in compensazione a partire dal 2016 e in tre quote annuali. Il suo impatto viene
quantificato dalla relazione tecnica al Dl in 4,1 miliardi di beni agevolabili già nella seconda parte del 2014,
più una tranche di uguale entità prevista per il primo semestre del 2015. Il calcolo si basa sui risultati
dell'agevolazione prevista dalla legge 383/2001 (nota come «Tremonti bis»), simile al nuovo "bonus".
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AGRICOLTURA/2
Deduzione Irap su lavoro a tempo determinato EFFICACIA
MEDIA Tra le misure più importanti per il settore agricolo c'è l'estensione della deduzione Irap al lavoro a
tempo determinato a condizione che il contratto non sia inferiore a tre anni e preveda un impegno di almeno
150 giornate all'anno. L'importo è di 3.750 euro su base annua per ogni lavoratore che sale a 6.750 per
donne e giovani, con un trattamento di favore al Sud (7.500 euro e 10.500). Inoltre è previsto uno sconto del
50% per i contributi Inps e Inail. Si fa poi rotta sui giovani con una detrazione per l'affitto dei terreni pari al
19% e con uno sgravio di un terzo della retribuzione lorda a favore dei datori di lavoro che assumono «under
35».
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ENERGIA
Giù del 10% la bolletta per le Pmi EFFICACIA
MEDIA S conto del 10% sulla bolletta energetica delle Pmi. Per finanziarlo torna a 24 anni lo slittamento dei
rimborsi agli impianti fotovoltaici sopra i 200 chilowatt con una riduzione progressiva del 20 per cento. Passa
dal 10 all'8% il taglio secco dei rimborsi dal 2015 per chi manterrà la cadenza ventennale. Senza dimenticare
il contributo agli oneri di trasmissione e distribuzione e quelli "di sistema" a carico degli impianti di
generazione e le reti elettriche private: pagheranno il 5% dei normali contributi per gli impianti già operativi e
per quelli realizzati a partire da fine anno. Ma sui nuovi potranno vedersi aumentare il contributo a giudizio
dell'Authority per l'energia.
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DIFESA SUOLO
Per le opere poteri speciali ai governatori EFFICACIA
MEDIA I governatori regionali sono nominati commissari straordinari per attuare le opere di mitigazione del
rischio idrogeologico previste dagli accordi di programma sottoscritti da ministero dell'Ambiente e Regioni.
Per la progettazione, l'affidamento dei lavori e tutte le altre attività i governatori potranno appoggiarsi agli
uffici tecnici di Comuni, provveditorati Anas, consorzi di bonifica e autorità di distretto. L'autorizzazione
sostituisce «tutti i visti, i pareri, le autorizzazioni, i nulla osta e ogni altro provvedimento abilitativo necessario
per l'esecuzione dell'intervento».
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ACE
Nuova spinta al rafforzamento del capitale EFFICACIA
ALTA
C on il decreto competitività arriva anche il via libera all'ampliamento della detassazione Ace (l'Aiuto alla
crescita economica varato dal governo Monti per incentivare la patrimonializzazione delle imprese). Più nel
dettaglio, a partire dal periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2014, i soggetti Irpef e Ires potranno fruire di
un credito di imposta commisurato all'eccedenza del rendimento nozionale non utilizzato nel periodo di
imposta per incapienza del reddito complessivo netto. Il credito d'imposta è fruibile in 5 anni nei limiti dell'Irap
25/06/2014
Il Sole 24 Ore
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dovuta in ogni esercizio. Nel caso di soggetti incapienti Ires, lo sgravio potrà essere trasformato in un credito
di imposta sull'Irap.
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BONIFICHE
Più semplice recuperare i siti inquinati EFFICACIA
ALTA Procedura rapida e semplificata per realizzare interventi privati di bonifica con l'obiettivo di ridurre il
livello di contaminazione «a un livello uguale o inferiore ai valori di concentrazione soglia di contaminazione».
Il privato presenta alla Regione i progetti esecutivi. Entro 30 giorni deve partire la conferenza dei servizi, ed
entro i successivi 90 giorni la Regione adotta una determinazione conclusiva «che sostituisce a tutti gli effetti
ogni autorizzazione, concessione, nulla osta o atto di assenso comunque denominato». L'intervento, da
avviare entro 30 giorni, deve finire in un massimo 18 mesi.
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SUPER-ACE
L'aiuto diventa maxi per chi entra in borsa EFFICACIA
MEDIA L'A aiuto alla crescita economica avrà una versione maxi per le società che si quotano. È il"super
Ace": per tre periodi d'imposta scatterà una maggiorazione del 40% della variazione in aumento del capitale
per le società ammesse alla quotazione. L'incremento è temporaneo e si applica per tre periodi d'imposta, e
cioè quello di ammissione alla quotazione e i due successivi, mentre negli esercizi successivi la variazione in
aumento del capitale proprio è determinata senza tenere conto della maggiorazione del 40%. La copertura:
280 milioni dal fondo di sviluppo e coesione nei primi 4 anni, e dal 2019 aumento possibile dell'aliquota dell '
aaccisa sui carburanti
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CREDITO
Assicurazioni in alternativa alle banche EFFICACIA
ALTA Il decreto punta a liberalizzare il credito rompendo il monopolio delle banche nell'erogazione del
credito alle imprese, dando spazio ad assicurazioni, fondi pensione, fondi di credito e società di
cartolarizzazioni. In particolare le assicurazioni italiane potranno svolgere l'attività di concessione di
finanziamenti sotto qualsiasi forma, esclusivamente nei confronti delle aziende (oggi possono solo investire in
crediti). I pericoli della comparsa di forme di credito selvaggio saranno fugati introducendo paletti precisi
all'operatività esclusiva di operatori qualificati, in accordo con le autorità di vigilanza, Ivass e Banca d'Italia.
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CARTOLARIZZAZIONI
Agevolazioni per favorire gli operatori EFFICACIA
MEDIA Prevista la possibilità anche per le società di cartolarizzazione di concedere finanziamenti alle
imprese, nel rispetto di condizioni analoghe a quanto previsto per le compagnie di assicurazione. Un aiuto
viene dalla leva fiscale e dall'eliminazione della ritenuta d'acconto sugli interessi pagati dalle obbligazioni
(tipicamente mini-bond), consentendo così alle società di cartolarizzazione di agire come mini fondi di credito.
Semplificazioni sono state introdotte anche ai meccanismi con cui vengono creati i veicoli fuori bilancio
attraverso i quali transitano i crediti cartolarizzati.
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CORPORATE BOND
Incentivata l'emissione di obbligazioni EFFICACIA
ALTA P er incentivare l'emissione dei corporate bond si rimuovono i vincoli fiscali necessari ad agevolare
l'accesso al mercato dei capitali. La leva fiscale viene utilizzata per le obbligazioni non quotate collocate
presso investitori qualificati, in particolare i private placement, su cui non graverà più la ritenuta d'acconto
sugli interessi. Cancellati anche due articoli del codice civile (2412 e 2413) per aiutare Spa e Srl interessate
all'emissione di titoli obbligazionari. In questo modo sono previsti meno vincoli alla quotazione dei bond fuori
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Il Sole 24 Ore
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dai mercati regolamentati e l'apertura della sottoscrizione anche a investitori non qualificati
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MOBILITÀ
Trasferimenti obbligatori entro 50 km EFFICACIA
MEDIA S i semplifica la mobilità volontaria e obbligatoria. In via sperimentale i trasferimenti tra
amministrazioni centrali avverranno entro 2 mesi dalla richiesta dell'amministrazione interessata, non sarà
necessario l'assenso della sede di provenienza. L'unica condizione è che l'amministrazione di destinazione
abbia una percentuale di posti vacanti superiore a quella di appartenenza. In un bando sul proprio sito le
amministrazioni devono indicare i posti che intendono ricoprire e i criteri scelti. La mobilità obbligatoria potrà
avvenire tra amministrazioni entro una distanza di 50 chilometri.
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SEMPLIFICAZIONI
Arriva il modulo unico per l'edilizia EFFICACIA
ALTA E ntro il 31 ottobre 2014 il Consiglio dei ministri dovrà adottare l'Agenda per la semplificazione per il
triennio 2015-2017 con le linee di indirizzo condivise tra Stato, Regioni, province autonome e autonomie locali
e il relativo cronoprogramma per applicarle. La stessa norma affida poi alla Conferenza unificata il compito di
raggiungere un'intesa sull'adozione di una modulistica unificata e standardizzata su tutto il territorio nazionale
per la presentazione alle Regioni e agli enti locali di istanze, dichiarazioni e segnalazioni per edilizia e attività
produttive.
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AGRICOLTURA/1
In cantiere il registro unico per i controlli EFFICACIA
BASSA Il pacchetto di norme sull'agricoltura ha agganciato in questi giorni una norma inizialmente dirottata
nel Collegato agricolo alla legge di Stabilità. Si tratta del «registro unico dei controlli», uno strumento
finalizzato a evitare sovrapposizioni nei procedimenti di controllo e agevolare l'attività dell'azienda agricola. I
controlli effettuati da organi di polizia o di vigilanza dovranno essere resi disponibili a tutte le amministrazioni
mettendo così fine alla "via crucis" burocratica delle imprese. Le modalità operative saranno definite da un
accordo che dovrà ottenere il disco verde della Conferenza Stato-Regioni.
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AVVOCATURA STATO
Ridotti al 10% i compensi per l'Avvocatura EFFICACIA
BASSA S cende dall'attuale 75% al 10% il compenso professionale per l'avvocatura dello Stato (e le
avvocature degli enti pubblici), in caso di sentenza favorevole in cui sia previsto il recupero delle spese legali
a carico delle controparti. La norma non si applica agli avvocati inquadrati con qualifica non dirigenziale negli
enti pubblici e negli enti territoriali. Non è previsto alcun compenso professionale (aggiuntivo allo stipendio) in
tutti i casi di pronunciata compensazione integrale delle spese, anche in caso di transazione dopo sentenza
favorevole alle amministrazioni pubbliche.
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PROCESSO CIVILE
Dal 30 giugno deposito digitale per le cause civili EFFICACIA
MEDIA L' obbligo di deposito digitale degli atti processuali varrà solo per le cause introdotte a partire dal 30
giugno; per quelle in corso alla medesima data il canale telematico sarà solo facoltativo. Al tempo stesso
viene istituito l'ufficio del processo con l'impiego di cancellieri e tirocinanti per affiancare l'autorità giudiziaria;
ridotto l'orario minimo di apertura delle cancellerie. Affidato ai legali e a professionisti nominati dal giudice del
potere di autentica degli atti giudiziari di parte, di quelli degli ausiliari del giudice, e dei provvedimenti
contenuti nei fascicoli di parte.
25/06/2014
Il Sole 24 Ore
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EXPO 2015
L'Anac potrà fare ispezioni e verifiche EFFICACIA
ALTA Il Presidente dell'Anac avrà compiti di alta sorveglianza e garanzia della correttezza e trasparenza
delle procedure connesse alla realizzazione delle opere del grande evento Expo Milano 2015. A tal fine
l'Anac si avvale di un'apposita Unità operativa speciale, composta da personale in posizione di comando,
distacco o fuori ruolo anche proveniente dal corpo della Guardia di Finanza. Da un lato, può verificare, in via
preventiva, la legittimità degli atti relativi all'affidamento e all'esecuzione dei contratti di lavori; dall'altro,
dispone dei poteri ispettivi e di accesso alle banche dati già attribuiti alla soppressa Autorità di vigilanza sui
contratti pubblici di lavori.
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LAVORI PUBBLICI
Varianti in corso la stretta passa dall'Autorità EFFICACIA
ALTA Una delle novità più rilevanti sugli appalti è l'obbligo per le stazioni appaltanti di comunicare all'Autorità
nazionale anticorruzione le varianti in corso d'opera relativi ai progetti di lavori pubblici. Le varianti andranno
trasmesse insieme al progetto esecutivo. L'obbligo riguarda tutte le varianti meno quelle dovute a modifiche
legislative e normative e quelle dovute a errori o omissioni progettuali. Le varianti in corso d'opera sono oggi
la principale causa di lievitazione dei costi dei progetti di allungamento dei tempi di realizzazione delle opere.
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Foto: UMBERTO GRATI
25/06/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 1
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Se Roma allunga le scadenze
Dino Pesole
Flessibilità senza modificare l'architettura di trattati Ue e regole di bilancio, grazie a un piano triennale di
riforme. Matteo Renzi prova ad aprire un varco nel rigore, dopo le prudenti aperture di Angela Merkel. Non
sarebbe poca cosa, per un Paese come il nostro, che dalla fine del prossimo anno dovrà affrontare il ben più
stringente timing previsto dal «Fiscal compact». Se saremo in grado di presentarci a Bruxelles con un
cronoprogramma dettagliato di riforme, con annesso l'effetto atteso in termini di incremento potenziale del Pil,
la flessibilità potrebbe tradursi in maggior tempo a disposizione per rientrare dal debito.
Il tutto a fronte del rinnovato impegno a ridurre il deficit strutturale verso l'obiettivo del pareggio, e nella
fondata aspettativa che le riforme vengano effettivamente realizzate e diano gli effetti sperati.
Nelle pieghe dei trattati i margini in effetti ci sono. Si possono invocare le «circostanze eccezionali», in
presenza di un prolungato ciclo negativo, e l'Italia lo ha già fatto chiedendo lo slittamento di un anno del
pareggio di bilancio in termini strutturali. Ora il focus è tutto sulle possibilità di agire con forza sul
"denominatore", sulla crescita. Il punto di partenza è il rispetto assoluto del vincolo del 3% per il deficit
nominale, così da provare a sfruttare quei margini, già previsti sia dal Patto di stabilità che dallo stesso Fiscal
compact, per i paesi fuori dalla procedura per deficit eccessivo. Aspetto che si tende a sottovalutare ma che
in realtà è fondamentale, perché consente di poter rientrare nel cosidetto braccio preventivo del Patto di
stabilità. Un insieme di procedure che, a ben vedere, non comportano termini temporali stringenti o
precodificati, quali quelli che al contrario vengono imposti ai paesi sottoposti a procedura per disavanzo
eccessivo. Non potremo con ciò rilassarci più di tanto, poiché occorrerà comunque assicurare la riduzione del
deficit strutturale in direzione dell'obiettivo di medio termine, ma i benefici in termini di spazi possibili della
politica di bilancio sarebbero evidenti. Soprattutto (ed eccoci alla seconda rilevante partita politica in corso) se
sarà possibile riaprire la trattativa sulla clausola per investimenti, congelata dalla Commissione europea lo
scorso novembre per mancanza di certezze sui risparmi della «spending review» e sugli incassi da
privatizzazioni. Infine si potrà ragionare su una versione, corretta e aggiornata, dei cosidetti «accordi
contrattuali». Nessun automatismo, inviso a Berlino, ma possibili aperture qualora un paese avanzi
volontariamente la richiesta di potere fruire di alcuni, mirati incentivi per sostenere il costo delle riforme
strutturali poste in essere. Per noi, lo sconto potrebbe concretizzarsi in prestiti della Bei concessi a tassi
inferiori a quelli di mercato. Il dossier, istruito lo scorso dicembre su imput del presidente della Ue, Herman
Van Rompuy, è finito in un cassetto. Se ne dovrebbe riparlare proprio in ottobre, sotto presidenza italiana,
quando si proverà a riaprire anche il dossier di una sia pur embrionale versione della «golden rule», per
consentire in tutto o in parte lo scorporo della spesa per investimenti dal calcolo del deficit.
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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 25/06/2014
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L'ANALISI
25/06/2014
Il Sole 24 Ore
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Giacomo Vaciago
Giacomo Vaciago u pagina 20
Il voto europeo del 25 maggio non ha registrato soltanto il successo degli euroscettici, ma anche il successo
(non solo in Italia) di chi vuole un'Europa migliore: l'Europa che ci era stata promessa. Ed è per questo che la
«stabilità flessibile» (un bellissimo ossimoro) di cui oggi si parla, non basta. Gli euroscettici hanno dalla loro
l'esperienza degli ultimi quindici anni, da quando i Paesi dell'Eurozona crescono meno di prima, e meno degli
altri Paesi che hanno conservato la loro moneta. Una risposta a questa sfida deve quindi essere di grande
ambizione, anche se poi sarà realizzata solo gradualmente. E noi abbiamo il dovere (non solo la fortuna) di
poterlo fare , nel semestre che dal primo luglio prossimo vedrà il nostro Governo (attenzione : non solo il
Presidente Renzi) al governo dell'Unione. Assieme - e certo non contro - a tutti gli altri organi della barocca
Europa che abbiamo creato, e cioè: il Presidente dell'Europarlamento; il Presidente del Consiglio europeo, il
Presidente della Commissione. Un progetto ambizioso richiede almeno due cose: una redifinizione della
"mission"; un significativo progresso nella "governance" (il lettore mi scuserà se per una volta uso il
linguaggio, sempre di moda, dei consulenti aziendali). Esaminiamo questi due aspetti alla luce dell'esperienza
deludente degli ultimi quindici anni.
1) A che serve l'Europa.
L'Europa che ci era stata promessa non era solo quella della pace al posto delle guerre; ma era soprattutto
quella del crescente e comune progresso economico e sociale. Purtroppo, con l'Unione monetaria, ha
prevalso una visione molto riduttiva: poiché la moneta è buona e utile solo se il suo valore è stabile, quello
che era uno strumento (la stabilità monetaria) è finito col diventare un obiettivo, anzi il principale obiettivo. Di
qui l'ossessione della stabilità, del Patto di stabilità, e di sempre più complicate regole perché tutte le possibili
stabilità fossero conseguite. La crescita - che quasi per definizione è innovazione e cambiamento - veniva
relegata in bei documenti (Lisbona 2000, Europa 2020) che non avevano alcun rilievo concreto, ma usavamo
per belle tesi di laurea all'Università. Mai l'Europa ha osato fissare un obiettivo comune per la crescita, di cui
qualcuno avesse responsabilità. Tutti i numeri di cui siamo pieni (dal 2 della BCE al 3 e al 60 del Patto) sono
numeri che hanno come fine solo la stabilità, da garantire con il rispetto delle opportune "regole". Apprendere
che in futuro le regole saranno applicate con flessibilità, consola solo chi temeva il peggio, certo non basta a
chi voleva il meglio.
2) Obiettivi e strumenti
Se l'obiettivo è quello di una stabile crescita - non solo per rendere sostenibile la montagna di debito
accumulato, ma anche per garantire un futuro migliore alle nuove generazioni - sarà bene individuare le
politiche a ciò necessarie.
E qui torniamo al progetto dei padri fondatori, come tante volte - anche di recente - ricordato da Jacques
Delors: la crescita te la dà un buon mercato (che seleziona il meglio), assieme alla necessaria solidarietà
(che rafforza l'Unione) ed alla cooperazione dei Governi (che serve a produrre ciò che è comune). Non a
caso, l'Unione che ci comprende è sia economica sia monetaria e non a caso Delors sempre sottolinea che le
due cose sono essenziali: non c'è una senza l'altra. Se la parte diciamo così monetaria abbiamo deciso di
farla gestire ad una Autorità monetaria indipendente dai Governi, era anche perché i Governi avevano già
molto da fare di loro, nel gestire al meglio la parte economica, cioè: mercato interno, welfare appropriato,
politiche industriali, e così via.
Questo approccio di "governo" (con quali strumenti si ottengono gli obiettivi) è ancora tutto da costruire,
avendo per quindici anni fatto finta che la stabilità essendo l'unico bene comune, la crescita potesse essere
"meritata" dai singoli Governi, se proprio la volevano. E che alla stabilità bastando il rispetto delle regole, si
potesse fare a meno di politiche.
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 25/06/2014
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La flessibilità serve se produce crescita
25/06/2014
Il Sole 24 Ore
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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 25/06/2014
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Riuscire a ripartire col piede giusto non è una sfida da poco: non c'è solo un pezzo di Italia che è da
ricostruire, anche le fondazioni dell'Europa che vorremmo avere, richiedono un intervento strutturale
significativo. Poi magari lo realizziamo con l'opportuna gradualità e la necessaria flessibilità (non solo per
graziosa concessione di qualcuno, ma perché il buon senso lo suggerisce...). Ma ciò che conta è fissare un
ambizioso obiettivo all'inizio del percorso.
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25/06/2014
Il Sole 24 Ore
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(diffusione:334076, tiratura:405061)
Il negoziato è sul rientro del debito
Carlo Bastasin
In fondo è la prima volta che il confronto che si svolge attorno al Parlamento e al Consiglio europei assume
caratteri politici ben riconoscibili per i cittadini. Governi e partiti socialdemocratici sostengono politiche di
rilancio della domanda, con maggiori margini di spesa e investimento. Mentre governi e i partiti popolari
perseguono disciplina fiscale e riforme strutturali.
Certo, a questa divisione di sostanza politica si sovrappone sempre la divisione tra i Paesi che finora ha
sovrastato la nostra capacità di interpretazione dei fatti europei. Inoltre, il fatto che la contrapposizione destrasinistra sia diventata più chiara "dopo" il voto europeo di fine maggio anziché "prima", indica che c'è ancora
strada da fare per raggiungere una democrazia compiuta, cioè un contesto deliberativo basato sulla
partecipazione popolare, sull'uguaglianza tra gli elettori e sulla scelta delle priorità. Infine, il contrasto tra le
proposte ha preso vigore perchè coincideva con la decisione sulle nomine partitiche delle cariche europee.
Tuttavia un passo avanti è stato fatto. Sarà più difficile adesso tornare a discutere solo di scontri tra Paesi e
non di confronti tra idee.
Anche in questo nuovo quadro, tuttavia, il Parlamento tedesco gioca il ruolo di terza "camera" europea, con
peso politico simile e talvolta superiore a quelli del Parlamento europeo e del Consiglio.
E sarà decisivo capire se il partito socialdemocratico tedesco (Spd), incassata la presidenza a Strasburgo
per Martin Schulz, rientrerà nei ranghi delle politiche della cancelliera Merkel gradite agli elettori locali.
La Bundesbank ha già lanciato l'allarme e chiesto di «rafforzare» anziché «allentare» le regole di bilancio.
Renzi e Hollande dovrebbero stanare Sigmar Gabriel, capo dell'Spd, e farlo uscire dall'ambiguità. Fu Gabriel,
dopo il vertice dei partiti a Parigi, ad annunciare la strategia di dilazione dei tempi in cambio di riforme di cui si
discute fin dal 2013 sulle ceneri della proposta degli «accordi contrattuali» cara alla cancelliera. A ben vedere
la distanza tra le parti non è grande. Infatti, come è noto ai lettori di questo giornale, i margini di allentamento
dei vincoli del deficit non hanno mai messo in discussione il tetto del 3% sopra il quale scatta inesorabile una
procedura di infrazione che irrigidisce le politiche di bilancio. La dilazione riguarda invece i tempi di rientro del
debito. Si tratta di evitare la riduzione automatica annuale di un ventesimo dell'eccesso di debito che
dovrebbe scattare dal prossimo anno. Una riduzione più graduale del debito implica anche un deficit più
vicino al 3% che allo zero, giustificabile dai molti caveat inclusi nei trattati. D'altronde quando gli accordi fiscali
(six-pack e two-pack) furono approvati, si previde per dicembre 2014 una loro verifica "tecnica" che ora
potrebbe assumere il carattere di verifica "politica". Il carattere negoziale degli accordi non piace a Berlino
che infatti insiste sul rispetto della lettera dei Trattati. Senza un terreno giuridico saldo, la convenienza politica
tende a prevalere e ad aggirare la disciplina. Ne è un esempio la Francia, che gode di maggiore autonomia
politica rispetto ad altri paesi, e che da trent'anni non ha mai rispettato i propri impegni fiscali. Merkel così
accusa Gabriel di «giocare col fuoco», ma Gabriel risponde che vuole solo vincolare Parigi a riforme più
vigorose. Il problema è ora formalizzare in modo credibile lo scambio tra i margini fiscali e le politiche di
rilancio (riforme e sostegni alla domanda). E qui le cose diventano difficili. In teoria per costruire un
programma di riforme, basterebbe basarsi sulle "raccomandazioni specifiche" rivolte ai paesi dalla
Commissione europea. Ma proprio a una recente riunione in Lussemburgo alcuni ministri delle Finanze
hanno mostrato di non tenerle nella giusta considerazione. Lo stesso Wolfgang Schaeuble ha parlato di
«impraticabilità» delle riforme richieste da Bruxelles alla Germania: «Abbiamo discusso di riforme con
un'intensità priva di precedenti, ma nel caso delle proposte per la Germania bisogna vedere se siano davvero
realizzabili». Si capisce anche da questi aspetti, l'accanimento per la nomina di Jean-Claude Juncker a capo
della Commissione.
Poiché intervenire nelle riforme strutturali dei paesi significa interferire nel cuore della sovranità nazionale, la
trattativa è difficilissima senza istituzioni comuni legittimate anche dai governi, in grado di prescrivere le
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EUROPA E CRESCITA
25/06/2014
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riforme e controllarne la realizzazione. Non a caso, dall'Eurogruppo, dove tutto funziona sulla base dei
rapporti intergovernativi, non viene alcuna nuova proposta di coordinamento delle riforme. Gli stessi francesi,
gelosi della loro sovranità, dicono che chiedono solo più tempo. Nel 2013 Parigi aveva già ottenuto due anni
in più per scendere sotto il 3%. Schaeuble ha gioco facile nell'osservare che i margini di flessibilità necessari
sono già nei trattati. Più facile a quel punto sarà mettersi d'accordo su un piano di investimenti che sostenga
l'economia, non con la riforma dei mercati del capitale e del lavoro ma con soldi pubblici. Anche in questo
caso, l'incertezza è grande. Ha molto senso proporre un piano comune di investimento nel mercato
dell'energia o nelle telecomunicazioni, che pesano enormemente nei ritardi dell'economia europea, ma come
organizzarli, come distribuirli? Finora non si è riusciti. Il "piano per la crescita" fatto approvare da Hollande al
Consiglio del giugno 2012 fu un buco nell'acqua. Così ancora una volta si ricade nell'idea di dare a ogni
paese un po' di margini in più nel bilancio nazionale per gli investimenti: niente cooperazione, niente
coordinamento e ognuno scelga in casa sua, anche se qualche volta finisce per privilegiare il Mose, l'Expo o
il Ponte di Messina.
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25/06/2014
Il Sole 24 Ore
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Le banche danno credito all'edilizia
Lo strumento del fondo di garanzia per le Pmi è sempre più importante per il settore dell'edilizia, soprattutto
nell'attuale situazione di chiusura dei rubinetti del credito. Lo dicono i numeri dell'inchiesta di «Edilizia e
Territorio» (si veda articolo a pagina 13) che fanno vedere come in cinque anni la quota credito garantito è
raddoppiata, a fronte un un crollo complessivo dei prestiti alle imprese. Il fondo di garanzia è uno strumento
che avvicina il rapporto fra banche e aziende, limitando i rischi per gli istituti di credito. Il settore edile
meriterebbe, però, un supplemento di attenzione da parte delle banche. Per esempio considerando le
peculiarità dei bilanci delle imprese edili, il cui confronto con le Pmi industriali può essere ingiustamente
penalizzante. Un adattamento dei parametri di ingresso sarebbe utile e darebbe allo strumento ancora più
forza. Un messaggio importante nel momento in cui anche la ripresa dei mutui dovrebbe incoraggiare il
mondo del credito a scommettere di più sulla ripresa dell'edilizia.
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 25/06/2014
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BOOM DEL FONDO DI GARANZIA PER LE PMI
25/06/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 20
(diffusione:334076, tiratura:405061)
L'industrial compact che manca all'Unione
Valerio Castronovo
Tra gli obiettivi che vanno posti in sede comunitaria, durante il semestre italiano di presidenza dell'Unione
europea, quello di un'efficace politica industriale è senz'altro prioritario, per evitare che si aggravi il rischio di
una crescente deindustrializzazione.
Per troppo tempo, in pratica dai primordi del ventunesimo secolo, s'è coltivata l'idea, sulla scia di valutazioni
altrettanto generiche quanto precipitose, che l'Europa dovesse puntare soprattutto sui servizi e sulla finanza
nell'ambito dell'economia e del mercato globale: dando così per scontato, o comunque per inevitabile, il
passaggio in altre mani (in primo luogo a quelle dei paesi asiatici) di un ruolo preminente nella produzione
manifatturiera. Salvo rendersi poi conto, in seguito alla tempesta finanziaria esplosa nel 2008, quanto fosse
pur sempre indispensabile, in termini sia di competitività che di livelli occupazionali, l'esistenza di una robusta
struttura industriale.
Che fosse perciò necessario riavviare i motori dell'industria e fornirli di un adeguato carburante, era del tutto
evidente. Eppure a Bruxelles si seguitò a restare alla finestra, malgrado i dati sempre più preoccupanti
sull'andamento e il potenziale del sistema produttivo. Di fatto, nel 2012 s'erano persi oltre tre milioni di posti di
lavoro nel settore manifatturiero e il livello della produzione risultava inferiore del 10 per cento rispetto al
periodo antecedente la crisi. Inoltre anche alcuni comparti in cui l'Europa era fino ad allora all'avanguardia si
trovavano in serie difficoltà. A suonare l'allarme fu infine, nell'ottobre di quell'anno, il commissario al Mercato
interno Michel Barnier. Auspicava perciò che il budget comunitario, in discussione di lì a due mesi,
contemplasse un piano coerente di investimenti e incentivi, tale da elevare nel giro di otto anni al 20 per cento
la quota dell'industria nel Pil europeo aggregato. A sua volta il commissario per l'industria e l'imprenditoria
Antonio Tajani compendiò in un apposito documento le misure ritenute più idonee alla crescita degli
investimenti in ricerca e innovazione, alla valorizzazione di capacità progettuali e del capitale umano, allo
sviluppo dei trasporti e delle infrastrutture logistiche.
In pratica, si trattava di adottare a livello comunitario una strategia che contribuisse a incentivare i livelli di
produttività e assicurasse un maggior coordinamento delle normative riguardanti il mercato unico, la
liberalizzazione dei servizi, le fonti energetiche, la digitalizzazione nelle imprese. D'altra parte, non solo l'80%
delle innovazioni avvenivano nel settore manifatturiero con importanti ricadute nel terziario e in
specializzazioni complementari, ma si dovevano all'industria i due terzi dell'export europeo. Dopo di allora si
era confidato che si sarebbe tenuto debito conto dell'esigenza di un Industrial Compact nel summit della Ue
del febbraio 2013 dedicato all'esame del bilancio comunitario per il settennato 2014-2020. Ma la questione
non era stata più presa in considerazione. Anzi, gli orientamenti prevalenti erano per una riduzione degli
investimenti in ricerca, innovazione e infrastrutture. E ciò proprio quando negli Stati Uniti si stava riscoprendo
il ruolo trainante dell'attività manifatturiera. In pratica, solo nel gennaio 2014, dopo altre sollecitazioni e un
rapporto circostanziato in materia della Commissione di Bruxelles, il Consiglio europeo decise di iscrivere il
tema della reindustrializzazione nell'agenda di un suo vertice che si sarebbe tenuto due mesi dopo, ormai alla
vigilia della scadenza del mandato dei vertici comunitari. Intanto la situazione s'era aggravata, molti posti di
lavoro erano andati in fumo e altri erano in bilico, sempre più numerose imprese si trovavano in condizioni
d'emergenza, e anche la "locomotiva" tedesca aveva rallentato la sua marcia. Adesso, c'è da sperare
pertanto che non si frappongano ulteriori indugi al varo di una politica industriale integrata, di largo respiro e
su direttrici innovative. E ciò all'insegna di una svolta nella governance dell'Eurozona, che sia orientata alla
crescita dell'economia e del lavoro.
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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 25/06/2014
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EUROPA /2
25/06/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 35
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Il «rosso» non è evasione
Dario Deotto
È certamente positivo che il Governo prosegua nel percorso della semplificazione fiscale, annunciando un
secondo pacchetto di interventi.
Sicuramente utile è il fatto che si pensi seriamente di instaurare nuovi criteri di determinazione del reddito
per i piccoli imprenditori (e, si spera, anche degli esercenti un'arte o una professione), svincolati dal (falso)
mito della contabilità. Non ha senso, infatti, tenere delle contabilità quando l'imprenditore non ne ha bisogno.
Peraltro, della contabilità non ha oramai quasi più bisogno il Fisco (parlando della realtà medio-piccole), visto
che gli accertamenti sono quasi sempre di tipo presuntivo.
Due aspetti - tra loro collegati - sono invece meno positivi: il fatto che, in relazione alle perdite, si parli di
allungamento a cinque periodi d'imposta (invece di tre) per risultare soggetti "di comodo" in un decreto sulle
semplificazioni e poi che la stessa misura venga messa in dubbio per un problema di copertura finanziaria.
La disciplina della società di comodo non ha nulla a che fare con le semplificazioni. Occorre un intervento
strutturale di riforma - che la stessa legge delega peraltro prevede - della disciplina delle società non
operative, dalla quale vanno da subito "espulse" le società che dichiarano perdite. Dichiarare perdite non ha
alcun legame con le società di comodo. Qui, più che un problema di coperture, è un problema di credibilità
del sistema.
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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 25/06/2014
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PRESUNZIONI
25/06/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
ROBERTO PETRINI
ROMA. Sanare, oltre al rientro dei capitali dall'estero, anche le posizioni, indirettamente connesse, di chi ha
evaso redditi in Italia.È questa l'ultima novità del decreto sul rientro dei capitali, contestato da grillini e Sel,
pronta oggi alla ripresa dell'iter del provvedimento in Commissione Finanze della Camera. Per la
maggioranza «non si tratta di un condono». Le imposte e gli interessi si pagano per intero, ma le sanzioni
sono ridotte. Per invogliare gli imprenditori a far rientrare il denaro "espatriato" sono previsti sconti per chi
reinveste in attività italiane. Gelido però il commento del ministro dell'Economia Padoan: «Troppi favori agli
evasori fiscali». Il timore è che in Aula il provvedimento possa essere annacquato.
EUGENIO OCCORSIO A PAGINA 16 ROMA. Sanare, oltre al rientro dei capitali dall'estero, anche le
posizioni, indirettamente connesse all'operazione, di chi ha evaso esclusivamente redditi in Italia. E' questa
l'ultima novità del disegno di legge sul rientro dei capitali, prevista da un accordo della maggioranza,
contestato da grillini e Sel, pronta oggi alla ripresa dell'iter del provvedimento in Commissione Finanze della
Camera. Il meccanismo farà perno sul nuovo istituto del «ravvedimento speciale»: si tratterà di una norma ad
hoc che utilizza lo schema del «ravvedimento operoso», già in vigore nel nostro ordinamento e in base al
quale ci si può ravvedere con sanzioni ridotte entro un anno dall'evasione. Il «ravvedimento speciale», che
consentirà di sanare le posizioni dei contribuenti che hanno evaso esclusivamente redditi prodotti in Italia,
avrà invece un arco temporale più ampio e consentirà di regolarizzare più annualità.
Un varco per un nuovo condono? Dalla maggioranza si assicura di no. L'emersione non sarà anonima e per
sanare si pagherà l'intera imposta anche se con sanzioni fortemente ridotte. Inoltre la regolarizzazione
dell'evasione, i cui proventi sono rimasti in Italia, dovrà avere un collegamento indiretto con l'esportazione di
capitali. La misura, del resto, è stata pensata per non creare disparità tra i contribuenti e favorire l'adesione.
In molti casi, i vari soci di aziende o componenti di una stessa famiglia, dopo la costituzione della provvista di
denaro evaso, potrebbero aver fatto scelte diverse: dirottare le risorse all'estero o mantenerle in patria. In
questa ipotesi chi denuncia l'estero denuncia anche il partner che ha mantenuto il denaro in Italia, che si
troverebbe senza protezione.
L'arrivo della volontary disclosureè imminentee si dà per certa l'approvazione entro i primi giorni di luglio.
Non è un condono perché le imposte evase si pagano interamente, ma certo di sanatoria si tratta.
Anche se i paletti sono rigidi: le imposte non versate e gli interessi si pagano per intero, le sanzioni invece
vengono ridotte (e l'atteso emendamento del governo dovrebbe alleggerirne ancora di più il peso).
Naturalmente, per consentire l'emersione, le sanzioni penali vengono o cancellate o alleggerite. Viene
stabilita la non punibilità per omessa dichiarazione e il dimezzamento della pena per frode fiscale:
l'emendamento del governo potrebbe estendere la non punibilità anche ai casi di omesso versamento Iva e
alle ritenute non operate come sostituto d'imposta. Per incoraggiare gli imprenditori, ci saranno anche
benefici fiscali per chi impiega i capitali rientrati nell'azienda collegando le misure alla nuova tassazione Ace
sugli utili reinvestiti.
Come si sanerà? Coloro che non hanno dichiarato nel quadro RW della dichiarazione dei redditi la somma
esportata, ma sulla quale sono state già pagate le tasse in Italia, potranno limitarsi ad una sanzione. Un
secondo caso è quello dei capitali detenuti all'estero dove non si sono pagate le tasse sui rendimenti: in
questo frangente si calcola un rendimento presuntivo del 5% dell'investimento finanziario all'estero e una
aliquota forfettaria del 20% che un emendamento del Pd porterà al 27. Infine il caso dell'evasionee del
trasferimento all'estero di fondi più clamoroso: risorse prodotte dall'evasione e trasferite all'estero. Se il
contribuente non è in grado di dimostrare che provengono da un attività già tassata in Italia si presume che
siano frutto di evasione e dunque ci si dovranno pagare tutte le tasse, più interessi e sanzioni.
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 25/06/2014
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Evasione in Italia e capitali all'estero pronta la sanatoria
25/06/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 25/06/2014
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Il confronto con Parigi e Berlino
FRANCIA
Modello Emersione spontanea
Costi Pagamento imposte dovute, interessi a tasso legale e sanzioni maggiorate
Inapplicabili
Incasso
miliardi
Sanzioni penali
1,2
GERMANIA
Emersione spontanea e condono
Forfait del 25% sull'imponibile non dichiarato, sanzioni maggiorate
Inapplicabili
(2004)
miliardi
1,3
ITALIA
Emersione spontanea
Pagamento imposte dovute ed interessi, sanzioni amministrative ridotte
Ridotte
(2014)
2-3
miliardi (stima)
LE MISURE
UTODENUNCIA La voluntary disclosure, ovvero la regolarizzazione dei capitali all'estero, prevede una
autodenuncia del contribuente che fornisce all'amministrazione la documentazione occorrente
LE TASSE Se le attività all'estero non sono state già tassate in Italia, il contribuente dovrà pagare le imposte
sull'intero imponibile oltre agli interessi mentre ci sarà un alleggerimento delle sanzioni REATI PENALI E'
prevista la non punibilità per infedele o omessa dichiarazione, mentre sarà dimezzata la pena per il reato di
frode fiscale.
Non punibilità per omesso versamento Iva AZIENDE Per invogliare gli imprenditori a far rientrare i capitali è
previsto un collegamento con la nuova disciplina dell'Ace, la normativa tributaria che prevede sconti fiscali per
chi reinveste gli utili
PER SAPERNE DI PIÙ www.tesoro.it www.fiscooggi.it
25/06/2014
MF - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:104189, tiratura:173386)
Starace: più industria e meno fi nanza nella mia Enel
Angela Antetomaso C
La lista degli asset in vendita sarà pronta entro due settimane. E con la riduzione del debito... ( a pag. 9)
LASS L'Enel del futuro? «Sarà più industria e meno finanza». Il piano di dismissioni? «La lista delle attività
cedibili sarà pronta entro due settimane». Riuscirete in questo modo a ridurre il debito. «Sì, centreremo
l'obiettivo entro fine anno, dopodiché potremo tornare a concentrarci sulla crescita». A redigere la tabella di
marcia dell'Enel è Francesco Starace, il manager che il mese scorso ha preso il posto di Fulvio Conti sulla
poltrona di amministratore delegato dell'ex monopolista elettrico italiano e che ieri ha rilasciato questa
intervista a Class Cnbc a Londra, prima tappa di un roadshow con gli investitori internazionali che nei
prossimi giorni porterà i vertici dell'azienda anche a New York. Domanda. Come sta andando il roadshow con
gli investitori internazionali? Risposta. Abbiamo appena iniziato con i primi incontri ma abbiamo già
riscontrato molto interesse, non tanto per i dettagli, ma per la visione strategica del gruppo. Abbiamo
ascoltato anche che cosa i grandi investitori internazionali ritengono che Enel debba fare e il confronto finora
è stato molto utile. D. Il mercato sta guardando soprattutto al programma di dismissioni di Enel. Come sarà?
R. Stiamo definendo un portafoglio di asset che, messi in vendita, consentirebbero di incassare un importo
superiore a quello del piano di dismissioni. In questo modo avremo flessibilità negoziale ossia più opzioni tra
cui scegliere, e sarà più agevole centrare l'obiettivo che ci siamo prefissi per fine anno. Nelle prossime due
settimane queste attività verranno messe in vendita pubblicamente e sarà avviato un processo di cessione
trasparente che durerà mesi. D. Enel scenderà anche nel capitale di Endesa? R. Sulla questione, che
comunque non è in agenda al momento, non abbiamo ancora preso una posizione, dobbiamo ancora capire
che cosa ci conviene fare. Di sicuro però a fine anno, quando avremo ridefinito il perimetro del gruppo Enel,
potremo focalizzarci maggiormente sulla crescita e il tale contesto ci sarà un ruolo per Endesa. D. La politica
dei dividendi è confermata? R. Sì, per adesso non la tocchiamo; ci rendiamo conto che quella di Enel non è la
cedola più generosa tra le utility, ma va considerato che i nostri azionisti hanno anche prospettive di crescita,
mentre i soci di altri gruppi hanno soltanto il dividendo. D. Di recente la banca centrale cinese è entrata anche
nel capitale di Enel; merito anche del fatto che l'Italia sta tornando ad attirare gli investitori internazionali? R.
L'Italia in questo momento è un Paese in cui tornare a investire. Lo vediamo tutti i giorni; c'è grande interesse
nei confronti dell'Italia e dell'Europa meridionale in generale. C'è la sensazione che si è usciti dalla crisi, che
si sta ricominciando a crescere e soprattutto che gli attuali valori per gli investitori sono interessanti. D. Nel
semestre di presidenza Ue l'Italia può fare qualcosa in vista dell'obiettivo del mercato unico energetico
europeo? R. Me lo auguro proprio, altrimenti sarebbe un'occasione persa. È un lavoro che non si completa in
poco tempo, ma la direzione deve essere segnata durante il semestre. Per l'Europa è fondamentale avere un
mercato comune che ci permetta di utilizzare l'incredibile varietà di infrastrutture energetiche che abbiamo e
che oggi non riusciamo a sfruttare appieno. D. Il problema Ucraina quanto sta pesando e quanto potrà
pesare? R. Sta pesando in maniera forse più mediatica che reale, perché, grazie a Dio, non c'è una grande
crisi del gas. La crisi ucraina comunque ci ricorda che siamo fragili sul fronte delle forniture energetiche.
Scontro Mosca-Kiev a parte, è un problema generale con cui l'Europa dovrà convivere nei prossimi anni. D.
La riduzione del prezzo della bolletta verrà confermata anche in futuro? R. Sì, è una misura strutturale, non
una tantum. Questo pacchetto farà sì che le piccole e medie imprese italiane ottengano una riduzione dei
costi strutturale appunto. È stata anche un'occasione colta dal governo per pulire le bollette italiane, che
erano rese complicate da incrostazioni ultradecennali. D. Come sarà l'Enel sotto la sua guida? R. Sarà più
industria, più tecnologia e un po' meno finanza. Questa è l'Enel del futuro. (riproduzione riservata)
ENEL
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 25/06/2014
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INTERVISTA IL NEO AMMINISTRATORE DELEGATO DEL COLOSSO ENERGETICO ILLUSTRA IL SUO
PIANO D'AZIONE A CLASS CNBC
25/06/2014
MF - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:104189, tiratura:173386)
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24 mar '14 24 giu '14 quotazioni in euro 4,32 € +0,84% IERI
Foto: Francesco Starace
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 25/06/2014
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SCENARIO PMI
5 articoli
25/06/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 3
(diffusione:619980, tiratura:779916)
«L'Italia prosegua con la riduzione del debito»
Il commissario uscente Rehn: il nostro errore? Non aver stimolato da subito gli investimenti Il vostro Paese
dovrebbe realizzare un significativo balzo in avanti, partendo dal progresso già avviato
Luigi Offeddu
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BRUXELLES - «L'Italia ha fatto molti passi avanti, in questi anni, per il consolidamento dei suoi bilanci. Ma il
problema del suo debito pubblico è davvero rilevante. Quindi credo che la cosa migliore per il governo
italiano, ora, sarebbe continuare nell'opera di consolidamento: non eccessiva, non troppo aggressiva, ma
consistente con l'obiettivo a medio termine che il Paese si è dato».
Davanti a un piattino con «merluzzo nero alla griglia e brodino di funghi selvatici», Olli Rehn riguarda il diario
del tempo trascorso come commissario europeo agli Affari economici e monetari: 5 anni, più una decina d'altri
passati in precedenza nella stessa Commissione, con altri incarichi. Adesso, una pagina si chiude: fra una
settimana, l'economista finlandese, giocatore di calcio e appassionato di musica rock, sarà seduto
all'Europarlamento come deputato. È' il giorno dei rendiconti, perciò.
Restiamo all'Italia: lei raccomanda che il consolidamento dei bilanci prosegua, mentre l'attuale governo
preme molto sugli investimenti produttivi, la crescita, una politica diversa dall'austerity passata. Finirà con
altre «misure aggiuntive», come si dice spesso a Bruxelles, cioè con un'altra manovra finanziaria magari in
autunno?
«Le raccomandazioni economiche che abbiamo diffuso il 2 giugno, per ogni Paese, insistevano
sull'importanza per l'Italia di centrare i suoi obiettivi di riduzione del debito pubblico. Il vostro Paese dovrebbe
perciò realizzare un significativo balzo in avanti, partendo dal progresso sostenibile su cui è già avviato».
Un auspicio ma niente certezze, dunque. Ma che cosa, in particolare, le fa parlare di «passi avanti» a
proposito dell'Italia?
«Beh, per esempio, una delle storie di successo che la Ue può raccontare oggi sui suoi Stati-membri riguarda
proprio l'Italia».
Vale a dire?
«Vale a dire, l'accordo firmato fra la Banca europea degli investimenti (Bei) e il vostro governo, per il
rinnovamento dello scalo di Fiumicino: 700 milioni di euro».
C'è un altro progetto, citato da una nota dei suoi analisti: «La Bei ha assicurato ingenti finanziamenti in questi
ultimi anni al Mose, un sistema ingegneristico ideato per aiutare a proteggere Venezia». Ma è lo stesso
sistema che ha portato sotto processo politici e professionisti, per presunta corruzione, un pozzo che avrebbe
inghiottito milioni di fondi pubblici...
«Questo è un problema di competenza dei servizi di controllo finanziario. Ma ricordiamoci che la Bei, solo nel
2013, ha concesso in Italia finanziamenti per 10.369 milioni: e di questi, 3.564 solo per le piccole e medie
imprese. Posso citare un'altra storia di successo?».
La citi.
«Il contratto finanziario da 570 milioni firmato fra la Bei e Terna, la compagnia che gestisce la rete energetica
italiana, è centrato sugli investimenti nell'Italia meridionale. E sosterrà in modo specifico il piano quinquennale
Terna 2012-2016, teso a potenziare la rete di trasmissione: in tutto, oltre un miliardo. Un progetto indirizzato
soprattutto a Campania, Puglia, Sicilia e Calabria. Non dimentichiamoci poi di com'è andato l'aumento di
capitale della Bei».
E cioè?
«Alla fine del suo primo anno (2013) destinato proprio all'aumento di capitale, la banca ha superato il suo
obiettivo annuale di prestiti e mutui vari all'interno della Ue, che è di 62 miliardi, concludendo con la firma di
SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 25/06/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
L'intervista Il responsabile per gli Affari economici e monetari indica la strada maestra del consolidamento del
bilancio per uscire dalla crisi
25/06/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 3
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SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 25/06/2014
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contratti per 64 miliardi di euro: un aumento di 20 miliardi rispetto al 2012».
Dati confortanti. E tuttavia questi sono anni tormentati, specie per la gente comune. Lei è stato fra i timonieri
della Ue: guardandosi indietro ora, che cosa cambierebbe del passato?
«Cercherei di dar inizio da prima all'azione per stimolare gli investimenti in Europa, cosa che non è stata fatta,
forse per un problema di iniziativa politica, o di comunicazione. Questo è stato un fallimento collettivo politico
o istituzionale nella governance dell'Eurozona, e io sono pronto a condividere la mia parte di responsabilità.
Ma naturalmente, il discorso non può finire qui. Ci sono anche i punti messi a segno».
I progetti della Bei?
«Non solo. Noi non possiamo dire ancora di essere alla fine della strada per uscire dalla crisi, ma una cosa è
certa: l'Eurozona non è crollata. E se ora riusciremo a completare progetti fondamentali come quello
dell'Unione Bancaria, la stessa Eurozona si confermerà come un esempio di sovranità condivisa, senza però
intaccare la regola della sovranità economica di ogni Paese».
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Da 5 anni
Olli Rehn, 52 anni, è commissario europeo agli Affari economici e monetari da 5 anni. In precedenza ne ha
passati più di una decina nella stessa Commissione, con altri incarichi
Deputato
Fra una settimana, l'economista finlandese, giocatore di calcio e appassionato di musica rock, sarà seduto
all'Europarlamento come deputato Chi è
25/06/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 1
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Ilaria Vesentini
Al via piattaforma europea. Germania e Italia alleate per creare la prima piattaforma europea della
meccanica. L'accordo unirà le eccellenze per competere a livello globale. Ilaria Vesentini u pagina 9
BOLOGNA
L'Emilia-Romagna ha cementato ieri il primo mattone della piattaforma meccanica europea. Un unico
sistema integrato tra l'industria italiana e quella tedesca, «perché la sfida oggi non è tra Paesi europei ma con
le altre macroaree mondiali e pur nelle differenze Italia e Germania restano le due protagoniste del
manifatturiero europeo e hanno un problema e un obiettivo comune di riposizionamento sui mercati globali.
Dobbiamo lavorare assieme per incidere sulle politiche industriali comunitarie cogliendo la straordinaria
opportunità del semestre di presidenza italiana dell'Unione», spiega Maurizio Marchesini, presidente di
Confindustria Emilia-Romagna, aprendo i lavori del meeting italo-tedesco che si è svolto ieri a Bologna. Un
incontro tra i massimi esponenti dell'imprenditoria meccanica emiliana e i vertici della Bdi, la Confindustria
tedesca, per trasformare l'interscambio di competenze e know-how in un progetto strategico.
«Questo è solo il primo passo che ci traghetterà al forum bilaterale di ottobre a Bolzano con il cancelliere
tedesco - sottolinea il vicepresidente di Confindustria Alberto Baban - e il seme del primo ecosistema di
business europeo, dove la Germania porta la sua capacità di stare sui mercati globali e l'Italia la flessibilità, la
creatività, il design delle sue Pmi. Sarà la prima piattaforma del made in Europe, l'integrazione tra due sistemi
complementari che mantengono distintività e originalità proprie». Parole che il direttore operativo di Bdi,
Matthias Kraemer, traduce con il pragmatismo tedesco in step concreti «per tutelare a Bruxelles le filiere
industriali del nostro valore aggiunto, a partire da una politica energetica e da un cambio euro-dollaro meno
penalizzanti fino alla formazione di competenze adeguate alla manifattura 4.0, perché non troviamo
personale qualificato».
Problemi comuni in due contesti profondamente distanti, nota l'ambasciatore tedesco in Italia Reinhard
Schaefers (artefice con Confindustria del meeting bolognese) che sollecita l'Italia a portare avanti le riforme burocrazia, fisco, mercato del lavoro - necessarie a ridurre il gap competitivo con la Germania e ad
avvicinarsi all'obiettivo Ue del 20% di Pil dal manifatturiero entro il 2020 (la Germania è già al 22,4, noi al
16%). «Industria tedesca e italiana hanno bisogno l'una dell'altra - ribadisce Marchesini - perché mentre la
produzione mondiale cresceva del 36% tra 2000 e 2013 e il peso manifatturiero della Cina passava dall'8,3 al
30,3% su scala globale, l'industria europea ha perso l'1% dei livelli produttivi. E anche la Germania pur
aumentando nel periodo del 23,7% i volumi (-25% in Italia) ha ridotto il suo peso sui mercati». A fare da
collante ci sono le affinità di un manifatturiero emiliano che sta spostandosi nei segmenti a medio-alta
tecnologia (dove lavora il 60% degli addetti industriali, un dato in linea con regioni come la Baviera),
fortemente orientato all'export (la Germania è il primo partner commerciale) e di grande appeal per gli
investimenti esteri: sono 144 le imprese emiliane a partecipazione tedesca (a partire da Lamborghini e
Ducati, visitate dalla delegazione italo-tedesca) e 260 le società in Germania con capitale emilianoromagnolo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA IL CONFRONTO TRA I DUE PAESI L'industria manifatturiera I settori 2012
Valore aggiunto in % sul fatturato Italia Germania Fonte: analisi dei settori Industriali Prometeia - Intesa
Sanpaolo Manifatturiero Meccanico Automotive numeri di unlegame territoriale strategico Fatturato 3.814
Imprese 144 LA PRESENZA Imprese tedesche per provincia e fatturato in milioni di euro Numero imprese
tedesche 69,2 Piacenza 3 463,9 Parma 15 486,7 Ferrara 6 133,3 Ravenna 8 180,2 Reggio Emilia 10 1.767,7
Bologna 636,8 72 Modena 22 63,0 Forlì 4 13,8 Rimini 4 6,25 4,78 2001 2013 Tutti i settori. Valore in miliardi
di Euro IL TREND DEGLI SCAMBI Export verso la Germania Import dalla Germania 1,91 1,14 2000 2013
Inclusi trasporti. Valore in miliardi di Euro LA MECCANICA 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 Import dalla Germania Export
SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 25/06/2014
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Meccanica. Alleanza Italia-Germania
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verso la Germania
25/06/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 9
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Strada aperta ma «made in Europe» lontano
L'ANALISI I due Paesi valgono il 55% dell'export mondiale del packging Lesce (Ucima): con la Cina la vera
concorrenza
I. Ve.
BOLOGNA
«Abbiamo un'Europa monolitica nell'imporre le regole ma non nell'affrontare i mercati. La Germania va da
sola in Cina come sistema Paese per spingere il business delle proprie aziende e fa concorrenza alle nostre.
Siamo i primi a credere nella Ue e lo abbiamo dimostrato con il voto di un mese fa, ma come imprenditori
emiliani possiamo incolparci solo di non investire abbastanza in R&S. Per tutto il resto condividiamo le
critiche che ci muovono i colleghi tedeschi, ma il gap competitivo non dipende da noi, che sia il costo
dell'energia, il cambio euro-dollaro, il sistema formativo, la burocrazia». Le parole di Andrea Malagoli,
consigliere esecutivo di Ima, sono il riassunto dell'acceso dibattito tra imprenditori dei due versanti alpini che
si è aperto ieri al tavolo italo-tedesco all'Alma Graduate school di Bologna. Perché tra il rigore tedesco e la
flessibilità italiana non è semplice trovare il punto di equilibrio, in politica come nell'industria.
Ima, il gruppo bolognese leader nelle macchine automatiche per il confezionamento farmaceutico e di tè,
caffè, alimenti - 761 milioni di ricavi, 92% export di cui l'8% verso la Germania - fino a pochi mesi fa
controllava due aziende tedesche, Stephan Machinery e Kilian, tuttora ha un'unità commerciale a Colonia e
non esclude nuovi investimenti in un settore come il packaging in cui le similitudini industriali ma anche la
competizione Italia-Germania sono più strette. «Assieme, noi e i tedeschi, valiamo il 55% dell'export
mondiale, ma pur avendo tanto in comune siamo ancora lontani dall'essere un unico made in Europe.
L'impressione è che i leader tedeschi ci guardino più come concorrenti pericolosi che come partner - è critico
Giuseppe Lesce, presidente di Ucima, l'unione dei costruttori italiani di macchine automatiche - e che siano
più crucciati del nostro secondo posto di player nella classifica mondiale che del terzo posto conquistato dai
cinesi, che invece dev'essere il vero motivo di preoccupazione».
Tende una mano ai "cugini" emiliani Wolf Dieter Baumann, presidente di Ippt Gmbh (gruppo Romaco, che
l'anno scorso ha acquisito Kilian da Ima) esortandoli a un cammino condiviso sulla formazione, la
contaminazione di best practice aziendali, l'interscambio di competenze. «Ma c'è un problema di diversità
anche finanziaria tra le nostre Pmi - spiega Tomaso Tarozzi, ad del gruppo ravennate di automazione e
robotica Bucci, che da 40 anni lavora in Germania - le cui risorse dipendono ancora per un 80% dal credito
bancario, e quelle tedesche in cui il dato è al 40%, la metà. Senza un rapporto strutturale di lungo termine
che coinvolga anche le banche non riusciremo nell'intento di rafforzarci come industria europea per strappare
quote crescenti del commercio mondiale».
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SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 25/06/2014
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Le imprese. Malagoli (Ima): il gap competitivo non dipende solo da noi - Bauman (Ippt): un cammino
condiviso per la formazione e le best practice
25/06/2014
La Repubblica - Roma
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Secondo la ricerca della Cna nel 2014 sono state aperte 7900 attività "Artigiani sempre più in difficoltà .
Vanno bene invece le aziende di donne"
RORY CAPPELLI
UNA ricerca che fa la radiografia alle imprese quella appena pubblicata dalla Cna di Roma, con il contributo
della Camera di Commercio, e che sciorina molti dati interessanti e alcuni anche inattesi, come quello
secondo il quale Roma è la prima provincia italiana per numero di aziende, seguita, nell'ordine, da Milano,
Napoli e Torino. Certo, forse gli investimenti extracomunitari o comunque non italiani avranno un loro peso,
tuttavia il dato dimostra la vitalità della capitale e del suo territorio. Il titolo della ricerca è significativo: La
predisposizione delle piccole imprese verso l'innovazione che dunque non parla soltanto di numeri - pur
notevoli e meritevoli - ma anche di modalità, e cioè dei nuovi modi di fare impresa e di aggregarsi in modelli
commerciali.
Quanto ai numeri, a inizio 2014 le imprese erano 464.986: l'aumento è stato del 1,7% che significa 7961
imprese in più nel corso dell'anno, contro una media nazionale del +0,2. La maggioranza sono imprese a
società di capitale (44%), in aumento le imprese individuali, in calo le società di persone. I settori?
Commercio (26,8%), costruzioni (14,1%), attività di alloggio e ristorazione (7%). E se l'artigianato è in
difficoltà con la chiusura di 299 ditte a fine 2013, chi sale decisamente sono le imprese con titolari donne: alla
Camera di commercio di Roma ne sono iscritte 100.744, pari al 7% di quelle nazionali. E questo è il secondo
dei dati inattesi e portati alla luce da questa ricerca. Un altro è quello che vede Roma al secondo posto per
marchi depositati: «Roma è saldamente al secondo posto - dopo Milano - per numero di marchi depositati in
rapporti ai residenti, oltre tre volte la media nazionale» si legge nel rapporto.
Altro capitolo che merita un approfondimento è quello delle start-up: sono 181 quelle iscritte, al6 maggio
2014, a Roma. Vale a dire che la capitale ha il 9,2% delle start-up italiane, con un deciso prevalere di quelle
informatiche, seguite a stretto giro da start-up del settore editoriale e audiovisivo, come produzione
cinematografica, video, programmi televisivi, registrazioni musicali e sonore. Non solo. Tra le 21 startup che a
livello nazionale nel 2012 hanno superato il milione di euro di fatturato, due di queste sono romane. La ricerca
si è anche molto concentrata sulle criticità del settore, arrivando a stilarne 25: ridotta dimensione aziendale
con piccole e medie aziende che sono il 95% di tutto il settore produttivo, poca tecnologia, divisione nord e
sud, invecchiamento demografico, «i mali prodotti dalla cattiva politica», come l'iper-tassazione delle aziende,
che secondo lo studio tocca l'apice proprio a Roma con il 74,4%. E poi una «burocrazia fatta da un ginepraio
di norme, da un continuo mutare delle regole, dall'astrattezza dei tempi, dall'episodicità e dall'incertezza dei
flussi di finanziamento; dal clientelismo che favorisce la lealtà familistica rispetto all'inventiva; il debito
pubblico; la scarsa collaborazione tra pubblico e privato, che circoscrive e scoraggia i processi d'innovazione;
lo scadimento ambientale che danneggia il business legato all'immagine del territorio; il deficit di
reputazione».
PER SAPERNE DI PIÙ www.comune.roma.it www.cna.it
Foto: IL DIRETTORE Lorenzo Tagliavanti, dal 1991 direttore della Cna
SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 25/06/2014
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"Piccole imprese in crescita ma a Roma pesa la burocrazia"
25/06/2014
MF - Ed. nazionale
Pag. 15
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Maria Elena Zanini
Ora le pmi hanno uno strumento in più dalla loro parte. A Varese ieri è stato stipulato l'atto di fusione per
incorporazione del gruppo Interfidi in Fidicom1978 che ha dato vita a Interfidicom Confidi Nazionale, primo
confidi indipendente pensato proprio per affiancare le pmi nel mercato delle emissioni. La fusione completa il
progetto di integrazione tra i confidi avviato nel 2012, un'operazione che nel valorizzare i punti di forza delle
rispettive realtà permetterà di realizzare importanti collaborazioni professionali e commerciali, grazie alle
esperienze e alle competenze acquisite da ciascuna delle società, con l'obiettivo di rispondere alle esigenze
imposte dal mercato e riuscire a coglierne le nuove opportunità di crescita. Il nuovo confidi (il 12° in Italia)
conta oltre 8 mila soci, 160 milioni di euro di garanzie prestate e oltre 30 convenzioni con istituti bancari. Si
tratta di un obiettivo importante raggiunto dopo molto tempo e molti sforzi, come ha ricordato l'ad di
Interfidicom Confidi Nazionale Fabio Garini: «Otto anni di lavoro sono sintetizzati nella nascita di Interfidicom
Confidi Internazionale. La scelta di essere indipendenti dal sistema bancario e associativo si è rivelata l'arma
vincente anticipando l'evoluzione normativa e regolatoria che vede nell'indipendenza un elemento
fondamentale nel corretto ed equilibrato sviluppo di un confidi». Garini non ha mai nascosto la necessità di
creare interlocutori professionali adeguati per le pmi, soprattutto per aumentare le emissioni di minibond,
ancora sporadiche. Già nel 2011 in un intervento su MF-Milano Finanza sosteneva che le garanzie dei confidi
avrebbero potuto limitare il rischio di credito a fronte di emissioni da parte di pmi. Oggi lo ribadisce: «Si deve
fare di più. Abbiamo bisogno di fondi di debito che sappiano investire attraverso l'attenta gestione di un
portafoglio di debito, di breve e medio periodo, accuratamente selezionato e dotato di garanzie e
controgaranzie che lo rendano appetibile anche ad investitori istituzionali. Si parla insistentemente di un
prossimo Decreto del Governo che faciliti questi impieghi. Noi abbiamo fatto la nostra creando Interfidicom
Confidi Nazionale». Il neonato gruppo sta già selezionando i possibili emittenti con un'operazione di mercato
trasparente, economica per gli emittenti e soprattutto rapida. (riproduzione riservata)
SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 25/06/2014
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Nasce il confidi indipendente